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#Romeno e Moldavo
antonioarchangelo · 1 year
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As contribuições dos estudos sobre a Evolução da Língua
A língua é um organismo vivo em constante evolução, e compreender suas mudanças ao longo do tempo é fundamental para a linguística. Para analisar essas transformações, a linguística utiliza duas abordagens principais: a sincrônica e a diacrônica. A perspectiva sincrônica concentra-se no estudo da língua em um determinado momento, enquanto a diacrônica observa sua evolução ao longo do tempo…
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lamilanomagazine · 9 months
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Furti alle aziende con mezzi rubati a bloccare le vie d'accesso: 4 gli arrestati e 3 i denunciati
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Furti alle aziende con mezzi rubati a bloccare le vie d'accesso: 4 gli arrestati e 3 i denunciati. Milano. Nella mattina del 19 dicembre 2023, a Pero (MI) e Legnano (MI), i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano hanno arrestato in flagranza 4 persone (3 moldavi di 41, 42 e 43 anni ed un ucraino di 30) e denunciate ulteriori 3 (2 moldavi di 31 e 32 anni ed un romeno 53enne) per furto aggravato in concorso. Nei confronti di tutti questi soggetti, pregiudicati, sono stati raccolti gravi ed univoci elementi di responsabilità in ordine alla commissione di un furto aggravato commesso alle ore 04:30 circa della notte tra il 18 ed il 19 dicembre, nella zona industriale di via Vinca a Stiatico di San Giorgio di Piano (BO), ai danni di un'azienda operante nel settore della logistica. Gli autori del reato avevano bloccato le vie adiacenti all'azienda con 6 veicoli rubati, per impedire eventuali interventi di veicoli delle Forze di Polizia, ed avevano poi sfondato con un furgone rubato uno degli accessi ai locali, dai quali avevano asportato materiale elettronico di vario genere per un valore complessivo di circa 1 milione di euro. I malviventi avevano poi fatto rientro nella provincia di Milano, trasportando a bordo dei veicoli rubati la merce asportata e si erano divisi, venendo poi bloccati a Pero e Legnano. La merce è stata interamente recuperata ed i veicoli in uso alla banda sequestrati. Uno degli arrestati, un 43enne moldavo, ha poi ricorso alle cure mediche presso l'ospedale Niguarda di Milano poiché, durante le fasi del furto, era stato investito da un complice a bordo di uno dei furgoni rubati, venendo dimesso con una prognosi di 10 giorni per escoriazioni varie. Lo stesso è stato inoltre tratto in arresto in quanto colpito da 2 ordinanze di custodia cautelare in carcere per analoghi reati contro il patrimonio. Tutti gli arrestati sono stati ristretti nelle case circondariali di Milano a disposizione dell'Autorità Giudiziaria.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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kritere · 2 years
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Kiev, missili russi passati in spazio aereo romeno e moldavo
DIRETTA TV La dencia di Zelensky: ‘I missili sullo spazio aereo di romania e moldavia una sfida alla Nato’. Il presidente ucraino è intervenuto sul suo canale telegram mentre l’allarme a Kiev è ancora in corso.  “Diversi missili russi – ha detto – sono passati attraverso lo spazio aereo della Moldavia e della Romania. Questi missili sono una sfida per la Nato e la sicurezza collettiva. Questo è…
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cristocontacontigo · 3 years
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Moldávia: Imagem de Nossa Senhora de Fátima oferecida à Diocese de Chisinau
Moldávia: Imagem de Nossa Senhora de Fátima oferecida à Diocese de Chisinau
Imagem fez viagem de Portugal num comboio humanitário com ajuda entregue ao governo moldavo Chisinau, 26 mar 2022 (Ecclesia) – O bispo de Chisinau, cidade capital da Moldávia, recebeu esta sexta-feira uma imagem de Nossa Senhora de Fátima, que foi levada do santuário mariano português, por um comboio de ajuda humanitário organizado por bombeiros e imigrantes romenos. Uma nota enviada à Agência…
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freedomtripitaly · 5 years
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Se siete alla ricerca di una nuova meta, possibilmente economica, Bacău, in Romania, è quella che fa per voi. Una delle città più antiche del Paese oggi è raggiungibile con i voli low cost della Blue Air che partono dall’Italia. Una città dove il turismo non è ancora esploso e che, proprio per questo motivo, offre ancora un’autenticità rara. Una città a misura d’uomo, dove tutto è a portata di mano. Il patrimonio storico della città è ancora intatto. L’architettura è di epoca medievale, con un sistema viario del periodo napoleonico, ma naturalmente molti edifici sono stati influenzati dal regime comunista. Tra i monumenti più rappresentativi della città troviamo la statua di Ștefan cel Mare (Stefano il Grande), davanti alla maestosa cattedrale ortodossa, la terza più grande al mondo di questo tipo. Bacău è anche detta “La città di Bacovia” dove “Bacovia” è lo pseudonimo del poeta romeno George Andone Vasiliu, il più importante autore contemporaneo della Romania. A lui è stato dedicato il Teatro George Bacovia, uno dei teatri più prestigiosi del Paese. Si può visitare anche la sua casa-museo e, nei pressi della statua di Stefano il Grande, ce n’è una che ritrae lo scrittore. È questo il punto di partenza di quasi ogni itinerario culturale attraverso la città. La “Precista” è una chiesa medievale costruita in pietra e mattoni in stile “moldavo” nel 1491 da Alessandro, figlio di Stefano il Grande ed è considerata il monumento principale della città. Con la sua altezza di 77 metri e la sua architettura moderno-signorile la Cattedrale Cattolica “Sfinţii Petru şi Pavel”, consacrata ai SS. Pietro e Paolo, domina il centro della città. Chi sceglie di andarci a primavera non potrà esimersi da una passeggiata in uno dei numerosi parchi cittadini. Molto romantico è il Parco delle Rose, conosciuto anche come il Parcul Trandafirilor, il più antico della regione: risale al 1850, anno in cui venne aperto come giardino pubblico. Il suo nome deriva dal fatto che vi trovano spazio decine di specie di rose, che rendono l’atmosfera davvero speciale. Nel 2007 è stato completamente rinnovato, così oggi è un luogo molto affascinante da visitare. L’isola ricreativa circondata da un lago è uno dei luoghi più popolari di Bacău, dove gli abitanti vengono a trascorrere i weekend. Qui si trova anche uno dei club più popolari della città. Il Lago Şerbăneşti è un labirinto di isole che spuntano in una palude di canne. È una riserva naturale famosa per la nidificazione di tante specie: sono state censite 147 specie di uccelli, 34 di mammiferi, anfibi e rettili e 22 di pesci. Infine c’è il Parco Cancicov, uno dei gioielli di Bacău, è un polmone verde amato da coloro che amano stare all’aperto. Con i suoi 24 ettari, è la più grande area verde nel centro della città. Nonostante le fredde temperature (la media annuale è di 9°C), agli abitanti del posto piace divertirsi e di locali dove trascorrere dei bei momenti è piena la città. Addirittura Bacău è entrata nei Guinness dei primati per il maggior numero di persone che hanno partecipato a un ballo sincronizzato. L’offerta culturale è completata da numerosi eventi come il Festival “George Bacovia”, i colloqui scientifici, gli spettacoli teatrali, i concerti sinfonici, le mostre, il teatro di strada e molto altro. La Cattedrale di Bacău @123rf https://ift.tt/2uDWl46 Bacău in Romania è la nuova meta low cost dove andare Se siete alla ricerca di una nuova meta, possibilmente economica, Bacău, in Romania, è quella che fa per voi. Una delle città più antiche del Paese oggi è raggiungibile con i voli low cost della Blue Air che partono dall’Italia. Una città dove il turismo non è ancora esploso e che, proprio per questo motivo, offre ancora un’autenticità rara. Una città a misura d’uomo, dove tutto è a portata di mano. Il patrimonio storico della città è ancora intatto. L’architettura è di epoca medievale, con un sistema viario del periodo napoleonico, ma naturalmente molti edifici sono stati influenzati dal regime comunista. Tra i monumenti più rappresentativi della città troviamo la statua di Ștefan cel Mare (Stefano il Grande), davanti alla maestosa cattedrale ortodossa, la terza più grande al mondo di questo tipo. Bacău è anche detta “La città di Bacovia” dove “Bacovia” è lo pseudonimo del poeta romeno George Andone Vasiliu, il più importante autore contemporaneo della Romania. A lui è stato dedicato il Teatro George Bacovia, uno dei teatri più prestigiosi del Paese. Si può visitare anche la sua casa-museo e, nei pressi della statua di Stefano il Grande, ce n’è una che ritrae lo scrittore. È questo il punto di partenza di quasi ogni itinerario culturale attraverso la città. La “Precista” è una chiesa medievale costruita in pietra e mattoni in stile “moldavo” nel 1491 da Alessandro, figlio di Stefano il Grande ed è considerata il monumento principale della città. Con la sua altezza di 77 metri e la sua architettura moderno-signorile la Cattedrale Cattolica “Sfinţii Petru şi Pavel”, consacrata ai SS. Pietro e Paolo, domina il centro della città. Chi sceglie di andarci a primavera non potrà esimersi da una passeggiata in uno dei numerosi parchi cittadini. Molto romantico è il Parco delle Rose, conosciuto anche come il Parcul Trandafirilor, il più antico della regione: risale al 1850, anno in cui venne aperto come giardino pubblico. Il suo nome deriva dal fatto che vi trovano spazio decine di specie di rose, che rendono l’atmosfera davvero speciale. Nel 2007 è stato completamente rinnovato, così oggi è un luogo molto affascinante da visitare. L’isola ricreativa circondata da un lago è uno dei luoghi più popolari di Bacău, dove gli abitanti vengono a trascorrere i weekend. Qui si trova anche uno dei club più popolari della città. Il Lago Şerbăneşti è un labirinto di isole che spuntano in una palude di canne. È una riserva naturale famosa per la nidificazione di tante specie: sono state censite 147 specie di uccelli, 34 di mammiferi, anfibi e rettili e 22 di pesci. Infine c’è il Parco Cancicov, uno dei gioielli di Bacău, è un polmone verde amato da coloro che amano stare all’aperto. Con i suoi 24 ettari, è la più grande area verde nel centro della città. Nonostante le fredde temperature (la media annuale è di 9°C), agli abitanti del posto piace divertirsi e di locali dove trascorrere dei bei momenti è piena la città. Addirittura Bacău è entrata nei Guinness dei primati per il maggior numero di persone che hanno partecipato a un ballo sincronizzato. L’offerta culturale è completata da numerosi eventi come il Festival “George Bacovia”, i colloqui scientifici, gli spettacoli teatrali, i concerti sinfonici, le mostre, il teatro di strada e molto altro. La Cattedrale di Bacău @123rf Una delle città più antiche del Paese, dove il turismo non è ancora esploso, oggi è raggiungibile con i voli low cost.
