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#fuori collana
garadinervi · 1 year
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Alighiero Boetti, Dall'oggi al domani, Edited by Sandro Lombardi, «fuori collana» 2, Edizioni l'Obliquo, Brescia, 1988 [Studio Bruno Tonini, Gussago (BS)]
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Edition of 400 plus 100 with a serigraph by Alighiero Boetti Pubblished in collaboration with Galleria Massimo Minini, Brescia
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marcogiovenale · 1 month
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due recensioni a "cose chiuse fuori" (aragno, 2023)
Carlo Londero, recensione in “l’immaginazione”, a. XL, n. 342, lug-ago. 2024, pp. 56-57; Andrea Rompianesi, recensione in il blog di Enea Biumi (1 lug. 2024): https://eneabiumi.blogspot.com/2024/07/marco-giovenale-cose-chiuse-fuori-nino.html Ringrazio entrambi i critici dell’attenzione che hanno voluto dedicare al libro
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papesatan · 22 days
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Sul passar della sera, torna ogni tanto a trovarmi un'eco di vita lontana, il ricordo della persona che ero, quando facevo il traduttore e mi sentivo al centro d'un mondo scavato nei libri, intriso di letteratura. Era il periodo in cui, alle giornate della traduzione di Roma, Ilide Carmignani mi salutava fra tanti (e io mi voltavo per capire se stesse davvero salutando me) e la mia preziosa mentore Emanuelle Caillat mi raggiungeva per sapere come stessi. Sembrerà sciocco, ma lo ricordo con affetto, mi sentivo parte di qualcosa. Poi cominciai a star male, perché tradurre m'intossicava, esaltando le mie peggiori compulsioni, e così smisi. Due anni fa Emanuelle mi scrisse per propormi la traduzione d'una nuova collana francese, delle storie che l'avevano fatta pensare subito a me. So bene con quanta fatica schiere di giovani traduttori e traduttrici lottino ogni giorno per emergere alla luce (e lungi da me sputare sul sogno che in molti vorrebbero realizzare), ma pur ringraziandola, rifiutai. "Ho chiuso" risposi, "Ormai sono fuori dal giro". Avevo appena aperto il doposcuola, un simile doppio impegno mi avrebbe devastato. Dispiaciuta (o forse delusa), mi pregò di scriverle se avessi cambiato idea. Non l'ho più sentita. Non fraintendetemi, non mi manca affatto tradurre, non a quelle condizioni, non mi mancano le scadenze assurde, le notti insonni, le insistenze per farsi pagare (mia croce da sempre, a quanto pare), ma seppur in silenzio, era bello sentirsi misera parte della dea Letteratura. Mi sentivo qualcuno. Ora invece mi guardo attorno, circondato da bambini, nel mio doposcuola, e so di non essere nessuno. Ma è la strada che mi sono scelto e va bene così.
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gregor-samsung · 5 months
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“ Tina, nome di battaglia Gabriella, anni diciassette, giovane come tante nella Resistenza. Non ho mai pensato che noi ragazze e ragazzi che scegliemmo di batterci contro il nazifascismo fossimo eccezionali, ed è questo che vorrei raccontare: la nostra normalità. Nella normalità trovammo la forza per opporci all’orrore, il coraggio, a volte mi viene da dire la nostra beata incoscienza. E così alla morte che ci minacciava, che colpiva le famiglie, gli amici, i paesi, rispondemmo con il desiderio di vita. Bastava aprire la porta di casa per incrociare il crepitare delle armi, le file degli sfollati, imbattersi nella ricerca dei dispersi; partecipare dell’angoscia delle donne in attesa di un ritorno che forse non ci sarebbe stato: ma le macerie erano fuori, non dentro di noi. E se l’unico modo di riprenderci ciò che ci avevano tolto era di imbracciare il fucile, ebbene l’avremmo fatto. Volevamo costruire un mondo migliore non solo per noi, ma per coloro che subivano, che non vedevano, non potevano o non volevano guardare. E se è sempre azzardato decidere per gli altri, temerario arrogarsi il diritto della verità, c’erano le grida di dolore degli innocenti a supportare la nostra scelta, c’era l’oltraggio quotidiano alla dignità umana, c’era la nostra assunzione di responsabilità: eravamo pronti a morire battendoci contro il nemico, a morire detestando la morte, a morire per la pace e per la libertà. Vorrei che voi sfogliaste insieme a me l’album di ricordi, con i volti dei miei tanti compagni di grandi e piccole battaglie, fotografie scattate nei giorni della pace ritrovata, quando ci riconoscemmo simili. Mi rivedo, ci rivedo, con i capelli ricci o lunghi, barbe più o meno incolte, vestiti a casaccio, e tuttavia qua e là spuntano una certa gonna più sbarazzina, scarpe basse ma con le calzette colorate, un fermaglio su una ciocca ribelle, la posa ricercata di un ragazzo, e tutti insieme a guardare diritto l’obiettivo, tutti insieme sapendo che il futuro ci apparteneva, tutti insieme: questa era stata la nostra forza, la nostra bellezza. “
Tina Anselmi con Anna Vinci, Storia di una passione politica, prefazione di Dacia Maraini, Chiarelettere (Collana Reverse - Pamphlet, documenti, storie), 2023; pp. 3-4.
Nota: Testo originariamente pubblicato da Sperling & Kupfer nel 2006 e nel 2016.
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evadingreallife · 2 years
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Recap prima seconda terza quarta quinta serata:
• mi sono persa la banda che suonava rip
• morandi voleva suonare pure lui sta lì con la chitarra, l'anno prossimo propongo il fanta ma per i presentatori, voglio godere del panico conseguente
• elodie decide di far svenire tutt* causa nosebleeds stile anime con quel vestito signorina miss elodie darling what are you wearing and can we have gay sex i mean have gay sex i mean expl
• qualuno grida a elodie di sposarlo dalla platea e honestly mood
• straguzzo? What are the young kids up to these days? Ama imperterrito acconsente
• colla zio meglio? colla zio bravi? colla zio carucci?
