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#cataloghi di mostre
michelangelob · 1 year
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Un libro per Natale: gli imperdibili
Un libro per Natale: gli imperdibili
Natale è alle porte. Ormai manca davvero poco e se siete indietro con la scelta dei regali oppure desiderate mettere sotto l’albero qualcosa per voi di veramente interessante, ho alcune idee letterarie da proporvi. Come avrete intuito sono un appassionato di libri, soprattutto di quelli a tema artistico. Fra gli ultimi usciti ce ne sono molti che hanno suscitato la mia attenzione e ve li elenco…
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bongianimuseum · 19 days
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Salerno, Pavilion Lautania Valley - Retrospettiva di Guglielmo Achille Cavellini,  “Casse, carboni e francobolli a domicilio”
Comunicato Stampa
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI 
CASSE, CARBONI E FRANCOBOLLI A DOMICILIO”
a cura di Sandro  Bongiani
con testi critici di Sandro Bongiani e Piero Cavellini
(In collaborazione con l’Archivio Cavellini di Brescia)
Dal 24 maggio 2024  al  2 luglio 2024
Inaugurazione:  Venerdì  24  maggio  2024,  ore 18.00
Pavilion Lautania Valley / Stranieri Qui e Altrove - Foreigners Here And Elsewhere
Retrospettiva di Guglielmo Achille Cavellini  “CASSE, CARBONI E FRANCOBOLLI A DOMICILIO”
A cura si Sandro Bongiani  con testi critici di Sandro Bongiani e Piero Cavellini.
In  collaborazione con l'Archivio  Cavellini di Brescia
La Galleria Sandro Bongiani Arte Contemporanea  è lieta di inaugurare  in coincidenza con il tema “Stranieri Ovunque” e in contemporanea con la 60. Biennale Internazionale di Venezia 2024 presso il Pavilion Lautania Valley, dopo la retrospettiva dell’artista americano  pre-pop Ray Johnson, la  seconda mostra retrospettiva dedicata a Guglielmo Achille Cavellini. Una mostra a cura di Sandro Bongiani incentrata  sul tema  dello straniero ovunque in cui viene segnalata da aprile a novembre, per tutto l’arco della durata della  60. Biennale di Venezia 2024 la condizione  di sei artisti marginali attivi che in modo originale e solitario hanno continuato a lavorare nell’isolamento  collettivo, alcuni anche per diversi decenni non curandosi  minimamente del mercato e del sistema ufficiale dell’arte producendo nel tempo opere per certi versi non conformi ai dettami imposti dal mercato e proseguendo in un cosciente viaggio solitario e personale.  Ad un tema  generico scelto da  questa biennale abbiamo preferito segnalare la condizione difficile e marginale attiva di alcuni artisti di diverse generazioni e  latitudini del mondo costretti a vivere  da “straniero sempre”, non semplicemente nel senso geografico del termine  ma soprattutto  umano e esistenziale. Una sorta di rilettura delle proposte in atto presentate per l’occorrenza in un padiglione  del tutto virtuale, con un’area immaginaria di 3 sale presso il Pavilion Lautania Valley.
Quella di Guglielmo Achille Cavellini,  da autentico “straniero” rimane una proposta decisamente ai margini del sistema dell’arte ufficiale diffusa con opere grafiche, artistamps, performances e happening ad ampio raggio in diversi paesi del mondo.  Vengono presentate per l’occasione per questo evento opere che coprono un arco di tempo che va  dal 1966 al 1989 tra casse che contengono opere distrutte, legni-carboni e francobolli d’artista in una mostra da noi volutamente  “virtuale”,  come giusto sviluppo logico delle mostre-catalogo realizzate per diverso tempo dall’artista bresciano a domicilio, tra opere ad acrilico, intarsi, collage e studi grafici preparatori creati anche sotto forma di Artistamp, con il fine d’indagare  una parte  significativa del lavoro  di Cavellini ancora non  del tutto pienamente  compreso. Nella sua ininterrotta navigazione nel territorio dell’arte GAC ha ricercato senza sosta segnali  chiarificatrici che rendessero esplicito la condizione dell’artista e le sue ambizioni molto spesso frustrate dal conflitto con la dinamica sociale. In tale contesto nascono nella seconda metà degli anni Sessanta anche i primi francobolli, essenzialmente riproduzioni in legno ad intarsi di opere degne di essere eternizzate con il mezzo più semplice ed immediato che la comunicazione sociale ha per dare lustro ad un’attività umana: quello di inserirla nella iconografia postale. Una vita  decisamente dedita totalmente all’autostoricizzazione diffusa ampiamente dal 1970 in poi  con mostre e cataloghi a domicilio, manifesti, spille, stickers, cimeli, francobolli, performance, happening, pensate in concomitanza con il centenario della nascita coincidente idealmente nel 2014 presso il  Palazzo Ducale di Venezia e anche nei musei più prestigiosi del mondo.
Scrive Piero Cavellini: “ E’ nei primi anni Settanta che, appropiandosi di una dilagante espressione concettuale, questi suoi giudizi in qualche modo esplodono. Nel 1971 conia il termine “autostoricizzazione” ed inizia un lavoro espanso ed insistito ponendosi in prima persona come paladino della condizione dell’artista portando su se stesso il compito di fornirgli le modalità per superare lo stato dell’esclusione. Lo fa essenzialmente col concetto di “Centenario” come strategia anticipatoria della propria celebrazione e con le “Mostre a domicilio”, veicolo espositivo postale che gli permette di esporre il proprio lavoro in diecimila luoghi in tutto il mondo. Queste attività lo inseriscono in un circuito di arte postale internazionale che già si stava diffondendo da qualche anno nelle dinamiche espressive del periodo.  E’ all’interno di questa fuga in avanti che rientra in gioco il “Francobollo” come elemento essenziale di questo tipo di circolazione artistica. Nella parte finale del suo lavoro, gli anni Ottanta, quando la sua presenza nel mondo dell’arte diventa estesa e partecipata, questo espediente sintattico della comunicazione diviene sempre più “opera dipinta” esso stesso dando sfogo ad una creatività senza freni, un produrre con soggetti svariati ed eclettici una grande quantità di opere come “Progetto di Francobollo per il mio Centenario”.