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postscriptumpage · 7 years
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Se in Italia Cristo si è fermato ad Eboli, la Moldavia credo non sapesse neanche ubicarla su una cartina geografica.
Provo a far mente locale sul paese che mi ospiterà nei prossimi mesi…o anni! Sto cercando di capire cosa mi aspetta; la povertà di questi luoghi non mi fa affatto paura, anzi, potrebbe essere una gran maestra di umiltà ed una accrescente esperienza; ma che posto è la sconosciuta Moldavia?
Informandosi qua e là si scopre che la Moldavia è il paese più povero del continente europeo, extra UE e con idee non ben chiare sull’entrata nella comunità europea. Il suo PIL nazionale è pari al 4,2% del PIL romeno e pari allo 0,39% del PIL italiano, per avere un’idea in termini economici di questa giovane repubblica nata nel 1991 occorre dire che se un lavoratore moldavo guadagna 300€ mensili deve ritenersi molto fortunato, la maggior parte dei sui connazionali riesce a portare a casa molto meno. La lingua nazionale è il romeno, tutti parlano anche il russo, alcuni solo russo e si rifiutano categoricamente di comunicare in romeno, specialmente nel nord del paese dove attualmente mi trovo. Il territorio moldavo storicamente era compreso nella Dacia dell’impero romano, poi regione della Romania fino a quando la Russia ha deciso di strapparla ai romeni per annetterla all’URSS; attualmente Repubblica Democratica con capo di stato filorusso e primo ministro filoeuropeo! Non cosa semplice da gestire!
A prima vista è evidente che sia un territorio con non molte risorse, a parte l’agricoltura non c’è molto da cui attingere profitto, le aree industriali nate con l’Unione Sovietica sono ridotte ad una ammasso di lamiere accartocciate. La maggior parte del territorio è rurale, arretrato e privo di servizi, anche dei più elementari; nel paese di campagna devo sono provvisoriamente in hotel molte case non hanno i bagni all’interno, ma latrine esterne senza corrente e impianto idrico. Nell’hotel dove alloggio l’acqua non è potabile ed ha un colore giallastro/ruggine alla vista, unge al tatto (è come se non il sapone non andasse mai via) e la sensazione di pulito dopo la doccia è solo un ricordo per adesso! È l’albergo migliore di tutta la zona, non oso immaginare gli altri. A breve sarò trasferito in una città che su carta conta 150.000 abitanti, in realtà sono meno della metà i residenti. Una buona percentuale della popolazione moldava è emigrata all’estero, alcuni in Romania, altri altrove utilizzando la cittadinanza romena che in molti posseggono visti i precedenti storici; possedendo la cittadinanza romena hanno la fortuna di poter lavorare senza problemi nella zona Schengen e mandare soldi ai parenti rimasti in Moldavia.  Le strade sono qualcosa alla quale non ci si crede se non le si percorre, per evitare una buca ne becchi altre due se sei fortunato, l’effetto che si ha alla guida è lo stesso che si prova su un vecchio regionale di Trenitalia…beh sono stato mandato qui proprio per questo infatti! La capitale, Chişinău, è apparentemente molto diversa dal resto del paese, i palazzoni sovietici delle periferie nascondono una zona centrale dove nuovi palazzi moderni, locali alla moda e modus vivendi occidentali fanno a cazzotti con il contesto del paese e cercano in tutti i modi il riscatto che tutta la Moldavia spera, e certamente è giusto che le spetti. In fin dei conti, tutti in Europa, chi più chi meno, abbiamo subito guerre e povertà e ci siamo ricostruirti da zero o quasi.
Si incontrano diversi italiani, alcuni stanno lavorando attivamente qui con ditte di costruzione italiane e non che attraverso fondi europei stanno costruendo e riabilitando in diverse aree del paese; io faccio parte di questa categoria. Altri sono imprenditori che hanno chiuso fabbriche in Italia e sono venuti qui a fruttare la manodopera a basso prezzo; altri sono i “turisti dell’igiene dentale”, ci sono viaggi organizzati che prevedono albergo + spa + cura dentale per tutta la famiglia a prezzi davvero irrisori per la qualità dei trattamenti che si possono trovare in loco. Altri infine appartengono ad un’altra tipologia di turisti, tutti uomini chiaramente…un turismo molto meno nobile del precedente e non degno di essere chiamato tale; sono quegli italiani di cui andare poco fieri che credono che la Moldavia sia sinonimo di figa e badante. Infine ci sono nostri connazionali che gestiscono piccole attività qui in Moldavia, alcuni hanno trovato l’amore, altri mi chiedo cosa ci facciano qui viste le condizioni e le prospettive!!!
Io ho accettato la sfida. E spero di vincerla e portarla a termine…Sono qui da 14 giorni, tra qualche tempo potrò percorrere 50km di statale che sarà degna di essere chiamata tale, una tratta importante e strategica che collegherà il nord della Moldavia al confine romeno, ossia alle porte della comunità europea! Una strada alla quale anche io potrò aver contribuito in minima parte.
Per adesso continuerò a guardare con curiosità e stupore i bellissimi paesaggi agresti moldavi, dove il tempo sembra essersi fermato da decenni; i campi sono ben curati ed è piacevole agli occhi vedere distese di vigneti, girasoli e granturco. Rallenterò con la macchina per far attraversare le papere, le cicogne, le capre e le vacche, guiderò con prudenza per non tamponare i calessi carichi di paglia e ben troppe persone a bordo…cercherò di portarmi a casa quanto più possibile da questa esperienza e da questa gente. È gente segnata in volto dal lavoro e dalla fatica o dalla noia! Gente che ride ben poco, troppo poco per i miei gusti; c’è la vecchia generazione filorussa apparentemente nostalgica di un comunismo che ha portato ben poco rispetto allo sperato, poi c’è la nuova generazione che guarda con timidezza all’Europa però a mio parere si presenta molto poco patriottica. L’ingresso nell’UE sembra un traguardo ambito per poter scappare e non tornare più, non un mezzo per poter partecipare ad un progetto di democrazia e diritti comuni.
