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#fame emotiva
recovery-nuovame · 2 years
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Ho sempre fame e continuo a mangiare😩😓
Alla sera è un delirio, sento una fame costante e giro in continuazione in cucina per cercare cibo. Credo sia fame emotiva... E non so come gestirla.
Vorrei prendermi a schiaffi e piangere... Non ho quasi più lo spazio tra le gambe e vorrei sotterrarmi🙈😩😩🤮
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francesca-70 · 4 months
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Mai discutere con una donna quando è emotiva, stanca,
ha fame, ha il ciclo, è triste, è felice o respira. 🖤
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😜
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diceriadelluntore · 4 months
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Storia Di Musica #327 - U2, The Unforgettable Fire, 1984
L'ultimo edificio di questa piccola carrellata di dischi che ne hanno uno in copertina ci porta nella Contea di Westmeath, nel cuore d'Irlanda, con le rovine di un castello, quello di Moydrum, situato nei pressi della cittadina di Athlone. Lì quattro ragazzi irlandesi, insieme a quello che diventerà il loro amico e fotografo per i successivi quattro decenni, Anton Corbijn, posano per la copertina di un disco che nelle loro intenzioni doveva rappresentare una svolta concettuale e musicale. È facile d'altronde mettere a confronto le prime copertine degli U2 con questa, e rilevarne la differenza concettuale: lo sguardo dolce di Peter Rowen, il fratellino di Guggi, amico di Bono, che capeggia in Boy (1980), la band ripresa in October (1981) sullo sfondo il porto di Dublino, e lo sguardo, rabbioso e drammatico, dello stesso Peter Rowen in War (1983, una delle copertine più iconiche del decennio). Dopo il tour di War, Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen Jr. cercano una svolta. Bono, con una mossa che riprenderà anche in futuro, annunciò all'ultimo concerto di quel tour che la band necessitava di "essere sciolta".
Un rinnovamento che passa da un nuovo approccio alla composizione e da una guida in produzione musicale che sia diversa da Steve Lillywhite, che li aveva seguiti nei primi tre capitoli della loro storia. The Edge, affascinato dai suoi lavori discografici e dal suo ruolo di produttore per i Talking Heads, chiede di contattare Brian Eno. La scelta non sembrava affatto sensata: una band sanguigna, epica, con il guru della musica ambient, della sottrazione emotiva. Lo stesso Chris Blackwell, il proprietario della Island, la casa discografica che li aveva scoperti, era scettico. E lo stesso Eno all'inizio lo era. Ma l'ascolto del loro live Under The Red Blood Sky lo convinse a provare. Porta con sé un tecnico del suono geniale, anch'egli musicista, il canadese Daniel Lanois, incaricato degli aspetti materiali e tecnici delle registrazioni, e indica alla band un orizzonte che se ancorato alla passione, all'epica, alla forza della loro musica originaria, la amplia in scenari vasti, che diluiscono i colori e regalano emozioni nuove all'ascolto.
Registrato nella sala di ballo, trasformata in studio di registrazione, di un altro castello, lo Slane Castle, e presso gli studi di Windmill Lane a Dublino, The Unforgettable Fire prende il nome dal titolo di una mostra fotografica itinerante giapponese sui disastri di Hiroshima e Nagasaki, che i quattro videro al The Peace Museum di Chicago. È una sensazione diversa ascoltare il suono, ricco, cinematografico, di A Sort Of Homecoming che apre la scaletta. Un suono arioso, sostenuto, con l'abbandono della batteria "militaresca" dei lavori precedenti, la chitarra di The Edge che inizia a disegnare paesaggi luminosi, il supporto robusto del basso di Clayton e Bono che si lancia nella descrizione di paesaggi spirituali niente male: hai fame di tempo\tempo per guarire e desiderare, del tempo\e senti la terra muoversi sotto di te\il paesaggio di sogno che hai creato (...) le mura della città sono cadute\la polvere, un velo di fumo tutt'intorno\volti arati come i campi che un tempo\ non opponevano resistenza. Dello stesso tenore, con quest'aggiunta espressionista, sono Wire (addirittura pensata solo come abbozzo nel testo, e registrata con Bono che in parte improvvisa durante il canto) la spettacolare The Unforgettable Fire, e Indian Summer Sky, che è l'espressione anglofona per l'Estate di San Martino. Canzoni che tra l'altro sfuggono alla struttura classica con la ripetizione del ritornello, spesso non citano il titolo nel testo e entusiasmano, spesso ancora oggi, per il lavoro di addizione sonora e di sensazioni che lasciano. Ma è un album che contiene tanto altro: due strumentali, 4th Of July (che è il giorno della nascita della prima figlia di The Edge, e registrata quasi di nascosto da Eno mentre Clayton e il chitarrista improvvisavano) e MLK, dedicato a Martin Luther King, al quale è dedicato anche il brano simbolo del disco, e primo singolo dell'opera, Pride (In The Name Of Love), il cui video musicale fu girato nella sala da ballo allestita a studio di registrazione dello Slane Castle. C'è la poesia dolce e fluttuante di Promenade, un gioiellino che racconta il flusso di pensieri durante una passeggiata, c'è l'esperimento di Elvis Presley And America: basata sulla traccia base rallentata di A Sort of Homecoming, è una improvvisazione canora di Bono, che immagina il Re, ormai sul viale del tramonto, che ricorda il suo passato, specialmente il suo rapporto con Priscilla, e fu una single take lasciata così, grezza e con la voce che dà la sensazione di un'eco più lontana e oscura. Rimane un ultimo grande pezzo: Bad fu scritta da Bono in ricordo di un suo compagno di scuola morto di overdose da eroina il giorno del suo 21° compleanno, è drammatica nel suo crescendo emotivo e diviene una sorta di prototipo di stile U2\Eno\Lanois. Diventerà uno dei momenti clou dei concerti negli anni a seguire.
