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#eredità genetica
turuin · 1 month
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Day 17
Giorno 17 - ieri.
Totale caffè bevuti, 2. Mi auto-applaudo: con il livello dei pasti di ieri e con la macchinetta sempre a disposizione, questo è un risultato nel risultato.
Trattandosi di un pranzo di compleanno per mia figlia, eviterò di fare il solito resoconto (a ciò basti una delle frasi più belle della lingua italiana tutta, e cioè: pasta al forno). A cena, in ogni caso, abbiamo finito quello che era rimasto dal pranzo.
Ho pregato mia madre di reintegrare qualsiasi genere di verdura da oggi in poi, di già perlomeno si è messa a preparare delle zucchine per la pasta.
La torta SG era molto buona e merita un piccolo aneddoto.
Avevo ordinato questa torta già durante il viaggio di arrivo, ed il forno che l'ha preparata mi aveva dato appuntamento ieri, a mezzogiorno, per ritirarla. Naturalmente mezzogiorno era più da vedersi come una indicazione di massima, un suggerimento, che non un vero e proprio appuntamento; e per fortuna sono andato a ritirarla da solo, senza la milanese che altrimenti avrebbe iniziato a sbuffare e piantare casini. Io invece ho detto al personale che non c'era problema: hanno chiamato il pasticcere che ha dato un tempo d'attesa di mezz'ora, per cui ho deciso di andarmene a fare un giro. Ne ho approfittato per andare a visitare la tomba di mio padre e metterci qualche fiore fresco, scambiarci due parole in silenzio, immerso nella pace unica che solo un cimitero d'estate può trasmettere. Torno al forno alle 12:35 abbondanti, ancora nessuna consegna: le ragazze, molto imbarazzate, chiamano il titolare, che sta arrivando. Si scusano profusamente. Mi offrono un succo di frutta, nonostante le mie rassicurazioni (sarebbe stato un caffè ma, visto? Non ho trasgredito alla regola) e quando, infine, il titolare arriva, mi offre uno sconto sul prezzo vista l'attesa - ancora una volta, nonostante io gli avessi detto (e sinceramente) che non era necessario. E lo credo tuttora: era 14 di agosto per tutti, specialmente per loro che dovevano fare fronte a un numero eccezionale di consegne. Però ho apprezzato molto il gesto, e la cordialità dei titolari, e ho pensato che forse preferisco un mondo che arriva un pelo in ritardo sulle consegne ma che non risparmia qualche sorriso e del calore umano. Ovviamente la mia coniuge mi aveva già mandato dei messaggi nei quali esprimeva il proprio lombardo disappunto per questa gente che non rispetta gli appuntamenti dati, ma che ci volete fa'... è calabrese anche lei, sotto sotto, e sono sicuro che prima o poi abbraccerà il suo retaggio. Pranzo con i fratelli, le nipoti etc. Riflessione: la mia famiglia è perennemente settata sul livello 11 in una scala da uno a dieci, su qualunque interazione. Ormai riesco a prenderli solo a piccole dosi, estraniandomi dagli infiniti duelli in punta di spada e di fioretto che si scatenano ogni cinque minuti e per - letteralmente - qualsiasi motivo. Mi porto dietro anche questa eredità genetica che cerco di combattere giorno per giorno, conscio però che venga fuori tutta, e bella prepotente, ogni volta che decido di duellare anche io. Per fortuna, non succede troppo spesso: ho sempre l'idea del buon Miyamoto Musashi che cercava di combattere solo battaglie nelle quali fosse possibile avere un vantaggio sull'avversario (e se pensate che sia disonorevole, dovreste investigare un po' della storia della sua vita: è illuminante).
Oggi niente mare per evitare calca e caldo, forse pomeriggio al cinema, per far vedere Inside Out 2 ai nanetti.
Mi godo la brezza incessante della città del vento che passa, come ha sempre fatto, dal salotto alla cucina di casa mia.
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[...] "I segreti della mente non includono soltanto le nostre esperienze di vita personali, ma anche quelle che inconsapevolmente portiamo dentro di noi: ricordi, sentimenti e traumi che ereditiamo da generazioni precedenti” che non sono riuscite a mentalizzarli, simboleggiarli ed elaborarli adeguatamente"
“Le esperienze troppo dolorose per essere interamente comprese ed elaborate vengono trasmesse alla generazione successiva. Questi traumi indicibili e troppo dolorosi perché la mente possa digerirli, diventano la nostra eredità e influenzano i nostri figli e  iloro figli, in modi che non riescono a comprendere o controllare".
Un fenomeno che la professoressa Yolanda Gampel, della Tel Aviv University, ha definito “radioattività del trauma”, una metafora presa in prestito dalla fisica nucleare per descrivere come la radiazione emotiva, al pari di quella fisica, “si diffonde nella vita delle generazioni successive, manifestandosi in forma di sintomi fisici ed emotivi, reminiscenze del trauma [non sperimentato personalmente] e in un diffuso attacco alla propria vita”
A partire dagli anni Settanta, le neuroscienze hanno confermato quanto scoperto dalla psicoanalisi, ovvero che il trauma dei sopravvissuti e persino i segreti più oscuri, ma svelati a nessuno, influenzano davvero le vite dei figli e dei nipoti. Questi studi, relativamente recenti, si focalizzano sull’epigenetica, sull’impatto non genetico e sulle variazioni dell’espressione genetica; analizzano il modo in cui i geni vengono modificati nei discendenti dei sopravvissuti al trauma e studiano le modalità tramite cui l’ambiente, e il trauma in modo particolare, possono lasciare un’impronta chimica nei geni di una persona, impronta che viene trasmessa alla generazione successiva. Questa ricerca empirica evidenzia il ruolo fondamentale degli ormoni dello stress nello sviluppo del cervello e, quindi, nei meccanismi biologici attraverso cui il trauma si trasmette di generazione in generazione”
La possibilità e l’importanza di allargare lo sguardo alla storia familiare delle persone che ci troviamo di fronte nella stanza d’analisi permette talvolta di “affrontare il lutto e l’elaborazione del dolore che i nostri genitori non sono riusciti a sopportare e favorisce la cessazione dell’identificazione con quelli che hanno sofferto”, un’operazione delicata e difficile ma preziosissima perché “quando impariamo a identificare l’eredità emotiva che vive dentro di noi, le cose iniziano ad acquisire un senso e le nostre vite iniziano a cambiare”.