Il poco tempo libero che ho a disposizione passa abbastanza lentamente! Non ci sono troppe distrazioni o attività interessanti che si possano intraprende, soprattutto nel bel mezzo della campagna! Spulciando su internet si trovano diverse no-profit finanziare dall'UE (per fortuna che esiste!), spero di poter partecipare in qualche attività tra queste; almeno potrò dare alla mia missione in Moldavia un valore aggiunto e un aiuto concreto a qualcuno. In fin dei conti imparare a cavarmela da solo già l’ho fatto tempo fa, imparare a stare da solo non voglio farlo.
Nicolas D’Amico
07/08/2017
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pangeanews · 5 years
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“Bisogna sprofondare nell’ineffabile e uscirne con i concetti a brandelli. Una volta smarrita la fiducia teorica, si può tentare di comprendere tutto”: un inedito di Emil Cioran
Prima ancora di essere una questione individuale, il fallimento, almeno in certi paesi che si trascinano nelle periferie della storia, assume i contorni funesti d’una piaga collettiva, d’un retaggio ereditario impresso nell’anima di tutto un popolo. «La fierezza di un uomo nato in una piccola cultura è sempre ferita», scrive Cioran a 25 anni, nel suo libro più militante e crudele, Trasfigurazione della Romania, – tentativo estremo, disperato di scuotere i compatrioti dal torpore e dalla paralisi d’una servitù millenaria, condannati a un’esistenza anonima, meramente biologica, al di fuori d’ogni divenire storico e culturale.
Con la spietatezza e la ferocia d’un torturatore, Cioran analizza le tare antropologiche e culturali del proprio paese, considerato nulla più che un’espressione geografica. Scetticismo superficiale, passività, derisione e disprezzo di sé, mollezza contemplativa, inazione, remissività, rassegnazione, oziosità, fatalismo, sono i tratti indelebili del carattere romeno. L’esistenza larvale, vegetativa del popolo romeno è iscritta per Cioran nel folklore pastorale del villaggio, scandita dai cicli naturali di una realtà a-storica e provinciale, tramandati in parte da quella «maledizione poetica nazionale» che è la Mioriţa. In questo poema un pastore moldavo, in procinto di essere assassinato e derubato da due malfattori, un transilvano e un vranceano, nonostante sia avvertito per tempo da una sua agnellina (Mioriţa), accetta supinamente la propria sorte, purché riceva una degna sepoltura nella radura, dentro il recinto accanto alle sue pecore.
Ogni popolo elabora nella propria tradizione una parola simbolo, «un’allusione all’indicibile», in cui è racchiuso il segreto della propria anima, il suo originario essere al mondo. Il termine chiave dell’anima romena è il dor, quel languore del vago, quel desiderio indefinito, che genera una vitalità impotente, una paura ancestrale dell’atto, un’inguaribile diffidenza nei confronti dell’esistenza e della storia. La «virtualità dello scacco», come la chiama Cioran, aleggia come una cappa sopra un intero popolo, stroncando sul nascere ogni tentativo di inserirsi nel flusso del divenire. Il fallimento come marchio indelebile, infamante, autentico genius loci della stirpe valacca. «Non c’è essere più incline allo scacco del Romeno», incalza Cioran, ostentando tutto il suo disprezzo verso quei perdenti nati, naufraghi dell’esistenza, «appassionati della caduta e della periferia», relitti del genere umano che, ai suoi occhi, «non sono degni di alcuna considerazione».
Pur avendo già assimilato tutti gli elementi filosofici che fanno da sfondo all’idea di fallimento, il Cioran romeno dimostra di non averne ancora elaborato la portata universale, lo sfacelo biologico che comporta, limitandosi a un’analisi politica e culturale del fenomeno, dagli esiti inevitabilmente scoraggianti, quindi, per uno spirito ardente come il suo, relegato nella banlieue della storia.
Solo se all’infinito negativo della nostalgia subentrerà l’infinito positivo dell’eroismo, allora la Romania cesserà di essere un «Sahara popolato» da un «gregge invertebrato» e diventerà una nazione, ovvero un’unità politica che fa la storia invece di subirla, assurgendo a destino per sé e per gli altri popoli. Prima dei trent’anni – limite anagrafico dopo il quale l’intellettuale romeno si pietrifica, «ridiventa materia» – Cioran scommette nella trasfigurazione del popolo romeno, in una sua mutazione genetica, provocata dall’alto, sotto l’egida di un capo carismatico – nella fattispecie Corneliu Zelea Codreanu – in grado d’incarnare ai suoi occhi l’idea di nazione. Per Cioran il proprio paese si trova quindi davanti a un bivio, a un’ora solenne: «O la trasfigurazione storica o niente!» Se la Romania, dopo secoli di sordida esistenza, non irromperà bruscamente nella storia con un salto qualitativo, come fece la Russia, ai suoi abitanti non rimarrà che il suicidio o la fuga.
Ad ogni modo, il furore profetico del giovane Cioran non è del tutto privo di metodo. Imponendo un ultimatum al suo paese egli chiarisce subito che, in caso d’insuccesso, non è disposto a immolarsi per la causa: «Se la trasfigurazione è illusoria il problema della Romania non esisterà più per me». Nel 1937, traendo le conseguenze da quell’amara promessa, Cioran lascia la Romania alla volta di Parigi, abbandonando la patria al suo fosco destino. Salvo un fugace e tempestoso rientro tra il novembre del ’40 e il febbraio del ’41, non vi farà più ritorno.
Fallita la missione di risvegliare la Romania dal suo letargo storico, al Cioran francofono riuscirà in compenso l’impresa più ardua che possa capitare ad un uomo: trasfigurare sé stesso.
Massimo Carloni
***
I SEGRETI DELL’ANIMA ROMENA. IL «DOR» O LA NOSTALGIA
Si potrebbe conoscere l’essenza dei popoli – più ancora di quella degli individui – dal loro modo di partecipare al vago. Le evidenze in cui vivono svelano unicamente la transitorietà del loro essere che li rende ad un tempo accessibili e senza rilievo. Gli psicologi, specializzati nel percepire quelle periferie dell’anima tramite cui essa appartiene al mondo, hanno degradato le irriducibilità interiori e le hanno ricondotte ad alcune varietà rilevanti soltanto per l’apparenza.
Ciò che un popolo può esprimere ha unicamente un valore storico. È la sua riuscita nel divenire. Ma ciò che non può esprimere, il suo fallimento nell’eterno, è la sua stessa anima, infruttuosamente assetata della propria identità. Ogni tentativo di esaurirsi nell’espressione è votato all’impotenza. E per supplire a tale deficienza, i popoli hanno inventato alcune parole – le parole della loro anima – altrettante allusioni all’indicibile, pallide emanazioni d’un accordo misterioso.
Quante volte, nelle nostre peregrinazioni al di fuori dell’intelletto, abbiamo riposato i nostri turbamenti all’ombra di questi Sehnsucht, yearning, saudade, frutti sonori sbocciati per cuori troppo maturi!
Chi s’arrovellasse a cercare la formula della malattia della lontananza diventerebbe – filosoficamente – vittima di un’architettura mal costruita. Per risalire all’origine di queste espressioni del vago, occorre praticare una regressione affettiva verso la loro essenza. Bisogna sprofondare nell’ineffabile e uscirne con i concetti a brandelli. Una volta smarrita la fiducia teorica e l’orgoglio dell’intelligibile, si può tentare di comprendere tutto. Di comprendere tutto, per sé stessi. Si giunge allora a compiacersi nell’inesprimibile, a trascorrere i propri giorni ai margini del comprensibile e a sguazzare voluttuosamente nel suburbio del sublime. Giacché per sfuggire alla sterilità – occorre vivere in una musica assurda in cui patiscono i concetti. Senza il lutto quotidiano della ragione, l’anima si inaridirebbe in un autunno lucido, in un rifiuto ultimo della fine.
Vivere continuamente nell’attesa, in ciò che non è ancora, significa accettare il vitale squilibrio implicito nell’idea d’avvenire. Ogni nostalgia è un superamento del presente. L’unico contenuto della vita è nella violazione del tempo. L’ossessione dell’altrove, è l’impossibilità dell’istante. E tale impossibilità è la nostalgia stessa.
Il fatto che i francesi non abbiano voluto provare e soprattutto coltivare l’imperfezione dell’indefinito, è di per sé un accento rivelatore. In forma collettiva, quel male non esiste in Francia. Il cafard non ha un respiro metafisico e l’ennui è stranamente digerita. Questo perché i francesi rifiutano di crogiolarsi nel «possibile». La stessa lingua elimina ogni complicità con i suoi pericoli. Esiste un altro popolo che si trova più a suo agio nel mondo, per cui il sentirsi a casa propria abbia più senso e più peso?
