Tumgik
#istituzione totale
gregor-samsung · 2 months
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" Nel 1925, un manifesto di artisti francesi che si firmavano la « revolution surrealiste », indirizzato ai direttori dei manicomi, cosi concludeva: « Domattina, all’ora della visita, quando senza alcun lessico tenterete di comunicare con questi uomini, possiate voi ricordare e riconoscere che nei loro confronti avete una sola superiorità: la forza ». Quarant’anni dopo - legati come gran parte dei paesi europei, ad una legge antica ancora incerta fra l’assistenza e la sicurezza, la pietà e la paura - la situazione non è di molto mutata: limiti forzati, burocrazia, autoritarismo regolano la vita degli internati per i quali già Pinel aveva clamorosamente reclamato il diritto alla libertà… Lo psichiatra sembra, infatti, riscoprire solo oggi che il primo passo verso la cura del malato è il ritorno alla libertà di cui finora egli stesso lo aveva privato. La necessità di un regime, di un sistema nella complessa organizzazione dello spazio chiuso nel quale il malato mentale è stato isolato per secoli, richiedeva al medico il solo ruolo di sorvegliante, di tutore interno, di moderatore degli eccessi cui la malattia poteva portare: il valore del sistema superava quello dell’oggetto delle sue cure. Ma oggi lo psichiatra si rende conto che i primi passi verso la « apertura » del manicomio producono nel malato una graduale trasformazione del suo porsi, del suo rapporto con la malattia e col mondo, della sua prospettiva delle cose, ristretta e rimpicciolita, non solo dalla condizione morbosa, ma dalla lunga ospedalizzazione. Dal momento in cui oltrepassa il muro dell’internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale… viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione… "
Franco Basaglia, Le istituzioni della violenza, in:
AA. VV., L'istituzione negata. Rapporto da un ospedale psichiatrico, (a cura di Franco Basaglia; collana Nuovo Politecnico, n° 19), Giulio Einaudi editore, 1974⁷ [1ª edizione 1968]; il brano citato si trova alle pp. 129-130 (corsivi dell’autore).
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lamilanomagazine · 2 months
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Roma: Giunta capitolina approva Piano Merci
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Roma: Giunta capitolina approva Piano Merci. La Giunta capitolina ha approvato le linee guida del PULS, Piano Urbano della Logistica Sostenibile o Piano Merci, un documento innovativo che ha come obiettivo quello di sviluppare un approccio organico al tema della logistica urbana. Un piano quanto mai necessario in quanto, soprattutto nelle grandi città, il settore della logistica e delle merci ha un impatto in termini di spostamenti davvero notevole con oltre 300 viaggi di veicoli ogni 1000 persone al giorno e un aumento previsto dell'8% ogni anno. È evidente la necessità di soluzioni efficaci ed efficienti, di azioni in grado di sviluppare un approccio innovativo basato sull'assolvimento di specifiche funzioni della città come ad esempio le manutenzioni, i cantieri, il recupero dei rifiuti, le consegne e-commerce, che rappresentano l'80% sul totale complessivo dei flussi di merci in ambito urbano, differenziando le filiere interessate in base alle rispettive necessità. Il piano - frutto di un grande lavoro di ascolto e concertazione con tutti i principali stakeholder del settore che hanno avuto la possibilità di presentare osservazioni - si articola in dieci misure di breve, medio e lungo periodo: creazione di micro hub (spazi logistici di prossimità), incentivazione della ciclo-logistica per fornire una alternativa sostenibile alla mobilità di ultimo miglio delle merci, creazione di lockers al fine di compattare le consegne di più destinatari, accreditamento per veicoli a basso impatto ambientale, censimento stalli carico/scarico, revisione delle regole di accesso alla ztl, adozione del piano della logistica dei cantieri, creazione centri di distribuzione urbana, istituzione della logistica collaborativa per stimolare e favorire la collaborazione fra gli operatori della logistica e, infine, l'adozione dell'accordo quadro pluriennale che possa garantire continuità nel tempo. Ciascuna di queste misure prevede un percorso partecipato con tutti gli attori coinvolti per definire al meglio azioni e strategie, con l'obiettivo di un efficientamento del servizio e per gravare sempre meno sul sistema della mobilità cittadina. "Siamo molto soddisfatti – ha commentato l'assessore alla Mobilità Eugenio Patanè – perché Roma per la prima volta nella storia decide di dotarsi di un piano della merci e della logistica condiviso, di ampio respiro e con un orizzonte temporale esteso che garantisce agli operatori che, a fronte degli investimenti, non intervengano nuove regole che possano renderli inefficaci. È importante occuparsi delle merci sia da un punto di vista sociale che della mobilità. L'obiettivo, oltre a ridurre i mezzi e le emissioni inquinanti, è quello di lavorare insieme a tutti gli attori coinvolti per migliorare la qualità di vita delle persone e dei lavoratori".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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kneedeepincynade · 11 months
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The last screech of a dying empire before the world puts it in the grave, let the old eagle and its flock scream all they want,they are not long for this world anyway!
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
⚠️ IL PROGETTO ANTI-CINESE DEL "COMITATO RISTRETTO" DEGLI USA PROVOCHERÀ LA TERZA GUERRA MONDIALE | ARMI AL REGIME-FANTOCCIO DI TAIWAN, INDIA NELLA "NATO PLUS" E ACCESSO TOTALE DELLE FORZE ARMATE USA IN TUTTE LE BASI MILITARI DEGLI "ALLEATI" ⚠️
🌺 Chi segue il Collettivo Shaoshan conosce bene il "Comitato Ristretto della Camera degli USA sulla concorrenza strategica tra gli Stati Uniti e il Partito Comunista Cinese", un piccolo - ma potente - "comitato" a cui partecipano le figure più guerrafondaie dell'impianto imperialistico USA, come Mike Gallagher 🤮
🤮 Creato da Kevin McCarthy, Presidente della Camera dei Rappresentanti, rappresenta un ridicolo coacervo di avventuristi anti-Cinesi che passano le giornate a pianificare una gigantesca "guerra per procura" contro la Cina, permettendo - nel frattempo - ai peggiori trafficanti d'armi statunitensi di firmare contratti multi-miliardari con il regime-fantoccio di Taiwan e gli altri lacchè regionali, come Giappone e ROK 🤡
🤔 Prima di andare avanti, ecco qui ciò che serve per capire cosa sia il Comitato Ristretto:
🔺Partito Democratico e Partito Repubblicano si uniscono contro la Cina
🔺Gli imperialisti USA creano il "Comitato Ristretto" contro il CPC
🔺Di cosa si occuperà il "Comitato Ristretto" anti-Cinese e anti-Comunista?
🔺L'incontro tra Tsai Ing-wen e McCarthy promuove la guerra
😱 Ieri, il Comitato Ristretto ha ufficialmente pubblicato le sue "raccomandazioni" per «dissuadere Pechino dalla sua offensiva contro Taiwan», che secondo gli indomiti leccapiedi della Lockheed Martin e della Raytheon dovrebbero essere incluse nel "Fiscal Year 2024 Defense Act" 😛
一 La creazione di una riserva di armamenti per il regime-fantoccio e gli alleati degli USA nel Pacifico, con l'obiettivo di generare profitti da capogiro alle aziende del settore "Difesa" degli USA 🤑
二 Dare priorità alla fornitura di armi al regime-fantoccio, per costruire le basi per una "guerra per procura" anti-Cinese, sulla pelle della Popolazione dell'Isola, secondo il pericoloso mantra del «fino all'ultimo cittadino di Taiwan», dopo il «fino all'ultimo Afghano» e «fino all'ultimo Ucraino» 😡
三 Autorizzazione nell'NDAA FY24 per contratti di fino a cinque anni per la vendita di Siluri MK-48 e Missili Anti-Nave Harpoon, da consegnare al regime-fantoccio di Tsai Ing-wen 🤦‍♀️
四 Ulteriore rafforzamento delle Forze Armate USA in tutta la Regione Indo-Pacifico, per attuare una strategia di contenimento della Cina, e continuare ad occupare Okinawa, costruendo un pericoloso teatro di battaglia contro la Cina sulla pelle dei Giapponesi 🤦‍♀️
五 Espandere il coordinamento tra le Forze Armate USA e quelle del regime-fantoccio, per addestrarle al meglio a sacrificarsi per la Lockheed Martin & Co 🤹‍♂️
六 Istituzione di un Quartier Generale della Joint Force nel Pacifico, per coordinare al meglio il disgustoso avventurismo anti-Cinese 🤮
七 Preparatevi: accesso totale alle Basi degli "alleati" e "partner" in TUTTA la Regione 😡
八 Pianificazione con gli "alleati" (vd: lacchè) degli USA per l'imposizione di sanzioni economiche alla Cina in caso di «attacco a Taiwan» e inclusione dell'India nella "NATO Plus", che - oltre ai Paesi già membri NATO - dovrà contenere la ROK, il Giappone, l'Australia, la Nuova Zelanda e Israele ❗️
🇨🇳 丢掉幻想,准备斗争 ⚔️
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⚠️ US "SELECT COMMITTEE" ANTI-CHINESE PROJECT WILL CAUSE WORLD WAR TREE | WEAPONS TO THE PUPPET REGIME OF TAIWAN, INDIA IN THE "NATO PLUS" AND FULL ACCESS OF THE US ARMED FORCES TO ALL THE MILITARY BASES OF THE "ALLIES" ⚠️
🌺 Those who follow the Shaoshan Collective are familiar with the "US House Select Committee on Strategic Competition between the United States and the Communist Party of China", a small - but powerful - "committee" in which the most warmongering figures of the imperialist establishment participate USA, like Mike Gallagher 🤮
🤮 Created by Kevin McCarthy, Speaker of the House of Representatives, it represents a ludicrous collection of anti-Chinese adventurists who spend their days planning a gigantic "proxy war" against China, while allowing - in the meantime - the worst US arms dealers to sign multi-billion dollar contracts with the Taiwan puppet regime and other regional lackeys, such as Japan and ROK 🤡
🤔 Before going any further, here's what you need to understand what the Select Committee is:
🔺 Democratic Party and Republican Party unite against China
🔺US imperialists create "Select Committee" against the CPC
🔺What will the anti-Chinese and anti-Communist "Select Committee" do?
