Tumgik
#ho gioito comunque
alessandrovilla1982 · 1 month
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Da Giovedì 18 Aprile, il mio documento d'identità avrà lo stesso valore della carta straccia molto di più di quanto, in questi 10 anni di validità, non si sia consumato con me...
Con quel documento ho fatto viaggi sia fisici che mentali, ho sognato, sperato, gioito e sofferto fino a perdere il senso della vita.
Non so ancora quando lo rinnoverò e non mi interessa nemmeno pensare alla sua scadenza perché mi sentirò rappresentato maggiormente dal mio status di inesistenza che, successivamente (solo quando ne avrò le forze) sarà eccitante sperimentare come un nuovo inizio perché, dopo 42 anni di documento cartaceo, passerò alla carta d'identità in formato badge.
Vediamo come sarà... Non il cambio ma vivere tutto questo in un momento nel quale sento di non essere abbastanza e di troppo al tempo stesso.
Ho sempre lottato, lo farò ancora ma adesso sono troppo scarico.
Il peso che porto sulle spalle è diventato un accumulo troppo pesante per continuare così.
Comunque vada, sappiate che io mi sono sempre impegnato, c'è l'ho messa tutta per essere ogni giorno una persona migliore ma adesso, almeno per il momento, non c'è la faccio..., non ne ho le forze.
#letteraamestesso #pensieri #amicomio #18aprile #imarld #borderlife #jackfrusciante #alessandrovilla #martino #alex #hopaura #suicid #atdusk #inesistenza
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kon-igi · 3 years
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DEL PERCHÉ CERTE VOLTE È MEGLIO NON ESSERE NELLA MIA TESTA
Ho appena accompagnato Figlia N.1 in ufficio, fremendo all’idea che finalmente sia prossima a conseguire la patente e quindi non necessitare più dello Uber Dad.
La mattina è meravigliosa ma la strada per ritornare all’RSA di paesello è terribilmente trafficata in senso opposto da chi vuole spostare merci e servizi dalla periferia a Grancittà.
Mi crogiuolo al sole primaverile che filtra innocente dal parabrezza e guido con la calma rilassata di chi ha quei due o tre minuti di tempo da perdere, un lusso non da poco di questi tempi. Just My Imagination dei Cranberries amplifica il mio Gotterfunken, mai così espanso e fluente come ora.
Guardo i camion sull’altra corsia, bestioni immensi, quando improvvisamente la mia placida serenità si incrina - Pensa se quel tir sterzasse e invadesse la mia corsia...
E poi vedo il tir sterzare e invadere la mia corsia.
Il rumore che mi riempe gli occhi è quello sovrapposto delle lamiere che si schiantano e dell’airbag che mi scoppia in faccia, poi la sensazione di essere strappato da sedile e infine un silenzio sibilante nelle orecchie
Non provo dolore, solo torpore al braccio e occhi che bruciano.
La macchina non deve essere più sulla carreggiata perché il sole è scomparso e la cintura mi tira, come se fossi sdraiato di fianco.
Ricorda! - mi dico - Comincia con le dita dei piedi!
Si muovono. Provo a flettere le ginocchia ma devono essere incastrate tra il volante e il cruscotto. Mi scappa da pisciare, quindi la schiena è a posto. Forse. Ridacchio... mi troveranno pisciato e lo scriveranno sulla Gazzetta di Parma? Tiro su il braccio destro. Ecco! Una lussazione del cazzo di spalla! C’è sangue sulla mano... oh, il pollice... il goniometro articolare è nella borsa ma a occhio non dovrebbe flettersi sul dorso della mano. Me lo sono disarticolato contro il cambio quando ho impattato.
Dunque, adesso... ma perché non sento dolore?! Ah, sì... adrenalina, dopamina e cortisolo. Entro pochi minuti subentrerà lo shock... speriamo non sia ipovolemico. Starò sanguinando? Dove? Comunque preferivo una tigre dai denti a sciabola.
Il cellulare... ok, è nel vano portaoggetti vicino al cambio... lo sento con le dita. No... quella è la sigaretta elettronica. Ok, trovato... Dio come sarebbe stato utile un pollice opponibile!
Lo tiro su tra indice e medio... sì, la merda di pin con l’unghia chè l’impronta digitale è chiedere troppo. Ecco... niente campo! Diamo subito al regista l’oscar per la trama più originale.
E poi penso a quello che la sera non mi lascia dormire e che certe volte mi fa svegliare di soprassalto nel cuore della notte.
Sfioro col dito appiccicoso l’icona dell’app del registratore audio.
- Ciao, amore... sono sicuro che quest’audio ce lo ascolteremo molte volte nei prossimi anni e rideremo come dei coglioni insieme alle ragazze, intorno al tavolo della cucina, e io tutte le volte scuoterò la testa di fronte alla mia melodrammaticità. E alzerò il pollice che allora mi ero lussato e dirò Hey! come un Fonzie appesantito e fuori forma. Ma se per qualche motivo vi troverete ad ascoltarlo senza di me, sappiate che non c’è stato un solo attimo della vita passata assieme in cui avrei voluto qualcosa di diverso. Vi ho amato in modo incondizionato e ho gioito di tutte le vostre conquiste, sapendo che voi tre siete state l’unico motivo per cui sorgeva il sole ogni mattina e io potevo andare a dormire senza vergognarmi di nulla. Siete state tutto il mio mondo e il mio unico cruccio è non essere riuscito a farmi carico del vostro dolore e di tutte le delusioni che è inevitabile la vita porti con sé. Mi spiace non potervelo dire di persona... ma siate certe di una cosa: nel giorno più luminoso e nella notte più buia io sarò sempre accanto voi. Accarezzate Otto e Cthulhu per me, perché loro non capiranno.
Stop. Riusciranno ad ascoltarlo?
Fa freddo. 
Sento qualcuno urlare e forse delle sirene.
Ora chiudo gli occhi un attimo per riposarmi...
E poi arrivo nel parcheggio dell’RSA, abbastanza in anticipo per bermi quella merda catramata del caffè del distributore. Scendo dalla macchina, sgranchendomi la spalla e premendo col pollice il telecomando per chiudere la macchina. 
Adesso capite perché certe volte vorrei non essere nella mia testa in compagnia della mia immaginazione?
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mestruazioni · 2 years
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comunque nel delirio delle elezioni dei giorni scorsi, quando ho letto che ferrara ha avuto un infarto, per qualche ragione il mio cervellino l'ha scambiato per adinolfi e ho riso e gioito. sono una brutta persona. ma mai brutta quanto adinolfi
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loveless85 · 3 years
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Conoscete quella sensazione di quando all'improvviso vi capita qualcosa che stavate aspettando così tanto intensamente che, quando finalmente vi arriva o succede, scoppiate di gioia ma allo stesso tempo cominciate a pensare che quasi sicuramente qualcosa andrà male? Ecco, io ho vissuto tutto il pomeriggio così. Ho ricevuto una buonissima notizia per me e ho urlicchiato, saltellato, girovagato, sistemato e urlicchiato ancora un pochino e poi... BAM. Quel pensiero fisso dritto in fronte, come se una palla da baseball sparata a 120km/h mi fosse arrivata dritta sritta nella parete frontale del mio cranio. Forse la palla avrebbe fatto meno male. Almeno sarei morta subito e non lentamente, di ansia come mi sta succedendo adesso. Al momento non ho una bellissima atmosfera in casa e non è una cosa che dipenda direttamente dalla mia famiglia ma stiamo provando a conviverci. (Sì, a 36 anni abito ancora con i miei genitori. Sono single, precaria lavorativamente e loro hanno comprato una casa bella grande anche se un pochino datata quindi perché dovrei uscire di casa e fare la fame se contribuisco comunque alle spese di casa? Non giudicatemi e non sarete giudicati.) Eppure questo pomeriggio avrei voluto averlo "Libero" dai pensieri negativi e molesti. Avrei voluto passarlo festeggiando e parlando a raffica della mia buona notizia. Invece mi sono ritrovata ad ascoltare mia madre che si lamentava della situazione spinosa che stiamo affrontando. Ripetendo sempre lo stesso discorso, ancora e ancora, come nelle giornate precedenti. Nelle settimane precedenti, nel mese precedente, con solo piccole varianti date dal nervoso e dalle piccole nuove info che abbiamo e che aggiungiamo quando ci ricordiamo che le abbiamo. Dai, in fondo sono stata urlicchiante e felice per la notizia per almeno due ore nell'arco del pomeriggio e della serata, cosa dovrei mai chiedere di più? Che avessero gioito davvero con me? O che non avessero subito pensato al fattore più pratico e diretto della buona notizia? Nah, non potevo chiederlo, in fondo è sempre stato così e sempre sarà così. Nascondere ogni cosa, bella o brutta, per non far impensierire nessuno e per non creare scalpore attorno a me. Eppure quelle attenzioni le vorrei, ameno un pochino quando mi succedono delle cose degne di nota o quando va tutto così male che ho solo voglia di nascondermi sotto il mio piumone di vere piume d'oca nascosto da un copripiumino bianco e rosa con deliziosi fenicotteri disegnati nelle pose più svariate. L'unica cosa che notano è se parlo troppo o se non parlo ma non si chiedono mai perché succeda così. Lo hanno sempre interpretato come un mio tratto caratteriale in quanto timida e introversa. Peccato che non sia così da tempo ormai, ma loro e chi mi conosce da anni non lo ha ancora capito e quindi mi rifugio dietro un sorriso silenzioso e mesto mentre giro le pagine del libro di turno o mentre lavoro a un progetto all'uncinetto (sì, amo fare l'uncinetto come una vecchia zitella e gattara e, prima o poi, i lavori che faccio diventeranno capi di moda famosi e ci farò un sacco di soldi) lasciando credere a tutti che vada sempre bene anche quando dentro sto morendo piano piano, divorata dai denti aguzzi dell'ansia che nascondo così bene da non vederla nemmeno da sola.
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studiaregiapponese · 4 years
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La forma in -te di un verbo può essere seguita dai verbi ageru, kureru o morau e dai corrispettivi super-cortesi, sashiageru, kudasaru, itadaku (e da quello più scortese di ageru: yaru). Invece di dare/ricevere un qualche cosa, l’effetto è quello di dare/ricevere una azione (quella alla forma in -te).
Come abbiamo detto nel precedente articolo sull’agemorai (che dovete leggere prima di questo) l’oggetto che viene dato/ricevuto è percepito come qualcosa di positivo quando uso i verbi elencati. Allo stesso modo se uso la forma in -te di un verbo (che indicheremo come V-te) seguita da un verbo che indica dare/ricevere, l’azione in questione viene percepita come qualcosa di positivo!
