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#Passioni proibite
divulgatoriseriali · 1 year
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Delitti di provincia: Il Giallo di Villa Sassone - Il caso di duplice omicidio di Mornico Losana che ha Sconvolto gli Anni '60
Il duplice omicidio di Villa Sassone è il nuovo protagonista de la rubrica “Delitti di provincia“. Ismaele ed Eva, Douglas e Matelda sono i comprimari di una vera e propria vicenda noir da rotocalco che infiammò le cronache degli anni 60′. Teatro d’inaudita violenza e insoluto misfatto fu Mornico Losana: là dove nemmeno un fremito pare possa sentirsi, s’udì un urlo e tutto ebbe inizio.…
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thebeautycove · 6 months
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AEDES DE VENUSTAS - CAFÉ TABAC - Eau de Parfum - Novità 2024 -
New York. The ‘90s. A crazy way of life. Call it lucky who had the chance to witness that time at Café Tabac. The role this lounge bar played in NYC nightlife was just amazing. Everybody was there. This legendary spot revives nowadays in a scent.
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New York nei primi anni ‘90. Palcoscenico di straordinaria vitalità, esuberanza creativa, contaminazioni culturali e incredibile vortice di eccessi e contraddizioni.
Aedes de Venustas, che a New York deve la genesi di un eccezionale percorso nell’universo artistico delle fragranze, celebra questo tempo formidabile restituendo alla memoria un luogo cult delle frenetiche notti nella grande mela, il mitico Café Tabac.
Qui si dava appuntamento il gotha della moda, dell’arte, dello spettacolo. 
Warhol e Madonna, Kate Moss con Johnny Depp, Di Caprio con la trinity supermodels Naomi, Linda, Christy assidui frequentatori del piano superiore, off limits ai più, dove, come in un esclusivissimo speakeasy si consumavano cocktail e sostanze proibite.
Un involucro di follia, passioni, desideri, felicità effimera e irresistibili tentazioni.
Café Tabac, ultima creazione del brand, celebra la sensualità palpabile che emerge da quel luogo perduto. Bertrand Duchaufour scatta un’istantanea olfattiva così fedele e minuziosa, con le sue infinite meticolose piramidi di aromi, ne coglie in nitido primo piano l’atmosfera, i vapori ardenti del tabacco, dolce, secco, caldo, resinoso, la pungente sottolineatura delle spezie, cardamomo e chiodi di garofano, intinti in un’amalgama umida e succosa di frutti e fiori, davana, mela, mango, tamarindo, fico e dattero essiccati.
Un tutto che si fonde all’unisono, in festosa tondezza fino a far emergere, voluttuosa e magnetica, un’evoluzione ricolma di risonanze affumicate ambrate, vivide e tenaci con cisto labdano, ambra grigia, tonka, muschio di quercia, vaniglia, sapienti nell’intrappolare l’attimo e appiccicarsi all’anima, in un crescendo di vibrazioni sature di ricordi.  Presente, oggi come allora.
Creata da Bertrand Duchaufour.
Eau de Parfum 100 ml.  Online qui
©thebeautycove   @igbeautycove
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queerographies · 2 months
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[Il crimine del buon nazista][Samir Machado de Machado]
Un thriller mozzafiato ambientato su un dirigibile di lusso nel 1933, dove un nazista, un inglese e una baronessa nascondono segreti inconfessabili. Scopri la verità tra intrighi politici, passioni proibite e l'ombra del nazismo.
Omicidio sul dirigibile: nazisti, omosessuali e misteri nell’aria! Titolo: Il crimine del buon nazistaScritto da: Samir Machado de MachadoTitolo originale: O crime do bom nazistaTradotto da: Vincenzo BarcaEdito da: Sellerio Editore PalermoAnno: 2024Pagine: 196ISBN: 9788838946837 La trama di Il crimine del buon nazista di Samir Machado de Machado Ottobre 1933. L’LZ 127 Graf Zeppelin proveniente…
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ilsignorvento · 11 months
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Viola la signora moletta
Nel tranquillo borgo di Porto di Luna, una città affacciata sul mare, viveva una donna avvolta da un alone di mistero, conosciuta da tutti come la signora Moletta. Un tempo, era la giovane e briosa Signorina Mollettina, ma ora, con il passare del tempo, era diventata la vicina di casa degli zii di Iole. La sua peculiarità principale, oltre all'eleganza, erano piccole mollette che adornavano con grazia il collo della sua camicetta o del suo vestito. Erano quanto mai raffinate, proprio come lei. Non alta, ma minuta, dimostrava sempre un'apparenza impeccabile, qualunque fosse l'occasione.
