Tumgik
#fisica classica
crazy-so-na-sega · 6 months
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Puoi ignorare i simboli, MA i tuoi nemici no. I comunisti no... Dopo aver preso il potere, la prima cosa che fecero i comunisti fu INVERTIRE il significato di 3 simboli tradizionali.
Evola scrive che i movimenti rivoluzionari moderni prendono "i principi, le forme e i simboli tradizionali" delle società più sane del passato e danno loro una NUOVA svolta. Scava in 3 simboli:
• Il colore rosso
• La parola rivoluzione
• Il simbolo della stella pentagrammica
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sul ROSSO: Nell'antica Roma, l'Imperatore era vestito e tinto di rosso violaceo per "rappresentare Giove, il Re degli Dei". Nel cattolicesimo, i "Principi della Chiesa", i cardinali, indossano una veste rosso scarlatto. Tradizionalmente, il rosso è stato collegato alla gerarchia, all’ordine e al potere. Nell'antichità classica, il fuoco era collegato al colore rosso. Il "paradiso sopra il cielo" era composto da puro fuoco. Il rosso rappresentava autorità e gerarchia. Ma nel XX secolo fu cooptato dai marxisti e fatto rappresentare il contrario. : Uguaglianza, masse e democrazia.
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La parola Rivoluzione: “Rivoluzione nel senso primario non significa sovversione e rivolta, ma in realtà anche il contrario: ritorno a un punto di partenza e movimento ordinario attorno a un centro” In fisica questo è vero: la rivoluzione di un pianeta significa "gravitare attorno a un centro". Le rivoluzioni mantengono i pianeti in un'orbita stabile.
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Le società tradizionali immaginavano che la rivoluzione fosse un movimento che mantiene in armonia l'universo morale. Ma Evola nota che le rivoluzioni adesso significano: allontanarsi dai centri stabili - sommosse- distruzione della regolarità.
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Evola: La Rivoluzione moderna è come lo scardinamento di una porta, l'opposto del significato tradizionale del termine: le forze sociali e politiche si allentano dalla loro orbita naturale, declinano, non conoscono più alcun centro né alcun ordine.
Sul pentagramma:
Il pentagramma, una stella, rappresentava tradizionalmente il destino dell'uomo come microcosmo che conteneva il macrocosmo. Rappresentava l'uomo come "immagine del mondo e di Dio, dominatore di tutti gli elementi grazie alla sua dignità e alla sua destinazione soprannaturale.
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La stella rappresentava l'uomo come "spiritualmente integrato sovrano in modo soprannaturale". Ma i marxisti presero questo simbolo e ne cambiarono il significato. lo hanno reso terreno e "collettivizzato". E' stato messo sulle bandiere dell'URSS e della Cina comunista, diventando distruttivo di ogni valore più alto
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Questo degrado dei simboli è un segno dei tempi estremamente significativo ed eloquente. I simboli sono il linguaggio visivo universale. Questa trasformazione radicale del loro significato non è casuale. Sono stati intenzionalmente riorganizzati attraverso l'inversione, la sovversione e il degrado.
Jash Dholani
[Julius Evola (L'inversione dei simboli- 1928]
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a-dreamer95 · 7 months
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Io sono fatta per camminare, parlare e non per stare ferma, la qual cosa mi provoca la classica reazione di “spelluzzico da compensazione”. Con il tempo, ho imparato a controllare tutto ciò, ma non dovrei percepire di fare un sacrificio per vivere senza tentazioni. Vorrei essere in grado di resistere alle tentazioni senza sentire che sto rinunciando a qualcosa di importante o facendo "sacrifici"...
È mia grande premura far passare il messaggio che in questo tipo di percorso, il vero punto di arrivo non è il dimagrimento, ma il consolidamento di nuove abitudini, nuovi gusti e, ancora meglio, nuove necessità. Si riesce a non ritornare alle abitudini precedenti, perché la sensazione di benessere è tangibile ogni giorno e la sua mancanza è immediata quando alcune abitudini scorrette tentano di ritornare stabili. È il momento in cui uno stile di vita sano non è più un obbligo, è necessità: diventa necessario quel senso di equilibrio dentro e fuori di noi, con le persone e con le cose.
Uscire a fare una passeggiata all'aria aperta mi tranquillizza, mi apre la mente, mi fa vedere quello che perdo nella corsa delle mie giornate. Allora ho capito che mi dovevo davvero fermare: ero uscita dalle mie abitudini e ne dovevo trovare di nuove, perché il tempo è così prezioso!
Così mi sono anzitutto chiesta cosa altro mi mancasse. Dopo un po’ era chiaro: cucinare con calma e poter condividere le mie ricette, recuperare tutte le foto fatte anche in passato nella speranza di aiutare chi ha meno fantasia, leggere, studiare e fare un po’ di sport. 
Tutte le nuove abitudini introdotte hanno risvegliato e allietato la mia mente, la voglia di fare e soprattutto la gioia di fare. L’attività fisica, in primo luogo, ha sostituito i due chewingum, che già al quinto giorno non sono più stati necessari, e mi ha confermato che qualcosa nel mio percorso mancava, qualcosa che chiude il cerchio. Ho quindi capito che la ricerca del benessere non si era mai fermata, non si era mai arresa, ma si era alimentata di nuove consapevolezze e si era fortificata. Nel “tempo libero” non avevo cercato il frigorifero ma attività che mi facessero bene al corpo e alla mente. 
Ho avuto conferma che il benessere cerca il benessere e si può esprimere nella misura dettata dalle possibilità che abbiamo, o che decidiamo di darci, nei diversi momenti della vita. Io voglio pensare che questo sia l’inizio di una delle fasi di un percorso di benessere strutturato e solido. Mi porterò nell’anima il bagaglio di questi giorni e riorganizzerò i tasselli delle mie priorità.