Anche l’articolo di oggi è lungo, ma penso sia inevitabile se volete capire davvero di che si tratta. Non dovete ricordare tutto a memoria, ma sicuramente vi sarà utile avere un posto dove c’è scritto ogni possibile caso e dove potete tornare se vi serve rinfrescarvi la memoria o capire meglio certi aspetti.
Oggi vedremo:
La forma in -te seguita da ageru e kureru
Parlare di “favore” a volte è eccessivo (…sbagliato!)
La forma in -te con il verbo morau (…ma allora che differenza c’è con -te kureru?)
Ringraziare qualcuno per un’azione fatta
A che serve la strana idea di dare/ricevere un’azione?
Le richieste nel linguaggio cortese
La forma in -te seguita da ageru e kureru
In generale (1) se dico V-te ageru, significa che io o qualcuno “vicino a me” (cioè “nell’uchi”) fa un favore a qualcuno “lontano da me” (cioè “nel soto”). Il favore in questione è l’azione messa alla forma in -te.
弟に英語を教えてあげます。 otouto ni eigo wo oshiete agemasu. Insegno inglese a mio fratello.
しょうがないなぁ。そんなに知りたいなら、教えてあげる。 Shou ga nai naa. Sonna ni shiritai nara, oshiete ageru. C’è poco da fare eh… (E va bene) se lo vuoi sapere a tal punto, te lo dico.
Attenzione, a differenza della frase sopra con 英語を eigo wo se c’è un complemento oggetto (l’elemento indicato da を) e si tratta di qualcosa che appartiene alla persona a cui faccio il favore, il complemento oggetto e la persona in questione sono legati da の no.
弟に傘を貸してあげました。(l’ombrello non è suo, uso に) otouto ni kasa wo kashite agemashita. Ho prestato l’ombrello a mio fratello.
弟の宿題を見てあげました。(i compiti sono suoi, uso の) otouto no shukudai wo mite agemashita. (NB miru, vedere, qui significa correggere) Ho guardato i compiti di mio fratello. (NB Ho guardato i compiti a mio fratello …è bruttina anche in italiano).
(2) Se il “favore” va nella direzione opposta (dal soto all’uchi, da una cerchia più esterna a una più interna), allora si usa V-te kureru.
竹田さんは兄に傘を貸してくれました。 Takeda-san wa ani ni kasa wo kashite kuremashita. Il signor Takeda ha prestato l’ombrello a mio fratello (maggiore).
兄は宿題を見てくれました。 ani wa shukudai wo mite kuremashita. Mio fratello maggiore mi ha guardato i compiti.
教えてくれてありがとう。 oshiete kurete arigatou. Grazie di avermelo detto/insegnato (la traduzione dipende dal contesto)
Come si vede, quando il favore è diretto a me non devo aggiungere 私に watashi ni, a me, per dire a chi è diretto il favore, è chiaro dal contesto, grazie a -te kureru.
Il discorso su に e の vale anche in questo caso:
ジョンさんは妹の英語の宿題を見てくれました。(妹の invece di 妹に) Jon-san wa imouto no eigo no shukudai wo mite kuremashita. John ha guardato i compiti di inglese di mia sorella.
Come nel caso di kureru usato senza forma in -te, anche con -te kureru non c’è bisogno di aggiungere 私に watashi ni (o espressioni simili) se il favore è diretto a me; quindi non c’è bisogno nemmeno di specificare 私の watashi no in frasi come quella frase sopra quando a riceve il favore sono io.
ジョンさんは英語の宿題を見てくれました。 Jon-san wa eigo no shukudai wo mite kuremashita. John mi ha guardato i compiti di inglese.
Parlare di “favore” a volte è eccessivo (…sbagliato!)
ATTENZIONE! L’idea che dietro queste espressioni ci sia un “favore” spesso spiega bene la situazione, ma a volte è davvero eccessiva, fuori luogo. Capita che qualcuno faccia un’azione non come un favore a me (o a qualcuno vicino a me), ma la cosa mi fa comunque piacere e questo basta per spingermi a creare una frase usando V-te kureru.
子供がやっと寝てくれたから、ゆっくりコーヒーでも飲みましょうか。 kodomo ga yatto nete kureta kara, yukkuri koohii demo nomimashou ka. (Dato che) finalmente mio figlio si è addormentato, ci prendiamo con calma un caffè (o qualcosa del genere)?
…può essere che sarcasticamente dica “mi ha fatto il favore di dormire”? Mi sembra eccessivo, ma si possono trovare frasi in cui il nostro discorso si fa ancora più evidente.
おばあさんに手紙を書いたら、とても喜んでくれた。 Obaasan ni tegami wo kaitara, totemo yorokonde kureta. Quando ho scritto una lettera a mia nonna, ne è stata molto felice.
Non è che mia nonna “mi ha fatto il favore di gioire” (yorokonde kureta) …altro che favore, che scortesia sarebbe se mia nonna mi dicesse una cosa del genere^^ No, semplicemente mia nonna ha gioito nel ricevere la lettera e questo suo gioire mi ha fatto piacere.
La forma in -te con il verbo morau
Come per il verbo morau anche nel caso della costruzione V-te morau io (o qualcuno vicino a me) ricevo qualcosa. In questo caso si tratta di “un’azione positiva”, in gen. vista come un favore. Insomma, qualcuno agisce e la cosa va a mio vantaggio (o a vantaggio di qualcuno che sento vicino), mi fa quindi piacere e sono riconoscente a chi ha agito.
Se però ci pensi, da un punto di vista logico questo stesso discorso vale per -te kureru!
…ma allora che differenza c’è con -te kureru?
La prima differenza è grammaticale: chi agisce da un punto di vista logico è la stessa persona, difatti chi svolge l’azione alla forma in -te è la stessa persona, ma l’uso delle particelle è diverso!
Il verbo principale in un caso è kureru e nell’altro morau. Dallo scorso articolo ci ricordiamo che il soggetto di kureru è chi dà, mentre morau vuol dire ricevere, quindi ha come soggetto la persona che riceve!
兄は宿題を見てくれた。 Ani wa shukudai wo mite kureta. Mio fratello mi ha controllato i compiti.
兄に宿題を見てもらった。 Ani ni shukudai wo mite moratta. Mio fratello mi ha controllato i compiti. (trad. “quasi letterale”) Ho ottenuto da mio fratello che mi controllasse i compiti.
La seconda differenza sta nel fatto che nella maggior parte dei casi -te morau lascia a intendere che chi riceve il favore in effetti ha chiesto di ottenerlo, mentre con -te kureru questa sfumatura non può esserci. In certe situazioni posso quindi usare una qualsiasi di queste costruzioni, ma usare -te morau dà un’informazione in più (vedi la traduzione “quasi-letterale” della frase sopra, che cerca in qualche modo di rendere il senso di -te morau).
Non sempre è così però!
Si possono creare frasi con -te morau in cui si capisce che comunque non c’è stata richiesta da parte del parlante. In certi casi lo si deduce dal contesto (come nel caso della prima frase qui sotto), in altri è addirittura impossibile che ci sia stata una richiesta (vd. la seconda frase).
今年の冬、ホストファミリーにスキーに連れて行ってもらった。 Kotoshi no fuyu, hosuto famirii ni sukii ni tsurete itte moratta. Quest’inverno, la famiglia che mi ospitava (in Giappone?) mi ha portato a sciare. (difficile che l’ospite abbia suggerito “andiamo a sciare”, no?)
Immaginiamo invece di prendere un regalo per un amica. Sappiamo che a lei piacciono quel tipo di oggetti (p.e. un carillon), potremo dire…
まり子はオルゴールが好きなので、きっと喜んでもらえると思う。(NB もらえる è potenziale) Mariko wa orugooru ga suki na node, kitto yorokonde moraeru to omou. Dato che a Mariko i carillon piacciono, penso che di sicuro ne sarà felice. (lett: …penso che di sicuro “riuscirò a ricevere il suo gioire”)
Piccola nota a margine. Ho incontrato dei madrelingua che non si rendevano conto che viceversa molto spesso -te morau porta con sé questa sfumatura di “chiedo e ottengo un favore”. Questo forse perché comunque il suo ruolo principale è quello di implicare che quell’azione è positiva e chi parla è riconoscente, ma non ci sono dubbi che questa sfumatura sia in effetti presente (molti libri la citano molto chiaramente, per cui se un madrelingua vi dice che non è vero, ditegli pure che si sbaglia!).
Ringraziare qualcuno per un’azione fatta
Quando si ringrazia qualcuno per un’azione (un’azione che ha fatto per noi o che semplicemente ci ha fatto piacere) si usa l’espressione V-te kurete arigatou (dove V-te è l’azione svolta dalla persona, messa alla forma in -te) o una versione più cortese di questa forma.
Dunque, attenzione!
È sempre necessario inserire un’espressione come -te kurete prima di arigatou (gozaimasu)!
Molti studenti scordando il kurete (o le alternative che vedremo fra poco) usando solo V-te + arigatou, forse perché per scusarci di qualcosa che abbiamo fatto possiamo dire qualcosa di molto simile: V-te sumimasen (es. okurete sumimasen, mi scusi per aver tardato). Fate attenzione a non fare lo stesso errore.
Le espressioni più cortesi equivalenti a questa sono: -te kudasatte, arigatou gozaimasu o -te itadaite, arigatou gozaimasu o, più formali, -te kudasari, arigatou gozaimasu o -te itadaki, arigatou gozaimasu. NB L’uso di itadaku è un po’ meno logico, ma siccome suona più cortese è ormai più diffuso rispetto alla stessa espressione con kudasaru.
Attenzione! Anche se si può tirare in ballo itadaku, ricorda che -te moratte arigatou non si dice! Si può però in qualche modo inserire in un’espressione simile che esprime riconoscenza: V-te morau to, arigatai/ureshii = se ricevo il tuo fare questa azione, sono felice/riconoscente (per ora però puoi evitare di preccupartene).
A che serve la strana idea di dare/ricevere un’azione?
Ricorderai il fatto che il giapponese evita il più possibile l’uso dei pronomi personali. Ma come fare allora in tutti i quei casi in cui vorremmo aggiungere “ti” o “mi”? Per esempio nel dire “TI aiuto”, “MI aiuti?”, “ME la può scaldare?”
Gli studenti inseriscono immediatamente あなたを, あなたに, わたしを ecc. (o al limite al posto del tu, anata, usano cognome-san+ni/wo) …e suona male, innaturale!