Ma, naturalmente, c'era chi non aveva una buona opinione della signora Moletta. Zia Luisa, in particolare, sembrava avere un rapporto freddo con lei, tranne quando questa decideva di spostare le mollette dai vestiti ai capelli. Questo gesto non era soltanto una questione di moda; era un segnale. Un segnale che Viola, il vero nome della signora Moletta, stava tentando di sorprendere suo marito nel bel mezzo di un tradimento. La sua gelosia, nota per essere quanto mai accesa, la spingeva a reagire con furia di fronte alle infedeltà del marito.
Circolavano voci e mormorii, in cui si faceva riferimento a segreti ben custoditi e a passioni ardenti. Non era raro sentire l'insinuazione che la signora Viola avesse addirittura messo fine alle relazioni proibite delle sue amanti. E quando le mollette abbellivano la sua chioma, rappresentavano il segnale che nessun capello doveva ardire di nascondere le prove del tradimento coniugale.
In questa città affacciata sul mare, la signora Moletta era il soggetto di molte speculazioni e illazioni, la sua storia avvolta nel mistero delle mollette pronta ad essere svelata soltanto da coloro che avrebbero osato scrutare oltre il sottile velo di apparenze.
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alemicheli76 · 1 year
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"To Bleed a Crystal Bloom" di Sarah A. Parker: dal 12 settembre in libreria il retelling dark romance della favola di Rapunzel
Sconvolgente e pieno di mistero, To bleed a Crystal Bloom. Fiore di cristallo è un dark romance ispirato alla celebre favola di Rapunzel, costellato di angosciati segreti, oscuri personaggi e passioni proibite. Un romantasy autopubblicato che fin dall’esordio ha scatenato le TikToker di tutto il mondo. CHE GRAZIOSO FIORELLINO DA TENERE CHIUSO IN UN’ALTISSIMA TORRE DI PIETRA. Lo immagino…
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laragazzadiplastica · 5 years
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«Il corpo pecca una sola volta e supera subito il peccato, perché l'azione è un modo di purificarsi. Allora non rimane più nulla, salvo il ricordo del piacere, o il lusso di un rimpianto. L'unico modo di liberarsi di una tentazione è abbandonarvisi. Resisti, e la tua anima si ammalerà del desiderio delle cose che si è proibite, di passione per ciò che le sue stesse mostruose leggi hanno reso mostruoso e illegale. Si è detto che i grandi avvenimenti dell'umanità si sviluppano nel cervello. Ed è anche nel cervello che si verificano i grandi peccati dell'umanità. Lei, signor Gray, lei stesso durante la sua purpurea gioventù, durante la sua candida adolescenza, ha avuto passioni che l'hanno spaventata, pensieri che l'hanno riempita di terrore, sogni e fantasticherie il cui semplice ricordo dovrebbe farla arrossire di vergogna…»
«Basta!» balbettò Dorian Gray, «basta! Lei mi sconvolge. Non so che cosa risponderle: c'è una risposta ma non la trovo. Non parli, mi lasci pensare. O, meglio, lasci che provi a non pensare.»
-Oscar Wilde (il ritratto di Dorian Grey)
@laragazzadiplastica
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t-annhauser · 6 years
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Tis Pity She's a Whore
Ho visto l’episodio pilota di Barnaby incentrato su un incesto fra fratello e sorella, parallelamente alle indagini la figlia dell’ispettore dava prova di attrice in una commedia del drammaturgo inglese John Ford, Peccato sia una puttana (Tis Pity She's a Whore) scritto attorno 1630. 
L’argomento della commedia di Ford era di quelli forti: Annabella e Giovanni, i due fratelli, si innamorano perdutamente (la storia è ambientata a Parma perché l’Italia era per gli elisabettiani il regno delle passioni proibite). Quando lei rimane incinta del fratello vede di procurarsi un marito ma questi scopre tutto e ordina a due sicari spagnoli di ammazzarli nel modo più plateale possibile, con abbondante spargimento di sangue. Giovanni troverà poi il modo di farsi uccidere ma non prima di avere trafitto il cuore della sua amata e mostrarlo infilzato sopra un pugnale al banchetto di nozze.
