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#Francesco Ferrucci
illustratus · 2 years
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The death of Francesco Ferrucci in Gavinana - La morte di Francesco Ferrucci a Gavinana (detail)
by Sebastiano De Albertis
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foreverpraying · 2 years
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Francesco di Simone Ferrucci: Madonna in adoration of the Child and an Angel (detail)
"I want to make a New Year's prayer, not a resolution. I'm praying for courage." Susan Sontag: As Consciousness Is Harnessed to Flesh
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jacopocioni · 3 months
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Alessandrina Acciaioli e il tumulto del "pallone"
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Verso la metà del XVI secolo, Alessandrina Acciaioli fu una donna che a Firenze fece molto parlare di sé, sia per la sua clamorosa bellezza, sia per la tresca che ebbe con un personaggio alquanto discutibile. Alessandrina era nata in una delle più nobili famiglie fiorentine. Era bionda, con grandi e bei occhi azzurri, con un fisico ben tornito e, cosa molto importante all’epoca, con braccia, collo e petto di una bianchezza mirabile. Nel 1526, giovanissima, fu data in sposa a Galeotto Martelli, ma poteva vantare tra le sue conquiste, quando ancora era un giovane “apprendista di marcatura”, quel tal Francesco Ferrucci di cui la storia ci ha tramandato le gesta eroiche. Alessandrina era giovane, bella, schietta, amava essere corteggiata, non si ammantava di falsa modestia, sapeva di piacere e giocava al gioco dell’amore. Forse non si poteva definire un modello di virtù, ed il marito certamente non era certo felice di contendersi i suoi favori con Francesco Ferrucci; certo anche Galeotto ci mise del suo… ben sapendo di avere una bellissima donna in moglie, si compiaceva dell’ammirazione che ella destava negli uomini e tanto ne era fiero che molto spesso conduceva la moglie alle feste della famiglia Medici, famose per la loro sontuosità, dove il lusso era la caratteristica principale, assieme ad una buona dose di corruzione. Molti furono gli amori di Alessandrina, sbocciati nell’accogliente riparo della Corte medicea, ma uno in particolare ebbe risalto, creando scompiglio in tutta Firenze. Tra gli innumerevoli corteggiatori della bella giovane, vi fu un certo Giovanni Buonaparte, dalla cui progenie secoli più tardi nascerà Napoleone; Giovanni aveva suscitato invidie e gelosie tra gli altri giovani che si contendevano le attenzioni della moglie del Martelli, in particolare era tenuto d’occhio da un certo Andrea Minerbetti. I due si guardavano in cagnesco e non aspettavano altro che l’occasione giusta per venire allo scontro, cosa che non risultò difficile in un momento storico come quello, in cui la città era stretta d’assedio.
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Nel 1529, l’ultimo lunedì del Carnevale Alessandrina si stava dirigendo a casa dei genitori, in Borgo SS. Apostoli. Alla cantonata di via Vacchereccia si incontrò, chissà se per un caso o se per un preciso accordo, con Giovanni Buonaparte, col quale si intrattenne a girare tra le botteghe del Mercato Nuovo, proseguendo poi per via Por Santa Maria. In quei giorni era piovuto a dirotto e le strade era piene di pozzanghere e di fango; quando Alessandrina e Giovanni giunsero vicino a Via delle Terme, sentirono delle voci che allegramente, urlando e ridendo, dicevano: “bada! bada! al pallone! al pallone!” e videro farsi loro incontro, irrompendo in Por Santa Maria, un gruppo di ragazzi, mascherati in modo curioso, che agitavano ognuno il proprio pallone legato ad una cordicella. Questo era uno dei giochi che in quel tempo veniva fatto nel periodo di carnevale: consisteva nel girare, riuscendo a far chiudere le botteghe per regalare una piccola pausa ai garzoni, portando con loro dei grossi palloni gonfiati d’aria, legati ad una cordicella, che venivano scagliati addosso alle persone e nelle botteghe (un antenato del gavettone, insomma). Ovviamente questo gioco aveva spesso causato litigi, risse e disordini, perché si sa, allora come oggi, i ragazzi si lasciavano prendere la mano, eccitati dal gioco, e non ponevano attenzione a chi prendevano di mira. Capitava dunque che inseguissero i passanti e le donne addirittura nelle chiese, colpendoli a colpi di pallone, spesso sporco di fango. Quel giorno, accadde che Alessandrina e Giovanni si trovassero di fronte ad un gruppo di questi ragazzi, ed uno di loro prendendo bene la mira, colpì in faccia Alessandrina con un pallone ricoperto di fango. Giovanni, che aveva ben visto chi era stato a scagliare il pallone, si avventò su di lui con un gesto rabbioso e, guarda caso, il giovane lanciatore era proprio Andrea Minerbetti. Vi fu una mischia furibonda, improvvisamente apparvero da sotto le vesti dei pugnali, e Giovanni avrebbe avuto la peggio se non fossero giunti in suo aiuto alcuni giovani che passando avevano visto la scena.