🔺 The meeting between Tsai Ing-wen and McCarthy promotes war
😱 Yesterday, the Select Committee officially published its "recommendations" to "dissuade Beijing from its offensive against Taiwan", which according to the indomitable lackeys of Lockheed Martin and Raytheon should be included in the "Fiscal Year 2024 Defense Act" 😛
一 The creation of an arms stockpile for the US puppet regime and allies in the Pacific, with the aim of generating dizzying profits for US "Defense" companies 🤑
二 Giving priority to the supply of weapons to the puppet regime, to build the foundations for an anti-Chinese "proxy war", on the skin of the people of the island, according to the dangerous mantra of «every last citizen of Taiwan», after «to the last Afghan» and «to the last Ukrainian» 😡
三 Authorized in NDAA FY24 for contracts of up to five years for the sale of MK-48 Torpedoes and Harpoon Anti-Ship Missiles, to be delivered to the puppet regime of Tsai Ing-wen 🤦‍♀️
四 Further strengthening of the US Armed Forces throughout the Indo-Pacific Region, to implement a strategy of containment of China, and continue to occupy Okinawa, building a dangerous theater of battle against China on the skin of the Japanese 🤦‍♀️
五 Expand coordination between the US Armed Forces and those of the puppet regime, to better train them to sacrifice themselves for Lockheed Martin & Co 🤹‍♂️
六 Establishing a Joint Force Headquarters in the Pacific, to better coordinate anti-China disgusting adventurism 🤮
七 Get Ready: Full Access to "Allies" and "Partners" Bases ACROSS THE Region 😡
八 Planning with the "allies" (see: lackey) of the USA for the imposition of economic sanctions on China in the event of an «attack on Taiwan» and the inclusion of India in the "NATO Plus", which - in addition to the countries already NATO members - must contain ROK, Japan, Australia, New Zealand and Israel ❗️
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fpietrantuono · 2 years
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Bene il bonus gas, ma che spreco questo pensiero fossile!
Avremmo potuto con le stesse risorse elettrificare tutte le case lucane e staccarle definitivamente dal gas.  Ed una volta elettrificate, abbattere la spesa per il gas del 100%  e ridurre anche quella elettrica. Giocarsi le ultime risorse fossili in questo modo equivale ad un' abbuffata da ultima cena!   La misura che il centrodestra ha pensato, non è nuova. E’ una classica misura di spesa corrente a pioggia, sempre funzionale ad alimentare consenso, specialmente al sud dove il tasso di delusione verso il modo di investire le risorse da parte delle istituzione è a livelli altissimi.  Ma essendo le ultimi risorse derivanti dallo sfruttamento intensivo del nostro territorio sarebbe corretto comunicare che vale per i prossimi 7 anni. Dopodiché la festa è finita e avremo addosso la tempesta perfetta senza nemmeno un piccolo ombrello.
Sarebbe invece veramente utile, e moralmente corretto, pensare la stessa  misura di agevolazione della spesa del gas  legandola all’emergenza in corso.  Sarebbe molto meglio utilizzare queste compensazioni per un sostegno selettivo verso imprese e famiglie più in difficoltà, dando priorità alle famiglie in situazione di povertà energetica aiutandole anche sul consumo elettrico, ed alle imprese che per necessità di gas o per consumi massicci di energia sono più in difficoltà.  E’ un momento delicatissimo, di tensioni fortissime, in cui la Russia, quale principale fornitore di gas all’Italia, ha annunciato addirittura  un taglio del 25% della fornitura. In questo contesto è necessario un intervento straordinario da concordare con le parti sindacali e datoriali che non possono assolutamente essere tenute fuori.  Le nubi che si stanno addensando richiedono la massima responsabilità e partecipazione. Pensare di poter uscire indenni da questa tempesta con misure di solo consenso è un illusione.
Contemporaneamente, serve programmare con risorse definite la totale elettrificazione dei consumi energetici, a partire dal residenziale ed a seguire imprese e trasporti. Non definire un chiaro piano di transizione energetica non potrà che portare ulteriori costi per la Basilicata. Con le stesse risorse è necessario costituire un fondo strutturale di investimenti in transizione energetica.  Molti cittadini lucani sono già passati al modello no-gas  e tanti altri stanno passando.  Molti Paesi Europei si stanno muovendo  togliendo i sussidi e mettendo al bando, a partire dal 2025, caldaie a gas o ad altri carburanti fossili.  Per una questione ambientale e climatica, ma anche per catturare una grande opportunità in termini di riqualificazione edilizia e di risparmio vero, totale e duraturo per i lucani, dobbiamo impiegare quelle risorse per sostenere il modello di casa efficiente, green, economica. Anziché avere un risparmio del 50% sulla bolletta del gas, non è meglio risparmiare il 100% dal gas e più del 50% di elettricità?!
Diversamente, Bardi, potrà anche recuperare un pò di consenso ma avrà bloccato ancor di più la nostra Regione  su un modello fossile che inevitabilmente porterà al disastro la Basilicata.
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gcorvetti · 2 years
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Sempre io?
Dopo l'ultima, per non dire l'ennesima oramai, litigata mi trovo in una situazione di stallo non solo familiare ma anche professionale. Come sempre devo essere io a farmi avanti per parlare, la mia sensazione è che dovrei chiedere scusa ma scusa di cosa di aver detto cosa penso e quali sono le mie sensazioni in questo momento? Perché non si fa avanti lei visto che l'interesse è reciproco, sempre se c'è interesse da parte di lei, cosa che a me non sembra proprio, mi duole dirlo ma ho come l'impressione che a lei di me non freghi un cazzo, senza dire che forse non le è mai fregato niente e che stare con me è stato meglio che con un altro o a quanto pare peggio, vorrei vedere se beccava l'alcolizzato violento. Questo si allaccia alle discussioni che mi faceva la Piccina un giorno mi disse : 'Qua le donne non hanno un metodo di scelta dell'uomo, che so se hanno gli stessi gusti o interessi, certo non tutte, ma la maggior parte si accontenta di uno qualsiasi basta avere uno accanto'; queste parole risalgono oramai a tre anni fa circa, ma non ho mai pensato che lei fosse così, almeno non fino ad ora. C'è anche il fattore sostegno che mi è sempre pesato in qualsiasi cosa faccio a livello artistico, per il lavoro tutto è buono basta che porto i soldi a casa senza la minima idea di come mi sono sentito in questi 12 anni a essere preso in giro, insultato ed al razzismo che ho dovuto subire da parte dei suoi concittadini solo perché non sono estone (fanculo trogloditi). Ieri ho realizzato la mia prima opera d'arte ready-made che è fondamentalmente una testa dentro uno scatolo, titolo il conformista non sto a spiegare non è il caso magari faccio un post ad hoc, quando le parlai di sta idea e delle altre che ho in mente mi disse bello, ma ieri quando l'ha vista ha fatto la faccia come se fosse una cosa inutile, ora, se facevi la shampista (niente da levare alle shampiste è un modo di dire) posso capirlo, ma sei la scenografa e costumista del teatro centrale e di quelli piccoli annessi, hai fatto quadri e mostre nella tua vita, dammi almeno un giudizio artistico, cosa devo pensare che anche tu sei come gli altri che mi butti giù perché non sono estone? Dopo 23 anni che stiamo assieme un minimo di aiuto morale no? Porco dio, poi oggi aveva sta cosa come se io non ho intenzione di riappacificare la situazione che è di merda, scusa tu non hai interesse a fare il primo passo, devo farlo come sempre io? Ma che cazzo di situazione di merda, che si somma al fatto che a sto punto andrei via volentieri e qualsiasi posto sarebbe meglio di sto buco di culo in culo al mondo piatto come la mente di questi trogloditi alcolizzati, ma non ho i soldi per affrontare uno spostamento con tutta la roba che ho, si potrei vendere la strumentazione, ma resto comunque con una quantità di cose che mi servono, non compro cazzate, da portare via, mi servirebbe un'auto, l'ideale sarebbe un furgone, così non devo vendere la batteria. Trovare un lavoro è accettare uno stipendio da fame, 5,30€ lordi all'ora, e fare tante ore implicherebbe un totale annientamento di me stesso come artista, non voglio fare lo schiavo di sti stronzi; sto trovando difficoltò anche a fare il mio business proprio perché non sono estone, cioè ma siete dei razzisti di merda, altro che integrazione come dice la comunità europea, qua si calpestano i diritti di chi viene a vivere in un paese che in teoria fa parte di questa grande merdata che è l'UE. Cercarmi una casa in affitto è impensabile, sia per questo motivo che per il fatto che non ho un lavoro e nessuno affitta una casa a un disoccupato, questo è logico ovunque non solo qua, ma sono sicuro che troverei comunque difficoltà stando fuori da tutti i circoli benpensanti come l'università, per carità se lavori all'università ti aprono le porte, se sei uno che è arrivato qua per amore e quindi non hai connessioni con nessuna istituzione che fai?
Sono dell'idea che a sti coglioni non piace lo straniero che ha più capacità di loro perché li fa sfigurare a casa loro, dopo 40 anni di musica non riesco neanche a trovare una serata, qualcuno che vuole suonare con me, vivo circondato da muri di gomma dove sbatto continuamente.
Ieri Picci mi ha detto : 'Ma scusa, che te frega di fare una ditta che poi devi pagare le tasse e preoccuparti di vendere e magari deprezzare il tuo operato solo perché sti stronzi non vogliono farti crescere, vai in nero e mandali a fanculo'; infatti penso che farò così, inizio tranquillamente a vendere le mie cose stampate in 3D come se fossi un hobbista qualsiasi che vuole riprendere i soldi spesi peri filamenti se prendo contanti è anche meglio, così non risulta nessun movimento bancario, la cosa che mi può accadere è che mi fanno una multa, non so di quanto, ma posso sempre dire che è un hobby e che non ci guadagno tanto da dover aprire una ditta ecc ecc. Si me ne fotto, i pusher alzano 10k al mese, forse anche più, vendendo erba che è anche illegale, certo beccarli non è facile, se la polizia sapesse fare il suo mestiere, non c'è la piazza qua, quindi non sono a vista come in Italia, fanno gli appuntamenti online via messenger o whatsapp e poi prendono contanti.
Quindi oggi ho messo in vendita le zucche per halloween che avevo fatto l'anno scorso, magari non ne vendo neanche una o magari qualcuna, di sicuro non divento ricco ma neanche sbarco il lunario in questo paese di merda.
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Rinnovo della Pubblica Amministrazione, i chatbot possono essere la giusta opzione?