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scienza-magia · 7 months
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Interazione fra tempo relativistico e quantistico
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Un ponte tra due mondi: la rivoluzionaria scoperta del tempo quantistico. Questo è un concetto profondamente diverso dalla nostra intuizione quotidiana del tempo come una grandezza uniforme e assoluta. Abbiamo appurato che la coscienza è soggetta ai fenomeni quantistici ed è, di conseguenza eterna, ma cosa significa eterno? Il tempo esiste anche nel mondo quantistico o è un nostra invenzione? Le divergenze concettuali tra la relatività generale e la meccanica quantistica hanno prodotto una frattura epistemologica significativa, mettendo a dura prova la nostra comprensione dell’universo. Questo scisma concettuale ha posto una sfida monumentale: conciliare due visioni del tempo apparentemente inconciliabili. Da un lato, la relatività generale, dall’altro, la meccanica quantistica, con la sua visione rivoluzionaria della realtà. Un conflitto di visioni La relatività generale ha introdotto il concetto di “spaziotempo“, unificando lo spazio e il tempo in una singola entità geometrica e riconoscendogli una simmetria e una connessione senza precedenti. Secondo questa teoria, il tempo non è semplicemente una dimensione indipendente, ma è intrecciato inestricabilmente con lo spazio, plasmando la struttura stessa dell’universo. In questo contesto, il tempo diventa una sorta di “quarta dimensione”, equiparabile alle tre dimensioni spaziali e in grado di influenzare e di essere influenzato dalla gravità e dalla materia. Dall’altro lato, la meccanica quantistica ha presentato una prospettiva completamente diversa sul tempo. Secondo questa teoria, il tempo è trattato come un parametro esterno, una sorta di sfondo su cui si svolgono gli eventi fisici, ma che non fa parte integrante del tessuto stesso della realtà. In questo contesto, il tempo non ha una natura intrinseca, ma è piuttosto una convenzione umana, un’illusione soggettiva che emerge dall’interazione tra osservatore e sistema osservato. Questa dicotomia concettuale ha generato un profondo scisma nella nostra comprensione dell’universo, aprendo la strada a dibattiti filosofici e scientifici di vasta portata. Un ponte fra due mondi Nonostante le apparenti incongruenze tra le due teorie, il lavoro condotto dal gruppo di ricerca dell’Istituto dei Sistemi Complessi del Cnr-Isc e dell’Università di Firenze ha dimostrato che è possibile superare questo conflitto concettuale e costruire un ponte fra le due visioni del tempo. Lo studio propone una descrizione completamente quantistica del tempo, in grado di unificare le equazioni che governano l’evoluzione temporale dei sistemi fisici, sia nella fisica classica che nella meccanica quantistica. Questo approccio innovativo si basa sul “meccanismo di Page and Wootters“, che associa l’idea di tempo allo stato di un orologio. Secondo questa proposta, il tempo è intrinsecamente legato allo stato di un sistema fisico e può essere definito in relazione alla sua evoluzione nel tempo. Questo concetto si basa sull’idea che il tempo è una nozione intrinseca alla natura stessa della realtà e non può essere considerato come un semplice parametro esterno. Secondo questa prospettiva, il tempo è intrecciato inestricabilmente con lo spazio e la materia, plasmando la struttura stessa dell’universo e influenzando il suo sviluppo nel corso del tempo. Il meccanismo di Page and Wootters Il meccanismo di Page and Wootters, introdotto circa quarant’anni fa da fisici pionieristici nel campo della meccanica quantistica, è una proposta rivoluzionaria che getta le basi per una nuova comprensione del tempo. Il meccanismo di Page and Wootters si colloca nel contesto della meccanica quantistica, un ramo della fisica che descrive il comportamento delle particelle subatomiche e dei sistemi microscopici. In questa teoria, i sistemi fisici sono descritti da funzioni d’onda quantistiche che evolvono nel tempo secondo le equazioni di Schrödinger. Il punto chiave del meccanismo di Page and Wootters è che suggerisce che il tempo, anziché essere una grandezza esterna o indipendente, è piuttosto legato allo stato quantistico dei sistemi fisici stessi. Immaginiamo di avere un orologio quantistico, cioè un sistema fisico che obbedisce alle leggi della meccanica quantistica. Secondo questo meccanismo, il tempo sarebbe definito da uno stato quantistico specifico di questo orologio. Ma cosa significa “stato quantistico“? Nella meccanica quantistica, gli stati dei sistemi sono descritti da funzioni d’onda che rappresentano la probabilità di trovare il sistema in uno stato specifico quando viene misurato. Queste funzioni d’onda possono essere complesse e coinvolgere una grande quantità di informazioni sui sistemi. Quindi, il meccanismo di Page and Wootters suggerisce che possiamo interpretare lo stato quantistico di un sistema come una sorta di “registro” che contiene tutte le informazioni necessarie per descrivere l’evoluzione temporale del sistema stesso. Il tempo, quindi, non sarebbe una grandezza separata o distinta, ma piuttosto emergerebbe dall’evoluzione dello stato quantistico del sistema nel tempo. Questo è un concetto profondamente diverso dalla nostra intuizione quotidiana del tempo come una grandezza uniforme e assoluta. Invece, suggerisce che il tempo è intimamente legato alla dinamica dei sistemi fisici stessi, offrendo una nuova prospettiva sulla sua natura e sul suo significato all’interno della meccanica quantistica. Un modello senza tempo Il modello proposto dai ricercatori consiste in un orologio e un sistema quantistico, fortemente correlati attraverso l’entanglement, ma non interagenti direttamente. Questo modello, che potremmo definire un “modello senza tempo“, cerca di cogliere l’essenza stessa del tempo, oltre le convenzioni e le illusioni umane. Aggiungendo al meccanismo di Page and Wootters la descrizione del “quantum-to-classical crossover“, i ricercatori dimostrano l’esistenza di un parametro temporale per il sistema, indipendentemente dalla trattazione quantistica o classica. Facciamo chiarezza. Quantum-to-Classical Crossover Il quantum-to-classical crossover è un concetto chiave nel comprendere come i sistemi macroscopici, come quelli che osserviamo nel mondo quotidiano, possano essere descritti dalle leggi della fisica classica, nonostante i loro costituenti microscopici obbediscano alle leggi della meccanica quantistica. Questo fenomeno si verifica quando un sistema macroscopico diventa così grande che gli effetti quantistici diventano trascurabili e il sistema inizia a comportarsi in modo simile a un sistema classico. In altre parole, su larga scala, le particelle che costituiscono un sistema macroscopico interagiscono tra loro in modo tale da comportarsi come particelle classiche, obbedendo alle leggi della fisica classica anziché alla meccanica quantistica. Questo fenomeno è fondamentale per la nostra comprensione del passaggio graduale dalla meccanica quantistica alla fisica classica quando consideriamo sistemi su larga scala. Questo significa che, nonostante il sistema sia governato dalle leggi della meccanica quantistica, sulla scala macroscopica può essere descritto in termini classici. In altre parole, il modello suggerisce che anche quando non siamo consapevoli dei fenomeni quantistici, come nel caso della nostra esperienza quotidiana del tempo, il sistema può ancora manifestare comportamenti che riflettono la sua natura quantistica. Questo è fondamentale per comprendere come, nonostante la complessità della meccanica quantistica, possiamo ancora percepire e interagire con il mondo intorno a noi attraverso il filtro della fisica classica. Il tempo non è una mera convenzione umana, ma una caratteristica intrinseca della realtà stessa, che può essere compresa solo attraverso un’analisi approfondita dei fenomeni quantistici. Le implicazioni tangibili Questo studio ha unificato le due teorie del tempo, quella classica e quella quantistica, fornendo un quadro teorico che integra entrambe le prospettive. Tradizionalmente, la fisica classica e la meccanica quantistica hanno offerto interpretazioni divergenti del concetto di tempo. I ricercatori hanno superato questa dicotomia, dimostrando che il tempo non può essere separato in una manifestazione quantistica e una classica, ma piuttosto rappresenta un’unica entità che emerge dall’entanglement quantistico dei sistemi fisici. In altre parole, il tempo è una manifestazione dell’entanglement stesso, estendendosi sia ai sistemi quantistici che a quelli classici. Questa unificazione delle due visioni del tempo è stata resa possibile dall’introduzione del “modello senza tempo” proposto dai ricercatori. Questo modello ha fornito una nuova prospettiva sulla natura del tempo, suggerendo che sia una caratteristica intrinseca della realtà stessa, emergente dall’interazione dei sistemi fisici attraverso l’entanglement. Read the full article
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artide · 1 year
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Nel mondo frikkettony delle leggi dell’attrazione, della crescita personale, termine che aborro, va tanto di moda parlare di meccanica quantistica, di infinite possibilità ed infiniti mondi, anche qualche buddista senza h che legge troppi nuovi rinascimento, parla per sentito dire di tutte ste cose.