L’eredità emotiva. Una terapeuta, i suoi pazienti e il retaggio del trauma, Galit Atlas
Fonte: Stralci dall'articolo Ereditare il trauma, di Moreno Montanari, Doppiozero
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yaellaharpe-blog · 3 months
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DENNY: A NEEDLE IN THE HAYSTACK OF HUMAN EVOLUTION.
DENNY: UNA AGUJA EN EL PAJAR DE LA EVOLUCIÓN HUMANA.
DENNY: UN AGO NEL PAGLIAIO DELL'EVOLUZIONE UMANA.
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(English / Español / Italiano)
The Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology did it again by publishing in Nature a couple of years ago the discovery of the first direct offspring of two different human species.
"Denny" (Denisova 11 for Science) was a teenage girl who lived 50,000 years ago in the Denisova cave (Altai) and left us at the age of 13.
His mother was a Neanderthal female and his father was a Denisovan. That makes Denny the first first-generation hybrid human found so far.
We know that Denisovans and Sapiens hybridised somewhere and sometime (very little is known about the mysterious Denisovans compared to other human species) because they left part of their genetic legacy in today's original human communities in Australia and Oceania.
We also know that Neanderthals and Sapiens hybridised and the proof is in our genetic map.
But in Denny's case, it is the first time that a direct (first generation) descendant of two different human species has been found.
What secrets did he keep?
We will be telling you about them as we get to know them. But for the time being, as expected, Denny was not alone 😉
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El Instituto Max Planck de Antropología Evolutiva volvió a hacerlo publicando en Nature hace un par de años el descubrimiento de la primera hija directa de dos especies humanas distintas.
"Denny" (Denisova 11 para la Ciencia) era una adolescente que vivió hace 50.000 años en la cueva de Denisova (Altai) y nos dejó a la edad de 13 años.
Su mamá era una mujer neandertal y su papá era denisovano. Eso convierte a Denny en el primer humano híbrido de primera generación encontrado hasta el momento.
Sabemos que denisovanos y sapiens hibridaron en algún momento y en algún lugar (es muy poco lo que se conoce sobre los misteriosos denisovanos comparándolo con otras especies humanas) porque dejaron parte de su legado genético en las comunidades originarias humanas actuales de Australia y Oceanía.
Sabemos también que neandertales y sapiens hibridaron y la prueba está en nuestro mapa genético.
Pero en el caso de Denny es la primera vez que se encuentra a una descendiente directa (de primera generación) de dos especies humanas diferentes.
¿Qué secretos tenía guardados?
Os los vamos a ir contando conforme los vayamos conociendo. Pero de momento os adelantamos que, como era de esperar, Denny no estaba sola 😉
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L'Istituto Max Planck per l'antropologia evolutiva lo ha fatto di nuovo, pubblicando su Nature un paio di anni fa la scoperta della prima discendenza diretta di due specie umane diverse.
"Denny" (Denisova 11 per la scienza) era un 'adolescente vissuta 50.000 anni fa nella grotta di Denisova (Altai) e ci ha lasciato all'età di 13 anni.
Sua madre era una femmina di Neanderthal e suo padre un Denisovano. Questo fa di Denny il primo ibrido umano di prima generazione finora trovato.
Sappiamo che i Denisovani e i Sapiens si sono ibridati da qualche parte e in qualche momento (si sa molto poco dei misteriosi Denisovani rispetto alle altre specie umane) perché hanno lasciato parte della loro eredità genetica nelle attuali comunità umane originarie in Australia e Oceania.
Sappiamo anche che Neanderthal e Sapiens si sono ibridati e la prova è nella nostra mappa genetica.
Ma nel caso di Denny, è la prima volta che viene trovato un discendente diretto (di prima generazione) di due specie umane diverse.
Quali segreti ha mantenuto?
Vi parleremo di loro man mano che li conosceremo. Ma per il momento, come previsto, Denny non era sola 😉
Source: ArqueoEduca
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scienza-magia · 5 months
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Non solo DNA ma anche fattori ambientali e sociali
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La nuova scienza dell'epigenetica non è la rivincita del finalismo in biologia. Molti fraintendimenti, involontari o cercati appositamente per invalidare al pensiero di Darwin, stanno inquinando il dibattito sul significato delle più recenti acquisizioni sul valore dei tratti non genetici, determinati dall’ambiente e trasmissibili alla prole. Ecco qualche chiarimento in merito. Prima del XX secolo, l'ereditarietà cosiddetta veniva tipicamente concettualizzata come la trasmissione delle caratteristiche o delle “influenze” dei genitori ai discendenti, in un modo piuttosto nebuloso. Se queste caratteristiche ereditarie fossero del tutto indipendenti dall’ambiente, o se invece potessero essere indotte e modificate direttamente dall’ambiente oppure dall’uso prolungato o dal disuso di determinate parti del corpo, come asseriva Lamarck, fu oggetti di un accesissimo dibattito, che si può esemplificare nella contrapposizione fra i sostenitori di un’ereditarietà “dura” (la prima), e quelli di un’ereditarietà “debole”. Dai primi decenni del XX secolo, l’eredità “dura” fu descritta come la trasmissione mendeliana di tratti discreti a opera dei geni. Il gene, originariamente un'entità puramente teorica, acquisì poi una base materiale nella molecola del DNA, per cui l'eredità è venuta a essere intesa come la trasmissione delle sequenze di DNA contenute nei gameti dei genitori.
