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#gli opposti sì attraggono
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Sono ferma nel limbo del rimpianto di cosa non sarebbe potuto essere, di cosa c'era e di cosa ne rimane.
Sono ferma sul picco dell'invidia e della gelosia con la folle paura di essere messa in un angolino come una cosa ormai vecchia e già utilizzata, spazzata via da una ventata di novità ancora tutta da scoprire, di certo quest'ultima è più entusiasmante.
Sono ferma e non so che fare, come comportarmi, come di nuovo tornare a splendere con sorrisi raggianti se il cuore e la testa non mi lasciano in pace.
Vado avanti, faccio un passo, spero solo che buttandomi da questo precipizio verso l'ignoto non mi faccia più male rispetto a quello che mi sto facendo stando ferma, ricomincio a mettermi al primo posto, ricomincio da me.
Io una ragazza innamorata dell'amore devo iniziare a mettere da parte i sentimenti e amare prima di tutto me stessa, senza darmi colpe inesistenti, non poteva funzionare siamo così diversi e non è vero che gli opposti si attraggono o almeno sì si attraggono ma non si completano, compensano, non sono fatti per stare insieme.
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sime667 · 7 months
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Guida rapida alla monogamia
Servono:
Attrazione. Se non c'è, non ci sarà mai. Se non vuoi andarci a letto, passa oltre. Gli amici sono una cosa, i partner un'altra.
Simmetria. Se il suo valore sul mercato sessuale è molto più alto del tuo, stai aprendo la porta al disastro. Sarai costantemente insicuro in merito a potenziali defezioni, e il tuo partner si accontenterà di te sempre meno volentieri. Trova una persona più vicina al tuo livello, o alzalo. La scala da 1 a 10 è tanto avvilente quanto vera.
Stabilità emotiva. Sempre. Comunque. Anche quando si punta alla relazione mordi e fuggi. I costi di stare con una persona instabile sono più alti del piacere che ne deriva. Sempre. Comunque.
Valori comuni. Il dialogo con chi la pensa diversamente è un'impresa lodevole, ma una coppia non può avere continue discussioni su religione, politica, educazione dei figli e compagnia bella. Ci sono i piatti da lavare.
Stabilità emotiva. No, dico sul serio. Ve ne potete accorgere fin da subito: dalle espressioni che ha nelle foto, dal modo che ha di vestire, dalla maniera in cui vi parla. Se voi ignorate i segnali, noi ignoreremo le vostre lamentele in merito all'ex narcisista e alla ex psicopatica.
Personalità affini. No, gli opposti non si attraggono. Se lei è da rave party e tu da coperta e film, i sabato sera saranno un casino. Ci si bilancia a vicenda solo fino a un certo punto.
Stabilità emotiva. Sì, tre volte, perché vi conosco. Siete quelli che vedono il buono e che "lo/la salverò io." Il test è semplice. Se già non lo siete, immaginatevi madri o padri. Chiedetevi: "Darei in mano la salute mentale di mio figlio a questa persona?". Se la risposta è no, saluti e baci.
Entusiasmo. Se non è entusiasta di stare con voi, per quale motivo dovreste essere entusiasti di stare con lui/lei? Siete forse a vostro agio, nel ruolo di mendicanti?
Qualità universali. Uomini e donne sono diversi e cercano cose diverse, ma alcune qualità mettono d'accordo tutti: generosità, intelligenza, compassione, un minimo di abilità sociali, saper fare scelte di buon senso, saper gestire tempo e risorse, vedere gli altri come persone anziché oggetti. Non fidanzatevi con una palla al piede, a meno che questa non stia adoperandosi per cambiare. La vita è già un casino così.
Aspettative ragionevoli. No, il tuo partner non ti darà mai tutto ciò di cui hai bisogno. E' una persona, non un sex robot d'avanguardia. Prendi quel che c'è e sii grato, per tutto il resto ci sono gli amici. E nei momenti di maggior egoismo, ricordati di quante robe il tuo partner deve accontentarsi per stare con te.
Autocritica. Le persone decenti non scelgono partner indecenti. Non si può pretendere ciò che non si può offrire a nostra volta.
Pazienza. Da contratto, di partner ne potete avere solo uno (alla volta). La paura di rimanere soli è realistica, e chi vi dice il contrario non vi sta aiutando. Rimane il fatto che una scelta affrettata potrebbe rivelarsi più catastrofica del saper gestire una temporanea, strategica solitudine. Però a un certo punto bisogna iscriversi a tinder e muovere il culo, eh. Per certe cose non si possono aspettare i sessant'anni. Nonostante quel che ci racconta la società di oggi, l'adolescenza non dura per sempre.
Meglio soli che mal accompagnati, sì. Ma meglio ben accompagnati che soli.
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micro961 · 10 months
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Massimiliano Martelli: “Crescere”
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Il secondo estratto che anticipa il nuovo progetto del cantautore romano. Quel bisogno di ritrovarsi, nonostante tutto
“Crescere” è il secondo singolo che anticipa il nuovo disco di inediti di Massimiliano Martelli dal titolo “Quanto pesa la felicità” in uscita il prossimo 12 gennaio.
«Questo brano prende spunto dalla considerazione che, se è vero che “gli opposti si attraggono”, poi la chimica e l’attrazione fisica che scattano tra due persone possono non bastare più quando nella relazione di coppia emergono pian piano differenze e fragilità tali da rendere concreta quella sensazione comune, fino ad allora solo una percezione, che le cose non stiano funzionando più. Però, pur nelle difficoltà e debolezze che nascono, nei silenzi e nelle urla, negli egoismi e nelle insicurezze, nell’incontro e nella separazione di ragione e istinto, nei limiti e gli ostacoli da abbattere, c’è ancora forte dentro una speranza, che viene quasi gridata, quella di avere ancora tutte le potenzialità per tornare a crescere, insieme». Massimiliano Martelli La produzione (in collaborazione con Maurizio Mariani), è caratterizzata da un tema musicale che ne accompagna i momenti salienti e un groove brioso che sa fondersi con gli accenti più pacati e riflessivi dei contenuti delle strofe, nella contrapposizione dei due protagonisti, nei loro problemi, per poi acquisire più sostegno negli incisi quasi a sottolineare quella voglia quasi urlata di non buttare tutto all’aria e di ritrovarsi.
Massimiliano Martelli nasce e vive a Roma. Si avvicina alla musica da adolescente cominciando a suonare la chitarra da autodidatta e facendo le prime esperienze in alcune band giovanili del suo quartiere, Cinecittà. Successivamente studia pianoforte per alcuni anni in una scuola musicale di Centocelle e parallelamente fa parte di una compagnia teatrale amatoriale con la quale mette in scena diverse rappresentazioni a Roma. Segue poi un lungo silenzio artistico che vede Massimiliano assorbito dalla sua attività professionale, quella di operatore sociosanitario che svolge in contesti e quartieri difficili della periferia romana. Questa lunga parentesi si rivelerà comunque per lui un bacino da cui attingere per quei personaggi, le immagini e le storie che popoleranno le sue canzoni che cominciano a prendere forma e sostanza nel 2018 quando Massimiliano inizia una collaborazione con Alessio Ventura e Dario Benedetti (rispettivamente voce e chitarra dei DHAMM, vincitori di Sanremo giovani 1994) che lo porterà l’anno successivo a pubblicare il suo album di esordio discografico “Differente (2019)”, con la label bolognese Vivamusic-Areasonica Records, che viene presentato sia durante un’intervista telefonica su Radio Mania sia dal vivo nell’iniziativa “La musica unisce” a Velletri (RM) dove Massimiliano si esibisce in solo, con il brano “Somigliare a me” in una performance chitarra e voce. Partecipa poi al concorso nazionale “Musica contro le mafie” con il pezzo “Dalla stessa parte”, scritto per l’occasione. L’avvento da lì a poco della Pandemia di Covid-19, fa sì allora che Massimiliano si concentri nei due anni successivi più sull’aspetto della composizione. Rompe il contratto con la label bolognese del disco d’esordio e diventa artista indipendente. Seguono così nel 2022 le pubblicazioni di due EP, “2019” e “Complicazioni inutili”, curati ancora dal binomio Ventura-Benedetti e dei singoli “Più di ieri” e “Fulmine” a cura questa volta del produttore Walter Babbini: parte del nuovo repertorio viene presentato in occasione dell’evento live “Summer Stage” a LARGO Venue – Roma, dove Massimiliano si esibisce accompagnato dai suoi musicisti.
Una nuova ricerca musicale, di suono e di forma lo porta così, prima dell’estate 2023, ad una nuova collaborazione, con il produttore Maurizio Mariani presso il cui studio di registrazione prende pian piano forma e sostanza il suo nuovo progetto “Quanto pesa la felicità”, un EP di 5 brani che uscirà il 12 gennaio 2024 e del quale fanno parte i primi due singoli estratti “Starò bene”, pubblicato a fine ottobre e “Crescere”, in uscita il primo dicembre.
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Metti insieme due cose che insieme non sono mai state. E il mondo cambia
(Emelochiedoognigiorno)
JulianBarnes
LivelliDiVita
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gabbiadicarta · 4 years
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Ele, sei d’accordo con il detto: “gli opposti si attraggono.”? ✨
sì, assolutamente.
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mahoanchedeidifetti · 4 years
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dentro i miei vuoti puoi nasconderti, le tue paure addormentale con me, se c’è un motivo.
E` venuto perché a modo suo non può fare a meno di pensare a te neanche lui. Perché ci ha provato, e ci ha provato sul serio, ma senza riuscirci davvero. «Risparmia il fiato..» non è difficile intuire a cosa si riferisca, visto che glielo sussurra a bassa voce, quasi potessero sentirli, per poi chinarsi e cercare di riappropriarsi di un contatto con le labbra altrui che non ha avuto bisogno di neanche un secondo di riflessione. Avvicina il viso a quello dell`altra, per poi cercare di conquistarne le labbra. Quei baci, che fosse per lui non avrebbe mai smesso di cercare, adesso vuole riprenderseli. Anche solo per un`ultima notte, e vaffangramo tutto, proprio come ha detto lei. 
Non c`è dolcezza, in quel bacio, ma tutta una certa disperazione di poterlo sentire per l`ultima volta suo, e di concedersi. Perché non lo sai mai quando è l`ultimo bacio. E se lo deve essere, che questo sia il migliore, tanto da far battere il cuore, e da non dimenticarlo. Lingua che cercherebbe di sfiorare, giocare, infiammare. Prima di staccarsi, non del tutto. Perché gli occhi cielo vorrebbero incontrare gli occhi color del mare, in quella linea in cui si uniscono. « Abbiamo solo questa notte, Helios? » Una domanda, a bassa voce, una richiesta, forse, che potrebbe pure non risuonare come una vera domanda. Magari è una supplica. Cosa abbiamo Helios? Cosa è rimasto di quel noi?
Il riflessivo e pensieroso Prefetto va affangramo come tutte le altre volte in cui le sue labbra hanno toccato quelle della concasata, e un pochino gli sembra di respirare. Eppure fa tutt`altro; eppure, il respiro finalmente lo consuma a contatto con qualcosa che desidera davvero, e non che cerca per consolazione, ma che non sarebbe mai lo stesso. « Io voglio sopportare tutte le parti di te. Ma sei tu che devi decidere se lasciarmelo fare o meno. » purtroppo, lo sa. Usa il verbo dovere, e non lo fa a caso. Hai il coltello dalla parte del manico. E lui si sta mostrando vulnerabile, a suo personalissimo modo, facendoti questa concessione, mentre con un lieve slancio andrebbe a cercare di depositare un nuovo bacio sulle sue labbra prima di darle il tempo di rispondere. Le cerca, come cercasse l`aria, perché sa di essere ricambiato.
Gliel`ha insegnato lui. Che il silenzio vale più di tante parole urlate al vento, di cui alla fine la forma si perde nella voce. Gliel`ha insegnato lui. Che i gesti sono parole nascoste, fra labbra che si schiudono solo per quel bacio. E quel contatto.  E` il bacio sulla bocca dello stomaco, che riesce a sciogliere tutto il nervosismo accumulato. Attratta, come un magnete. E` una legge fisica, poi, che due poli opposti si attraggono. E lei che è fuoco, non fa altro che cercare quell`acqua, a cercare un conforto, affinché non possa davvero bruciare, in sentimenti che la potrebbero vedere inadatta al mondo. « Ti mancherò? » 
Sì, ha dovuto imparare. Imparare ad intrappolarla, se non a parole, almeno a gesti. Così come riesce a respirare, finalmente, solo ora che ritorna ad assaporare il sapore altrui. Il pollice scivola sulla guancia altrui come avesse timore di romperla, semplice intermezzo tra quelli che sono baci che si promettono, silenziosi, di andare avanti per tutta la notte. «Zero.» sai che cosa vuol dire, nella vostra lingua? Perché mancarvi "zero" è forse il modo più intenso che avete per comunicarvi la vostra mancanza. E lui, con una sola parola, cerca di esprimertelo. Con gli occhi chiari che non mollano quelli di Octavia neanche per un secondo. Sono adolescenti. Che cosa gli importa? «Zero, questa pelle..» pausa «..questo profumo... questi sospiri » Perché, infondo, c`è quella parte meno orgogliosa di lui che sa venire a galla con Octavia; e che aspettava solo questo, per tornare a mostrarsi.
Perché è difficile tenere in gabbia un animale selvatico. Lo si addomestica a suon di carezze. Quando si abituerà mai ad avere quelle dimostrazioni d`affetto? Che un po` la rompi, sì, ma dentro, ad ogni respiro incerto, e insicuro, di chi non sa bene, di chi ancora non ha capito che quel cuore che batte è qualcosa di più di una semplice cotta adolescenziale, di un bacio dato in una notte dopo lo schiaffo. Specchio riflesso. Se tu sorrisi, sorrido anche io. « Zero. » E` equilibrio, nel disequilibrio. E se fosse quello il senso dello scappare, quello di stare un po` male, per ritrovarsi in quel modo? E come se fosse l`ultimo respiro che le è rimasto, cercherebbe di zittirlo, per ricercare labbra altrui, affinché tutto abbia un senso. Niente parole, Helios. Ha capito. Finiamola come abbiamo iniziato: su quel divano, con quel bacio che non si è nemmeno trasformato. Aggrappata a lui affinché non cada - metaforicamente -, con i respiri che si mischiano, lei che si fa prendere, che lo lascia fare ancora una volta, fino ad un piccolo morso sul labbro inferiore, per tirarlo a sé. L`ha fatto la prima volta, ma ora è decisamente più brava in questa danza, no? " Scommetto che non mi hai mai odiato ". « Non ti ho mai odiato. »
Non è più semplice per lui, l`idea di legarsi a qualcuno. Non gli era ancora mai successo di ritrovarsi a non dormire per il pensiero di non avere una persona nel suo letto l`ultima notte prima delle vacanze. «Troviamo il modo.» è un po` una promessa, che però non fa. Perché lui non è bravo a mantenere le promesse. Non lo è mai stato. «Insieme, però.» una parola che lo spaventa, nonostante non lo dimostri.. Quel ghigno di chi può scoccare un punto sulla sua tabella di vincite, nonostante non sappia di aver appena perso. Perché in questa guerra non c`è nessun vincitore. Ma insieme magari possono trovarla, una soluzione per vedersi. A tempo debito. Non adesso, non stanotte. Pensa a trascinarla verso l`oblìo di un divano che li nasconde da sguardi indiscreti, sì, e che un pochino li ha visti crescere, da dicembre ad oggi. Ed è cresciuto con loro. Fosse per lui, non ci sarebbero più parole. Solo emozioni, che dal suo scudo empatico trapelano senza farsi invadenti, ma che sono comuni ad entrambi. Una delle tante, la bramosia reciproca di tornare ad aversi, dopo troppi giorni distanti. 