In tutto questo c’è un frate che lancia continue maledizioni sulla coppia incestuosa e una governante, Scanfarda, che più tardi verrà accecata mediante strappamento degli occhi, che allegramente giustifica i due amanti: “...che importa se è tuo fratello? Tuo fratello è un uomo-maschio, spero e, dico io, se una ragazza si sente il diavolo in corpo, prenda il primo che capita, padre o fratello, è tutt'uno...”.
Va da sé, a me che sono un senzadio piacciono da matti le storie incestuose, più sono depravate e più sono divertenti, dovrò procurarmela.
(protagonista dell’episodio incestuoso in Barnaby una bellissima Emily Mortimer e un giovanissimo Jonathan Firth, fratello di Colin)
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relaxbeach1 · 6 years
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Noi non avevamo colpe per quegli incontri segreti, per quelle passioni proibite, noi non avevamo colpe, eravamo solo vittime, dei nostri peccati.
RelaxBeach© (Tutti i Diritti sono Riservati.) 21/08/2018
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chaoticladymiracle · 3 years
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«Il corpo pecca una sola volta e supera subito il peccato, perché l’azione è un modo di purificarsi. Allora non rimane più nulla, salvo il ricordo del piacere, o il lusso di un rimpianto. L’unico modo di liberarsi di una tentazione è abbandonarvisi. Resisti, e la tua anima si ammalerà del desiderio delle cose che si è proibite, di passione per ciò che le sue stesse mostruose leggi hanno reso mostruoso e illegale. Si è detto che i grandi avvenimenti dell’umanità si sviluppano nel cervello. Ed è anche nel cervello che si verificano i grandi peccati dell’umanità. Lei, signor Gray, lei stesso durante la sua purpurea gioventù, durante la sua candida adolescenza, ha avuto passioni che l’hanno spaventata, pensieri che l’hanno riempita di terrore, sogni e fantasticherie il cui semplice ricordo dovrebbe farla arrossire di vergogna…»
«Basta!» balbettò Dorian Gray, «basta! Lei mi sconvolge. Non so che cosa risponderle: c’è una risposta ma non la trovo. Non parli, mi lasci pensare. O, meglio, lasci che provi a non pensare.»
Oscar Wilde “Il ritratto di Dorian Gray”
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entheosedizioni · 4 years
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Le famose sconosciute: Kay Petre
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Lady velocità Boccoli, rossetto e... velocità. Una miscela che stona e fa storcere il naso. Per molta gente, il personaggio al quale vogliamo restituire la meritata notorietà avrebbe fatto meglio a profumare la sua vita con la fragranza di una prestigiosa maison, invece che con l'odore venefico della benzina. Sono cose da uomini, le corse automobilistiche. Non possiamo nemmeno classificarle come un mestiere. Chi osa annoverarle fra gli sport vaneggia, oppure non è mai salito a bordo di un'auto da corsa. Non stiamo parlando delle moderne vetture da pista, nelle quali la tecnologia e il buonsenso dei progettisti contribuiscono a spostare un po' il pericolo dal fianco di quegli scalmanati che vi si cimentano alla guida. Facciamo, invece, riferimento ai bolidi costruiti in epoca antidiluviana, fatti di cruda meccanica e, talmente poveri di elettronica, da rendere assolutamente inaccostabile la parola "sicurezza" al loro cospetto. Arnesi mortali per uomini scriteriati. Una manica di pazzi, dediti al culto della dea Velocità, nella maniera più insana ed integralista. Uomini pronti a stornare ogni risorsa ed energia da quella che si definisce una "vita normale" per consacrare tutto all'assurda sfida lanciata alla morte. Uomini che abbracciano consapevolmente il rischio e se lo tengono stretto, mentre migliaia di altri uomini li applaudono e sognano di emularne la follia.