E’ proprio in questo lungo e travagliato periodo tra gli anni 60’ e gli anni 80’ che Cavellini utilizza un suo particolare “stile” per dare sostanza al corpus di lavori che avrebbero dovuto supportare le esposizioni museali del 2014. Ne risulta  la complessa composizione di un universo sia intimo che sociale con cui da corpo ad una visione di se stesso rapportato agli altri in cui l’opera diviene il mezzo privilegiato con cui cercherà di eternizzare il proprio stato e condizione. Dopo  essere trascorsi già 110 anni  dalla nascita e 34 anni dalla sua dipartita, l’artista bresciano  rimane, nella frenesia di una società che cambia umore e costumi troppo in fretta il testimone privilegiato e indocile del suo particolare momento storico. Dopo lunghi anni di scarsa attenzione da parte delle istituzioni, ci sembra che sia arrivato il tempo di una doverosa e significativa rivalutazione come giusto riconoscimento che certamente avrebbe del tutto meritato.
Si ringrazia l’Archivio Cavellini di Brescia per la fattiva collaborazione alla realizzazione di questa importante retrospettiva a lui dedicata.
BIOGRAFIA  di  GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI  
GAC (Guglielmo Achille Cavellini)  è stato un importante studioso e collezionista dell'arte astratta europea. Dalla metà degli Anni '40 esordisce con disegni e ritratti. Nel '60, si dedica invece alla sperimentazione: alcuni esempi del suo lavoro sono spesso legati a citazioni, vere e proprie elaborazioni di celebri opere che ne fanno un autentico attore nella messa in scena dell'arte. GAC mette in pratica la sua teoria dell'autostoricizzazione: il fare da sé nel costruirsi attorno l'alone del successo, mettendo in disparte i processi canonici che il sistema utilizza a tale scopo. Non è un atto di megalomane autorappresentazione, bensì l'innescarsi di una procedura alternativa: una rivoluzione all'interno della comunicazione artistica. Andy Warhol si mette a ritrarre Cavellini, e il geniaccio GAC rende omaggio a Andy con il francobollo "Le Marilyn di Warhol" (1984). L’utilizzo dei materiali di recupero (negli oggetti assemblati, negli intarsi in legno, nei carboni), è lo strumento del suo operare. Nascono i Teatrini e i  francobolli d’artista attraverso i quali viene reso omaggio ai geni della pittura: Picasso, Lèger, Matisse, Braque e nasce, anche, l’amore per la Mail Art, movimento libero  e democratico che permette a GAC di avere  contatti e confronti importanti con tanti artisti sparsi su tutto il pianeta.
Pavilion Lautania Valley 
“Stranieri qui e altrove - Active Marginal Generation Everywhere”
Mostra n°2 / Retrospettiva di Guglielmo Achille Cavellini
“CASSE, CARBONI E FRANCOBOLLI  A DOMICILIO”
Presentazione di 56 opere a cura di Sandro Bongiani 
con testi critici di Sandro Bongiani e Piero Cavellini
da Venerdì  24 maggio a Martedì 2 luglio 2024
Opening  Venerdì  24 maggio 2024  ore 18:00  
ORARI:  tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
In collaborazione con l’Archivio Cavellini di Brescia
E-MAIL INFO: [email protected]
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 3937380225
Credits: Archivio Cavellini - Brescia
Opere:
SALA 1 / Casse con opere distrutte  1966 - 1970,
SALA 2 / Carboni  1966 - 1969,
SALA 3 / Francobolli  1966 - 1989
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Amici della Biblioteca Classense
È un'associazione fondata nel 2016 da un gruppo di cittadini che lavorano per valorizzare e promuovere il vasto e unico patrimonio librario, artistico e culturale della Biblioteca Classense, naturalmente in stretta collaborazione con l'Istituzione Biblioteca Classense.
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Attualmente gli "Amici" sono 65, che si impegnano anche nella diffusione del libro in generale, promuovendo molte iniziative culturali. Nella prima parte del 2024 sono previste le seguente iniziative:
ciclo di conferenze sulla Scienza
gruppo di lettura di Narrativa
gruppo di lettura di Poesia
mercatini a offerta libera dei libri, pubblicazioni, cataloghi e fumetti, che la Biblioteca ha deciso di dismettere
visite guidate a mostre e ad altre biblioteche
visite guidate alle mostre allestite in Biblioteca Classense
L'associazione è naturalmente aperta a tutti i cittadini, ravennati e non.  Chi desidera entrare a farne parte, può consultare la pagina facebook: @amicidella classense o semplicemente, mandare una mail a: [email protected].
