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#Maramaldo
illustratus · 2 years
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The death of Francesco Ferrucci in Gavinana - La morte di Francesco Ferrucci a Gavinana (detail)
by Sebastiano De Albertis
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dominousworld · 1 year
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GUAI AL MARAMALDO
di Alexander Malato Palermo «[Mitridate] scrisse di nascosto a tutti i suoi satrapi e magistrati che il trentesimo giorno successivo avrebbero dovuto procedere all’uccisione di tutti i cittadini romani ed italici nelle loro città, comprese le loro mogli, i figli, i loro servitori di nascita italica, gettando poi i loro corpi fuori dalle mura, insepolti, e dividere i loro beni con lo stesso…
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abr · 1 year
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Se non sei Sid Vicious, e non sei Sid Vicious, lascia perdere. Il bassista dei Sex Pistols a Selinunte avrebbe tirato il basso addosso al disturbatore e non si sarebbe scusato mai. Mentre tu nemmeno un bottone della giacca gli hai tirato... E così oggi sei l’ennesimo scusaiolo, uno ridotto a inginocchiarsi sui ceci e a ripetere cento volte “Non sono omofobo! Non sono omofobo!”.
Ed è uno spettacolo triste che non vorrei vedere, siccome non sono un maramaldo, non un Andrea Scanzi, non un pinguino tattico nucleare. Siccome so, come ha scritto il filosofo Harvey Mansfield, che “l’uomo virile non è flessibile” e che ogni genuflessione richiesta a un uomo evoca la castrazione dell’intero genere maschile. Morgan, ti prego, lascia perdere. In cambio ti prometto che terrò il tuo “Siete dei bifolchi!” tra i ricordi più cari.
Mitico e definitivo Camillo Langone, tra ominicchi e quacquaracquà via https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/morgan-ti-prego-non-ti-scusare-camillo-langone-fa-maramaldo-col-365161.htm
adoro i suoi HATE SPEECH (così li definirebbe uno Zan, una Lucarelli qualunque) che discriminano i cretinetti senza far loro male anzi scuotendoli dal torpore mortale mainstream e muovono miliardi di neuroni attivi: esattamente l'opposto delle paternali del Mattarella.
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crossroad1960 · 1 year
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aughi-art-a-soiano · 2 years
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Ayooooo!!! Buon giorno e buon inizio settimana!!! Bella gente ❤️❤️❤️ Da piante nate in Toscana è nato il Mirto di Aughi 💪💪💪😜😜😜😋😋3 versioni il classico nero, bianco e un rosé un esperimento ottenuto da scorza di arancia, bacche di corbezzolo, bacche e foglie di mirto. Per lo sciroppo ho utilizzato un ottimo miele bio prodotto presso l'agriturismo Maramaldo via Orazio Bacci 75 Castelfiorentino. (presso Montaione (FI)) https://www.instagram.com/p/CoUM6ZtLaht/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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garage11 · 2 years
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CHI NON VIENE A COMPRARE JEREMY CARTER A LUCCA COMICS E' MARAMALDO!!!
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E RICORDATE l'ORA LEGALE!!!
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Maramaldo by Katerina Ladon
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stilouniverse · 2 years
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Maramaldo e Francesco Ferrucci
Maramaldo e Francesco Ferrucci
Tu uccidi un uomo morto": i retroscena della battaglia di Gavinana La battaglia di Gavinana (olio su tela di Massimo d’Azeglio) Il 3 agosto 1530 i soldati imperiali del principe d’Orange sconfissero i fiorentini a Gavinana, determinando la fine della repubblica e la restaurazione dei Medici. Ciò che accadde a Gavinana è noto: appena gli imperiali ebbero battuto l’esercito fiorentino, Fabrizio…
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Maramao: una canzoncina nata da un fatto vero
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Maramao: una canzoncina nata da un fatto vero
di Marta Questa.
Il 14 ottobre 1529, le truppe imperiali di Carlo V, posero l’assedio a Firenze dopo la promessa al papa Clemente VII, il cardinale Giulio dei Medici, di riconquistare la città fiorentina, che si era costituita in Repubblica dopo la cacciata dei Medici . La città resistette eroicamente per quasi un anno prima che fosse riconquistata soltanto a seguito del tradimento del condottiero perugino Malatesta Baglioni.