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I sostenitori della eredità debole furono ben presto messi di fronte alla richiesta di dimostrare come l’ambiente o le abitudini di un organismo potessero modificarne il DNA a livello dei gameti, per trasmettere così le caratteristiche acquisite alla discendenza: come affermato da Huxley, "qualsiasi teoria lamarckiana deve confrontarsi con i fatti riguardanti la base fisica dell'ereditarietà". Tuttavia, poiché non era noto o immaginabile alcun meccanismo di codifica genetica, l'eredità debole fu presto considerata impossibile, e la possibilità che le esperienze di un individuo durante la sua vita potessero avere effetti prevedibili sul fenotipo dei suoi discendenti fu ritenuta definitivamente confutata. La confutazione dell’idea di Lamarck e dei suoi epigoni, cioè, si accompagnò all'idea che qualsiasi forma di eredità, sia essa dura o debole, debba verificarsi tramite la trasmissione di sequenze di DNA, ovvero che l'ereditarietà sia mediata da un unico meccanismo universale basato su quelle. La teleologia evoluzionistica che per motivi ideologici si avvaleva del Lamarckismo ricevette così un colpo mortale. Sulla base di un solido supporto empirico per l'eredità mendeliana e per la sua base molecolare, associato alla mancanza di prove incontrovertibili e di meccanismi chiari per l’eredità debole, molti genetisti influenti si convinsero non solo che la trasmissione delle sequenze di DNA fosse un meccanismo di ereditarietà, ma anche che fosse l'unico meccanismo di ereditarietà. Dagli anni ’30 del secolo scorso, chiunque sostenesse forme di eredità debole fu guardato con sospetto – spesso anche a ragione, visto che spesso questa posizione poggiava su idee astruse, teorie eterodosse e senza prove di peso, perché portata avanti non con i metodi della scienza sperimentale, ma sulla base di convinzioni metafisiche circa ‘intenzionalità e la direzionalità del processo evolutivo. Negli ultimi decenni, tuttavia, la biologia molecolare, l’ecologia quantitativa e la biologia evoluzionistica hanno identificato una serie di meccanismi che dimostrano in maniera inequivocabile come l’informazione trasmissibile da un genitore ai discendenti, in grado di influenzare la fitness di questi e dunque di chiaro significato per l’evoluzione naturale, va ben oltre il meccanismo mendeliano classico. Con il fiorire degli studi epigenetici e l’allargamento del fenotipo esteso, di cui parleremo tra un attimo, si sono avute prove convincenti sia del fatto che il DNA non è l’unico veicolo attraverso cui si passa informazione di significato evolutivo fra le generazioni, sia del fatto che l’ambiente può effettivamente modificarne la sequenza durante la vita di un individuo. Si è cioè allargata la base fisica per la trasmissione di informazione genetica, e allo stesso tempo sono stati identificati i primi meccanismi epigenetici in grado di modificare attivamente il DNA dei gameti. Non si tratta, come i sostenitori della teleologia amano declamare, di un ritorno del Lamarckismo nel senso che essi preferiscono: tutti i processi sin qui scoperti, infatti, continuano a essere figli “del caso e della necessità”, e il vaglio implacabile della selezione naturale continua ad agire su ciascuno di essi. Si tratta però di un ritorno dell’dea del fatto che l’ambiente sperimentato da un individuo durante la sua vita può influenzare i tratti che riceveranno i suoi discendenti: un Lamarckismo, cioè, privo di teleologia, perché non frutto di scelte dettate dalla volontà dell’individuo, ma di meccanismi che hanno origine stocastica nella storia individuale. Innanzitutto, vi sono ormai solidi dati sull’induzione ambientale e sulla trasmissione alla prole anche per molte generazioni di caratteristiche epigenetiche che non corrispondono a mutazioni del DNA. Esistono casi documentati per esempio nelle piante di differenziazione a livello di popolazione causata da modifiche epigenetiche stabili per secoli, dopo l’iniziale induzione di quelle modifiche. Negli animali, i meccanismi attivi in piante e microrganismi sono più rari, ma molti tipi di tratti della prole sono determinati attraverso quelli che sono noti come “effetti parentali”, determinati da fattori diversi dal DNA, sia per via materna che paterna, insieme a un’ampia varietà di effetti di eredità non genetica in continuo ampliamento. In aggiunta ai variegati esempi di cui sopra, che dimostrano in modo definitivo come l’informazione che determina il fenotipo di un individuo possa essere influenzata da effetti ambientali e trasmessa alla prole da supporti molto diversi dal DNA, è pure ormai chiaro che eventi in cui l’ambiente modifica il DNA dei gameti di un individuo non solo occorrono, ma sono stati fondamentali nell’evoluzione di molti organismi diversi. I resti di antiche invasioni virali del nostro genoma e l’acquisizione da altri organismi di tratti disparati di DNA in ogni tipo di organismo dimostrano come eventi di esposizione ambientale a materiale genomico estraneo hanno portato e continuano a portare a radiazioni evolutive importanti, in cui il particolare fattore ambientale costituito dall’insieme degli altri genomi cui siamo costantemente esposti può giocare un ruolo rilevantissimo. In aggiunta al DNA ambientale, noi ereditiamo costantemente dai nostri genitori – ma anche dalla popolazione di nostri simili cui siamo esposti e dall’ambiente – il microbioma: l’informazione genetica di una moltitudine di microrganismi, cioè, trasmessa per via non mendeliana da una generazione all’altra e che determina tratti più o meno vantaggiosi per l’individuo-olobionte che siamo, al vaglio della selezione naturale. Infine, alcune particolari specie dalle capacità cognitive sviluppate, che assolutamente non possono essere ristrette