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ivabellini · 1 year
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Posted @withregram • @unaragazzaperbene #instagram #foto Ci sono stati anni in cui insieme alla mia amica @mformagic siamo andate in giro per l’Italia a promuovere mostre ideate e curate da lei e comunicate da me (#musthave #ladiesforhumanrights #marcelloreboani) . Lo ricordo come un’esperienza faticosa, ma bellissima. L’arte ha sempre fatto parte della mia vita, andare al #museo è un po’ come andare a #teatro per me, un rifugio. Ho le mie manie, come il collezionare cataloghi e locandine (di cui era piena la casa di #Bologna dei miei genitori), i miei artisti preferiti, i musei che amo a prescindere con i loro #coffeebar☕️ e bookshop in cui non manco mai di comprare anche inutili ma indispensabili futilità tipo quadernetti e spillette costosissime. Nell’arte ho sempre trovato anche l’ispirazione per scrivere e pensare ad eventi compositi, come l’ultimo creato a @excessvenicehotel , il gioiello veneziano di @elisabettadotto. In questa occasione abbiamo avuto l’occasione di esporre per la mostra ancor in corso “Esfoliazioni” le opere di @antocinel , persona speciale e artista straordinaria. Ad Antonella il Museo Casa Frabboni a San Pietro in Casale in provincia di Bologna dedica la grande mostra personale “Plurale femminile”, a cura di Elisa Busato, che inaugura domani, sabato 11 marzo alle 17. Tra Venezia e Bologna, le occasioni di vedere di emozionarvi con i quadri di questa artista non mancano. Le sue #donne sono #potenti e #dolcissime allo stesso tempo, sono #eteree e #carnali, ti viene voglia di abbracciarle e stringerle. Ph @neumarc ✨ Location @excessvenicehotel 🙏🏼 @elisabettadotto #lalocandiera https://www.instagram.com/p/CppUNa_rH1D/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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carmenvicinanza · 1 year
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Lora Lamm
https://www.unadonnalgiorno.it/lora-lamm/
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Lora Lamm, illustratrice svizzera, importante protagonista della grafica dell’Italia del secondo dopoguerra.
Insieme a Anita Klinz è stata l’unica donna, negli anni del boom della pubblicità, a emergere in un mondo totalmente dominato da talenti maschili.
Il suo stile fresco e iconico, l’approccio giocoso e sperimentale, l’ha resa una delle principali contributrici del design milanese degli anni ’50 e ’60.
Nata in Svizzera, ad Arosa, nel Cantone dei Grigioni, l’11 gennaio 1928, ha studiato a Zurigo alla Kunstgewerbeschule.
Nel 1953, in pieno boom economico, come molti suoi connazionali, si è trasferita a Milano, dove ha cominciato a lavorare per lo Studio Boggeri in cui ricopriva piccoli incarichi come il packaging dei dolciumi per Motta.
In quel periodo, tutte le grandi aziende investivano sulla pubblicità dando l’occasione alle migliori menti del settore della grafica e dell’illustrazione di creare immagini e campagne passate alla storia.
Nel 1954 è arrivata alla Rinascente grazie al suo compagno di scuola e collega Max Huber, uno dei più illustri grafici del novecento che era capo del dipartimento creativo e, per i grandi magazzini, aveva disegnato il logo e l’immagine coordinata.
Ha fatto una rapida carriera, da semplice impiegata che disegnava locandine, pubblicità, cataloghi, inviti, packaging, nel 1958 sostituito Huber e diventata consulente fino al 1962, quando ha deciso di ritornare in patria. Nello stesso periodo ha lavorato per grandi marchi come Pirelli, Elizabeth Arden, Olivetti, Consorzio del Latte Milano ed altri.
Il decennio che Lora Lamm ha trascorso nel capoluogo lombardo è stato indubbiamente il suo periodo d’oro, le creazioni di quegli anni sono entrate nella storia della Grafica internazionale.
La sua tecnica di riferimento è stata l’illustrazione con risultati freschi e attuali ancora oggi. Ha creato opere dirette soprattutto al pubblico femminile, stilizzate, inaspettate, piene di colore che inducono un senso di meraviglia e coinvolgimento comunicando entusiasmo e spensieratezza.
Nel 1963 è rientrata a Zurigo come partner presso Frank C. Thiessing dove ha lavorato fino alla fine degli anni ’90.
Per La Rinascente ha dato forma a immagini aggraziate e accattivanti, sono rimaste alla storia quelle per le mostre mercato dedicate a culture come la giapponese e la messicana, che hanno fatto registrare un enorme successo di pubblico anche per merito della sua grafica allegra, giocosa e perfetta.
Le donne che ha rappresentato le somigliavano, emancipate, dinamiche, disinvolte, figlie delle ottimistiche certezze degli anni del boom economico.
Con uno stile inconfondibile, grande efficacia comunicativa e eleganza, ha contribuito a traghettare il gusto della classe media italiana verso la modernità.
La sua abitudine di conservare per sé una copia di ciascuno dei propri lavori, persino dei bozzetti, le ha permesso di dare vita all’archivio che ha donato al Museum für Gestaltung di Zurigo.
Nel 2013 il m.a.x. museo di Chiasso le ha dedicato una grande mostra personale e nel 2015 le è stato conferito il Gran Premio Svizzero per il Design.