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veronica-nardi · 5 years
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The Untamed, Ai Meandri delle Nuvole (prologo + episodi 3-7)
Mentre inizio a scrivere questo commento non ho ancora terminato la visione della serie, ma dopo tutto quello che sta capitando negli episodi di questi giorni (31 e 32) ho sentito il bisogno di tornare indietro, alle puntate passate, quando tutto era ancora tranquillo, quando Wuxian e Jiang Cheng si volevano bene, quando la parola d'ordine del giorno era spensieratezza, quando Wuxian era ancora un ragazzo sorridente e birichino circondato da amici e persone amate.
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Rivedere le prime puntate è come fare una passeggiata all'aria fresca. Mi ero dimenticata quanto Wuxian mi facesse ridere. E mi ero dimenticata quanto mi mancasse.
Da un certo punto in poi, la vicenda ha preso una piega talmente tragica e tutto è stato così intriso di dolore, che mi ero dimenticata che in questa storia una volta si sorrideva. Mi prende la tristezza quando mi rendo conto che non potrà mai più tornare a com'era prima, e se anche avrò il finale che spero, sarà un finale dolce ma molto amaro.
Fare un rewatch della serie mi è molto utile, non solo per respirare quell'atmosfera più serena, ma anche perché mi accorgo di tante cose che all'inizio mi erano sfuggite. All'inizio ero molto concentrata ad ambientarmi con questo mondo e le sue regole, ero attenta alla trama per capire di cosa stesse parlando, per non parlare del fatto che avevo occhi solo per Wuxian. O meglio, vedevo le cose quasi solamente dal suo punto di vista. Mi ha conquistata subito, ed essendo il protagonista era naturale avere una certa attenzione per lui, ma parlerò in seguito della mia personale connessione con questo personaggio. Fatto sta, che durante la prima visione delle puntate non ho capito bene varie cose, e ora che so già che cosa deve succedere e quindi non c'è più l'elemento sorpresa a fregarmi, posso concentrarmi su dettagli che prima mi erano sfuggiti. Ad esempio ora sto facendo molta più attenzione a Jiang Cheng, un personaggio che io ho sempre fatto fatica a comprendere, un po' perché tutto ruota attorno a Wuxian, un po' perché non sono mai riuscita a empatizzare molto con lui. Devo quindi ringraziare di cuore @dilebe06 per avermi sempre aiutata a vedere le cose dal suo punto di vista.
Anche il punto di vista di Lan Zhan è molto più comprensibile per me adesso: ora riesco a vedere le cose attraverso i suoi occhi, prima quel viso serio così difficile da penetrare ora è diventato più semplice leggerlo. Ammetto di avere ancora qualche difficoltà, ma ci sto lavorando.
Ma andiamo con ordine. Rivedendo la serie e vedendo a che punto sono adesso, mi rendo conto che gli episodi si possono suddividere in vari gruppi da analizzare uno alla volta. In questa analisi, partirò velocemente dai primi due episodi, che chiamerò prologo, per poi prendere in esame gli episodi dal 3 al 7.
Prologo
La trama si apre sulla scena finale del flashback. Siamo alla Città senza Notte (detta anche Mordor), è in corso una ribellione, tutti cercano di acchiappare il Sigillo della tigre Yin, e sull'orlo di un dirupo ci viene subito rivelato un grandissimo spoiler: Wei Wuxian muore. Ha l'aria devastata, sconvolta, il mento sporco di sangue (no, non è un vampiro), e sembra davvero senza più speranze o voglia di vivere. Lan Zhan cerca di impedirgli il suicidio, arriva di corsa e lo afferra forte forte, ma arriva Jiang Cheng con lo sguardo pieno di rabbia e Wuxian cade nel baratro.
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Dopo sedici anni, Wuxian viene riportato in vita nel corpo di un altro (un certo Mo) e il suo compito è quello di vendicarsi dei famigliari che hanno fatto del male a questo Mo. Ogni volta che si vendica di qualcuno, una delle ferite che riporta sul braccio scompare.
Ma non sono qui per fare un riassunto pari passo. Se volete un riassunto 1)esiste Wikipedia, 2)guardatevi la serie, 3)la trama stessa non è chiara, e 4)io non sono bravissima a spiegare.
Invece di farmi esplodere il cervello cercando di raccontare la garbugliata storia di questa serie, voglio più concentrarmi sulle mie impressioni, su quello che ho provato, e su tutti i pensieri che mi ha e mi sta scatenando.
E la prima cosa che mi sento di dire è che uno degli aspetti che più mi hanno colpita fin da una prima occhiata è l'incredibile astuzia e la velocità di pensare del protagonista. Viene riportato in vita e l'uomo di cui ora possiede il corpo è considerato un pazzo? Bene. Wuxian capisce subito come sfruttare la situazione a proprio vantaggio. Ed eccolo che nel giro di due secondi si finge pazzo e riesce a cavarsi d'impiccio da una situazione scomoda, per non parlare del fatto che fingersi un po' pazzerelli spinge la gente a parlare in tua presenza di cose di cui davanti a persone normali non farebbero cenno. Complimenti a Wuxian.
L'altra cosa che voglio subito rilevare è come a tratti questa serie assumi un'atmosfera un po' horror. Non diventa mai troppo spaventosa, il che mi va benissimo visto che sono una fifona, e apprezzo sempre tantissimo la scenografia a volte grottesca (vagamente mi ricorda quasi Tim Barton), l'aria di mistero, la tensione del "chissà cosa sta per succedere", e se il tutto è ambientato di notte e di mezzo ci sono spiriti posseduti e magia oscura, allora è il top.
Poco dopo essere tornato in vita, Wuxian incontra il fratello (o dovrei dire ex fratello) Jiang Cheng, con cui si capisce subito non scorre buon sangue, ma i motivi per ora rimangono nascosti (anche se qualcosa si può intuire visto che proprio nel secondo episodio ci viene detto che la loro sorella è morta, GRAZIE DELLO SPOILER).
Il momento più carino dell'episodio è quando Wuxian e Lan Zhan si ritrovano faccia a faccia dopo sedici anni: un momento dolce, triste e pesante allo stesso tempo.
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E qui parte la ship. Sto guardando questa gif in loop e la tensione emotiva è palpabile.
(Non so perché, ma posso dire che con quella maschera Wuxian fa tanto Fantasma dell'Opera? 😂).
E qui finisce il prologo.
Ai Meandri delle Nuvole
I Meandri delle Nuvole sono uno dei posti per me più belli della serie. Rivedendo le puntate mi accorgo della freschezza del posto, dell'aria colma di pace e di saggezza. Ma la cosa che più di tutte riempie questo luogo sono le regole: più di 3000. Ebbene sì, tremila regole. E sono tutte da imparare e rispettare rigorosamente, sennò son guai (il nostro Wuxian ne sa qualcosa).
Ci sono talmente tante cose da dire che non so davvero da dove cominciare. Mentre rivedo gli episodi prendo appunti per ricordarmi quello che devo scrivere qui, e siccome non ho nessuna intenzione di raccontare per bene la trama (non sono qui per fare un riassunto), ho pensato che forse mi sarebbe più facile e magari più interessante da leggere, se divido gli argomenti per categorie o personaggi. Tagliamo la testa al toro e iniziamo subito col primo argomento, che altri non può essere che questo:
WEI WUXIAN E LAN ZHAN.
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Prenderò in esame i due personaggi singolarmente, e il rapporto che li unisce (sempre riferendomi agli episodi dal 3 al 7).
Non ho mai nascosto come Wuxian sia il mio personaggio preferito, almeno fino adesso, ma dubito che qualcuno possa riuscire a prendere il suo posto ora che sono quasi arrivata all'episodio 40 (sì, sto scrivendo questo commento in più giornate perché sono lenta come una mucca). Ammetto però che nel corso della visione ci sono alcuni altri personaggi che mi hanno colpito al cuore, personaggi buoni e villain, ma dei villain parleremo dopo. Parlando di Wuxian, è il personaggio con cui empatizzo più di tutti, da un suo sguardo riesco a capire quello che prova, comprendo facilmente ogni sua espressione, il modo in cui parla, il tono della voce, che cosa dicono i suoi occhi. Se lo capisco così bene devo anche fare i miei complimenti all'attore, che ha fatto un lavoro davvero straordinario.
In questi primi episodi impersona un ragazzo giovane e spensierato, birichino, insofferente verso le regole, arrogante, dalla mente svelta e vivace, e con un gran cuore. Pensavo che mi avrebbe fatto passare cinquanta puntate di risate (illusa, non sapevo cosa mi aspettava).
Quando arriva ai Meandri delle Nuvole si fa subito notare, sia in senso positivo che negativo. Con lui i Meandri delle Nuvole cessano di essere un luogo tranquillo, Wuxian porta con sé risate, scherzi, trasgressione. Non si tira mai indietro quando vuole rispondere a qualcuno, come quando gli Wen si presentano improvvisamente rovinando la cerimonia di presentazione e lui ha l'ardire di rispondere a tono a Wen Chao, o quando esaspera il maestro Lan fino a indurlo a tirargli addosso qualcosa e a sbatterlo fuori dalla classe.
E qui mi aggancio quando dico che Wuxian spicca anche in senso positivo: sarà un ribelle che prende le cose alla leggera, ma è anche dotato di una mente brillante e questo viene subito notato. È astuto, pensa molto velocemente, e più di una volta arriva alle conclusioni prima degli altri, sorprendendoli. Nonostante il suo carattere assolutamente criticabile, ha un cuore buono e uno spirito nobile. E questo viene subito colto da Lan Xichen (sì, mi sono degnata di imparare il suo nome), che dopo aver conosciuto Wuxian sente di avere una buona impressione di lui e spinge il fratello a farci amicizia.
Ed è qui che cominciano i guai: Lan Zhan non è esattamente della stessa indole di Wuxian. Mentre Wuxian è aperto e chiacchierone, Lan Zhan (detto anche Rhaegar) è chiuso e riservato. Uno è assolutamente incurante delle regole, l'altro le segue alla lettera. Wuxian è sorridente e scherzoso, Lan Zhan è rigido e severo. Sono quasi l'uno l'opposto dell'altro, ma come si dice, gli opposti si attraggono. Credo che questo detto sia perfetto per descrivere la loro relazione allo stato iniziale, perché nonostante le mille differenze c'è sempre stato modo di attirarli l'uno verso l'altro. Vuoi per lo stalkeraggio di Wuxian, vuoi per Lan Xichen che è il loro shipper number one, vuoi per le circostanze, alla fine si ritrovano sempre a passare del tempo insieme.
I loro primi incontri non sono esattamente tranquilli e spensierati. Quando Wuxian e i suoi fratelli arrivano ai Meandri delle Nuvole gli viene negato l'accesso perché hanno smarrito l'invito, così Wuxian è costretto a tornare alla locanda per ritrovarlo. Quando torna è ormai piena notte e non c'è nessuno a farlo entrare, così scala le mura accompagnato da due belle boccette di vino. E zac! Lan Zhan lo coglie sul fatto e in due secondi gli elenca le regole che ha infranto in quelle poche mosse. A nulla servono i sorrisi o i tentativi di corruzione di Wuxian, Lan Zhan non si fa certo comprare da qualche sorso di vino, e così in men che non si dica scatta una sorta di lotta aerea sui tetti dei Meandri delle Nuvole, con il cielo notturno e la bianca luna a fare da contorno. L'atmosfera è un po' romantica devo ammettere. Peccato che di sentimenti romantici tra di loro non ci sia ancora l'ombra. Lan Zhan ha di fronte un ragazzo che sfacciatamente osa infrangere le sacre regole del suo Clan, mentre Wuxian deve fare i conti con quello che ai suoi occhi è un tipo troppo inflessibile e severo.
Molto utile l'incantesimo del silenzio a cui Lan Zhan fa ricorso quando Wuxian lo secca troppo con la sua parlantina. Wuxian dal canto suo è offeso perché durante il combattimento sui tetti una delle sue boccette di vino è andata in frantumi. Quale sacrilegio! Perdere la possibilità di gustare il prezioso Sorriso dell'Imperatore è come essere in lutto per Wuxian.
Ad ogni modo, ha infranto le regole, quindi viene portato al cospetto di Lan Qiren e Lan Zixuan per decidere la punizione che gli spetta: scrivere per ben trecento volte i principi del Clan Lan. Wuxian deve accettare suo malgrado, ma sorride con stupore quando gli viene detto che Lan Zhan ha fatto entrare suo fratello e sua sorella nonostante non avessero l'invito. Per lui è difficile interagire con Lan Zhan, dato che quest'ultimo è estremamente rigido e riservato, ma dopo aver mostrato quella gentilezza verso i suoi fratelli e dopo che il loro scontro aereo è finito in parità (a detta di Wuxian finalmente ha trovato un suo pari), Wuxian non si dà per vinto e sembra voler fare amicizia con lui a tutti i costi, anche se questo significa diventare uno stalker.
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Durante le lezioni Wuxian si annoia, si addormenta, si stiracchia, mangia di nascosto, confabula con Nie Huaisang. Quelle lezioni sono bazzecole per la sua mente geniale, quindi deve pur passarsi il tempo in qualche modo. I suoi modi non sono però graditi dal fiscale Lan Zhan, che gli lancia certe occhiate come se volesse fulminarlo. Wuxian è esilarante e Lan Zhan fa la figura del noioso antipatico che non è capace di divertirsi, ma qui Lan Zhan ha ragione devo ammetterlo. Wuxian fa lo scemo e c'è chi ride dei suoi scherzi, ma non può certo aspettarsi che gli vengano fatti i complimenti. Riesce però a colpire il maestro Lan quando è in grado di rispondere a tutte le domande che gli rivolge, ma la situazione sfugge di mano quando Wuxian propone di usare la magia del risentimento per combattere i fantasmi e gli spiriti maligni. Agli occhi degli altri equivale a bestemmiare, e il maestro lo spedisce in punizione esasperato. È interessante quando il maestro gli chiede: "Come puoi essere sicuro che la magia risentita ascolterà solo te e non danneggerà gli altri?" E Wuxian "Non ci ho ancora pensato." CRETINO. Devi pensarci invece! Qui ci danno lo spunto di un grande difetto di Wuxian: non pensa alle conseguenze. Può anche avere delle intenzioni interessanti, ma come può non tenere conto della pericolosità della magia risentita?