Un disco dalle tinte sfocate, dai paesaggi sonori sfumati, dalla musicalità complessa poteva sembrare un azzardo per una band considerata così sanguigna. Invece fu un successo: primo disco degli U2 al primo posto della classifica britannica, in top ten in quella americana, e soprattutto la sensazione che la piantina musicale che qui nasce crescerà subito e velocemente, per certi versi in maniera fragorosa, per cambiare il volto alla musica dei decenni a venire. Ma probabilmente questo non lo sapevano ancora.
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mikaelarebel · 9 months
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Mai discutere con una donna
quando è emotiva, stanca, ha fame,
ha il ciclo, è triste, è felice o respira.
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susieporta · 9 days
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PAURA
(post da leggere con calma per digerirlo al meglio)
Quando parliamo di gestione emotiva, salta sempre fuori qualcuno che obietta: "eh ma la paura è importante, ci avverte del pericolo".
È importante sottolineare la differenza, in questo caso, tra paura istintiva e paura emotiva.
La paura istintiva è un'emozione legata al nostro istinto di sopravvivenza, e ci ha permesso di sopravvivere alle tigri dai denti a sciabola, alle tribù avversarie, al buio della notte quando andavamo a caccia nella foresta, alla fame e alla sete.
La paura emotiva è viceversa legata alle nostre fantasie catastrofiche circa un futuro che potrebbe non verificarsi mai, e che smuove i nostri fantasmi interni attraverso immagini e parole.
Domani potrei morire; domani mi lascerà, mi tradirà, mi abbandonerà per sempre; tra sei mesi non potrò laurearmi, avviare quel progetto, fare una famiglia, ecc.
Ora, il punto fondamentale che gioca a nostro sfavore - e qui vi prego di prestare la massima attenzione - è che le fantasie e le parole catastrofiche che si collegano alla paura emotiva, poggiano le loro basi sulle sensazioni primordiali della paura istintiva.
Quando mio padre o il mio capoufficio mi guardano storto, oppure quando la mia fidanzata o il mio fidanzato parlano in modo triste della nostra ultima uscita al ristorante; oppure quando semplicemente qualcuno mi ruba il parcheggio, io non faccio differenza tra questi eventi, e il pericolo di morte suscitato dalla sensazione di pericolo che avverto sulla mia schiena sudata, sulle mie gambe tremanti, o sui miei occhi spalancati.
Il sistema simpatico si è già attivato prima che sorga un pericolo reale, verificabile, e soprattutto anche se non è davvero un pericolo mortale.
Ondate di adrenalina e cortisolo hanno già invaso il sistema limbico e la neocorteccia, e la vista è completamente annebbiata dalla paura. Il mio cuore pompa sangue a mille battiti al minuto, e le mie gambe sono paralizzate.
Poggiando sul sistema della paura istintiva, la paura emotiva è più facilmente attivabile nelle sue fantasie di pericolo le quali rinforzano a loro volta le sensazioni ataviche della paura istintiva, in un circolo vizioso nel quale scambiamo continuamente un'occhiataccia del capoufficio con un assalto di una tigre dai denti a sciabola.
Ecco perché il lavoro da fare, nel caso in cui ci sono delle fragilità, dei blocchi emotivi ed energetici, è sempre prima di tutto un lavoro primitivo sui sistemi sottili di attivazione e disattivazione, sull'autoregolazione organismica, e sul sistema energetico di carica e scarica.
Possiamo credere alle nostre fantasie mentali solo perché generano e vengono sostenute da sensazioni corporee, alle quali per milioni di anni abbiamo affidato la nostra vita.
Nel mio nuovo libro, che uscirà cartaceo tra pochi giorni e che è già online formato Kindle, propongo numerose strategie e tecniche veloci per gestire gli stati autonomici.
©Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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sentimentalismi · 1 year
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ultimamente sto facendo davvero male al mio organismo, dal giorno prima di Pasqua ho ripreso a mangiare cioccolata Kinder e non ho più smesso e sto decisamente esagerando, ero riuscita a superare questa fase di porcherie e cioccolata al latte e fame emotiva mannaggia alla miseria
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jazzandother-blog · 8 days
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Remembering Cesária Évora.
listen here and here
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(English / Español)
Cesária Évora, born on 27 August 1941 in Mindelo, on the island of São Vicente, Cape Verde, was a Cape Verdean singer known as the "Barefoot Diva" for her habit of performing barefoot as a sign of solidarity with the poor. Her musical style, which encompassed genres such as morna and coladeira, made her one of the most recognised and loved voices in the world.
Évora began singing in local bars and hotels, but it was not until the age of 47 that she released her first international album, "La Diva Aux Pieds Nus" (1988), which marked the beginning of her global fame. Her melancholic voice and emotive interpretation of morna songs, a genre that blends Portuguese influences with African music, touched the hearts of listeners all over the world.
Throughout her career, she released numerous albums and won several awards, including a Grammy in 2004 for her album "Voz d'Amor". Despite her international success, Cesária Évora always maintained a strong connection to her homeland and culture.
Cesária Évora passed away on 17 December 2011 in Mindelo, Cape Verde, leaving a lasting legacy as the musical ambassador of Cape Verde and one of the great voices of world music.
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Cesária Évora, nacida el 27 de agosto de 1941 en Mindelo, en la isla de São Vicente, Cabo Verde, fue una cantante caboverdiana conocida como la "Diva de los Pies Descalzos" por su costumbre de actuar descalza en señal de solidaridad con los pobres. Su estilo musical, que abarcaba géneros como la morna y la coladeira, la convirtió en una de las voces más reconocidas y queridas en todo el mundo.
Évora comenzó a cantar en bares y hoteles locales, pero no fue hasta los 47 años cuando lanzó su primer álbum internacional, "La Diva Aux Pieds Nus" (1988), que marcó el comienzo de su fama global. Su voz melancólica y su interpretación emotiva de las canciones de morna, un género que mezcla influencias portuguesas con música africana, tocaron el corazón de oyentes de todo el mundo.
A lo largo de su carrera, lanzó numerosos álbumes y ganó varios premios, incluyendo un Grammy en 2004 por su álbum "Voz d'Amor". A pesar de su éxito internacional, Cesária Évora siempre mantuvo una fuerte conexión con su tierra natal y su cultura.
Cesária Évora falleció el 17 de diciembre de 2011 en Mindelo, Cabo Verde, dejando un legado duradero como la embajadora musical de Cabo Verde y una de las grandes voces de la música mundial.
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infoerba · 1 month
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Shilajit, la resina della forza.
Shilajit, la resina della forza.
Il suo nome in sanscrito è già in sintesi la spiegazione di cosa lo shilajit fa al nostro corpo: questa resina originaria delle regioni himalayane dell’Asia significa infatti “conquistatore delle montagne, distruttore della debolezza, vincitore della roccia". Insomma questo rimedio, che allo stato naturale ha un aspetto scuro e tutt’altro che invitante, è in realtà un energizzante, molto utilizzato già dalla medicina ayurvedica.
Un mix di nutrienti
Lo shilajit è un tipo di humus marrone-nero, che ha origine dalla trasformazione nel tempo di vari materiali vegetali compressi tra gli strati di roccia. Da qui deriva la sua composizione varia, fatta di vitamine, oligoelementi e, caratteristici di questa resina, gli acidi fulvici, ai quali si fanno risalire le proprietà di questa sostanza. Utile per dare energia e contrastare la stanchezza, lo shilajit veniva usato come alimento ricostituente dagli sherpa, portatori e guide nepalesi impegnati in ascensioni sull’Everest. La sua azione tonica ed antifatica deriva anche dalla sua capacità di stimolare la produzione di energia a livello cellullare.
Noto è anche il suo potere adattogeno ovvero la capacita di migliorare la resistenza e l’adattabilita dell’organismo a situazioni stressanti.
Fa bene ai nostri “due cervelli”: questa preziosa sostanza che era già stata annoverata tra i rimedi ayurvedici come “rasayana", ovvero capace di promuovere la longevità, è anche considerata antiossidante e antinfiammatoria. E sono proprio queste caratteristiche che la rendono utile al benessere del cervello: lo shilajit sostiene efficienza cerebrale e memoria e alcuni studi ne stanno valutando l’utilità nella prevenzione dell’Alzheimer. Ma questa resina agisce anche sul nostro secondo cervello, ovvero l’intestino, sia contrastando i processi infiammatori a suo danno, sia promuovendo la crescita dei batteri buoni presenti nel colon, fondamentali per le difese. Lo shilajit viene anche indicato come un aiuto per la corretta digestione.
Rinforza le difese: allo shilajit sono riconosciuteproprietà immunostimolanti e di rinforzo alle difese.
Riduce la fame: dando energia e riducendo lo stress, lo shilajit contolla anche la fame, soprattutto quella emotiva.