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lacameliacollezioni · 2 years
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CALZATURE D'EPOCA - modelli originali, riviste e accessori
Collezione di calzature maschili e femminili dalla fine del secolo 800 agli anni 70, modelli esclusivi, applicazioni e decori, documenti e riviste per la consultazione
𝘙𝘦𝘤𝘶𝘱𝘦𝘳𝘰, 𝘊𝘰𝘯𝘴𝘦𝘳𝘷𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦 𝘋𝘪𝘧𝘧𝘶𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘔𝘰𝘥𝘢 𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘊𝘰𝘴𝘵𝘶𝘮𝘦 Collezione di calzature maschili e femminili dalla fine del secolo 800 agli anni 70, modelli esclusivi, applicazioni e decori, documenti e riviste per la consultazione Per mostre ed esposizioni / Percorsi didattici sulla Moda e Costume / Cataloghi Fotografici
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michelangelob · 9 months
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Autunno 2023: i libri d'arte in arrivo
Ci stiamo per lasciare questa calda estate alle spalle ma l’autunno è ricco di nuovi e interessanti libri d’arte da leggere. Dai cataloghi delle mostre in arrivo ai testi che analizzano aspetti artistici fino al momento non ancora presi in considerazione o trattati in modo diverso, dai libri che raccontano restauri come il prossimo della collana buonarrotiana dedicato al dipinto…
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fashionbooksmilano · 3 years
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Pubblicità in Italia 59 /1960
un testo di Vittorio Sereni,  Sovracoperta ed impaginazione di Franco Grignani
Editrice L’Ufficio Moderno, Milano 1960, 244 pagine + pubblicità, 30x22cm.,  Edizione in italiano, francese, tedesco e inglese, con sovracoperta originale in discrete condizioni
euro 95,00
email if you want to buy :[email protected]
opere di Nino Dal Fabbro, Antonio Boggeri, Eugenio Carmi, Bruno Binosi, Ennio Lucini, Bruno Munari, Jean Rewald, Armando Testa et al.,  Tra gli oggetti presentati: Manifesti, cartelli, annunci, pieghevoli, opuscoli, cataloghi, editoria, calendari, confezioni, carta da lettere, marchi, mostre, vetrine, pubblicità cinematografica e televisiva, etc.
20/06/21
orders to:     [email protected]
ordini a:        [email protected]
twitter:         @fashionbooksmi
instagram:   fashionbooksmilano, designbooksmilano tumblr:          fashionbooksmilano, designbooksmilano
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chez-mimich · 1 year
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È nato il 31 gennaio 1977 ed il mio grande amore da sempre. Ci ho passato ore, ma che dico ore, giornate intere, mesi, anni! Ci sono stato in tutte le stagioni, a tutte le ore del giorno e della notte, ne conosco ogni angolo, possiedo centinaia di cataloghi delle sue mostre, compreso il primo catalogo pubblicato, quello sulla grandiosa mostra su Marcel Duchamp, conosco tutti i ristoranti (e ristoratori) della zona. Ha ospitato rassegne e mostre di amici carissimi. Non so stare senza di lui per troppo tempo. La foto qui sotto lo ritrae da giovane, per la precisione nell’aprile del 1980. Buon compleanno Beaubourg!
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garadinervi · 4 years
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Dal cucchiaio alla città nell'itinerario di 100 designers / From the spoon to the town Through the work of 100 designers, «Design – Cataloghi di mostre», Electa, Milano, 1983 [Ehibition: Triennale di Milano, Milano, Palazzo dell'Arte, October-November 1983]. Cover Design: Heinz Waibl
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unfilodaria · 3 years
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La Candelora
Il 2 febbraio si festeggia la Candelora e da tutta la Campania e non solo, i fedeli giungono a Montevergine, la cima del monte Partenio in Irpinia, per rendere onore alla Madonna nera, “Mamma Schiavona”. La leggenda narra che nel 1256 Mamma Schiavona sottrasse da morte certa due giovani omosessuali, condannati a morire di stenti sulla montagna, per lo scandalo provocato dalla loro relazione amorosa. Il miracolo è stato sempre interpretato come un segno di tolleranza divina verso gli ultimi, i deboli, i poveri e gli emarginati ed il popolo LGBT ha incoronato la Madonna di Montevergine come sua protettrice. Pertanto, ogni anno una folta schiera di femminielli, raggiungono il Santuario, osannando Mamma Schiavona, che tutto può e tutto perdona. Quel Muntagnone si sale da secoli con canti e tamburi battenti, con quelle litanie che sono la nostra storia, le nostre radici, la nostra cultura. Il Catalogo è la sintesi di un lungo reportage sul mondo della Candelora da parte della fotografa irpina Gelinda Vitale (dal 2005 al 2015) e che ha voluto, da devota, salire lu muntagnone e omaggiare Mamma Schiavona. Il catalogo è in vendita sulla piattaforma online Youcanprint al seguente indirizzo: https://www.youcanprint.it/fotografia-collezioni-cataloghi-esibizioni-mostre-collettive/gelinda-vitale-9788831692366.html?fbclid=IwAR1PmpFMcFXsE2bpl8v_XnH0yCIfzIqHFQwjUQnGTsOBvPo1wfMtUlOlYwk
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Foto di Gelinda Vitale Foto protetta dal diritto d´autore
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fotopadova · 3 years
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Ricordando l’amico e fotografo Gino Santini
 di Gustavo Millozzi
-- Sono passati oramai quarantaquattro anni da quando a Padova nella prestigiosa sede di Palazzo della Ragione, a due anni dalla sua scomparsa, è stata organizzata una mostra retrospettiva di Gino Santini. Da allora di questo importante autore della fotografia italiana poco si è sentito parlare o scritto. Finalmente quest’anno, grazie all’impegno del nipote Marco Fogarolo, anch'egli valido fotografo, e al sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, si è potuta concretizzare una nuova ampia esposizione per presentare al meglio il suo lavoro.
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Gino Santini (Padova, 1907-1974) non può essere infatti dimenticato perchè ha lasciato, oltre a stima e affetto in chi lo ha potuto conoscere e a chi, come me, lo ha avuto vicino come amico e maestro, una grande eredità fotografica. Le sue opere furono all'epoca molto apprezzate, citate e riprodotte in moltissimi cataloghi di mostre, esposte e premiate in gran numero. Grazie a questo giunse a ottenere nel 1969 l'ambito riconoscimento di EFIAP, ovvero Excellence de la FIAP, Fédération Internationale de l'Art Photographique, dalla quale già nel 1964 aveva ricevuto l'onorificenza di AFIAP (Artiste de la FIAP).