È in gran parte grazie all’esistenza di questi verbi ausiliari che ci evitiamo di usare i pronomi perché questi ausiliari, kureru, ageru, morau e i loro corrispettivi cortesi, danno immediatamente una direzione all’azione (il verbo alla forma in -te). Cioè è grazie a questi ausiliari che capiamo subito chi agisce e chi riceve i benefici di quell’azione! Tutto senza bisogno di pronomi personali!
Se devo chiedere a mio fratello se mi scalda il latte per la colazione…
ミルクを温めてくれる? miruku wo atatamete kureru? Mi scaldi il latte? (= Scaldi per me il latte?) (Più lett.: Mi dai la [tua] azione di scaldare il latte?) (Super lett.: Mi dai lo scaldare il latte?)
In giapponese il “mi” non c’è! E se mi offrivo di scaldare il latte allo stesso modo non c’è qualcosa di equivalente a “ti”!
ミルクを温めてあげる? miruku wo atatamete ageru? Ti scaldo il latte?
Le richieste nel linguaggio cortese
La versione cortese di kureru sarebbe kudasaru; inoltre le richieste nel linguaggio cortese si fanno in gen. come domande negative. Quindi per passare dalla forma cortese -te kuremasen ka al keigo (il linguaggio “super-cortese”) potremmo dire -te kudasaimasen ka …che va benissimo ma in gen. si preferisce usare la forma potenziale di ricevere, quindi -te itadakemasen ka.
Se devo chiedere al commesso del konbini se mi scalda il bentou…
お弁当を温めていただけませんか。 obentou wo atatamete itadakemasen ka. Potrebbe scaldarmi il bentou? (Più lett.: Non potrei ricevere la [sua] azione di scaldare il bento?) (Super lett.: Non potrei ricevere lo scaldare il bento?)
La forma in -te kudasaimasen ka però è senza dubbio molto più facile, perché per ottenerla si parte dalla famosa forma in -te kudasai, che in pratica è un imperativo…
お弁当を温めてください。 obentou wo atatamete kudasai. Scaldami il bentou!
…in gen. usare l’imperativo, anche se nella forma in -te kudasai (più cortese di altre), rischia di essere inappropriato o fuori luogo. Per fortuna però se a -te kudasai aggiungiamo -masen ka possiamo trasformare il tutto in una richiesta cortese ed abbiamo già risolto!
お弁当を温めてくださいませんか。 obentou wo atatamete kudasaimasen ka. Potrebbe scaldarmi il bentou?
Se vuoi ricorda questa forma all’inizio. Potrai sforzarti di ricordare anche -te itadakemansen ka dopo che avrai studiato anche le forme potenziali e il keigo.
Bene, è tutto! Complimenti per essere arrivato/a alla fine! (⌒▽⌒)
Come sempre… Buono studio!
Agemorai (2) – Dare e ricevere un’azione?! La forma in -te di un verbo può essere seguita dai verbi ageru, kureru o morau e dai corrispettivi super-cortesi, sashiageru, kudasaru, itadaku (e da quello più scortese di ageru: yaru).
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corallorosso · 6 years
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Polizia
Due blindati che alle sette del mattino si sono messi di traverso bloccando via Giulia, a Roma. Agenti in divisa e in borghese. Schedatura degli studenti presenti, in maggioranza minorenni. Ragazze e ragazzi che uscivano sotto la pioggia. Così ieri la questura di Roma ha sgomberato il liceo Virgilio. L'occupazione era a staffetta, tra diversi licei, quindi al Virgilio sarebbe comunque finita oggi. Ma Salvini ha voluto mostrare i muscoli. Stamattina Maria Latella su Radio 24 ha gioito in diretta. Certo, le occupazioni sono illegali etc etc. Però io durante le occupazioni del mio liceo ho imparato il gusto del confronto, della politica, dell'impegno. E della democrazia, sono state le prima volte in cui ho votato per o contro qualcosa. Tutte cose decisamente inaccettabili, nel 2018. Alessandro Giglioli
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weirdesplinder · 5 years
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Rassegna racconti di Natale:
Il mio secondo racconto per accompagnarvi al Natale si intitola VIGILIA ALL’OLTREMONDO, quindi mi sembrava appropriato pubblicarlo proprio per la VIgilia di Natale.
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Se qualcuno mi avesse detto che, dopo la mia morte, sarei diventata direttrice del personale di un albergo extralusso, lo avrei preso per pazzo e mandato all'inferno, senza mezzi termini. Chi non l'avrebbe fatto? Nessuno, che io sappia almeno, crede che l'aldilà sia paurosamente simile alla città di Las Vegas: pieno di hotel a cinque stelle e intrattenimenti vari. Invece è proprio così. Non spaventatevi. Non dico che l'altromondo sia una delusione. No. E' fantastico credetemi, ma molto diverso da quello che immaginate. Prima di tutto scordatevi i classici concetti di Inferno e Paradiso. Quando morirete non andrete né nell'uno, né nell'altro. Finirete in una specie di Limbo, se così lo possiamo chiamare, fatto di alberghi dal lusso sfrenato e ogni tipo di passatempo mai inventato dall'uomo: teatri di ogni genere, campi da gioco dedicati a tutti gli sport. Non manca nulla. Ve lo giuro. E visto che io qui nel Limbo ci lavoro, lo so bene. Qui le anime se la spassano, coccolati da personale specializzato, che le aiuterà a capire dove vogliono andare una volta che decideranno di passare oltre. Potranno scegliere di ascendere verso le alte sfere angeliche, dove il dovere e la morale la fanno da padrone insieme ai valori tipo la generosità, l'altruismo e cose simili; oppure di discendere nei lussuriosi sotterranei demoniaci, dove i vizi vengono perpetuati con vigore e dove l'egoismo e l'edonismo dominano ogni giornata. Niente punizioni o cose simili, entrambi i luoghi sono piacevoli e se, dopo un po', un anima si stanca o si annoia può sempre scegliere di rinascere, o diventare un agente demoniaco o angelico e cercare di guidare gli umani durante le loro vite terrene o ultraterrene. Ci sono poi alcune rarissime anime, come me, che, eternamente indecise, decidono di non passare oltre, ma scelgono di restare nel limbo. Perché scegliere tra notti di piacere e sane scampagnate con gli amici se si possono avere entrambe le cose? A me piace la varietà e non voglio precludermi nessuna strada. Sono stata talmente irremovibile nella mia non-scelta che gli agenti superiori di entrambe le parti (sì intendo quello che voi umani erroneamente chiamate Dio e il Diavolo), visto che sembrava sarei rimasta per sempre nel Limbo hanno deciso di sfruttare la mia presenza per i loro fini. Mi hanno gentilmente ordinato di rendermi utile, e mi sono ritrovata così a lavorare in uno degli hotel più grandi e di pregio del Limbo, al fianco di agenti demoniaci e angelici, come direttrice del personale. Il fatto che io sia imparziale e non appartenga a nessuna delle due fazioni, dovrebbe aiutarmi nelle mie mansioni, ma in realtà, tenere a bada un personale composto da persone che nei giorni buoni non si sopportano, non è proprio una passeggiata. Una cosa è certa: non mi annoio mai. L'albergo in cui lavoro è veramente uno splendore. Si chiama Oltremondo (niente battute prego), conta più di cinque milioni di stanze, diecimila casinò, trentaseimila piscine, campi da tennis, teatri... Non vi sto prendendo in giro, qui stiamo parlando in termini di aldilà vi ricordo, le anime dei morti sono tante! Io mi occupo solo di un'ala di questo albergo, non sono che una di cinquantamila direttori del personale. Ma non voglio annoiarvi coi dettagli. Lasciate invece che vi presenti le figure chiave del nostro resort, o meglio dell'ala beta dell'albergo, quella di mia competenza. Ogni ala ha due direttori: uno angelico e uno demoniaco. I miei direttori sono l'angelica Lunar, e il demoniaco Alex. Come descrivervi Lunar? Una giovane biondina slavata, molto magra, ma anche molto competente. Perennemente abbigliata in completi pantalone blu. Ama osservare ogni più piccola mossa degli ospiti dalla stanza dei monitor di sicurezza. Ha l'ossessione di dover sempre avere tutto sotto controllo. Alex invece è uno stupendo esemplare maschile alto due metri, palestrato, con capelli  e occhi neri come la notte e un'abbronzatura ambrata perenne. Leggermente più rilassato di Lunar, ogni tanto si lascia andare, ma non lasciatevi ingannare anche lui in fondo è un maniaco del controllo. Io invece sono Kate. Dimostro circa trent'anni, ma sono morta nei ruggenti anni '20. Sono di statura media e abbastanza magra da non poter essere considerata grassa secondo nessuno standard. Sono simpatica, gioviale e ho un bellissimo carattere. Dimenticavo, attualmente sono nei guai fino al collo.   Non che io abbia fatto nulla di male o di sbagliato. Ma i miei direttori sembrano esserne convinti. Lunar mi ha convocato nel suo ufficio e lì a tendermi un agguato c'era anche Alex. Mi fissano alteri da dietro la scrivania... Ok, Lunar è altera, Alex sembra più che altro infuriato. Se aggrottasse ancora di più la fronte i suoi occhi scomparirebbero. Per fortuna è Lunar che dà inizio alle danze -Kate questo è un hotel serio e rispettato. Non vogliamo che il nostro buon nome venga macchiato dalle tue azioni. Il decoro è importante, credevo che tu lo capissi. Ho gioito troppo presto, Alex sbatte un pugno sul tavolo e decide di intervenire -Al diavolo il decoro ciò che ha fatto è renderci ridicoli agli occhi degli altri hotel e del pubblico! Siamo degli zimbelli ormai! Ti rendi conto? -Ma io…-inizio a dire solo per essere interrotta da un imbestialito Alex -Ma tu cosa? cosa credevi di fare? Quella tua minuscola testolina non è arrivata a comprendere le conseguenze del tuo gesto? Quando è troppo è troppo -Hei ! Non c’è alcun bisogno di offendere! -C'e'   bisogno eccome! Lunar cerca di frenarlo - Alex per favore, Kate ha ragione su questo punto, non c'è ragione di lasciar volare parole grosse. Rimedierà a quello che ha fatto, riportando l’hotel alla sua solita e immacolata immagine e riterremo la faccenda chiusa. Ma sapete come gli uomini non vogliano mai e poi mai cedere in una discussione, anche se si rendono conto di essere torto, e Alex, seppur morto, è comunque un uomo -Parla per te santarellina! Io non dimentico di essere stato preso in giro dal direttore dell’ala alfa. Mi ha chiamato Elfo di Babbo Natale ti rendi conto?! Questa discussione sta diventando ridicola -Ma insomma si può sapere qual è il problema? Io mi sono limitata a decorare l’albergo in tema natalizio quest’anno, non ci vedo nulla di male. Il volto di Alex sta assumendo ormai una tonalità rossastra -Nulla di male. Ma la senti? No dico…la senti? Magari se insisto scoppia -Quale male può mai fare qualche piccola ghirlanda? Alex sta per aggredirmi fisicamente, ma Lunar lo blocca per un braccio -Kate qui non stiamo parlando di qualche piccolo addobbo, hai sistemato nella hall un albero di Natale talmente grande da intralciare il passaggio e toccare il soffitto. Ogni più piccolo centimetro è occupato da neve finta, elfi e aiutanti di Babbo Natale in marmo, babbi di natale gonfiabili svolazzano ovunque e si arrampicano ovunque da scale o liane! E poi ci sono festoni, ghirlande, calessi con renne luminose! Non abbiamo più spazio per muoverci o respirare. -Non ci serve respirare siamo morti!