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Si formarono due gruppi, uno pro Buonaparte, uno a favore di Minerbetti e la rissa degenerò in una vera e propria “battaglia”, spaventando la popolazione fiorentina che pensava che gli assalitori avessero invaso Firenze e stessero per saccheggiarla.  Vennero chiuse botteghe e case, suonò la campana del popolo a richiamare alle armi le milizie cittadine ed il comandante Stefano Colonna, che si trovava a San Miniato, scese per Via de’ Bardi, riuscendo poi a sedare il tumulto. Quando i facinorosi vennero ricondotti all’ordine, ci si accorse che, tra i numerosi feriti, era rimasto ucciso proprio Andrea Minerbetti. Venne fatta un’inchiesta che stabilì che il gioco del pallone era stato in realtà solo un pretesto per provocare una sommossa di modo da spingere il popolo ad aprire le porte ai Medici, e che proprio il Minerbetti era uno dei principali artefici. Dopo questo tumulto, Alessandrina volse altrove il suo sguardo, lasciando con un palmo di naso il buon Giovanni, che pure si era prodigato per difenderla. Alessandrina venne attratta da un bieco e famoso personaggio, col quale intrattenne una relazione, più sessuale che sentimentale. Il losco individuo era Alessandro de’ Medici, famoso per la sua spietata brutalità, per la lussuria.  Alessandro, per godere delle grazie di Alessandrina, piantò l’amante precedente, Alessandra de’ Mozzi, che fino a quel momento era stata amica della Acciaioli e che ne divenne prontamente nemica. Della Mozzi non parliamo adesso, ma si deve sapere che non fece una bella fine, e che ne fu artefice il duca Alessandro, che addirittura se ne vantò con la Acciaioli durante uno dei loro incontri amorosi. Alessandrina ne rimase profondamente turbata, tanto da sperare di venir presto piantata da Alessandro, vista la ferocia che dimostrava.  Fu ben presto accontentata. Alessandro mise gli occhi addosso a Luisa Strozzi, e si disinteressò immediatamente di Alessandrina che, però, conosceva troppi dettagli delle scelleratezze commesse dal Duca, ed era uno scomodo testimone da lasciare in circolazione. Alessandrina Acciaioli morì tra atroci sofferenze, a causa di un veleno che il Duca Alessandro le fece somministrare per liberarsi da quello che per lui rappresentava un pericolo.
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Gabriella Bazzani Madonna delle Cerimonie Read the full article
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giancarlonicoli · 4 months
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31 mag 2024 18:16
GLI 80 ANNI DI SABELLI FIORETTI – APRE LE VALVOLE DELLA MEMORIA UNO DEI GRANDI DEL GIORNALISMO, DIRETTORE DI CINQUE GIORNALI, CHE HA INVENTATO UN INEGUAGLIABILE GENERE DI INTERVISTE, IL CORPO A CORPO - “ALAIN ELKANN, A METÀ INTERVISTA, DISSE “BASTA”. AVEVO DOMANDATO DEI FIGLI: “NON TI DÀ FASTIDIO ESSERE MENO RICCO E MENO FAMOSO DI LORO?” – PENNACCHI IMPUBBLICABILE: HA RIPETUTO SOLO “STRONZO, VAFFANCULO E CAZZO”; POI MI PORTÒ IN UN RISTORANTE PIENO DI BUSTI DI MUSSOLINI - BERLUSCONI A ‘’UN GIORNO DA PECORA’’. GLI HO CHIESTO SE ERA FROCIO E LUI MI HA RISPOSTO CHIEDENDOMI SE ERO SICURO NON FOSSI UN PERVERTITO; MENTRE GIORGIO LAURO GLI HA MESSO LE MANETTE: “TANTI ITALIANI VORREBBERO”. E BERLUSCONI HA RETTO LA SCENA IN MANIERA PAZZESCA” -
Estratto dell'articolo di Alessandro Ferrucci per “il Fatto quotidiano” 
(Claudio Sabelli Fioretti compie 80 anni il 18 aprile. È uno dei grandi del giornalismo, ha diretto cinque giornali “non sempre bene, mi hanno pure cacciato”. Ha condotto trasmissioni come Un giorno da pecora, con il presidente Cossiga complice fisso. Ha inventato un genere di interviste, il corpo a corpo: “Ho superato le 600. Poi mi sono un po’ rotto le palle”). [...]