Personalmente ricordo che fu la prima persona che contattai - ci conoscevamo già da alcuni anni - quando, trasferitomi da Venezia a Padova nel 1962 mi accinsi a costituire il Fotoclub Padova. Ero certo che avrebbe contribuito insieme ad alcuni altri amici del Circolo Fotografico Padovano che, attivo dai primi anni '50, aveva cessato di esistere l'anno precedente. Accolse l'invito con entusiasmo e ne fu valido animatore oltre a essere, a me vicino anche come insostituibile vice-presidente per molti anni.
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        © Gino Santini, Volo rapace, 1967
Gino era stato un autodidatta, ma era riuscito, con passione e studio, ad acquisire oltre ad una grande capacità professionale, quale proto della Tipografia Antoniana dove lavorava, anche una vasta conoscenza tecnica nel campo fotografico: a Padova fu un pioniere nel campo della fotografia a colori, sperimentandone anche i complicati processi di stampa.
Ricordo con nostalgia le tante ore serali, o più esattamente notturne, passate con lui nella camera oscura che aveva allestito in un piccolissimo sgabuzzino "incastrato" tra l'ingresso e la cucina del suo appartamento: la sua intenzione era quella di insegnare anche a me, incorreggibile “bianconerista”, il complesso procedimento della stampa a colori...ma senza un apprezzabile risultato!
Per l’amico Gino, la fotografia era più che una passione, era un’intima necessità che lo portava a esprimersi con l’obiettivo, a ricercare sempre nuove strade e nuove tecniche, in particolare nella fase di stampa, trascorrendo intere notti in camera oscura per riuscire a ottenere quella sfumatura di colore, quel particolare tono o effetto, per realizzare finalmente ciò che già da giorni aveva nella mente.
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        © Gino Santini, Curiosità, 1965
Non era geloso di quanto sperimentava e dei suoi risultati, anzi cercava di condividerli, specie con i giovani fotografi, aggiungendo così una sincera e positiva carica innovatrice a quel bagaglio tecnico e artistico che in tanti anni si era costruito. I suoi primi successi infatti risalgono al 1937 quando era socio del Gruppo Fotografico Padova e poi del Dopolavoro Fotografico Padovano, sempre pronto a dare qualcosa in più di ciò che gli si chiedeva, anche in campo organizzativo, con semplicità e profonda competenza.
Sfogliando i suoi precisi e ordinati appunti si può ripercorrere tutta la sua vita di fotoamatore: dal 1937 al 1971, anno in cui il male aveva cominciato a tenerlo lontano dall'amata camera oscura, partecipò a oltre duecento mostre, in Italia e all’estero, e conseguì più di quaranta premi.
È stato un fotografo rigoroso, ma anche artista e creatore, che ha cercato di dare attraverso ciascuna delle sue immagini un'interpretazione del mondo così come lo osservava e voleva consegnarcelo. Il soggetto e le sue delimitazioni, gli effetti cromatici, le luci e le ombre e le soluzioni tecniche adottate - come la scelta della carta da stampa, dura o morbida, o l'uso sapiente dei retini (che spesso elaborava e costruiva lui stesso appositamente) - erano sempre oggetto di una ponderata riflessione, e successiva decisione, artistica personale.
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        © Gino Santini, Paesaggio euganeo, 1968
Le sue fotografie infatti non attingono la loro importanza dall’oggetto rappresentato, ma dall’immagine stessa, non esprimono alcuna realtà nuova, ma una realtà costruita dai suoi pensieri, dai suoi sentimenti attraverso la sua abilità tecnica. L’opera d’arte nasce dal suo obiettivo, dalla sua visione e interpretazione: scopre così in soggetti assolutamente comuni, e certe volte perfino banali, una bellezza, un’importanza e un significato nuovo, che non poteva essere colto così da altri. La scelta di dedicare l’attuale retrospettiva alla sola produzione in bianco e nero di Gino Santini è dettata dalla volontà di rendergli omaggio attraverso le fotografie che, a mio parere, meglio rendono comprensibile proprio questo suo intimo sentire. In questo modo ha saputo essere sempre sé stesso, creando uno stile personale, anche se certi aspetti delle sue immagini oggi possono apparire convenzionali, in verità hanno pieno significato se lette nel loro tempo. Hanno inoltre il grande pregio d'aver formato una generazione di fotografi: tante sue immagini sono talmente vere e vive da essere ancora attuali avendo inciso fortemente nella storia della fotografia amatoriale prima veneta poi italiana.
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        © Gino Santini, Composizione, 1955
La sua immersione nella fotografia era totale: era hobby, passione, condivisione, congenialità, evasione, arte, tecnica, sperimentazione. Ricordo in particolare la perizia che poneva nella realizzazione dei suoi “retini” da stampa (alcuni perfino di 30x40 cm!) che conservo ancora in qualche esemplare da lui donato. Si tratta di pellicole piane, di textures in negativo o in positivo che, una volta perfezionate, adoperava in modo sapiente per aggiungere particolari effetti alla stampa delle sue opere sia in bianco e nero, che a colori. Un altro mio ricordo è legato alla speciale cura che riservava alla propria completa attrezzatura fotografica.