Nel periodo dell’assedio le torri delle mura cittadine furono capitozzate per evitare che sotto il tiro dei cannoni si formassero cumuli di macerie e che fosse minacciata l’incolumità degli abitanti. Furono demoliti borghi, ville e chiese sorti al di fuori della città. Fu addirittura interpellato Michelangelo Buonarroti per la difesa della città, che venne nominato Commissario generale delle fortificazioni.
In Firenze però il ritmo della vita non sembrava cambiato: le botteghe erano aperte, i mercati erano frequentati con normalità. I fiorentini non sembravano aver perso il buonumore ed ogni occasione era buona per divertirsi e scherzare. Se gli assedianti pensavano di prendere la città per fame, quelli di dentro li sbeffeggiavano.
Si dice che un giorno, preso un povero gatto e messolo su una picca, lo mostrarono a quelli di fuori cantando la cantilena del povero Maramao che non si capiva perché fosse morto, in quanto da mangiare in città non gli mancava di certo… Le battute dei fiorentini erano e sono sempre a doppio taglio e con “Maramao” si alludeva non solo al gatto , ma anche a quel Fabrizio Maramaldo che guidava le truppe assesianti, soldato di ventura, originario del Regno di Napoli, che si era schierato con i Medici contro l’esercito della Repubblica fiorentina durante l’ assedio di Firenze e che rimase famoso per aver portato all’uccisione il capitano fiorentino Francesco Ferrucci nella battaglia di Gavinana.
Questa storia ci permette di riportare alla memoria una canzonetta, che per il contenuto di per sé non ha niente a che vedere con l’ evento di cui si è parlato, ma che, senza dubbio, ha preso spunto da quella tradizione fiorentina, trasmessa di generazione in generazione, giunta a noi con le dovute modifiche e che recita così:
Maramao perchè sei morto – Rita Pavone.
youtube
Maramao perché sei morto? Pane e vin non ti mancava, l’insalata era nell’orto, e una casa avevi tu.
Le micine innamorate fanno ancor per te le fusa, ma la porta è sempre chiusa e tu non rispondi più.
Maramao… Maramao… fanno i mici in coro: Maramao… Maramao… mao, mao, mao, mao, mao…
Maramao perché sei morto? Pane e vin non ti mancava, l’insalata era nell’orto, e una casa avevi tu.
Marta Questa
Articolo di Marta Questa pubblicato du Florencity.it
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illustratus · 2 years
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The death of Francesco Ferruccio at Gavinana - La morte di Francesco Ferrucci a Gavinana
by Sebastiano De Albertis
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autolesionistra · 2 years
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Parleremo quindi del rubber duck debugging.
Che (cito):
consiste nello spiegare, riga per riga, il funzionamento di un programma ad un oggetto inanimato (come appunto una papera di gomma). L'idea infatti è che, descrivendo dettagliatamente il funzionamento atteso del programma ed osservando allo stesso tempo quello che effettivamente il codice fa, eventuali incongruenze possano venire a galla.
In realtà questo approccio funziona a vari livelli su qualsiasi tema, non necessariamente informatico, ma ha qualche limite. Personalmente non funziono benissimo con gli oggetti inanimati o con le cose fini a sé stesse. Tipo ad esempio avrei potuto tenermi un diario con le paillettes chiuso con un lucchettino dorato per scriverci i cazzi miei al posto di usare un blog pubblico. E invece. Con la gente funziono meglio.
Nel caso specifico, quando ho problemi molesti inizio a scrivere ad qualche personcina con i controcazzi, e proprio per il fatto che sto scrivendo a personcine con i controcazzi mi sale lento e inesorabile il terrore che la fonte dei miei problemi sia una mia coglionata (spoiler alert: è così il 99% delle volte) e alla fine tendo a spiegarmi ammodino e ad approfondire tutte le cosine, e la metà delle volte mi autorispondo a metà strada. E se le personcine con i controcazzi sono fortunate, ho usato una mail in bozza che viene prontamente buttata. Se sono sfortunate, hanno 9 messaggi in chat che si chiudono con un “ah cazzo era $questo, che cojone”.