Una carriera fulminante.
A Panorama sono diventato in poco tempo redattore capo; da lì mi offrirono di diventare direttore di ABC. Guadagnavo un casino di soldi.
Ti eri montato la testa?
Un pochino; (ride) ero stato assunto da uno scimpanzé.
Anche qui: metafora?
Mi invita a pranzo Francesco Cardella, editore di ABC, sposato con Raffaella Savinelli, la figlia del re delle pipe. Andammo da Giacomo, uno dei migliori ristoranti di Brera. Lui si presentò con Bobo, una scimmia vestita con giacca e cravatta. Bobo si sedette di fronte a me.
Altro che Caligola.
Bobo perché Cardella era molto legato a Craxi.
E al ristorante?
Cardella serio: “Ti voglio ad ABC, ti pago il doppio di Panorama”. “Forse accetto, ma non voglio cenare con una scimmia”. Bobo uscì con la moglie di Cardella, ma la ritrovai nelle riunioni di redazione.
Tuo padre cosa pensava della tua carriera?
Era contento; una volta fu veramente dolce: “Oggi un signore mi ha chiesto se sono tuo parente”. Quando in teoria doveva essere il contrario.
Le tue doti.
Curioso in maniera totale. Quando da bambino andavo alle feste, aprivo tutti i cassetti del padrone di casa.
Hai mai rinunciato a una notizia?
Ho una carriera strana, mi sono occupato di radio, giornali, televisione...
E... ?
Ho realizzato circa 600 interviste, con qualcuno ho litigato.
Chi?
Uno scrittore.
Pennacchi.
Con lui no, piuttosto mi ha rilasciato un’intervista impubblicabile: per tutto il tempo ha ripetuto solo “stronzo, vaffanculo e cazzo”; poi mi portò in un ristorante pieno di busti di Mussolini e altri gingilli del Ventennio. Uno schifo. 
Insomma, lo scrittore? 
Ruggero Guarini. Mi scrisse un telegramma: “La diffido dal pubblicare l’intervista di cui mi ha mandato copia perché mutila e tendenziosa e comunque non mi ci riconosco”.
Pubblicata?
Sì, mutila e tendenziosa. Gli risposi che probabilmente l’infingardo Panasonic e il tendenzioso Sony mi avevano ingannato.
Due registratori.
Sempre con me; (sorride) oltre a Guarini pure l’attrice Ida Di Benedetto. Lei telefonò addirittura a Cesare Romiti per bloccare l’intervista.
E Romiti?
Mi chiamò: “Claudio, ma che vole questa?”.
Altre liti.
Alain Elkann: a metà intervista disse di aver cambiato idea. E io: “Va bene, ciao”. 
Perché? 
Eravamo al ministero della Cultura, c’era Sgarbi, invidioso, che entrava e usciva per dargli noia, poi avevo iniziato a domandargli dei figli: “Non ti dà fastidio essere meno ricco e meno famoso di loro?”. 
Povero Elkann. 
A quel punto disse “basta”. E dopo un po’: “Sei arrabbiato?”. “No, ma a questo punto corro via, ho il treno”. “No, sei arrabbiato”. “ Ti assicuro di no! Ciao, perdo il treno”. 
Si convinse? 
Mi chiamò pure quando oramai stavo in stazione: “Sei arrabbiato?”.
Hai intervistato più volte Gigliola Guerinoni, la mantide di Cairo Montenotte. Qualcuno supponeva che avevate una storia. 
Avevano ragione. 
Lo ammetti, quindi? 
No. Ero appena arrivato a Il Secolo XIX e venni scaraventato in provincia. Seguii il processo per l’omicidio di Cesare Brin e la Guerinoni passava per essere una strafiga. A me però non piaceva. Ma ottenevo tanti scoop. 
Per forza, avevate una storia. 
No, ero bravo. Quando a pranzo tutti i giornalisti andavano a magna’, io restavo in aula, lei pure. E mi raccontava molte storie.
Amici.
Per il processo di Appello la prendevo in auto la mattina e la portavo in tribunale. 
Sarai stato simpatico ai colleghi….
Sono stato più sulle palle ai giudici, ho perso un casino di soldi.
Che hai combinato?