Fatto sta che la punizione è occasione di stare in compagnia di Lan Zhan, visto che quest'ultimo è incaricato di supervisionarlo. Lan Zhan, ti sono vicina, porta pazienza. Se mi fossi trovata io con Wuxian, mi sarei fatta due risate assieme a lui, ma immagino che per Lan Zhan non sia stato facile sopportare questo caso umano (ma diciamoci la verità, un po' di spensieratezza non fa male nella vita di questo ragazzo senza amici). Wuxian non è capace di star fermo e sopratutto di star zitto, ed ecco che Lan Zhan si avvale di nuovo dell'incantesimo del silenzio. Non contento, Wuxian regala a Lan Zhan un disegno che lo raffigura mentre legge. Un gesto carino, ma che Lan Zhan trova noioso (ammettilo che ti piace!). Tutto è rovinato quando Wuxian fa trovare in mezzo al libro di Lan Zhan una raffigurazione oscena, il che fa infuriare Lan Zhan che lo spedisce fuori dalla stanza. Wuxian se ne esce noncurante a testa alta, come se l'essere buttato fuori sia motivo di orgoglio.
I due hanno occasione di interagire di nuovo insieme quando si occupano della caccia agli spiriti maligni al lago del villaggio dei pescatori. Qui Wuxian sfoggia di nuovo la sua perspicacia, riuscendo a capire prima degli altri la natura del pericolo che stanno affrontando. E di nuovo voglio elogiare il buon equilibrio tra inquietudine, tensione e leggerezza mista a ilarità. Le inquadrature sott'acqua sono un buon mezzo per creare ansia, l'atmosfera è tesa, il luogo è immerso nella nebbia, il pericolo circonda i nostri protagonisti, ma il tutto non prende mai una piega troppo pesante grazie al personaggio di Wuxian che riesce ad alleggerire l'atmosfera con il suo atteggiamento e a strapparci qualche risata.
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E cosa si fa dopo aver vissuto insieme una bella avventura? SI FESTEGGIA OVVIAMENTE!!! E giù col vino. Wuxian, Jiang Cheng e Nie Huaisang quella sera si riuniscono nelle loro stanze per brindare e ubriacarsi come se non ci fosse un domani. Devo ammettere che finora questa è una delle scene più esilaranti della serie che mi fa sempre morire dal ridere. Wuxian comincia a prendere in giro Jiang Cheng sul tipo di moglie che il fratello desidera, Jiang Cheng se la prende e i due iniziano a rincorrersi attorno al tavolo con Nie Huaisang che si barcamena tra i due. Lan Zhan entra nella stanza senza alcun preavviso e vede i tre ragazzi l'uno sopra l'altro sul letto, che subito si rimettono composti facendo finta di nulla. La regola del "qui è vietato bere vino" è stata infranta e ciò deve subito essere riportato a chi di dovere, ma prima che Lan Zhan possa uscire Wuxian tenta dapprima di convincerlo a unirsi a loro, poi quando vede che non funziona (pensavi davvero che Lan Zhan si sarebbe allegramente seduto con te a bere vino, Wuxian?) gli appiccica a tradimento un talismano sulla schiena. La prima volta che ho visto la scena questo dettaglio mi era sfuggito: per mezzo del talismano Wuxian costringe Lan Zhan a sedersi e bere vino con lui. Praticamente lo rende imbambolato. Il povero Lan Zhan non ha mai bevuto un solo goccio di alcol in vita sua, e dopo il primo bicchiere collassa tirando una memorabile craniata sul tavolo, cogliendo di sorpresa Wuxian, che lo mette a letto.
Qui c'è una scena molto carina, che mi ha fatto prima arrabbiare poi mi ha intenerito. Lan Zhan va quasi in panico quando si accorge che la fascia che porta intorno alla fronte è storta. Wuxian per due volte si offre di aiutarlo a sistemarla ma Lan Zhan gli scaccia via la mano, affermando che quella fascia per lui è sacra: può essere toccata solo dai genitori, dalla moglie e dai figli. Ciò, per motivi noti solo a lui, fa ridere Wuxian, che se ne esce con questa frecciata: "Rido di voi del Clan Lan. Avete così tante regole, siete cosi rigidi e pretenziosi. Nessuna donna ti sposerebbe. Rimarrai da solo per tutta la vita." WUXIAN IO TI ADORO MA NON OSARE TRATTARE MALE QUEL POVERO ANGELO DI LAN ZHAN CHE TI SCUOIO VIVO. Non solo l'hai trattenuto contro la sua volontà e l'hai costretto a bere, ma devi anche deriderlo! Non contento, decide di rincarare la dose con "Tua madre sarà molto annoiata". Quando Lan Zhan gli risponde che non ha una madre, Wuxian replica che è impossibile, mica può essere nato sotto un cavolo. Wuxian, io pensavo che tu fossi intelligente...... Dopo essersi accorto della gaff infelice, Wuxian ha il buonsenso di tacere e di guardarlo in modo dispiaciuto. Poi decide di condividere con Lan Zhan qualcosa di se stesso: anche lui non ha i genitori, sono morti quando era piccolo, vorrebbe ricordarsi qualcosa di loro ma i ricordi sono andati perduti. C'è solo un'immagine che riesce a richiamare alla mente: lui bambino seduto sopra un asino, con mamma e papà che camminano di fianco a lui, tutti e tre sorridenti. Il tono di Wuxian è malinconico, lo sguardo triste al pensiero di non avere nemmeno molte memorie di quella piccola famiglia felice che aveva una volta. Ma non si lascia prendere dal malumore: in due secondi torna a sfoggiare il suo sorriso e alza i calici per un altro brindisi.
Momento di riflessione personale: in questa scena ho davanti due giovani ragazzi, uno talmente chiuso e riservato da non avere alcun amico, un ragazzo che formula poche parole al giorno e che non si diverte/sorride mai; l'altro è un ragazzo super sorridente, che socializza facilmente, che dice sempre ciò che pensa e che non perde occasione di divertirsi, ma in questo preciso momento si mette a nudo con Lan Zhan, si toglie la maschera da "buffone" che di solito porta per rivelare la tristezza che si cela dietro i suoi sorrisi. Wuxian può essere davvero esasperante a volte, ma sono contenta che sia entrato nella vita del solitario Lan Zhan come una ventata d'aria fresca, portando con sé spensieratezza e giocosità, qualcosa che Lan Zhan non ha mai conosciuto.
Riflessione finita, andiamo avanti. Ti sei divertito Wuxian? Bene, perché adesso è ora di tornare coi piedi per terra e di prendersi trecento bastonate per aver infranto le regole. Almeno ha la decenza di provare a difendere Lan Zhan, dicendo di averlo costretto a bere contro la sua volontà, ma anche il povero angelo deve prendersi le sue bastonate. Una punizione molto severa e molto dolorosa, che porta i due ragazzi a fare un bagno freddo alla sorgente nel bosco. Da notare, un'altra atmosfera romantica, ma di nuovo di romantico non succede nulla. Lan Zhan addirittura prende le distanze da Wuxian quando questo entra nell'acqua per rinfrescarsi con lui. Wuxian però vuole essere amico con lui, e glielo dice: siccome il loro combattimento è finito in parità, ha deciso di cambiare idea su di lui, ora lo stima e pensa che possano essere amici. Lan Zhan sembra (SEMBRA) non essere dello stesso avviso. I due vengono poi come risucchiati dalla corrente, che li fa scivolare in una fredda grotta sotterranea, dove incontrano un'antenata del Clan Lan, che si mette a raccontare tutta la storia della sua vita che io non ho nessuna intenzione di ripetere. In poche parole, la donna mette nelle mani di Lan Zhan un pezzo di Metallo Yin, affidandogli il compito di trovare gli altri e distruggerli. Anche se non fa parte del Clan Lan, Wuxian si sente in dovere di partecipare a questa missione, perché vuole lottare per ciò che è giusto.
A questo punto della storia posso pensare che se anche Wuxian è chiassoso e birichino, Lan Zhan non può non aver notato la sua mente sveglia e la sua spontaneità, ma il momento in cui Lan Zhan rimane davvero colpito da lui, è durante la cerimonia delle lanterne. Questa è una delle mie scene preferite della serie: una scena dolce, tenera, piena di speranze. Quando questi ragazzi erano ancora un po' ingenui e spensierati, ma pronti a diventare adulti e ad affrontare il mondo. Quanto è carino Wuxian quando confeziona per Lan Zhan una lanterna con sopra il disegno di un coniglio. Gliela mostra, riuscendo a tirargli fuori il primo sorriso che vedo sul viso di Lan Zhan (awwwww). Credo che la compagnia di Wuxian faccia bene a Lan Zhan, così come la compagnia di Lan Zhan faccia bene a Wuxian. Lan Zhan ha bisogno di un amico, e Wuxian insiste nel volerlo essere nonostante il temperamento freddo e distaccato dell'altro. Perché sa che Lan Zhan è un ragazzo molto solo, perché sa che dietro quella barriera rigida e inflessibile si nasconde un cuore onesto e gentile.
E poi c'è questo:
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Nella luce del tramonto questi ragazzi lasciano andare le lanterne verso il cielo, assieme ai loro desideri e le loro preghiere più sincere. E Wuxian prega di poter vivere con giustizia, aiutare i deboli e non avere nulla di cui pentirsi. A queste parole Lan Zhan si volta verso di lui e lo guarda in modo sorpreso, colpito: forse non si aspettava che quel ragazzo in apparenza infantile e giocherellone potesse fare una promessa tanto seria e nobile? Vede chiaramente il cuore puro, sincero e onorevole di Wuxian, e per la prima volta lo guarda davvero con occhi diversi. Allora quando nella grotta diceva di volerlo aiutare nella sua missione, non lo diceva tanto per dire, ma perché davvero vuole fare la cosa giusta, e se cercare i pezzi di Metallo Yin per distruggerli è la cosa giusta da fare, Wuxian non si tira indietro. Non importa se è rischioso, non importa se deve sacrificare qualcosa, non importa se dovrà stare lontano dalla sua famiglia: per Wuxian la cosa più importante è fare ciò che è moralmente giusto, se non lo facesse non si sentirebbe la coscienza pulita. Penso che questo sia un momento molto importante, non solo per la relazione tra Wuxian e Lan Zhan, ma anche per i due presi singolarmente. Wuxian mostra uno spirito onorevole, maturità e coraggio. Per un momento non è più il ragazzino che corre per i Meandri delle Nuvole creando confusione, ma un ragazzo che desidera stare dalla parte del bene, che è pronto a lottare per ciò che è giusto. Lan Zhan dal canto suo non esprime alcuna preghiera, non a parole almeno, ma quando sente la promessa di Wuxian abbassa gli occhi sulla saccoccia in cui custodisce il pezzo di Metallo Yin, e quello sguardo dice tutto: anche lui, nel suo cuore, desidera le stesse cose di Wuxian: la giustizia, aiutare gli innocenti, essere in pace con se stessi. Così, mentre le lanterne volano via disperdendosi nel cielo, il rapporto tra Wuxian e Lan Zhan fa un passo avanti: le loro buone intenzioni li accomunano, li rendono simili, li vincolano l'uno all'altro.
Finita la cerimonia finisce anche il momento di serietà e maturità di Wuxian, che viene di nuovo messo in punizione dopo aver litigato con Jin Zixuan (tra poco parliamo anche di lui). Lan Zhan lo passa a controllare, e invece di vederlo inginocchiato a riflettere, lo trova intento a giocare con le formiche. La reazione di Lan Zhan è tipo questa: 🙄🙄🙄🙄🙄🙄. Mi fa sorridere come Wuxian tenti di coinvolgere Lan Zhan nel guardare insieme la bellezza delle formiche (davvero ci provi, Wuxian?), ed è inutile dire come Lan Zhan se ne vada senza più degnarlo di uno sguardo.
Dopo sei mesi passati insieme ai Meandri delle Nuvole, tra scherzi, risate, punizioni, passeggiate nei boschi e qualche avventura, giunge il momento per Wuxian di fare ritorno a casa. Prima di passare al prossimo argomento, ci tengo a soffermarmi un attimo su come Lan Zhan osservi il rapporto giocoso e ricco di affetto tra Wuxian e i suoi fratelli. Anche Lan Zhan ha un fratello (Captain Shipper), un fratello molto gentile che si preoccupa per lui, ma nella sua vita manca quell'allegria, quella giocosità, quel lasciarsi andare alle emozioni che vede nella famiglia di Wuxian. Lan Zhan è un solitario, e in solitaria parte per andare alla ricerca dei pezzi di Metallo Yin, ma Wuxian lo lascerà forse andare da solo???
WUXIAN, JIANG CHENG E JIANG YANLI.
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Da notare come mi sia degnata di andare a cercare il nome della sorella, ma ancora fatico a ricordarlo, quindi continuerò a chiamarla semplicemente sorella, o magari Shijie.
Parlerò prima del rapporto tra i tre fratelli, e poi della relazione tra la sorella e Jin Zixuan.