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Le corse automobilistiche: cose da uomini Ph.@MundalisPhotoLibrary E le donne? A casa, a cercare di mandare avanti la famiglia, trepidando per le sorti dei mariti e dei figli che hanno deciso di giocarsi la vita in una corsa, senza nemmeno saperne spiegare il motivo. Le donne non dovrebbero partecipare alle corse automobilistiche. È un'attività troppo dura e stancante, nonché oltremodo pericolosa. Le macchine - quelle macchine - mettono a dura prova braccia e gambe. Ci vogliono muscoli, ci vuole fegato, ci vuole coraggio. La volete sapere tutta? Ci vogliono le palle. Chi è stato biologicamente privato di tali goffi attributi penzolanti, può benissimo restarsene in casa ad armeggiare ai fornelli, trincerandosi dietro la mediocrità di chi non corre mai pericoli. La storia di Kay Petre La signora Kay Petre non era affatto d'accordo con questo ridimensionamento semplicistico delle proprie aspirazioni, né si lasciava imporre alcun altro dogma dalla società. Lei voleva correre come un uomo e guardare la morte dritta negli occhi, urlandole contro di esserne immune, in quanto troppo veloce per lasciarsi acchiappare e falciare. Negli anni '30 del secolo scorso il nome di Kay Petre si leggeva spesso sulle pagine sportive dei quotidiani e le sue avventure automobilistiche suscitavano le invidie e le ammirazioni del pubblico. "The loveliest ace of the car track" (il più adorabile asso del volante dell'intero circuito) dice una didascalia che correda una sua vecchia foto. Era una star dell'automobilismo e un'icona dell'orgoglio femminile. Quando, nel 1934, stabilì il record di velocità, nella propria categoria, girando sul prestigioso circuito inglese di Brooklands, venne assediata dai fotoreporter. Il giorno dopo, il grande pubblico scoprì sulla carta stampata l'esile ed elegante figura di una giovane donna, accostata al poderoso motore da 10,5 litri e 12 cilindri della sua Delage da competizione. Un motore che avrebbe potuto funzionare benissimo anche su un aereo, tanto per capirci, e che trasmetteva vibrazioni paurose al telaio del veicolo, difficili da gestire e tollerare. Eppure, l'affascinante signora Petre, caviglia sottile ma piede pesante, aveva addomesticato e condotto quella bestia rombante lungo un pericoloso serpentone d'asfalto in soli 4 minuti e 10 secondi. Un tempo che solo pochi piloti uomini professionisti sarebbero riusciti a battere. Il resto della popolazione maschile poteva solo strabuzzare gli occhi di fronte a quelle cifre e poi togliersi rispettosamente il cappello.
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Kay Petre e la sua Delage da corsa Ph.@Pinterest Il pittore francese Eugene Delacroix diceva che "senza audacia, ed estrema audacia, non vi è bellezza". Forse i temerari sono davvero degli artisti ed è per questo che le loro gesta vengono ammirate e celebrate al pari delle opere d'ingegno. Se accettassimo questo ragionamento, potremmo facilmente comprendere il nesso tra gli studi in campo artistico compiuti in giovane età da Kay Petre e la sua successiva affermazione in campo automobilistico. L'ardimento e la spregiudicata voglia di giocarsi la vita tutta in una volta hanno sempre contraddistinto l'essere umano. O meglio, alcuni esemplari di esso. Il resto si è limitato a fare da spettatore, rivolgendo ai protagonisti degli sguardi di ammirazione o la propria disapprovazione moralistica. Vuoi mettere la nobile superbia di giudicare chi non si rassegna alla noiosa quotidianità dell'esistere e basta? Kay Petre si arrogava il diritto di poter disporre liberamente della propria vita e di fare sprezzo del pericolo, al pari di un uomo. Ma il punto è capire da dove o da cosa si origina la "fame di rischio" che intorbida il sangue degli intrepidi. Cosa portava una ragazza di buona famiglia borghese a sfidare le convenzioni sociali e a lanciarsi in imprese spericolate? Le origini di Kay Petre Kay Petre nacque il 10 Maggio del 1903 nella periferia canadese. Il suo nome da nubile era Kathleen Coad Defries, era figlia di un magistrato e sembrava essere un tranquillo angioletto fino all'età di vent'anni. Se ne andò per qualche tempo in Inghilterra e in Francia per perfezionare i suoi studi di materie artistiche. Al suo ritorno in patria, venne colta dalla fissa delle automobili. Si sposò, ma rimase improvvisamente vedova per un tragico tiro funesto, giocatole dal destino. Attraversò un periodo di astinenza automobilistica, ma si riprese presto. Convoló di nuovo a nozze con un uomo "scellerato" tanto quanto lei: Henry Aloysius Petre, avvocato inglese. Se i genitori di Kay sperarono, per un solo momento, che maritando la figlia con un aspirante principe del foro, per altro di quasi 20 anni più maturo di lei, l'avrebbero condotta a mettere la resta a posto, vennero subitamente disillusi. La prima cosa che "Henry la scimmia" (così lo chiamavano gli amici) regaló alla consorte fu proprio una macchina da corsa. Ma quali nipotini! I due sposini, invece di mettere su famiglia, si abbandonarono alle loro rispettive passioni. Lui lasciò la carriera forense per dedicarsi all'aviazione; lei comincio a viaggiare di continuo per partecipare a svariate competizioni automobilistiche. La carriera di Kay Petre Nel 1937, il nostro mancato angelo del focolare volò in Sud Africa per un importante gran premio. Lì fece amicizia con il leggendario asso tedesco del volante Bernd Rosemeyer. Gareggió contro di lui e contro altri piloti blasonati nella stessa corsa e si classificò al sesto posto. Fidatevi, non si tratta di un'impresa da poco. La signora, del resto, si era già misurata in competizioni proibitive, come la 500 miglia di Brooklands (un infido circuito "spaccaossa"), le 12 ore di Donington Park e di Crystal Palace, e contava ben 3 partecipazioni alla 24 ore di Le Mans.