-insisto. Il sospiro di Lunar, così come il fatto che si tenga la radice del naso tra pollice e indice, è segno che  sto esasperando persino lei   -Appunto Kate, siamo morti. Le anime che arrivano qui non hanno più il senso del tempo e non devono sentirsi ancora legate agli usi terreni. Non devono provare nostalgia per la loro vita passata, ma proprio il contrario. Noi vogliamo la dimentichino e si godano l’aldilà con tutte le sue scelte. Incrocio le braccia e cerco di esprimere il più chiaramente possibile la mia disapprovazione -Voi volete solo che scelgano di passare nella vostra fazione! -Certo!- sbotta Alex alzando le braccia - e rendere ridicolo l’albergo, caricandolo di queste... queste scempiaggini, non ci aiuta di certo! So che è inutile ma cerco di fargli capire il mio punto di vista -Ma il Natale è una festa divertente e piena di calore. Ai nostri ospiti piacerà l’atmosfera ne sono sicura. -In piccole dosi, forse - afferma Lunar con poca convinzione - ma non ne possono più Kate. Proprio stamattina un cliente si è lamentato che non vuole più pudding a mattina, pranzo e cena. Gli viene a nausea! Alex annuisce -E sai cosa è successo ieri a Cristie?  Mentre intratteneva un cliente nella sua stanza da letto, giunti al momento cruciale, è crollato loro addosso un pupazzo di neve gigante che stava appeso al soffitto! Lui era già dentro di lei e Cristie muovendosi gli ha fratturato il pene! Ti rendi conto? Che cosa mi tocca sentire -Nel caso quel cliente non lo sapesse siamo morti ok, i nostri corpi ci sembrano veri ma non lo sono. Proviamo dolore, ma ogni ferita si rimargina subito, perciò  non vedo il problema! -Parli bene, tu non hai un pene non hai idea del dolore e dell’indegnità di farsi trovare così da noi che poi siamo accorsi a vedere cosa causava tutte quelle urla! Per non parlare del fatto che ora lui farà una cattiva pubblicità alle mie ragazze! Le mie escort sono le migliori di tutto il Limbo e ora finiranno per essere ridicolizzate! E per cosa poi? Per un fottuto pupazzo di neve? Lunar per fortuna lo interrompe -Alex perché devi sempre cadere nella volgarità? Abbiamo già detto che Kate rimedierà al suo errore, non occorre aggiungere altro. Che ingiustizia -Ma devo proprio eliminare tutti gli addobbi? -No, qualche piccolo tocco di festività puoi mantenerlo se vuoi, ma con moderazione e soprattutto con gusto.- sospira Lunar. Alex riprende immediatamente ad urlare -E hai il coraggio di parlare di gusto con lei? Ma se porta ancora i capelli con il taglio alla maschietta dell’epoca in cui è morta? Non sa neppure cosa sia la moda! Che essere ignobile! -Ok questo è troppo! E poi da che pulpito tra l’altro mister "porto i pantaloni di pelle sempre ed dovunque"! Tengo a precisarti che il caschetto è ancora di moda perché un taglio di classe è per sempre! Zotico che non sei altro! Siamo riusciti a fare arrabbiare persino la serafica Lunar -Basta! Finitela entrambi! La discussione è chiusa, tornate al lavoro! Sono incompresa. Eppure so di avere ragione. Io non trovo salutare tutto questo distacco dalle nostre vite passate, dal mondo umano. Va bene dimenticare. Ma proprio ogni cosa? L'idea di festeggiare il Natale mi sembrava un modo carino per ricordare alle anime qualcosa di bello delle loro esistenze umane. Solo adesso mi rendo conto che i direttori angelici e demoniaci, anime antiche che ormai non ricordano nemmeno più le loro vite terrene, non potevano capire il mio progetto.  Sicuramente però, le anime più giovani comprendono le mie ragioni. Credo. Tornata nel mio ufficio, lo trovò già occupato da Cristie, Lisa e Jackie, che mi fissano con astio. Uh Oh. Vederle tutte e tre assieme mi fa capire quanto sia effettivamente strana la mia vita. Non capita tutti i giorni di vedere una dominatrice vestita interamente di pelle nera e con la frusta in mano, affiancata da una bambina di dieci anni in divisa scolastica e da una signora anziana in  completo da golf. Vista l'accusa nei loro occhi, esordisco subito dicendo -Non è colpa mia. Adocchio la frusta di Cristie con preoccupazione, mentre lei avanza verso di me -Invece è proprio colpa tua. Tutte le ragazze ora mi prendono in giro! Io, la regina delle stanze da letto del limbo, ridotta a stupida da deridere! E tutto a causa del tuo orrendo pupazzo. Hai idea di quanto tempo occorrerà prima che le anime dimentichino l'accaduto? Secoli! -Cosa vuoi che sia il tempo per noi... Ne abbiamo in abbondanza. No? -Ritieniti fortunata per il fatto che Alex mi ha proibito di toccarti o assaggeresti la mia frusta. -Ma Cristie, noi siamo amiche, io credevo... -Eravamo amiche. Con me hai chiuso. Ma avrai tutto il tempo per trovarti delle altre amiche. Infondo cos'è il tempo per noi? Tanto ne abbiamo in abbondanza no? E uscì sbattendo la porta. La piccola Lisa, che in realtà è un anima molto antica, che però ha scelto di mantenere la forma fisica di una decenne perché più adatta alle sue mansioni (è l'addetta al baby camping dell'albergo e un agente angelico) cerca di consolarmi -Vedrai che tra poco le passerà. Cristie è tanto fumo e niente arrosto. E' più buona di quel che sembra. Ti perdonerà tra due o tre settimane se la pregherai ogni giorno e le farai dei regali. -Grazie Lisa. -Non ringraziarmi, anche io sono irritata con te. Per colpa del tuo menu pieno di dolci le giovani anime affidate a me sono come impazzite! Definirle iperattive sarebbe altamente riduttivo! O fai calare immediatamente la quantità di zuccheri che assumono quotidianamente o riferirò a Lunar.- e anche lei esce impettita. -Immagino che anche tu Jackie sia qui per lamentarti con me o visto le batoste che ho già preso hai deciso di risparmiarti una predica? -Niente affatto, anche io ho il diritto di lagnarmi. Sospiro -Prego. Allora lamentati pure. -Per colpa tua i campi da golf sono coperti di neve artificiale. Hai idea di quanto sia difficile giocare a golf sulla neve? E io mi occupo di anime che hanno scelto di manifestarsi sotto forma di corpi anziani, Kate. Questa settimana in cento sono scivolati sulla neve e di loro novantanove si sono rotti il femore e inviperiti hanno poi cambiato albergo. Mi stai rovinando il lavoro Kate e dire che lo amavo tanto.- ed esce anche lei scuotendo la testa. E' ufficiale mi odiano tutti. E dire che a Natale dovremmo essere tutti più buoni. O no? Ho imparato la lezione e ho ridotto gli addobbi Natalizi ma credete che qualcuno mi abbia ringraziato per questo? Nossignore. Anzi tutti sono ancora arrabbiati con me. Quest'anno vincerò sicuramente il premio di Impiegato più odiato di tutto l'albergo. E dire che pensavo di fare un bel gesto portando lo spirito del Natale qui nel Limbo. Ok, forse ho un tantino esagerato, ma è stato solo per troppo entusiasmo. Visto che nessuno parla con me in questo periodo anche stasera, la Vigilia di Natale, non ho nessun appuntamento, né feste a cui partecipare. Sono veramente patetica. Mentre esco dall'hotel per tornare a casa, passando per il corridoio sovrastante la hall, vedo una luce filtrare da sotto la porta dell'ufficio di Alex. Bene, almeno non sono l'unica ancora al lavoro in una serata del genere. Però è veramente strano che Alex non sia già uscito. La sua vita sociale è talmente piena da bastare per almeno dieci uomini. Ha talmente tante donne a disposizione che deve scansarle quando cammina per la strada. Cosa fa ancora qui? Apro piano la porta e lo vedo seduto sulla sua poltrona di pelle nera, dietro una scrivania piena di carte,   bottigliette e faldoni. Ha gli occhi chiusi e la testa reclinata all'indietro contro il sedile della poltrona. Rughe di tensione gli solcano la fronte. Mi avvicino piano e inizio massaggiargli le tempie. Alex emette un gemito di piacere e si rilassa nelle mie mani -Cosa fai ancora qui stasera. E' la Vigilia di Natale dovresti essere fuori a festeggiare. Apre gli occhi e mi fissa con i suoi occhi neri come il cioccolato fondente più puro -Io, come maggior parte della anime del Limbo, ci tengo a ricordarti, non festeggio il Natale. Comunque stasera avevo del lavoro da fare. -Niente feste? Niente donne? Caspita! Domani sarà la fine del mondo!