Non si deve pensare però che fosse schiavo della tecnica, in quando l'importanza maggiore delle immagini che compongono l'ampia produzione che ci ha lasciato (e che viene conservata oggi dal nipote) non deriva dalla forma, ma dal contenuto che dava rilievo ai suoi pensieri e ai suoi sentimenti più profondi. La scelta dei soggetti denota il suo precipuo interesse per la condizione umana in tutti i suoi aspetti (sottolineo che fu tra i primi a saper realizzare degli intensi portfolio, che ritengo di grande forza comunicativa, tra i quali voglio ricordare Pellegrini a Fatima del 1956, Notte a Place Pigalle realizzato a Parigi nel 1965 e Circo dello stesso anno). Si tratta di lavori nei quali l’uomo è sempre il principale protagonista, immagini che fanno trasparire, così come lo facevano la sua vita e i suoi comportamenti, un profondo, quanto riservato, sentimento religioso.
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        © Gino Santini, Pellegrini a Fatima, 1966
Mi piace ricordare a tal proposito come, essendo un giorno andato con lui a Venezia per fotografare, mentre mi accingevo a riprendere una scenetta dove era protagonista un frate, mi venne in mente e accennai a Gino quanto mi aveva confidato sua moglie Wilma non molti giorni prima riguardo una serie di fotografie da lui fatte a un particolare frate. Era stato lui infatti l'esecutore del famoso scatto del piccolo frate Padre Leopoldo (ora San Leopoldo Mandic) in piedi, appoggiato al bastone, pochi anni prima della morte, una foto che lui aveva ceduto alla Comunità dei Frati Cappuccini (assieme ad altri scatti eseguiti su pellicola in bianco e nero). Non aveva voluto nulla in cambio, neppure che venisse citata la paternità dello scatto che gli avrebbe senz'altro dato una certa notorietà. Si schernì con me, quasi in imbarazzo, e non volle continuare il discorso.
Il nipote Marco, al quale ho raccontato questo episodio, ha voluto compiere una ricerca nell’archivio dei suoi negativi e ha potuto scoprire come il nonno avesse voluto conservare per sé solo due di queste immagini, altre due del futuro santo sul letto di morte e altre del funerale (probabilmente solo una parte dei tanti scatti eseguiti in occasione di tali eventi).
La natura e Padova, sua città natale che amava intensamente, sono stati altri soggetti delle fotografie di Gino Santini: opere mai banali e di spiccata inconfondibile personalità. Sia venissero realizzate in bianco e nero che a colori, sapeva sempre esaltare il contenuto dell'immagine, conservando gli originali toni di contrasto, anche quando impiegava, ma con moderazione e appropriato gusto, i suoi particolari interventi di elaborazione.
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        © Gino Santini, Venditore di krapfen, 1968
 Non era una persona facile alle confidenze, geloso dei suoi sentimenti che esprimeva attraverso la fotografia e solo a chi condivideva con lui tale passione. Non posso non ricordare come questa lo portò anche a curare e a stampare nella tipografia che dirigeva (nella quale portò il suo spirito innovatore contribuendo ad allargare l'ambito di attività prima rivolto alla stampa prettamente religiosa) le prime due edizioni illustrate dell'Annuario FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) oltre a cataloghi e ad altre importanti pubblicazioni fotografiche.
Riconsiderando oggi, dopo tanti anni, i lavori nati dal suo obiettivo, sono ancora convinto dell'attualità della sua visione e della sua interpretazione del mondo, non solo per le tematiche affrontate, ma soprattutto per quanto conservino ancora valori di grande profondità. 
Per tutto ciò che ha rappresentato e ancora rappresenta spero proprio che anche la monografia, edita dalla FIAF “GINO SANTINI- SCRITTE CON LA LUCE- FOTOGRAFIE 1937-1970”, nella quale sono riprodotte le fotografie esposte alla nuova mostra retrospettiva padovana, dia la possibilità a chi lo apprezza, ma soprattutto, a chi ancora non ha mai visto le sue opere, di poter conoscere il valore, l’umanità e le grandi capacità di Gino Santini.
(una versione di questo articolo è pubblicata come presentazione nella monografia sopra citata)
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Gino Santini, fotografie 1937-1970
dal 2 marzo al 5 aprile 2021
Padova, Palazzo Zukermann, Corso Garibaldi, 33
Orario: dal lunedì al venerdì 10.00–19.00, ingresso libero
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lamilanomagazine · 11 months
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Vicenza: mercatino del libro usato in Bertoliana, dal 10 al 21 luglio oltre 650 volumi in vendita
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Vicenza: mercatino del libro usato in Bertoliana, dal 10 al 21 luglio oltre 650 volumi in vendita. Da lunedì 10 a venerdì 21 luglio, dalle 15.30 alle 18.30, nei locali al piano terra di Palazzo Cordellina (contra’ Riale 12), a Vicenza, torna l’appuntamento con il mercatino dei libri usati della Biblioteca Bertoliana. Saranno proposti oltre 650 volumi di letteratura, religione, storia, storia locale vicentina e narrativa, oltre ad alcune opere di carattere generale e grande formato, e molti cataloghi d'arte. Proprio i libri di storia dell’arte costituiranno la cifra di questa edizione del mercatino: saranno infatti proposti numerosi cataloghi di mostre nazionali e locali, saggistica di interesse e argomento artistico, e alcune guide di località archeologiche. Novità di quest’anno infine la presenza di film in dvd del genere commedia contemporanea in lingua originale inglese. La maggior parte dei libri – molti frutto di donazioni - sarà acquistabile ad offerta libera a partire da 1 euro. Gli altri a 5 o a 10 euro, a seconda dei bollini colorati che