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Kay Petre Ph.@Pinterest Pilota di razza e indomabile ribelle, continuò a competere con estrema foga, collezionando una lunga serie di vittorie e di record nelle categorie femminili e guadagnandosi il titolo di "donna più veloce del mondo", finché un terribile incidente non mise fine alla sua carriera. Sempre nella temibile pista di Brooklands, mentre si trovava al volante della sua Austin Seven, venne tamponata dal collega Reg Parnell e uscì di strada con un cappottamento. La vettura di cui era alla guida era di tipo "barchetta", dunque priva di tetto. Nell'impatto, Kay si infortunó seriamente e venne portata, priva di sensi, in ospedale. Sopravvisse, ma non fu più in grado di correre per via delle lesioni riportate. Né volle mai più tornare sull'argomento dell'incidente. La seconda vita di Kay Non pensate, però, che si rinchiuse in casa a preparare biscotti e a stirare le camicie di Henry. Si dedicò al giornalismo e divenne una corrispondente del Daily Graphic per il motorsport. Questo lavoro le consentì di continuare a rimanere vicino al mondo dei motori e di viaggiare in lungo e in largo, nonché di conoscere le celebrità più famose delle corse. Ebbe parole di miele per Tazio Nuvolari e raccontò le corse per tanti anni. Durante la terza età, rimasta vedova per la seconda volta, si ritirò nel suo modesto appartamento londinese e decise di eclissarsi fin quando la morte la raggiunse, dato che ormai era diventata lentissima, all'età di 91 anni. In ossequio alla sua signorile modestia, rifiutó di concedersi alle domande dei giornalisti nostalgici e dei biografi a caccia di prede. Scelse il silenzio e non aprì più le porte sul suo passato da "top driver", né mostrò più la sua collezione di trofei. Erano davvero tanti e prestigiosi. Quei pochi che le mancavano, glieli aveva contesi e "rubati" la sua acerrima rivale di pista: l'inglese Gwenda Stewart, che la domenica faceva la "pilotessa" e nei giorni feriali conduceva un'ambulanza. Ma questa è un'altra storia.   Rosso Groviglio Read the full article
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enedhil · 7 years
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Esisto! Ebbene sì 😯😜 Non sto postando molto perché mi sto dedicando alla scrittura e a personaggi che amo follemente e che *vogliono* essere raccontati. La bellezza di avere idee all'improvviso, di scene che si allungano per pagine e pagine. Dialoghi e interazioni che non dovevano esserci, sussurri di emozioni e pensieri, ricordi che non sapevi ci fossero ma *loro* ti dicono che sono lì, e tu li devi scrivere. Follia? No... è magia. Non si può descrivere in altro modo ❤️ E amo scrivere con questa magia! Quando tutto sembra combaciare perfettamente e ogni cosa ha un senso prima ancora che *tu* autore te ne renda conto. Sarà anche perché è il mio ambiente naturale. Sono "nata" tra foreste, cascate e montagne, con elfi e mortali, con linguaggi differenti e modi di vivere opposti, con passioni improvvise, pericolose e proibite, e intricate trame che, invece di giungere a una fine, si stravolgono da sole e diventano ancor più complesse. È un po' il mio mondo e sono immensamente felice di esserci tornata... e di avere la possibilità di crearne uno nuovo e plasmarlo grazie al mio Capitano e al suo Cavaliere. 😍 #scrivere #magia #sogni #passione #fantasy #elfo #mortale #anthes #amoscrivere #romanzi #emozioni #racconti