• il vestito di mara sattei è un si per me
• tananai in direttissima dal (suo?) matrimonio col completo il fiore e tutto
• ferragni in her little blue dress & gold breastplate era with gold catenaccio incluso... im confused, what's not clicking?
• giorgia casts santino di ama e finalmente tira fuori la voce e ci ricorda di essere giorgia (i just had a totally unrelated war flashback bad phrasing bad phrasing ffff). Also, she was wearing a cotta di maglia (to defend her spot in the classifica? The hordes of frothing fans? Stuff)
• coladimasplash fantastici come al solito la frase delle seychelles suona come l'assolo di javert dei les mis this is the hill im willing to die on today
• diretta ig cringe ft. ferragni con yet another body shaped dress (?)
• a gino paoli non frega di cantare he came for the tea and that's what he wants to spill all over the stage LET THE MAN TALK AMA
• raga che dire, rosa chemical came here to slay e ci è riuscito. Not female presenting pierced nipples di fuori per il fanta, la canzone è un bop, è vestito da cameriere fetish ma who cares, siamo tutti collectively esplosi visto che
• LIMONE LIMONE SIGNORA IL LIMONEEE rosa chemical fa una lap dance a fedez in platea poi lo limona in maniera molto french live e lo rapisce portandolo sul palco a ballare, nel mentre fedez sorride e annuisce e chiara boh conta i follower da dietro le quinte i guess. Da due a tre il passo è breve e rosa ha deciso che volere è potere good for him
• achille lauro ha strappato la federa del divano dal cadavere dei potroneesofà guys e l'ha indossata per cantare wow
• ah no sono qui. Non si scappa dai poltroneesofà. Loro ti troveranno. Sempre.
• cmq achille e rosa separati uno al suzuki e l'altro all'ariston per non far scomunicare tutta la città causa orgia in diretta i guess dati i precedenti
• ciuri ribattezza achille cristina d'avena e chi può dargli torto quest'anno. Ciuri uno di noi se ci stai leggendo we love you ciuri💖
• cugini di campagna che vogliono rompere la barriera del suono con gli acuti cute e vestiti arcobbbaleno i approve
• parte cringissima della ferragni che invoca il nome dei meme invano e cerca di far entrare ama nel giro mostrandogliene due tre cringissimi di cui uno dal profilo insta di fedez pls stop. Stendiamo un velo pietoso e perdoniamo chi non sa di cosa parla
•mr rain si esibisce (con meno bambini del solito mi dicono?? Idk non so contare, were they disappeared? Did the poteri forti (amadeus) remove hostile entities (bimbi milanisti)? Thats sus)
• in questa notte di sole furore furore diventa decisamente on point per i limoni serali odierni oh how the tables turn
• a una certa ama ha fatto una diretta e uno da dietro faceva i segnali di fumo nei suoi 3 secondi di fama i stan
• levante normale direi (?)
• ornella vanoni wanders on stage. It's her time to sing. Maybe. She finishes. Delira. Says la gara mi fa morire. Amadeus le dà un mazzo di carciofi. Lei li conta e dice che alla rai sono tirchi. E i carciofi a Milano fanno schifo. I understood none of *gestures* this
• LDA embraces the glitter nel pigiamino look.
• someone walks on stage i do not know her she speaks in napoletano ama speaks in napoletano i have no idea what just happened but that dress tho 👀👀👀 respectfully🙌🏻
• ah la ferragni da un'oretta ha una collana a forma di utero? Tipo? D'oro placcato obv
• chiara ha l'ennesimo momento cringe e regala ad anna moglie di gianni la sua sciarpetta bianca patentata da meme con su scritto pensati divorziata buon matrimonio or something
• Olly in rapprensentanza formale del gesticolare compulsivo made in italy uno di noi
• addetto alle telecamere dell'ariston che deve pulirle dalla bava la saliva il rossetto il covid dopo ogni esibizione causa fantasanremo you have my thoughts my prayers and my sword
• i 31 articolano la canzone noo oerché mi tirate i pomodori faceva ridere nella mia testaa
• uhmmmm... will... ha cantato... *eyes slowly closing*
• leo alla riscossa (?), alla fine la canzone è carina e lui si fa valere. MA I BUCHI DIETRO ALLA GIACCA SONO PER I DUE CUORI?? SONO SEMPRE STATI LÌ ANCHE SE È LA PRIMA VOLTA CHE LI VEDO?? doctor who confirmed
• I used the ouija board as a JOKE why is anna oxa standing in my living room help me (ft. @sasukesexbomb). Anyways anna is sempre più sulla strada per diventare una sciamana maga magò una delle parche addetta al pianto greco ai funerali a questo punto i dont even know anymore
• OH GOD OH GOD OH GOD L'ULTIMO L'ULTIMO THIS IS ENDING I CANT BELIEVE IT anyways caruccia la canzone di sethu dai
• c c c c c lassifica del ca
• my worst nightmare: sanremo che ricomincia daccapo all'una e mezza di notte- ah no solo i top 5 in classifica
• che btw sono ultimo tananai mengoni lazza e mr rain
• obv io sono imparziale MA [REDACTED] NO DAI SU NON SI PUÒ SENTIRE *viene assassinata nel sonno dalle fan*
• 😴😴😴
• i bimbi di mr rain stanno a nanna PERCHÉ NOI DOVREMMO STARE QUI A VEDERE SANREMO ANCORA??? EH???
• no ma serio ama con la lettera di zelensky alle ore 2:13 di sabato sera? Uhhh guarda che stiamo tutti dormendo o quasi. Try again in prima serata next time.
• band ucraina? Ok. Magari coi sottotitoli era più d'impatto eh. Per dire. Un suggerimento. Visto che era, sai, in ucraino.