Per desiderare fondamentalmente un’altra cosa, bisogna essere disintegrato nello spazio e nel tempo, occorre vivere in una parentela minima con il luogo e il momento. Ciò che fa sì che la storia della Francia offra poche fratture, è il desiderio d’identità con sé stessa, che incoraggia la nostra disposizione alla perfezione e delude il bisogno del nuovo implicito in una visione tragica. L’unica cosa contagiosa in Francia, è la lucidità. L’orrore di farsi abbindolare, d’essere vittima di qualunque cosa impedisce di precipitare nel dramma. Per questo un francese accetta l’avventura solo in piena consapevolezza: egli vuole essere ingannato; si benda gli occhi. L’eroismo incosciente gli sembra una mancanza di gusto. La vita tuttavia è feconda soltanto se si anticipa – a ogni momento – l’impulso, e non la volontà, a essere cadavere, a essere metafisicamente vittima.
Se i francesi hanno sovraccaricato di troppa chiarezza la nostalgia, se gli hanno sottratto certi prestigi intimi e pericolosi, la Sehnsucht, al contrario, esaurisce quanto vi è d’essenziale nei conflitti dell’anima tedesca. Nei tedeschi non c’è soluzione alla tensione tra l’Heimat e l’infinito. Significa essere radicato e sradicato ad un tempo, non aver potuto trovare un compromesso tra il focolare e la lontananza. L’imperialismo, nella sua ultima essenza, non è forse la traduzione politica della Sehnsucht? Non s’insisterebbe mai troppo sulle conseguenze storiche di certe approssimazioni dell’anima. Ora, la nostalgia è una di queste. Approssimazione, giacché essa impedisce all’anima di riposarsi nell’esistenza o nell’assoluto: costringe a fluttuare nell’indistinto, a perdere le proprie basi, a vivere allo scoperto nel tempo.
Vediamo raggrupparsi attorno a uno stesso significato profondo tutte le manifestazioni d’un popolo, se si giunge a realizzare il contenuto affettivo delle parole chiave della sua lingua. Il termine romeno dor è una di quest’espressioni, d’una soave e tirannica frequenza, che esprimono tutte le indeterminazioni sentimentali di un’anima. Esso significa nostalgia. Ma nessun equivalente può renderne la peculiare sostanza. Cresce su un fondo di sofferenza e si spande, aereo, sopra la prostrazione d’un intero popolo, estraneo alla felicità. Giacché occorre pensare alla sua storia fatta di sconforto, al cumulo di traversie, di fallimenti e di sventure, per comprendere il tono lamentoso che sprigiona la sonorità condensata e volatile del dor. Tutta la poesia popolare ne è imbevuta. Non è un fiore raffinato, né un pretesto per sensibilità disincantate, è la confessione poetica dell’anima alla ricerca di sé stessa. Assai più diffuso tra i contadini che presso gli intellettuali, sorge dall’oscurità del sangue, come una sorte di tristezza della terra. La «doïna», che di tutta la poesia popolare è quella che esprime meglio l’essenza malinconica del dor, è una lamentazione, lenita dalla rassegnazione e dall’accettazione del destino.
Mentre la Sehnsucht era piuttosto un’aspirazione verso ciò che è lontano, il dor è il superamento nella lontananza. Ci si sente ovunque troppo lontani. È rilevante il fatto che il tratto principale della letteratura romena, per parecchio tempo, sia stato lo sradicamento. È probabile che sia questo un carattere comune a tutte le opere sorte dal folklore, presso quelle letterature in cui il contadino esiste. Ma il fatto capitale che c’interessa, è che, indipendentemente dalle condizioni e dalle spiegazioni storiche, il fervore vagamente negativo del dor si sia infiltrato e stratificato nell’anima romena, al punto tale che ne è la definizione stessa. Essere strappato dal suolo, uscito dall’orbita nel tempo, separato dalle proprie radici immediate, significa desiderare una reintegrazione nelle fonti originarie che precedono la separazione e la lacerazione. Il dor, appunto, è quel sentirsi eternamente lontano da casa. Non la presupposizione contraddittoria dell’infinito e della Heimat, ma il ritorno verso il finito, verso l’immediato, verso la conquista di ciò che avevamo prima d’essere soli, il richiamo terrestre e materno, la diserzione della lontananza. Si direbbe che l’anima non si senta affatto consustanziale al mondo. Allora essa sogna tutto quanto ha perduto. È la negazione del coraggio tragico, dell’abbandono nel combattimento. Al pari dello spirito, il cuore s’adopera a forgiare utopie. E di tutte, la più stravagante, è quella d’un universo nativo, dove ci si riposa da sé stessi, un universo-guanciale cosmico di tutte le nostre stanchezze.
Il dor esprime in modo sorprendente che non può esservi sogno senza viltà, che ogni esitazione del cuore dipende dalla paura dell’atto. Ciò spiega perché in ogni nostalgia troppo interiorizzata, che si nutre di s�� stessa e che perde contatto con la vita, ci sia una virtualità di fallimento. È come se si fossero raccolte tutte le proprie forze per elaborare il Vago. Il dor è la vitalità d’un popolo, collocato nell’indefinito; in esso si esprimono gli istinti smarriti nell’anima e dimentichi della loro potenza.
I romeni hanno troppa anima: essi indugiano sulla soglia dello spirito. Riusciranno a convertire le forze del dor sul piano storico? Questo è il dilemma.
Finora il dor è stato solamente il ritardo sempre prolungato di ogni realizzazione. Non potendo trovare una forma di vita loro consona, e non essendo abbastanza preparati per guardare in faccia un destino in sospeso, i romeni hanno fatto della nostalgia un succedaneo affettivo del male metafisico.
In Occidente, si vive il dramma dell’intelligenza; nel sud-est dell’Europa, quello dell’anima. S’incespica da una parte come dall’altra. Si va troppo lontano in una sola dimensione. Gli uni hanno dilapidato la propria anima; gli altri non sanno più che farsene. Siamo tutti parimenti lontani da noi stessi.
Emil Cioran
* Il testo “Le ‘DOR’ ou la nostalgie”, firmato da “Emmanuel Cioran” è stato pubblicato sul settimanale francese “Comoedia” il 4 settembre 1943; traduzione italiana e cura di Massimo Carloni.
L'articolo “Bisogna sprofondare nell’ineffabile e uscirne con i concetti a brandelli. Una volta smarrita la fiducia teorica, si può tentare di comprendere tutto”: un inedito di Emil Cioran proviene da Pangea.