Colpa della mia scrittura un po' ironica; li prendevo per il culo. E s'incazzavano.
Esempio?
Di un giudice scrissi che l'ultimo giorno si era presentato in aula con ombrellone, ciambella e pinne. Doveva partire per le ferie.
Anche da direttore di Cuore hai perso qualche causa…
Mazzolato.
Quanto? 
Diversi milioni di lire, molti di questi a Vincenzo Muccioli e al suo gruppo; eppure pubblicavamo cose vere, denunciavamo malefatte.
A Cuore eravate tosti. 
Ho scritto cose tremende, a volte esagerate. Quando Muccioli stava per morire, titolammo: "Tutto pronto all'inferno per l'arrivo di Muccioli"
All'epoca eri coraggioso o spregiudicato?
Il Cuore di Serra era molto più bello del mio. Però era più attento, non gli arrivavano querele. Noi scapestrati. A monsignor Bettazzi facemmo confessare di essersi innamorato da giovane, e a quel tempo era una rivelazione enorme. 
Con l'allora ministro Guidi non siete stati teneri.
Quando sono entrato a Cuore la redazione non mi voleva, erano innamorati di Serra; poi si sono innamorati pure di me.
E Guidi?
Appena nominato, c'era la Festa di Cuore a Montecchio e pubblicammo in copertina fotomontaggi di Guidi mentre stava alle parallele, si arrampicava e andava in bicicletta con il titolo: "Si finge disabile per ottenere una poltrona da ministro".
Non molto politically correct.
A Cuore erano tutti politicamente corretti. Quindi venni contestato, anche dai fan della festa di Montecchio, ma fortunatamente mi chiamò lo stesso Guidi e lo misi in diretta: "Claudio, sei il primo ad avermi trattato da persona normale".
La sinistra perbenista.
Venivo da Lotta Continua, nel 1974 parte della liquidazione da Panorama l'ho data a loro.
Estremista.
Quando sono arrivato a Panorama ero democristiano, ma quello era un covo di comunisti. Piano piano li ho scavalcati a sinistra. Ripeto, era il 1968
Canne?
In mia vita ne avrò fumate tre, sempre in serate alternative dove ci mettevamo seduti in circolo, a terra, e passava quest'oggetto bavoso che mi suscitava un po' schifo. E poi ogni volta mi ha causato la stessa reazione
Stordito? 
No, andavo in bagno; mi scappava la cacca.
E le serate radical chic milanesi?
Frequentavo tutti, da Inge Feltrinelli a Ornella Vanoni. Ma in realtà i miei amici erano i giovani di Panorama, tipo Chiara Beria, Gianni Farneti, Marco Giovannini, Maria Luisa Agnese, Stella Pende, Valeria Gandus. Ancora ci vediamo.
Ieri (il 6 aprile) Eugenio Scalfari avrebbe compiuto 100 anni. Con te il rapporto non è stato idilliaco.
Ero disoccupato da ABC, chiuso dopo una copertina con scritto "Carabinieri assassini". Andai a Repubblica grazie a Lamberto Sechi, quando Repubblica doveva ancora uscire e ricordo Scalfari che veniva da me a mostrarmi il giornale che stava creando. Il mio ego era estasiato. "Tu sarai il capo dello sport".
Perfetto. 
Non so quanti numeri zero abbiamo realizzato, forse venti, ed era imbarazzante perché erano numeri veri, ma con servizi e interviste che poi non uscivano; (sorride) le riunioni con Scalfari erano pazzesche, lui gigione recitava una sorta di messa laica e, nel frattempo, si faceva chiamare da Craxi o da De Mita. Lui li redarguiva e li consigliava.
Ne eri affascinato?
Un pochino; aveva un vizio: quando parlava oscillava la testa da destra a sinistra. Iniziai pure io, e non ero il solo: dopo un po' oscillavamo un po' tutti.
Quando hai smesso di oscillare?
Feci una cazzata; (sorride e torna a prima) la mattina spesso scoprivamo che il numero zero, chiuso la sera precedente, era cambiato.
Come mai?
(Imita la voce di Scalfari) "Sai caro, siamo andati a casa di Marta e Marta ha detto che non andava bene". Marta era la Marzotto. E la stessa Marzotto gli consigliò di togliere lo sport, perché volgare.
Insomma, la cazzata? 
Decisero di riaprire lo sport; insomma c'era molta contusione ma non capii che era normale: Repubblica era un giornale allo stato nascente. Non ressi. E me ne andai a Tempo illustrato. Ma quelli di Tempo erano veri matti.