Ho appena terminato di leggere un libro bellissimo, un viaggio nella meccanica classica, quantistica, teoria delle stringhe etc ed insomma anche la fisica, la matematica ancora stanno capendo come funzionano queste particelle ed arriva il primo frikketone di turno a parlarci con sicurezza e quasi saccenza, che devo recitare o ripetere mantra o essere buddista o essere addirittura felice perché il buddismo è arrivato mille anni prima, perché se penso le cose arrivano e le attiro e posso cosi far parte della felicità in questo mondo. Insomma ho più dubbi che certezze, ancora più dubbi che devo essere felice ma ho la certezza che non devo esserlo casomai posso.
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gregor-samsung · 2 years
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“ Nella Repubblica di Platone vi è un passo assai divertente sull'origine del mercato, che il mio allievo Jacques Brunschwig di recente mi ricordava: chi è che si limita al mercato? L'uomo che non è abbastanza forte per correre, e si siede dunque nella agorà, aspettando che i clienti vadano da lui. Comportarsi cosí va bene per chi non è capace di attività fisica. Ed è grande, in Platone, il disprezzo per l'economia delle persone sedute. Occorre tener conto di sentimenti piuttosto complessi, per comprendere la posizione di Socrate, nella quale, secondo Senofonte, si trovano due atteggiamenti che paiono contraddirsi. A un concittadino presso il quale erano venute a rifugiarsi, durante l'assedio di Atene, una gran quantità di cugine e di zie che abitavano al di là delle mura, bocche inutili ch'egli non sapeva come sfamare, Socrate consigliava di aprire bottega e farvi lavorare le donne, citando l'esempio di un certo numero di persone stimate che, per mantenere la famiglia, fanno chi tuniche, chi mantelli, chi pane. Socrate trova dunque cosa del tutto normale che si commercializzi un'attività domestica del genere, mentre si adombra quando vede che i sofisti, personaggi prestigiosi e itineranti come i grandi artigiani del passato, tentano di commercializzare un'attività spirituale con l'insegnamento retribuito. È questa una contrapposizione che è stata sottolineata di recente dal spio collega ed amico Raymond Ruyer * in un articolo dove mostra la differenza esistente fra quella ch'egli chiama la nutrizione fisica e la nutrizione psichica: i beni che riguardano la nutrizione fisica possono essere fatti oggetto di commercio, ma le idee sono gratuitamente prodotte, trasmesse e condivise, e considerate tali da non doversi fare oggetto di traffico. “
* La nutrition psychique et l'économie, in «Cahiers de l'Institut de science économique appliquée», 55, serie M, n. I, maggio-dicembre 1957, pp. 4-15.
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Brano tratto dall’articolo di Pierre-Maxime Schuhl Perché l’antichità classica non ha conosciuto il « macchinismo »? pubblicato nel 1962 sulla rivista «De Homine» (fasc. 2-3), quindi raccolto in appendice al saggio:
Alexandre Koyré, Dal mondo del pressappoco all'universo della precisione. Tecniche, strumenti e filosofia dal mondo classico alla rivoluzione scientifica, introduzione e traduzione di Paola Zambelli, Einaudi (collana Nuovo Politecnico n° 12), 1967.
[1ª Edizione originale: Parigi, 1961]
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tulipanico · 2 years
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Qui, davanti alle ninfee, realizzo di non esser stata mai in un luogo, reale o di sogno, più potente di questo. È la rappresentazione fisica, se di fisica si può parlare, di certi brani di musica classica, mi pareva di sentirla forte dentro le orecchie non appena ho varcato la soglia; ora la musica l'ho messa e sono tornata qui a scrivere. Ho pianto, non commozione: le lacrime scendevano pesanti accarezzanto le guance, come se non fossi in grado di fermarle. Non lo ero, non mi importava. Questi colori, questi suoni che evocano, queste stanze esercitano un magnetismo tale che, ora, fatico a credere che riuscirò ad alzarmi ed andare oltre quella porta.
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Uh un altro giochino! Ah è una catena ehm vabbè dai proviamo! Grazie @hope-now-and-live
1) Mi chiamo Angela e questo nome non dovrebbe essere in alcun modo legato a qualche parente alla lontana di cui non so nemmeno l'esistenza bensì dalla situazione che si è creata durante il parto ed è stato come un miracolo essere riusciti a farmi nascere, perciò "un angelo disceso dal cielo" ... si molto poetico mami grazie <3
2) ehhhh sono troppo emotiva e lunatica quindi beh ieri pomeriggio è stata l'ultima volta che ho pianto
3) ma quali figli?! Al massimo considero "figli" i miei peluche ahahah
4) uso abbastanza il sarcasmo e puntualmente non vengo capita quando lo faccio ahah
5) attualmente pratico lo sport del bowling, in passato ho provato per forse meno di un mese nuoto in piscina e non è stata una bella esperienza anzi traumatica ma questa è un'altra storia ahah e poi pallavolo nel doposcuola alle medie (non fa per me) infatti durante educazione fisica preferivo provare a giocare a basket. Da piccina ho fatto danza classica per un paio di anni mentre ora daje con i balli di gruppo in piazza ma non è uno sport ops ahah
6) prima cosa che noto cioè che attira la mia attenzione se ho una persona davanti è il sorriso e poi il colore dei capelli, mentre se stiamo parlando in chat direi il saper ridere e fare ridere senza cadere nel volgare
7) ho gli occhi marroni!
8) scary che?! Io puahaha meglio i film con happy endings però se ci scappa un piccolo colpo di scena alla fine non è che mi dispiaccia invece del solito bacio con ripresa roteante ahah
9) talento uhm mi sembra di stare nei primi frame del primo film di Trilli quando si assegna il talento alle fatine appena nate ahah direi potrei essere un tuttofare basta che ci sia di mezzo l'uso della creatività ahah
10) sono nata a Penne in Abruzzo!