Favorisce il desiderio: questa resina sostiene la produzione di testosterone, per questo è considerata afrodisiaca.
Aumenta la sintesi di collagene: alcune ricerche riconoscono allo shilajit un’ulteriore utile proprietà. Una ricerca condotta dall’Università di Nebraska-Lincoln ne ha valutato l’efficacia nel favorire la sintesi di collagene di tipo I, un’abbondante proteina strutturale importante per la pelle. gli occhi, le ossa, i legamenti, i tendini e i muscoli. È stato dimostrato che l’integrazione di shilajit aumenta la sintesi del collagene, con benefìci ad esempio per le articolazioni.Ma, come detto, il collagene è presente anche a livello epidermico e qui favorisce la salute, l’idratazione e la compattezza della pelle.
Con la pappa reale diventa ancor più efficace
In genere lo shilajit è venduto puro, ma alcuni prodotti lo associano alla pappa reale e ad estratti come il ginseng o la spirulina, che ne potenziano l’azione energizzante. In questo caso si tratta di integratori formulati in modo tale da ottenere un equilibrio fra le varie sostanze energizzanti, senza eccessi. Puoi anche affiancarlo a un cucchiaino di pappa reale, da prendere a giorni alterni, per due-tre settimane.
#shilajit#erboristeria_arcobaleno_schio
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fullyouthdream · 4 months
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oggi ho mandato 1 kg dei miei progressi a fanculo e sono ritornata sui 50 kg passati, precisamente 50,7 (appena pesata).
piccole abbuffate, ho mangiato a sazietà e oltre, bevuto fin troppo poco.
ora sto gonfia, ovviamente, e non sono ancora riuscita ad andare in bagno.
domani mattina andrò un po' al mare e non mi spoglierò completamente, lascerò sicuramente la maglietta addosso perché ho una pancia così gonfia che sembro incinta.
dato che sono frustrata dall'aspetto orrendo che ha il mio corpo, dalla mia vita sociale, sentimentale, familiare e lavorativa/universitaria, mi irrito per ogni minima cosa, e vedere i numeri scendere senza portarsi via pezzi del mio corpo che odio mi ha fatto andare in bestia, e avendo anche fame pare che volessi fare un torto a questo corpo... quasi come se non fosse mio, quasi come se non fosse la mia casa, quasi come se non stessi facendo un torto a me stessa in fin dei conti.
il pensiero di infilarmi due dita in gola in questi due giorni mi è salito più di una volta.
il pensiero di fare attività fisica fino a rimanere completamente stremata ha attraversato la mia mente ogni volta che osservavo il mio riflesso.
il pensiero di prendermi a pugni lo stomaco ogni volta che brontola dalla fame mi ha sfiorata, e più volte mi ha avvolta, così facendolo quando ero sola.
forse dovrei trovare altri modi per distrarmi dalla fame, i lividi non mi donano in questo momento.
un elastico al polso? tagli su parti poco visibili? bruciature di sigaretta?
cosa devo fare?
già so che per scacciare un male devo trovare una distrazione, e solo dell'altro dolore può riprendermi da quei momenti di frenesia e dall'adrenalina assoluta che mi travolge quando, per fame emotiva, mi ritrovo a guardarmi intorno come una schizzata alla ricerca di cibo da divorare.
beh, o queste soluzioni elencate, o qualcuno deve darmi una mazzata in testa quando mi vede così, ma non accadrà mai...
voglio perdere peso, voglio veramente perdere questi altri 5,7 kg che mi rimangono.
voglio ritornare a 49 kg e cullarmi nell'illusione di un riflesso che mi mostra una pancia più piatta e delle costole appena evidenti senza dover sollevare le braccia.
voglio accogliere i 48 kg e ringraziarmi per essere ritornata al peso che ero quando il mio ragazzo si è innamorato di me 3 anni fa.
voglio abbracciare i 47 kg con affetto, perché quel numero è stato il traguardo più grande che io abbia mai raggiunto da quando soffro di anoressia, e all'epoca fu il mio numero preferito, perché mai nella vita ero riuscita a vedermi i piedi dall'alto senza essere ostacolata dal mio basso ventre sporgente, e mai euforia più grande riuscii più a provare di quando mi accorsi per la prima volta che, stendendomi di lato con le ginocchia unite, le cosce non si toccavano, e così era anche quando stavo dritta in piedi o camminavo... quello fu il mio aspetto migliore fino ad ora, ma avevo 16 anni.
voglio piangere vedendo i 46 kg e abbracciarmi per complimentarmi per la pazienza che ho avuto fino a quel momento, ma soprattutto perché mi merito un po' di conforto dopo tanto male.
voglio ridere di gioia con i miei 45 kg e rendere quel giorno il migliore che abbia mai vissuto perché, dio, quanto tempo ci è voluto e quante crisi di pianto e attacchi di panico ho superato per essere dove sono.
voglio farcela, veramente, devo farcela.
non ho più 16 anni, non ho più tutta quella sorveglianza attorno, non ho più tutti quegli occhi puntati addosso, ormai si sono spostati altrove e solo di tanto in tanto si girano per gettarmi un'occhiata.
posso farcela, posso farcela e ce la farò.
ormai non ho più paura, e voglio lasciarmi divorare da questa malattia.
sono già nell'occhio del ciclone, devo solo lasciarmi andare e mi trasporterà lui.