Questo post è stato gentilmente offerto dall’amico/collega/guerriero/ladro/mago che è stato ammorbato oggi da 9 messaggi in chat chiusi da una bestemmia dopo aver trovato un backslash maramaldo di troppo in uno script.
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gregor-samsung · 3 years
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“ L’Italia è uno dei pochi paesi la cui identità moderna si è costruita intorno al fatto d’essere stata ripetutamente invasa. L’Inghilterra si vanta di non aver mai più subito un’invasione straniera dopo il 1066. Da noi, dopo quella data, ci sono state l’invasione dei Normanni, le calate di Federico Barbarossa e dei suoi successori, l’invasione di Carlo d’Angiò, quella di Carlo VIII, ripetute invasioni francesi e asburgiche fino a Napoleone e oltre, e poi l’invasione austriaca fermata sul Piave, quella nazista dopo l’8 settembre, e infine quella degli Alleati: l’ultima, finora, e una di quelle accolte con più sollievo da gran parte della popolazione. Le invasioni in Italia sono ossatura di manuali scolastici e spunto di riflessione storiografica, tanto che un fortunato libro di Girolamo Arnaldi s’intitola proprio L’Italia e i suoi invasori, e rilegge tutta la storia della Penisola attraverso questa peculiare prospettiva. Terra di conquista dunque, l’Italia, ma anche di reazione e di resistenza, dove la lagnanza sulla debolezza d’un paese femmineo e sempre pronto a farsi sottomettere si alterna con l’orgogliosa chiamata alle armi contro lo straniero. Nel Risorgimento nasce e si divulga una visione della storia nazionale tutta costruita intorno a vacui – e per lo più inventati – episodi di resistenza isolata all’invasore straniero, da Pier Capponi a Ettore Fieramosca, da Francesco Ferrucci a Balilla. L’applicazione al passato dello schema risorgimentale “italiani vs stranieri” comporta di necessità l’introduzione della nuova figura del traditore, che tale, ovviamente, non era nella logica del suo tempo. Così, nel racconto della disfida di Barletta diventa infame traditore quel Grajano d’Asti che combatte nelle file francesi, cancellando il fatto che Asti era all’epoca, e da un bel pezzo, possedimento degli Orléans e fedelissima ai suoi principi; diventa traditore e sinonimo di fellonia il Maramaldo, e addirittura austriaco l’occupante di Genova contro cui fischia il sasso di Balilla, Botta Adorno, a onta del fatto che quel generale era al servizio sabaudo oltre che imperiale e, soprattutto, di nascita era genovese. Tutte mistificazioni consolatorie, dunque; ma non del tutto inani, giacché in epoca risorgimentale suonavano comunque premessa a una fiera stagione di riscatto nazionale contro gli eredi degli antichi invasori. “
Maurizio Bettini, Alessandro Barbero, Straniero. L'invasore, l'esule, l'altro, EncycloMedia, 2012. [Libro elettronico]
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ilfascinodelvago · 3 years
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L’ha chiamato maramaldo perché coglione incompetente e sciacallo gli mancava il coraggio.
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I probi virus americani
I probi virus americani
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Per carità non mi piace infierire sugli ottusi  in proprio come Zaia che ha precluso le scuole ai bambini cinesi i quali  evidentemente vivono qui e non nell’ex celeste impero e dunque non possono essere piccoli untori e nemmeno intendo dare da maramaldo per quelli in conto terzi, ma davvero non rendersi conto che la paura cosmica del raffreddore cinese fa parte più della geopolitica che della…
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paneliquido · 5 years
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La casa di Elisabetta Trenta e l’Europa che il conformismo non ama raccontare
Fra tutte le sentenze di Mao Tse Tung una ho sempre trovato ripugnante: “bastonare il cane che affoga”. Sì, è una metafora che insegna a colpire il quartier generale del nemico quando questi si trovi a essere in difficoltà (non crediate appartenga al solo feroce secolo scorso: i 99 Posse la citarono riferendosi a Berlusconi), ma è una metafora orrenda e, alla lettera, impietosa. Nel nostro bell’idioma abbiamo un modo di dire assai più generoso, anche perché legge la metafora con lo sguardo della vittima e le sue parole: quelle pronunciate quasi cinquecento anni fa da un Francesco Ferrucci inerme davanti a Maramaldo che stava per finirlo: “tu uccidi un uomo morto”.