Fin dalle prime puntate scopriamo che se anche Wuxian chiama Jiang Cheng e Jiang Yanli fratello e sorella, in realtà non hanno un vero rapporto di sangue. Wuxian ha perso i genitori quando era piccolo, ed è stato accolto in casa dalla famiglia Jiang. Possiamo subito notare come tra Wuxian, Jiang Cheng e Shijie ci sia un rapporto molto stretto, giocoso, scherzoso, pieno di affetto. È bellissimo vedere questi tre fratelli essere così uniti e in armonia, ma non è tutto rose e fiori, e questo ci viene fatto vedere subito. Nel momento in cui questi tre personaggi entrano in scena, quando arrivano al villaggio ai piedi dei Meandri delle Nuvole, bastano pochi minuti per catturare la personalità di ognuno di loro e i rapporti che li legano: Wuxian è quello spensierato, sorridente, che non vede l'ora di andare a comprare il Sorriso dell'Imperatore, Jiang Cheng (futuro erede del Clan) è il fratello che si lamenta dell'esuberanza di Wuxian, lo avvisa di non giocare una volta arrivati alla scuola perché i discepoli degli altri Clan potrebbero guardarli male, e Shijie è la sorella dolce e delicata super adorata da Wuxian, che difende sempre il carattere vivace di quest'ultimo. Una delle prime battute di Jiang Cheng è: "Sorella, tu e nostro padre lo difendete sempre." E qui ci mettono subito in campo un problema (a cui io personalmente non avevo dato la giusta importanza all'inizio, e ho sbagliato): Jiang Cheng è geloso di Wuxian, e si sente messo in ombra da lui. Lamentandosi del fatto che il padre e la sorella lo giustificano sempre, Jiang Cheng ci sta dicendo che è insofferente verso questa cosa, che non la trova giusta. Lui è l'erede del suo Clan, deve quindi assicurarsi di fare bella figura, per lui è molto importante ricevere l'approvazione della gente, vuole essere diligente, deve essere una persona responsabile, ci si aspetta che si comporti in un certo modo. E mentre lui è "intrappolato" nel suo ruolo e nelle aspettative che ricadono su di lui, Wuxian rappresenta la libertà, la possibilità di poter essere ancora un po' bambino, di poter scherzare senza avere alcun peso di responsabilità sulle spalle. Quando Jiang Cheng lo ammonisce e gli chiede di smetterla di giocare perché ora devono mostrarsi delle persone serie, Wuxian risponde "Okay", per poi sgattaiolare via, dimostrando di non aver preso molto seriamente la richiesta del fratello. Il fratello gli dice di non bere, loro sono lì per le lezioni, e Wuxian fa tutto l'annoiato e ancora una volta se la squaglia. La sorella dal canto suo prende subito le difese di Wuxian, e dicendo che la sua personalità libera e vivace rispecchia i valori del Clan Jiang, non fa altro (inconsapevolmente, senza alcuna cattiveria, certo, ma lo fa) che rendere le cose ancora più insofferenti per Jiang Cheng, che non solo deve sopportare il carattere sbarazzino di Wuxian, ma forse non si sente nemmeno capito dalla sorella, che sembra minimizzare la cosa, mentre per lui è molto importante.
Una volta arrivati ai Meandri delle Nuvole, sappiamo benissimo che Wuxian non segue nemmeno mezza regola manco morto. Viene punito per essersi introdotto con il vino, e risponde a tono agli Wen quando irrompono durante la cerimonia di presentazione. Questo comportamento fa arrabbiare/seccare Jiang Cheng, che parlando con la sorella si sfoga: "Wuxian fa sempre preoccupare gli altri. Quando comincerà a pensare di più al Clan Jiang?". Qui posso notare una sorta di odi et amo tra i due fratelli: Jiang Cheng ama Wuxian, profondamente, e si preoccupa per lui, ma Wuxian col suo atteggiamento rischia di macchiare quell'apparenza per Jiang Cheng tanto importante. Shijie gli risponde che gli antenati del Clan Jiang hanno sempre sostenuto una personalità aperta e schietta e uno spirito libero, e che tutto ciò si può perfettamente ritrovare nella persona di Wuxian, e quindi non c'è bisogno che si preoccupi troppo. Jiang Cheng:
"Ecco perché nostro padre lo favorisce sempre."
Azz. Tosta questa. Quindi per come la vede Jiang Cheng non solo il padre giustifica il carattere frizzante e vivace di Wuxian, ma lo favorisce anche proprio grazie alla sua personalità, che a quanto pare ben si addice ai valori dei Jiang. Shijie replica che loro padre favorisce tutti i bravi discepoli. Non penso che quelle di Jiang Cheng siano solo fantasie: se arriva a dire che si sente inferiore rispetto a Wuxian (perché in pratica dice questo), che si sente messo da parte, che non si sente considerato dal padre, che sente che il padre reputa Wuxian migliore di lui, un motivo ci sarà. Ma non credo nemmeno che la sorella non voglia di proposito dare ascolto al grosso problema di autostima del fratello, o che voglia sminuirlo. Anzi. Cerca di incoraggiarlo, rassicurarlo, dicendogli che anche lui è come Wuxian, che anche lui è un buon discepolo del Clan.
La sorella cerca di fungere da anello di congiunzione tra Wuxian e Jiang Cheng, fa da paciere, mantiene l'armonia tra loro. Il gesto di portare in tavola la zuppa e invitarli a mangiare, li spinge a sedersi a tavola e consumare insieme il pasto, creando una buona armonia famigliare. Armonia che è destinata a svanire nel momento in cui la sorella non è con loro per riappacificarli, e quando Wuxian si lascia troppo andare incurante delle ripercussioni che le sue azioni possono provocare.
Essere così libero e spiritoso fa parte della bellezza del personaggio, e Wuxian agisce senza alcun intento cattivo o dispettoso. È la sua natura. Ma non posso giustificarlo dicendo "eh è la sua natura, è fatto così", quando lo vedo creare trambusto in classe, quando lo vedo appiccicare un disegno sulla schiena del maestro, quando lo vedo appisolarsi sul banco per la noia. In quelle scene posso sentire chiaramente il povero Jiang Cheng porconare male dentro di sé, lo vedo pregare tutti i santi perché Wuxian non li metta in imbarazzo davanti a tutti, lo vedo infastidito. Non credo che uno dei due abbia ragione e l'altro torto, la questione non è bianca o nera. Da una parte vedo Jiang Cheng troppo timoroso del giudizio degli altri, dall'altra vedo Wuxian troppo noncurante di come il suo comportamento può influire sulle persone intorno a lui.
Wuxian e Jiang Cheng si vogliono un gran bene, si proteggono a vicenda, si preoccupano l'uno per l'altro, sono capaci di giocare e ridere insieme. Jiang Cheng lo borbotta sempre ma sotto sotto, anche se non lo ammette, si preoccupa per lui. Hanno entrambi le loro ragioni quando bisticciano, e apprezzo molto che la serie renda le cose sfaccettate, senza mai dare torto a uno e ragione all'altro. E se con Jiang Cheng Wuxian ha un bel rapporto, con la sua Shijie il rapporto è speciale. Si nota fin dall'inizio che l'adora, che le vuole un bene dell'anima e lei a lui, che hanno un legame molto affettuoso. Mi fa piacere vederli così uniti, mi fanno sorridere, ma allo stesso tempo mi chiedo se la sorella faccia bene a prendere sempre le difese di Wuxian, lasciando che sia sempre così birichino, e non prendendo troppo sul serio la frustrazione di Jiang Cheng.
JIN ZIXUAN E JIANG YANLI.
Mi viene già da ridere se ci penso. Questa coppia romantica è talmente scritta male che all'inizio non avevo nemmeno capito che a lei, lui piace. E non ho neanche capito se lui è innamorato di lei ma ha problemi a esprimerlo, oppure se non gliene importa niente. Perché sembra bipolare. Sembra cambiare atteggiamento a seconda di come cambia il vento. La prima volta che li vediamo interagire insieme è quando Shijie con i suoi fratelli arrivano a una locanda per sostare quella notte, ma Jin Zixuan fa uscire tutti gli ospiti per avere la locanda tutta per sé. Lascia in mezzo alla strada anche la sua futura sposa. Questo gli fa guadagnare il soprannome di "pavone fiorito" da parte di Wuxian. Lei è incapace di proferire parola davanti a lui, sembra una bambolina. In seguito Jin Zixuan sembra, e ripeto sembra, imbarazzato/timido in presenza di Jiang Yanli. Se vogliono usare la scusa della sua timidezza per rendere più difficoltosa la comunicazione tra i due, va bene, ma che senso ha buttare in mezzo alla strada la fidanzata? Non posso accettare "perché è timido".
Durante la cerimonia delle lanterne lascia che Shijie liberi la lanterna da sola, e si mostra infastidito quando le altre ragazze parlano del loro matrimonio. Dice testualmente "Questo matrimonio non è quello che voglio". Quindi devo dedurre che al momento non è per nulla interessato a lei? Fatto sta che questo atteggiamento fa infuriare Wuxian, che prende subito le difese di sua sorella. Nasce una lite, i due si azzuffano e finiscono in punizione.
I padri dei due ragazzi vengono invitati ai Meandri delle Nuvole per discutere di questo fidanzamento. Il padre di Yanli pondera la situazione, e siccome nessuno dei due ragazzi sembra molto felice di questa unione, il fidanzamento viene sciolto, senza rancore tra le famiglie. Non conosciamo la reazione di Jin Zixuan perché non ci viene mostrata, ma possiamo guardare le reazioni dei tre fratelli. Jiang Cheng non sembra contento di questa rottura, si vede chiaramente che non è d'accordo con la decisione del padre, e presumo che reagisca così perché teme di sfigurare di fronte al Clan Jin. Una reazione che comprendo: immagino che a quei tempi i fidanzamenti fossero affari importanti, e il Capo Clan Jin avrebbe potuto ritenersi offeso e umiliato quando il Capo Jiang propone di annullare l'unione. Jiang Cheng corre a dirlo a Wuxian, che corre dalla sorella per vedere come sta. Shijie si limita a dire che il suo destino non dipende da lei: QUANTO È PASSIVA QUESTA RAGAZZA. Se la fidanzano con il tipo, accetta in silenzio, se il fidanzamento viene annullato, accetta sempre in silenzio. Ma non ha voce in capitolo? Non potrebbe dire come la pensa? Non potrebbe farci sapere che cosa prova nei confronti di Jin Zixuan? No, lei accetta tutto passivamente e basta. Comunque, Wuxian le promette che sposerà un uomo migliore del pavone fiorito e avrà un bellissimo matrimonio (segnatela questa promessa, Wuxian).
WEN QING E WEN NING.
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Quanto sono belli e carini questi due personaggi. Quando ho visto per la prima volta Wen Qing, pensavo facesse parte dei cattivi, ma già in questi primi episodi ci viene mostrata una ragazza gentile, disponibile, che si prende cura delle persone, molto buona e protettiva con suo fratello. E allora non ci vuole molto a intuire che questa ragazza potrà anche stare dalla stessa parte dei villain, ma non è affatto come loro.
Wen Qing si reca ai Meandri delle Nuvole per uno scopo preciso. Apparentemente segue le lezioni come tutti gli altri, ma in realtà ha un compito: esplorare il luogo e scoprire dove si trova il pezzo di Metallo Yin nascosto dal Clan Lan. Non lo fa per se stessa e per ambizione personale, ma su ordine del Capo Clan Wen. Porta con sé suo fratello minore, Wen Ning, un ragazzo molto dolce, tenero, buono, abilissimo nel tiro con l'arco e anche coraggioso, visto che insiste nel partecipare anche lui alla caccia ai mostri sul lago.
Durante i mesi di apprendimento, i due ragazzi Wen diciamo "fanno amicizia" con Wuxian e Jiang Cheng. Wen Qing sembra però non essere molto propensa a fare amicizia con loro, lei sta lavorando per procurare un'arma potente al suo Capo, e se i ragazzi dovessero scoprirlo non la prenderebbero bene. Quindi non scoppia dalla gioia quando vede suo fratello allenarsi con l'arco in compagnia di Wuxian o quando, sempre Wuxian, le porta un talismano protettivo da dare a Wen Ning. Ma possiamo vedere come, in certe occasioni, lei sia la prima a farsi avanti per offrire il suo aiuto in qualità di curatrice. Come quando la sorella di Wuxian non si sente molto bene e lei le fornisce soccorso, o quando durante la caccia al lago Jiang Cheng rimane ferito e Wen Qing lo raggiunge sulla barca per medicarlo.
Jiang Cheng rimane colpito dalla ragazza, gli piace e si vede. È imbarazzato in sua presenza, vorrebbe dirle qualcosa ma le parole non gli escono. Dopo la caccia sul lago, mentre fa un giro per il villaggio passa davanti a una bancarella che vende vari oggetti tra cui dei pettini, e vediamo l'indecisione di Jiang Cheng. Vorrebbe comprarle qualcosa ma non sa se avrebbe il coraggio di darglielo, si comporta proprio come un giovane ragazzo che si è appena preso una cotta e non sa come comportarsi, non sa come mostrare i propri sentimenti.
Durante la cerimonia delle lanterne, Wen Qing prega che suo fratello possa vivere una vita sicura e felice, e Jiang Cheng udendo queste parole si volta verso di lei e sorride, comprendendo sicuramente il valore di questa preghiera, visto che anche lui ha dei fratelli.
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PERSONAGGI SECONDARI E VILLAIN.
Questa serie può vantare una vasta gamma di personaggi, molto diversi tra loro, incredibilmente interessanti e sfaccettati. Molto interessanti anche le relazioni che li uniscono, come il rapporto tra Wuxian e Jiang Cheng che abbiamo visto prima. Pecca con la trama, perché a volte non è molto chiara e confusionaria, ma tra i personaggi abbiamo delle vere e proprie perle.
Lan Xichen/Captain Shipper e Meng Yao
Tra i personaggi di importanza secondaria, Lan Xichen è sicuramente uno dei miei preferiti. Gentile, affabile, sorridente (l'ho visto che rideva sotto i baffi quando i ragazzi si sono ubriacati!!), rispettoso, pacato, dal portamento elegante. Ma il motivo per cui adoro quest'uomo è perché è lo shipper numero uno di Wuxian e Lan Zhan. In questi primi episodi posso contare almeno quattro occasioni in cui li spinge a stare insieme: 1) Quando spera che suo fratello possa farsi degli amici e commenta dicendo di avere una sensazione positiva verso Wuxian, 2) Quando permette a Wuxian e Jiang Cheng di unirsi a loro alla caccia al lago, per poi dire al fratello "Avevo capito che volevi che venissero", 3) Quando consiglia a Wuxian di lenire il dolore delle bastonate andando a fare il bagno alla sorgente d'acqua fredda, dove CASUALMENTE c'è anche Lan Zhan, 4) Quando chiede al fratello se non è il caso di dire a Wuxian che sta partendo per la ricerca del Metallo Yin.
Lan Xichen, sei la voce di tutti noi fan!!!
Bello il suo rapporto con Meng Yao, un ragazzo al servizio del Clan Nie e che è malvisto da tutti perché figlio di una prostituta. Fin dalla prima volta in cui entra in scena, vediamo subito le persone bisbigliare, sussurrare alle sue spalle, considerarlo come se non fosse uno di loro, ma qualcuno di livello inferiore, un semplice servo, quasi un rifiuto della società.
Lui si presenta in modo molto educato, servile, diligente, sorridente, e se anche non lo dice è chiaro che quelle malelingue lo feriscono. Lan Xichen è l'unica persona a trattarlo con rispetto, con educazione, come se fosse un suo pari. È l'unico a essere gentile con lui. Per ora non posso dire altro su di loro perché in questi primi episodi si limitano a presentarceli senza andare troppo in profondità.
Lan Qiren e Nie Huaisang
Li inserisco giusto per non lasciarli indietro come dei poveracci, ma c'è davvero poco da dire su di loro. Il primo è lo zio di Lan Xichen e Lan Zhan, nonché maestro della scuola, è un uomo severo, rigido, che dà molta importanza alle regole del Clan. Lui e Lan Xichen sembrano avere un buon rapporto.
Il secondo è il cosiddetto "tizio col ventaglio", perché non passa scena in cui non abbia un ventaglio tra le mani. Diventa subito amico con Wuxian, scherza e confabula con lui. Memorabile l'uccellino che nasconde nel vestito durante la lezione.