• una gioia BEN DUE GIOIE per i coladimasplash daje ve le meritate
• ULTIMO QUARTOO
• *gasps* mengoni primoo wow so unexpected much surprise
• no vabbe scherzi apparte sono ok con la classifica
• gianni che scopa un'ultima volta sul palco pun fully intended daje
Thank god siamo alla fine. Alright gays guys it's been real it's been fun it's been real fun ora tutti a ninne e ci si vede all'esc e/o l'anno prossimo direttamente. Notte a tutti ✨✨✨
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ilpianistasultetto · 2 years
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Ciao Jeff..
Con Jeff Beck il blues entrò in una nuova dimensione. Un fortissimo senso del ritmo, una voglia di dare allo strumento concezioni diverse, dure, senza molte sfaccettature. Jeff, eruzione di energie primordiali. Probabilmente i suoni blues più duri che siano mai stati registrati li troverete dentro quella sua fender telecaster, un sound avanti anni luce rispetto a tutti i chitarristi di quella generazione fine anni ’60. Grande, straordinario, immenso, questi gli aggettivi che possiamo cucire su quei suoi gilet di jeans, di pelle o di stoffa che non abbandonava quasi mai. Con lui se ne va la magia che quella sua chitarra sapeva tirar fuori, la grazia e il ruggito, l'inquietudine, il malessere, la calma e l'amore. Lui suonava e tu sentivi le fiamme o sentivi il miele colarti addosso. Lui non e' stato mai un semplice virtuoso dello strumento. No, lui era lo strumento. Lui era il beat, il blues e il rock. Lui, come un cercatore d'oro del Klondike, sempre alla ricerca di note-pepite da tirar fuori da quella sua chitarra. Un musicista liquido, a volte malinconico, a volte tosto. Per me una delle poche perle preziose da infilare nella mia collana ideale. Grazie della compagnia "dita di plettro".. @ilpianistasultetto
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fashionbooksmilano · 5 months
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Lo specchio del Paradiso
L'immagine del giardino dall'Antico al Novecento
Marcello Fagiolo, Maria Adriana Giusti
RAS Riunione Adriatica di Sicurtà, stampato da Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo 1996, 260 pagine, 25,5x31cm, copertina rigida con sovracopertina e custodia
euro 45,00
email if you want to buy [email protected]
Sfondo di grandi rappresentazioni o ambiente figurato a sé stante, l'immagine del giardino è apparsa fin dall'antichità nel panorama artistico, assumendo nel tempo nuovi significati, quale pallido riflesso e traduzione dell'Eden, dell'aspirazione originaria dell'uomo all'armonia paradisiaca, del ritorno all'innocenza primitiva, o quale simbolo di un luogo felice fuori dal tempo, nostalgico rimpianto della mitica Età dell'Oro e insieme archetipo dell'utopia. Lo specchio del Paradiso è il titolo di questa collana, che si propone di attuare un percorso che segue l'evolversi dell'idea e dell'iconografia di questa realtà spaziale, un itinerario affascinante lungo lo spazio e il tempo alla ricerca di un luogo dove l'ordine e la pace si ricompongano e dove l'unità originaria sia recuperata. Il primo volume fonisce gli strumenti essenziali per questo viaggio iconografico, segnandone le tappe della storia, analizzandone gli elementi caratteristici ed evidenziandone le suggestioni allegoriche e simboliche sacre e profane. Un originale repertorio del "giardino nelle arti preziose" conclude l'interessante opera. "Teatro del mondo e della memoria", "del mondo e della natura", il giardino ha sempre mantenuto nella cultura occidentale un nesso inscindibile con l'idea di teatro. Il secondo volume della collana vuole proprio indagare lo svolgersi di questo rappporto attraverso la presentazione di alcuni momenti particolarmente significativi della sua storia. Dalla Roma tardo-repubblicana e imperiale, con l'invenzione - fra l'altro - della topiaria, alle riproposizioni di giardini "scenici" del periodo umanistico-rinascimentale, dai fastosi "teatri dell'acqua" barocchi e dallo sviluppo e diffusione dei "teatri di verzura" fino alle riscoperte novecentesche, i fasti del teatro-giardino vengono qui presentati in un documentato testo, corredato da un ricco e in buona parte inedito apparato iconografico. Nel terzo e conclusivo volume il giardino diviene luogo della presenza e della rivelazione del sacro, "manifestazione di una mente ordinatrice che trascende la stessa natura". Umano e divino si incontrano in un lungo itinerario che, dagli spazi consacrati a diverse divinità del mondo antico, attraverso la pace e l'ordine dei chiostri monastici esemplati sul modello del Paradiso terrestre che si diffondono soprattutto nel periodo medioevale, giunge fino al misticismo romantico, volto alla ricerca di una sacralità originaria nella natura selvaggia e misteriosa, alle soglie di un'eclisse del sacro che caratterizza il nostro secolo.
19/04/24
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turuin · 1 year
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Oh, è arrivato il pacco da Temu! Lo so che attendevate con ansia gli sviluppi. Quindi:
Sui tempi di consegna ci siamo, perché era stimato 17-25 Settembre ed è arrivato il 19.
Gli oggetti ordinati ci sono tutti, ma proprio tutti.
Il confezionamento degli oggetti va da "scatolina di cartone leggero" a "bustina di plastica autoadesiva".
Andiamo al succo della questione, foto della merce e poi il mio commento.
Il pezzo forte:
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Per quello che è costato, fa il suo ed esattamente come le sue controparti grandi non c'è speranza che la gru afferri qualcosa.
Il tappetino da bagno:
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pure questo, tutto sommato dignitoso. Ma al momento sta prendendo aria fuori.
Il pacco sorpresa:
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No, non ne vale la pena. Ci sono dei gadget che sarebbero stati carucci nel 1988. Ma a fare due conti, gli squishy in edicola costano di più e sono pure peggio. Qui almeno c'è un cubo di Rubik e uno stranissimo pupazzo-fidget spinner.
Andiamo avanti.
Il CANE-LUCINA:
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Arriva con le sue batterie, non semplicissime da montare e decisamente molto fragile (more later) ma fa tutto quello che deve fare ed è carinissimo. Promosso!