11) hobby allora: cantare, viaggiare anche se rimanendo in Italia, fotografia, disegnare outfit, scrivere su questo blog e non solo, collezionare adesivi, leggere anche se negli ultimi anni ho smesso ahimè
12) nessun animale domestico sigh
13) sono alta il giusto ahah 1,63
14) materia preferita uh questa è tosta in base alle elementari, medie e superiori e università cambia
Elementari -> italiano, arte, scienze
Medie -> musica
Superiori -> diritto
Università -> diritto pubblico dell'ambiente
15) Dream job -> qualcosa di creativo non ancora mi è chiaro cosa purtroppo
Taggo ehm chi conosco so che non ama le catene quindi cari affezionati siete liberi di fare questa catena non taggo nessuno in particolare
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7i74 · 2 years
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Ho postato 232 volte nel 2022
Sono 222 post in più del 2021!
19 post creati (8%)
213 post rebloggati (92%)
Blog che ho rebloggato di più:
@killiandestroy
@segretecose
@lasciva-puella
@pietroleopoldo
@aqua-regia009
Ho taggato 29 dei miei post nel 2022
#d'idilli e di pinakes - 10 post
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#musica classica - 1 post
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#qualche peso dal petto va gettato oltre l'ostacolo e se si confonde col cuore non fa niente
I miei post migliori nel 2022:
#5
Sulla scrittura (in itinere) I
Non è dubbio che la percentuale di persone che si approcciano alla scrittura o, in maniera compiuta, arrivano a pubblicare qualche proprio scritto è aumentata in maniera molto forte nell'ultimo secolo o poco meno.
Mi rendo conto della poca veridicità della prima espressione, o meglio della sua incertezza. Non si può determinare con alcun grado di sicurezza, nel limite della coscienza della poca diffusa scolarizzazione e alfabetizzazione, chi fosse appunto in grado di scrivere versasse questa propria capacità nello stilare un diario personale come forma di auto analisi. Alcuni di questi diari sono stati poi pubblciati, se non dagli scrittori, da qualche altro amico o storico nel caso di personaggi rilevanti -- e non. Ad ogni modo l'atto della pubblicazione di un diario, se non avviata dallo scrivente stesso, non è da considerarsi intenzionale quando attuata da qualcun altro che si sia trovato in facoltà di occuparsi di queste scritture.
Questa stessa è una bozza che precede lo stilamento di un più compiuto e accessibile saggio a riguardo, limitatosi all'esperienza descrivente/scrivente che solo lateralmente tange quella del lettore e della biblioteca.
Si scrive per differenti ragioni. Alcune di queste, o almeno la premessa che spiega le mie, sono già state accennate in uno degli articoli precedenti, forse il primo davvero che sia stato posto qui. Si trattava però di inclinazioni personali e assolutamente particolari rispetto a quel dato progetto.
Esiste la scrittura come forma di autoanalisi, e di autogodimento o passatempo ("In treno porto sempre il mio taccuino: bisogna pur aver qualcosa di fantasmagorico da leggere"); e la scrittura come comunicazione, figlia istruita del parlato. Parlato si intende non interiore ne delirante ma estroverso e significativo.
Se è ovviamente lecito scrivere-pensare qualche ovvietà precedentemente espressa, è però altrettanto lecito scrivere-pubblicare la stessa? Non si intende un esempio in buona fede, ovvero lo scrivere-ideare qualche cosa di cui non si conoscono i limiti storici, perché laddove l'ignoranza sopperisce alla personalità non c'è maniera di determinare quanto già stato fatto. Esempio: può essere che queste ovvietà da me ripetute siano pari ad un prodotto pubblicato in altro luogo in altro tempo, oppure anche solamente compite e poi perdute nel tempo stesso.
Non si intende nemmeno il plagio vero e proprio. Si intende invece la limitatezza nella conoscenza, ovvero: giungo ad una conclusione, trovo che è già stata condivisa; prendo coscienza del fatto che questa conclusione sia già stata espressa, ma non rinuncio al mio diritto di esprimere la stessa. Questo si estende alla dimostrazione di data conclusione quando la stessa è conosciuta.
Va da sé che una forma tale in opera matematica non ha alcun senso. Discopro io una proposizione: la dimostro così com'è stata precedentemente dimostrata. Ora, non ha alcun senso che io pubblichi questo, anche perché relativamente facile constatare se nella letteratura questa mia pseudo-scoperta abbia un precedente identico.
Quando invece si parla di un proprio pensiero non strutturato--e che cosa rimane? Forse, ma stentatamente, la filosofia: negli ambiti della coscienza si scade velocemente nella più nera malafede: sicuramente nel romanzo e nella poesia, nella supposizione, nell'immaginazione. Ecco, indirizziamo il tiro: è lecita o significante la ripetizione nell'opera immaginativa-raziocinante non filosofica? Non si esclude che questa parte di ragionamento sia parte integrante stessa della supposizione, cioè soggetto e oggetto dell'elaborazione.
2 note - Postate 22 maggio 2022
#4
Le sconfitte di Napoleone
La tomba di Napoleone non l'ho veduta di persona. A Parigi ho incontrato le tombe di Voltaire, di Rousseau, di Skłodowska e di Hugo; non quella di Napoleone. Gargantuesco e pantagruelico (!) l'appetito di tanto porfido rosso! Un volume smisurato solido per un corpo piccolo tanto quanto un qualsiasi corpo umano.
Davanti alla tomba di Napoleone che sovrasta in altezza quattro uomini non mi sovvengono le vittorie di Napoleone ma la sua ultima sconfitta: quel tipo di sconfitta che in vita non è possibile riscontrare, perché terminale, sensibile solamente al termine della vita stessa; Napoleone non sarà mai tanto immortale quanto avrebbe desiderato essere. Non: non sarà mai immortale come aveva desiderato (vero per certi versi, inesatto per altri: morto, sì, ma solo nella coscienza di chi l'abbia avuto vicino in vita, così com'è vero per qualsiasi altra persona - che differenza apporta la morte di chi non hai fatto esperienza in vita? Una morte apparente o vita raccontata non distano) ma non tanto quanto avrebbe desiderato, cioè non effettivamente divino. Chissà. Tanto spreco di porfido (porfido o imitazione?) per una persona sola e per il gusto di perseverare nelle coscienze altrui lungo il brevissimo periodo di pochi secoli.
Pochi secoli non bastano ad una stalammite per estendersi di millimetri. Che cosa vogliamo mai fare noi, che non siamo roccia?
(Forse la reazione è proporzionale soltanto alla misura in cui ci si trova feriti dal constatare che l'ambizione altrui non è più vile della propria. Questa sera ogni forma di ambizione mi sembra olezzare di zolfo.)