Wen Chao e Wen Ruohan
I Wen rappresentano i villain di questi episodi. La loro ambizione di potere viene subito messa in campo, con il Capo Wen che ordina a suo figlio e a Wen Qing di andare a indagare con discrezione ai Meandri delle Nuvole.
INDAGARE CON DISCREZIONE.
A quanto pare la parola discrezione è di difficile comprensione per Wen Chao, che come arriva alle porte toglie di mezzo i discepoli di guardia e irrompe con prepotenza durante la cerimonia di presentazione. Lì capisci subito quanto sia antipatico, insolente e arrogante, e anche abbastanza stupido e senza una vera strategia se non "io sono un Wen e voi siete tutti dei cani."
E qui capisci che questo tipo non avrà una vita lunga.
Tra l'altro non capisco perché questi Wen si credono i Targaryen della situazione. Almeno i Targaryen potevano farsi fighi coi draghi, ma questi cos'hanno di bello? Vabbè, convinti loro... Fatto sta che il Capo Wen, che passa le giornate in una grande sala buia seduto su una riproduzione gigante del trono di spade immerso nelle pippe mentali del suo potere, ha deciso di voler dominare il mondo, e per diventare il più potente di tutti ha bisogno di tutti i pezzi del Metallo Yin.
Wow. Che villain. Davvero originale, davvero innovativo. Ho i brividi. NON SI ERA MAI VISTA UNA COSA DEL GENERE PRIMA, MA PROPRIO MAI.
Xue Yang
Questo villain già mi piace di più. È intrigante, misterioso, interessante. In questi episodi compare solamente due volte, e ci viene mostrato in conversazione col Capo Wen, ci viene detto che lavora per lui, ma a differenza sua non è interessato al potere, al Metallo Yin o a dominare gli altri. E qui mi parte la domanda: e allora a cosa sei interessato? La curiosità mi parte a mille, per non parlare del fatto che quel costante sorrisetto che il personaggio ha sulla faccia mi ha da subito intrigato.
A quanto pare Xue Yang e il Capo Wen hanno una sorta di patto: il primo deve trovare il Metallo Yin, mentre il secondo per ricompensa può lasciargli fare ciò che vuole con un certo Clan Chang. E qui mi chiedo: cos'è questo Clan Chang? Perché è così importante per Xue Yang? Perché quando il Capo Wen gli dà carta bianca su come agire su quel Clan, Xue Yang sembra estasiato e impaziente di andare?
Molto interessante una delle prime battute che Xue Yang pronuncia, e che può farti capire molto del personaggio: "Non temo la morte. Temo la noia."
E con questa perla chiudo. Rischio la pazzia mentale se continuo con questa analisi, quindi ci vediamo alla prossima.
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Non so bene il motivo del mio volerti scrivere, ma ne avverto come un irrefrenabile richiesta da parte della mia testa.
Sento il disperato bisogno di sgridarti, darti addosso,
abbracciarti e dirti in lacrime quanto ti odio, anche se in fondo non ci crederesti nemmeno tu. Avverto come se avessi il presentimento che i tuoi repentini cambiamenti di pensiero mi possano lasciare in disparte
come dispersa nei mostri delle mie quotidiane e monotone giornate.
Ma chi eri tu? Non eri colei che spezzava la mia monotonia per trasformarla in splendidi attimi di dolcezza? Oh no, niente di smielato o che possa in qualche modo ricordarti ciò che eravamo e non saremo più,
solo un briciolo di nostalgia che non mi abbandona mai.
Hai quel non so che che affascina e annientisce allo stesso tempo, quel qualche cosa di particolare e caratteristico di te, dunque impossibile da ritrovare in altri.
Ma noi eravamo così: tu troppo particolare e io troppo banale
e si sa che gli opposti
non sempre si attraggono.
Il mio volere non è mai stato distruggerti, nemmeno quando le tue parole intrise d'odio lo facevano nei miei confronti. È la consapevolezza di ciò che ti ho dato a farmi pensare a questo?
Dopo 9 mesi, posso confermarti di sì.
Avevamo un mondo magico, una bolla comune
che forse era poi solo la tua bolla
ma tu mi hai permesso di entrarci,
lasciandomi da sola quando hai deciso di tagliarmi fuori.
Spesso mi domando come mai la tua bolla non sia ancora scoppiata
e a questo
una risposta
ancora non me la so dare.
Forse la tua bolla ti permette di vedere il mondo colorato, il mondo civile e un'equa vitalità
forse la tua bolla ti permette di essere estroversa, così piena di gioia, di vita, di verismo
forse la tua bolla è il tuo scudo contro il mondo grigio, incivile e poco cordiale con te.
Hai mai pensato, però di entrare tu nelle bolle altrui?
Forse non c'è niente di più intimo dell'entrare nella bolla di qualcuno
cosa che va oltre all'appartenersi
che va oltre all'amore
all'invidia della gente
alla paura.
Hai mica paura? E se si,
di cosa hai paura?
Lo so, l'amore spaventa, perche travolge, cambia, modifica, risana, ti spezza, ti brucia
ti lascia con l'amaro in bocca quando se ne va
però tu lo sai che l'amore è questo.
Amore è un bacio alla mattina sulla fronte
una mano calda sulla guancia
un sorriso di conforto
un occhiolino
un pensiero fra i banchi di scuola
una lettera scritta a mano
un abbraccio sotto la pioggia
il condividere le paure.
Ma se l'amore ti fa paura, non ne puoi condividere le paure: e allora, che si fa?
Che bel quesito, enigmatico e audace.
L'amore non è per tutti, l'amore è per coloro che sono coraggiosi
e io in te di coraggio ne ho visto fino ad averne quasi una piacevole nausea
quando da sola ti aggrappavi alla vita
quando ti facevi bastare una parola di conforto
quando desideravi morire e non lo hai fatto mai.
Sei coraggiosa, e l'amore puoi meritartelo
senza se e senza ma
senza dubbi e indugi
senza avere paura
perchè l'amore bussa al tuo cuore quando non te lo aspetti,
quando la notte la passi da sola e non hai nessuno da abbracciare
quando più nessuno ti dà la buonanotte
quando credi che l'amore non esista più.
Apri gli occhi
leggi il tuo cuore
lancia lontano la paura,
vivi.
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dxscriserva-blog · 6 years
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Con modifiche
“Che vuoi?”
“Passavo di qua”
“Sei venuto per salutarmi e prenderti gioco di me ancora una volta? Dissi aspramente.
“Volevo parlarti”
“Ho di meglio da fare”
“Cioè? Struggerti, urlare strofe deprimenti, suonare melodie tristi e scrivere versi pieni di nostalgia? Su, fammi entrare” Disse aprendo la porta alla quale stavo attento fosse accostata quel tanto che bastava per permettere alla mia figura d’essere intravista.
“Sei invadente, lo sai? Smetterai mai di presentarti solo quando ne hai voglia tu? Hai mai pensato che io possa sentire il bisogno di evitarti? Di non averti nella mia vita? D’essere un po’ più sereno? Lo vidi voltarsi verso di me con il sopracciglio destro alzato, mentre i muscoli del suo volto erano concentrati a trattenere una risata, lasciando spazio sulla sua pelle chiara a quelle che parevano essere specifiche rughe di espressione.
“Ti sembro il tipo da chiedere il permesso?”
“No, decisamente no” Tra noi ci fu un breve silenzio che impiegai per riflettere.
“Sarebbe parecchio comico: «Hey, ciao, posso farti credere nella bellezza della vita per poi torturarti e far di te e della tua sensibilità niente più di un pugno di granelli di polvere?»”
“Io non faccio questo!” “Oh, si! Lo fai eccome! E sai qual’è la parte peggiore? Che non te ne stanchi mai!”
“Smettila di fare il bambino. Sai benissimo che ti presento sempre solo gente stimabile”
“Sì, lupi travestiti da pecore, diavoli travestiti da angeli,  donne dal sorriso dolce e dalle ali nere. Gente stimabile dai più abili truffatori, perché è questo che sono anche loro! Truffatrici! Ingannatrici dell’anima!” Urlai esasperato.
Lui si lasciò andare. La risata che fino ad allora aveva trattenuto era scoppiata in un susseguirsi di gridolini, gemiti e versi gutturali. Una risata lunga e sincera, era da tempo che non ne sentivo una.
Ci pensai su un attimo, era dall’ultima volta in cui la vidi che non ne sentivo una. Una risata dolce, che la faceva sembrare una bambina mentre s’imponeva di diventare adulta al 97/100, così come si leggeva sul suo diploma.
«Sono matura ormai. Ricordo la mia adolescenza, ma sono tempi lontani» Recitava mentre il bicchiere di birra si avvicinava alle sue labbra e le macchiava di schiuma di cui lei si liberava repentinamente passandoci la lingua sopra.
“Ci sei? A cosa stai pensando? Mi fai del tè?”
“C’è ancora qualcuno che beve tè caldo? A fine Luglio poi?” Dissi scocciato.
“Sta zitto e fammi del tè!”
Cercai di trovare dei motivi validi per non saltare al suo collo mentre immergevo ripetutamente la bustina nella tazza fumante.
“Come hai fatto a riconoscermi?” Mi chiese ponendo fine alla mia lista mentale, non ero riuscito a superare il motivo numero uno.
“Non lo so” Tagliai corto.
“Pensaci, non mi capita spesso”
“Mh” Mugugnai. Più cercavo di render breve quella conversazione più lui me lo ostacolava.
“Quando ti ho aperto mi è sembrato di ritrovare un vecchio amico” Continuai.
“In fondo non così vecchio” “Può essere”
“E basta?”
“No. Hai presente quell’ansia che ti senti all’altezza del cuore, che ti pervade lo stomaco e che ti dà la sensazione di star per vomitare? Ecco”
Aveva uno sguardo luminoso, forse più del sorriso. L’intero Universo sembrava essere contenuto in quelle due iridi. Okay, probabilmente non tutto l’Universo, ma una parte di esso sicuramente sì. Magari qualche Galassia.
“Non ti immaginavo così”
“Mi hai immaginato?” Mi chiese sorpreso.
“Beh, sì. Sai, quei momenti in cui fai soffrire come un cane e noi idioti ci chiediamo chi cazzo abbia avuto la geniale idea di inventarti? L’idea di distruggerti diventa più fattibile se ti si attribuiscono forme umane”
“E come mi avevi immaginato?”
“Sicuramente non un uomo” Gli risposi nel tentativo di provocarlo.
“Cosa?!” Mi domandò perplesso mentre si lasciava cadere nell’ennesima risata.
“Hai capito bene! Si sa, le donne amano più forte, ti proteggono con l’ombra del loro cuore, ti fanno l’amore molto più intensamente ma, allo stesso tempo, sanno essere anche più crudeli e tu di crudeltà ne possiedi molta.”
“Le assomigliavo?” Tralasciò quel particolare con cui conclusi il mio discorso.
“Sì, tanto”
Non volevo rattristarmi. Insomma, per ognuno di noi l’amore è rappresentato da qualcuno. In fondo non era colpa mia se quel concetto così tanto elogiato, dipinto, suonato, scritto, cantato per me era rinchiuso nel corpo di una ragazza dal sorriso perfetto, ricci scuri e frangetta, occhi di un colore indecifrabile, che a volte sembrava quasi nero ed altre volte un verde misto ad un nocciola dolce. Insomma, i suoi occhi bisognava studiarli in base alle emozioni che provava, alla luce che si posava su di essi e ad altre infinite varianti per poterli catalogare. E’ così che ho deciso di scusare l’insistenza che dimostravo nel volerla guardare, non fosse mai che da quei continui ed accurati studi non avrei fatto una scoperta importantissima, non si perdono queste occasioni. Alla fine non scoprii niente di così importante, così decisi di proseguire le mie ricerche in altri punti del suo corpo. Collezionai una buona dose di dati basati sulla vista. Magari glielo avrei potuto dire che la stessi studiando in attesa di diventare un ricercatore di una certa fama, forse m’avrebbe concesso di accarezzarla, ma probabilmente i miei studi non sarebbero stati compresi e, al posto di ricevere un consenso avrei dovuto accettare solo una serie di insulti e schiaffi che avrebbero macchiato sia il mio corpo che il mio orgoglio.
“Forse è meglio così. Non mi sarei mai permesso d’alzare le mani ad una donna, specialmente a lei” E accennai un sorriso.
“Quindi mi lasci intero?”
“Stai scherzando? Lei ti ha spaccato in due” “Non puoi spaccare l’amore in due”
“Eccome se puoi, guarda il mio cuore!”
Improvvisamente mi apparve più vecchio, con un paio di rughe accennate ed uno sguardo bonario.
“Io non sono il cuore, tanto meno lo abito. Voi uomini dovreste smetterla di voler far apparire tutto così facile. Non è facile per niente, sono assai complicato.”
Quella discussione mi stava facendo male. La testa mi esplodeva ma avevo bisogno di sforzarla ancora un po’, dovevo trovare le parole giuste per controbattere. Insomma, io non ero così superficiale, sapevo bene quanto fossero complicate le cose quando quello stupido si metteva in mezzo. Mi appigliai a strane teorie filosofiche formulate da me stesso ed assimilate nel tempo senza neanche accorgermene.
“Non siete poi così diversi” Dissi sperando che l’individuo dalla tazza di tè fumante si accorgesse del mio voler proseguire il discorso e mi invitasse a farlo.
“E in cosa ci assomigliamo?”
“Fino a che battete, battete forte, l’uomo sopravvive. Se muore il cuore, se muore l’amore, muore anche l’uomo”
Lo vidi sorridere compiaciuto.
Forse la mia risposta lo aveva soddisfatto?
Mi avrebbe dato un po’ di tregua adesso? No.
Il suo tè era già finito e sembrava deciso d’alzarsi e prepararsene un secondo.
Non riuscivo a capire quali fossero le sue intenzioni, sicuramente però andare via non rientrava tra queste.
Il silenzio che si era creato attorno a noi era imbarazzante, anche se incompleto.
La mancanza di suono era coperto dal delicato rumore della fiamma del fornello e dal bollore dell’acqua, oltre che dai nostri respiri.
E’ corretto ritenere il suono del nostro respiro parte integrante di quello che viene definito come silenzio?
Decisi di riprendere il discorso. Nonostante continuassi a ripetermi quanto la sua presenza fosse fastidiosa non volevo che quell’incontro terminasse lì (Un po’ come quando ti trovi con la donna di cui sei innamorato e non vedi l’ora di porre fine all’imbarazzo che si è posto tra di voi e, allo stesso tempo, non vuoi allontanarti più un solo istante da lei. Magari perché dividersi non è il rimedio giusto. Magari bisogna trovare un altro modo per sentirsi a proprio agio).
“Non è vero che l’amore non si spezza”
Lui si voltò e,ancora una volta, col suo sguardo interrogatorio, mi intimò a continuare.