Bene, vedo sui giornali grandi titoli e servizi sull’alloggio goduto dall’ex ministro della Difesa Trenta per pochi euro al mese, e sui maldestri tentativi di continuare pur da ex a goderne l’usufrutto facendo intestare al marito, maggiore dell’Esercito, l’assegnazione.
Bene, notizie vere e dovute. Resta qualche dubbio: la notizia ha inevitabilmente come fonte qualche militare che non amava particolarmente il ministro, ed è per così dire condita dal dettaglio del cane della Trenta portato al ministero e dogsitterato da qualche impiegato (come si è capito amo i cani ed è un dettaglio che casomai mi rende più umana un ministro del resto molto italiano nell’indossare i panni del privilegio, compreso quello nobile di tenere il cane anche sul posto di lavoro).
Ma è impossibile non domandarsi quale spregiudicatezza improvvisa abbia baciato il rospo dell’informazione italiana trasformandola in una principessa dell’inchiesta? Come molti giornalisti che hanno percorso le strade polverose di Nassiriya, conoscevo almeno per sentito dire il passaggio della Trenta al Governatorato, quale ufficiale della riserva selezionata.
Sapevo che era stata congedata senza troppi complimenti, e conoscevo persino i soprannomi che le avevano affibbiato, su cui sorvolo per eleganza. Quando venne nominata ministro me ne stupii, e archiviai la cosa come un segno dei tempi, todos Caballeros.
Ma perché quel curriculum non ci venne raccontato dall’informazione italiana? Era pur sempre un ministro in carica, e forse non bisogna svegliare il ministro che dorme, meglio aspettare che si agiti sul filo dell’affogamento. Ma non è che adesso torna utile, quella notizia vera e necessaria, per dimostrare che quello era un vecchio governo e adesso c’è un’aria nuova, e la questione Trenta è solo una piccola pietra d’inciampo per i 5 Stelle, e un retaggio dell’ancien régime? Allora vorrei segnalare al conformismo di un’informazione che è riuscita a ricordare il crollo del Muro di Berlino come se non fosse appartenuto a nessuno, non imponesse dei ripensamenti, delle riflessioni sul passato (morto il muro e scomparsi i muratori…) una questione di non poco conto: alla Farnesina c’è un inquilino, Di Maio, che evidentemente conosce poco i dossier, ed è persino poco appassionato di politica estera, preferisce temi interni.
E dunque il potere di continuità sta tutto nelle mani del Segretario Generale.
Che è un’ottima persona, che è stata la prima donna a dirigere l’Unità di Crisi e la prima responsabile della Cooperazione, ma non ha mai retto un’ambasciata. Che è stata nominata in articulo mortis da Paolo Gentiloni, ma anche protagonista di indiscrezioni che la candidavano a un ruolo di ministro in un governo tecnico o in un governo con i 5 Stelle. E allora se facessi ancora il giornalista è a Lei, non al ministro in carica, che rivolgerei la domanda: è vero che il drone italiano (un po’ troppo grosso per essere addetto alla sola sorveglianza dell’area in cui si trova l’ospedale italiano) è stato abbattuto in Libia da un missile terra aria di produzione francese? Capirlo ci aiuterebbe a capire che se Egitto e Arabia Saudita e Francia stanno con il generale Haftar, noi stiamo con Serraj, con l’ottimo Erdogan, il generoso Qatar e con la benedizione della Nazioni Unite, dall’altra parte, non solo con medici e infermieri. Questa è l’Europa che il conformismo non ama raccontare.
Tony Capuozzo
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