2 note - Postate 12 ottobre 2022
#3
A proposito di diari
Tengo su per giù un paio di diari. Quello onorato è un quaderno cartaceo rilegato che porta incisa la partitura dell'Erlkönig di Schubert, con segnalibro a nastro rosso e foggia blu iridescente. Non è un oggetto artigianale ma ricade nell'intersezione di quei prodotti industriali altamente personalizzati—che non ho ancora valutato se sia lodevole o triste, decisione poco interessante finché i prodotti sono gradevoli e utili. L'acquisto di questo diario l'ho programmato ed è stato effettuato qualche mese fa—l'etá! Non ricordo se fosse addirittura l'anno scorso, e che sia testamento della confusione di quei giorni—a Pisa in questa maniera: stazione di Pisa, polo Fibonacci, Corso Italia, polo Fibonacci; a piedi, in ritardo sulla lezione. Chi conosce la città saprà valutare se un desiderio così sommariamente eseguito abbia avuto un senso. Insomma, questo diario è il Diario ed è cartaceo. L'ultima entrata è datata ad un generico Giugno 2022; prima di questa, giorni di aprile.
Tengo poi (stavolta in senso quasi letterale: supporto sullo smartphone) un diario digitale, i cui contenuti sono stati travasati da un altro diario digitale che a suo tempo aggiornavo con regolarità. Lo utilizzo per le foto perlopiù. Il mio archivio è personale e sui social gocciola residui che non sono un decimo del suo corpo—fotografo molto, in alcuni casi considerando quanto ritraggo e in molti altri per fermare un frammento temporale—che sfoglio spesso con amici al fianco. Questo diario è più simile ad un cestino: c'è affollamento, c'è anche disordine.
Il calendario (anche di quello ne tengo due copie, uno cartaceo a muro e l'altro virtuale) assume da sè certe innegabili caratteristiche di diario, ma siccome nessuno chiamerebbe mai diario un calendario e viceversa consideriamo i due oggetti sufficientemente distinti da indossare il paraocchi e proseguire coi libri in mano.
Il blog D'idilli e di pinakes così come questo blog informale non sono diari. Ritengo la pubblicazione negli spazi virtuali sempre più vicina alla pubblicazione editoriale che alla stesura di un diario, nonostante la bassa aspirazione contenutistica di alcuni social o dei loro avventori.
Sia nel Diario che nel blog principale ho trovato un vuoto consistente per i mesi di Aprile, Maggio e Giugno. Non sono stata male in quei mesi; tutt'altro: sospetto anzi questo, che la fortissima avversità—quasi fisica—avvertita negli ultimi mesi ogni qualvolta mi sono avvicinata alla pagina bianca sia derivata da un istinto di auto-preservazione. Temendo di scompigliare l'ordine precario della mia persona, non ho ardito scandagliare in lei nemmeno per fissarne le impressioni private. Ora mi sarebbe piaciuto ripensare quanto ho pensato nei mesi passati, ma non posso: almeno non più, almeno supponendo che io non pensi adesso quello che pensavo allora. Non c'è modo di dirlo: non lo ricordo piú.
In quei mesi non ho fatto poche cose di poco peso. Non fatico a ricordare i fatti: a casa la vita benedetta con mia madre, e a Bologna l'incontro con Vivica Genaux, la frequentazione con Carlo Vitali, le raccomandazioni. Sono i pensieri il problema. Nemmeno ora faccio poco: ho un esame in vista (di cui non riesco a prevedere l'esito, ma il cui materiale mi piace); oggi ho dato le mie prime ripetizioni di matematica, che male non fa; sono volontaria di un collettivo freschissimo e socia di un'associazione storica in cui mi si prospettano incarichi rilevanti; ho due viaggi non brevi in programma e un coniglietto che mi rallegra il cuore quando dorme sopra di lui.
Eppure i fatti non mi bastano,
e alla me di ieri avrei voluto chiedere che cosa abbia pensato proprio mentre riteneva che i suoi pensieri non fossero meritevoli di essere ricordati.
Gli scritti come questo non sono rivisti e non nascono (o almeno non muoiono) per essere letti sul mio vero blog, lucreziaignone.wordpress.it — si chiama D'idilli e di pinakes. D'idilli e di pinakes si chiama anche il tag con cui cercare i miei scritti in questa pagina, auspicando la possano presto prendere d'assalto e asservirsi ad un vero, astratto diario umano.
2 note - Postate 30 giugno 2022
#2
'A serenata 'e Pulecenella Domenico Cimarosa (1749)
Peppe Barra e Angelo Branduardi
3 note - Postate 5 luglio 2022
Il mio post numero 1 del 2022
Question: how does one get into the Frev community?
It sounds fun
10 note - Postate 24 aprile 2022
Guarda ora l'Analisi del tuo anno 2022 di Tumblr →
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cicofede7 · 7 days
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BUONA LETTURA E SE LO DESIDERATE DATECI SOSTEGNO...❤️⚽
CALCIO: iL PENSIERO IPOTETICO
Estratto dal cap.13
“Niente è più naturale per me.
Volevo giocare a calcio.”
Da che mi ricordi ho sempre e solo colpito la palla con i piedi.
Da bambina in cortile, quando i maschi facevano la partitina di calcio, non vedevo l’ora che la palla uscisse dal campo per essere io a prenderla e calciarla nella loro direzione. Non prendendola con le mani, ma calciandola al volo, di collo pieno. Un impatto bello e preciso, del quale rimanevano tutti stupiti, ed il classico era: “Boia (esclamazione di stupore classica del toscano)! Tira meglio di noi!!”
Questo accedeva automaticamente nella palestra della scuola, nelle ville e nelle piazze.
Anche alle scuole medie,durante l’ora di educazione fisica, quando c’era la partitella di pallavolo, invece che con le mani, ricevevo con i piedi. Niente di più che naturale per me.
Volevo giocare a calcio!!
Negli anni ’80 c’era a Livorno, una squadra femminile di calcio, la ACF che militava in serie C.
Ma purtroppo non avevo fatto i conti con la mentalità (per quei tempi direi quasi normale) di mio padre. Non gli piaceva l’ambiente e giocare a calcio per le femmine non avrebbe avuto senso. Quindi niente da fare.
Fu così che, per rimanere nell’ambito calcistico, mi iscrissi (su consiglio di mia cugina che già lo era) al corso di arbitri Uisp.
Avevo appena 14 anni, e da subito, mi appassionai a questa attività.(...)
10 SECONDI MUSICALI
Era il 1992 (20 anni precisi) quando venni contattata dal presidente di una delle società più blasonate di Livorno al tempo: Il Portuale.
Il presidente, durante il colloquio mi offrì la possibilità di insegnare il mio sogno ai bambini sapendo che amavo quel tipo di calcio.
I bambini di 5 anni, che a quei tempi venivano chiamati le “Nuove Leve”…classe 1987.
Accettai subito, senza un attimo di esitazione: bambini e calcio. Un connubio perfetto per i miei gusti.