“L’amore si spezza e va ad unire due persone...” “...A volte tre” Proseguii cercando di prenderla con leggerezza ed ironia.
Lui mi guardò divertito.
“Beh, se è questo il tuo modo di vedere le coppie e...me” Disse accompagnato da un’alzata di spalle, attendendo che la sua tazza piena d’acqua bollente si tingesse di un color ambrato intenso.
“Peccato che, a quanto pare, le parti sono molte volte sproporzionate”
“Continui a rimproverarmi?”
“Pensi che dovrei smettere?”
“Non sarebbe una cattiva idea”
“Sarebbe una pessima idea! Insomma, perché lei?” “Vi assomigliate molto”
“Gli opposti si attraggono”
“Ma i simili si amano”
“Allora non potevi farla innamorare di me?” Dissi scoppiando in una risata disperata.
“Quel ragazzo aveva bisogno di amore”
“Perché io no ovviamente, io non ne avevo bisogno, non avevo bisogno del suo amore” “Sei ancora qui, solo un po’ turbato. Forse un po’ più dolce, sensibile, il che è positivo. Non ti sei fatto così male”
“Ma ho il cuore spezzato!”
“Ce lo avevi anche prima di conoscerla”
“Magari mi sono stancato di averlo, magari voglio essere felice pure io”
“Sei giovane, hai ancora tanti amori davanti”
“Ma io ora ho bisogno di lei” “Non ne avrai ancora per molto” “Tu che ne sai?” “Non sai essere fedele”
“Non ho mai tradito nessuno”
“Magari non il tuo corpo, ma il tuo cuore sì” “Cosa intendi?” Gli chiesi scocciato.
“Ti sei innamorato di lei mentre dicevi di amare un’altra”
“E che cosa mi rifacci? Quella è sempre colpa tua!”
“Impara ad assumerti le tue colpe, non sei più un bambino!”
“Sappiamo benissimo entrambi che non ho alcun potere contro di te!”
Rimase in silenzio. Forse sapeva d’essere in torto.
“E insomma, che c’entra lui con lei?! Magari aveva bisogno di amore, ma proprio del suo? Proprio della donna di cui mi sono innamorato io?”
Non replicava. Mi stava lasciando sfogare? Lui? O forse ero riuscito a convincerlo d’essere un fottuto, crudele torturatore?
“Perché loro insieme? Magari anche lei aveva bisogno d’amore, ma lei è meravigliosa! E’ così dannatamente intelligente e dolce, gentile...persino uno sconosciuto che la incontra per la prima volta sarebbe capace di innamorarsi di lei! Lui è...lui è soltanto lui”
“E tu cosa sei?” Domandò quasi in un sussurro, ma un sussurro dal suono deciso, che mi colpì alla bocca, alla testa, allo stomaco, al fegato, ai polmoni, al cuore, alle mani, alle gambe, come decine di proiettili che mi trapassavano la pelle, come tanti coltelli le cui lame mi aprivano la carne.
Cos’ero io? Cosa mi rendeva diverso da lui? Cosa mi rendeva migliore di lui? Perché mai avrebbe dovuto scegliere me?
“Io sono soltanto io”
Lo vidi sorridere compiaciuto, bastardo.
La linea curva delle sue labbra sembrava volermi dire «Vedi? Ho sempre ragione io».
“Sì, hai ragione tu” Pronunciai sconfitto, mentre il mio corpo era desideroso di farsi piccolo su quella sedia, così come il cuore che sembra essersi liberato di emozioni liquide ed ora di lui restava solo un organo dalla strana forma e dalla superficie rugosa, come una prugna secca.
“Tutti siamo solo noi”
“Che cazzata. Ci sono imprenditori, registi, pittori, illustratori, poeti, scrittori, cantanti, intellettuali, professori, barboni, contadini e poi ci sono io che non spicco né tra i poveri, né tra i ricchi, né tra i sentimentalisti, né tra i talentuosi e nemmeno tra i colti”
Ero particolarmente divertito dalla situazione creatasi. Ero passato dalla critica all’auto-critica. Era un passo avanti o un passo indietro? “Ma spicchi tra i sensibili”
“Oh, che onore! Perfino l’uomo più crudele possiede la sua dose di sensibilità”
“Ma tu, tra i sensibili, spicchi”
“Vuol dire che non ne hai conosciuti molti e poi abbiamo già concordato che io non spicchi in nessuna delle categorie che influenza o, al contrario, viene influenzata dalla sensibilità. Come faccio allora a possederne abbastanza da poterne trarre un vanto?”
Lo sentii ridere ancora una volta, ma questa volta c’era qualcosa di diverso. La piega del suo sorriso era più dolce, il suono del suo divertimento risultava coperto da uno strato di tenerezza.
Guardai l’orologio ripetendo il gesto compiuto pochi secondi prima dell’udire il suono del campanello di casa che diede il via a quello strano incontro con quel ancora più strano ed inaspettato ospite.
Era tardi e lui si alzò.
“Non andare”
Si girò ma non mi rispose, era da qualche minuto che si era ammutolito.
Percepii una mano carezzarmi piano il volto e vidi un sorriso confortante comparire sul viso posto di fronte al mio.
Non sarebbe mai sparito, questo era certo.
Non era la prima volta che si presentava nella mia vita, ma sicuramente non si sarebbe mostrato nuovamente  alla porta di casa mia.
Finalmente mi sentivo coccolato e l’ostilità che provavo nei confronti di quel sentimento prepotente sembrava svanire col passare dei minuti, forse dei secondi.
“Vieni, è tardi. Non puoi andare ora. Rimani qui e, se vorrai, domani potrai andartene alle prime ore del mattino o, se preferisci, alle ultime della notte”.
Lo presi per mano e lo condussi su quel divano che molte volte mi era sembrato poco confortevole ma su cui in ancora più numerose occasioni mi ero addormentato placidamente.
Si sedette in una delle stremità ed io poggiai la testa sulle sue gambe.
“Senti?” Gli chiesi.
“Questa canzone mi ricorda lei”
Non guardai la sua espressione, mi limitai a cercare d’indovinarla. Probabilmente era stranito, confuso. Probabilmente stava ragionando su quanto avessi pronunciato un attimo prima, mentre non rinunciava  a passarmi dolcemente le mani sul viso e tra i capelli, districando con delicatezza i pochi nodi, formatisi durante lo scorrere della giornata, che impedivano in qualche modo il percorso di attenzioni che mi stava dedicando.
“Il silenzio è quello che mi rimane di lei. E’ la canzone che me la ricorda sempre” Dissi muovendo le mani in aria, allo stesso modo in cui fanno i bambini nel tentativo di imitare i direttori d’orchestra.
“Mi sarebbe piaciuto ballare con lei sul ritmo che solo l’assenza di suono è capace di donarti. E’ come leggere un libro: puoi usare l’immaginazione, mentre un film te lo vieta” Aprii un attimo gli occhi per richiuderli subito dopo.
“Almeno così dicono, io riesco a fantasticare anche su quelli ed immaginare scene tagliate che in verità non sono neanche state pensate, così come fantastico sulla mia vita e su tutte le situazioni in cui potrei sfortunatamente trovarmi o che mi piacerebbe vivere, nonostante esse siano improbabili. Ogni tanto ci scrivo qualcosa sopra sperando di non deludere le aspettative che mi ero fatto su quelle realtà alternative. In verità non sono un amante del mondo cinematografico. Il punto, però, è questo: con una vera musica in sottofondo devi adattarti a uno stile, a un ritmo. Possibilmente devi conoscere anche qualche passo specifico riconducibile a quel tipo di ballo, mentre io sono un davvero pessimo ballerino. Sul silenzio potrei limitarmi a saltare, o potrei ballare un lento, o una salsa, o bachata...insomma quei balli latinoamericani...o potrei semplicemente abbracciarla e spostare il peso dei nostri corpi da una gamba all’altra, stando attenti a non incastrarci troppo per poi cascare” Scoppiai a ridere appena riuscii a disegnare nella mia mente quella buffa scena.
“In verità io e lei abbiamo ballato parecchie canzoni. Molte volte in gruppo, altre volte mi ha trascinato in mezzo agli altri e mi ha obbligato a ballare con lei. Devo dire, l’obbligo più dolce che abbia mai ricevuto. Altre volte ci siamo limitati a canticchiare quello che passava in cassa. Una volta ci è capitato di parlare dei nostri gusti musicali e consigliarci artisti che difficilmente avremmo mai potuto sentire ad una festa. Ci sono così tante canzoni che mi riconducono a lei, ma la cosa che più me la ricorda e più mi emoziona è il silenzio. Forse perché ho sempre avuto uno strano rapporto con esso. Insomma, mi ha sempre messo a disagio, a partire dalla interrogazioni a scuola alle persone appena conosciute, oppure alle persone conosciute da tempo e mai frequentate. Ho sempre trovato il silenzio imbarazzante ed ho sempre cercato di liberarmene, anche parlando del silenzio stesso o semplicemente lasciandomi scappare una risata nervosa. Invece con lei no. Certo, amavo i momenti in cui parlavamo, amavo trovare sempre più cose che ci accomunavano e lentamente imparai ad apprezzare quelle che ci rendevano diversi. Mi ricordo i nostri primi, brevissimi, discorsi. Provavo imbarazzo nel dire la mia, nel mostrarmi diverso. Perché sai, molti pensano che il diverso sia sbagliato. Ecco, io non l’ho mai pensato, ma l’ho temuto a lungo, anche perché di motivi per essere etichettato come diverso ce ne avevo eccome e tante persone mi avevano già puntato il dito contro in passato. Avevo paura che la mia diversità non le piacesse ed invece si mostrava ogni volta così disponibile e così curiosa della mia persona, della mia vita, delle cose che non conosceva e che invece facevano parte di me che tutte le paranoie caddero e riuscii a lasciarmi sempre più all’impulsività, io che con lei avevo sempre calcolato ogni centimetro di distanza tra i nostri corpi ed io che con lei avevo sempre pesato più volte ogni parola che mi usciva dalle labbra.
Lasciai scorrere nella mente quei ricordi che sembravano sempre più lontani, perduti, desiderosi d’essere rivissuti, magari anche cambiati e migliorati.
“Eppure sono sempre stato di poche parole, ma non farmene una colpa. Lei è l’unica che mi faceva stare bene anche in silenzio, non sentivo il bisogno di parlare e così non me ne uscivo fuori con cretinate dette prima ancora di poterle pensare. Ogni tanto, in mezzo al niente, ci sorridevamo. Mi ricordo alla perfezione quei sorrisi, sono immagazzinati per bene nella memoria (Ne ho fatto una copia anche per il cuore, non sia mai che me li dimentichi) ma non ho memoria di nessun suono percepito di tutte le ore passate insieme.
Molte volte ci eravamo ritrovati a camminare fianco a fianco e non proferivamo parola, come se non ce ne fosse l’occorrenza. Non avere argomenti di cui trattare non sembrava un problema, non sembrava un limite tra noi. Ogni tanto la guardavo con la coda dell’occhio per assicurarmi che fosse esattamente al mio stesso passo e che non fosse nervosa. Sul suo viso scorgevo sempre un’espressione rilassata, allora mi rilassavo anche io”
Pensavo ancora a tutti i nostri spostamenti in giro per la città o a tutte le volte che c’eravamo affiancati ad una festa, alle volte in cui sembrava ci cercassimo con lo sguardo per poi trovarci e sorriderci, ancora, ancora una volta, ripetutamente.
“Il silenzio accomuna la maggior parte dei ricordi che tengo di lei”
Non sapevo se mi stesse ascoltando, se fosse ancora lì con me.
Percepii nuovamente le sue mani accarezzarmi piano. Probabilmente non aveva mai smesso, ma tanto ero assorto nei miei pensieri e nel mio monologo che non ci feci più caso.
“Mi sembra un sogno. Uno di quelli in cui c’era lei. Sai, due sono i sogni con lei che mi sono rimasti impressi nella memoria ed entrambi li ho fatti in momenti in cui non sapevo come agire nei suoi confronti il giorno seguente. Dicono la notte porti consiglio e con me lo ha fatto spesso, ma in notti insonni, sicuramente non l’attendevo in dei sogni così piacevoli.
Quello che differenzia questi due sogni da tutti gli altri è particolare. Insomma, mi era già capitato altre volte di sognare ragazzette che ammiravo o bramavo, ma mai avevo sentito il mio subconscio complottare assieme ai miei sensi contro di me”
Feci una breve pausa. Il mio discorso probabilmente era confuso ma era l’esatto modo in cui mi sentivo io in quella situazione surreale.
“Insomma, nel primo sogno mi ricordo che ci tenemmo per mano. «La cosa particolare qual’è?» Ti chiederai tu. Ecco, io percepivo il calore delle sue mani. Era un calore così dolce che mi sembrava di stare a casa e quando dico “casa” intendo quella “casa” idealizzata, quella di cui si parla nei film, quella che si dice si trovi tra le braccia della persona amata. Ecco, io quella “casa” non l’avevo trovata tra le sue braccia ma nelle sue mani. Nel momento in cui mi svegliai riuscivo ancora a percepire quella sensazione confortevole a contatto col mio corpo e quella fu la prima volta che mi dissi di dover avere un impatto, anche minimo, nella sua vita.
Era la notte del 13 Febbraio, me lo ricordo bene.
La seconda volta che quella dolce ragazza mi stupì in sogno fu il 13 Luglio.Il 13 è un bel numero. Stai a vedere che se a Settembre sarò indeciso se farle o no gli auguri di compleanno, la sognerò di nuovo. Comunque. la sognai con la schiena contro la vetrina della gelateria posta di fronte allo stesso edificio in cui avveniva il primo sogno, lo stesso edificio in cui ci incontrammo nella realtà. Ecco, lei era posta contro quella vetrina ma non era schiacciata ad essa, anzi. Era lei a tenermi stretto a sé. In quel momento percepii nuovamente un contatto col suo corpo. Le mie labbra ne sentirono un altro paio bollente ed umido. Niente a che vedere coi baci che ho ricevuto nella vita reale. Mi ricordo la fermezza con cui la baciavo, la lentezza con cui assaporavo quelle labbra carnose che da tempo sognavo d’avere per me. Lei invece mi baciava rapidamente, come se il tempo a nostra disposizione non bastasse per amarci tanto intensamente quanto desideravamo entrambi. Era una lotta tra noi ed entrambi sembravamo desiderosi di morire sulle labbra dell’altro. Non avevamo bisogno d’ossigeno, per vivere ci bastava rubare il respiro caldo ed affannato dell’altro, sufficiente a non far concludere quel gioco che probabilmente avremmo dovuto iniziare mesi prima. Insomma, un vero e proprio “bacio dei sogni”, in entrambi i sensi. Avevamo furia, paura del tempo e di vederlo svanire, ma avevamo un metodo diverso per combatterlo. Quando mi svegliai mi sentivo affranto di non averla mai baciata prima. Insomma, il tempo in sogno era finito e nella realtà non era neanche iniziato e forse il giorno seguente non rischiai abbastanza.