Soluzione?
Chiamai il redattore capo di Repubblica: "Puoi dire a Scalfari che mi cospargo il capo di cenere e mi inginocchio sui ceci? Chiedo scusa. Voglio tornare". E il mio amico, un ottimista, un generoso: "Non ti preoccupare, considera la cosa fatta. Resta al telefono". Dopo poco è tornato: "Ha risposto: nemmeno morto". Me la sono legata al dito.
Ci hai mai fatto pace?
Non lo so, non ci ho più parlato
In comune con Scalfari hai una passione per Spadolini. Hai scritto un libro sull’ex presidente del Consiglio.
Fu un litigio clamoroso. Quando l’editore gli mandò le bozze, decise di sopprimere il capitolo dedicato alla polemica con Capanna che gli contestava di aver scritto per giornali fascisti.
E tu?
Dissi all’editore di non azzardarsi; Spadolini mi telefonò e gli sbattei il telefono in faccia. Ero uno scapestrato.
Con Cossiga due libri-intervista.
È stata la mia passione, potevo chiedergli di tutto: accettava; soprattutto ai tempi di Un giorno da pecora: quando veniva in trasmissione si presentava con una bottiglia di whisky. “Presidente non si può, sono le regole della Rai”. “Me lo vengano a dire”. La volta dopo si fece accompagnare dal direttore generale della Rai.
Rapporto stretto.
Per uno dei libri mi volle in vacanza: “Porta pure tua moglie”. La mattina ci presentiamo a casa sua e troviamo un corteo di sei macchine: mi sono cagato sotto.
Addirittura?
Erano organizzati con modalità anti terrorismo, correvano come folli, fino a quando davanti a una chiesa hanno inchiodato: si doveva confessare. “Presidente è chiusa, non c’è il prete”. Poco dopo hanno trovato il prete.
In vacanza con Cossiga.
La mattina andavo in camera sua. Dormiva con l’assistente. Non sopportava restare solo. Si alzava ma non si vestiva. E ogni mattina lo intervistavo in mutande.
Hai rallentato con le interviste.
Per colpa di Teresa Bellanova, quando era ministro: secondo me ha capito che mi stava sulle palle e per un anno ha rimandato l’appuntamento. Fino a quando ho pensato: ma posso passare la vita appresso a una rompicoglioni? Mi ha fatto passare la voglia.
A Valeria Marini ne hai dedicate tre...
Mi ha dato sempre grandi soddisfazioni: si metteva il rossetto e poi baciava il quaderno dei miei appunti. Baci stellari.
Gianni Boncompagni altro tuo “cliente”.
Uomo divertente, non ti lasciava mai deluso. “Gianni, ma non puoi metterti con una della tua età?”. “Sono tutte morte”.
Su chi hai sbagliato?
In un paio di occasioni sono stato prevenuto, e invece ne sono uscito estasiato.
Nomi.
Il primo è Sandro Bondi: grande umanità, era un po’ patetico, quasi piangeva quando parlava di Berlusconi.
L’altro?
Il generale Vannacci.
Ti piacciono perché offrono un buon titolo.
Anche per quello. 
Chi ti ha deluso?
Sergio Japino. Una volta davanti a lui mi sono reso conto di aver dimenticato a casa le domande, e non sapevo cosa chiedergli, non ho memoria, E lui rispondeva a monosillabi.
Tu chiudi le interviste con il gioco della torre. Quindi tra Scalfari e Mieli?
Scalfari, mi ricorda un mio errore e una sua cattiveria. Mentre Mieli mi è sempre stato vicino.
Gruber-Berlinguer.
Con la Gruber ho un buon rapporto, ma ha rifiutato di farsi intervistare. Per me è un peccato mortale, posso odiare per molto meno. Salvo la Berlinguer.
Giletti-Fazio.
Fazio è un altro che non mi ha dato l’intervista; Giletti lo vedo una volta l’anno al premio Nonino, e l’ultima volta ballava vergognosamente in canottiera. Una scena penosa.
Ricci-Bonolis.
Di Ricci ho un ricordo drammatico: a causa sua ho iniziato a girare con due o tre registratori.
Che è successo?
Lo intervistai ma il registratore non aveva funzionato e non gli potevo rivelare l’errore. Ho fatto finta di niente e lui non mi ha chiesto nulla.
Pier Silvio o Marina Berlusconi.
Ho circuito la famiglia Berlusconi, mi sono prestato a situazioni vergognose. Ma per un’intervista sono pronto a qualunque bugia. Se uno mi rivela “tifo per la Salernitana”, rilancio con “anche io!”.