Ho tenuto tre anni questo fantastico gruppo di bambini e genitori.
Il ricordo più gratificante che ho di quel tempo, è quello di Simone, un bambino sveglio e con in testa un caschetto di capelli liscissimi.
Eravamo al campo del Carli Salviano, e nonostante fossero ancora piccoli, con l’istruttore dell’altra squadra decidemmo di farli giocare tutti, perché un bambino deve sempre divertirsi e non stare a guardare gli altri, quindi un bell’11 vs 11 e via, con il pallone che rotolava da una parte all’altra del campo e attorno quasi tutti.
Ebbene, galoppò dalla metà campo fino alla porta avversaria, riuscendo a segnare un goal. Corse subito da me alla panchina, ed ansimando, per l’ulteriore sforzo, mi disse.” Katia, il primo goal della mia vita lo dedico a te!!”…mi verrebbe da aggiungere che la lacrimuccia sul mio viso non tardò.
Sono emozioni anche queste, piccole, ma intense. Inaspettate. Noi alleniamo un sogno, un bellissimo sogno, che talvolta premia con diamanti come questo.
Un altro ricordo emozionante di quel periodo, fu fuori dalla Chiesa il giorno del mio matrimonio (1995). Non mi sarei mai aspettata quello che vidi. Mai.
Si presentò l’intera squadra con la divisa di ordinanza, ed anche lì trattenere l’emozione è stato impossibile. Ed infatti le lacrime scesero a dirotto.
Ti trasmettono tanto, il loro essere genuini e sorridenti, ma soprattutto il loro essere bambini. (…)
10 SECONDI MUSICALI
Mi stò ritrovando ad allenare figli di genitori che in passato ho arbitrato, roba non da poco.
Il commento più bello ed originale è quello fattomi da una signora qualche mese fa.
Incontrare le persone fa parte del quotidiano, ma alcune, vuol dire essere al ritmo del mondo che ci circonda.
Incontrai per caso, ed è stata lei a riconoscermi, sul posto di lavoro una signora, che avvicinandosi con il nipote per mano mi disse :” Ciao Katia!”
Rimasi un attimo sbalordita, ma lei incalzò: “ Vedi questa signora? Ha allenato a calcio tuo babbo.
Perché a Livorno il 5&5 è Gagarin, il Ponce è il Civili e l’Arbitro…beh l’arbitro è Katia!"
E mi raccontò che ogni tanto, quando è a tavola con suo figlio parlano di quel periodo e io ci entro come il prezzemolo.(…)
KATIA P. Istruttrice scuola calcio Livorno 9
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CALCIO: IL PENSIERO IPOTETICO - FEDERICO LO CICERO
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kutmusic · 14 days
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Nel suo nuovo singolo per Kutmusic, "Amore Quantico", Arnaldo Furioso si e ci chiede: "E se l’amore non seguisse le leggi della fisica classica ma quelle della fisica quantistica?
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scontomio · 1 month
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scienza-magia · 10 months
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Quando la meccanica quantistica incontra la relatività generale
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Una nuova teoria prova a mettere d'accordo Einstein e Heisenberg. La proposta dagli scienziati dell'University College di Londra: adattare la meccanica quantistica allo spaziotempo della relatività, non il contrario. La “più bella delle teorie” quella in grado di mettere insieme, individuandone una matrice comune, le principali leggi della fisica, che attraverso la matematica cercano di descrivere il mondo che ci circonda. Un qualcosa di unificante su cui i fisici si spaccano la testa – invano – da decenni, soprattutto da quando in qualche modo hanno provato a mettere insieme la relatività generale di Albert Einstein (che spiega la gravità attraverso la curvatura dello spaziotempo) e la meccanica quantistica di Werner Karl Heisenberg (che governa le particelle più piccole dell’Universo). Per questo, una nuova teoria che unifica appunto gravità e meccanica quantistica, è stata annunciata in due articoli pubblicati dai fisici dell'University College di Londra (Ucl). La fisica moderna ha come pilastri appunto le trattazioni di Einstein e Heisenberg ma queste due teorie sono in contraddizione tra loro, soprattutto da un punto di vista matematico, tanto che una “riconciliazione” è rimasta sfuggente per oltre un secolo. In particolare, la relatività generale è una teoria classica dei campi, che concepisce lo spazio e il tempo come continui, cioè infinitamente divisibili, e gli eventi che in essi accadono come deterministici, ovvero dipendenti gli uni dagli altri e quantificabili in modo univoco. Da un punto di vista matematico questa trattazione è da intendersi come “classica”. Non è così per quanto invece teorizzato da Heisenberg. Per lui – e sono state trovate ampie verifiche sperimentali a riguardo – l’osservazione del mondo microscopico andava fatta in modo diverso. Lì secondo il grande scienziato tedesco lo spaziotempo non sono dei “continui” come nella relatività generale ma dei “discreti” (ecco la quantizzazione del campo), in cui esistono appunto limiti alla divisibilità delle grandezze. Non solo, alla base della meccanica quantistica c’è il principio di indeterminazione dello stesso Heisenberg, che sostiene sia impossibile conoscere con precisione assoluta i valori di “grandezze" correlate fra loro, come la quantità di moto e la posizione di una particella. Insomma, nel mondo della meccanica quantistica tutto è incerto. Per l'unificazione, l'ipotesi era che la teoria della gravità di Einstein doveva essere modificata, o "quantizzata", per adattarsi alla teoria quantistica. Ma non ha funzionato mandando la teoria delle stringhe e la teoria della gravità quantistica su un binario morto.