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allmadamevrath-blog · 6 years
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Dracula. L'esilio in Moldavia
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Luigi d’Angiò
Dracula
L'esilio in Moldavia
Quest'altro paese romeno aveva conosciuto, a partire dal 1432, gli stessi scompigli e le stesse guerre civili della Valacchia. Il suo nome deriva dal fiume Moldova, che scorre nel nord del paese, dove si trovava la sua prima capitale. La Moldavia ne comprendeva solo due: il paese alto (Tara de sus), a nord, e il paese basso (Tara de jos), a sud. In origine questi due principati erano anche chiamati Valacchia, il paese dei Romeni. Ma poi, per differenziarli dall'altro Stato romeno, si utilizzarono le forme Rossovalacchia (Valacchia vicina alla Russia) e Maurovalacchia (Valacchia nera, settentrionale), diventata Piccola-Valacchia. Il nome Moldavia, che a metà del XIV secolo designava il piccolo principato del nord, finì per imporsi alla fine dello stesso secolo, quando avvenne l'unione del paese alto con quello basso. La Moldavia ritrovò la propria indipendenza nel 1359, grazie alla rivolta del principe Bogdan, voivoda romeno originario del vicino Maramures, che occupò il trono e diede il suo nome alla dinastia regnante. L'indipendenza non durò a lungo poiché nel 1370 Luigi d'Angiò, re d'Ungheria, fu eletto anche re di Polonia, sua confinante a nord. L'unione della Polonia con la Lituania, vicina orientale della Moldavia (1386), spinse il principe Pietro I a giurare fedeltà al re di Polonia-Lituania, Ladislao Jagellone (1387). Il paese alto finì con l'unirsi al paese basso verso il 1390-1391 e in tal modo raggiunse il litorale del Mar Nero. La Moldavia rimase per molti secoli vassalla della Polonia. Il lungo regno di Alessandro il Buono (1400-1432), contemporaneo e pupillo di Mircea il Vecchio di Valacchia, permise al paese di svolgere un ruolo importante in Europa orientale. La via commerciale che collegava la Cina e la Persia alla Polonia attraverso il Mar Nero, percorreva la Moldavia da Sud a Nord e le apportava una grande prosperità. Alcuni scambi importanti legavano la Moldavia alla Transilvania, grazie soprattutto alle città di Bistrita a Nord e di Brasov a sud. Con Cetatea Alba, alla foce del fiume Nistru, sul Mar Nero, e Chilia, occupata verso il 1428, la Moldavia possedeva due grandi emporia per il commercio internazionale e si affermava come potenza pontica. Il paese adesso aveva raggiunto la sua massima estensione dai Carpazi orientali al Nistru e dal Mar Nero ai confini della Galizia. Nel 1420 la comparsa degli Ottomani colse i moldavi di sorpresa. Per un quarto di secolo (1432-1457) i figli e i nipoti del principe si disputarono il trono con una violenza spaventosa. Nel 1433 Elia, figlio legittimo di Alessandro, fece annegare la madre del fratellastro con il quale condivideva il trono, Stefano, che non era riuscito a catturare. La spirale di violenza continuò fino al 1448, quando Roman, figlio di Ilia, decapitò Stefano per vendicare il padre. Un anno più tardi Roman morì a sua volta avvelenato. Nella primavera del 1448 Giovanni Hunyadi decise di porre fine all'instabilità della Moldavia insediando Pietro II, che si era rifugiato presso di lui per paura di essere assassinato dal correggente al trono. Quest'azione rientrava nel progetto, accarezzato da Hunyadi, di grantirsi la fedeltà dei due paesi romeni transcarpatici in vista della spedizione che stava preparando contro i Turchi. Salito sul trono in marzo, Pietro II si sbarazzò presto del rivale, che morì avvelenato in luglio. Pietro II morì a sua volta il 10 ottobre 1448 e questo spiega come mai non avesse partecipato alla campagna di Kosovopolje. Il suo poso venne occupato da un figlio di Ilia, Alessandro (Alexandrel), di soli dieci anni d'età, per parte di madre egli era cugino del re di Polonia Casimiro IV. E' presso questo giovanissimo principe che Vlad Dracula, si recò nel novembre-dicembre del 1448, dopo essere stato scacciato dalla Valacchia. Foese la seconda moglie di Vlad Dracul, zia di Alessandro si trovava già lì con la figlia Alessandra. Vlad poté trovare asilo in Moldavia per tre anni, nonostante Alessandro venisse scalzato dal trono nell'ottobre del 1449. Il nuovo principe Bogdan II (1449-1451) era figlio del jupan Bogdan, fratello di Alessandro il Buono. Il nuovo principe Bogdan II godeva dell'appoggio di Giovanni Hunyadi con il quale l'11 febbraio 1450 concluse il trattato di fedeltà e di alleanza. Bogdan si impegnava a comportarsi con il governatore dell'Ungheria <<come un figlio con l'amato padre>>; il suo paese sarebbe stato <<un tutt'uno con il paese di Sua Signoria>>; proometteva inoltre al suo signore consigli, assistenza militare, diritto d'asilo, eccetera. I termini di questo trattato costituivano una novità nelle relazioni diplomatiche tra la Moldavia e l'Ungheria, e portavano l'impronta dell'energica personalità di Giovanni Hunyadi. Significarono una rottura con la politica tradizionale dedi principi moldavi, i quali avevano scelto il vassallaggio polacco proprio per mettersi al riparo dalla troppo pesante tutela ungherese e dal proselitismo cattolico che essa incoraggiava. Il re di Polonia, non poteva accettare questa situazione. Un esercito polacco attaccò la Moldavia a due riprese, nel marzo e nel settembre del 1450, ma subì due gravi disfatte. Nel 1457, Vlad. aiuterà Stefano, fornendogli un esercito e l'appoggio diplomatico per la riconquista del trono moldavo. L'esperienza militare che forse Dracula acquisì in quest'occasione gli sarebbe servita più tardi, essendo la prima volta che combatteva contro un esercito occidentale, formato essenzialmente da corpi di cavalleria pesante e protetto da carri da combattimento che imitavano quelli degli hussiti. Il 15 ottobre 1451, durante i festeggiamenti per il matrimonio di uono dei suoi uomini. Bogdan II venne tratto dal letto in piena notte e decapitato da una truppa comandata da Pietro Aron, pretendente a un trono e appoggiato dai Polacchi. Dopo questo delitto la vedova di Bogdan II si rifugiò con i figli in Transilvania mettendosi sotto la protezione di Giovanni Hunyadi. Vlad la scortò, ma non ebbe la forza di presentarsi davanti all'assassino del padre. Si stabilì probabilmente a Sighisoara o a Brasov.
Giovanni Hunyadi sembrava ben tollerare il fatto che Dracula si fosse rifugiato in Transilvania. Il nuovo sultano, che entrerà nella storia con il nome di Maometto il Conquistatore, figlio e successore di Murad II, morto il 9 febbraio 1451, stava preparando l'assedio di Costantinopoli e necessitava di concludere la pace con Venezia e con l'Ungheria. E il 20 novembre 1451, infatti, Maometto II firmò una tregua di tre anni con l'Ungheria.
E Vladislav; principe dei Valacchi, deve pagare e resituire alla Mia Signoria ciò di cui è debitore, il tributo o altri servigi. Egli deve al regnoo d'Ungheria, o al suo governante, attenzione, obbedienza e obblighi.E se soddisfa  le due parti, che regni in pace, e se non pagasse quello che devea me o a sua Signoria il governatore e anche ai signori d'Ungheria che ogni parte possa attaccarlo e obbligarlo a rispettare la pace. E che Vladislav, che adesso è principe dei Valacchi, egni fino alla fine dell'armistizio. E se Vladislav morisse durante il periodo di pace, nessuna delle parti avrà la libertà di nominare un principe in Valacchia diverso da quello che avrà scelto. E colui che sarà principe resterà in questa situazione fino al termine sopra indicato.  
Nella lettera del 6 febbraio 1452 nella quale Giovvanni Hunyadi annunciare alle autorità di Brasov che si sarebbe impegnato a una belligeranza nei confronti di Vladislav II.
Non ci permettiamo di mandare un esercito di questo campo d'Ungheria contro il voivoda Vladislav, e se possibile che non intraprenderemo niente contro di lui.
Non ci permettiamo di mandare un esercito di questo regno d'Ungheria contro il voivoda Vladislav, e se possibile che non intraprenderemo niente contro di lui. Perché adesso, l'illustre principe Vlad, figlio del fu voivoda Dracul, che adesso si trova presso di voi, si propone verosimilmente di attaccare il voivoda Vladislav a nostra insaputa e contro la nostra volontà. Se il suddetto Vlad desidera passare attraverso questa regione contro il sunnominato Vladislav allo scopo di distruggere lui e il paese della Valacchia, allora con la presente noi vi ingiungiamo  con la forza di non offrire a Vlad né alloggio né riparo, ma piuttosto di catturarlo e scacciarlo. E poiché il suddetto Vlad è venuto  dalla Moldavia sotto la nostra protezione, faremo in modo che sia condotto sano e salvo per la medesima strada dai nostri uomini e sotto la nostra protezione.