Il supporto per le posate:
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Pure qui, che gli vuoi dire? Per quello che costava... poi oh, pare una cazzata, ma io ne avevo proprio bisogno perché non so mai dove poggiare i cucchiai e i mestoli che uso per cucinare, e quindi vale l'acquisto-necessità.
Il righello per la misurazione del piede dei bambini:
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Vabbé, qui eravamo proprio al cazzeggio. Non vale nemmeno quei 60 centesimi e rotti, pure perché arriva fino a 30 cm scarsi (manco ne sono sicuro).
I braccialetti e la collana da maranza:
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Cheap, davvero cheap, ma oh, si sa che io impazzisco per gli accessori. Non sono sicurissimo della collana ma boh, vedremo. Li sto ripulendo un po' per evitare irritazioni.
Gli ultimi due:
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Questi non li ho fotografati ma vanno bene: il soffione in particolare, pur essendo plasticaccia, fa un getto fenomenale. Stasera lo testo in doccia.
Conclusioni:
Il sito è affidabile? Lo è. La merce è arrivata tutta e non ci ha messo neppure troppo tempo, e mi hanno tempestato di aggiornamenti via mail (è decollato, è atterrato, sta passando la dogana, il doganiere s'è preso un caffè etc.)
I prezzi? Sono quelli di qualsiasi mercatino / store economico. L'ordine è stato fatto volutamente escludendo cose più complesse o tecnologiche tipo cuffie o tastiere perché non mi servivano e in ogni caso su quel genere di prodotto la qualità è imprescindibile, per me.
La qualità: bassa, bassissima. Tutto è plastica di quart'ordine, roba che si sfalda tra le mani. Però per quel prezzo non si possono avere grandi pretese.
Lo rifarei? No, ma sono contento di averlo fatto anche perché era da mesi che la pubblicità di Temu mi si presentava ovunque.
Ora posso ricominciare a bloccarla.
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fumandovetro · 18 days
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Ogni tanto mi viene in mente un racconto che lessi da ragazzina, in un libro della collana Piccoli Brividi.
Parlava di questa "fata" o "strega" che si innamora di un umano e per inseguirlo si trasforma in ogni essere vivente possibile. Una lucciola, un filo d'erba, un gatto...
Non ricordo molto del racconto, ma ricordo di aver fantasticato a lungo di poter avere un potere simile anche io.
Perdermi in qualcosa fuori da me, facendo parte del tutto.
Quando viaggio e sto lontana da casa, raggiungo un decimo di questa emozione. Mi illudo di poter essere realmente a contatto con il mondo fuori.
Mi illudo perché in realtà io - cresciuta come un animale da salotto - sono un tipo di animale che in natura non sopravvivrebbe.
E allora viaggiare mi dà l'illusione (con tutti i comfort e le sicurezze di cui noi umani abbiamo bisogno) che se vedo un cervo o un puffin, questi vogliono essere visti da me.
Perché io sparisco, tramite la mia felicità di vederli. Ovviamente la realtà non è così, in natura io rimango un punto nero su foglio bianco.
Spero quando morirò di poter fare un'esperienza simile, passando tra tutti gli esseri viventi che posso immaginare.
Vedere il mondo dai loro occhi. Chissà se contemplano la bellezza come facciamo noi o se non se ne curano.
Chissà perché noi essere umani siamo così, inutili e singolari.
Capaci di amare il bello e di distruggerlo.
Non so oggi sono triste e non so specificatamente per cosa.
Vorrei solo essere altrove a vivere una vita piena, anziché davanti a un pc a fare l'analisi del sentiment dei commenti di una campagna adv del cazzo.
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intotheclash · 10 months
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“Che c'è, Pietro, non sai cosa dire?”
“No.” Risposi con una vocetta appena udibile. Davvero non sapevo cosa cazzo dire. Guardai anche mia sorella, in cerca di una qualche illuminazione, di un appiglio qualsiasi, mi sarei aggrappato a tutto, pur di uscire indenne da quella pericolosa e niente affatto chiara situazione, ma lei rispose picche. Si voltò verso il televisore e mi lasciò solo contro tutti. Non voleva immischiarsi e non si sarebbe immischiata. Se se la prendevano con me, avrebbero lasciato in pace lei; la legge della giungla. Schifosa di un'egoista! Ma, alla prima occasione, me l'avrebbe pagata. Come si suona si balla.
“Allora, visto che non sai cosa dire,” Iniziò mio padre, “Lo faccio io per te. Ti racconto la mia parte di storia, quella che ho dovuto ascoltare stasera, prima di cena. Dopodiché sarai tu a raccontare la tua e bada bene di raccontarla tutta. E soprattutto precisa. Se mi accorgo che mi stai fregando, o soltanto me lo fai pensare, ti darò una di quelle strigliate che te la ricorderai finché campi. E potrai anche dire addio ai tuoi amici per tutta l'estate, visto che non ti farò più uscire di casa. Ci siamo intesi?” Dovetti acconsentire. Non è che fossi poi tanto d'accordo, ma cosa potevo farci? Avevo solo tredici anni. Comandava lui! Lui prendeva le decisioni e io le subivo. Non avevo alternativa. Per quanto riguarda il dove volesse andare a parare era ancora buio totale. Dovevo pazientare.