presenteranno sul dorso. Solo una piccola parte, infine, potrà avere un prezzo maggiore, in ragione della qualità e della rarità dell’opera. La Biblioteca Bertoliana sosterrà con gli introiti del mercatino di libri la Biblioteca Manfrediana di Faenza, una delle biblioteche più colpite dall’alluvione romagnola, dov’è andata perduta la sezione dei libri per ragazzi. Sarà pertanto un’occasione importante per la Bertoliana e per Vicenza per sostenere concretamente la biblioteca di Faenza, consentendole l’acquisto di nuovi libri che possano andare a rinforzare un patrimonio irrimediabilmente perso. Il mercatino di libri usati si inserisce quest’anno all’interno di importanti progetti culturali che nei mesi di giugno e luglio coinvolgono la Bertoliana e il settecentesco Palazzo Cordellina. Il cortile – da poco riqualificato per iniziativa del Rotary Club Vicenza e grazie al lavoro di squadra di numerosi attori, tra associazioni, artisti, aziende e volontari – resterà aperto per quanti vorranno leggere seduti sulle panchine d’artista realizzate da Manuela Bedeschi. Lo spazio interno di 600 metri quadrati offre oggi la possibilità di una gradevole sosta tra alberi, ortensie a foglia di quercia e alte canne di bambù. Nelle due settimane di mercatino, nella sala Caffetteria al piano terra del Palazzo è visitabile la quinta edizione della mostra internazionale d'illustrazioni per l'infanzia /e.mò.ti.con/ Illustra l’emozione de La Piccionaia - che quest'anno porta il titolo “Atlante dei desideri” - frutto della selezione di 30 illustrazioni scelte tra 226 opere realizzate da 113 artisti under35 di diversi Paesi, lavorando sui temi del sogno, del desiderio e dell'utopia (maggiori informazioni). Dal 18 al 20 luglio il Palazzo ospita poi nella sala Udienze la residenza artistica 2023 dell’associazione culturale Bacan. Ispirati dalle “Lezioni americane” di Italo Calvino, di cui quest’anno si celebrano i 100 anni dalla nascita, quattro musicisti under 35, guidati da un esperto, lavoreranno a improvvisazioni che restituiranno in un concerto finale previsto per giovedì 20 luglio alle 18 nel giardino di Palazzo Cordellina.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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abatelunare · 4 years
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Cinque tipi di libro che non leggo
1) Cataloghi di mostre. 2) Libri fotografici. 3) Trattati scientifici. 4) Enciclopedie. 5) Libri d'arte.
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tarditardi · 4 years
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Tommaso Dognazzi @ VS Arte - Milano: "Quasar e Subliminazione", evento a cura di Francesco Galli e Alberto Gerosa. Dal 21 febbraio 
VS Arte è lieta di ospitare nel suo salotto dell'Arte nel cuore di Brera "Quasar e Subliminazione",la nuova personale dell'artista cremonese Tommaso Dognazzi. Da sempre attenta a selezionare opere inedite e ardite sperimentazioni, con un occhio di riguardo alle nuove generazioni di artisti e a progetti di respiro internazionale, valorizzando in particolare la pittura, con le opere di Tommaso Dognazzi VS Arte ha voluto offrire al suo pubblico un nuovo esempio di artista talentuoso capace di stupire attraverso il fascino del passaggio dal figurativo all'informale e un utilizzo di materiali ed effetti visivi inedito e sorprendente.
Le opere di Dognazzi esposte ripercorrono, infatti, il percorso di un artista che, fin dalla prima giovinezza, è stato affascinato dall'arte contemporanea e dalle opere dei grandi maestri dell'astrattismo geometrico del '900. L'obiettivo pittorico di Dognazzi è costantemente quello di trovare nuove ispirazioni dialettiche, seguendo un percorso di ricerca personale continuo, che tende ad abbandonare gradualmente le testimonianze della pura composizione geometrica, per arrivare a sostanziarsi, in uno scenario più sintetico, nella rappresentazione istantanea di forme di concettualità spaziale e dinamica – da cui Sublimazioni e Quasar – e anche oltre, fino alle ultime opere, realizzate non più su tela ma su plexiglass e per la prima volta in esposizione.
Il giudizio della critica
"Figlio di una collezionista, Tommaso Dognazzi è cresciuto in un ambiente innamorato dell'arte contemporanea e ha formato il proprio gusto lungo la strada tracciata dai Nigro, dagli Alviani e dai Bonalumi, per citarne solo alcuni. Dopo un lungo percorso di progressiva distillazione delle forme, si affaccia ora alla fase della piena maturità. Pur continuando a mettere in scena lo scacco al principio di simmetria e ai processi gnoseologici (spesso sdrammatizzando grazie a una fine ironia), oggi l'artista pare spingersi oltre. Alla scoperta dei codici primigeni di un linguaggio e, forse della stessa Vita, riprodotta in quel "vitro" postmoderno che si chiama plexiglass". (Alberto Gerosa, giornalista e critico d'arte).
"Nell'epoca contemporanea continua ad esistere il figurativo; già però nel genere figurativo la rivoluzione è stata la sintesi. Con l'astrazione il messaggio dell'artista si svolge su un piano totalmente diverso; Mario De Micheli diceva che sono due modi differenti di intendere la religiosità. Tommaso, che sulla tela dipingeva messaggi che mi hanno richiamato prima il telegrafo e poi le Pulsar, è andato oltre con il supporto del plexiglass, per cui l'osservatore vede i sogni dell'artista ed oltre ai segni: innovazione assoluta". (Gregorio Rossi, critico d'arte).
"Che siano astri o microscopiche entità, le geometrie di Dognazzi tendono ad un energico equilibrio, animato da una fervente dinamicità insita nell'animo dell'artista. La pittura narrativa, la sperimentazione, l'astrattismo gestuale giungono ad un autentico, mistico lirismo". (Carlo Galli, critico d'arte).