- Scherzo. In realtà conosco abbastanza Alex da sapere che non è il donnaiolo che tutti credono o almeno non così tanto. Sono uscita con lui per un breve periodo, appena entrata nel Limbo, e so per certo che non mi ha mai tradita in quel lasso di tempo. Inoltre, lavorando a stretto contatto con lui, so anche quanto sia ligio al suo lavoro. Questa in fondo è la ragione principale per cui abbiamo rotto, anche se a letto,   non  lo dico per vantarmi, eravamo incredibili. Per lui ero solo un'altro incarico, un anima da portare sulla strada demoniaca e nulla di più. Ma non gliene voglio per questo. -Divertente Kate, molto divertente. Sappi che parte del lavoro che ho dovuto finire stasera e che mi ha causato un emicrania da record, è frutto dei tuoi addobbi natalizi micidiali. Mai viste tante lettere di lamentela tutte in una volta e devo rispondere a tutte, cercando di rimediare al danno di immagine causato. Il senso di colpa mi assale. Chiamatemi pure Colei che, volendo festeggiare il Natale, lo ha rovinato a tutti. -Mi dispiace. Gli occhi di Alex si spalancano -Cosa sentono le mie orecchie? Niente battute o dichiarazioni d'innocenza o urla arrabbiate? Quasi non ti riconosco. Per punirlo della battuta busso sulla sua testa con le nocche, ma poi riprendo il massaggio -Oh smettila. So ammettere una colpa. Mi spiace di avere causato tanti guai, ma le mie intenzioni erano buone, lo giuro. Alex sospira, poi prende in mano i miei polsi e mi attira sé, finché non ho altra scelta che sedermi sulla sue ginocchia. Non che ci stia scomoda, intendiamoci. Anzi. -Lo so Kate, ma devi capire che tu sei un anima speciale. Sei morta giovane, avendo conosciuto solo gioie nella tua vita umana, ma per molte anime non è così. La maggior parte di noi vuole solo dimenticare le nostre esistenze terrene. Cerco di decifrare lo sguardo nei suoi occhi ma non ci riesco -Anche tu? -Sì, anche io. Essere uno schiavo, a Roma, durante il regno dell'Imperatore Tito, non mi ha lasciato molti bei ricordi. -  Malinconia unita ad amarezza, ecco cosa contengono i suoi occhi. Gli accarezzo una guancia, lasciando che le mie dita sfiorino più volte il solco sotto il suo zigomo. Ho sempre adorato toccare ogni parte del suo corpo e, quando dico ogni parte, intendo proprio ogni più piccola parte di Alex, ma ho sempre avuto un debole per quella fossetta. Così come per il suo sorriso. Volendo farlo comparire, cerco di scherzare -Dovevi essere uno schianto però, sudato, dopo una giornata di lavoro e abbigliato solo con una corta tunica. Ed ecco che il sorriso compare. Non è spensierato, ma è già qualcosa -Sì, non ero brutto nemmeno da vivo. La modestia non è uno dei suoi pregi. -Qualsiasi sia il passato di un anima, festeggiare il Natale non nuoce a nessuno. Anche tu dovresti fare qualcosa stasera.... -Ti stai offrendo per intrattenermi?- Mi lancia uno sguardo carico di sensualità e il mio corpo inizia a liquefarsi. Stupidi ormoni. Da morta mi hanno dato più problemi che da viva. Il fatto poi che la mano di Alex stia risalendo la mia coscia, non mi aiuta a ritrovare la voce -No, io...cioè se vuoi... Rinuncio del tutto a provare a mettere insieme una frase coerente, e mi limito ad inclinare la testa all'indietro, mentre le labbra roventi di Alex mi scivolavano lungo il collo, mordicchiandolo voluttuosamente. Riesco solo a gemere e Alex mormora il mio nome in risposta. Non riesco più a pensare, tutto il mio modo è fatto di pure sensazioni e desideri, ed in questo momento desidero solo una cosa: Alex e tutto ciò che mi sta facendo e mi farà nei prossimi minuti o ore. Preferibilmente ore, ma anche giorni se vuole. La sua mano sulla mia gamba è piacevole, ma non è certo abbastanza. Lui capisce ciò che voglio senza bisogno di parole. Mi solleva la gonna fin sopra la vita e io apro leggermente le gambe, dandogli spazio per accarezzarmi. La sua mano continua a salire e finalmente raggiunge la meta. Le sue dita mi penetrano e io non appartengo pi�� a me stessa. In questo momento sono sua, solo sua. Ansimo. E il tocco di Alex diventa più aggressivo, più veloce. Io lo cavalco e mi ritrovo a volare. Il piacere è così intenso da rubarmi la vista per un attimo quando raggiungo il culmine. Poi torno sulla terra e deliziata appoggio la testa sulla sua spalla. -Non era questo che intendevo per "festeggiare il Natale", ma non mi lamento di certo Alex mi accarezza i capelli dolcemente -Riesci sempre a farmi sorridere Kate. E' questo soprattutto che mi manca di te. Tu sei l'unica che sa come prendermi. Mi capisci e sai quando essere dolce e quando dura o buffa. Mi manchi ancora lo sai? No che non lo sapevo. Non lo immaginavo minimamente. Lui è sempre stato così professionale con me, dopo la nostra rottura, non mi ha mai detto nulla. Questa è la prima volta che mi ha toccato in modo sensuale da quando non stiamo più assieme. Perché non mi ha mai detto queste cose prima di adesso? Se non avessi appena avuto un orgasmo, sarei veramente arrabbiata con lui per avere aspettato fino ad ora per dirmi queste cose. E gli urlerei contro qualcosa del tipo: Come potevo immaginare di mancarti, visto che ogni sera, mattina e pomeriggio, uscivi con donne diverse? Sarai uscito con  almeno un milione di donne da quando ci siamo lasciati! Invece mi limito a mormorare -No, non lo sapevo. - con un filo di voce. Alex ha uno strano sguardo negli occhi -Perché mi hai lasciato?-mi chiede. E io rimango di sasso. Ok, sono sveglia o sto sognando? Perché questo dialogo diventa ogni momento più surreale. -Non mi ha mai detto il perché. Ti sei militata a dire che non eravamo romanticamente compatibili e io l'ho accettato. Dopotutto ci sono così tante anime tra cui scegliere. Credevo avrei trovato qualcuno come te o anche migliore di te in questi anni, ma non è successo e a volte mi ritrovo a pensare a noi e mi manchi come se fosse successo ieri. Per quale ragione esattamente mi hai lasciato? -Perché per te ero solo un'anima fra le tante, come hai detto tu stesso adesso. Ero solo un lavoro. Qualcuno da portare nella tua fazione. La fronte di Alex torna ad aggrottarsi -Non sei mai stata un lavoro. Alzo un sopracciglio, e lui ha il buon senso di non prendermi in giro -Ok, diciamo che non sei mai stata solo un lavoro. Tu mi piacevi e stavo bene con te, se poi fossi anche riuscito a portarti dalla mia parte meglio, ma non si e mai trattato solo di questo tra di noi. Chi ti ha detto che eri solo un incarico per me? -Praticamente tutti. - Non capisco perché si sorprenda sinceramente. Mi guarda offeso -E tu ci hai creduto? Non rigiriamo la frittata. Se qui qualcuno è da biasimare per la nostra rottura quella non sono certo io -Hei! Perché non avrei dovuto crederlo? Non è che tu mi abbia mai esposto i tuoi sentimenti in dettaglio! -Sono un uomo, noi non parliamo di sentimenti! -Davvero? E chi ti ha detto questo? -Lo sanno tutti. -Tutti un cavolo! Gli uomini hanno sentimenti come le donne e ti annuncio che possono anche parlarne. Tu ne hai parlato giusto qualche istante fa, quando hai detto che ti manco. Silenzio. L'ho colto in fallo. Un punto per me. Ma non voglio approfittare troppo del mio vantaggio, dopotutto mi ha appena regalato un orgasmo, non dimentichiamolo. Ne vorrei molti altri in un futuro prossimo. Magari tra pochi secondi. -E visto che ne hai parlato... ora so cosa senti e penso che potremmo tornare assieme. Se lo desideri anche tu. Ah! Riecco il sorriso che adoro e stavolta è veramente felice. -Davvero? Annuisco -Sì, perché ora che mi conosci da tanti anni e che hai lavorato con me così a lungo..- Mi interrompe - sopportando tutte le tue stranezze. E va bene questo posso concederglielo -Sopportando tutte le mie stranezze. Ora non sono più un anima tra le tante per te. Alex mi prende il viso tra le mani e mi bacia. Dio, quanto mi era mancato il suo sapore. -Credo che tu non sia mai stata una tra le tante per me Kate, anche se non me ne rendevo conto. Come è dolce. Catturo le sue labbra ed esploro la sua bocca. Sono assetata del suo gusto. Potrei baciarlo per ore senza mai prendere fiato. Letteralmente, visto che siamo morti. E forse lo farò. Sorrido, continuando a baciarlo, poi mi stacco un attimo da lui e guardo il suo amato viso. E' lo stesso volto che ho visto tutti i giorni negli ultimi anni eppure, è profondamente diverso adesso. Tutto lo è.
-Buon Natale Alex.
-Buon Natale Kate.
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itsmocaworld · 3 years
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europei
Non ho guardato la finale, ma ho comunque gioito per la squadra e per tutti noi.
Dopo tanta tristezza data dalla pandemia, ci voleva questa festa, che effettivamente sta innondando tutta Italia.
Il gesto degli inglesi? bè, sapevamo già che hanno un carattere di merda, ma vedete la colpa è anche nostra, se invece di riconoscergli una supremazia che non hanno, capacità che non hanno ci mettessimo a trattarli nella giusta maniera, allora dovrebbero fare i conbti con la loro pochezza.
Dio salvi la regina, anzi i Pink Floyd.
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Mio piccolo angelo del paradiso, In questo giorno così speciale, in questa casa piena di gente, il mio pensiero va sempre a te, che dovresti essere qua ma sei altrove. E non è un “altrove” qualunque, questo fa più paura, mette i brividi al sol pensiero. Sono anni che si ripete la stessa storia, fra tanta felicità, si riesce comunque a respirare la tua assenza. A distanza di tempo, credevo di avercela fatta, di aver superato i momenti bui, di aver messo da parte il pensiero che avevo di te e di essere andata avanti. E invece, col cuore a pezzi, capisco che niente è cambiato, che il tempo non ha placato le ferite e che tu mi manchi sempre di più. Mi manchi ogni giorno, ogni ora, ogni attimo della mia vita. Mi manchi quando le cose vanno male, ma soprattutto quando sono felice e vorrei gioire solo con te. Mi manchi quando la vita mi mette dinanzi ostacoli più grandi di me e tu non ci sei a tenermi la mano. Mi manchi quando riesco a fatica a raggiungere obiettivi che credevo impossibili e tu non ci sei a dirmi che sapevi che ce l’avrei fatta. Sei in ogni cosa che mi circonda, nei respiri degli altri, nella quotidianità. Eppure io, darei la mia stessa vita per un solo istante accanto a te. Vorrei poter sentire il tuo profumo, ascoltare la tua dolce risata, guardare i tuoi immensi occhi, stringermi nelle tue immense braccia che per me saranno sempre casa. Perché infondo casa mia sei tu e un giorno, giungerò alla mia meta. Ho paura di non essere in grado di fare la cosa giusta, di fallire dinanzi alle difficoltà, di non riuscire a vivere felice in un mondo in cui non ci sei. E allo stesso tempo, ho paura di andare avanti e di dimenticarti, di vivere questi giorni perfetti anche senza di te, di incontrare qualcuno che riesca a placare questa lacuna. Io non voglio dimenticare, io non posso. Non sono pronta ad affrontare il mondo senza neppure più il tuo ricordo. Spesso ti sento vicina, non è tanto, ma mi basta per ricordare a me stessa che infondo, in un modo che non posso comprendere, tu ci sei. Ci sei e non mi abbandoni. I miei 18 anni sono stati perfetti, mancavi solo tu. So che ci sei stata in maniera diversa, che hai gioito e pianto con me. Ti prego non mi lasciare. Mai. Perché senza di te, nulla posso, nulla sono. Ti amo angelo mio. Nessuno mai ti sostituirà. Sei il mio sorriso migliore. Grazie per non avermi abbandonata oggi, di avermi fatto sentire la tua presenza in maniera costante e di aver reso magnifico questo giorno. Sarai sempre il mio unico e grande amore 💕.