“Stasera, prima di venire a cena,” Iniziò, “mi sono incontrato al bar con Mario, il papà del tuo amico Sergio, abbiamo deciso di giocarci l'aperitivo a scopa. Una partita secca, chi perde paga, naturalmente. Consuetudine, lo facciano sempre. Ad un certo punto entra nel bar quella gran testa di cazzo dell'avvocato Terenzi…”
Quel cognome mi scoppiò in testa come una bomba a mano. Ora si che era tutto chiaro. Riuscivo a vedere solo disgrazie. Pensai al sangue che zampillava dal naso di Alberto Maria, il figlio dell'avvocato, pensai… Oh no! Peloroscio! Sembrava che si fosse ripreso, che stesse meglio quando lo avevamo lasciato al campo. Invece… Invece doveva essere morto, porco cane! Ecco perché mio padre era incazzato nero! Era finita! Sarei stato sbattuto in prigione per tutta la mia miserabile vita.  Probabilmente anche i carabinieri sapevano già tutto e stavano venendo a prendermi. Forse i miei amici li avevano già rinchiusi. Ero disperato, avevo voglia di piangere. Gli occhi mi si arrossarono e iniziò a tremarmi il labbro inferiore. Era finita! Il vecchio se ne accorse, fece un mezzo sorriso di vittoria e proseguì: “Vedo che non sei del tutto stupido, che stai iniziando a riflettere. Ma non è ancora il tuo turno di parlare, prima devo finire io. Dicevo: entra nel bar l'avvocato Terenzi. Un fatto strano, perché quel figlio di una puzzola è tirchio come un genovese di origini ebraiche e, là dentro, non ci mette mai piede, neanche per un caffè. La cosa ancor più strana, però, è stata che, appena entrato, si è diretto deciso verso il nostro tavolo. Sputava fiamme come un drago. Prima ci ha vomitato addosso una catasta di insulti, almeno dal tono sembravano insulti,  le parole non si capivano bene, quel borioso idiota parla una lingua che solo lui capisce. Ed è stata la sua fortuna, altrimenti sarei tornato a casa con una collana fatta con i suoi denti. Ma quando ha deciso di farsi capire, si è fatto capire bene e ci ha raccontato una storia. Una storia che tu dovresti conoscere bene e che, tra poco, sarai costretto anche tu a raccontare. L'avvocato ha detto che, giù al campo sportivo, tu e i tuoi amici siete saltati addosso a quel bastardo del suo adorato figliolo, lo avete caricato di botte e, non contenti, gli avete pure fregato il pallone. Adesso sta all'ospedale di Civita Castellana con il naso rotto e tutto gonfio. Un bel lavoro, non c'è che dire. Ha detto anche vi denuncerà tutti e a noi ci toccherà pagare una barca di soldi. Il Bastardo!”
Le lacrime trovarono finalmente la strada e sciamarono fuori. Un torrente di montagna dopo mesi di pioggia intensa. Portava con se un sacco di detriti, paura, rabbia, ma anche sollievo. A pensarci bene, soprattutto sollievo. Peloroscio non era morto e, per la seconda ed ultima volta nella mia vita, ne fui felice. Ero scampato di nuovo alla prigione. Subito dopo venne la rabbia. Ci mise un attimo a prendere il sopravvento.
“Non è vero!” Urlai “E’ un bugiardo! Bugiardo lui e bugiardo suo figlio! Il pallone era mio. Quello che mi hai regalato tu, quello di cuoio. Noi stavamo già giocando, poi è arrivato il figlio dell'avvocato, insieme a Peloroscio e a Ringhio, mi hanno gettato in terra e mi hanno fregato il pallone. Il mio pallone, non il suo!
"Se le cose stanno in questo modo, allora avete fatto bene a suonargliele. Domani mi sente quel lurido verme! Erano pure in tre i figli di bagascia. E tutti più grandi di voi.” Vidi lo sguardo del mio vecchio e capii che stava rispolverando l'idea della collana fatta con i denti dell'avvocato Terenzi. La cosa non mi dispiaceva affatto.
“Veramente, papà, non siamo stati noi a dargliele…”
“Ascolta, stronzetto, ho detto niente bugie! Cosa vorresti farmi credere? Che si sono picchiati tra di loro? Che il naso a quel prepotente figlio di prepotenti lo hanno rotto i suoi compari?”
“Non dico bugie! E non ho detto neanche questo! Il naso all'avvocatino lo ha rotto Pietro il Maremmano. E le ha suonate anche ai suoi amici. Anzi, solo a Peloroscio, perché Ringhio se l'è fatta sotto ed è rimasto paralizzato dalla paura.” Dissi tutto d'un fiato.
Mio padre non ci stava capendo più un cazzo. Guardò prima me, poi mia madre, che lo mise al corrente su chi fosse questo Maremmano, che lui non aveva mai sentito nominare, né aveva idea di chi fosse figlio, o dove abitasse. Volse ancora una volta lo sguardo verso di me e, con una calma che proprio non gli riconoscevo, disse: “Ascolta, piccolo, raccontami di nuovo tutto daccapo, senza tralasciare nulla. Poi deciderò il da farsi.” Ed io raccontai. Daccapo. Con dovizia di particolari. Dalla mattina. Raccontai delle biciclette, del pranzo, della partita e infine dello scontro. Il vecchio non mi interruppe mai. Si limitò a seguire il racconto, accompagnandolo con cenni di approvazione, o di disapprovazione, a seconda dell'evolversi degli eventi. Alla fine ero stremato. Stremato ma sollevato. Mi sentivo stranamente leggero. La paura era scomparsa. Mi sentivo bene.
La risata di mio padre piombò giù dalla cima del monte, come una valanga, con lo stesso frastuono e la stessa forza dirompente. Dapprima, io, mia madre e mia sorella, restammo pietrificati, poi ci lasciammo contagiare e fu risata liberatoria per tutta la famiglia. Non capivo bene cosa ci fosse tanto da ridere, ma me ne guardai bene dal protestare; poi era bello ridere tutti insieme. Non riuscivamo più a smettere e papà era quello che rideva più forte. Come suo solito, rideva e piangeva e menava delle manate sul tavolo e sulle mie spalle, facendomi anche male, ma non protestai.
“Certo che questo ragazzino deve essere un bel fenomeno!” Disse quando si fu calmato, “Hai detto che ha la tua stessa età, vero?”
“Si.”
“E ha lisciato il pelo a tre ragazzi più grandi di lui?”
“Si.”