La decisione di rimandare Dracula in Moldavia era legata al cambiamento di principe in questo paese, avvenuto in febbraio. Alessanndro (Alexandrel) aveva goduto ancora una volta dell'appoggio del re di Polonia, le cui truppe avevano scacciato facilmente Pietro Aron. In breve tempo il giovane principe normalizzò i rapporti con la città di Brasov, alla quale rinnovò i privilegi commerciali concessi dal nonno Alessandro il Buono (il 14 agosto 1452) e avviò altri negoziati in tal senso a Hunyadi. Il 16 febbraio 1453 Alessandro concludeva con quest'ultimo un trattato di <<pace eterna>>, impegnandosi anche a sposare una nipote del suo protettore. Vlad lasciò Brasov e la sua regione e si diresse verso occidente per uscire dal territorio sassone. Aveva alle costole non solo gli uomini di Hunyadi ma anche i Sassoni di Sibiu, che gli avevano proibito di stabilirsi nel loro Stuhl. A Geoagiu, vicino a Broos (Oràstie), due uomini di Hunyadi gli tesero un agguato che avrebbe potuto essergli fatale. Vlad ricorderà ai cittadini di Sibiu quest'incidente che quasi gli costò la vita, poiché fu sul punto di essere catturato e giustiziato <per l'amore del signore Vladislav, voivoda>>. Vlad si rivolse direttamente a Hunyadi, il quale gli propose di prenderlo al proprio servizio in condizioni di subalterno, cosa che egli rifiutò. Hunyadi lo ricacciò in Moldavia manu militari. Il primo contatto fra i due finì dunque malissimo. Vlad era troppo orgoglioso per accettare qualcosa che esulasse dal trono paterno; dal canto suo Hunyadi teneva a rispettare la pace conclusa con Maometto II e non poteva permettere che Vlad soggiornasse sul territorio sassone della Transilvania, da dove avrebbe immancabilmente minacciato Vladislav II. Vlad si ritrovò ancora una volta esiliato in Moldavia. Il paese era ancor governato dal giovane principe Alessandro sotto la tutela dei boiardi, che non vedevano di buon occhio le sue aperture nei confronti di Hunyadi e dell'Ungheria. Alessandro si rassegnò a prestare giuramento  d'obbedienza al re di Polonia. Dal 29 maggio 1453, infatti, Maomentto II occupava Costantinopoli e dall'agosto dello stesso anno esigeva un tributo dalla Moldavia. Nel maggio del 1454 il rappresentante polacco presso la dieta di Ratisbona poteva annunciare pubblicamente che la Valachia e la Moldavia pagavano un tributo annuale ai Turchi e che la popolazione era stata obbligata ad assolverlo dopo un censimento di tutti i capifamiglia. In tal modo non esistevano più bastioni tra la Polonia e i Turchi, cosa che era tanto più pericolosa per il regno in quanto nello stesso momento si stava impegnando in una lotta contro l'ordi e Teutonico. La posizione di Alessandro era sicuramente minacciata dall'evolversi dei problemi interni dell'Ungheria, dove Giovanni Hunyadi aveva lasciato il titolo di governatore del regno che deteneva dal 1446. Dopo la disfatta di Kosovo era potuto uscire dalle prigioni del despota della Serbia solo a prezzo di un'alleanza con i nemici della nobiltà ungherese: con Ulrico de Cilli e suo suocero Giorgio Brankovic, con Ladislao Garài e con Nicola Ujlàki. Costoro lo forzarono a negoziare con Federico III la liberazione del re minorenne Ladislao il Postumo, che l'imperatore s'intestardiva a tenere presso di sé in Austria com e pupillo. Hunyadi ottenne da Federico la promessa di restituire la libertà a Ladislao non appena avesse raggiunto la maggiore età, fissata a tredici anni. Nel gennaio del 1453, Ladislao il Postumo divenne arciduca d'Austria e il mese seguente di fece incoronare re d'Ungheria. Giovanni Hunyadi rinunciò allora al suo incarico di governatore del regno e Ladislao lo nominò conte ereditario di Bistrita, capitano del paese e gran tesoriere del regno. Qualche mese più tardi il re creò un triumvirato che avrebbe dovuto gestire i suoi possedimenti: Hunyadi ottenne la responsabilità degli affari d'Ungheria, Ulrico de Cilli quelli d' Austria e Giorgio Podebrad quelli di Boemia. Giovanni Hunyadi si trovò ad acere a che fare con un valacco sempre più irrequieto, Vladislav II, che intendeva proteggere i suoi sudditi dalle svalutazioni monetarie ungheresi. Nel settembre - ottobre 1452 Vladislav II inaugurò una nuova politica monetaria e coniò delle monete d'argento più pesanti e più ricche di metallo prezioso delle corrispondenti monete ungheresi, Intendeva sottolineare l'indipendenza nei confronti del vicino settentrionale e permetteva alle proprie monete di circolare sul mercato ottomano. Giovanni Hunyadi proibì agli abitanti di Brasov di accettare la moneta valacca e gli aspres turchi, e il re Ladislao tolse a Vladislav II i feudi transilvani di Amlas e di Fagaras. Nell'agosto del 1453, scoppiò un primo conflitto, poi, nel settembre del 1455, Giovanni Hunyadi invase la Valacchia e obbligò Vladislav II ad accettare la nuova moneta inglese, molto svalutata. Le azioni ostili di Hinyadi contro il principe valacco non contravvenivano alla tregua del 1451, che era scaduta. Tuttavia Hunyadi non osò intervenire in Moldavia , dove il principe Pietro Aron, di nuovo sul trono, si era affrettato a prestare anch'egli giuramento di fedeltà al re di Polonia, negoziando nel contempo con Maometto II il pagamento di un tributo che quest'ultimo fissò a 2000 ducati d'oro (5 ottobre 1455).
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ansaemiliaromagna · 7 years
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Oltre 40 furti, operazione Cc 'Predoni'
In carcere moldavo e romeno, ricercati altri 3 componenti banda http://ift.tt/2rPNcj2
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turistacarimbada · 8 years
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Você conhece a  a Romênia ?
A Romênia está localizada no centro-sudeste da Europa. Essa região data de 3000 anos atrás e conta com a presença dos gregos na sua formação e mais tarde foi dominada pelos romanos, depois pelo comunismo, até chegar na revolução da Romênia em 1989 quando o país se abriu para a democracia e o capitalismo.
Moeda: Leu Romeno
Capital : Bucareste
Malas prontas para Romênia, a terra do conde Drácula! Emocionada que só eu mesma quando estou de partida para terras novas! Para quem não sabe, eu moro na Itália e antes de partir para essa viagem , quando contava que iria para a Romênia, os italianos torciam o nariz e me diziam para tomar cuidado com os ciganos, porque aqui tem muito preconceito em relação a eles.
Bem, o que eu vi por lá foi uma maravilha de país, com uma gente muito simpática e disponível. Aliás me surpreendi bastante com a multiculturalidade que existe ali na região da Transilvânia que foi por onde eu girei. Alemães, húngaros, moldavos e também ciganos já que é de lá que vem a origem deles. Mas posso assegurar que uma coisa é ter origens e herdar aquela cultura outra coisa é ficar as margens da sociedade pedindo esmolas na ruas, como os ciganos que vemos por aqui. Cidades europeias são sempre belas e lá não foi diferente!
Chegamos a Bucareste de avião, onde alugamos um carro e partimos para  o seguinte roteiro:
Bucareste, Sinaia, Bran, Brasov, Zarnesti, Sighsoara, Câmpia-Turzii, Cluj-Napoca, Turda, Sibiu, Transfagarazan, Poenari, Pitesti e por fim retornamos a Bucareste.
Continuando…
Foram mais de 1.100km rodados roteiro em dez dias, sem correria, apesar de serem várias cidades  nós não rodávamos mais que  três horas por dia, bem tranquilo. Além do que, as estradas nessa época do ano, julho, ainda estão cheias de campos de girassóis e a natureza na Transilvânia é de florestas cheias  de ursos, lobos e linces. Infelizmente só tive o prazer de encontrar os ursos e também os ninhos de cegonhas nos postes na beira da estrada. Muito lindo!
A região da Transilvânia explora muito essa coisa da lenda do Conde Drácula, mas essa lenda na verdade nasceu muito depois do Príncipe Vlad Tepes, conhecido também como Vlad o empalador. Na Romênia o Conde Drácula é um herói nacional e não tem nada haver com essa coisa de vampiro. Ele lutou contra o islamismo na Europa e foi príncipe da Valáquia, essa região vizinha a Transilvânia, por três vezes. Mas foi quando assassinaram seu pai e seu irmão, que ele se enfureceu e começou a empalar seus inimigos.
Conversa vai, conversa vem, um lugar diz que ele nasceu, outro que foi aprisionado, que morou e outro que morreu. É um modo de atrair os turistas, não sabemos se as histórias procedem, mas que vale a pena conhecer as locações , isso eu não tenho mais dúvidas.
Vou mostrar um pouco de cada lugar onde passamos:
Sinaia
Essa cidade é conhecida também como uma meta para os apreciadores do ski e por todos os praticantes de esportes nas montanhas como trekking e ciclismo. Com a Gondola é possível alcançar a primeira Cota 1400 e o segundo refúgio está há 2000 metros de altura. O bilhete custa 34 Leis.
Tem muitos restaurantes, museus,  monastério, casino e calçadas para passear. Mas a maior atração é o Castelo de Peles,  que foi a residência da realeza romana, o Rei Carol I e a Rainha Elizabeth. Foi erguido entre 1873 e 1914. É considerado um dos mais belos monumento arquitetônicos da Europa. Nós fizemos uma visita guiada por dentro do castelo e é mesmo belíssimo!
O bilhete custa 50 leis com o guia.