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diariodiunaemo · 6 months
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mercoledì 10/04/24 - ore 1:52 pm
ho mangiato troppo e mi sento in colpa, soprattutto per aver mangiato diversi carboidrati. è che, dato che sono da mia zia, mi sono lasciato un po' andare... a voi come sembra? era da un po' che non mi venivano queste crisi sul cibo. pensavo di aver superato almeno un po' il fatto dell'anoressia. penso che mi stiano venendo perché mi sento tanto in colpa per aver triggherato un mio amico che soffre di anoressia di recente e vorrei invece empatizzare con lui, però mi rendo conto che se empatizzo ritornerò io a soffrire maggiormente, come gia successo, di disturbi alimentari... perché a volte mangio tanto o per stress o per fame emotiva, altre mangio poco o niente. è difficile affrontare tutto questo da solo.
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koutarou-gotou · 8 months
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Riscopri il Piacere di Mangiare Sano: Una Vita Senza Diete
Nell'era in cui viviamo, circondati da miriadi di informazioni su cosa dovremmo o non dovremmo mangiare per essere in salute, la semplicità di godersi un pasto senza sensi di colpa sembra quasi un'utopia. E se ti dicessi che è possibile riscoprire il piacere di mangiare in modo sano senza essere perennemente a dieta?
Il concetto di "non essere mai a dieta" va oltre l'idea tradizionale di restrizioni alimentari e si fonda su un approccio più amorevole e sostenibile verso il cibo e il nostro corpo. Questo approccio non solo ci permette di godere dei pasti senza sensi di colpa ma promuove anche un rapporto più sano con il cibo, incentrato sull'ascolto delle necessità del nostro corpo piuttosto che sul seguire rigide linee guida nutrizionali.
L'Importanza di Un Approccio Equilibrato al Cibo
L'approccio al cibo non dovrebbe essere punitivo o limitante. Dovrebbe, invece, celebrare la diversità e l'abbondanza degli alimenti che la natura ci offre. È qui che il libro "A Tavola Col Nutrizionista" fa la differenza. Offre una prospettiva rinfrescante su come possiamo relazionarci al cibo in modo più sano, sostenibile e piacevole.
Ascoltare Il Proprio Corpo
Una delle chiavi per non essere mai a dieta è imparare ad ascoltare il proprio corpo. Questo significa riconoscere i segnali di fame e sazietà, distinguendo tra fame fisica e fame emotiva. Imparare a rispettare questi segnali è fondamentale per stabilire un rapporto di fiducia con il proprio corpo e con il cibo.
Nutrizione Consapevole
Il concetto di nutrizione consapevole va mano nella mano con l'idea di non essere mai a dieta. Si tratta di fare scelte alimentari consapevoli, che nutrono il corpo e la mente, senza cadere nella trappola delle diete mode che promettono risultati immediati ma non sono sostenibili nel lungo termine. "A Tavola Col Nutrizionista" sottolinea l'importanza di una dieta varia ed equilibrata che includa tutti i gruppi alimentari, promuovendo un approccio più flessibile e meno restrittivo alla nutrizione.
Sostenibilità e Cibo
Un altro aspetto importante dell'approccio proposto nel libro è la sostenibilità. Scegliere alimenti locali, di stagione, e ridurre gli sprechi alimentari non solo beneficia il nostro corpo ma anche il pianeta. È un invito a riflettere su come le nostre scelte alimentari influenzano l'ambiente circostante e a fare passi consapevoli verso un futuro più sostenibile.
Conclusione
Adottare un approccio al cibo che ci permetta di non essere mai a dieta non significa rinunciare al piacere di mangiare o seguire una filosofia alimentare rigida. Significa, piuttosto, abbracciare la varietà, ascoltare il nostro corpo, e fare scelte alimentari che sostengano la nostra salute nel lungo termine.
Se vuoi approfondire questi concetti e scoprire come integrarli nella tua vita quotidiana, ti invito a visitare A Tavola Col Nutrizionista e a esplorare il libro che sta cambiando il modo di pensare alla dieta, alla nutrizione, e al benessere.