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«Ma il più coraggioso di noi ha paura di se stesso. Le mutilazioni dei selvaggi sopravvivono tragicamente nella repressione del proprio io che deturpa la nostra vita. Siamo puniti per i nostri rifiuti. Ogni impulso che cerchiamo di soffocare fermenta nella nostra mente e ci avvelena. Il corpo pecca una sola volta e supera subito il peccato, perché l'azione è un modo di purificarsi. Allora non rimane più nulla, salvo il ricordo del piacere, o il lusso di un rimpianto. L'unico modo di liberarsi di una tentazione è abbandonarvisi. Resisti, e la tua anima si ammalerà del desiderio delle cose che si è proibite, di passione per ciò che le sue stesse mostruose leggi hanno reso mostruoso e illegale. Si è detto che i grandi avvenimenti dell'umanità si sviluppano nel cervello. Ed è anche nel cervello che si verificano i grandi peccati dell'umanità. Lei, signor Gray, lei stesso durante la sua purpurea gioventù, durante la sua candida adolescenza, ha avuto passioni che l'hanno spaventata, pensieri che l'hanno riempita di terrore, sogni e fantasticherie il cui semplice ricordo dovrebbe farla arrossire di vergogna...»
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italianaradio · 5 years
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Saturday Fiction, recensione del film con Gong Li #Venezia76
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/saturday-fiction-recensione-del-film-con-gong-li-venezia76/
Saturday Fiction, recensione del film con Gong Li #Venezia76
Saturday Fiction, recensione del film con Gong Li #Venezia76
Saturday Fiction, recensione del film con Gong Li #Venezia76
Una spy story in bianco e nero dal sapore retrò e dalle tinte melò, che ricorda tante classiche pellicole di genere degli anni Cinquanta, vede protagonista Gong Li, attrice orientale famosa per aver magnificamente interpretato titoli memorabili, come Lanterne Rosse, La storia di Qiu Ju, Addio mia concubina. Il film è Saturday fiction (Lan xin da ju juan) diretto da Ye Lou, esponente di spicco della cosiddetta Sesta Generazione Ribelle e autore di tante opere tra cui di Blind Massage, Mistery e Purple Butterfly.
La storia si svolge a Shangai nel 1941, durante il secondo conflitto mondiale. La città è sotto l’occupazione del Giappone ed è fulcro cruciale di un intrigo spionistico, nel quale l’intelligence dei vari schieramenti coinvolti nel conflitto si muove con circospezione.
Persone insospettabili, che svolgono le attività più tranquille, sono in realtà infiltrati o spie che cercano di carpire segreti utili alle sorti della guerra. Tra questi c’è una attrice famosa Jean Yu, che si trova a Shangai per recitare il un’opera intitolata Saturday Fiction,  messa in scena dal suo ex marito. Non si sa bene quale sia il suo gioco e dove voglia arrivare la donna, se lavora nell’ombra per sottrarre informazioni belliche, o se stia cercando di fuggire con il suo amato. Per lei diviene sempre più difficile intuire di chi potersi fidare e i pericoli si stringono intorno a lei. Quando la situazione sembra precipitare, Jean Yu inizia a interrogarsi se rivelare ciò che ha scoperto sull’imminente attacco di Pearl Harbor.
Ye Lou voleva narrare una storia sul destino di diverse persone durante gli anni di una complessa crisi mondiale. Racconta che si è affidato ai ricordi di quando da bambino seguiva i sui genitori che lavoravano dietro le quinte del Teatro Lyceum di Shanghai: “Lì ho trascorso molti momenti interessanti; mi mescolavo agli attori in costume e li osservavo recitare nei ruoli più disparati, mettere in scena l’amore e l’odio, le separazioni, la vita e la morte. Poi li vedevo uscire di scena e chiacchierare nei camerini. Li seguivo anche in quei momenti, quando lasciavano il teatro per ritornare alla vita reale, monotona e scialba.”