alla nostra, trasmettono sia informazione di tipo culturale alla prole, sia modifiche dell’ambiente in cui la prole stessa si troverà a vivere (la cosiddetta “nicchia ecologica”) in modo ereditabile e a sua volta vagliabile dalla selezione, perché in grado di influenzarne la fitness. Il rifiuto dell'ereditarietà debole nel XX secolo rifletteva due idee chiave: una definizione ristretta dell'ereditarietà come trasmissione delle sequenze di DNA al momento del concepimento e la convinzione che l'ereditarietà fosse mediata da un unico meccanismo universale. Come corollario di queste idee, molti genetisti di spicco presumevano che l'ereditarietà debole, per essere provata, dovesse coinvolgere la modifica delle sequenze di DNA della linea germinale da parte di fattori ambientali o somatici, un processo che rifiutavano come "impossibilità chimica". Al contrario, è ormai chiaro che l'ereditarietà di tratti selezionabili darwinianamente riflette la trasmissione non solo degli alleli genici (ereditarietà genetica), ma anche di una varietà di altri fattori che influenzano il fenotipo più o meno esteso della prole. Questo porta taluni a sventolare una presunta “rivincita” di obsolete idee finalistiche circa il funzionamento dell’evoluzione; invece, in tutti i casi, qualunque sia il supporto per la trasmissione di informazione ereditabile, non vi è alcuna giustificazione per reintrodurre dalla finestra la teleologia e il finalismo cacciati dalla porta. Il processo evolutivo resta infatti sostanzialmente stocastico, perché la fonte di varietà selezionabili risiede in fluttuazioni ambientali casuali, nella storia degli individui da cui ha origine una nuova varietà e, per quel che riguarda abitudini e cultura, nella stocasticità dei processi di invenzione cognitiva e delle complesse interazioni storico-sociali. Siamo cioè passati dal genotipo come unico determinante del fenotipo selezionabile, alla visione di quello che io ho chiamato “infotipo” come generatore di un fenotipo esteso su cui agisce il processo selettivo; ma il meccanismo è e resta quello identificato da Darwin, e l’evoluzione è e resta un fenomeno statistico legato alla variazione delle frequenze di certi tratti in una popolazione sotto l’effetto della selezione, non alla volontà degli individui o di un dio. Read the full article
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rosaaflor · 2 years
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I guai da vaccinazione possono anche essere ereditati
I guai da vaccinazione possono anche essere ereditati
Un nuovo studio conferma purtroppo le ipotesi più allarmanti riguardo alle vaccinazioni: gli effetti negativi sul sistema immunitario potrebbero non soltanto durare a lungo e magari tutta la vita  per tutta la vita, ma essere persino ereditarie. Evidentemente le affermazioni dei produttori sul fatto che le proteine ​​spike seminate e le nanoparticelle lipidiche cationiche scompaiono dopo pochi…
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L'età del trapasso
L’età del trapasso
(lamentazione per gli assenti in noi) Si perdono, strada facendo, brandelli d’ingenuità esperienza dopo esperienza ferita dopo ferita cicatrice dopo cicatrice morti dopo morti ricordando i passi falsi di ieri tra il malaugurio d’anni bisestili. Nel frattempo, fatto di annunci e silenzi non è stata esclusa una qualche crescita. “Domani, 3 settembre 2021 avrò l’età che avevi nell’ora del…
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spettriedemoni · 2 years
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Neaderthal
Ieri sera, grazie ad Alberto Angela, ho scoperto che gli homo sapiens neanderthaliensis accumula amo grasso per sopravvivere sotto la neve nudi. Essendosi poi fusi o diluiti negli homo sapiens sapiens scomparendo di fatto, ci avrebbero lasciato in eredità genetica questo grasso che in effetti oggi serve molto meno.
Quindi oggi sapete a chi dare la colpa per le vostre maniglie dell'amore: all'evoluzione e agli uomini di Neanderthal
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givemeanorigami · 4 years
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Un conoscente di mio babbo gli ha inviato una foto che qualcuno ha caricato su Facebook. È una foto in cui si vedono due foto in bianco e nero risalenti, ad occhio e croce, agli anni '60 e in una delle due foto, fotografato a tradimento con un'espressione bruttissima che non rende giustizia a quanto fosse bello (ad averne eredità un po' di quella bellezza e di quel fascino), c'è nonno.
Nonno con un lungo cappotto nero, quello delle grandi occasioni, ad una festa della Befana in cui regavalano giocattoli ai figli dei dipendenti del porto.
Nonno per cui ho riso, perché quell'espressiobe tutt'altro che fotogenica mi ricorda che potrò non avere i suoi occhi chiarissimi e i suoi capelli nerissimi, ma il non essere fotogenici è chiaramente genetica.
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curiositasmundi · 4 years
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Capricorno
22 dicembre-19 gennaio
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Ti consiglio di fare spazio nella tua vita per un periodo di sacro ringiovanimento. Potresti provarci in questi modi: ricordando i momenti preferiti del passato; facendo una ricerca sulla tua eredità genetica; pregando i tuoi antenati di parlare con te in sogno; divertendoti a immaginare come ti sentivi quando eri nella pancia di tua madre; consultando al telefono uno psicanalista che può aiutarti a scavare nel passato per rivedere scene delle tua incarnazioni precedenti; riaffermando i princìpi che ti fanno da guida. Soprattutto, ti consiglio di trovare un rifugio nei tuoi ricordi, usando la tua capacità di visualizzazione per creare un santuario interiore.