“Davvero un bel fenomeno. Solo mi sfugge una cosa: nel frattempo, tu e quegli altri stronzetti dei tuoi amici, cosa facevate? Non gli avete dato una mano? Anche se, da quanto ho capito, non è che ce ne fosse bisogno. Casomai potevate darla a quegli altri tre perdigiorno!” E giù un'altra mitragliata di risate.
“No.” Risposi molto timidamente.
“No? E perché no? Se le avesse buscate?” Era di nuovo serio.
“Perché avevamo paura! Lui non è di qui. Lui non sa come vanno le cose. Quelli erano più grandi e quelli grandi si approfittano sempre dei piccoli. Guai a protestare. Non era la prima volta che ci fregavano il pallone. Lo fanno sempre. E se ti azzardi a protestare, giù botte.”
Aveva capito. Fece segno di si con la testa. Sicuramente anche quando era un ragazzino lui funzionava così. “Capisco, ci sono passato anch'io. E’ così che va il mondo, perdio! Pesce grosso mangia quello piccolo. E’ una legge di natura. Non ci sono santi. O, forse, no, sembra che il meccanismo si sia inceppato. Credo sia un buon segno.” Sentenziò. Si alzò dalla sedia, si infilò una camicia a quadri sopra la canottiera d'ordinanza, mi fece l'occhiolino e: “Infilati una maglietta pulita e andiamo.” Disse.
“Dove?” Chiesi. La paura stava tornando a farsi sotto. Non ero mai uscito con lui dopo cena.
“Voglio conoscere questo fenomeno del tuo amico. Subito.”
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Pomeriggio di pioggia a casa e l'unica cosa che senti/vedi in tv o sui social è Sanremo quindi cosa ti viene in mente:
"PERCHÉ NON PROVARE A MIXARE LE CANZONI!"
È venuto fuori qualcosa tipo:
"MAH...COSA HO CREATO" e "MA È BELLISSIMO!!!"
Mi sveglio ed è passata solo un’ora
Non mi addormenterò
Ancora otto lune nere e tu la nona
Madre figlia,luna nuova,sorella amica mia Io ti do la mia parola
Ahia ia ia ia ia iai
Ahia ia ia ia ia iai
Mi chiamano con tutti i nomi
Tutti quelli che mi hanno dato
Ma nel profondo sono libera,orgogliosa e canto
(Sinceramente tua & Mariposa)
C’è una guerra di cuscini
Ma cuscini un po’ pesanti
Se la guerra è dei bambini
La colpa è di tutti quanti
Con linee immaginarie bombardate un ospedale
Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane
Non c’è mai pace
Ma il prato è verde,più verde,più verde
Sempre più verde(sempre più verde)
Il cielo è blu,blu,blu
Molto più blu (ancora più blu)
(Onda alta & Casa mia)
Ma di svegliarmi con accanto qualcuno
Per me l’amore è come un proiettile
Lo sai che sei un proiettile nel cuore però avevo il giubbotto
E lo sai,cercarti è un po’ come aspettare ad un semaforo rotto
(Click boom & Un ragazzo una ragazza)
Cosa siamo noi
Solo diamanti grezzi
Cadono in mille pezzi
Ma siamo fragili
Come la neve
Come due crepe
(Diamanti grezzi & Fragili)
Cosa ci fai qui
Non vorrai mica deludermi
Hai sciolto le catene che abbiamo stretto insieme
Per tenerci lontani
Non mi piace niente ma tu mi togli il respiro
Apnea
(Ti muovi & Apnea)
Affogo in una lacrima perché il mio destino è autodistruttivo
Copri le lacrime segreti da tenere,non farti scoprire
Lo sai che a casa non devon sapere,cosa dovrai dire
(Autodistruttivo & La rabbia non mi basta)
Nun less pnzat maij
Ca all’inizij ra storij er gia a fin ra storij p nuij
O ciel c sta uardann
E quant chiov e pcchè
Se dispiaciut p me e p te
Solo una stupida canzone per riuscire a riportarti da me
Soltanto un’ultima canzone per riuscire a ricordarmi di te
('I l' me,tu p' te' & Tu no)
Io sono pazza di me,di me
E voglio gridarlo ancora
Non ho bisogno di chi mi perdona io,faccio da sola,da sola
E sono pazza di me
Prima di te non c’era niente di buono
Come se
Tu fossi l’unica luce a dare un senso
E questa vita con te
È un capolavoro
(Pazza & Capolavoro)
Io che da sola
Non so stare
Ad occhi chiusi
Sopra la follia
Perché in giro da sola non resto
Anche la più bella rosa diventa appassita
Va bene,ti aspetto,ma non tutta la vita
(Fino a qui & Ma no tutta la vita)
La mia collana non ha perle di saggezza
A me hanno dato le perline colorate
Per le bimbe incasinate con i traumi
Da snodare piano piano con l’età
Eppure sto una pasqua guarda zero drammi
Tu non guardare indietro mai e vai uh uh
Non guardare indietro mai e vai uh uh
Non guardare indietro mai e vai uh uh
(La noia & Vai)
Tu che non mi ami
E io ancora che ti chiamo
Per dirti
Finiscimi
Fammi sentire quanto sono pessimo
Ma tu già lo sai
Che io non sarò mai
Un porto sicuro
In un mare calmo
Mi hai lasciato con l’amore in bocca
(Finiscimi & L'amaro in bocca)
Lasciarmi cadere nel vuoto per sentirmi vivo
Anche solo per un attimo
Rincorrere ancora quel brivido
Sarà fantastico
Morire ancora per te
Vorrei guardare il passato con te
Addosso al muro col proiettore
Viverlo insieme un minuto anche tre
Scappare per un po’ da Roma Nord
(Il cielo non ci vuole & Tutto qui)
Parliamone da soli in una notte di prigione
Con gli occhi spalancati e le labbra di silicone
Dammi un po’ di te,un pezzo dei Blur,un locale da spaccare
(Fammi vergognare)
Non paragonarmi a una bitch così
Non era abbastanza noi soli sulla jeep
Ma non sono bravo a rincorrere
5 cellulari nella tuta gold
Baby non richiamerò
(Governo punk & Tuta Gold)
E non sai come vorrei farne a meno
E lo sa solo Dio
Chi è più pazzo di me
Sotto questo mantello di cielo
E allora piove da quel buco sulle teste,
Sì,ma non fa niente.