"Chi conosce Tommaso sa che ha sempre dipinto trasmettendo emozioni agli uomini comuni, che conducono una vita comune, inserita in modo ordinato nella quotidianità, insomma, un pubblico difficilissimo". (Luigi Aschedamini, Architetto)
"Più che a un codice, la pittura di Tommaso Dognazzi assomiglia alla trascrizione dei silenzi tra una parola e l'altra, del vuoto fra un segno e l'altro, della distanza fra l'intenzione e l'azione.  L'intento è quello di rappresentare in forma grafica il conflitto fra l'aspettativa e la realtà, fra il percorso e il cammino, fra l'idea pura e la materia.  Chi osserva i quadri di questo artista avvertirà il disagio della scollatura, la delusione della discrepanza, la frustrazione derivante dalla dipartita dell'atteso.  Il disagio insomma di essere umani. (Franco Rado).
Tommaso Dognazzi "QUASAR E SUBLIMINAZIONE" a cura di Francesco Galli e Alberto Gerosa vernissage giovedì 20 Febbraio 2020 18:30 mostra 21 Febbraio 2020 - 28 Marzo 2020 orari: dal martedì a sabato dalle 10.30 alle 19.30 Ingresso libero
VS Arte Via Ciovasso, 11 – Milano www.vsarte.it| www.tommasodognazzi.it
Biografia dell'artista Nasce a Cremona nel 1966; fin da giovanissimo dimostra uno spiccato e fervido interesse per l'arte contemporanea, affascinato dalle opere dei grandi maestri dell'astrattismo geometrico del '900, ma stimolato anche dalla passione dei genitori,  grandi collezionisti, e degli incontri con straordinari artisti italiani e stranieri, da cui prende ispirazione concettuale, che viene poi elaborata e tradotta sulla tela. Il percorso artistico si espleta partendo dalle prime opere, realizzate verso la fine degli anni Ottanta, ancora legate ai dogmi della razionalità dell'arte concreta, fino a raffinarsi via via nel tempo. L'obiettivo pittorico è costantemente quello di trovare nuove ispirazioni dialettiche, seguendo un percorso di ricerca personale continuo che tende ad abbandonare gradualmente le testimonianze della pura composizione geometrica per arrivare a sostanziarsi, di fatto, in uno scenario più sintetico, maggiormente impegnato nella rappresentazione istantanea di forme di concettualità spaziale e dinamica. Le mostre personali vengono allestite dai primi anni Novanta: Dognazzi espone a Milano alla galleria "La Nuova Sfera", a Bologna presso la galleria "Arte Spazio", a Genova alla "San Benigno", a Verona alla "Linea 70", a Brescia alla galleria "San Paolo", a Cremona alla galleria "Il Triangolo", a Milano Marittima nei saloni dell'hotel "Mare Pineta", a Pesaro nella sede del Circolo Mobilieri, a Bellagio con la mostra "Symphonie de couleurs", a Palazzo Flangini a Venezia, alla galleria Browning di Asolo (TV), negli spazi espositivi degli Archivi della Misericordia a Venezia, alla galleria Hyper Room di Milano e a Palazzo Cusani, Milano. Partecipa inoltre a numerose esposizioni collettive: "In Forma" a Venezia e "Res Publica" a Bellagio affiancato dai grandi maestri dell'astrattismo del novecento, conseguendo premi e riconoscimenti. A Villa Leoni di Tremezzina (Como) in occasione del centenario del Bauhaus e a Venezia a Palazzo Merati, evento collaterale alla 58a Biennale di Venezia, oltre alla partecipazione al GRANDART di Milano, all'interno dello stand della galleria VS ARTE. Alcune opere si trovano in permanenza presso prestigiose gallerie, quali lo "Studio F22" di Palazzolo sull'Oglio (BS) e la galleria VS ARTE di Milano. I cataloghi editi in precedenza sono: "La Forma del Colore", "La Dialettica Ragionata" e "Poetiche Armonie". Attualmente Tommaso Dognazzi vive e lavora a Venezia.
Diffuso da ltc - lorenzo tiezzi comunicazione per Francesca Lovatelli Caetani
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lacameliacollezioni · 2 years
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COLLEZIONI - L'Abbigliamento dei Bimbi del Passato
𝓡𝓮𝓬𝓾𝓹𝓮𝓻𝓸, 𝓒𝓸𝓷𝓼𝓮𝓻𝓿𝓪𝔃𝓲𝓸𝓷𝓮 𝓮 𝓥𝓪𝓵𝓸𝓻𝓲𝔃𝔃𝓪𝔃𝓲𝓸𝓷𝓮 𝓭𝓮𝓵𝓵𝓮 𝓽𝓻𝓪𝓭𝓲𝔃𝓲𝓸𝓷𝓲 • Collezione di abitini, cuffiette, fasce, scarpine, calzine, bavaglini e camicine infantili dal secolo 700 al secolo 800
• 𝓡𝓮𝓬𝓾𝓹𝓮𝓻𝓸, 𝓒𝓸𝓷𝓼𝓮𝓻𝓿𝓪𝔃𝓲𝓸𝓷𝓮 𝓮 𝓥𝓪𝓵𝓸𝓻𝓲𝔃𝔃𝓪𝔃𝓲𝓸𝓷𝓮 𝓭𝓮𝓵𝓵𝓮 𝓽𝓻𝓪𝓭𝓲𝔃𝓲𝓸𝓷𝓲 • Collezione di abitini, cuffiette, fasce, scarpine, calzine, bavaglini e camicine infantili dal secolo 700 al secolo 800 Per mostre ed esposizioni / Percorsi didattici sulla Moda e Costume / Cataloghi Fotografici Per Info, Restauro e Donazioni
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