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Di pensieri limpidamente veritieri e reali
Scrivere comunicati e articoli inerenti agli sviluppi sulla ricerca medica per la Sma, il tutto per conto di una Onlus di cui faccio parte da sempre, vuol dire informarsi, leggere e frequentare costantemente tutti quei siti super aggiornati e riviste scientifiche, in particolar modo di matrice oltreoceano, dove l’informazione non è soggetta a censure di alcun tipo.
Se c’è una cosa che ho imparato in questi 24 anni di convivenza con la mia “coinquilina invadente”, è quanto l’ipocrisia e i taciti silenzi di un’informazione incompleta o nel peggiore dei casi menzognera, possano fare più danni della patologia stessa. Quanto l’illusione arrechi più ferite di un corpo nel tempo soggetto a perdite.
Quando avevo circa 6 mesi di vita, non reggendomi nemmeno sulle punte e crollando ogniqualvolta i miei tentassero di mettermi in piedi, il pediatra dopo varie insistenze da parte dei miei genitori e specialmente di mia mamma (una madre certe cose le sente), decise d’indagare su questa mia lassità e quest’apparente pigrizia - lo dico sempre di essere nata stanca -, mandandoci da uno dei massimi esperti in elettromiografia a quei tempi. Ora, per chi non ha la più pallida idea di cosa sia un esame elettromiografico, si immagini dei sottili aghetti a fior di pelle che rilasciano scariche elettriche a dei fasci nervosi specifici osservando le reazioni degli stessi e i segnali che mandano alle fibre muscolari.
A farla breve, una vera e propria tortura, pure abbastanza lunghetta nei tempi, un qualcosa che ancor oggi, pur essendo oramai cresciutella, mi crea numerose ansie e paure, manco se dovessero farmi l’elettroshock 🙈.
Deviazione a parte, la diagnosi arrivò subito: come una doccia fredda, anzi no che dico, come una cascata di ghiaccio su un corpo nudo, i miei si sentirono dire che la loro secondogenita era affetta al 90% da Atrofia Muscolare Spinale, una patologia genetica neurodegenerativa che loro, essendone portatori sani, le avevano lasciato in “eredità”. Una coppia non poi così giovanissima, con un figlioletto di 5 anni a malapena, si ritrovò completamente spaesata nello scoprire che quella figlia tanto attesa e desiderata, fosse in realtà malata. È un brutto termine, lo so, ma è così ed io amo essere schietta nel parlare di me stessa.
Disorientati, decisero di rivolgersi ad un altro luminare il quale, dopo un’iniziale derisione circa la diagnosi del suo collega, dovette ricredersi agli esiti di un’ulteriore elettromiografia (cazzo non puoi sottoporre una bimbetta di 6 mesi a due elettromiografie nel giro di poche settimane) e confermare la diagnosi asserendo che, nel migliore dei casi, avrei raggiunto i 10 anni in uno stato di completa immobilità, attaccata h24 ad un respiratore e alimentata artificialmente.
Qui sfido chiunque a non entrare nel panico più totale, a non vedersi il mondo crollare addosso e se non fosse stata per la grossa componente di grinta di cui la mia famiglia è portatrice malata (ironia della sorte eccoti 😂), ora non credo sarei qui a parlarne apertamente e allegramente.
Non sto qui a dirvi che il pronostico dei 10 anni fu più che abbondantemente errato, che il deficiente di luminare di sto cavoletto si era basato su un’enciclopedia medica aggiornata all’anteguerra e che mi aveva diagnosticato la forma severa di Sma, pur io reggendomi seduta e gattonando a mio modo (l’adattativa è una mia prerogativa 😌). Infatti dopo lo sconcerto iniziale, non demordendo i miei venirono a conoscenza di un’equipe medica che studiava e trattava la Sma a Bologna, città che negli anni si sarebbe trasformata nella nostra seconda casa; catapultati in una grande famiglia composta da tanti bimbi e genitori all’avanscoperta di questo nuovo mondo fatto di tutori, doccette, bustini, cerotti antidolorifici al mentolo che non facevano un accidente, gioie date da quei micro passetti compiuti a malapena o ancora nello scoprire quante cose può fare un figlio pur da seduto (sono tante ed alcune anche piuttosto spericolate se si ha un fratello maggiore come il mio 🙊).
Nel gennaio ‘95 poi, qualche settimana dopo il mio primo compleanno - sì so’ capricorno 🤷🏻‍♀️ -, arrivò la tanto attesa notiziona: in un laboratorio francese avevano isolato il gene che causa la Sma (la prima goccia nel mare infinito delle cause e concause che caratterizzano la mia patologia). Sembrava una super notizia, quella che da lì a poco avrebbe portato alla soluzione del problema. Mi prelevarono un pezzetto di muscolo dalla coscia per accertare finalmente la diagnosi conclamata, sembrava davvero che la soluzione ad ogni problema fosse vicina e che un giorno non molto lontano i medici avrebbero chiamato i miei genitori per dire loro: “Signori salite immediatamente a ritirare la dose per vostra figlia e date via tutti quei passeggini, girelli, tutori e doccette varie che tanto non serviranno più”.
Eppure 23 anni dopo quel gennaio ‘95, son qui a scrivere seduta comodamente sulla mia fedele 4ruote, con una bella protesi nella colonna e tutti gli effetti tanto carucci che mi ha regalato la stessa alla tenera età di soli 11 anni.