Tanto si riparte:
Non so nemmeno dove.
(Pazzo di te & Ricominciamo tutto)
Ma abbracciami abbracciami che è normale
Stringerti forte è spettacolare
Come l’amore il primo giorno d’estate
Come i dischi belli che non scordi più
Come l’istante che ti cambia per sempre
Ma in fondo resti ancora e ancora
Io e te fermiamo il mondo quando siamo insieme
Anche se dura un secondo come le comete
Griderò,griderò il tuo nome fino a perdere la voce
Sotto la pioggia sotto la neve
Sospesi in aria come due altalene
(Spettacolare & Due altalene)
-la ragazza dal cuore nero♡
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klimt7 · 1 year
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POESIA DELLO
SMARRIMENTO
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Pensi...
pensi continuamente
Tu pensi a tutto questo passare
che non passa.
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Questi gjorni
che sono i tuoi giorni, e a quanto
li senti distanti, fuori misura
non adatti. Come scarpe non tue
Ogni passo, un inciampo.
Un vuoto. Un sasso.
Sobbalzare, fissando un punto
che non vedi, che non trovi.
.
Che ora è? Che giorno?
Dove abbiamo sbagliato strada?
A quale bivio ci siamo distratti?
Tutti. Dove perdemmo il filo?
Dove abbiamo smarrito
il senso ed il sorriso.
.
Ricordi?
Eravamo forse troppo ingenui.
Bambini schivi. Romantici. Incauti
Era il nostro essere ancora bimbi
Le stelle a ridere, e un pieno di sogni!
E il tempo...
il tempo, un lento incedere
Un avanzare. Ogni giorno
seguiva il precedente
Quasi perle di collana
e quella sensazione di progredire
D'avanzare. Di salire.
Come in collina
.
E adesso ? Ora chi siamo?
.
Sonnambuli.
Barcolliamo in queste nuove strade.
Ora che tutto è disconnesso
Il tempo, un abisso
Una roulette,
il restare in piedi
in tutto questo cielo smisurato
che chiamiamo "Presente".
In questo restare vivi
che è capriccio
di un dio dispettoso
e spesso via.
.
Solo la tua confusione
pare sorella alla mia.
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E questo, è ciò che...
tutto quello che
- io non lo so dire, vedi? -
la sola cosa
che mi fa restare acceso.
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Come sigaretta
che s'arrossa, nella sera
venuta a rubarci la luce
E' una carezza, un lampo.
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E tutto il resto
è fumo bianco. Urlo muto.
Ferita esposta al vento.
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marcogiovenale · 1 year
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podcast del reading @ radiotre suite: "cose chiuse fuori", di mg
https://www.raiplaysound.it/audio/2023/07/Radio3-Suite—Magazine-del-08072023-6c9d931e-8db4-42ec-9886-b89beae915c7.html?ts=3531 da 0h 58′ 58” qui il libro: https://www.ninoaragnoeditore.it/opera/cose-chiuse-fuori
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gregor-samsung · 4 months
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" Si trattava ancora una volta di un libro, e l'autore si chiamava Kafka, Franz, e il libro era intitolato "Nella colonia penale". Più tardi ho chiesto a Boris se davvero non immaginava le conseguenze di quello che faceva quando, alla fine del '44 (!), raccomandava a Leni uno scrittore ebreo, e lui mi ha risposto: «Avevo tanta di quella roba in testa, tante cose a cui pensare che me lo sono dimenticato». Dunque, Leni andò un'altra volta col suo bravo biglietto alla biblioteca, ce n'era ancora una in funzione e la bibliotecaria, per fortuna, era una donna piuttosto anziana e abbastanza ragionevole che strappò il biglietto e prese subito Leni in disparte e le ripeté, alla lettera, quello che le aveva già detto la madre superiora quella volta che aveva chiesto con tanta insistenza di Rahel: «Ma figliuola, ha perso la testa? Chi l'ha mandata qui a chiedere questo libro?» Però Leni, sa, anche stavolta non ha mollato. La bibliotecaria dev'essersi accorta subito che non era un agente provocatore, perciò l'ha presa da parte e le ha spiegato esattamente che quel Kafka era ebreo, che tutti i suoi libri erano stati proibiti e bruciati eccetera, e certo Leni dev'essersene uscita col suo solito disarmante «E con questo?», e allora quella donna le spiegò ben bene, anche se tardi, come stavano le cose tra nazisti ed ebrei, e le mostrò - naturalmente ce l'aveva in biblioteca - lo "Stürmer"*  e le spiegò tutto, e Leni, quando venne da me, era inorridita. Finalmente aveva afferrato qualcosa.
Ma non mollò, s'era messa in testa di avere il suo Kafka e di leggerlo, e ci riuscì! Pensi che andò in treno a Bonn, da alcuni professori per i quali suo padre aveva lavorato e di cui sapeva che avevano delle grandi biblioteche, e infatti ne trovò uno che ormai era un nonnetto di settantacinque anni passati e se ne stava là in mezzo ai suoi libri, ormai pensionato, e sa che cosa le disse quello, alla lettera? «Ma figliuola, ha perso la testa? Kafka, nientemeno? Perché non addirittura Heine?» Però fu molto gentile con lei, si ricordò di lei e di suo padre, solo che non aveva quel libro e dovette andare da un collega e poi da un altro finché ne trovò uno con cui la fiducia era reciproca e che per di più possedeva il libro. Non fu tanto semplice, la cosa durò un giorno intero, sa, arrivò a casa nel cuore della notte e aveva il libro nella borsetta, non era una cosa tanto semplice perché non solo bisognava trovare uno che si fidasse del professore e di cui il professore potesse fidarsi, ma quello doveva fidarsi anche di Leni, e non solo doveva avere il libro ma anche cacciarlo fuori! Effettivamente ne trovarono due che lo avevano, ma il primo non volle darlo. Roba da matti, le preoccupazioni di Leni e di Boris, quando era in ballo la vita, la vita nuda e cruda. "
*Settimanale di propaganda nazista veementemente antisemita, edito sin dal 1923.