Si parla sempre con più insistenza di rinnovo della Pubblica Amministrazione. Innovazione, svecchiamento e tante altre soluzioni per cambiare una PA italiana sempre accusata d'essere rimasta troppo indietro. Rinnovo della Pubblica Amministrazione, a che punto è? Una situazione, quella del rinnovo della Pubblica Amministrazione, che possiamo osservare tramite il primo Osservatorio dedicato all’applicazione dell’intelligenza artificiale nel mondo delle Pubbliche Amministrazioni. I dati che ne derivano dallo studio sono innumerevoli a partire dal conteggio dei comuni che si affidano a chatbot o assistenti virtuali all’interno dei propri siti d’informazione. Infatti, risulta che sono 27 le realtà comunali made in Italy, su quasi 8mila presenti sul territorio, che utilizzano questi virtual twin altamente innovativi per supportare i singoli consumatori nella quotidianità: si tratta quindi dello 0,33% circa del totale.  Intervista a Ernesto Di Iorio, CEO di QuestIT Domanda sorge spontanea: chi ha creato questo primo osservatorio? Il documento in questione, che sarà aggiornato annualmente, è frutto della partnership tra il Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive dell’Università di Siena e QuestIT, azienda anch’essa senese che si specializza nella realizzazione di tecnologie proprietarie d’intelligenza artificiale. Proprio con QuestIT abbiamo scambiato quattro chiacchere tramite il suo CEO, Ernesto Di Iorio: Partiamo con una domanda per conoscerci meglio: cos'è e come nasce QuestIT? QuestIT è un’azienda italiana che da 15 anni è specializzata nello sviluppo di tecnologie proprietarie di Intelligenza Artificiale, in particolare di IA conversazionale, ovvero nello sviluppo di tecnologie in grado di comprendere e dialogare in linguaggio naturale. QuestIT nasce nel 2007 come spin-off dell’Università di Siena, del gruppo di ricerca in Intelligenza Artificiale per professor Marco Gori. Negli ultimi due anni, QuestIT ha registrato un aumento del fatturato del 30%. Oggi è tra le aziende italiane leader nel settore dell’IA e la più diffusa nella Pubblica Amministrazione. Uno dei vostri ultimi studi parla di quanti comuni italiani utilizzano i chatbot: perché per la Pubblica Amministrazione i chatbot possono essere uno strumento utile? Il nostro Osservatorio sulla diffusione dell’IA nella Pubblica Amministrazione ha indagato lo stato dell’arte dei comuni italiani per comprenderne la diffusione della digitalizzazione. In Italia il processo di trasformazione digitale degli enti pubblici è notevolmente a rilento, solo lo 0,3%, infatti, ha avviato questa innovazione con Assistenti Virtuali o chatbot. I nostri Assistenti Virtuali, riducono la distanza tra istituzione e cittadini, velocizzano l’accesso ad informazioni, documenti e certificati, rendono più efficiente il lavoro dei funzionari e contribuiscono ad aumentare la soddisfazione di cittadini e funzionari. La Pubblica Amministrazione, con soluzioni di Intelligenza Artificiale conversazionale, potrà fornire un servizio sempre attivo, garantire il download di certificati direttamente da casa (tramite l’identificazione SPID), ridurre le attese, prenotare appuntamenti in piena autonomia ma anche trovare facilmente le informazioni sui cittadini da parte degli operatori con una semplice richiesta vocale o testuale. Migliore tecnologia vuol dire una Pubblica Amministrazione più efficiente? Assolutamente sì. Come abbiamo appena detto, l’Intelligenza Artificiale migliora nettamente l’efficienza della PA, sia per i cittadini che possono in autonomia accedere alle informazioni di proprio interesse, sia per i funzionari che ricevono supporto nella gestione delle richieste di primo livello e che possono utilizzare un Assistente Virtuale, ad esempio, per accedere a documenti e informazioni in pochi secondi. Investire in tecnologie evolute significa garantire un servizio senza interruzioni, in grado di rispondere anche a richieste complesse, di eseguire azioni in autonomia come la prenotazione di un appuntamento, l’accesso a certificati personali tramite l’identificazione SPID, etc. Migliore è la tecnologia, più possibilità e opportunità si possono ottenere. Quanta strada ancora c'è da fare in questo ambito? La strada è ancora lunga ma il percorso è quello giusto. Educare la Pubblica Amministrazione all’efficienza di strumenti tecnologici evoluti è arduo ma la consapevolezza sull’utilità della tecnologia, e in particolar modo dell’Intelligenza Artificiale, si sta diffondendo. Il nostro compito è quello di mostrare, con esempi pratici e dati, l’utilità effettiva di questi strumenti. I comuni che hanno già adottato le nostre tecnologie hanno riscontri positivi e, soddisfatti dai risultati ottenuti, stanno implementando le nostre soluzioni in tutti gli uffici così da garantire un servizio efficiente qualsiasi sia l’esigenza del cittadino. Non solo i Comuni ma molti enti pubblici (settore idrico, energetico, smaltimento rifiuti) hanno già scelto i nostri Assistenti Virtuali per migliorare il servizio al cittadino: migliore gestione degli appuntamenti, riduzioni di tempi di attesa allo sportello, operatività h24. Motivo per cui ci sentiamo di dire che il lavoro che svolgiamo ogni giorno ci rende fiduciosi su una rapida evoluzione della PA in termini di digitalizzazione e potenziamo dei servizi ai cittadini. Quali sono le iniziative e gli studi che QuestIT mette in campo in questo senso? Oltre all’importante lavoro fatto con l’Osservatorio e alle collaborazioni con diverse università italiane, abbiamo un team di Ricerca e Sviluppo che si dedica completamente allo studio delle nuove opportunità. Abbiamo, infatti, perfezionato il nostro servizio ai clienti implementano il riconoscimento delle emozioni, la tecnologia di Emotion analysis permette ai nostri assistenti virtuali di riconoscere lo stato d’animo dell’utente, aumentando così il livello di engagement e personalizzazione dell’intera esperienza. In base allo stato d’animo rilevato, infatti, l’Assistente Virtuale è in grado di adattare la conversazione. Rivoluzionare la Customer eXperience mediante la tecnologia significa modellarla alle esigenze dei clienti, con esperienze nuove che facilitano e velocizzando la ricerca di informazioni e prodotti e rendono possibili attività finora non accessibili a tutti. Un esempio? Stiamo lavorando su un progetto ambizioso che ha l’obiettivo di rendere il web, e non solo, accessibile ed inclusivo. Questo permetterà alla PA e a tutte le aziende di garantire un servizio sempre attivo e accessibile anche alle persone con disabilità sensoriali, le quali potranno finalmente accedere alle informazioni di cui necessitano senza più barriere. I cittadini con disabilità sensoriale potranno, così, avvalersi di uno strumento che li aiuterà a reperite, in modo semplice e veloce, tutte le informazioni di cui hanno bisogno. Read the full article
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sciscianonotizie · 2 years
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Istruzione, 100 milioni per Scuola Viva: 500 istituti campani aperti anche il pomeriggio
 Cinquecento scuole e 300mila studenti coinvolti, un investimento complessivo di 100 milioni di euro per 4 annualità, 50mila euro all’anno ad ogni istituzione scolastica per la realizzazione di 12.000 laboratori extracurriculari e l’apertura pomeridiana degli istituti per un totale di 480.000 ore, grazie al coinvolgimento di circa 13.000 tra enti e associazioni partner. Sono questi i numeri del nuovo ciclo di programmazione di Scuola Viva, presentato questa mattina nella sala De Sanctis di Palazzo Santa Lucia dal Presidente Vincenzo De Luca e dall’Assessore regionale alla Scuola Lucia Fortini.
“Cerchiamo di fare quello che è nelle nostre possibilità, partiamo dalla scuola per cambiare il mondo” ha detto il presidente De Luca rinnovando l’impegno della Regione a  “tenere aperte 500 scuole anche di pomeriggio e di sera, per consentire alle ragazze e ai ragazzi di fare stage formativi, laboratori teatrali e musicali, di ceramica. Li teniamo impegnati ma soprattutto trasmettiamo valori positivi”.
De Luca parlando dell’iniziativa alla luce ha ricordato l’escalation di violenza giovanile a Napoli: “Abbiamo notizie di cronaca che ci arrivano ormai quotidianamente che sono drammatiche, come quella di ieri dell’acido gettato su due ragazze in strada. Credo che da parte nostra questo sia il contributo maggiore che possiamo dare per contrastare il dilagare della violenza nel mondo giovanile”.
De Luca ha sottolineato ancora: “Il nostro rapporto con la scuola passa anche per il rispetto per insegnanti e dirigenti. In Italia è scomparsa l’autorità, è difficile avere rapporti nelle scuole e con le famiglie. A volte succede che un richiamo a una ragazza per un abbigliamento inappropriato diventi uno scandalo. Ricordo che ci sono Paesi nel mondo in cui si va a scuola in divisa, come in Gran Bretagna, oltre che Giappone e Corea. Da quelle parti ci si presenta a scuola rispettando la dignità”.
“Si ricomincerà come avevamo finito con i laboratori di teatro, di musica, di sport ma anche di latino e matematica – ha aggiunto l’assessore Fortini –  Le nostre scuole ricominceranno ad operare nel pomeriggio e a dare qualche opportunità ai nostri ragazzi. Scuola Viva al di là dei soldi che investiamo è un insieme di eventi che traduce in realtà la nostra fiducia in persone che credono in quello che fanno, a partire dalle associazioni. I ragazzi la prendono bene, si impegnano e se devono imparare cinque pagine a memoria per un laboratorio di teatro lo fanno con ancor più responsabilità rispetto al normale studio dei testi scolastici. Insomma, mettiamo in campo modalità diverse attraverso cui trasmettere ai nostri giovani competenze e conoscenza”.