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sciatu · 6 years
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Pictures from  - Scichili Street Food (Scicli), Sicily Fish and Chips (Ortigia), Scirocco Sicilian Fish Lab (Catania),
Il senso della frittura in amore.
“Vuoi veramente mangiare tutta questa frittura? ti faravi un culu ranni quantu na casa!” chiese acida la sua vocina interiore. “Fatti i cazzi tuoi – le rispose con una voce ancora più acida – a te non do più retta!!” La vocina si quietò, mentre il cameriere metteva sul tavolo il cartoccio pieno di rondelle di calamari e pesciolini fritti. Lei ne senti il profumo intenso insieme a quello delle fette di limone appoggiate accanto. Il cameriere versò il vino bianco dentro il bicchiere che subito si appannò, quindi con un sorriso augurò buon appetito e rientrò nella friggitoria. I bambini francesi nel tavolo accanto chiedevano ai genitori se potevano avere un hamburgher e le giapponesine sulla sua sinistra scattavano foto ai balconi del piccolo vicolo che finiva una diecina di metri più avanti nell’ azzurro intenso del mare e del cielo. Lei prese una rondella e la mangiò. Il calamaro era dolcissimo, con il gusto intenso del pesce fresco. La pastella che lo circondava scricchiolò sotto i suoi denti sciogliendosi subito in bocca. Prese il bicchiere di vino e ne bevve un sorso che le riempì la gola di un freddo sapore fruttato che sciolse il gusto del calamaro che le era rimasto in bocca. “Lo so cosa vuoi fare – fece la vocina tutta saputa – ti vò mazzari cu tuttu s’ogghiu frittu e su vinu!: non sai affrontare la realtà. Vuoi ubbriacarti e farti venire l’acidità per tutta questa frittura che mangi” “Fanculo…!” rispose lei e si mangiò un gambero dolcissimo e tenero come una nuvola. “Fanculo pure a me che ti ho dato retta…!” si disse amaramente sentendo che gli occhi si stavano riempiendo di lacrime. Si mise gli occhiali da sole e bevve un altro sorso di vino. “Hai fatto la cosa giusta – fece ancora la voce interiore che per certi aspetti le ricordava quella di sua madre – hai fatto bene a lasciarlo. Non poteva andare avanti così. Te ne rendi conto? – poi in tono dimesso, come se fosse stata un’amara considerazione concluse - non potevi fare diversamente!”. Prese il fazzoletto e si soffiò il naso. Mangiò un pesciolino per far vedere ai francesi e alle giapponesi che andava tutto bene. Bevve un altro sorso di vino. Non andava tutto bene. Aveva fatto la cosa giusta, ne era certa, ma anche chi si suicida pensa di fare la cosa giusta, ed era questo quello che lei aveva fatto: si era suicidata! Non realmente, in modo concreto, ma sentimentale; era questo che aveva scelto di fare. E di farlo per lei. Ma anche per lui. Soprattutto per lui. Lui non avrebbe mai scelto. Avrebbe continuato così per tutta la vita; di giorno la moglie, i figli, il lavoro. Di sera, fino alle nove, lei. Una storia sbagliata, un amore precario fatto di avanzi. Avere chi si ama per poche ore la sera, mai nelle feste comandate, mai di giorno, alla luce del sole. Una storia sbagliata! Lui avrebbe continuato, illudendosi che così si può amare e che lei era contenta così, promettendo ogni giorno che avrebbe divorziato appena i bambini sarebbero diventati grandi. Bugie. Illusioni che diceva prima di tutto a se stesso e poi a lei e credendoci pure, e lui ci credeva più di lei. Si, lui diceva di amarla, con quell’amore che era fuggire dalla moglie, con quella passione che lo faceva sentire giovane come chi marina la scuola o si prende le ferie per non affrontare un impegno importante. Lei era solo un motivo per fuggire, una complice delle sue fughe, ne era la causa e la scusa, ma non il fine. Amava quello che lei simboleggiava, non quello che lei era. Lui fuggiva da una vita ma non sarebbe mai riuscito a crearne un'altra con lei. Lei si era illusa. Aveva pensato che era quello definitivo e che l’amore giustifica tutto e che per amore si sopportava tutto. Ma dall’amore non può nascere malinconia, tristezza, solitudine, se no non è amore. Lui, se veramente l’amava,  avrebbe dovuto capire la sua solitudine, il letto sempre e solo disfatto a metà, le ferie fatte da sola, le feste di Natale e capodanno passate con i soliti parenti ed amici a messaggiare con lui ad essere altrove con il cuore e comunque mai con lui di presenza. Avrebbe dovuto capire che lei soffriva di tutto questo e che se non diceva niente era perché si illudeva di dargli una grande prova d’amore mentre invece si sentiva appassire in un angolo senza gustare quella vita a cui lui non rinunciava. Aveva fatto la scelta giusta. Forse troppo tardi, perché ormai il tempo era passato e lei non aveva più quella illusione che le ragazze hanno di poter trovare l’amore definitivo, perché contrariamente al loro, non credeva più nell’amore e se non ci credi, lui non crede in te e per te non esiste. Era troppo vecchia, troppo cinica, troppo nauseata. Aveva sofferto troppo e gioito troppo poco. Non ci credeva più. Sarebbe rimasta sola a piangersi addosso per gli anni buttati e i desideri bruciati durante tutti i prossimi inutili anni che aveva davanti. Aveva fatto comunque la scelta giusta. L’amore è come la frittura, la devi mangiare subito, calda calda, se la lasci lì si rammollisce e non sa più di niente, e se continui a mangiarla ti fa solo male. Mangiò un altro pesciolino. Anche lei si sarebbe rammollita e non avrebbe avuto nessun gusto. Sarebbe andata a ballare da sola, nella solita sala, per passare dalle braccia di un ballerino a quelle di un altro senza rivedere il giorno dopo il sorriso di nessuno di loro illuminare il suo cuore come il sole del mattino, quando all’alba entra in una stanza e scaccia le tenebre e il freddo. Mangiò un altro anello di calamaro e si mise a guardare il cellulare per giustificarsi agli occhi di tutti, nell’inizio della infinita solitudine che si vedeva davanti. Bevve un altro sorso, con la speranza di stordirsi e di non sentire più niente. “Mi scusi: posso?” fece una voce maschile. Alzò gli occhi e vide un ragazzo con due cartocci di pesce e patatine che la guardava in piedi indicando la sedia accanto a lei. In altri tempi, quando pensava di appartenere a qualcuno e che questo qualcuno dovesse essere l’unico, avrebbe detto che il posto era occupato. Ora non ne aveva più la forza. Anche farsi privare della pace o del vuoto che la circondava era un modo per punirsi per la scelta che aveva fatto. “Prego” fece lei, risistemandosi e spostando il suo cartoccio. Lui ringrazio e in modo un po’ maldestro sistemò le sue cose sul piccolo tavolo. ”Mi scusi -  fece con un grande sorriso – sono molto imbranato “ “Prego” ripeté lei indifferente. Lui si sedette sistemando con precisione i cartocci e la bottiglia di birra. Facendo finta di guardare il cellulare lei l’osservò notando la maglietta semplice ma di marca, i jeans bianchi immacolati e i mocassini scamosciati. “E’ tutto il giorno che cammino e appena ho sentito il profumo di frittura mi è venuta una fame enorme” fece ridendo sotto i ricci che gli coprivano gli occhi scurissimi. Si riempì la bocca di patate e pesciolini bevendo un enorme sorso di birra. “Lei è qui di Ortigia ?” chiese leccando sulle labbra alcuni granelli di sale. “No abito a Scala Greca, sulla terra ferma, ma conosco bene Ortigia.” Lui sembrò soddisfatto. “Mi hanno detto che qui c’è un posto dove ballare il Tango, sa mi sono trasferito da poco perché mi hanno assunto alla Isab e non volevo perdere l’abitudine: il Tango è la mia passione – addentò nuovamente un enorme manciata di pesciolini –per caso sa dove la posso trovare?” Lei lo guardò e per la prima volta si rese conto che lui era lì di fronte a lei, con i sui vestiti alla moda, il suo profumo costoso ed i suoi occhi che sembravano due soli neri. “Digli di No, digli di no” urlo la sua vocina interiore a squarciagola. Lei osservava la barba di qualche giorno che gli copriva il volto ma che non nascondeva una fossetta sul mento. Le labbra erano sottili, come all’orizzonte la linea del mare che si unisce al cielo e ti invita a scoprire cosa c’è oltre. Sembrava simpatico. Doveva ora decidere cosa rispondere, quale scelta fare. La vita è piena di scelte e a volte è impossibile non farne una. Lei lo sapeva! “Noooo! non farlo!” gridò la vocina interiore “Certo che lo so – disse levandosi lentamente gli occhiali da sole  e tuffandosi nei suoi occhi neri –  ci vado spesso…….” e sorrise.