Sti cazzi però Ilaria, i pronostici tu li disintegri come castelli di sabbia sotto il sole cocente d’agosto. Ma che dobbiamo farci, amo stupire tutti come quella volta in cui, con una calma serafica, avvertii mia mamma di avere una buccia di pomodoro incastrata sull’epiglottide (giuro di averlo annunciato proprio in questi termini). Insomma, con me non ci si annoia mai, è tutto un continuo stravolgimento di piani e quando credi di essere arrivata in pianura, ecco che si ripresenta l'ennesima discesa a precipizio.
Tutto questo per dire che negli ultimi due anni la ricerca pare aver fatto passi da gigante; eppure se ti soffermi ad osservare con occhio lucido e critico gli scenari che si stanno alternando, capiresti quando in realtà tutti quei bei paroloni, non sono altro che fumo rarefatto e stantio, un qualcosa che annebbia la vista, quando basterebbe accendere i “fari fendinebbia” per scorgere che la strada è ancora tutta in salita.
Sarò pure una fedele realista, il più delle volte sul baratro del pessimismo, ma preferisco essere così piuttosto che alimentarmi di false speranze e sogni irreali.
Amo sì sognare, ma con le ruote ben piantate per terra, e forse è questa la mia vera forza. 
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flipperella · 6 years
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Quando dicono che i bambini sono il nostro futuro, non vuol dire solo che sono la nostra eredità genetica e culturale. Sono il nostro futuro anche in senso stretto: la loro gioia, l’impegno che richiedono, le manine piccoline che ti stringono, lo stupore e i sorrisi per un foglio che diventa una barchetta, “ti posso abbracciare, maestra?”, sono stimolo e forza per andare avanti.
“Il bambino risuscita sempre e torna, franco e sorridente, a vivere in mezzo agli uomini. Come ha detto Emerson, il bambino è l’eterno Messia, che sempre ritorna fra gli uomini decaduti, per condurli nel regno dei Cieli.” (M. Montessori)
[Seduta su quella sedia, con tutti quegli occhietti vispi puntati addosso, ho vissuto una delle giornate più belle della mia vita.]
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appunti 8 gennaio 2022
Tragica è l’azione che si situa nei rapporti di ereditarietà genetica, parentale e di potere, presupposto centrale della tragedia attica (Edipo, Antigone)
L’azione prende forma a partire da tre corpi, prossimi e ai margini dello spazio: stabiliscono relazioni di coppia triangolando gli sguardi.
La tensione si apre al dominio sullo spazio all’indietro, mantenendo la parte posteriore del corpo protetta.
Affinché si creino le condizioni per un’ eredità è necessaria una sparizione, una fuga, prima del processo di successione, di gestione e spartizione di un debito/credito.
Il sistema coreografico trova una seconda configurazione, più aperta possibile, attraverso il buio, entro cui avviene una rotazione, un rivoltamento.
Il procedere è dato ora dal retro, il verso più vulnerabile del corpo, e va ad organizzare la propria danza in sequenze di gesti e posizioni.
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sime667 · 3 years
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Amore all'ingrosso
Erich Fromm riteneva che l'amore fosse una disposizione dell'animo.
Riteneva, altresì, che la maggior parte delle persone non ama.
Pensava, anzi, che la maggior parte di noi cerca "amore" seguendo leggi di mercato. Non si cerca qualcuno che ci permetta di amare, si cerca il miglior articolo sulla piazza. Il miglior affare. Il miglior "pacchetto" che possiamo permetterci: tette, culi, eredità, portafogli, case, ville, personalità, genetica, followers. Essere "amabili", nella nostra cultura, significa essere popolari e arrapanti.
L'amore in un contesto capitalistico, secondo Fromm, è un atto autoreferenziale. Il problema non è mai quello di imparare ad amare, bensì quello di essere amati. Il risultato, ineluttabile, è l'eterno sentirsi soli.
E come lo stesso Fromm ricordava:
"[I neo-innamorati] accolgono l'intensità della loro infatuazione, questo essere 'pazzi' l'uno dell'altro, come prova dell'intensità del loro amore, laddove questa è soltanto una dimostrazione di quanto profonda fosse la loro solitudine."
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blondiemindworld · 3 years
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È strano appartenere a due realtà diverse, avere una doppia eredità genetica di origine. A volte ti svegli e non sai come certe tradizioni, suoni, colori ed odori facciano parte di te perché non li hai potuto vivere pienamente, eppure ti segnano l'esistenza completamente.
Quest'anno ho cucinato la mia prima pastiera. Come ogni primo tentativo c'è da aggiustare il tiro, ma avevo bisogno di sapore di casa. Avevo bisogno di ricordarmi che a Pasqua, come a Natale, siamo assai intorno alla tavola e che le feste in famiglia sono importanti anche se la tua famiglia ti ha spesso vietato di essere chi davvero volevi. Perché alla fine loro restano. Loro ci saranno sempre.
Ho preparato la pastiera per rivendicare la mia appartenenza al Sud senza vergognarmene.
L'ho preparata anche per lui che non può far parte della mia vita ma è nei miei pensieri ogni benedetto giorno. Non riesco a dimenticarlo. Lui che del Sud è l'emblema, ma che porta con sé quella parte malata e corrotta con cui non ci si vorrebbe mai interfacciare. Ma l'amore è cieco e ti può mettere anche in situazioni di pericolo.
A lui i dolci non piacciono, ma se li avessi preparati io mi ha giurato che li avrebbe mangiati. E vorrei fargliela arrivare una fetta, ma non sono di famiglia, non sono stata riconosciuta, ma sopratutto... è vietato.
Questa pastiera è per chiunque non sappia quale sia il suo luogo, per chiunque non sappia dove sia il suo cuore con l'augurio che possiate trovarlo presto.
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Zeru Scuorno.