Saturday fiction è un film che strizza l’occhio ai classici e che richiama le immagini di tante torbide vicende di spionaggio e passioni proibite passate sullo schermo, soprattutto qualche decennio fa, nell’epoca d’oro del genere. Promette e mostra scene d’azione e intrighi continui. Mail il racconto di Ye Lou manca purtroppo di ritmo e si arena in un bianco e nero stanco, privo di drammaticità, che diventa sfiancante e toglie mistero a una vicenda complessa che avrebbe potuto tenere incollati allo schermo. Non basta la meravigliosa interpretazione di Gong Li e degli altri attori del cast a rendere avvincente il film.
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Saturday Fiction, recensione del film con Gong Li #Venezia76
Una spy story in bianco e nero dal sapore retrò e dalle tinte melò, che ricorda tante classiche pellicole di genere degli anni Cinquanta, vede protagonista Gong Li, attrice orientale famosa per aver magnificamente interpretato titoli memorabili, come Lanterne Rosse, La storia di Qiu Ju, Addio mia concubina. Il film è Saturday fiction (Lan xin […]
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Stefano Bessoni
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tmnotizie · 7 years
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SAN BENEDETTO – Venerdì 1 Dicenbre ore 17,30 presso la casa della Poesia Palazzo Bice Piacentini Giorgio Montefoschi presenterà il libro “Il Corpo“. Coordina Ettore Picardi. Evento organizzato dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con l’Associazione ” I Luoghi Della Scrittura” e dalla Libreria ” La Bibliofila“.
Giorgio Montefoschi è autore di diciassette romanzi – tra i quali La felicità coniugale (Rizzoli), Lo sguardo del cacciatore (Rizzoli), Il volo (Mondadori), La sposa (Rizzoli), Le due ragazze con gli occhi verdi (Rizzoli) -, una raccolta di saggi letterari intitolata Quando leggere è un piacere (Rizzoli) e due libri di viaggio, entrambi pubblicati da Guanda: Dove comincia l’Oriente e Il buio dell’India. Nel 1994 con La casa del padre (Bompiani) ha vinto il Premio Strega. Da quello stesso anno collabora al “Corriere della Sera”.
IL LIBRO Roma, nel quartiere borghese di Prati abitano Giovanni Dalmati e la moglie Serena, compagna di una vita: complice, affettuosa, sempre pronta a sostenerlo. Giovanni ha sessant’an…ni, è un uomo solido, fa l’avvocato, ama la sua famiglia. Qualche tempo prima un attacco cardiaco, da cui si sta cautamente riprendendo, gli ha fatto assaggiare la propria vulnerabilità e, all’improvviso, ha sentito il peso del tempo che scorre.
Andrea, il fratello minore, giornalista senza ambizioni, eterno adolescente insoddisfatto, vittima di altalenanti depressioni, è legato a Ilaria: una quarantenne dotata di un fascino elementare e fulminante, di una carica sensuale irresistibile. Giovanni, attratto dalla sua bellezza, si ritroverà invischiato in una passione ossessiva, morbosa, come tutte le passioni proibite. E il suo mondo sarà sconvolto.
Con il passo sicuro delle stagioni che trascolorano una nell’altra, Giorgio Montefoschi mette in scena una Roma stupenda e dà un’ulteriore prova della sua straordinaria abilità introspettiva, della capacità di scavare nel profondo con apparente facilità.