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girulicchio · 6 years
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Un brindisi al Benevento
Una grande seppur piccola storia per una piccola seppur grande realtà: alziamo un calice di Aglianico al cielo per il primo successo del Benevento in Serie A. Un punto che ne vale tre per ogni partita persa allo stesso modo. Una storia che ricalca quella vecchia, antica, del nome della città stessa. È il vento che cambia, da male in bene: se c’è una morale, questa è che il tempo ripaga chi sa aspettare, presto o tardi, prima o poi, nel migliore dei modi. Il buon fato assiste chi non dispera, chi osa sfidare Golia a viso aperto, chi insiste resistendo alla tentazione di mollare, chi nonostante le statistiche contrarie lotta con i numeri per imporre un sogno. Il proprio sogno. Uno stadio pieno ogni domenica, ma anche dal venerdì al lunedì in anticipi e posticipi. Ogni partita è sentita col cuore, contro i cugini del Napoli o i diretti rivali ferraresi della Spal. Che sia uno scontro diretto o una partita di prestigio, tutta Benevento accorre a supportare la magia delle streghe, protagonisti di un'impresa storica. Qualcuno avrebbe firmato per un primo punto con una grande, anche dopo quasi metà campionato. L'entusiasmo sarà tangibile. E io scommetto dall'inizio di campionato sul pareggio del Benevento in una partita di lusso, ci ho creduto contro la Juventus. Letteralmente: ci scommetto da inizio campionato. La scorsa settimana non l'ho fatto, ma solo perché non ho potuto. Ho assistito allo schiaffo morale in diretta, nell'ultimo quarto d'ora di partita, mentre mangiavo e bevevo con la persona a cui avevo confessato la mia speranza: che bello sarebbe se pareggiassero almeno. Desiderio esaudito: ho gioito comunque, come se avessi scommesso. Ha vinto il sogno, la voglia di rivalsa, ha vinto una città. Peccato fosse un lunch-match, altrimenti il titolo più accreditato – non sicuramente mio per esclusiva – sarebbe stato “la notte delle streghe”. Se invece fosse andata male fino alla fine del girone, avrei parlato della maledizione delle streghe. Invece no. C’è troppo entusiasmo ora per pensare alle sconfitte o ad eventuali situazioni poco lecite, per fare scorretta dietrologia – per quanto non sarebbe così assurdo pensare alle coincidenze. D'altra parte, certe coincidenze hanno un prezzo, simile a quello delle pizze con gli ingredienti sbagliati sul menù.
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esbmirime · 6 years
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L'estetica del brutto sta riemergendo, con moderato fracasso, dalle sue stesse ceneri. E comunque, per ora, parlando del rinomato festival, per me i film degni sono tre: BARRAGE || KUSO || THE CASTING (con riserva). Scontato, che faccia gioire, ed ho gioito: THE DISASTER ARTIST. La foto: 22/11/17 | 23:12 (Santa Rita, Marilyn Manson e altri racconti) #mode #neonsign #light
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hoimparato · 7 years
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Un mio collega mi ha detto che un'amica di suo figlio, anch'essa tredicenne, ieri notte ha cercato di suicidarsi. Personalmente credo sia inconcepibile. Come è possibile? Quale mai poteva essere questo problema insormontabile che non aveva rimedio che la morte? Io ho visto uomini arrivare dal nulla e costruire un mondo. Ho visto donne schiacciate rimettersi in piedi e cambiare la storia. Ho visto persone nascere nella ricchezza assoluta, poi impoverirsi e ancora, arricchirsi. Ho anche visto persone a cui veniva strappata la vita nonostante volessero viverla con tutte le loro forze. Ho visto persone raggiungere il “tutto” per poi abbandonarlo, rendendosi conto che il “tutto” è  ben altro. Ho visto persone improponibili compiere gesti improbabili.             Ho visto persone che hanno dedicato la loro vita a quella degli altri. Ho visto persone che hanno dedicato la loro vita a distruggere quella degli altri. Ho visto persone sacrificarsi per permettere a qualcun altro di vivere. Ho visto bambini-soldato. Ho visto persone schiave del denaro. Ho visto persone con radici impiantate nell'odio in grado comunque di dare un amore incommensurabile. Ho visto figli fare i genitori. Ho visto nonni fare i genitori. Ho visto persone uccidere e morire in nome di un chissà quale Dio.     Ho visto persone ridere senza motivi per farlo. Ho visto persone inginocchiarsi ogni sera e ringraziare un Dio che troppo spesso è così lontano da stentare a credere nella sua esistenza. Ho visto una madre abbracciare l'assassino di sua figlia. Ho visto persone menomate, malformate, portatrici di deficit incurabili, diventare motivatori di persone in forma, in salute, intelligenti. Ho visto persone buttare nel cesso la vita, lasciandosi assorbire da circoli viziosi come droga, alcool, sesso. E poi li ho visti uscirne, più forti di prima. Ho visto i bambini in Africa. Poi ho visto quelli del nuovo mondo. Ho visto persone dare continuamente a degli ingrati. Ho visto adolescenti regalare le proprie scarpe a dei senzatetto. Ho visto persone difendere perfetti estranei da atti di violenza. Ho visto persone salvare un cane sotterrato vivo. Ho visto un vigile del fuoco portare in salvo un gatto da una casa in fiamme, procedendo poi con un massaggio cardiaco e la somministrazione di ossigeno. Ho visto un senzatetto dividere un trancio di pizza con un passante in giacca e cravatta. Ho visto persone attribuire lo stesso valore della vita di chi li aveva messi al mondo a quello di una dose. Ho visto ragazzine toccare le coscienze dei grandi del mondo. Ho visto uomini lanciare un segnale, appesi ad un cappio. Ho visto innocenti condannati a morte. Ho visto colpevoli recidivi scampare alla giustizia. Ho applaudito ed esultato, poi, a giustizia fatta. Ho battuto i piedi dinanzi all'ingiustizia. Ho visto dittatori far decapitare i parenti più stretti. Ho visto giovani correre in campi di fiori. Ho visto giovani smettere di respirare dopo serate folli. Ho visto bambine vendute a uomini adulti. Ho visto migliaia di persone arrancare per arrivare a fine mese, a causa di norme e tasse che dovrebbero tutelare e garantire. Ho visto persone campare 110 anni e neonati vivere meno di un'ora. Ho visto persone lamentarsi dello stile di vita che fanno e altre pronte a rischiare di non vedere mai più un alba, sperando di ottenerlo. Ho visto il razzismo. Ho visto l'olocausto. Ho visto persone in fuga da guerre. Ho visto soldati rimpatriare in casse di legno. Ho visto le bellezze del nuovo millennio. Ho conosciuto l'onestà e la menzogna. Ho fatto l’amore. Ho pianto, riso, baciato, abbracciato, ricevuto, donato, morso, toccato, leccato, accarezzato, picchiato, sgridato, sofferto, gioito, vinto, perso. Ho fatto pupazzi di neve e saltato le onde. Ho visto tramonti, vette, isole, nebbia. Ho parlato alle nuvole, ululato alla luna, inveito contro il cielo, confessato al sole, corso sotto la pioggia, sussurrato alle stelle. Mi sono commosso, avvilito, innamorato, arrabbiato, ubriacato, vantato e lamentato. Ho ballato. Ho festeggiato, ricordato, litigato, fatto pace. Ho avuto fretta. Ho procrastinato. Mi sono reso conto che la vita è fatta di alti e bassi che chiamiamo fortuna e sfortuna, oppure fato. E quando il risultato non è di nostro gradimento incolpiamo qualcun altro. Ho visto che niente è impossibile ma alcune cose sono incontrollabili. Ho imparato che la vita è un intrecciarsi di  incoerenza e paradossi. Un perfetto incastrarsi di opposti. Ho imparato, e ne sono convinto, che la vita è un dono meraviglioso. Nonostante sia ingiusta e dura con alcuni, è il bene più prezioso che abbiamo. Quando vi butta giù, rialzatevi. Ricordate che i momenti brutti sono seguiti da momenti belli, belli da farvi dimenticare (o quasi) da cosa sono preceduti. È un'altalena di umori, di paure e di azzardi. Ma finita la tempesta, le onde si abbassano, i colori riprendono vita ed il mare torna ad essere ragionevole. Siate felici. Impegnatevi e diventate chi volete essere. Non dimenticatevi di sorridere. La vita è una. Non sprecatela. Buona vita a tutti voi.
F.C.
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erybracc · 7 years
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Frida: la Paloma Negra
Conoscere Frida.
Non sapevo molto anzi, quasi nulla di Frida. Di lei avevo solo un’immagine, piuttosto caricaturale e popolare, dei suoi autoritratti e di alcuni suoi quadri che mi era capitato di sfogliare e vedere per caso sui libri di storia dell’arte o su delle riviste. Solo un’idea di qualcosa molto colorato e vivace, messicano, caliente. Niente di più.
Mi trovo a Bologna, in visita a una mia cara amica e vengo a sapere che da qualche mese in città c’è una mostra su Frida Kahlo.
Che si fa? Si va? ... SI VA!
E’ una giornata fredda, gelida e ventosa, dove vuoi stare meglio che al calduccio per un paio d’ore?! Non abbiamo fatto i biglietti per cui ci toccano ben 2 ore di fila e dentro di me penso “Ma chi me l’ha fatto fare ... forse è meglio tornare il giorno dopo, ci sono un sacco di cose da vedere a Bologna, c’è ArteFiera, mostre gratuite, start up e mercatini, perdere due ore di tempo in fila..poi magari non è tutto ‘sto granchè ...”
Insomma alla fine entriamo e le riserve avute sino a quel momento lasciano il posto alla meraviglia...
Frida Kahlo, anno 1907, nasce a Coyoacàn in Messico, figlia di Guillermo e Matilde Kahlo, lui fotografo di provenienza ungherese e lei messicana.
DI primo acchito, Frida non appare così avvenente, con le sue folte sopracciglia e i baffetti, molto magra e dallo sguardo quasi corrucciato. In più veniamo a sapere che è stata anche molto sfortunata in vita sua perchè quando era una ragazzina ebbe un grave incidente che la costrinse al letto per molti mesi, subì più di trenta operazioni e dovette convivere per sempre con dolori lancinanti, sia nel corpo che nell’anima.. insomma è stata davvero una miracolata!
Quindi penso “povera Frida, oltre che brutta è anche sfigata! Insomma ma che cosa ha questa donna di così speciale???!”
Beh, col senno di poi, direi che speciale è dir poco: mi è bastato stare in sua compagnia per due ore scarse per cambiare completamente opinione, anzi per farmene una del tutto nuova!
Girovagando per la mostra, accostarsi ai suoi dipinti, osservare le linee, i colori, le espressioni del suo volto, le sue fotografie in B&N, i suoi vestiti, i suoi occhi il suo sguardo... LO SGUARDO!
Ecco la chiave di lettura, l’espressività del suo sguardo!