Allora...?
Se l’intervistato aveva qualche contatto con Silvio Berlusconi, ogni volta gli mandavo un biglietto, una frase, qualunque aggancio pur di arrivare a lui.
Fino a quando è venuto ospite a Un giorno da pecora. Puntata storica.
Gli ho toccato i capelli, “sono veri?”, poi gli ho chiesto se era frocio e lui mi ha risposto chiedendomi se ero sicuro non fossi un pervertito; mentre Giorgio Lauro gli ha messo le manette: “Tanti italiani vorrebbero”. E Berlusconi ha retto la scena in maniera pazzesca.
Pier Silvio o Marina? 
Salvo Pier Silvio.
Moretti-Sordi.
Amo Sordi. Anche se con Moretti abbiamo in comune Salina.
Che combini a Salina?
Ci vivo sei mesi l’anno, quando non sono a Lavarone per imbottigliare spumante.
Ti occupi di vino?
Come D’alema e Vespa, però il mio è un vino buono.
Come festeggi gli 80 anni? Odio i festeggiamenti. Tu chi sei?
Sono uno molto turbato dall’idea di avere 80 anni e sono molto contento quando le persone mi dicono che ne dimostro 60; sono scontento dall’idea di dover morire: non è giusto. Ho in testa tanti progetti. Con tanta gente che deve morire, perché proprio io?
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my-chaos-radio · 6 months
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youtube
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Release: May 27, 2002
Lyrics:
Why can't he give her his love, no more. How can
Tears on her face and the dove, she cries, she knows
She won't be able to fly away from him
She looks at red roses in spring
Now she won't be able to sing
The song of love
I open up my heart
I'll be loving you forever and ever
I'll be a part of you in the way I do
Come into my life so I can see
And then she questions the sun
Why, Why Me?
Sun doesn't answer
Oh God, can you help me
The answer is easy my love
You've built your own jail
You always been part of the sky
So why you keep staying by his side, away from me?
I open up my heart
I'll be loving you forever and ever
I'll be a part of you in the way I do
Come into my life so I can see
I open up my heart
I'll be loving you forever and ever
I'll be a part of you in the way I do
Come into my life so I can see
She's a white dove and angel in disguise
She fell in love with the man
But this man won't give back her love
So this is her cry
So this is her cry
She's a white dove and angel in disguise
She fell in love with the man
But this man won't give back her love
So this is her cry
So this is her cry
I open up my heart
I'll be loving you forever and ever
I'll be a part of you in the way I do
Come into my life so I can see
I'll be loving you forever and ever
I'll be a part of you in the way I do
Come into my life so I can see
I'll be loving you forever and ever
I'll be a part of you in the way I do
Come into my life so I can see
Songwriter:
I open up my heart
I'll be loving you forever and ever
I'll be a part of you in the way I do
Come into my life so I can see
Tommaso Vianello / Mauro Ferrucci / Monica Bragato / Francesco Giacamello
SongFacts:
"Dove (I'll Be Loving You)" is the first solo single by Italian musician Moony, released on May 27, 2002 from her debut album Lifestories (2002). It was successful in several European and Oceanian countries, becoming a top 20 hit in Denmark, Hungary, Italy, Romania, Spain and the United Kingdom. “Dove” remains Moony’s biggest solo hit. The music video was shot in Spain by Canadian director Stuart Gosling.
Miriam Hubner from Music & Media magazine praised the song, praising Moony's "fresh" vocals and "state-of-the-art" production. In Birmingham, Adam Bridge, program controller of 96.4 FM BRMB, said of the song: "I think it's a fresh, bright and funky piece of poppy dance music."
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gargarismo-blog1 · 6 months
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FRANK NEVER DIES - Red Moon Rising
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Frank Never Dies is a band born in 2018 started by the guitar player Mirko Giuseppone, previously involved in alternative rock/post-grunge projects, thanks to the collaboration with Simona Ferrucci on synths.
On the bass, Maurizio Troia joined the band with his mixed influences, from funk to ska and post punk with Luca Zannini, promising young drummer, already working as a freelance musician.
The band released the first LP Behind the Paradox in 2020 via BloodRock Records and performed in several venues.
Before the release of the second LP, the bass player Maurizio Troia left the band and was replaced by Francesco Papadia bass player of Stonewood as well.
Their second LP Red Moon Rising will be released by Argonauta Records in spring 2024.