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Heinrich Böll, Foto di gruppo con signora, (traduzione di Italo Alighiero Chiusano), Einaudi (collana Tascabili), 1972.
[Edizione originale: Gruppenbild mit Dame, Verlag Kiepenheuer & Witsch, Köln, 1971]
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servodelpiacere · 1 year
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"Ciao, mi fa piacere che tu sia comunque venuto". Ti guardo e non capisco. Scusa perché non sarei dovuto venire? Dovevamo vederci questo pomeriggio, vero? O mi sono sbagliato? "Beh, ti ho mandato un messaggio stamattina..." Adesso capisco. Mi hai mandato un messaggio in cui mi dicevi che ti è venuto il ciclo e che quindi se avessi deciso di non passare da te lo avresti capito. Figuriamoci... Ci frequentiamo da poco, è una storia nuova e capisco che tu abbia dei dubbi, ma non è che se non scopiamo allora non voglio vederti, mi fa piacere comunque "Ah quindi, non ti interessa fare sesso con me?" Adesso non esagerare... E ti guardo mentre ti siedi davanti a me; indossi una camicetta bianca e una gonna blu, e poi collant e scarpe alte. Con le dita giochi con il pendaglio a forma di croce della tua collana e io mi siedo sulla poltrona di fronte alla tua. Mi dai la tazzina di caffè ("io non ne prendo, lo sai") e cominciamo a chiacchierare. Ti chiedo se hai dolori e mi dici di no, o meglio non tanti e poi cominci a fissarmi e a fare battute e parliamo, chiachcieriamo e mi chiedi se l'ho mai fatto con una donna con il ciclo Sì, mi è capitato. "Beh, con me non capita. Non mi va di farlo in questo modo... però..." Però? "Però tiralo fuori... fammelo vedere" Rimango un attimo senza parole e in quell'attimo lui si sveglia. Mi tiro giù la zip dei pantaloni, me li slaccio, li faccio scendere fino alle caviglie e mi risiedo e il cazzo è ben sveglio adesso. Mi guarda tra le gambe, e poi si toglie le scarpe e allunga le gambe e comincia a giocare con i piedi. Mi accarezza le palle, spinge sul cazzo, lo prende tra i piedi e comincia a segarmi così "Visto che sei stato così gentile, non posso farti andare via senza una ricompensa" e usa i piedi meravigliosamente, si avvicina con la poltrona per stare più comoda e prende il cazzo di nuovo tra i piedi e li muove, mi masturba, mi sega proprio dicendomi di stare fermo e non mi guarda mai in faccia ma sempre tra le gambe finché con uno spasimo io non vengo e non le sporco i piedi. Non so che dirle, vorrei quasi chiederle scusa per averle sporcato le calze ma lei non dice niente, con un fazzoletto di pulisce i piedi e si avvicina e mi bacia. "Va bene così?" La guardo negli occhi No, non va bene così. Le spingo la testa tra le mie gambe, lei si mette carponi, prende il cazzo in bocca e segue il ritmo che io le detto e succhia, lecca, ingoia e io le vengo in bocca di nuovo e lei non si fa sfuggire una goccia. Da brava aspetta che io finisca di schizzare, mi lecca e poi ingoia. Ne era rimasto ancora nelle palle, le ho detto, era un peccato "Va bene, tanto la prossima volta mi faccio riempire altrove".
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fashionbooksmilano · 2 years
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Cocteau A-Z
Luca Scarlini, Marco Dotti
Electa, Milano 2022, 232 pagine, 17 x 24 cm, brossura, ISBN  9788892822580
euro 34,00
email if you want to buy [email protected]
“Il più grande capolavoro della letteratura è solo un dizionario fuori posto.” (Jean Cocteau, Le Potomak, 1919) Jean Cocteau ha attraversato il Novecento con grazia inusuale e leggerezza incommensurabile, ritrovandosi fatalmente in tutti gli incroci più rilevanti, senza mai diventare istituzionale. Romanziere, drammaturgo, sceneggiatore, cineasta, performer, disegnatore, uomo di moda e costume, autore di articoli, canzoni, testi per il cabaret, ma soprattutto poeta. A questa personalità caleidoscopica che ha attraversato, innovato e plasmato le arti del Novecento, Electa dedica il quinto volume della collana Enciclopedia A-Z, dopo Rodari, Savinio, Steinberg, Woolf. Il volume ripercorre, attraverso 124 lemmi, la libertà, la vita, le arti e l’unicità di Cocteau. Cocteau raccoglie su di sé un’infinità di ruoli in tutte le arti, con una voracità che è già postmoderna, nel tentativo di ridefinire personaggi e identità. Il primo reagente della sua sensibilità è la danza e, subito dopo, la performance. In scena è attore di se stesso, non soltanto un personaggio della sua scrittura scenica, ma il portavoce del suo verbo, la più vera incarnazione di sé, inseguita per tutta la vita. Cocteau A-Z racconta aspetti noti e altri meno frequentati dell’esistenza dell’artista: le corride, il giornalismo, la boxe, a fianco di Panama Al Brown, il teatro, Edith Piaf e Coco Chanel, l’opera, la danza, la provocazione, fino all’assunzione nell’ufficialità, al momento di diventare accademico di Francia, seppur insignito con una favolosa spada ornata di gioielli disegnata da lui stesso e da Cartier. Non si contano le opere, i progetti, le mostre: un vortice creativo che esplode a inizio secolo e si dipana nei decenni successivi. Il volume è arricchito da illustrazioni e fotografie, talvolta rare, per narrare uno dei protagonisti “inevitabili” per definire lo sviluppo delle arti del Novecento.
31/01/23
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