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agrpress-blog · 11 months
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Debutterà venerdì 3 novembre 2023 alle ore 20.30 al Teatro Spazio 18B - via Rosa Raimondi Garibaldi 18b, in zona Garbatella/via Cristoforo Colombo - lo spettacolo Leggera di Claudio Massimo Paternò e Caterina Luciani Messinis. «Mamma sei morbida, calda e profumata, mamma...Voglio stare sempre abbracciata a te...» (da Leggera) In uno spazio bianco, spoglio, con pochi oggetti essenziali ed evocativi, alcune luci proiettano immense ombre sulle pareti candide ed una persona, sola, racconta il dramma che vive in se stessa, nelle sue prigioni fisiche e mentali. Leggera descrive la fame, non solo quella materiale ma anche la fame di affetti, di comunicazione, di sensazioni. Un bisogno che la protagonista tenta di compensare in un perpetuo aggrovigliarsi nel proprio labirinto fatto di piccoli gesti ossessivo-compulsivi, nel controllo di ogni particolare, nella ricerca costante della perfezione. Lo spettacolo testimonia un momento della vita di una giovane donna, attraverso una narrazione indiretta, composta da frasi sconnesse e ripetitive, da immagini potenti e da una intensa carica emotiva. Leggera di Claudio Massimo Paternò e Caterina Luciani Messinis - interprete: Caterina Luciani Messinis; produzione: MTTM - Micro Teatro Terra Marique - sarà in scena al Teatro Spazio 18B venerdì 3 e sabato 4 novembre 2023.
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aliciaandcompany · 1 year
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Il massacro degli animali...
Uno degli episodi iniziali dell'Olocausto, che neanche tanto stranamente hanno cercato di replicare dal 2019 ad oggi, fu la "Pet Shoah", cioè la requisizione e lo sterminio degli animali da compagnia delle ebree e degli ebrei durante il III Reich.
Da notare come i nazisti aggredirono inizialmente, prima ancora degli oggetti di valore (tipo quadri, gioielli, opere d'arte, ecc), la relazione affettiva uomo-animale, per colpire ed indebolire la vita emotiva ed affettiva delle persone.
Assassinare il cane, il gatto o il canarino dell'ebreo significava identificare nell'animale un obiettivo diretto dell'azione bellica, non tanto perché "oggetto di valore", ma proprio perché portatore di valore relazionale ed affettivo.
Ma ancora peggio dei nazisti, a mio parere, sono stati gli inglesi. Nel 1939, il governo britannico formò il "National Air Raid Precautions Animals Committee" (NARPAC), per decidere come comportarsi con gli animali domestici nel caso dell'inevitabile scoppio della guerra. Così il NARPAC pubblicò un opuscolo intitolato Advice to Animal Owners (lett. "Consigli per i proprietari di animali"), in cui suggeriva di spostare gli animali domestici dalle grandi città alle campagne. L'opuscolo concludeva affermando che: "Se non si è in grado di affidare gli animali ad un vicino, la soluzione migliore è lasciare che vengano soppressi"...
Il comitato era preoccupato che nel caso il governo avesse dovuto prendere la decisione di razionare il cibo, i proprietari si sarebbero trovati di fronte alla scelta di dividere le loro razioni con i propri animali domestici o lasciarli morire di fame.
A causa di ciò, nel 1939 prima ancora che si verificasse una carenza di cibo per l'imminente guerra, nel Regno Unito oltre 750.000 animali da compagnia vennero abbattuti.
Un vero massacro senza precedenti.
Nel periodo in cui la guerra fu dichiarata, nel 1939, moltissimi proprietari di animali domestici si riversarono nelle cliniche veterinarie per far sopprimere i propri animali domestici. E la strage si ripeté l'anno seguente, quando Londra fu bombardata nel settembre del 1940.
Il fatto è che molti dei proprietari di queste vittime, superata la paura dei bombardamenti e della mancanza di cibo, si sono pentiti di aver ucciso i propri animali domestici e accusarono il governo di aver dato il via ad una forma di isteria collettiva. Una famosa oppositrice dell'abbattimento indiscriminato degli animali domestici fu la duchessa scozzese Nina Douglas-Hamilton, amante dei gatti, che pubblicizzò una campagna contro l'uccisione degli animali e creò il proprio rifugio per cani e gatti in un hangar a Donhead St Andrew, nella contea di Wiltshire.
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titosfriends4life · 1 year
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LA FAME EMOTIVA: IL DOPPIO LEGAME TRA EMOZIONE E CIBO
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Nel corso della giornata capita, talvolta, di ritrovarsi a mangiare non perché spinti dal reale senso di fame, ma semplicemente per togliersi qualche sfizio e golosità. Non solo, molti di noi, utilizzano il cibo per placare lo stress emotivo o per soddisfare altri bisogni inappagati: questo porta, quasi inevitabilmente, a far si che si instauri un circolo vizioso che sfocia nel senso di colpa.
Per riuscire a correggere le cattive abitudini alimentari, occorre riacquistare la consapevolezza di ciò che mangiamo.
Cos’è la fame emotiva❓
Ti è mai capitato di trovarti solo in casa, aprire il frigorifero e addentare in maniera vorace il primo cibo che ti si presenta alla vista❓ Se la risposta è sì, è probabile che tu abbia sperimentato la fame emotiva.