source https://www.ilmonito.it/istruzione-100-milioni-per-scuola-viva-500-istituti-campani-aperti-anche-il-pomeriggio/
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corallorosso · 3 years
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Pfas in Veneto, la mappa dei veleni: in 51 Comuni alimenti contaminati, dalle albicocche alle uova. Il rapporto tenuto segreto dalla Regione La Regione Veneto ha tenuto segreti per quattro anni i dati sulla contaminazione alimentare dovuta alle sostanze perfluoroalchilidiche (più noti come Pfas) che inquinano da decenni la falda idrica nelle province di Vicenza, Padova e Verona. Dopo aver ottenuto ad aprile dal Tar la pubblicizzazione del “Piano di campionamento degli alimenti” effettuato nel 2016-17, che riguarda gli effetti del più vasto inquinamento di questa natura che si sia registrato in Veneto, il movimento Mamme No Pfas e Greenpeace hanno diffuso i risultati, che indicano la presenza diffusa e drammatica delle sostanze negli alimenti di origine vegetale e animale coltivati in zona rossa, l’area più contaminata. (...) La Regione si era opposta all’accesso agli atti nel luglio 2020 e si era ripetuta in ottobre, nonostante l’accoglimento del ricorso al Garante per la Difesa dei Diritti della persona e Difesa civica. C’è voluto il Tar per “accertare l’illegittimità” delle azioni della Regione. L’inquinamento, come raccontato più volte da ilfattoquotidiano.it, è stato causato da sversamenti dell’industria Miteni di Trissino, per i quali nel luglio scorso – 8 anni dopo la scoperta dell’inquinamento della falda – è iniziato un processo. Gli imputati sono 15 (i vari proprietari della Miteni), le parti civili quasi 200: tra queste ministeri, Regione, Province, Comuni, associazioni ambientaliste e tanti cittadini privati. Tra i reati contestati avvelenamento delle acque, disastro doloso, inquinamento ambientale. Dal momento degli sversamenti, peraltro, nessuna istituzione ha preso alcuna iniziativa per limitare la contaminazione delle falde e quindi di riflesso sull’acqua usata in agricoltura e allevamento nelle tre Province venete. (...) Gli alimenti Sono 26 gli alimenti risultati positivi con almeno una molecola di Pfas, per un totale di 204 campioni su 792 (i dati forniti sono inferiori a quelli del rapporto 2019 dell’Iss). I risultati più allarmanti, sotto il profilo della somma di Pfas, sono illustrati nella tabella a sinistra. Tanto per fare qualche esempio: dai 600 ai 3500 nanogrammi per chilo nelle albicocche, dai 100 ai 1300 nella lattuga, dagli 800 ai 2900 nell’uva da vino, dai 100 ai 37100 nelle uova di gallina. (...) Attacco alla Regione Greenpeace e Mamme No Pfas accusano l’amministrazione regionale. “Nonostante i valori allarmanti, dal 2017 la Regione Veneto non ha effettuato ulteriori monitoraggi né intrapreso azioni risolutive per azzerare l’inquinamento e ridurre, almeno progressivamente, la contaminazione delle acque non destinate all’uso potabile. Inoltre, per quanto è noto, risulta che la Regione ha finora ignorato il rischio per l’intera comunità nazionale e non solo, visto che alcuni di questi alimenti potrebbero essere venduti anche all’estero. Si tratta di mancanze intollerabili: chi è responsabile della salute pubblica ha il dovere di fare tutto il possibile per affrontare concretamente un problema sanitario così rilevante”. (...) Alla Regione viene chiesto “di avviare al più presto un nuovo monitoraggio sugli alimenti prodotti in area rossa e arancione e, partendo dai dati del 2017, di adottare misure urgenti per ridurre i rischi per la salute delle persone”. Non risulta siano più state fatte analisi dopo il 2017, né adottati interventi per ridurre l’inquinamento, nonostante una delibera della giunta regionale del 2019. Alla comunità scientifica chiedono “di analizzare l’intero set di dati, che può essere richiesto a Greenpeace e a Mamme No Pfas”. Le zone inquinate sono Rossa A con 25 Comuni, Rossa B con 26 Comuni, Arancione con 12 Comuni, Gialla con 45 Comuni. In tutto sono oltre cento. Nell’immagine a sinistra si possono vedere i territori delle province di Vicenza, Verona e Padova dai quali sono stati rilevati i campioni alimentari contaminati. Le percentuali di contaminazione vanno dal 16 per cento di Legnago al 48 di Brendola, dove quindi un alimento su 2 campionati risultava contaminato. di Giuseppe Pietrobelli
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Regione Salento: un sogno durato lo spazio d’una sera
di Nazareno Valente
  Con telegramma del 18 dicembre 1946, il deputato Vito Mario Stampacchia comunicava con esultanza al sindaco di Brindisi, Francesco Lazzaro, che la sottocommissione costituente aveva deliberato l’istituzione della Regione Salento.
Dal tono del telegramma sembrava che fosse ormai cosa fatta, invece così non era, tanto è vero che, nel prosieguo dell’iter, la proposta si arenò o, per essere più precisi, fu fatta sparire, perché depennata dall’elenco.
In conclusione, non se ne fece nulla.
Ciò che avvenne si tinge in effetti di giallo. Un giallo tuttora da risolvere, considerato che l’assassino rimane avvolto nell’ombra. Certo si conosce l’organismo che, al momento opportuno, tolse la Regione Salento dall’elenco, ma è avvolto nel mistero chi fu il reale mandante di questa decisione. C’è però qualche sospetto, ed i più sono propensi a credere che fu Aldo Moro, allora deputato della Costituente, l’autore dell’intervento che mortificò le aspirazioni della nuova regione.
In effetti, tutti gli indizi fanno credere che Aldo Moro non fu estraneo ai fatti, anzi ne fu uno dei più ragguardevoli artefici. Ma non certo il solo. Né forse quello principale. Ci furono varie circostanze sfavorevoli che tramarono contro il progetto ma, in maniera preponderante, pesò sulla decisione la dura posizione assunta a riguardo da un’altra forza politica, che Moro sfruttò per salvaguardare gli interessi dell’elettorato barese.
Almeno questo a mio parere; parere maturato dopo attenta lettura dei verbali dei vari organismi della Costituente che deliberarono sull’autonomia regionale.
Per poterci capire qualcosa è necessario ritornare a quei tempi e ricostruire la situazione politica d’allora e le modalità con cui l’organo costituente decise di operare.
In merito a quest’ultimo punto, l’Assemblea Costituente si riunì per la prima volta il 25 giugno 1946, senza che il governo avesse in precedenza elaborato un progetto di Costituzione. Ci�� rese necessario che fosse preliminarmente definito un progetto organico ed articolato da sottoporre poi alla discussione delle sedute pubbliche dell’Assemblea. Per questo motivo la Costituente nominò al proprio interno una “Commissione per la Costituzione”, incaricata di redigere uno schema che l’Assemblea avrebbe poi valutato articolo per articolo. Tale commissione, composta da 75 deputati della Costituente in modo da rispecchiarne la composizione partitica, prevedeva al proprio interno tre rappresentanti eletti nella circoscrizione salentina Lecce-Brindisi-Taranto, vale a dire Giuseppe Codacci Pisanelli (Democrazia Cristiana, nel seguito DC), Giuseppe Grassi (Unione Democratica Nazionale, che accorpava centristi e liberali) e Ruggero Grieco (Partito Comunista Italiano, PCI), oltre ad altri personaggi politici di spicco, quali, ad esempio, Nilde Iotti e Palmiro Togliatti del PCI e Aldo Moro della DC.
Nella prima riunione del 20 luglio la Commissione dei 75 si suddivise in tre sottocommissioni, ciascuna incaricata di definire il testo riguardante specifici argomenti istituzionali. La trattazione dell’autonomia regionale toccò alla seconda Sottocommissione che iniziò ad esaminare una prima bozza redatta da un gruppo di lavoro di dieci suoi componenti coordinati dal deputato Ambrosini (DC).
Sin dall’inizio dei lavori sorsero non banali conflitti di competenza tra le varie sottocommissioni, per cui la Commissione dei 75 decise la costituzione di un comitato di 18 suoi componenti, incaricato di esaminare i testi prodotti dalle tre sottocommissioni e di compilare un progetto organico ed unitario. Questo comitato fu chiamato “Comitato di redazione” o anche “Comitato dei 18” e tra i suoi componenti comprese, tra gli altri, Giuseppe Grassi e Ruggero Grieco eletti nella circoscrizione salentina, Aldo Moro e Palmiro Togliatti, come già riportato esponenti di rilievo dei partiti allora maggioritari, vale a dire la DC ed il PCI.
La situazione politica era infatti condizionata da questi due partiti di largo seguito. Il PCI poteva contare sull’appoggio dei socialisti, presentatisi alla consultazione avendo messo d’accordo le varie anime del partito, da quella più moderata a quella più radicale. La sigla stessa (PSIUP, Partito Socialista di Unità Proletaria) esprimeva però una qual certa preponderanza della corrente vicina alle posizioni comuniste. Il rapporto di forza era così quasi equamente controbilanciato: la DC aveva 207 dei 556 seggi disponibili, il PCI ed il PSIUP, rispettivamente 104 e 115, e, quindi, nel totale 219 seggi. Ciascuno di questi due blocchi cercò naturalmente di far prevalere il proprio indirizzo.
Come detto il governo non aveva fornito alcuno schema sul decentramento dei poteri dello Stato, tuttavia per questioni di opportunità un paio di settimane prima che si costituisse la Repubblica, i moti di separatismo avviati in Sicilia avevano fatto già decidere la costituzione della regione Sicilia. In aggiunta, nel settembre 1946, a seguito dell’accordo De Gasperi-Gruber, fu costituita la regione autonoma Trentino-Alto Adige. Come dire che, sebbene l’ordinamento statale non prevedesse neppure l’esistenza delle Regioni, ma solo quella delle Province e dei Comuni, erano già state costituite due regioni, e in più ad ordinamento autonomo. Di fatto le regioni, che sino ad allora erano esistite solo come entità statistiche di rilevazione, furono introdotte nell’organizzazione statale prescindendo da un qualsiasi preliminare giudizio di merito dell’organo preposto alla stesura della Costituzione. In definitiva la Costituente si trovò di fronte ad un fatto compiuto: il riconoscimento che la Regione fosse uno degli enti locali attraverso cui si sviluppasse l’articolazione autonomistica dello Stato, che fino ad allora s’era incentrato sui soli Comuni e Province.
Proprio su questo versante s’innescò la contrapposizione tra le diverse tendenze politiche dei due principali partiti del tempo.
Sulla definizione della regione si scontrarono quindi concezioni politiche e culturali diverse, già delineate in età liberale e nel periodo fascista ed in linea con il processo di trasformazione della società avviato nel corso della Resistenza.
Se i cattolici consideravano la regione uno strumento per superare un impianto fortemente gerarchico e centralistico e per meglio rappresentare gli interessi emergenti dal territorio, le sinistre manifestavano, invece, ferma avversione alla realizzazioni di troppe regioni che potessero minare l’unità dello Stato. Alla fin fine si cercò quindi una via di mezzo facendo prevalere le ragioni politiche contingenti rispetto ad un augurato effettivo rinnovamento. Per altro tutti sembrarono inizialmente propensi a prevedere l’istituzione delle regioni, ed in tal senso furono tutti d’accordo, tranne un deputato,  previa però abolizione – o quanto meno ridimensionamento giuridico – delle province.
Sicché già dal 14 novembre 1946 la seconda sottocommissione approva che «Il territorio della Repubblica è ripartito in Regioni e Comuni. La Provincia è una circoscrizione amministrativa di decentramento regionale». In definitiva la Provincia, da sede di decentramento dell’amministrazione statale, viene declassata a circoscrizione amministrativa di decentramento regionale. Il che condizionò le successive discussione, in quanto tra Comune e Regione pareva a taluni mancare un ente intermedio, e spostò il problema dalla pura e semplice istituzione delle regioni alla loro composizione territoriale nelle quali si cercava di recuperare la persa autonomia provinciale.
Come già riportato, sino ad allora il termine “regione” non era mai stato definito in termini istituzionali, ma solo ai fini statistici e, a tale scopo, utilizzato per la prima volta nell’Annuario statistico italiano del 1912. Era pertanto una ripartizione dello Stato che, pur tenendo conto delle tradizioni storico-geografiche, obbediva in prevalenza ad un criterio burocratico di suddivisione. Cosa questa riscontrabile, ad esempio, nel non considerare a sé stanti la Valle d’Aosta ed il Friuli, inserite per questioni quantitative rispettivamente nel Piemonte e nel Friuli, oppure nel non nominare neppure la Romagna, inclusa anonima nell’Emilia. Ma anche desumibile in alcune denominazioni scelte: tipico il plurale, “Puglie”, adottato per la nostra regione, probabilmente ad indicare un accorpamento di zone con tradizioni non certo del tutto omogenee.