FND's music is characterized by aggressive atmospheres and melodic dialogue within analog vintage sound of synths and '70 inspiration's guitar, developing in a succession of different rhythmic patterns, creating a cinematic landscape.
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aurumale · 1 year
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Graphic Novel 'La bibliotecaria di Auschwitz' di Rubio - Aroca - Edizione Il Castoro
144 facciate/ 72 pagine – Traduttore: Francesco Ferrucci Primo martedì del mese, dedicato al Graphic Novel. Una storia vera, di una ragazza che ama i libri – sono molto originale lo so -, ma teniamo presente che questa ragazza si prende cura di una libreria segreta nel, forse più noto, campo di concentramento nazista della seconda guerra mondiale, dove possedere libri era proibito. Ricordiamo…
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londranotizie24 · 1 year
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Uis porta Studenti unITi al Consolato di Edimburgo, per estendere il supporto agli universitari italiani a tutto il Regno Unito
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Di Francesco Ghanaymi @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND Dopo la presentazione al Consolato di Londra, Uis porta il suo programma di supporto agli universitari italiani in Uk anche al Consolato Generale di Edimburgo. Uis presenta "Studenti unITi" al Consolato Generale di Edimburgo Martedì 14 marzo, United Italian Societies ha portato "Studenti unITi" al Consolato di Edimburgo, per estendere il supporto agli universitari italiani a tutto il Regno Unito. "Studenti unITi" è il programma di United Italian Societies dedicato al supporto agli studenti universitari italiani nel Regno Unito - che è stato lanciato martedì 6 dicembre in una serata appositamente dedicata al Consolato Generale d’Italia a Londra. Il programma è stato presentato dai responsabili del progetto presso l'Istituto Italiano di Cultura di Edimburgo con il Console Generale Veronica Ferrucci e la Direttrice dell'Istituto di Cultura Chiara Avanzato. Erano presenti oltre trentacinque studenti rappresentanti di Uis, organizzazione nata un anno fa con lo scopo di rafforzare il coordinamento tra le diverse Italian Societies sparse sul territorio e la collaborazione con il "Sistema Italia". Come specificato durante la presentazione, il supporto fornito da Studenti unITi con il Consolato include assistenza per il rilascio, rinnovo, smarrimento o furto del passaporto e/o della carta d’identità; l’iscrizione all’AIRE e tutte le questioni ad essa connesse; le richieste relative allo studio notarile (tribunale, patente ecc.); quelle relative all’iscrizione allo stato civile (cambio nome/cognome ecc.); dichiarazione dei titoli di studio (riconoscimento dei titoli di studio italiani nel Regno Unito). Durante la presentazione del programma è stato spiegato che ogni caso specifico sarà affrontato nella sua singolarità, anche i più complessi, e come il supporto fornito dall’iniziativa si estenderà anche oltre le competenze proprie del Consolato: cioè comprenderà anche assistenza su visti studenteschi, prestiti universitari e rette, su cui il Consolato non ha competenza diretta, ma su cui lavoreranno le Uis in accordo con le diverse Italian Societies e università. Il ... Continua a leggere su www. Read the full article
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lamilanomagazine · 2 years
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Grosseto, arriva l'evento Babbo Natale in Vespa
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Grosseto, arriva l'evento Babbo Natale in Vespa. Domenica 18 dicembre arriva a Grosseto Babbo Natale in Vespa, con un programma ricco di eventi per grandi e piccoli. L’evento, organizzato dal Vespa Club di Grosseto con la collaborazione ed il patrocinio del Comune, è stato pensato anche per dare risalto al centro storico, valorizzare le piazze e le vie all’interno della città. La giornata inizia alle 10.40 con il ritrovo alla sede del Vespa Club. Alle 11.15 avverrà la consegna dei regali alla Casa di Riposo Francesco Ferrucci e subito dopo anche all’Istituto Cattolico Santa Elisabetta. Alle 12.30 presso il supermercato Conad in via Scansanese ci sarà il pranzo e alle 15.15 ci sarà un altro ritrovo al Piazzale dello Stadio. Infine, alle 16.00, si terrà la mostra statica in Piazza Dante e la consegna di regali e dolci ai bambini. "Un’iniziativa originale che ha lo scopo, specialmente in questo periodo, di rendere sempre più vivace e vitale il centro storico – spiegano il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna e l’assessore al turismo Riccardo Megale - valorizzando le piazze e le vie della città. Un evento imperdibile per i bambini, che vedranno arrivare tanti babbi natale su delle vespe fiammanti, che porteranno loro doni e caramelle. È importante celebrare le festività natalizie attraverso l’organizzazione di eventi corali di partecipazione, attrazione e coinvolgimento di tutta la cittadinanza, anche con lo scopo di incentivare l’economia del turismo".  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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artesplorando · 3 years
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Francesco FERRUCCI, Portrait of Cosimo I de' Medici 1598 Polychrome stone inlay, 50 x 65 cm Museo dell'Opificio delle Pietre Dure, Florence Un ritratto frutto della combinazione di pietre diverse come in un puzzle.