Sai la cosa che mi piace soprattutto di questi sogni, oltre ai suoi tocchi che sembravano reali? I silenzi ed i sorrisi che caratterizzavano i nostri momenti nel mondo onirico”
Aprii gli occhi e nonostante il forte bisogno che sentivo di piangere, non piansi. Non trovai abbastanza forza da perdere la forza stessa, da lasciarmi andare.
Allora sorrisi, pensando ancora a lei.
“Sì, è così che mi piace pensarla, ricordarla: silenziosa e sorridente”
Avevo sempre trovato il suo sorriso immensamente dolce ed ora che di quell’angolo di Paradiso mi rimaneva solo il ricordo lo sembrava ancora di più.
“Sai, non ho mai trovato il coraggio di dirle quanto l’amassi. Speravo vivamente lo capisse da sola, forse è anche andata così. Non ci siamo neanche detti di volerci bene. Io perché non sapevo come fare: per mesi avevo cercato l’occasione per dirglielo, perché si sa che per queste confessioni c’è bisogno di un momento speciale, ma mai nessun momento sembrava degno di tutta quella dolcezza e tenerezza che per lei e che volevo trasmetterle.
Rimandai al nostro ultimo incontro e allo stesso modo rimandai il nostro addio il più possibile. L’ultima volta che la vidi fu proprio il giorno seguente al secondo sogno di cui ti ho parlato, quattro giorni prima della sua partenza. Non le ho detto né “addio” e non le ho nemmeno svelato tutto l’affetto che provavo nei suoi confronti. Gliel’ho lasciato scritto su un biglietto, affiancato da un “mi mancherai” mascherato sotto una leggera ironia. Magari non lo neanche preso sul serio. Magari non provava nemmeno del semplice affetto per me e tutte quelle piccole attenzioni ( che ai miei occhi apparivano immense) che ella mi donava, erano solamente frutto di tutta la gentilezza che la caratterizzava.
Tanto ormai non ha importanza, se ne è andata.
Io però continuerò a ricordarmela.
Intelligente, timida, un’ottima ballerina. Era anche molto brava a disegnare. Era bravissima in tantissime cose, tant’è che l’ho sempre ritenuta perfetta. Sai, non mi piace la parola “perfetta”. Di difetti ne aveva, avevo imparato a conoscerli col tempo. Ma anche quelli che gli altri chiamavano “difetti” a me piacevano tutti.
Splendidamente imperfetta.
Silenziosa e sorridente.
Dannatamente bella, quella strega dalle mani di fata.
Mi ha stregato e il suo incantesimo sembra non voler svanire.
Forse non lo voglio neanche io.”
-DXSC
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Un gioco rischioso - Kylie Scott, RECENSIONE
Titolo: Un gioco rischioso Autore: Kylie Scott Editore: Newton Compton Editori Genere: Contemporary/Music Romance Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
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Recensione
Un gioco rischioso – Kylie Scott Salve readers, oggi vi parlerò del quinto volume della The Lick Series di Kylie Scott: Un gioco rischioso. Ho imparato ad apprezzare questa autrice un po’ di più ad ogni suo libro che leggo, ha uno stile inconfondibile, riesce a conferire ai suoi protagonisti personalità poliedriche e perfettamente caratterizzate. Ogni libro di questa serie, racconta una storia autoconclusiva, ma legata a quella successiva dai personaggi in comune e da un passato che li accomuna, la Scott riesce a mantenere i fili della trama e l’attenzione del lettore in modo eccezionale. In questo quinto volume ci racconta la storia di Sam e Martha, il responsabile della sicurezza degli Stage Dive e la sorella di Ben, nonché ex di David. Data la prestanza fisica, mio fratello sollevò con facilità la moglie dalla sedia e se la mise sulle ginocchia. Le infilò le mani tra i capelli e la baciò con trasporto.  Dio, quanta passione in quelle lingue, e davanti a tutti per giunta. Coppie sposate. Coppie in generale.  Di sicuro potevo vivere senza dover assistere a spettacoli del genere. Solo quando mi voltai, vidi che Sam mi stava osservando quasi con un certo interesse. Cosa significava l’espressione dei suoi occhi? Mi sarebbe piaciuto saperlo. L’interesse di Sam era risultato evidente già nei libri precedenti, ma ho trovato davvero perfetto il modo in cui la Scott ha sviluppato la storia fra loro, del resto una col carattere di Martha non poteva cambiare del tutto dall’oggi al domani. Un gioco rischioso è un racconto di come un uomo solido, affidabile e paziente trova il modo per conquistare la donna estremamente volubile, egocentrica e stronza di cui è innamorato da dieci anni. Martha è una donna particolare, ha fatto cose nella vita di cui non sempre può andare fiera, come quando ha cercato di far lasciare David e Ev, ma è anche una persona tenace, fiera e… bellissima, particolare che a Sam non è sfuggito. Stavolta fulminai lui con lo sguardo. «Pensavo tu fossi dalla mia parte». All’inizio quella montagna d’uomo puntò appena il mento in fuori, poi strinse lentamente i pugni.  «Martha, visto che a quanto pare non lo hai notato, lascia che ti ricordi una cosa importante. Anche quando hai fatto cose talmente stupide da non riuscire a capire dove fosse finita la tua cazzo d’intelligenza, sono sempre stato dalla tua parte». Il suo ritorno a Portland e nella vita di suo fratello e degli Stage Dive non è stato un atto ponderato, ma la reazione istintiva a qualcosa che l’ha spaventata al punto da spingerla alla fuga. Martha non ammetterà mai d’aver paura, non ammetterà mai d’aver bisogno di avere qualcuno accanto, ma Sam nei dieci anni in cui l’ha amata da lontano, l’ha studiata, ha imparato a capirla e sa meglio di lei di cosa ha bisogno e come far sì che lei lo accetti. E mentre Jimmy aveva avuto almeno la decenza e la cortesia di voltarsi dall’altra parte per ridere, Mal lo stava facendo così forte che gli erano venute letteralmente le lacrime agli occhi.  «Non è vero. Ti sfotteremo solo un po’ per il resto dei tuoi giorni». «No, non lo farete», disse Sam senza scomporsi. «Perché altrimenti, quando meno se l’aspetta Malcolm, capiterà che io le faccia accidentalmente del male». «T-tu farai del male a me?» «Sì». «Stiamo parlando di qualcosa di serio, con sangue e tutto il resto?», chiese Mal. «O solo un po’ male, tipo schiacciarmi un dito del piede? Perché potrebbe bastare anche questo». «Il primo che ha detto». L’euforia di Mal si spense all’istante. I due sono come il giorno e la notte, diametralmente opposti e se come da prassi, gli opposti si attraggono, l’attrazione fra loro non poteva restare inespressa. Sam si è dichiarato alla sua bella, mettendo in chiaro di volere una relazione a lungo termine e quanto tiene e, ha sempre tenuto, a lei. Dal canto suo Martha è combattuta, Sam le piace, ma lei non vuole una relazione, lei frequenta gli uomini per un po’poi passa oltre, non può e non vuole correre il rischio di soffrire ancora per amore. Secondo voi è una scelta a cui si può mantenere fede per sempre? Se volete sapere come andranno le cose dovete prendere la vostra copia di Un gioco rischioso e scoprirlo da soli, buona lettura, Jenny. SCOPRI IL NOSTRO TEAM Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
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Trama
Un gioco rischioso – Kylie Scott A volte la ragazza dei tuoi sogni somiglia più a un incubo. Sam Knowles è il responsabile della sicurezza degli Stage Dive, uno dei gruppi rock più famosi del mondo, e ha molta esperienza nel risolvere problemi. Ma la viziatissima Martha Nicholson potrebbe essere la cosa peggiore che gli sia mai capitata. La bellissima piantagrane sostiene di essere cambiata, ma Sam sa che deve stare attento a pensare con la testa. Sfortunatamente, il suo cuore non è altrettanto facile da mantenere nei ranghi. Martha ha messo gli occhi su quel bellissimo esemplare di guardia del corpo da anni. Tranquillo e silenzioso, non è neanche lontanamente il suo tipo. E allora perché diavolo non riesce a toglierselo dalla testa? Lei non è più la ragazza frivola e festaiola degli anni passati. È arrivato il momento di farglielo capire... Un gioco rischioso – Kylie Scott Buona lettura, Jenny. Se ti è piaciuta questa recensione ti consiglio di acquistare questo libro direttamente su Amazon  Cliccando qui Ringraziamo di cuore a tutti quelli che continueranno a sostenerci seguendoci e per chi farà una piccola donazione! Grazie di cuore! Autrice consigliata : monique vane SERVIZI ONLINE PER IL TUO LIBRO Read the full article
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fabiomattutino · 5 years
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Una casualità ordinata
È un gioco, il gioco. A cosa si gioca?si gioca a alla “commedia”. Ma giochiamo veramente? Sì, e anche volendo, non potremmo smettere di farlo...
Ognuno ha nel cuore tutto ciò di cui ha bisogno per svolgere la sua parte, il suo ruolo; anche l'ambiente esterno è fatto apposta per lui, lei, coloro i quali mettono in atto la vicenda. Non vi preoccupate se non capite cosa intendo non c’è niente da capire.
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Tutto ci sembra così casuale che non facciamo nient’altro che dargli un senso, e qual é il senso di tutto?
Notte e giorno, sole nero, luna e stelle bianche, uomo e donna, gli opposti che si attraggono. L'amore è la cosa che rende possibile il gioco...
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Ci si sceglie un alter ego prima di iniziare a giocare, quando si é dall altra parte, e non, qui ed ora. Perché qui ed ora si puo solo vivere, e cioé recitare la propria parte nella commedia. Il ruolo è fisso, cambia solo per necessità d’altronde il futuro é ignoto a tutti, ma se si capisce il proprio ruolo, la propria parte ci si gusta di più lo spettacolo.
Tutto é ordinato anche se sembra casuale, e l’amore è la forza ordinante alla quale tutti gli attori della commedia sono legati da un filo invisibile.
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marxty90s · 7 years
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“Dici che tiene a te come tu tieni a lui. Allora perché non state più insieme?”
mi chiese impaziente. “Ci amiamo l'un l'altro a modo nostro. Sì, è così. E non sono molto sicura sul perché non stiamo più insieme” risposi così velocemente che sentì un dolore al cuore. “Alcuni potrebbero dire che è per colpa delle nostre priorità. Altri direbbero che forse non è il momento giusto. Ma chi è che lo sa? Sono io? È lui? Non lo so. Non capisco neanch'io. Dicono che gli opposti si attraggono, mentre i simili fanno l'opposto. 
Ed è come se stessimo camminando su due linee parallele con in mezzo infiniti spazi tra di noi... e anche se uno dei due corresse più veloce, non riuscirebbe a incontrare l'altro al traguardo. 
Non importa quanto potremmo provare. 
Sai a volte il mondo sembra essere contro di noi”
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cento40battute · 5 years
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Magnetic Attraction Collection: la nuova collezione Kiko Milano per San Valentino
Un’esplosione di colore e sensualità, di personalità e di carattere, nella sintesi di due opposti che si attraggono
Scopriamo insieme il potere attrattivo della nuova Magnetic Attraction Collection
L’amore nasce dalla chimica. L’amore è attrazione, è sensualità. Tutto viene riunito in questa nuova collezione make-up Kiko Milano, piena di contrasti tra colori e finish: ma si sa, gli opposti si attraggono…
San Valentino pone sempre un dubbio cruciale: rossetto sì o no?
Alla fine decido sempre di indossare un rossetto, per non rinunciare a un velo di colore, ma cerco sempre di preparare le labbra al meglio seguendo almeno 3 step.
Primo step: Sugar Lip Scrub
È un passaggio essenziale, che andrebbe fatto almeno una volta a settimana, per rivitalizzare le labbra ed eliminare le pellicine o le screpolature, molto comuni soprattutto nel periodo invernale.
Dopo lo scrub la parola d’ordine è: idratazione
Il Wonder Lip Balm riesce ad ammorbidire le labbra e a donare loro sollievo dopo lo scrub.
Ora le labbra sono pronte per essere vestite con il nostro colore preferito: il Liquid Lip Color riesce a donare un velo di colore sulle labbra lasciandole idratate e morbide.
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Se si desidera un look più scintillante, le Ready To Kiss Lipstick riescono a impreziosire subito il look rendendolo luminoso e sensuale
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Possiamo adesso abbinare il look labbra con il look occhi giocando con le svariate tonalità della palette Love Is All di Kiko Milano che contiene un rosa flirtante, ricchi nude, caldi marroni e un particolare color kaki.
L’amore fa arrossire: Earth in Heart è un blush 2-in-1 color pesca capace di portare colore e definizione sul viso, Heart is Art dona invece un rossore più naturale.
Sopra gli zigomi consiglio di applicare un velo di illuminante: il 2-in-1 Highlighter nelle tonalità Shine On Me e Bright Soul riesce ad illuminare l’incarnato donando un aspetto naturale.
Vi svelo un piccolo trucchetto: per enfatizzare l’effetto dell’illuminante, provate ad applicarlo con un pennello piatto a lingua di gatto dopo averlo bagnato con del fix.
La Magnetic Attraction Collection di Kiko Milano contiene anche dei mini kit: il Perfect Eye Kit contiene un mascara e un eyeliner, il Perfect Lip Kit contiene un lip balm e un liquid colour.
Per completare il look, prova una spruzzata di: un infuso di essenze aromaterapiche da applicare sui polsi, sui capelli o su tutto il corpo
Non dimenticare di divertirti a questo San Valentino, con chiunque tu sia. Da sola o in compagnia.
Ginevra Viola
#KikoMagneticAttraction SOCIAL FB
Un “botto” di colore e sensualità Magnetic Attraction Collection: la nuova collezione Kiko Milano per San Valentino Un’esplosione di colore e sensualità, di personalità e di carattere, nella sintesi di due opposti che si attraggono…
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pangeanews · 5 years
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“È un romanzo che farebbe bene a molti scrittori contemporanei. Insegnerebbe loro a non essere ipocriti. A non scegliere la via più facile”: a 70 anni da “La pelle” di Curzio Malaparte
Colpisce che La pelle di Curzio Malaparte, un romanzo assolutamente privo di qualsiasi ipocrisia, inesorabilmente spietato nel giudizio, sia stato scritto praticamente in presa diretta con la Storia. Pubblicato per la prima volta settanta anni fa, nel 1949, il suo autore ebbe un coraggio e un istinto di verità indiscutibile. Nel ’49, con la Repubblica appena nata su una Nazione ridotta in macerie, ritrarre come fece lui gli alleati, quegli stessi alleati che indubbiamente liberarono l’Italia, valeva quanto una bestemmia. È un romanzo che farebbe bene a molti scrittori contemporanei. Insegnerebbe loro a non essere ipocriti. A non scegliere la via più facile. A rimanere fedeli alla verità che si è percepita – qualora la si sia percepita davvero. A restare fedeli a se stessi e alla stessa fedeltà.