Pur tuttavia, come vedremo, nella discussione il criterio statistico divenne, soprattutto quando convenne, pure storico-geografico e richiamato da chi – non del tutto a torto – temendo che il fiorire delle richieste regionalistiche potesse frantumare l’unità del paese appena conquistata con la guerra di liberazione, preferì il rigido mantenimento delle suddivisioni regionali stabilite dai demografi. Fatte naturalmente salve le eccezioni dovute a ragioni di opportunità politica.
In ogni caso, il declassamento della Provincia fece lievitare il numero di proposte di istituzioni di regioni che s’aggiungevano a quelle previste dagli annuari statistici, che per la cronaca allora erano le seguenti: Piemonte, Lombardia, Venezia Tridentina (Trentino-Alto Adige), Veneto, Venezia Giulia, Liguria, Emilia, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzi e Molise, Campania, Lucania, Puglie, Calabrie, Sardegna e Sicilia.
Così, tra le tante, alla seconda sottocommissione arrivò anche la proposta d’istituzione della Regione Salento.
Ne fu relatore Codacci Pisanelli (DC), incaricato dalla sottocommissione stessa di riferire anche sulla proposta della Regioni Daunia.
Nella seduta pomeridiana del 16 dicembre 1946 ed in quella antimeridiana del giorno successivo, Codacci Pisanelli illustrò la proposta della regione salentina, non nascondendo di essere uno dei sette deputati della circoscrizione di Lecce, Brindisi e Lecce firmatari dell’istanza. Sebbene ne nominasse poi, oltre sé, solo altri cinque, vale a dire Beniamino De Maria (DC), Vincenzo Cicerone (Blocco Nazionale delle Libertà, d’ispirazione monarchica), Giuseppe Grassi (liberale), Luigi Vallone (liberale), Vito Mario Stampacchia (socialista), le successive votazioni avvenute in Assemblea evidenziarono che il settimo era Antonio Gabrieli (DC).
Erano in pratica quasi tutti deputati votati in prevalenza a Lecce, tranne proprio Stampacchia, eletto grazie ai voti ottenuti per quasi il 95% a Brindisi e Taranto. Degli altri eletti nella stessa circoscrizione salentina ci fu chi mantenne sempre le distanze dalla proposta — Alfonso Motolese (DC), Italo Giulio Caiati (DC), Giuseppe Ayroldi (Blocco Nazionale delle Libertà) e Pasquale Lagravinese (Blocco Nazionale delle Libertà) — senza però manifestare neppure dissenso, e chi, Ruggero Greco (PCI), la osteggiò in maniera palese, ma non dalle primissime battute.
La proposta tuttavia nacque in parte debole, sottoscritta com’era dai soli deputati leccesi, ma, almeno in prima istanza, godeva del vantaggio di non essere osteggiata dai democristiani e di non sollevare troppe critiche tra i comunisti. Il fatto che fosse stata sottoscritta da Codacci Pisanelli la salvaguardava da eventuali attacchi in massa dei democristiani eletti nelle circoscrizioni diverse da quella di Bari; l’appoggio incondizionato di Stampacchia serviva invece a smussare l’opposizione ideologica delle sinistre in genere e dei comunisti in particolare.
Infatti unica tra le proposte  presentate ottenne anche l’espressione favorevole del deputato comunista Nobile, che per l’occasione si disallineò dalle posizioni di principio del suo partito, tanto da essere ripreso in maniera evidente da Terracini (PCI) il quale per l’appunto, riguardo tale intervento, osservò «che esso è in contrasto con quanto, in altre occasioni, lo stesso onorevole Nobile ha affermato a proposito delle varie disposizioni contenute nel progetto sulle autonomie locali».
La reprimenda servirà a far rientrare tra i ranghi il deputato Nobile che, al momento della votazione della proposta, a scanso di equivoci, dichiarerà espressamente di volersi astenere. Spontanea o meno che sia stata questa astensione, la proposta non sollevò se non l’opposizione d’un paio di deputati e la contrarietà di principio di Terracini (PCI). Per cui la seconda sottocommissione della Commissione dei 75 approvò l’istituzione della regione Salento, senza che fossero sollevati rilevanti ostacoli.
I primi problemi di fondo emergono però nel corso della stessa seduta, quando s’inizia a discutere la proposta di «costituire la Regione della Romagna e la Regione emiliano-appenninica» che, di fatto, significava spaccare in due l’Emilia e Romagna. Nel dettaglio s’intendeva unire la Lunigiana ed il porto di La Spezia alle province di Modena, Reggio, Parma e Piacenza, costituendo la Regione denominata a volte Emiliana-Lunense, altre Emilia-Appeninica, mentre le province di Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì avrebbero costituito la regione Emilia e Romagna.
La proposta della Regione Emiliana-Lunense trovò favorevoli gli esponenti democristiani e fortemente contrari i comunisti che tentarono in tutti i modi di far rinviare la proposta senza però riuscirci. Dopo animata discussione, venne infatti approvata.
Il giorno successivo, 18 dicembre, esaurita la discussione su tutte le nuove proposte, risultano approvate le seguenti regioni: «Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli, Liguria, Emilia-Appenninica, Emilia e Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzi, Molise, Campania, Puglia, Salento, Lucania, Calabria, Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta».
A questo punto però si ravvisa necessario che sulle nuove proposte (vale a dire Molise, Salento, Emilia-Appeninica, Emilia e Romagna, Friuli) venga acquisito il parere alle amministrazioni comunali e provinciali interessate.
Sicché la seconda Sottocommissione, nell’approvare l’elenco delle regioni, «esprime il voto che le sue delibere relative alla costituzione di nuove Regioni… vengano comunicate ai Comuni, alle Deputazioni provinciali ed alle Camere di commercio delle Regioni nelle quali le Regioni costituende sono attualmente comprese, perché, volendo, esprimano su tali delibere il loro voto».
Poiché comunque i suddetti pareri non sono vincolanti, la costituzione della Regione salentina non pare debba correre soverchi pericoli, tant’è che uno dei proponenti, il deputato Stampacchia, è così certo della buona riuscita dell’iniziativa da darne comunicazione a tutte le autorità interessate la sera stessa del 18 dicembre.
(1 – continua)
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arnasco · 4 years
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Fase 1: geografia del contagio e “caso” Lombardia
Il quadro del contagio ci mostra in maniera evidente come questo non sia diffuso in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. La Lombardia rappresenta da sola il 37% dei contagi a livello nazionale. Il sud è stato toccato solo di striscio dal coronavirus e il lockdown ha contribuito a contenere bassi i numeri del contagio in molte aree del paese. Questa differenza potrebbe, in parte, essere accentuata dal fatto che il primo focolaio di contagio accertato in Italia è stato in Lombardia. Questo elemento, da solo, non spiega però l’enorme differenza di contagi tra la Lombardia e le altre regioni italiane. Una differenza non solo con il centro e il sud del paese, ma anche con le altre regioni del nord, tra cui il Veneto che ha avuto i primi focolai nello stesso periodo. Anche se la densità di popolazione (La Lombardia, dopo la Campania, ha il più alto numero di abitanti per km²) è un fattore da tenere in considerazione, risultano evidenti gli errori di gestione nel contenimento dell’epidemia avvenuti in territorio lombardo.
Va detto, prima di passare nello specifico a quello che è avvenuto in risposta al Covid, che l’epidemia si è abbattuta e ha messo a nudo i limiti di un sistema sanitario falcidiato da anni di tagli. Di seguito un po’ di dati tratti da un articolo uscito sul Corriere che ci mostra come in Italia “Nel 1998 c’erano 1381 istituti, 61,3% pubblici e 38,7% privati accreditati: 5,8 posti letto per 1.000 abitanti, mentre […] nel 2017, secondo l’Annuario statistico, il Ssn in Italia disponeva di 1.000 istituti di cura, 51,80% pubblici e 48,20% privati accreditati, per un totale di 191 mila posti letto di degenza ordinaria. Il che voleva dire 3,6 posti letto ogni 1.000 abitanti.” E ancora come “Nel 1980 i posti per malati acuti erano 922 ogni 100.000 abitanti. Il 1998 è stato l’anno di svolta, l’ultimo in cui l’Italia si era sopra la media europea, poi il governo D’Alema dà il via ad una discesa costante. Secondo dati dell’Oms in Italia, da allora al 2013 il numero di posti letto per malati acuti, si è quasi dimezzato, passando da 535 a 275 ogni 100.000 abitanti. Oggi siamo sotto Paesi come la Serbia, la Slovacchia, la Slovenia, la Bulgaria, la Grecia.”[1]
Questi numeri ci danno la misura di come il nostro sistema sanitario nazionale fosse già sofferente a causa dei tagli dell’ultimo ventennio.
Piuttosto che il sistema Italia ad essere stato messo in enorme difficoltà è stato il sistema sanitario lombardo. In particolar modo la Regione Lombardia, che in base ai dati in possesso ha infatti, da sola, oltre un terzo dei contagiati e metà dei morti di tutta Italia. Con questi dati non si può non affrontare il tema delle modalità con cui si è risposti all’emergenza e gli errori commessi.
Una premessa è necessaria, il famoso sistema sanitario Lombardo, come spiega bene Vittorio Agnoletto in un articolo uscito su Left, è un sistema che aveva in sé delle grosse falle emerse, purtroppo, in maniera evidente nell’affrontare l’emergenza Covid-19.
Si tratta infatti di un sistema sanitario fortemente basato sul privato, il privato convenzionato assorbe il 40% della spesa sanitaria regionale, che per sua natura è “poco interessato a settori meno redditizi come i Pronto soccorsi e i dipartimenti d’emergenza, che necessitano di un ingente investimento in operatori ed attrezzature a fronte di un modesto margine di profitto”[2]. Oltre a questo si aggiunge il fatto che, introiettando di fatto i valori del privato nel pubblico, la medicina preventiva e quella sul territorio sono state fortemente depotenziate, basti pensare alla frase del leghista Giorgetti sui medici di base “Nei prossimi 5 anni mancheranno 45 mila medici di base, ma chi va più dal medico di base, senza offesa per i professionisti qui presenti?”.[3]
A questa situazione di partenza si sono aggiunti tutta una serie di errori, come l’aver deciso con una circolare dell’8 marzo di mandare i pazienti COVID meno gravi all’interno delle RSA, provocando un’ondata di contagi e di morti all’interno delle residenze per anziani.
La situazione più controversa ha riguardato però la mancata istituzione della zona rossa nelle province di Bergamo e Brescia, quelle più colpite dall’epidemia. Un peso fondamentale lo ha giocato l’interesse economico e le pressioni fatte da Confindustria nell’evitare questa soluzione, pressioni che sono state ammesse dallo stesso presidente di Confindustria Lombardia in un’intervista dove dichiara che: “In Lombardia non si potevano fare zone rosse, non si poteva fermare la produzione”,[4] nemmeno di fronte a migliaia di contagiati e di morti. L’interesse economico ha quindi prevalso sul diritto alla salute con conseguenze devastanti.