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izvletchenie · 2 years
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Francesco Ferrucci (?), Madonna del Latte, end of the 15th century
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europeansculpture · 3 years
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Francesco di Simone Ferrucci (1437 - 1493) - Madonna in adoration of the Child and an Angel, 1480
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stilouniverse · 2 years
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Maramaldo e Francesco Ferrucci
Maramaldo e Francesco Ferrucci
Tu uccidi un uomo morto": i retroscena della battaglia di Gavinana La battaglia di Gavinana (olio su tela di Massimo d’Azeglio) Il 3 agosto 1530 i soldati imperiali del principe d’Orange sconfissero i fiorentini a Gavinana, determinando la fine della repubblica e la restaurazione dei Medici. Ciò che accadde a Gavinana è noto: appena gli imperiali ebbero battuto l’esercito fiorentino, Fabrizio…
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illustratus · 2 years
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The death of Francesco Ferruccio at Gavinana - La morte di Francesco Ferrucci a Gavinana
by Sebastiano De Albertis
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aic-european · 3 years
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Portrait of a Warrior, Francesco di Simone Ferrucci, 1800, Art Institute of Chicago: European Painting and Sculpture
Ada Turnbull Hertle Endowment Size: 41.6 x 30.5 cm (16 3/8 x 12 in.) Medium: Marble
https://www.artic.edu/artworks/28598/
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gregor-samsung · 3 years
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“ L’Italia è uno dei pochi paesi la cui identità moderna si è costruita intorno al fatto d’essere stata ripetutamente invasa. L’Inghilterra si vanta di non aver mai più subito un’invasione straniera dopo il 1066. Da noi, dopo quella data, ci sono state l’invasione dei Normanni, le calate di Federico Barbarossa e dei suoi successori, l’invasione di Carlo d’Angiò, quella di Carlo VIII, ripetute invasioni francesi e asburgiche fino a Napoleone e oltre, e poi l’invasione austriaca fermata sul Piave, quella nazista dopo l’8 settembre, e infine quella degli Alleati: l’ultima, finora, e una di quelle accolte con più sollievo da gran parte della popolazione. Le invasioni in Italia sono ossatura di manuali scolastici e spunto di riflessione storiografica, tanto che un fortunato libro di Girolamo Arnaldi s’intitola proprio L’Italia e i suoi invasori, e rilegge tutta la storia della Penisola attraverso questa peculiare prospettiva. Terra di conquista dunque, l’Italia, ma anche di reazione e di resistenza, dove la lagnanza sulla debolezza d’un paese femmineo e sempre pronto a farsi sottomettere si alterna con l’orgogliosa chiamata alle armi contro lo straniero. Nel Risorgimento nasce e si divulga una visione della storia nazionale tutta costruita intorno a vacui – e per lo più inventati – episodi di resistenza isolata all’invasore straniero, da Pier Capponi a Ettore Fieramosca, da Francesco Ferrucci a Balilla. L’applicazione al passato dello schema risorgimentale “italiani vs stranieri” comporta di necessità l’introduzione della nuova figura del traditore, che tale, ovviamente, non era nella logica del suo tempo. Così, nel racconto della disfida di Barletta diventa infame traditore quel Grajano d’Asti che combatte nelle file francesi, cancellando il fatto che Asti era all’epoca, e da un bel pezzo, possedimento degli Orléans e fedelissima ai suoi principi; diventa traditore e sinonimo di fellonia il Maramaldo, e addirittura austriaco l’occupante di Genova contro cui fischia il sasso di Balilla, Botta Adorno, a onta del fatto che quel generale era al servizio sabaudo oltre che imperiale e, soprattutto, di nascita era genovese. Tutte mistificazioni consolatorie, dunque; ma non del tutto inani, giacché in epoca risorgimentale suonavano comunque premessa a una fiera stagione di riscatto nazionale contro gli eredi degli antichi invasori. “
Maurizio Bettini, Alessandro Barbero, Straniero. L'invasore, l'esule, l'altro, EncycloMedia, 2012. [Libro elettronico]
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