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hoilcollobloggato · 4 years
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 14)
“Se musica è d’amore l’alimento, oh, seguitate!” Scrive Shakespeare nella Dodicesima Notte. La musica mi ha salvato la vita! Proprio così, a quarantasei anni suonati, quando penso all’importanza che ha avuto la musica nella mia vita, non posso far a meno di ricordare Francesca M. la mia prima vera e propria cotta. Ero solo un ragazzino. Un episodio catartico per quella che oggi, senza esitazioni, posso definire come la mia bavosa mania per la musica.
Dovete sapere che Francesca M. aveva il più grande e pesante lobo frontale delle Scuole Medie Inferiori Giuseppe Ungaretti di Carpi (MO). – Perché ha il più grande lobo frontale della scuola? Chiesi, alzando la mano un giorno durante una lezione di disegno tecnico. E non appena feci questa legittima, innocente domanda, venni immediatamente spedito dal preside. C’erano tutti i VIP delle Ungaretti: preside, vice, responsabile della segreteria, due bidelli, il primario del DN Dipartimento di Neurologia dell’Ospedale Ramazzini, un consulente della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, oltre a un impenetrabile, inespressivo e silenzioso tirapiedi dell’APRADRI Agenzia per i Progetti di Ricerca Avanzata della Difesa della Repubblica Italiana.
–Non preoccuparti Andrea, disse il preside, non verrai punito; hai posto solo una domanda alquanto delicata.
– Be’, perché Francesca M. ha il più grande e pesante lobo frontale della scuola? Domandai delicatamente, di nuovo.
– Forse posso provare a spiegarlo io…? Rispose quel saputello del primario del DN… Il cervello di Francesca sta diventando sempre più pesante perché sta sviluppando più sinapsi… Ogni settimana la sottopongo a una TAC e a un esame del tessuto celebrale e, puntualmente, rilevo notevoli dendriti… Sai cosa sono i dendriti?
– Cavolo Dottore, non credo di aver già studiato quel capitolo…?!!!
– sono rami filamentosi che raccolgono le informazioni delle sinapsi e le portano fino al corpo principale delle cellule.
Scarabocchiai velocissimo degli appunti e poi alzai lo sguardo. – Penso sia triste, dissi… perché l’ombra della sua testa oscura qualsiasi cosa stia guardando.
– Figliolo sai perché Francesca, finite le lezioni, non torna a casa, ma viene tenuta nell’aula di musica, e nutrita con porridge d’avena per tutto il tempo?
– No, feci io…
– Prima di tutto perché ci sono tantissimi inquinanti nell’atmosfera come il cloro e l’acrinolitrile e il triclorenatro; l’umanità è sempre più vulnerabile a questi veleni, il livello dell’omogeneità genetica è alle stelle, e i nostri sistemi immunitari hanno un repertorio troppo limitato per difenderci dall’inquinamento. Così, affinché la specie umana possa adattarsi e sopravvivere e prosperare, abbiamo bisogno di un aumento drammatico della varietà genetica; questo richiede radicali fertilizzazioni incrociate di esogami… Sai cosa significa esogamo?
– No, feci io.
– Un esogamo da esogamia (da eso- e gamia) è una regola matrimoniale per cui il coniuge deve essere scelto al di fuori di una cerchia matrimoniale, che può coincidere con parentela o clan, fratria, tribù ecc… Quindi l’opposto dell’endogamia. Ad esempio l'interdizione dell’incesto è una regola esogamica universalmente diffusa.
– Esattamente! Esclamarono tutti i presenti annuendo.
– Con chi altri vorrebbe accoppiarsi un alieno venuto dallo spazio, un essere di una civiltà più avanzate se non con la ragazza con il più grande e pesante lobo frontale delle Scuole Medie Inferiori G. Ungaretti? Aggiunse il primario del DN.
A quei tempi io ero un ragazzino, con due gambette da fenicottero che terminavano in due piedi baciati da sandalini in gomma blu cobalto; ero introverso e solitario e non riuscivo a parlare. Voglio dire potevo parlare ma, mai come avrei voluto, mai con le ragazze, mai con la gente. Io aprivo la bocca, ma non veniva fuori niente. E poi, un giorno, incontrai una persona con un grande e pesante lobo frontale che mi incuriosiva e mi piaceva… che forse è la cosa peggiore che potesse capitare a uno che non riusciva a parlare… Confesso che mi sentivo molto confuso, e non sapevo cosa fare con Francesca M. Più pensavo a lei e più mi rendevo conto di provare qualcosa, un sentimento grande. Notti insonni, giorni e settimane terribili. In seguito, nonostante la miriade di problemi e di complessi che minavano la mia esistenza di ragazzino - dal momento che non sono mai stato uno di quelli che grida al fuoco e poi scappa – decisi che l’unica cosa da fare era di provare a parlarle. Sentivo di avere delle responsabilità verso quello che provava il mio cuore inesperto, e verso Francesca M., anche. Così escogitai il modo di rimanere a scuola dopo l’ultima campanella, di prendere le chiavi dell’aula di musica dalla scrivania del bidello e mi recavo tutti i giorni da Francesca. Le prime volte mi limitavo ad osservarla in silenzio, poi inizia a portarle robe dolci e bigliettini con scritto: mi piaci / T.V.T.B. By Andre…
Dopo una decina tra dolciumi e bigliettini, iniziai a parlarle, ma dal momento che la sua eredità genitiva e la sua intelligenza erano fuori dal comune spesso mi sentivo ansioso e in soggezione.
– Il fatto… Il fatto è che siamo così diversi tu ed io, Francy… E non so dire cosa sento dentro. Non so fare quel che si deve fare come una scimmia come un gatto... Come un cieco come un sordo.