Ecco qui il suo fascino, un fascino strepitoso, particolare, magnetico, misterioso, talvolta malinconico, talvolta malizioso, triste, nostalgico, sofferente, ammaliante, intelligente, arguto, intimidatorio, rivoluzionario, infantile, amaro, fiero, drammatico, pittoresco, vitale, seducente, consapevole, impetuoso e insolente, superbo, enigmatico... tutto questo in uno sguardo, è impressionante!
Premetto che non mi intendo molto di pittura, soprattutto contemporanea, anzi talvolta non riesco proprio a capire le stranezze di certi artisti e forse non ho capito neanche la sua, ma quello che scriverò è tutto ciò che mi è rimasto dentro da questo incontro, tutto ciò che ha iniziato a passarmi per la testa, pensieri, emozioni e sensazioni nude e crude, mie personali e che non vogliono avere la presunzione di essere esatte ma vere, questo sì.
Ho incontrato Frida e l’ho conosciuta, attraverso i suoi autoritratti e i suoi soggetti.
Frida era una donna all’apparenza fragile, la sua figura esile e magra, la carnagione scura, i tratti del volto piuttosto marcati, i suoi capelli neri raccolti in alti chignon e tirati ai lati fino all’estremo, acconciature sgargianti con fiori e fiocchi esagerati, amava vestire con abiti della tradizione antica messicana caratterizzati da lunghe gonne a pieghe o ornate di pizzi e merletti dai colori vivaci, ampie camicie bianche di tessuto leggero che lasciavano intravedere la sua magrezza e poi le collane, i bracciali e gli orecchini, un sacco di orpelli che addosso a qualsiasi persona sarebbero stati eccessivi, su di lei invece erano la pura essenza della sua figura.
A che cosa era destinata Frida?
L’incidente è stato il vero cambiamento, c’è stato un prima e un dopo. L’incidente è stato la sua nemesi ma è stato anche la sua rinascita. L’incidente l’ha segnata in tutti i sensi, l’ha ferita nel corpo e nell’anima, il suo corpo è stato trapassato e straziato a metà, la sua natura violata, la sua maternità negata. Dall’incidente è nata forse una nuova Frida, la Frida che nonostante la tragedia sarebbe sopravvissuta e avrebbe trovato la forza di rinascere, di riprendere in mano la sua vita e di ridisegnarla.
Frida non aveva scelto la carriera artistica, benchè fosse comunque vicina al mondo delle arti visive dato che suo padre era un fotografo e che negli anni della scuola preparatoria si fosse avvicinata alle idee rivoluzionarie del nuovo Messico nascente, facendo parte di quella generazione di giovani che crebbero nell’ epoca riformista e progressista di Vasconcelos, dove si difendevano gli ideali del futuro e dove si aspirava alla contemplazione dei sensi. In più, in tempi non ancora sospetti, incontrò anche colui che poi un giorno sarebbe diventato suo marito, Diego Rivera, pittore già affermato e famoso, che dipinse un murale all’interno della scuola di Frida, dove lei lo vide per la prima volta.
Insomma, il destino già ci mise lo zampino ma nella mente di Frida non c’erano nè pennello e nè colori, si preparava invece per la scuola di medicina e i suoi interessi erano la biologia, gli animali, le piante e la natura.
Però poi tutto cambia. Come un fulmine a ciel sereno, improvviso e inaspettato arriva l’incidente e la sua vita cambia drasticamente.
E’ con l’incidente che inizierà a dipingere: troppo tempo passato a letto sdraiata, senza potersi muovere, la noia e la tristezza, la solitudine soprattutto la portano a dipingere: il suo letto a baldacchino viene dotato di uno specchio sul soffitto così riesce a vedersi. Il soggetto più frequente è proprio lei stessa, perchè come disse “dipingo me stessa perchè sono il soggetto che conosco di più”.
La sua è una pittura introspettiva, intima, lei si ritrae non solo esternamente ma soprattutto internamente, dentro le sue emozioni, dentro il suo corpo e dentro la sua anima (vedi Le due Frida e La colonna spezzata), l’incidente ha violato il suo corpo, lei è nuda, lei è fragile, lei è rotta.
Quello che mi colpisce e quello che mi ha portato a tante riflessioni è questo suo rapporto con l’incidente: Frida si è aggrappata alla pittura con tutte le sue forze, è stata la sua scialuppa, la sua salvezza da una vita che altrimenti sarebbe stata grama e disperata. E come se la salva la vita? dipingendo sì, dipingendo se stessa e la sua disperazione, una forza d’animo e una voglia di vivere inaudita che si riflette in tutto e per tutto nelle sue opere, piene di colore, di realismo, di surrealismo, di astrattismo, di espressionismo, ma soprattutto pregne di VITA (vedi il suo quadro Viva la Vida). Non esiste in Frida il bianco e il nero, il grigio ma solo colore e questo è un inno alla voglia di vivere!
Sfido chiunque nelle sue condizioni ad avere una tale forza d’animo e nonostante tutto quello che la vita stessa gli ha negato (non potè mai avere figli ed ebbe vari aborti) ha amato, ha gioito, ha vissuto, ha sperimentato e ha fatto della sua esistenza un esempio da seguire.
Ecco, Frida è un esempio.
Quindi, apparenza a parte, alla fine della mostra negli occhi non ho più la Frida bruttina e sfigata, ma ho un esempio da ammirare. Frida è bellissima, nel suo essere tutto e il contrario di tutto, Frida è affascinante, è contraddittoria, è enigmatica, più della Gioconda di Leonardo. Adesso capisco anche perchè è stata la musa del suo Diego e di tanti altri uomini (e donne) che l’hanno amata e lusingata.
Andare oltre le apparenze è un altro esempio che mi ha lasciato.
Frida aveva una personalità talmente forte che è andata oltre se stessa, ha esasperato la sua figura, si è scavata dentro, si è fatta vedere nuda e vulnerabile ed è arrivata al cuore delle persone. Non aveva paura. Non aveva paura di soffrire, di farsi vedere fragile, non aveva paura di amare.
Frida non si vergognava del suo aspetto fisico e di come appariva: portava le sopracciglia folte e persino i baffetti e una volta si tagliò i capelli a maschio, non aveva timore di non piacere, non si curava di questo perchè lei era altro, e Diego Rivera, nonostante tutte le sue scappatelle e i tradimenti, lo sapeva e la amava e la ammirava, soprattutto per questo.
Mi ha colpito anche il rapporto tra lei e Diego: lui era molto più vecchio, era grasso e non molto avvenente ma ha avuto moltissime donne e amanti per il suo carattere carismatico e intellettuale. Insieme sembrano la strana coppia: lei una bambina rispetto a quest’uomo alto e grosso, ma sotto c’era qualcosa di più... lei di lui amava il suo essere proprio così, grasso e materno, lui di lei amava il suo aspetto mascolino. Nonostante le apparenze anche in questo caso le loro anime erano destinate a stare insieme e ad essere unite e complementari e, tradimenti a  parte, si sono amati moltissimo, a modo loro ovviamente.
Conoscere Frida è stato un privilegio, un’onore e un’esperienza inaspettata, è stato come avere un incidente, un colpo violento che ti scuote e ti cambia la prospettiva.
Frida si guarda dentro e fa in modo che anche tu ti guardi dentro, dentro le viscere del più profondo essere.
Frida è irripetibile, è libertà, è voglia di vivere, è irriverenza e tenerezza, è  candida ma anche sfuggente, è delicata ma anche forte...
.......proprio come una Paloma Negra.
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xandros00-blog · 7 years
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Razzismo, l'unico a vederlo come una cosa divertente?
Allora, partendo dal principio, per me, chiunque sia razzista, sia automaticamente stupido, poi è chiaro, ci possono essere dei pregiudizi ma questo è normale, fatto sta che di solito con me, se mi si conosce si abbatte qualsiasi barriera del razzismo, ma non sono comunque esonerato da tale argomento, e sapere come reagisco quando ci sono questi episodi? Rido , rido come un matto, si hai capito bene, oggi stesso ne è capitato uno, cosa che non mi succede quasi mai ma ecco, finito il primo giorno di stage, camminavo per andare alla fermata del autobus che devo prendere per andare a casa, vedo il bus superarmi, e di primo acchito mi scoccio, ma poi vedo che c'è un semaforo a 100m dalla fermata e si ferma, corro per arrivare alla fermata prima che diventi verde e c'è la faccio, fin qui, tutto tranquillo, ci sono i controllori, ma io ho io biglietto, e mi siedo, stanco, in un posto che non mi piace, ma era l'unico rimasto, di solito mi siedo in modo da vedere dove va il bus, ma quel posto era girato, e così mi viene tipo ansia, devo sempre voltarmi per vedere se sono arrivato e, pigro come sono, voltarmi è un gesto eccessivo, ma ero stanco dopo lo sprint e ahimè, mi sono seduto comunque, davanti a me c'era un vecchio, anzi no, anziano, se no mi guardi male, rispettiamo per carità i falsi galatei sociali, comunque, c'è sta persona di età avanzata che mi guarda male e sapete cosa fa? Si alza e si siede in un posto più lontano da me, chiunque si riterrebbe offeso ma io ho GIOITO COME UN CANE CHE SI FOSSE LIBERATO IL POSTO CHE VOLEVO hahaha, poi va beh, non è che mi cambiava così tanto, mi sono seduto all' suo posto e ho ringraziato il cielo (anche se non credo in dio) che esista gente così stupida da rinunciare alla comodità solo perché vedi un colore che non ti piace...
Perciò , al razzismo, lo dico per tutte le persone magari discriminate , cosa che io fortunatamente non sono, reagire in maniera ottimista, perché chi lo fa, è stupido, e non ci potete mettere una pezza, agire quando strettamente serve ma altrimenti fregatevene
Peace✌️
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the-weirdside · 7 years
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È da molto che seguo il tuo blog e ultimamente metti dei post tristi. Mi piaci tanto come ragazza e sono anch'io un po come te. Volevo chiederti quando è stata l'ultima volta che hai gioito perché hai scoperto che piaci ad un ragazzo?
Ciao tesoro, in realtà sono tutti un po così perché io uso tumblr per lo più per sfogarmi in quei momenti in cui non sto bene e riesco a trovare qui frasi e foto che rappresentano la mia situazione e un po mi aiutano. Comunque per rispondere alla tua domanda, io ho gioito molto tempo fa quando ho saputo che piacevo al mio attuale ragazzo, è stata una sensazione bellissima perché per la mia bassa autostima di quel tempo era una cosa fuori dal normale che piacessi al ragazzo che mi piace. Grazie del tuo interessamento e scusa se ti ho fatto aspettare, mi ha fatto piacere ricevere una domanda😊
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