Ovviamente mangiare un po’ di più del dovuto occasionalmente, per esempio ad una festa in un’atmosfera di convivialità, non è certo un’esperienza riconducibile alla fame nervosa.  Se, però, le abbuffate si presentano con una certa frequenza e sono legate a sensazioni ed emozioni spiacevoli è possibile cadere nel circolo vizioso per cui il cibo viene utilizzato inconsapevolmente per cercare di appagare bisogni insoddisfatti o per far fronte a problemi che ci tormentano.
Differenze tra fame emotiva e fame fisica
La fame emotiva viene spesso confusa con una fame fisica reale in quanto si presenta in maniera impetuosa. Ci sono però alcuni trigger che possono aiutarci a distinguere i due tipi di fame:
FAME EMOTIVA
si presenta improvvisamente, sopraggiunge in un istante, ha un potere quasi travolgente e si percepisce come un bisogno da soddisfare immediatamente,
si tratta di un impulso che porta a ricercare cibi specifici (solitamente cibo spazzatura),
non fornisce il senso di sazietà, si avverte un vuoto incolmabile,
è legata a emozioni e sensazioni negative, quali senso di colpa, impotenza e vergogna.
FAME FISICA
si presenta gradualmente e il suo soddisfacimento può anche non essere immediato: sensazione che si può “resistere”,
si orienta “naturalmente” verso il cibo ed è aperta ad ogni tipologia di alimento,
fornisce un senso di appagamento e cessa quando avvertiamo di essere pieni,
implica l’appagamento di un bisogno fisiologico e non è legata a sentimenti negativi.
Come scoprire se sei un mangiatore emotivo
Alcune domande potrebbero farvi riflettere sul vostro modo di cibarvi e su come questo può essere associato ad emozioni negative:
Mangi di più quando ti senti stressato❓
Continui a mangiare anche quando non hai fame o sei sazio❓
Tendi a premiarti con il cibo❓
Il cibo ti fa sentire al sicuro❓Senti il cibo come un amico consolatore❓
Ti senti impotente o senti di perdere il controllo quando mangi molto❓
Come combattere la fame emotiva❓
Una volta identificato il problema e aver raggiunto la consapevolezza di essere entrati nel circolo vizioso della fame emotiva, è molto difficile riuscire ad uscirne senza un aiuto esterno, nonostante ci sia la volontà di cambiare.
La prima cosa da fare quindi è rivolgersi a degli specialisti qualificati il prima possibile per evitare che il problema si cronicizzi.
A chi rivolgersi❓
La soluzione migliore consiste nell’intraprendere un percorso integrato, guidato da un’équipe medica composta da psicologo e nutrizionista.
Il programma prevede un cambiamento nello stile alimentare attraverso un piano personalizzato in base ai fabbisogni nutritivi ed energetici del soggetto, per garantire l’acquisizione di un’alimentazione consapevole ed equilibrata.
Per quanto riguarda la componente psicologica, il soggetto viene guidato con l’aiuto dello specialista ad affrontare le problematiche emotive e sentimentali al fine di ristabilire un rapporto sano col cibo.
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Come farsi ascoltare dai bambini
I bambini sono un mondo meraviglioso ma, in alcuni casi, anche una sfida. Che siate genitori o educatori è fondamentale conoscere la psicologia dei più piccoli, per riuscire non solo a convivere e interagire correttamente con loro ma anche ad aiutarli nel loro percorso di crescita, formazione ed educazione. Comefarsi ascoltare dai bambini senza per questo creare in loro disagio, timore o addirittura traumatizzarli andando a ledere le loro sicurezze e la loro autostima? Innanzitutto, comprendendo le loro esigenze e il loro modo di ragionare. Come farsi ascoltare dai bambini: per prima cosa bisogna conoscerli I bambini non ragionano come noi e questo è abbastanza intuitivo da capire. Tutti siamo stati piccoli ma, forse, non ci ricordiamo più come il nostro cervello si muoveva e si comportava anni fa. Il sistema cognitivoinfantile non funziona esattamente come quello degli adulti. Diciamo che fino all'età scolare, quindi intorno ai sei anni, si comportano in maniera molto simile agli altri cuccioli di mammifero. Infatti: - riconoscono esclusivamente i bisogni primari come la fame, la sete, il sonno, il caldo, il freddo, la necessità di espletare bisogni fisiologici ma, ad esempio, non sanno comprendere il bisogno di affetto o di attenzioni e lo scambiano spesso con altri sentimenti, cosa che genera capricci o frustrazione; - non capiscono il sarcasmo né sanno distinguere lo scherzo dalla realtà, il bene dal male o la fantasia dalla verità infatti molti bambini definiti "bugiardi" non lo sono affatto, semplicemente fino all'età scolare quasi tutti usano la fantasia come se fosse realismo; - agiscono soprattutto per istinto anche se questo li porta a fare azioni scorrette che, loro, non riescono a percepire come tali, ad