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Illustrazione della fusione di due stelle di neutroni, con un'esplosione di raggi gamma - WikiCommons/CC by 4.0 La nuova teoria, sviluppata dal professor Jonathan Oppenheim (UCL Physics & Astronomy), ed esposta in uno dei due articoli, apparsa su Physical Review X (PRX), adotta un approccio alternativo suggerendo che lo spaziotempo potrebbe essere classico - cioè, non affatto governato dalla teoria quantistica. Invece di modificare lo spaziotempo, la nuova teoria - denominata "teoria postquantistica della gravità classica" - modifica la teoria quantistica e prevede un crollo intrinseco della prevedibilità mediato dallo spaziotempo stesso. Un secondo articolo, pubblicato contemporaneamente su "Nature Communications" a firma di ex studenti di dottorato del professor Oppenheim, esamina invece alcune delle conseguenze della teoria e propone un esperimento per testarla: misurare una massa in modo molto preciso per vedere se il suo peso sembra fluttuare col tempo. "La teoria quantistica e la teoria della relatività generale di Einstein sono matematicamente incompatibili tra loro, quindi è importante capire come viene risolta questa contraddizione. Lo spaziotempo dovrebbe essere quantizzato, o dovremmo modificare la teoria quantistica, o ancora dovremmo trovare qualcos'altro di completamente diverso?", ha detto Oppenheim. Per Zach Weller-Davies, che come studente di dottorato presso l'UCL ha contribuito a sviluppare la proposta sperimentale e ha dato un contributo chiave alla teoria stessa, ha dichiarato: "Questa scoperta mette alla prova la nostra comprensione della natura fondamentale della gravità. Abbiamo dimostrato che se lo spaziotempo non ha una natura quantistica, allora devono esserci fluttuazioni casuali nella curvatura dello spaziotempo che hanno una firma particolare che può essere verificata sperimentalmente". I coautori, il dottor Carlo Sparaciari e la dottoressa Barbara oda, i cui calcoli analitici e numerici hanno contribuito a guidare il progetto, hanno espresso la speranza che questi esperimenti possano determinare se la ricerca di una teoria quantistica della gravità sia l'approccio giusto. La proposta di verificare se lo spaziotempo è classico cercando fluttuazioni casuali nella massa è complementare a un'altra proposta sperimentale che mira a verificare la natura quantistica dello spaziotempo cercando qualcosa chiamato "entanglement mediato gravitazionalmente". Il professor Sougato Bose (UCL Physics & Astronomy), che non è stato coinvolto nell'annuncio, ma è stato tra quelli che per primi hanno proposto l'esperimento di entanglement, ha detto: "Gli esperimenti per testare la natura dello spaziotempo richiederanno uno sforzo su larga scala, ma sono di enorme importanza dal punto di vista della comprensione delle leggi fondamentali della natura. Credo che questi esperimenti siano a portata di mano: queste cose sono difficili da prevedere, ma forse conosceremo la risposta entro i prossimi 20 anni". Read the full article
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L’importanza dell’Abbigliamento Tecnico nella Corsa in Montagna
La corsa in montagna è una specialità dell’atletica leggera che coinvolge sia gli uomini che le donne. Si svolge in ambienti montani a quote che raramente superano i 2.000 metri di altitudine, offrendo sfide uniche e affascinanti. L’abbigliamento tecnico gioca un ruolo cruciale in questa disciplina, garantendo comfort, prestazioni ottimali e sicurezza agli atleti.
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Caratteristiche della Corsa in Montagna
Le gare di corsa in montagna si distinguono per le loro caratteristiche uniche. A causa della variabilità dei percorsi, ogni gara presenta diverse difficoltà e peculiarità. I tracciati sono prevalentemente fuori strada, attraversando prati e zone boscose, con salite e discese che richiedono una preparazione fisica eccellente e un abbigliamento tecnico adeguato.
La pendenza media dei percorsi varia tra il 5% e il 20%, e il punto più alto del tracciato non deve superare i 3.000 metri. Questi requisiti rendono l’abbigliamento tecnico indispensabile per affrontare le diverse condizioni climatiche e di terreno che gli atleti incontrano.
Competizioni e Regolamenti
La corsa in montagna fa parte del calendario sportivo della World Athletics, la federazione internazionale di atletica leggera. I campionati mondiali ed europei si svolgono annualmente, alternando percorsi di sola salita a quelli di salita e discesa. Dal 7 agosto 2013, nuove regole regolamentano questa disciplina, sottolineando l’importanza di un abbigliamento tecnico adeguato per tutti i partecipanti.
Esistono diverse tipologie di gare, tra cui la corsa in montagna classica, la corsa di lunga distanza, la corsa a staffetta, la cronometro e il chilometro verticale. Ogni tipologia di gara richiede specifiche particolari per quanto riguarda l’abbigliamento tecnico, adattato alle diverse esigenze di distanza, altitudine e condizioni climatiche.
L’Abbigliamento Tecnico: Un Elemento Cruciale
L’abbigliamento tecnico è fondamentale per gli atleti di corsa in montagna, offrendo protezione e migliorando le prestazioni. Gli indumenti tecnici sono progettati per essere leggeri, traspiranti e resistenti all’acqua, fornendo comfort e libertà di movimento. Tessuti tecnici avanzati aiutano a mantenere la temperatura corporea stabile, essenziale durante le lunghe e faticose gare di montagna.
Le scarpe tecniche sono un altro elemento essenziale dell’abbigliamento tecnico. Devono offrire un’ottima aderenza su terreni scivolosi e irregolari, supportando il piede durante le salite ripide e le discese veloci. Gli atleti utilizzano anche calze tecniche che prevengono la formazione di vesciche e garantiscono un’adeguata compressione per migliorare la circolazione sanguigna.
Importanza dei Materiali Tecnici
I materiali utilizzati nell’abbigliamento tecnico sono cruciali per le prestazioni degli atleti. Tessuti come il poliestere e il nylon sono comuni per la loro leggerezza e capacità di asciugatura rapida. L’uso di fibre sintetiche con proprietà antibatteriche e anti-odore è altrettanto importante, specialmente per gli atleti che affrontano gare lunghe e impegnative.
L’abbigliamento tecnico comprende anche strati isolanti e giacche impermeabili, indispensabili per proteggersi dalle condizioni meteorologiche avverse. Questi capi devono essere facilmente comprimibili per essere trasportati nello zaino senza occupare troppo spazio.
Tecnologie Avanzate nell’Abbigliamento Tecnico
Le innovazioni tecnologiche hanno rivoluzionato l’abbigliamento tecnico per la corsa in montagna. Tecnologie come il GORE-TEX offrono protezione impermeabile e traspirante, mentre i tessuti con tecnologia di termoregolazione aiutano a mantenere la temperatura corporea ottimale.
L’integrazione di sensori e dispositivi elettronici negli indumenti tecnici sta diventando sempre più comune. Questi dispositivi monitorano la frequenza cardiaca, la temperatura corporea e altri parametri fisiologici, fornendo dati utili per ottimizzare le prestazioni durante la gara.
Atleti e Abbigliamento Tecnico
Gli atleti di corsa in montagna di alto livello, come Jonathan Wyatt e Marco De Gasperi, hanno sempre sottolineato l’importanza di un abbigliamento tecnico adeguato. Le loro esperienze dimostrano che la scelta dei giusti indumenti può fare la differenza tra una prestazione mediocre e una vittoria.
Conclusioni
L’abbigliamento tecnico è un elemento indispensabile per gli atleti che praticano la corsa in montagna. Le condizioni variabili dei percorsi richiedono indumenti che offrano protezione, comfort e miglioramento delle prestazioni. Investire in abbigliamento tecnico di alta qualità non è solo una questione di prestazioni, ma anche di sicurezza e benessere durante le gare.
In conclusione, l’abbigliamento tecnico rappresenta un alleato fondamentale per chiunque voglia affrontare le sfide della corsa in montagna. Sia che si tratti di una competizione a livello mondiale o di un allenamento quotidiano, l’importanza di indossare capi tecnici adeguati non può essere sottovalutata.