  Saindo de lá, em direção a Brasov, tivemos a indicação de passar em Bran primeiro. Porque Bran na verdade, é uma cidadezinha pequena que tem só o castelo de diferente, e é legal visitá-lo, mas depois é melhor se hospedar em Brasov que tem mais estrutura de cidade e lugares legais para visitar.
Bran
O castelo do Drácula, que é um do mais famosos e bem conservados monumentos relativos ao Drácula, no passado já foi uma fortaleza militar, construído na Idade Média. Dizem que o Conde Drácula ficou hospedado por alguns dias lá, não era essa a residência oficial dele.
Para quem gosta de visitar castelos como eu, é bem interessante! Cheio de passagens secretas, fazem você ficar imaginando como seria viver naquela época sempre em busca de uma rota de fuga.
O bilhete custa 35 Leis para adultos. Mais informações http://www.bran-castle.com/
Brasov
Cidade Patrimônio Mundial da Unesco. Com natureza, um belo centro histórico para passear. É possível perceber a grande quantidade de etnias , romenos, húngaros, alemães e turistas de toda parte. Muitos bares  e restaurantes, nos dias em que estivemos lá, a praça principal se preparava para os concertos de verão.
Um dos pontos turísticos mais fortes é a Biserica Neagră  ou Igreja Negra, foi construída pela comunidade alemã , no estilo gótico em tempos medievais é bastante imponente.
Dá prá ver melhor nessa foto abaixo a imponência da igreja, Biserica Neagră , ao fundo. De perto, ela é tão grande que quase não se acha ângulopara fotografar.
E como os letreiros de Hollywood, lá é possível visitar  no alto da montanha o letreiro de Brasov que fica iluminado a noite e dá um charme todo especial para quem vê de longe.
Para subir, tem um teleférico e lá em cima tem um pequeno circuito até chegar no letreiro. Tem uma vista linda!
O preço do bilhete é 16 leis.
Zarnesti – O santuário dos Ursos
Esse santuário foi criado por uma ambientalista chamada Cristina Lapes, que resgatou uma ursa chamada Maia de situações desastrosas, e ela prometeu para a Ursa que não permitiria qu outros ursos fossem meu tratados. Uma vez, eles não eram apenas presa de caçadores mas também eram muito judiados em circos. Mesmo sendo um entretenimento, os visitantes que passam por ali são acompanhados por uma guia que vai explicando todo o processo de cura dos animais que estão machucados, de outros que estão sendo recuperados de maus tratos e é possível ficar pertinho mesmo deles, o que separa o visitante do dos Ursos é uma tela com eletro –choque.
A visita custa 40 leis.  As visitas são realizadas apenas em alguns dias da semana com horários rígidos, porque  os ursos ficam soltos, e se aproximam do público somente na hora que eles são alimentados.
Para quem quiser conhecer mais o site é www.ampbears.ro .
Vou deixar as coordenadas geograficas para chegar lá, porque esse é um lugar meio escondido, e foi um pouco dificil achar porque nem o gps se orientava. Mas prá quem gosta de ursos, vale a pena!
GPS 45,593148 – 25,385411
Esse é o cenário até chegar lá:
  Rasnov
É uma cidade -fortaleza medieval contruída entre 1211-1225 . Para chegar lá é necessário ir com um trator porque é realmente ingrime.
O bilhete custa 12 leis para adultos.
Lá em cima é possível passear pelas ruínas da cidade,tem feirinha de artesanato, uma ou outra lanchonete e também tem uma pequena exposição de mometos históricos da Romênia.
Não recomendo esse passeio para pessoas com qualquer tipo de locomoção,  as estradinhas são muito acidentadas e a subida pode ser um problema.
Citatea Rupea
No meio do caminho tinha uma pedra…
Mas como as  nossas pernas estavam em estado de recuperação,porque havíamos acabado de sair de Rasnov, decidimos não entrar nessa outra Citatela. Mas o esquema é mais ou menos igual.
Ver de longe já é uma grande satisfação , isso eu garanto!
  Sighisoara
O berço do Conde Dracula, é lá , no meio dessa pequenina cidade, cheia de escadarias, paralelepípedos, uma torre com um relógio de fisgar os nossos olhos e vontade de tirar muitas fotos. Um dia de estadia dá e sobra. No centro histórico tem uma feirinha com artigos tradicionais, souvenires e muitos artesãos. Dependendo da época , no caso nós demos sorte e pegamos  apresentações de coral, dança e a atmosfera de festa.  Uma meta turística estupenda para os adoradores dos tempos medievais!
A casa do Drácula em si, não é lá grandes coisas, é mais um chamariz de turista , com um restaurante e uma brincadeira que eles fazem lá tipo casa mau assombrada. Mas o que eu gostei mesmo foi da praça  com  a Torre do relógio do sec. XIX e dessa antiga escadaria, Sacara Acoperitã, com seus 172 degraus, leva do centro até a igreja que tem no topo da colina, numa altura de 429 metros. Tem que ter um preparo físico para girar por ali, mas é uma cidade Patrimônio Mundial da Unesco e vale a pena!
Câmpia –Turzii
Nós adoramos conhecer coisas que não estão nos roteiros de viagens , mas que são metais turísticas de gente da região.  Fomos indo nessa direção do condado de Cluj. Achamos uma espécie de mini resort lá que nós adoramos , chamado Milexim, além de um restaurante que era uma verdadeira sensação da culinária Romena, essa cidade estava na metade do caminho para Cluj-Napoca que é a capital da Transilvânia e as salinas Turdas.
  Na culinária Romena, tem um prato que se chama Ciorba , que é uma sopa mais consistente com elementos mais ácidos, limão, creme de leite, repolho e carne. Servida dentro do pão, é uma coisa deliciosa!
As Salinas Turdas foi simplesmente uma das coisas mais incríveis de todas as coisas incríveis que eu já vi na vida.
Para explicar melhor, a Romênia é um país que praticamente sobrevive de exploração mineral, era para eles serem extremos no garimpo do ouro , não fossem inúmeras razões e leis que os prejudicam, ou protegem.
Na Romênia, outro mineral abundante é o sal. Quando se fala na mineração do sal, é importante pensar em todas as utilidades para onde ele se destina, como alimentação animal ou mesmo na manutenção de estradas congeladas e não só apenas para nossa alimentação. Além disso, o sal tem uma propriedade de cura para o nosso corpo, entre elas, o sal pode auxiliar no tratamento de doenças respiratórias e reumáticas.
O que eles descobriram , é que aproveitando o ambiente das minas para montar uma área de lazer onde as pessoas pudessem também explorar esse benefício, o lucro seria ainda maior.
A Salina Turda é uma mina de sal, construída ainda em tempos medievais, profunda mais de 25 andares debaixo da terra.
Além de ser possível passear e conhecer mais sobre os processos de garimpo, no última piso, tem um parque de diversões com brinquedos para as crianças, um pequeno lago da água salgada dos resíduos do sal onde é possível  passear em pequenas canoas, tem área de shopping para mercadorias referentes ao sal, como velas , sal para a alimentação entre outras coisas.
Esse reflexo nos muros é do sal úmido.
A população local usa essa estrutura como se fosse um clube social , onde eles passam os fins de semana. Tem também, praça de alimentação e spa com massagem, piscina e sauna.
O bilhete de entrada custa 20 leis.
Para quem quiser conhecer mais, o site é http://salinaturda.eu/
  Cluj-Napoca, uma cidade grande, com um ar de cidade  que segue tendência, cheia de bares e locais noturnos. Gostei de ter chegado até ali, toda cidade grande é difícil de se orientar em pouco tempo, mas mesmo que eu tivesse mais tempo eu preferiria visitar uma cidade mais inusitada.
  Sibiu
Aí sim , falar de cidade inusitada!
Essa cidade tem um centro histórico rodeado por muralhas. Nas muralhas, existem três torres, cada uma com um nome dos responsáveis da defesa,  a torre dos arqueiros , a torre dos olheiros e a torre dos carpinteiros.
Uma das três torres que protegem a fortaleza
Com suas vielas medievais e suas três principais praças, Piata Mare, Piata Huet e Piata Micã.
Piata Mare
Turnul Sfatului – Torre do conselho
Reza a lenda que quer passar por essa ponte e estiver mentindo fará a ponte tremer.
A cidade foi fundada no sec.XII por alemães e é considerada uma  das melhores cidades para se viver na Romênia. Já ganhou inclusive  título de capital europeia da cultura em 2007. Foi uma delícia passear naquelas praças e apreciar o entardecer tomando um vinho local. Os postes da cidade com aquelas luzes amareladas davam um charme todo especial.