– Stai tranquillo Andre, non devi parlare, non c’è bisogno che tu dica niente, né che faccia niente, almenoché tu non voglia…
– Insomma… Tu sei bella e così coraggiosa, mi piacerebbe essere come te, averti addosso come una gioia nuova, come un regalo.
– Lo puoi fare.
– Mi piacerebbe dirti tante cose, come una scimmia, come un gatto...
–Lo stai facendo.
– È tutto così strano…
–Sì.
– Forse sono pazzo…? Ma ho registrato questa cassetta mista per te, possiamo ascoltarla insieme con il mio walkman, se ti va?.
– Allora puoi parlare quando vuoi?
–Sì! Posso… Averti addosso averti insieme restare insieme, volerti bene.
E vai con il meglio delle Top Romantic Song anni ’80 Stevie Wonder, George Michael, Phil Collins, Antonello Venditti, Alphaville, Talk Talk, Riccardo Cocciante, Cyndi Lauper, Industry, Bronski Beat e naturalmente, la nostra canzone, la splendida “Averti Addosso”, di Gino Paoli, uno dei più grandi poeti della musica italiana. Il seguito della storia in un movimento narrativo perfettamente simmetrico, matematico e sinuoso come una lunga stella filante soffiata da un dio bello e giusto, potete anche immaginarvelo da soli…
Proprio come il bardo shaksperiano da quel momento compresi perfettamente le connessioni tra musica, corpo e cervello. Dal padiglione auricolare, il primo punto che raggiunge la musica è l’ipotalamo, la sede delle pulsioni primarie, dalla fame, alla gioia, la tristezza, al desiderio sessuale. Dunque se vi è capitato di guardare un esemplare del sesso opposto o del vostro stesso sesso, con occhi nuovi, grazie alla musica, eccone il motivo. Gli impulsi elettrici della musica si muovono attraverso tutto il sistema nervoso, accelerandone o rallentandone le funzioni. Mettete su un pezzo Take My Breath Away dei Berlin, e avrete l’effetto di un Viagra sonoro che aumenterà la frequenza respiratoria e la pressione agevolando l’afflusso del sangue proprio verso il vostro basso ventre. Se invece optate per qualcosa di più lento, a volume più basso tipo The Wery Throught Of You di Billie Holiday, sarà più come sbronzarsi a forza di bere vino. Dall’una all’altra cosa, a seconda della vostra indole, potrà arrivare una sana e naturale spinta per la vostra libido. Provate! Se poi mettete su un pezzo, uno qualsiasi di Luciano Ligabue allora, oltremodo sarete colti da una condizione nota come VPPB Vertigine Parossistica Posizionale Benigna. L’ascolto prolungato genererà inoltre nausea, diarrea, perdita di equilibrio, nistagmo, sudorazione e/o perdita dell'udito. Mi è capitato purtroppo… Durante una mia recente ed accurata indagine ho scoperto che certe persone attribuiscono addirittura alle emozioni trasmesse dalla musica un valore più alto persino rispetto al sesso. Ma per quanto riguarda all’uso che la maggior parte della gente fa della musica nella propria vita, sono rimasto sorpreso nel notare la scarsa conoscenza e gli sforzi esigui prodotti per sfruttarne il reale potenziale sentimentale ed erotico. Sarebbe dunque saggio tenere a mente le parole di Shakespeare e… continuare a suonare.
Arrivati a questo punto (sono le 10:35 AM), vi starete domandando: ma com’è andata a finire tra Andre e Francesca M.?
Sono passati più di trent’anni da quel giorno nell’aula di musica, in cui mi furono svelate per la prima volta le interconnessioni tra musica e sentimento. Oggi Francesca M. vive in un laboratorio segreto, dell’ APRADRI segretamente costruito all’interno del Vallone dei Mulini di Sorrento – un edificio risalente al X secolo dopo Cristo che è tra i luoghi abbandonati più belli del mondo (situato in un crepaccio di origine vulcanica nel centro della città, è stato abbandonato nel XIX secolo a causa di un aumento improvviso di umidità che lo ha ricoperto di vegetazione). Attualmente non è possibile raggiungere e visitare in alcun modo conosciuto l’antico mulino, anche se rimane una delle attrazioni turistiche più fotografate subito dopo il noto prodotto ortofrutticolo IGP per cui è noto questo territorio – che è l’unica struttura in grado di ospitare il suo enorme e pesante lobo frontale, cresciuto fino a diventare veramente mastodontico. Gli ultimi tempi della nostra relazione si fecero, abbastanza, per così dire burrascosi, il comportamento di Francy verso di me era comprensibilmente bivalente (dopo tutto era stata fottuta a vita dal vincolo di mantenersi illibata, per la possibilità di potersi accoppiare con un alieno), io l’amavo sempre di più e facevo del mio meglio per registrarle nuove cassette miste contenenti buona musica. Prima della fine della terza media le proposi anche di consultare insieme uno psicologo per fare terapia di coppia, ma fu tutto inutile. Il nostro rapporto, la nostra musicale e romantica relazione giunse al termine. Un’ultima cosa, dal momento che sono totalmente sopraffatto dalla nostalgia per quei giorni… Si da li caso che conservo ancora la foto di classe; io sono quello che si intravede al suo fianco: due gambette magre e sandalini blu cobalto, peccato che il suo enorme lobo frontale impedisca di vedere la mia espressione… la stringevo a me fiero e orgoglioso. Scusate, mi sta venendo il magone adesso…
Credo che non capirò mai fino in fondo la frase che scarabocchiò sul retro della foto:
Sul braccio dell’incommensurabile mondo della musica, io e te, siamo la pelle d’oca. By Francy.
Fine giorno14
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