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Diciamo le cose come stanno. Curzio Malaparte, con La pelle, ci ha mostrato come l’odore del sangue gli italiani lo abbiano sentito soprattutto dopo l’armistizio: dopo l’8 settembre del 1943. I soldati italiani non sapevano più da chi prendere ordini, erano allo sbando. Il re era vigliaccamente fuggito. Malaparte ha raccontato che la guerra, in Italia, la si è sentita veramente non soltanto per la barbarie dei nazisti, che volevano resistere nonostante tutto costruendo barriere difensive per impedire all’esercito liberatore di raggiungere la capitale (barriere che sono state veri teatri di massacri – si pensi solo come ai margini della Linea Gustav, nel Natale del ’43, la piccola città abruzzese di Ortona venne chiamata la Stalingrado d’Italia, tanto fu devastante il conflitto tra tedeschi e canadesi, tante furono le vittime militari e civili), e che mentre si ritiravano facevano terra bruciata. Ma anche per la barbarie degli alleati che ci stavano liberando, alleati che pure non condannava («Gli americani non sono cinici, sono ottimisti. E l’ottimismo è di per se stesso un segno d’innocenza. Chi non fa, né pensa il male, è portano non già a negare l’esistenza del male, ma a rifiutar di credere alla fatalità del male (…). Gli americani sono buoni. Di fronte alla miseria, alla fame, al dolore, il loro primo moto istintivo è di aiutar coloro che soffrono la fame, la miseria, il dolore. Non v’è popolo al mondo che abbia così forte, così puro, così sincero, il senso di solidarietà umana. Ma Cristo esige dagli uomini la pietà, non la solidarietà»). Era il genere umano che metteva sotto accusa, quello capace anche, come lo erano stati gli stessi alleati, di selvaggi stupri, descritti in una scena feroce di un altro romanzo, La ciociara di Alberto Moravia. Malaparte si è discostato dalla letteratura partigiana. Ha ritratto la guerra in tutta la sua ferocia.
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Le polemiche sulla veridicità o meno di quello che ha raccontato furono quanto meno fuori luogo. Il fatto che alcuni episodi del romanzo non siano realmente avvenuti non sottrae nulla alla sua arte. Nessuno come lui ha avuto il coraggio di dire il vero, pure se questo nasceva da un’immaginazione vitalissima, e di farlo con un romanzo che in Italia, nel Novecento, possiamo dire essere uno dei rari ad avere un respiro europeo pur essendo profondamente italiano. È un’opera d’arte che come pochissime nella nostra letteratura ha raccontato senza infingimenti l’antropologia del nostro Paese. E lo ha fatto a discapito delle critiche che sapeva benissimo gli sarebbero piombate addosso. Ha detto senza mezzi termini, tra le altre cose, che gli italiani con un attimo sono stati capaci di cambiar partito. Da un momento all’altro passarono dall’invocare il proprio Duce a piangere per la brutalità del regime. Dal sentirsi figli del ventennio fascista e un attimo dopo figli della resistenza. A passare dalla parte dei vinti a quella dei vincitori.
Quello che colpisce davvero del romanzo è la cinica pietà di Malaparte. È in questo ossimoro, in questi opposti che si attraggono mescolandosi la vera forza del romanzo. Ed è una forza che viene proprio dal personaggio che narra, da quel Curzio Malaparte che non fa che mettere in scena le contraddizioni che convivono nell’animo umano.
Sì, forse La pelle difetta di qualche ripetizione. Ma non c’è alcuna retorica – se di retorica si può parlare è quella di un vitalismo che a volte diviene eccesso espressivo (quella Napoli appena liberata pare abitata quasi esclusivamente da prostitute, omosessuali, ragazze che per pochi soldi fanno toccare con mano la propria verginità, baroccamente feroci nella loro miseria e nel loro tragico erotismo). Piuttosto il tono del romanzo mi pare solenne. Ma forse non c’era altro stile possibile per una storia che voleva dire tutto: dipingere il volto più profondo di una nazione.
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In una pagina di Diario scritta qualche anno dopo La pelle, Malaparte ha affermato che nei suoi lunghi viaggi in paesi di vincitori e di vinti, quelli in cui si trovava più a suo agio erano quelli in cui vivevano i vinti. Non nutriva il fascino della sconfitta e del fallimento. In quell’affermazione c’era il significato tutto cristiano che Malaparte voleva dare al suo romanzo – un cristianesimo viscerale, contraddittorio, tormentato, più che clericale e dogmatico. Aveva compreso che l’uomo scopre davvero la verità di se stesso nella miseria e nell’umiliazione. Infatti, la peste morale di cui parla il libro è quella che fa dell’uomo un individuo che non dà più alcun valore alla propria anima e al proprio spirito. Ciò che gli interessa, ciò per cui è pronto a tutto, a uccidere e a sacrificarsi, non è che “la pelle”. Cosa ci stava dicendo Malaparte? Che questo spostamento di interesse e attaccamento, da un dentro a un fuori, cioè dall’anima alla pelle, non aveva fatto altro che rendere l’uomo privo di qualsiasi senso etico e morale. Lo aveva reso capace di uccidere e uccidersi per niente – di morire inutilmente, così come recita già la dedica posta in esergo al romanzo: a «tutti i bravi, i buoni, gli onesti soldati americani, miei compagni d’arme dal 1943 al 1945, morti inutilmente per la libertà dell’Europa».
Andrea Caterini
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Ti auguro di trovare una ragazza che regga la tua esistenza burrascosa e altalenante, che ti perdoni e sia più tollerante di me. Spero che troverai la tua stabilità nel dinamismo costante della tua vita, che a volte ti risucchia ed è ciò che ti caratterizza ma anche rovina. Io ho scelto di andarmene, per non fare male a me stessa, perché penso di non meritarlo. C'era chimica, è vero, avevamo qualcosa di speciale. Ma questo non basta, perché le nostre differenze ci hanno portato a farci male. Gli opposti si attraggono, sì, ma non riescono a costruire una relazione con le loro forze. Ti auguro di innamorarti, si, ma non di me.
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witegdr · 7 years
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Intervista al player di Callum Pyane II
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Nato l' 11 Marzo 1960 a Bristol (UK) || Morto in un incidente stradale il  7 Agosto 1994 a Bordeaux (UE). || Anima Dannata e condannata agli Inferi. || Carnagione: chiara. Capelli: castani. Occhi: verdi o neri, privi di sclera. || Altezza: 1.96 m. || Peso: 95 Kg || Satariel dell’Orda di Caos. || Allineamento: Legale Malvagio. Callum Iain Payne II, un nome importante, per un personaggio singolare. Dove è nata l’idea? I miei personaggi negativi non ambiscono alla redenzione, la crudeltà è parte della loro personalità, se hanno avuto tormenti interiori, li hanno superati, come Callum. Lui era l’ambito figlio maschio, doveva soddisfare i sogni dei genitori, in particolare del padre e quando si è rivelato un essere spregevole, l’hanno semplicemente cancellato dalla famiglia. Il rapporto di Callum con i suoi genitori, soprattutto con il padre, mi ha aiutato nel dare un contesto credibile in cui muovere un personaggio fin troppo reale, ho ragionato su  come Callum sia riuscito a vivere. Sono arrivato alla decisione di presentarlo attraverso il suo sguardo, le sue parole, le sue espressioni, senza che nessuno dall’alto, lo definisse. Non bisogna scordare che Callum è incapace di provare uno slancio affettivo a lungo termine, non si è mai innamorato, non ha mai nutrito un sentimento di amicizia, non ha mai odiato qualche avversario, gli altri sono figure bidimensionali sfiorano appena la sua emotività; lui è concentrato sulla propria condizione e sui bisogni da soddisfare, ogni mezzo è considerato lecito, ogni patto è accettato, onorato, eppure non è ambizioso, né ha una sincera lealtà. Il suo forte narcisismo, lo spinge a mantenere gli oneri vantaggiosi, come l’essere il Satariel dell’Orda o bere il sangue di Sekhmet, ignaro delle conseguenze che possa avere. Callum non è uno stupido, non un abominio, un essere mostruoso; lui è un essere umano nella sua dannazione, non perde la sua identità che lo distingue dai Demoni, oppure dagli Angeli.  Come hai affrontato il lato violento del personaggio? Callum è un uomo malato, profondamente instabile. Nella vita e nella morte, rapisce giovani donne, abusa di loro e poi, le strangola. È terribile, non sono mai andato a fondo, su questo aspetto di Callum, che è lo snodo fondamentale, anche se ho immaginato il suo modus operandi, i periodi di quiete e quelli di ansia, prima e dopo un omicidio. Le descrizioni sono inutili, possono cadere nel pruriginoso, nel pessimo gusto, ho preferito soprassedere; Callum è notoriamente uno stupratore ed un assassino seriale, malgrado ciò, afferma di non odiare le donne o le sue vittime e la sua voce è la sola testimonianza che si può ascoltare. L’altro lato violento è legato al suo ruolo: è un Satariel, sa che deve essere rispettato, non si fa scrupoli ad uccidere, a torturare, sa quando fermarsi, perché il suo è un sadismo sessuale e in questi ambiti, non prova alcun appagamento. È professionale, non si fa trascinare dall’ira e ragiona, questo ha colpito Sekhmet. Sappiamo che Sekhmet e Callum sono molto vicini, cosa si può dire di loro? Callum parla di lei, in fondo, se non è rimasto ad eseguire gli ordini è per intercessione della Demone. Il loro modo di comunicare è singolare, perché Sekhmet è una Demone ma si prende cura delle figlie e Callum, che è un Uomo, non ha alcun interesse per qualsivoglia parente o compagno. Sono simili e sono diversi, nella mia testa, Sekhmet credeva che Callum fingesse, poi ha scorto la sua anima, ha visto chi era. Gli altri Demoni, alla fine, lo vedevano come un depravato, ma lei ha notato il suo autocontrollo, la sua capacità diplomatica, la sua sostanziale intelligenza e ha deciso di aiutarlo, per i suoi fini. Lei è consapevole di non avere un servo devoto. Lui sa che potrebbe precipitare ad uno sbaglio. Non ci sono bugie tra loro, Sekhmet non avrebbe ceduto ad altri, l’Orda. Non sono amanti, non sono amici, la Demone ha insegnato molto a Callum, sono stati molto vicini, quasi inseparabili, lui si occupava della sua sicurezza ma non c’è stato altro, né può esservi, considerata la sociopatia di Payne.  
Callum Payne ha mostrato interesse per Brianna Byrne,  gli opposti che si attraggono? No, né voglio cadere in questo cliché. Ho spiegato che Callum non può innamorarsi di un altro individuo, né può nutrire un sentimento duraturo. Lui rispetta Brianna, perché ha mostrato di essere onesta, leale e benché un Satariel sia preposto ad altri comportamenti, si mostra onesto e leale con lei. Non prova alcun interesse romantico, non lo prova per alcuna creatura e mai l’ha provato, ha una curiosità oscura, come se fosse una creatura distante, che vuole avvicinare, conoscere, svelare. Non è il tipo di donna che uccide, non è il tipo di donna con cui si accompagnava in vita. È strana, cerca di vedersi attraverso i suoi occhi, tenta di indovinare il suo giudizio, il disgusto, la repulsione, la condanna e non scorge niente, Brianna sa giocare bene le sue carte e Callum ne riconosce il merito. Lui non ha mai avuto in simpatia Phobos o Deimos, per la loro arroganza, quindi è stato soddisfatto del lavoro di Brianna e di Sean. Ha voluto accertarsi che fosse morta, ha sperato fosse scappata, appresa la verità, l’ha accettata. Gli è spiaciuto? Sì, nella misura in cui si possa colpire un simile individuo.  Siamo curiosi: Callum e Quasith, sono una coppia? Sì, dato che sono marito e moglie. Callum ha adottato le figlie della Demone, perché è un Dannato, perciò, sterile. Quasith è dominata dall’Accidia, non gli importa cosa faccia Callum, sin quando non la disturba o non turba le figlie. Lui non trarrebbe alcun profitto a nuocere alla sua famiglia. Callum e Quasith vanno d’accordo, non litigano, talvolta, non si vedono per settimane. Quasith non si pente di essersi sposata e neppure lui. A livello intimo, c’è scarsa alchimia, indubbiamente avranno portato a termine il loro dovere, per non indispettire la Signora della Guerra o far sorgere dicerie, però la passione non appartiene a Quasith e non sempre a Callum.  Non sempre, esclusa la sua natura, con chi avrebbe avuto un rapporto più intenso? Hel. Nessun dubbio, nessuna esitazione. La Demone è intrigante, perché intelligente, risoluta, ha sempre un consiglio pratico e una teoria realista ad ogni problema. Callum sarebbe più passionale con Hel, in qualche senso può essere attratto dalla sua personalità, conosce i suoi segreti, li mantiene e sono sicuro che sarebbe stato un marito diverso con Hel. Non un marito migliore, ma differente. Perché Callum ha il volto di Tom Hardy? Tom Hardy è un bravo attore, l’ho visto in molti film, non l’ho associato a nessuno per Callum. Non ha la faccia da serial-killer, non è gigantesco, come io lo descrivo ma è lui. La sua aria da ragazzone del pub, da rissaiolo di provincia o da avvocato penalista sono le tante sfumature in cui Callum si può calare per sopravvivere. Volevo usare Tom Hardy da qualche tempo, ho colto l’occasione al volo. Gestire un personaggio negativo è impegnativo? Sì, quanto gestire un paladino. Il rischio di fare un lavoro pessimo sussiste da ambo le parti. Callum mantiene un basso profilo, fa esattamente cosa ci aspetta da lui, ha lo sfarzo che mostra un Satariel, gestisce l’Alveare per rallegrare gli ospiti alle sue cene ed incrementare le entrate finanziarie, gestisce l’Orda con gli Harab ed i rapporti con gli Evocatori ed i Figli dell’Inganno; si fa aiutare da Hel, perché è il Consigliere ufficiale e lascia libero Achille di combattere, perché lui è lo Statega dell’Orda ed è una macchina da guerra, che esiste in funzione della battaglia. Callum non è mai scatenato, sul campo, ragiona e l’unico ambito in cui privo di freni, non sarà mostrato ed è un bene. Non è un cattivo sulla carta, avevo in mente almeno un paio di giocate interessanti, in questo sento e non il solito Joker impazzito. Lui è il Satariel dell’Orda e si deve sporcare le mani, in fondo, lo fa anche il Serafino. Quello che più amo di Callum è che la realtà vissuta, passa attraverso di lui, ci sono zone d’ombre, ignorate, schivate che consentano al personaggio di elaborare le sue riflessioni. È come avere un segreto ma un po’ lugubre e un po’ divertente!
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