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antennaweb · 2 months
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pensierodelgiornoblog · 4 months
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I campi torsionali: le vibrazioni nello spazio vuoto.
Nel 1900 circa, Nikola Tesla fu il primo a sperimentare con due bobine, alimentare con correnti alternate opposte la formazione di campi elettromagnetici opposti. Anche se i medesimi campi elettromagnetici si annullavano, Tesla dimostrò che poteva trasmettere energia e lunga distanza senza nessuna perdita di energia.
La stessa forma di energia, venne comunque scoperta indipendentemente dall’astrofisico russo Nikolai Aleksandrovich Kozyrev (1908-1983). Tenuta segreta dall’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda, se ne scoprì l’esistenza solo dopo la caduta della Cortina di Ferro.
L’esistenza dell’Etere
Kozyrev provò l’esistenza dell’Etere in maniera definitiva. Questa energia non è elettromagnetica in natura e non riguarda la gravità. Tale energia è un’onda non-Herziana che viaggia attraverso il vacuum a velocità superluminare. Essa non può propagarsi ad una velocità inferiore di 109c (109 volte più veloce della luce).
L’onda di natura spiraleggiante venne chiamata Onda di Torsione, perché forma un percorso a spirale.
Secondo il ricercatore indipendente David Wilcock, quest’onda traccia una perfetta spirale Phi. Queste onde vengono comunque denominate onde non-Herziane perché non obbediscono alla teoria classica di Herz e Maxwell.
Anche la teoria di Einstein-Cartan predisse l’esistenza dei campi di torsione statici nel 1913. Tuttavia, fino alla scoperta di Kozyrev, questa teoria della fisica non venne presa in grande considerazione.
Onde longitudinali non-Herziane
Tom Bearden, uno studioso di energia gratuita, scoprì nel corso delle sue ricerche, che l’onda fondamentale nell’onda elettromagnetica è un’onda scalare. L’onda scalare è l’onda che rimane quando due onde opposte elettromagnetiche interferiscono annullando, come fece Tesla, il componente elettrico e quello magnetico.
Il risultato è un’onda longitudinale che vibra nella stessa direzione in cui viaggia. La teoria classica di Maxwell, che ancora oggi prevale, non permette le onde scalari e tratta solo onde elettromagnetiche trasversali. L’onda longitudinale non venne scoperta prima perché l’onda trasversale chiamata Herziana (da Henrich Herz), veniva generata da un’antenna dipolare facendo oscillare le onde stesse.
Le onde scalari, essendo longitudinali, mancano di polarità trasversale, sono generate in modo totalmente diverso e non possono essere ricevute con una normale antenna dipolare, antenna comunemente usata in tutti i nostri apparecchi elettronici.
Le onde torsionali e la realtà fisica
Queste onde scalari e torsionali, sembrano avere un ruolo molto importante per spiegare la nostra realtà fisica. Kozyrev notò che tutti gli oggetti fisici assorbono ed irradiano onde di torsione. Scuotendo, vibrando, deformando, riscaldando e raffreddando oggetti fisici, questi generavano onde torsionali misurabili.
Persino lo spostamento di un oggetto crea onde torsionali misurabili. Tutto il movimento dalle vibrazioni atomiche, alle orbite dei pianeti e delle stelle, lascia traccia di onde di torsione nell’Etere.
Kozyrev notò che una notevole rotazione di un oggetto (giroscopi) faceva in modo che l’oggetto stesso perdeva di peso. Anche lo scuotimento causava una perdita di peso.
Però, secondo la fisica attuale, questo è impossibile! Viola le leggi fisiche, come è possibile che la materia solida perde peso quando ruota a gran velocità o viene scossa? Se siamo ancora convinti che la materia è costituita da piccolissime biglie chiamate particelle, allora rimarrebbe un mistero per sempre. Kozyrev dimostrò che ruotando ad altissima velocità, i giroscopi rilasciavano onde torsionali e l’energia Eterica che sostiene l’oggetto veniva rimandata nel “mare di Etere”.
Il nostro Sole è il più grande generatore di onde torsionali del nostro Sistema Solare. Le onde elettromagnetiche Auree controrotanti nella fisica implosiva di Daniel Winter, che girano attorno al nucleo dell’atomo, allo stesso modo annullano i componenti elettromagnetici delle onde e questo risulta in onde di torsione.
Che cos’è il campo di torsione gravitazionale
Il campo di torsione gravitazionale (CGT) è una teoria fisica che postula l’esistenza di un nuovo campo di forza generato dalla rotazione della materia. Si propone di spiegare una serie di fenomeni che la fisica newtoniana e la relatività einsteiniana non riescono a chiarire completamente, come la gravità stessa, il comportamento delle particelle elementari e la possibilità di viaggi nel tempo.
Caratteristiche del CGT:
Forza generata dalla rotazione: Il CGT si origina dalla rotazione di qualsiasi oggetto dotato di massa o energia. La velocità e l’orientamento della rotazione determinano l’intensità e la direzione del campo.
Propagazione superluminale: A differenza dei campi elettromagnetici e gravitazionali standard, che si propagano alla velocità della luce, il CGT si ipotizza che si propaghi a velocità superiori a quella della luce, anche istantaneamente.
Campi torsionali accoppiati: I campi torsionali gravitazionali sono sempre accompagnati da campi elettromagnetici torsionali. Non possono esistere campi elettromagnetici puri, senza una componente torsionale.
Come si possono generare i CGT?
Trasmettitori parabolici: grandi antenne paraboliche come quelle utilizzate per lo studio dell’aurora boreale (EISCAT) possono generare potenti campi torsionali concentrando e modulando le onde radio.
Matrici di antenne: configurazioni specifiche di antenne, come l’HAARP o il Dynasonde in configurazione Delta Time, possono essere utilizzate per produrre campi torsionali.
Trasformatori risonanti Tesla: i dispositivi brevettati da Nikola Tesla, basati su principi di risonanza e induzione elettromagnetica, potrebbero generare campi torsionali.
Gli effetti dei Campi di Torsione
I Campi di Torsione creano i seguenti effetti:
Accumulo di energia “infinita” per l’implosione delle onde in lunghezze d’onda sempre più piccole. Più è breve la lunghezza d’onda e più energia è contenuta nell’onda spiraleggiante.
Un campo di spin (rotazione) d’energia elettromagnetica accumula inerzia (la resistenza al movimento). Più c’è rotazione e più inerzia viene immagazzinata.
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Dove nasce la luce? VIDEO
Gli spettri delle stelle e degli atomi fanno vacillare la fisica classica, che nell’800 sembrava descrivere la realtà macroscopica alla perfezione. Governato da relazioni causa-effetto, ogni fenomeno aveva un’evoluzione prevedibile e determinata. I conti cominciano a non tornare quando ci si addentra nel mondo microscopico e si esplorano fenomeni che intrecciano una relazione tra la materia e la…
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