esempio picchiare il fratellino che ha rubato il giocattolo per loro è giusto, sono gli adulti che devono fargli capire come funziona la condivisione; - imparano moltissimo per imitazione ed ecco perché l'esempio è sempre la miglior forma di insegnamento. Per approcciare correttamente i bambini e, quindi, imparare le tecniche più efficaci per farsi ascoltare e crescerli ed educarli in serenità e correttezza, sarebbe importante informarsi e leggere il più possibile sull'argomento. Consigli pratici su come farsi ascoltare dai bambini Esistono alcune tecniche molto efficaci da poter mettere in pratica con i bambini di età compresa tra due e sei anni per farsi ascoltare. Come per molte altre cose, non è complicato se si sa come farlo. Innanzitutto, mai pretendere ascolto dai bimbi se: - sono malati o non si sentono bene, quando un bimbo ha malessere fisico tutte le sue energie sono concentrate su quella sconosciuta e fastidiosa sensazione di disagio; quindi, non è in grado di concentrarsi su altro; - stanno attraversando una crisi emotiva, quindi, sono totalmente fuori controllo con un grosso capriccio, un pianto disperato o un attacco di rabbia, in questo caso bisogna assolutamente calmare il piccolo e solo dopo analizzare e spiegare con calma il tutto; - hanno paura o sono terrorizzati, non riusciranno a recepire niente se si sentono in situazione di pericolo o minaccia; - sono stanchi, assonnati, infastiditi da situazioni esterne o non dipendenti da loro. I bambini, di fatto, amano ascoltare gli adulti. I grandi sono i loro punti di riferimento: quelli che li nutrono, li coccolano, badano a loro, li proteggono. Perciò i bimbi ammirano gli adulti, fondamentalmente, e, se presi per il verso giusto, non vedono l'ora di ricevere istruzioni che, nel loro immaginario, serviranno a farli crescere e conquistare nuovi obiettivi. Alcune tecniche infallibili per farsi ascoltare dai bambini Vediamo insieme due tecniche che non falliscono mai quando ci si vuole far ascoltare dai più piccoli. Ricordiamo che l'attività principale di qualsiasi bambino è il gioco. Per loro giocare non è un passatempo ma un vero e proprio strumento di crescita, di interazione, di sviluppo fisico e intellettuale. Se desideriamo che i bambini ci ascoltino iniziamo dicendo loro che si fa un gioco e cerchiamo di comunicare ciò che vogliamo rendendolo divertente e interattivo. La favola con la morale, fin dalla notte dei tempi, è sempre stato uno strumento educativo e formativo. L'abitudine di raccontare le favole ai bambini nasce proprio con un intento didattico fin da tempi antichissimi. Pensiamo alle favolette di Esopo, tutte inventate per insegnare qualcosa. Se desideriamo farci ascoltare dai bambini e, contestualmente, insegnar loro un concetto particolare, utilizziamo l'escamotage del "ti racconto una storia". Loro impareranno ma non si sentiranno attaccati o giudicati e, piano piano, svilupperanno anche la capacità di ascoltare. Fonte foto: https://pixabay.com/it/photos/mani-amicizia-gli-amici-figli-2847508/ Read the full article
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susieporta · 25 days
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BISOGNI INDOTTI
Occorre osservare bene ció che il sistema cerca di venderci, spacciandolo come un bisogno essenziale e fondamentale.
È molto utile guardare la tv, seguire i trend, i social, perché dicono molto su la direzione che il sistema vuole che prendiamo.
Non è affatto utile e anzi è estremamente dannoso, imbambolarsi davanti ai media in uno stato di ipnosi e lasciarsi guidare da questi facendosi portare come sonnambuli.
Osserva attentamente cosa la società ti fa credere essere indispensabile e inizia… a non comprarlo più!
Semplice.
I cibi sponsorizzati nelle pubblicità? Ecco proprio quelli, non comprarli!
Soprattutto l’industria del cibo è la più mefitica.
Abbi cura di ascoltarti e capire quali sono i tuoi veri ed essenziali bisogni, soddisfa quelli e mentre lo fai assicurati di non essere stato “plagiato” da forze esterne.
Mangia solo quando hai fame
Dormi quando hai sonno
Ascolta il tuo corpo e il tuo cuore
E anche se fosse l’unica voce contro tutte, seguila.
Quella è l’unica verità che conta.
Inoltre, più evolviamo sull’asse verticale più i nostri bisogni diminuiscono, soprattutto quelli legati al possesso di inutili cianfrusaglie, mucchi di vestiti, ninnoli hi-tech.
Anche liberarsi di questi oggetti rappresenta una forma di pulizia energetica e non solo.
Liberati dall’inutile e dal richiamo all’inutile e ricorda: alla fine della corsa conta solo e soltanto ció che abbiamo compreso con il cuore del cuore ossia con l’intelligenza emotiva sottile. Tutto il resto andrà perduto.
ClaudiaCrispolti
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