Mostra l’altro Rinascimento. Ulisse Aldrovandi e le meraviglie del mondo
Mostre a Bologna. Aldrovandi e la scienza del Cinquecento. Due mostre per i 500 anni del naturalista Aldrovandi: piante, fossili, minerali. Un approccio empirico in cui permane il fascino medievale per il mostruoso.
Proviamo a pensarlo ai nostri giorni un bambino di appena dodici anni che, da solo e senza un soldo, da Bologna se ne va a Roma. Lo definiremmo un piccolo scavezzacollo o come un giovane che abbandona tutto e tutti per il disagio vissuto in un ambiente familiare degradato. Invece Ulisse Aldrovandi (1522-1605) proviene da una famiglia benestante e in vista: suo padre è un notaio, segretario del Senato bolognese, e la madre è cugina di Ugo Boncompagni, che diviene papa Gregorio XIII.
Globo celeste di Gerard e Leonard Valk, 1715 - -
Dotato di una fervida intelligenza e precoce nell’apprendere, ancorché irrequieto e di spirito indipendente, a Roma diviene paggio del vescovo di Sardegna, ma ben presto si stanca di questa mansione e fa ritorno a Bologna dove si dedica agli studi di matematica, studi che mette a frutto quando, a quattordici anni, diviene contabile di un ricco mercante a Brescia. Anche questo impiego dura poco ed è di nuovo a Bologna, ma se ne va subito e, questa volta, verso Santiago di Compostela insieme a un pellegrino siciliano. Saltato il progetto di un viaggio a Gerusalemme, nel curriculum del giovanotto c’è anche un processo per eresia che si risolve in una assoluzione.
Rieccolo finalmente nella città natale dove la sua vita comincia a prendere una piega diversa. Si dedica allo studio delle lettere umanistiche e al diritto, alla logica e alla filosofia, alla matematica e alla medicina. Nel 1553, dopo che da qualche anno ha intrapreso ricerche naturalistiche, consegue la laurea in filosofia e medicina e nel 1554 inizia la sua carriera di docente universitario, insegnando prima logica e quindi filosofia. Nel 1561 ottiene che venga istituita per lui la cattedra di filosofia naturale, vale a dire quella che può essere definita la prima cattedra bolognese di scienze naturali. Da questo momento inizia un’altra storia. Quella di Ulisse Aldrovandi, scienziato, di cui si conservano i manoscritti, gli appunti, le lettere, un tesoro d’informazioni.
Partito da un giardino del Palazzo comunale, che ben presto diviene il primo orto botanico bolognese (il quinto in Italia), nel corso della sua lunga vita accumula manufatti e reperti minerali, vegetali e animali provenienti da tutto il mondo, realizzando il più ampio “microcosmo di natura” allora esistente. “Il teatro del mondo” è stata definita questa immensa dotazione, ovvero una pluralità delle cose e degli eventi che rendevano la storia naturale una trama densa di immagini, di storie, di rimandi antichissimi e insieme contemporanei, ovvero un patrimonio di ricerca di ben 18.000 esemplari naturalistici e di pezzi archeologici ed esotici, 7.000 piante essiccate, incollate in 15 volumi e altrettanti di acquerelli che rappresentano animali, piante, minerali e mostri, 14 armadi contenenti matrici xilografiche, 66 cassettiere con 4.500 cassetti dove sono depositati semi, frutti, fossili, oggetti vari.
Ritratto di Ulisse Aldrovandi attribuito ad Agostino Carracci, 1585 circa
Ad Aldrovandi, personaggio magari eccentrico e complicato, forse messo un po’ in ombra dai maestri della pittura e dell’architettura del suo tempo, ma uno dei massimi esponenti della cultura enciclopedica cinquecentesca, instancabile divulgatore e protagonista del risveglio delle scienze naturali in epoca rinascimentale, sono dedicate due mostre allestite a Bologna in occasione del cinquecentenario della sua nascita.