Oltre alla mancata istituzione di zone rosse, un vero lockdown in Lombardia non si è avuto nemmeno nella cosiddetta fase 1 anche perché il decreto del governo ha individuato in maniera “larga” le attività essenziali e ha permesso l’apertura di molte aziende grazie a deroghe e autocertificazioni.
Come evidenziato da un articolo del Manifesto “«Sono almeno 23mila le autocertificazioni e le deroghe presentate alle varie prefetture della Regione», dice Alessandro Pagano, segretario generale Fiom della Lombardia, e quindi le aziende che lavorano oltre alla filiera dell’essenziale, «filiera che secondo una stima Istat di fine marzo parla di quasi la metà delle imprese in regione attive, circa 450mila sulle 800mila totali». I numeri ci dicono di un territorio tutt’altro che immobilizzato come invece racconta Confindustria, tanto che la stessa ricerca sul decreto «cura Italia» condotta da Istat, a livello nazionale e senza contare le comunicazioni in prefettura, segnala 2,3 milioni di attività aperte su 4,5 milioni (il 48,7%).”[5]
Il rapporto tra attività lavorative e diffusione del contagio emerge da uno studio dell’Inps che afferma: “Da quando è entrato in vigore il lockdown il numero dei contagiati da Covid-19 è cresciuto più rapidamente nelle province in cui ci sono più lavoratori attivi nelle attività essenziali, quelle che non sono state bloccate dal 26 marzo. È quello che emerge da uno studio della direzione centrale Studi e Ricerche dell’Inps, stando al quale all’aumentare di 1 punto percentuale della quota di settori essenziali in una provincia il numero di contagiati aumenta di 1,5 unità al giorno. La differenza fra una provincia con molte attività essenziali e una che ne ha relativamente poche risulta essere “di circa 10 contagiati al giorno” rispetto a una media provinciale di 37: una differenza di più del 25%, dunque.”[6]
Fase 2: cosa è cambiato?
Di fronte alle evidenti differenze nella diffusione del contagio, il 71% del contagio è concentrato in 4 regioni (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna), la fase 2, avviata il 4 maggio e implementata il 18 con un’apertura quasi totale di tutte le attività, non ha assolutamente tenuto conto delle differenze territoriali decidendo per un’apertura omogenea su tutto il territorio nazionale.
Come leggere questa scelta se non con le pressioni effettuate dalle imprese e dal comparto industriale del paese? Non a caso le regioni sopracitate sono quelle che detengono quasi metà del PIL nazionale. Da un punto di vista scientifico infatti, come afferma il virologo Andrea Crisanti dell’Università di Padova commentando il modo in cui è stata impostata la fase 2 “Ci si è mossi senza considerare le differenze regionali, senza valutazione del rischio. È chiaro che il rischio è diverso tra regione e regione e non è uno dei fattori che viene valutato.”[7]
Vi è inoltre una domanda necessaria, cosa è davvero cambiato in Italia rispetto alla fase 1?
La differenza tra una fase iniziale, in cui il lockdown era necessario e ha permesso almeno nel centro-sud di evitare nuove “lombardie”, e la fase 2, quella di convivenza con il virus, dovrebbe risiedere nella nostra capacità di contenere la diffusione del contagio.
Se guardiamo alla pressione sugli ospedali e all’occupazione di posti letto in terapia intensiva, il miglioramento di questi dati è evidente, ma se guardiamo ai numeri del contagio come afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, nel comunicato stampa del 7 maggio, “bisogna essere consapevoli che l’epidemia è ancora attiva, che in Italia si stimano 3–4 milioni di persone contagiate e che i soggetti asintomatici rappresentano una fonte certa di contagio.” [8] La capacità da parte del sistema sanitario nazionale dovrebbe essere in questa seconda fase quella di riuscire rapidamente a isolare i casi di contagio, la strategia da utilizzare è quella dettata dall’OMS, quella delle 3T (Testare, Tracciare, Trattare). Ma siamo davvero preparati per attuare questa strategia? Siamo in grado una volta trovata una persona positiva di tracciare e fare il tampone a tutti gli individui che hanno avuto stretti contatti con questa persona? Dopo che le debolezze del sistema sanitario lombardo sono emerse già dalla fase 1, il tutto come si evolverà?
Se guardiamo anche i dati dei tamponi si nota una grossa differenza tra le regioni. Guardando quelle con più casi è evidente subito la disparità tra Veneto e Lombardia, con il Veneto che di fronte a 19mila casi ha testato 273mila persone, 14 persone per ogni positivo, e la Lombardia che su quasi 85mila casi ha testato 340 mila persone, 4 per ogni positivo.
Inoltre come affermato nel comunicato stampa del 14 maggio della Fondazione Gimbe: “nel dibattito pubblico delle ultime settimane la vertiginosa rincorsa alle riaperture ha preso il sopravvento rispetto ad una scrupolosa programmazione sanitaria della fase 2 su cui non mancano criticità. Dall’assenza di una strategia di sistema ai problemi di approvvigionamento di mascherine e reagenti per i tamponi; dalla mancata applicazione di misure per spezzare la catena dei contagi alle autonome interpretazioni regionali delle evidenze scientifiche su test diagnostici e trattamenti”.[9]
In pratica quello che accadrà da oggi 18 maggio è un salto nel buio, le pressioni provenienti dal tessuto produttivo, dai presidenti di regione, hanno di fatto accelerato i tempi delle riaperture. Su queste pressioni, oltre a questioni prettamente di opportunità politica, hanno giocato un ruolo importante anche i ritardi nell’erogazione degli aiuti economici a individui e imprese da parte del governo.
Moltissimi lavoratori non hanno ancora visto un euro dalla cassa integrazione, i soldi a fondo perduto per piccole e medie imprese non sono ancora arrivati, così come i bonus per gli autonomi, i bonus spesa o il reddito di emergenza appena stanziato, rappresentano misure temporanee e assolutamente insufficienti rispetto alla crisi che ci prepariamo ad affrontare.
È probabile quindi che il governo, di fronte alle diverse pressioni, ma anche di fronte alla consapevolezza dell’inadeguatezza e del ritardo nell’attivare gli aiuti economici necessari abbia giocato la carta della riapertura, sperando che questa possa dare ossigeno da un punto di vista economico.
Rimane comunque preoccupante non l’aver adottato una strategia chiara per questa fase 2 e non aver tenuto conto delle diverse situazioni territoriali. In questo ha giocato un grosso ruolo la subalternità del governo di fronte alle pressioni esercitate da Confindustria, confermando, ancora una volta, il prevalere della logica del profitto su tutto, anche sul diritto alla salute.
[1] https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/covid-19-tagli-servizio-sanitario-nazionale-chi-li-ha-fatti-perche/
[2] https://left.it/2020/05/14/modello-lombardia/
[3] https://www.adnkronos.com/salute/sanita/2019/08/23/giorgetti-nessuno-piu-dal-medico-famiglia_hZzV6eTZ6Bitz0NFg6W4lK.html
[4] https://www.tpi.it/economia/confindustria-lombardia-zone-rosse-in-regione-intervista-presidente-bonometti-20200407580914/
[5] https://ilmanifesto.it/oltre-il-lockdown-le-aziende-lombarde-sono-gia-al-lavoro/
[6] https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/04/24/coronavirus-studio-dellinps-nelle-province-con-piu-occupati-nei-settori-essenziali-ce-stato-un-25-di-contagi-in-piu/5780843/
[7] https://www.adnkronos.com/salute/sanita/2020/04/27/virologo-crisanti-scelte-fase-illogiche-che-caldo-salvi_xuXp80x7UnTYJ0BAWDlvjK.html?refresh_ce
[8] https://www.gimbe.org/pagine/341/it/comunicati-stampa
[9] https://www.gimbe.org/pagine/341/it/comunicati-stampa
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gregor-samsung · 4 years
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Famiglia, scuola, fabbrica, università, ospedale, sono istituzioni basate sulla netta divisione dei ruoli: la divisione del lavoro (servo e signore, maestro e scolaro, datore di lavoro e lavoratore, medico e malato, organizzatore e organizzato). Ciò significa che quello che caratterizza le istituzioni è la netta divisione fra chi ha il potere e chi non ne ha. Dal che si può ancora dedurre che la suddivisione dei ruoli è il "rapporto di sopraffazione e di violenza fra potere e non potere, che si tramuta nell’esclusione da parte del potere, del non potere": la violenza e l’esclusione sono alla base di ogni rapporto che si instauri nella nostra società. I gradi in cui questa violenza viene gestita sono, tuttavia, diversi a seconda del bisogno che chi detiene il potere ha di velarla e di mascherarla. Di qui nascono le diverse istituzioni che vanno da quella familiare, scolastica, a quelle carcerarie e manicomiali; la violenza e l’esclusione vengono a giustificarsi sul piano della necessità, come conseguenza le prime della finalità educativa, le altre della «colpa» e della «malattia». Queste istituzioni possono essere definite come le "istituzioni della violenza". Questa la storia recente (in parte attuale) di una società organizzata sulla netta divisione fra chi ha (chi possiede in senso reale, concreto) e chi non ha; da cui deriva la mistificata suddivisione fra il buono e il cattivo, il sano e il malato, il rispettabile e il non rispettabile. Le posizioni sono - in questa dimensione - ancora chiare e precise: l’autorità paterna è oppressiva e arbitraria; la scuola si fonda sul ricatto e sulla minaccia; il datore di lavoro sfrutta il lavoratore; il manicomio distrugge il malato mentale. Tuttavia, la società cosiddetta del benessere e dell’abbondanza ha ora scoperto di non poter esporre apertamente il suo volto della violenza, per non creare nel suo seno contraddizioni troppo evidenti che tornerebbero a suo danno, ed ha trovato un nuovo sistema: quello di allargare l’appalto del potere ai tecnici che lo gestiranno in suo nome e continueranno a creare - attraverso forme diverse di violenza: la violenza tecnica - nuovi esclusi. Il compito di queste figure intermedie sarà quindi quello di mistificare - attraverso il tecnicismo - la violenza, senza tuttavia modificarne la natura; facendo sì che l’oggetto di violenza si adatti alla violenza di cui è oggetto, senza mai arrivare a prenderne coscienza e poter diventare, a sua volta, soggetto di violenza reale contro ciò che lo violenta. Il compito dei nuovi appaltatori sarà quello di allargare le frontiere della esclusione, scoprendo, tecnicamente, nuove forme di deviazione, fino ad oggi considerate nella norma.
Franco Basaglia, Le istituzioni della violenza, in:
AA. VV., L'istituzione negata. Rapporto da un ospedale psichiatrico, (a cura di Franco Basaglia; collana Nuovo Politecnico, n.19), Giulio Einaudi editore, 1974⁷ [1ª ed.ne 1968]; il brano citato si trova alle pp.115-16.