Nos dias que estivemos por ali, vimos também um pouco da vida  cotidiana dos habitantes e como era período de verão, estavam arrumando  as instalações de um evento de esportes patrocinados por várias marcas  de esportes e bebidas energéticas. Dava para a sentir o contraste  da vida turística dentro do centro histórico e da vida real fora.
Quando a gente conta desses lugares, quem nunca foi, fica imaginando que só tem aquelas coisas do passado, mas na realidade tudo se modifica e é preciso aprender a saborear todos os gostos.
Transfãgãrãsãm “a estrada”
  Essa estrada construída pelo líder comunista Nicolae Ceauşescu em 1974, tinha como objetivo proteger a Romênia do ataque dos russos e facilitar a fuga das tropas . Uma alucinação que custou uma fortuna aos cofres públicos mas que hoje em dia é considerada uma das estradas mais excêntricas e belas. Nos seus 90 km de extensão e seus 2000 metros de altura, a beleza de lagos e despenhadeiros enchem os nossos olhos. Nomeada como DN7C.
A estrada liga a região da Valákia à Transilvânia. Através dos Cárpatos que são essas cordilheiras rochosas tão imensas que já avistamos bem de longe. É um cenário belíssimo! Mas diria que para uma pessoa que sofre de enjoo com curvas, seria previdente tomar algum comprimido antes. As curvas são bem fechadas, mas quando se abrem  é um espetáculo da natureza.
No alto da montanha está o, que é belíssimo e mesmo no verão fica um pouco congelado. Ali os turistas fazem uma paradinha para apreciar a vista ou mesmo para comer alguma coisa nas diversas banquinhas montadas a beira da estrada. Tem até uma pousadinha para quem quiser.
Lago Bâleia
Mais adiante tem também um outro lago chamado Vidraro, que é formado pelas águas de uma usina hidrelétrica. O trajeto todo da estrada é maravilhoso e foi um dos lugares mais encantadores por onde passamos.
Lago Vidraro
Nós fomos em direção a Poenari onde, finalmente, está o castelo verdadeiro do Conde Drácula. A região é bastante rural, e é normal ver os rebanhos de ovelhinhas ou cabras sendo pastoreadas. Dá prá entender porque os lobos e ursos circulam por ali.
Passamos uma noite nessa cidadezinha microscópica de Poenari em uma casinha com jardim. Para quem quer descansar um pouco e fugir do agito no meio das montanhas é perfeito.
Esse cenário fica na entrada da trilha que leva ao castelo do Drácula.
Recuperada as forças , na manhã seguinte fomos fazer a trilha do Castelo de Poenari, a residência do Príncipe Vlad. Para chegar lá , tem essa trilha com 1480 degraus. Andando normalmente, com duas paradinhas de dois minutos, uma pessoa sem grandes preparações físicas faz em 40 minutos. Não é dos mais complicados mas dá prá suar um pouquinho.
É muito interessante quando você chega em um local desse onde de fato aconteceram  as tais atrocidades  que Vlad cometia e pensa nisso tudo. Mas as condições de preservação do Castelo deixam muito a desejar, são ruínas mesmo. Vale a pena pelo lugar que é belíssimo .
Ruinas da Cidade de Poenari, Castelo do Conde Drácula.
  Piteste
Escolhemos essa cidade para fazer mais uma parada antes de retornar a Bucareste e não fazer um trecho muito longo. Piteste está a 114 km de Bucareste e é conhecida pela sua importância  na indústria automobilística. Vem de lá o carro Dacia , depois comprado pela Renault.
Piteste tem uma área verde muito bonita, jardim zoológico, centro com calçadões largos que oferecem shopping , restaurantes  e bares.
De volta a Bucareste…
Bucareste
Sendo a  sexta cidade mais populosa da União Europeia, imagine que você pode encontrar de tudo o que uma grande cidade oferece. Palácios com uma arquitetura antiga herdadas dos tempos comunistas, muitas igrejas e praças, ruas largas e avenidas,  a Universidade de Bucareste ajuda a atrair muita gente jovem, e a parte tudo isso, tem tudo o que uma cidade grande pode oferecer, belos hotéis , restaurantes e bares.
Como nosso foco era mais a Transilvânia, Bucareste foi nossa porta de entrada e saída. Fizemos um pequeno giro no centro histórico.
Arco do Triumfo. construído entre 1921-1922 para comemorar a vitória da Romênia na Primeira guerra Mundial.
  The Princely Palace Museum – guarda vários artefatos arqueológicos e escavações. Atenção para o busto do Vlád.
Lógico que não pudemos deixar de conhecer essa cervejaria histórica chamada Caracu Bere.
E se você também estiver de passagem por lá não deixe de visitá-la porque tem show com músicas típicas, a comida é deliciosa.Lá na Romênia as cervejas mais famosas são a Ursos e a Silva.  E eles bebem uns superalcoolicos chamado Palinka que é mais forte e Afinata, que é como um licor.
Um brinde com cerveja Silva e Palinka para finalizar 
  Espero que vocês tenham gostado e se inspirado para ir conhecer a terra do Drácula.
Saúde !
  10 dias de road trip na Romênia Você conhece a  a Romênia ? A Romênia está localizada no centro-sudeste da Europa. Essa região data de 3000 anos atrás e conta com a presença dos gregos na sua formação e mais tarde foi dominada pelos romanos, depois pelo comunismo, até chegar na revolução da Romênia em 1989 quando o país se abriu para a democracia e o capitalismo.
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lamilanomagazine · 2 years
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Torino, targa a ricordo di Vasile Alecsandri
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Torino, targa a ricordo di Vasile Alecsandri. Si è tenuta mercoledì 26 ottobre 2022 alle ore 11.00 la cerimonia di scoprimento di una targa a ricordo di Vasile Alecsandri, poeta, politico e ministro degli Affari Esteri della Romania. La cerimonia si è tenuta nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università degli Studi di Torino, in via Po 17. Sotto intervento di: Cristina Savio, presidente della Circoscrizione 1 della Città di Torino; Stefano Geuna, rettore dell’Università degli Studi di Torino; Ioana Gheorghias, console generale di Romania a Torino; Gabriela Dancau, ambasciatrice di Romania a Roma; Maria Grazia Grippo, presidente del Consiglio Comunale di Torino e della Commissione Toponomastica della Città di Torino. All’interno dell’Aula Magna, il Quartetto diretto dal Maestro Adrian Pinzaru ha eseguito gli inni nazionali romeno e italiano. Vasile Alecsandri nasce nel 1821 nella provincia di Bacău da un’agiata famiglia, con cui in giovane età si trasferisce a Iasi, dove studia alla scuola francese. Raggiunge Parigi all’età di tredici anni e qui proseguire il suo percorso di formazione, scegliendo di cimentarsi nella sua vera passione: la letteratura. È un grande viaggiatore e nel corso della sua vita visita numerose volte l’Africa e l’Asia, coltivando però un rapporto speciale con l’Italia, terra in cui intrattiene importanti legami e che i patrioti romeni considerano particolarmente affine alla loro patria sotto il profilo storico-culturale. Con altri letterati, nel 1844, contribuisce a fondare il Teatro Nazionale Moldavo e, quattro anni più tardi, partecipa attivamente ai moti rivoluzionari del '48 romeno, componendo poesie a sfondo politico e divenendo una delle guide del movimento unitarista. Dopo il 1859 segue un’intensa azione diplomatica, nell’ambito della quale viene inviato più volte, come ministro degli esteri in missione diplomatica a Torino, dal re Vittorio Emanuele II e dal capo del Governo, Camillo Benso di Cavour, di cui conquista la fiducia e l’appoggio. In segno di gratitudine nei confronti del Governo sabaudo, il Parlamento della Romania decide, nel 1863, l’istituzione di una cattedra di lingua, letteratura e storia romena all’Università di Torino, sovvenzionata dallo Stato stesso. Alecsandri nel tempo costruisce e mantiene ottimi rapporti personali con illustri uomini piemontesi, quali il Cavalier Annibale Strambio, console e funzionario della diplomazia regionale, Giovenale Vegezzi Ruscalla, politico e studioso appassionato sostenitore della causa romena, Costantino Nigra, statista di livello europeo e il generale Alfonso Lamarmora, dedicando entusiaste poesie e pagine di prosa all’Italia, al Piemonte, alla sua storia e ai suoi grandi uomini. Chiude la sua carriera come ambasciatore plenipotenziario a Parigi.  ... Read the full article
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