A Palazzo Poggi, organizzata dall’Alma Mater Studiorum dell’Università di Bologna, è allestita (fino al 10 aprile) la mostra L’altro Rinascimento. Ulisse Aldrovandi e le meraviglie del mondo. Curata da Giovanni Carrada, l’esposizione offre ai visitatori una vasta campionatura del materiale raccolto da Aldrovandi, in gran parte mai esposto prima, come il Codice Cospi, uno dei soli tredici codici precolombiani di cui si è a conoscenza, o come alcune delle più antiche mappe del mondo, poi volumi con le tavole illustrate fatte dipingere da Aldrovandi oltre, ovviamente, alla collezione naturalistica, l’unica arrivata sino a noi nella sua quasi interezza. Il percorso espositivo parte dallo shock culturale seguito alla scoperta del Nuovo Mondo. Racconta il passaggio dallo studio dei libri degli antichi allo studio empirico della natura, ma anche il permanere della fascinazione medievale e rinascimentale per il meraviglioso e il mostruoso.
Presenta la nascita e le realizzazioni della prima stagione dell’illustrazione naturalistica e scientifica. Ricostruisce poi la casa-museo di Aldrovandi per seguire, infine, lo sviluppo delle rinate scienze della vita nei secoli seguenti attraverso una Wunderkammer con alcuni degli oggetti più straordinari conservati nelle collezioni dell’Università di Bologna. Al Centro Arti e Scienze Golinelli è montata (fino al 28 maggio) la mostra Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi promossa dalla Fondazione Golinelli insieme al Sistema Museale di Ateneo e curata da Roberto Balzani, Luca Ciancabilla, Antonio Danieli e Andrea Zanotti. L’esposizione, che intende approfondire il rapporto tra arte e scienza quale chiave di lettura per interpretare il corso della storia, parte da un semplice quanto fondamentale assunto: Aldrovandi con le sue ricerche, catalogazioni, raccolte, si affacciò su un mondo nuovo, così come oggi guardiamo alla nuova dimensione dello spazio.
Il progetto espositivo presenta un connubio tra reperti e oggetti delle collezioni museali dell’Ateneo bolognese, originali exhibit tecnico-scientifici immersivi e interattivi, quadri di Bartolomeo Passerotti, Giacomo Balla, Mattia Moreni e dipinti e sculture di Nicola Samorì che accolgono i visitatori lungo un percorso tra si snoda tra passato e scenari futuribili. Così che dopo numerose mirabilia come fossili risalenti a 47 milioni di anni fa, frammenti di meteoriti, uova di dinosauro e due delle opere più rilevanti di Aldrovandi, l’Erbario e il celebre Monstrorum Historia, ecco strumenti provenienti dalla Agenzia Spaziale Europea e la ricostruzione di scenari riferiti alle condizioni in cui l’umanità si troverà a vivere in un futuro non troppo lontano.
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"Non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte
Mi cercarono l'anima a forza di botte."
❤️💔
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Draco Bononiensis from Serpentum, et Draconum Historiæ by Ulisse Aldrovandi. This meter-long reptile was allegedly bludgeoned to death by a shepherd's crook when it attacked an ox cart in the outskirts of Bologna, Italy on May 13, 1572 in what has been called the last dragon slaying in Europe. The described specimen was most likely a taxidermic hoax assembled from disparate animal parts.
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Federico Aldrovandi (July 17, 1987 – September 25, 2005)
Image: Giorgio Bassani, (1956), Una notte del '43 (1955), in Cinque storie ferraresi, Foreword by Guido Fink, Oscar Mondadori, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1977, p. 266
Plus: Francesca Zanni, Rumore, (podcast), September 2022
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less than one month til my barfday. i should go in & talk to the tattoo lady about finally putting this girly on my arm
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source: bishopsbox
Hairy child aged 12 years with hyperthricosis, from Monstrorum historia (1642) by Italian naturalist Ulisse Aldrovandi. The book, here.
Niña peluda de 12 años con hipertricosis, de Monstrorum historia (1642), por el naturalista italiano Ulisse Aldrovandi. El libro, aquí.
Monstrorum historia in Odd Salon
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