Un romanzo percorso da un dialogo fitto, essenziale, che nelle sue pieghe restituisce con nuda sensibilità le oscillazioni del cuore, mutevole e imprevedibile come i maestosi cieli delle Dolomiti che aprono e chiudono questa storia di amore, desiderio, crisi e riemersione
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imperomagazine-blog · 7 years
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          ALEX KILLIAN CORDAY         33   ‧‧‧   american ⋅⋅⋅ date of birth ― 24 Gennaio1984 ⋅⋅⋅ course of study ― ⋅⋅⋅ occupation ― Caposezione "Events&Community" ed Event Planner. ⋅⋅⋅ sexual orientation ― eterosessuale ⋅⋅⋅ hobby ―Suona vari strumenti musicali e compone/scrive canzoni, pratica da diversi anni la Boxe e ama le moto d'epoca.   Apparentemente silenzioso, rude, schivo, introverso, rigido e altezzoso, Alex nasconde sotto la sua corazza fatta di ghiaccio un animo bollente e passionale: un’essenza che ha bisogno di essere ricostruita e ripristinata a seguito della frammentazione causata dalle innumerevoli ferite subite nel corso della vita del giovane. Nato dall’amore solitario e difficile di membri di caste sociali differenti, Alex non ha mai conosciuto sua madre ed è cresciuto accudito da un padre distante, rigoroso, severo e spesso crudele e ingiusto. L’uomo, una volta dopo aver concepito il bambino con una giovane di origini irlandesi, ha abbandonato la donna e l'ha costretta a tornare nel suo paese di origine -offrendole una generosissima somma di denaro- intimorito dall’eventualità di trascinare nel disonore se stesso e la sua intera famiglia, la quale ha sempre navigato tra gli ori e lo sfarzo di una vita agiata e regale. Il padre di Alex, infatti, ha tra le mani l’impero dell’ingegneria aerospaziale; di generazione in generazione, nella famiglia Alex ogni uomo ha intrapreso la carriera ingegneristica per sostenere le redini del successo familiare, ma il piccolo Alex già in età adolescenziale non sembra propenso a seguire le orme dei membri della famiglia nonostante la sua naturale prontezza, elasticità e genialità mentale legata probabilmente ad un fattore genetico comune a quasi ogni membro della sua famiglia. Sin da piccolo mostra una spiccata propensione per la musica: un esperto e attempato direttore d’orchestra, vecchio insegnante di violino di sua madre, sprona il ragazzo a seguire la sua aspirazione e a dedicarsi alla musica così come sua madre aveva a suo tempo cercato di fare, non riuscendo tuttavia a perseguire il suo obiettivo. Killian -secondo nome scelto da sua madre- si appassiona sempre di più all’arte musicale e stringe un legame forte con il compositore David, il quale lo invita a far parte del Circolo degli Artisti di cui lui è presidente onorario. Entrato nel club a 14 anni, Marcus conosce importanti musicisti e promettenti giovani: tra questi il suo primo amore, Anija, giovane ragazza inglese di origini russe dai meravigliosi occhi azzurro-verdi. I due adolescenti s’innamorano perdutamente e in modo quasi spericolato: insieme sperimentano tutto ciò che è nuovo. Il primo spinello, il primo viaggio intrepido verso una meta lontana, le prime feste proibite, il sesso; ma l’idillio finisce ben presto poiché, a causa di un incidente d’auto alla guida della quale vi era proprio Alex, la ragazza perde la vita. Il giovane da allora convive con un senso di colpa lancinante: odia se stesso più di quanto potrebbe odiare chiunque altro e, per questo, si nasconde dietro una maschera fatta di viziosità, sarcasmo e impenetrabilità. A 18 anni Alex viene a conoscenza, grazie a suo padre, della verità sul perché dell’assenza della propria madre: se fino ad allora il ragazzo aveva creduto che lei stessa l’avesse abbandonato morendo di parto, finalmente Killian realizza che, in realtà, è stato l’uomo a lasciare lei perché troppo egoista e a costringerla a tornare in patria. Appresa la verità, dunque, Alex obbliga il proprio genitore a raccontargli ogni cosa: venendo a sapere del luogo in cui sua madre abita con il suo nuovo compagno, a 19 anni il giovane sceglie di trasferirsi nella Grande Mela per stare lontano dal proprio padre. Una volta trasferitosi inizia gli studi presso la prestigiosa università cittadina; stringe amicizie, gode dei piaceri della gioventù, suona in svariati locali la propria musica e si dedica alle attività che più gli piacciono: la boxe, il baseball e i motori. La madre di Alex, ormai sposata con un noto redattore giornalistico, sprona il giovane ad approcciarsi all’ambito lavorativo del proprio “patrigno”: Killian scopre così il mondo del giornalismo, dell’editoria, della scrittura. L’ormai giovane uomo si approccia al caotico, attraente e sinuoso mondo di “Impero Magazine”. Laureatosi in “Giornalismo” e conseguito, poi, il master in “Amministrazione e gestione delle Risorse Umane”, Alex riesce senza difficoltà ad entrare a far parte del Team di “Impero Magazine”, ricoprendo un posto di prestigio. Godendo del generoso stipendio che il proprio impiego gli frutta, Marcus si concede ogni vizio: acquista moto d’epoca, strumenti musicali e tutto ciò di cui crede di aver bisogno per essere felice. Si dedica alla musica, allo sport e alle donne; non ignorando nessuna delle sue passioni e riuscendo soltanto con esse a sublimare il proprio astio.
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