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lamilanomagazine · 3 months
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Trapianti, in Emilia-Romagna un 2023 da record: 585 interventi eseguiti.
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Trapianti, in Emilia-Romagna un 2023 da record: 585 interventi eseguiti. Lo scorso anno 325 segnalazioni di potenziali donatori (+6,2%) e 222 donatori utilizzati (+7,7%), per un totale di 585 trapianti eseguiti (+13,4%). Mai così tanti trapianti di cuore, fegato e polmone. Si conferma particolarmente bassa la quota di opposizioni: appena 66 (20,3%) quelle registrate in tutta la regione In Emilia-Romagna la macchina dei trapianti continua a crescere, anzi a correre: nel 2023 sono stati 585 i trapianti eseguiti, facendo così registrare il più alto numero di interventi mai registrato in regione. Un risultato che conferma e rafforza la crescita degli ultimi anni (gli interventi erano stati 516 nel 2022 e 493 nel 2021), raggiunto grazie all'incremento dei potenziali donatori segnalati dagli ospedali (325, +6,2% rispetto all'anno precedente), e alla forza della rete territoriale coordinata dal Centro Riferimento Trapianti. E crescono, conseguentemente, anche i donatori effettivamente utilizzati (222, +7,7%), a riprova della capacità del sistema di ottimizzare le risorse disponibili. Dunque, ben 585 (+13,4%) organi trapiantati perché ritenuti idonei anche per merito delle innovative tecniche di trattamento introdotte negli ultimi anni. Crescono anche i trapianti da donatore a cuore fermo (DCD), cioè da donatore la cui morte viene accertata con criteri cardiologici e non encefalici. Ben 70 le segnalazioni di donazione a cuore fermo (17 in più rispetto al 2022) e 62 i donatori utilizzati (14 in più) per un totale di 122 organi prelevati e trapiantati con questa tecnica, decisamente più complessa ma capace di regalare una speranza in più ai pazienti in attesa. In particolare, i trapianti di cuore da donazione DCD sono stati eseguiti per la prima volta in regione proprio lo scorso anno: in totale nel 2023 i cardiochirurghi dell'IRCCS Policlinico di Sant'Orsola ne hanno completati 4. "Mai come quest'anno- sottolinea l'assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini- in Emilia-Romagna si è registrato un così alto numero di trapianti. Dobbiamo ringraziare chi decide di donare, compiendo un gesto di straordinaria generosità, il lavoro di sensibilizzazione e informazione delle associazioni di volontariato e quello dei nostri professionisti sanitari. Grazie a un sistema di donazioni e trapianti capillare, forte e ben organizzato, possiamo dire con orgoglio che la nostra regione è un'eccellenza in questo campo". "Per tutto il personale del Centro Riferimento Trapianti è stato un anno di intenso lavoro, che si è concluso con la grande soddisfazione di migliorare i dati registrati nel già ottimo 2022- commenta Nicola Alvaro, direttore del CRT Emilia-Romagna-. Il merito di questi risultati va condiviso con i professionisti dei Coordinamenti Ospedalieri Procurement presenti nelle terapie intensive regionali, con tutti i servizi che 24 ore al giorno supportano il percorso donativo-trapiantologico e con tutti i nostri centri trapianto, che si sono dimostrati ancora una volta estremamente performanti e aperti a tecniche innovative. Ma è anche merito della grande generosità dei cittadini emiliano-romagnoli". 2023, l'anno del cuore e del polmone Nel 2023 sono stati 50 gli interventi eseguiti dal Centro trapianti di cuore dell'IRCCS Policlinico di Sant'Orsola di Bologna. Un dato in forte aumento rispetto alla media degli ultimi anni, ferma attorno a quota 30 trapianti. Ma soprattutto, un numero record dal 1997 (anno di istituzione del CRT) ad oggi. La cifra tonda è stata raggiunta anche grazie ai 9 trapianti su pazienti pediatrici o con cardiopatie congenite seguiti dall'equipe di Cardiochirurgia pediatrica e dell'età evolutiva. L'IRCCS Policlinico di Sant'Orsola è, infatti, l'unico centro cardiologico-cardiochirurgico in Italia a vantare la possibilità di seguire il paziente dalla diagnosi prenatale a tutta l'età adulta garantendone una presa in carico totale durante l'intero arco di vita e offrendo a tutte le fasce di età l'opzione del trapianto e delle assistenze meccaniche. Anche per i trapianti di polmone è stato un anno record: 14 quelli eseguiti dalla Chirurgia Toracica dell'IRCCS Policlinico di Sant'Orsola, 5 in più rispetto al 2022. Crescono i trapianti di fegato Pure i trapianti di fegato vedono un forte incremento. Ben 289 quelli conteggiati tra l'IRCCS Policlinico di Sant'Orsola di Bologna (139) e l'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena (150, 9 dei quali da donatore vivente). Nel complesso si tratta di un aumento del 17%, a conferma di un trend in crescita costante ormai da anni: nonostante la leggera battuta d'arresto dovuta alla pandemia, in regione i trapianti di fegato sono quasi triplicati nell'arco di cinque anni (nel 2018 erano 111). La conferma dei trapianti di rene Sono rimasti invece sostanzialmente stabili i trapianti di rene: 232 (3 in più rispetto all'anno precedente) quelli realizzati tra gli ospedali di Bologna, Modena e Parma. Nel dettaglio, l'IRCCS Policlinico di Sant'Orsola ha eseguito 100 trapianti con organi prelevati da cadavere e 31 da donatore vivente, l'Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena ha utilizzato 31 organi da cadavere e 8 da donatore vivente e l'Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma ha realizzato 54 trapianti di rene da cadavere e 8 da vivente. Solo un quinto di opposizioni Nel 2023 le opposizioni alla donazione sono state 66, lo stesso dato del 2022, ma è calata ancora la loro incidenza percentuale (pari al 20,3%, oltre un punto in meno rispetto all'anno precedente). Da anni l'Emilia-Romagna si colloca stabilmente al di sotto della media nazionale, ottenendo una delle percentuali di opposizione più basse tra le regioni italiane. Le motivazioni dietro ai numeri Il merito di questi numeri va attribuito tanto alle ottime performance dei centri trapianto di Bologna, Modena e Parma quanto all'organizzazione della rete donativa regionale coordinata dal Centro Riferimento Trapianti. Il potenziamento varato nel 2017 con l'istituzione dei COP (coordinamenti ospedalieri procurement) per l'identificazione dei donatori di organi e tessuti ha infatti aumentato la già alta attenzione nei confronti delle 23 sedi donative sparse su tutte il territorio emiliano-romagnolo. I numeri del 2023 si devono, dunque, all'attività di sensibilizzazione e supporto portata avanti negli anni dal CRT emiliano-romagnolo, alla capillare organizzazione della rete regionale e all'elevato indice di accettazione degli organi dimostrato dai centri trapianto. Il Centro Riferimento Trapianti dell’Emilia-Romagna Il Centro Riferimento Trapianti dell’Emilia-Romagna è stato istituito nel 1997, primo in Italia, a seguito della legge regionale 53/1995. L’Emilia-Romagna è stata infatti la prima regione ad adottare un’apposita legge regionale per strutturare e rendere più efficiente la collaborazione tra gli ospedali in tema di trapianti: un modello pionieristico per l’Italia tanto da essere preso ad esempio, pochi anni dopo l’istituzione, per la stesura della legge nazionale in materia di prelievi e di trapianti di organi e di tessuti (legge 91 del 1999). Il CRT è l’organo di governo regionale, la cui sede operativa si trova presso l’IRCCS Policlinico Sant’Orsola di Bologna, per far funzionare al meglio il percorso di donazione e trapianto di organi e tessuti, che in Emilia-Romagna è organizzata secondo il modello ‘Hub & Spoke’. In questo modo viene garantito anche il collegamento tra centri di alta specializzazione e gli ospedali del territorio con le sedi donative, i centri trapianto, le sedi delle banche di tessuti e cellule in rete tra loro. Il Centro fa anche riferimento al ministero della Salute (Centro Nazionale Trapianti). La rete donativa in Emilia-Romagna Da Piacenza a Rimini sono 23 gli ospedali deputati alla segnalazione di donatori di organi e tessuti e cellule. Sono invece 3 i centri per le attività di trapianto d’organo: l’Azienda ospedaliero universitaria di Parma, che si occupa di trapianti di rene e rene-pancreas, quella di Modena, specializzata in fegato e rene, e quella di Bologna, dove vengono trapianti di rene, rene-pancreas, cuore, fegato, polmone, intestino e multiviscerali... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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ngirardi · 4 years
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Day 34
Raramente quando leggo posso sentire dei rumori, voci o musica. Anzi devo dire che ho sempre sofferto di problemi di "sconcentrazione". Deve esserci silenzio, ma un silenzio totale. Una porta che sbatte mi manda in bestia, un fischio dalla strada, vociare, in generale un comportamento incivile e rumoroso di qualcuno mi fa deconcentrare e incazzare.
Poi devo rileggere tutto.
Una soluzione sono i tappi 3M ma anche della musica classica, a volume bassissimo in cuffia.
C'è anche un disco che sopporto bene perchè di una bellezza eterea, ed è "A River Aint Too Much Love" di Smog.
Oggi abbiamo operato disobbedienza civile. Muniti di mascherine ci siamo incontrati in un luogo isolato, nascosti tra gli alberi, a fumare sigarette. Io non fumo, a meno che non ci sia da trasgredire a qualcosa, tipo concerti, bere forte, uscite strane, e solo con certa gente.
Certo che se non c'è un divieto, che trasgressione è? Mica è vietato fumare, è vietato farlo in compagnia, mentre si viene braccati dai vigili urbani super inviperiti.
Che trasgressione è il sadomaso, trombare con le fruste? Me lo sono sempre chiesto, chi può proibirti di desiderare un calcio nei coglioni?
Eroi moderni.
Ora pianifichiamo di allargare questa cosa, dobbiamo capire come funziona il pattugliamento delle zone disabitate. La follia del controllo "a prescindere" arriva a questo, controllare luoghi deserti, dove ovviamente non c'è nessun rischio di contagio, ma lasciare che la gente si accalchi ai supermercati.
E noi li gabbiamo, perchè conosciamo il territorio meglio di chiunque. Ci spostiamo veloci a piedi o in bici, tra strade troppo strette o luoghi di campagna dove salti un fosso e sei salvo, perchè nessuna Panda della municipale potrà superarlo per raggiungerti e credo che non possano arrivare a spararti.
Va così, delinquere senza ragionevolmente fare del male a nessuno, una guerra tra il buon senso e il controllo senza raziocinio. Da un lato applicare delle regole sbagliate, dall'altro far valere la ragione, la giustizia.
Chi vincerà?
Forse è un caso che dopo millenni in cui volevo farlo mi sia messo proprio a leggere "1984" di George Orwell. Un libro che alle "scuole politiche" molto in voga tra i partiti dovrebbe essere usato come testo, imparato a memoria. Si impara qualcosa di come leggi, istituzioni e "cultura" possano piegare il pensiero e le azioni umane verso una volontà che non è affatto il "bene".
Analogamente alla storia narrata in "1984", oggi ci si incontra clandestinamente ma ci si organizza anche in un fitto commercio/scambio di prodotti, cose utili. In "1984" scarseggiano le lamette da barba, i lacci per le scarpe, perchè "Il Partito" non li reputa beni necessari. Oggi, nel 2020 scarseggia il lievito e io scambio piantine di pomodoro fatte germogliare durante l'inverno con bottiglie di vino o pezzi di pasta madre.
Lo devo fare clandestinamente, è illegale, prendo la bici, percorro strade secondarie, tengo in tasca una finta lista della spesa in caso mi fermino. Pensaci, ci avresti mai pensato?
Lo sai quando Orwell scrisse quel libro? Basta invertire le ultime due cifre del titolo: 1948.
Certo che è complottismo, certo certo certo, ma a me passa per la testa che una situazione come questa, benchè probabilmente causata da un evento incontrollabile e imprevisto, possa far gola ai maniaci del controllo. Non è complottismo la nostra storia, i tentativi sovversivi successi negli anni: Gladio, Massoneria...
Certo altre cose, altri tempi, altri modi, ma si trattava sempre della stessa fottuta cosa: il controllo. Se pensi che è legale una "istituzione" (non so come meglio definirla) dal nome "Controllo del Vicinato...
Il controllo, avere le cose sott'occhio, questa fame di sicurezza, questa paura dell'altro che ora è sublimata nella paura del virus.
Ma il virus non è una incomprensibile forma di "altro"?
Una paurs dunque indiscriminata, incontrollata, tanto da non farci più pensare al fatto che si trasmette con respiro, sputi e starnuti, non è più quello. Non si pensa nemmeno più al motivo per cui (giustamente) ci si distanzia, ora si guarda male il passante per il fatto stesso che passeggi perla strada. Lo si odia, lo si sente nemico perchè sfugge al controllo, non perché ci possa danneggiare.
Lo percepisci ora come la deriva della nostra ragione ci porti a perdere di vista il buon senso? Non è più un virus, c'è un nemico che va controllato ed è lui, tu, lei, loro, i tuoi simili, non è più il contagio, quello ce lo dimentichiamo appena vediamo 8ncarnarsi un "nemico".
Tutto questo succede acriticamente, non colpisce solo i sempliciotti, i sovranisti, i leghisti, colpisce persone insospettabili, stremate dal bombardamento di notizie alla TV, non serve che siano fake news.
In 1984 "Il Partito" genera notizie e piega i fatti, creando addirittura fatti storici ex novo, il tutto in funzione del controllo. Diciamo che Barbara D'Urso e company in quel romanzo potrebbero essere degli ottimi collaboratori del regime.
Lo abbiamo notato, mentre fumavamo sigarette tra gli alberi, io e X, il mio "partner in crime". Uno scoiattolo sceso da un albero ci guardava e noi ci siamo accorti di parlare troppo sempre e solo di contagi, mascherine, prezzi che crolleranno, futuro dell'economia, sintomi, divieti.
Basta.
Ora basta, gli dico.
Ora spegnamo la TV, amico mio, usiamo la ragione contro la follia, facciamo come fa Winston Smith correndo rischi immensamente maggiori dei nostri, in quel romanzo.
L'obbedienza acritica è molto peggiore della disobbedienza.
P.s. ogni fatto, idea o storia qui narrata è ovviamente di pura fantasia, nessuno si è mosso da più di 200m da casa e mai senza una mascherina, guanti indossati e un cane al guinzaglio.
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paoloxl · 5 years
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Il 24 giugno allo Sherwood Festival si è svolto un talk dal titolo: La società del controllo. Sicurezza, repressione e abusi.Tra gli interventi anche il contributo di Elena Guerra, sorella di Mauro il trentaduenne ucciso il 29 luglio 2015 a Carmignano San'Urbano. Quella sera Elena con molto lucidità ha ripercorso quei tristi momenti, ma soprattutto ha raccontato l'iter processuale che ha portato all'assoluzione in primo grado del maresciallo Marco Pegoraro. Elena non ha utilizzato parole proprie, ma quelle utilizzate dal giudice nelle cinquanta pagine di motivazione di assoluzione del maresciallo. Non fu omicidio colposo, ma nella sentenza sono elencati tutta una serie di reati commessi dai carabinieri prima dell'uccisione di Mauro. A distanza di un mese è la mamma, Giuseppina Businaro, a prendere parola e lo fa con una lettera inviata al Generale dei Carabinieri Giovanni Nistri. Una lettera che fa emergere tutto il dolore che prova una madre che ha perso in quel modo tragico suo figlio, ma che con estrema lucidità chiede che venga fatta giustizia.
Egregio Generale Nistri,
chi le scrive è la madre di Mauro Guerra,il giovane assassinato il 29 luglio luglio 2015 a Carmignano di Sant'Urbano da un maresciallo dei carabinieri, Marco Pegoraro.
L'esigenza di scriverle nasce dal bisogno di metterla a conoscenza della tragedia che ha colpito la mia famiglia, per mano di un carabiniere nel caso non ne fosse al corrente. In questi lunghi e dolorosi anni passati senza mio figlio, anni in cui la sofferenza e la disperazione hanno fatto da padrone in quella che rimane della mia vita senza più senso, ho aspettato una parola, una presenza, un qualsiasi segno di vicinanza da parte dell'istituzione che non è mai arrivata, da nessuno in alcun modo.
So che Lei è stato a Padova lo scorso inverno, al Comando Provinciale dei Carabinieri ed in tutta sincerità aspettavo una sua presenza, mi illudevo che la sua visita a Padova avesse una correlazione con l'omicidio di mio figlio.
Così non è stato, ed è per questo che mi è sorto il dubbio che l'uccisione di mio figlio sia una tragedia sconosciuta alla sua persona e che altrettanto sconosciuto le sia l'iter giudiziario che in è seguito e che ha portato ad un processo verso mio figli e non al sua assassino, dove è stato ricercato di tutto fuorché la verità, dove un Procuratore ha difeso l'assassino come mai si era visto prima d'ora, dove lo stesso Procuratore chiede la piena assoluzione per quell'uomo in divisa che a sangue freddo senza nessuna pietà, senza nessuna necessità, senza nessuna considerazione della vita umana , ad un passo di distanza gli spara alle spalle e gli trapassa tutti gli organi vitali.
Ma Pegoraro indossava una divisa! Aveva quindi la licenza di uccidere Aveva ed ha tutt'ora anche la licenza di mentire, hanno tutti la licenza di uccidere e di mentire gli appartenenti all'arma?
Sembrerebbe di no visti gli ultimi sviluppi del processo cucchi e vista la posizione che lei ha preso in questo processo.
Mio figlio non è stato picchiato,è stato però brutalmente ammazzato solo per essersi difeso da un carabiniere che lo voleva senza ragione privare della sua libertà. Ha difeso solo la sua vita Mauro quel maledetto giorno,non mettendo comunque in pericolo la vita di nessun' altro.Mauro non aveva commesso nessun reato, sig. Generale, non aveva fatto del male a nessuno quel maledetto 29 luglio 2015, quando si è visto accerchiato e braccato da 10 uomini in divisa comandati da Pegoraro, che per oltre tre ore sotto 40 gradi lo hanno tenuto sequestrato presso la sua dimora, imponendogli un ricovero per il quale non c'era nessuna disposizione giuridica e senza nessuna situazione di pericolo che potesse legittimare tale intervento. La verità vera è solo questa sig. Generale: quella che un giovane laureato di 32 anni, Mauro Guerra, figlio, fratello zio, cugino e amico; il mio adorato figlio è stato ucciso in un torrido pomeriggio di fine luglio in mezzo ad un campo di grano appena tagliato dove scalzo a piedi nudi e in mutande stava scappando per fuggire ad un ricovero coatto deciso esclusivamente da Pegoraro.
Ma l'assassino di mio figlio, Pegoraro, è un uomo libero che non dovrà espiare nessuna colpa, perchè «uccidere mio figlio è stato come uccidere nessuno». Un assassino a piede libero che può circolare ovunque che detiene ancora una pistola che presta ancora servizio nella zona di Padova,che io potrei trovarmi di fronte, che potrei trovarmi difronte anche ad altri carabinieri che hanno concorso all'omicidio di mio figlio.
L'unica che deve scontare l'ergastolo sono io sua madre, assieme a suo padre al fratello e alla sorella, che oltre ad essere stata abbandonata da qualsiasi istituzione, che mai nessuna si è fatta presente neanche nei primi giorni della tragedia, deve sopravvivere al dolore più grande del mondo, deve continuare a sopravvivere nell'isolamento più totale, perché io non sono più una donna normale come le altre, ma soprattutto deve continuare a lottare con una giustizia malata che tutela solo ricchi e i potenti, che non persegua la verità, che condanna addirittura la vittima, che non processa lo Stato e i suoi appartenenti.
Ma fra i tanti carabiniere onesti e ligi al loro dovere non solo a Roma esistono le “ mele marce “ma anche in un piccolissimo paese della bassa padovana, Carmignano un paesello di mille anime che in un triste giorno d'estate ha visto qualcosa di irreale che mai potrà dimenticare.
Mio figlio ha pagato con la sua stessa vita la prevaricazione dell'autorità, l'abuso di potere e la sopraffazione, le condotte illegali, squadriste ed illegittime poste in essere prima di arrivare a sparargli ad un passo di distanza con la stessa facilità con la quale si spara ad una lepre. Sono state violate tutte le norme costituzionali sulla libertà della persona, sulla dignità e sulla vita stessa, ma senza vergogna si continua a garantire l'impunità agli appartenenti alle forze dell'ordine, attraverso strategie manipolazioni degli eventi al punto tale da modificarli e trasformarli anche grazie ed accordi con le magistrature e con i giudici. 
Un prezzo troppo alto ha pagato Mauro per difendere la sua libertà, sig. Generale, un giovane che con tanti sacrifici suoi e miei era arrivato ad una laurea, ma un uomo crudele e sprezzante della vita,in un attimo ha cancellato tutti i suoi sogni e le sue speranze. E un peso troppo grande per me da sopportare, la sofferenza di mio figlio, la paura la vergogna l'angoscia e la disperazione alle quali è stato sottoposto in quelle interminabili ore.
Saperlo là agonizzante, steso sopra un campo di sterpaglie bruciato dal sole cocente e assalito da un branco di carabinieri per ammanettarlo mentre moriva, invece di prestargli soccorso e trasportarlo immediatamente al vicino ospedale che dista appena dieci km dal luogo dell’omicidio!
È rimasto vivo ed ammanettato per oltre un'ora su quel campo, finché moriva dissanguato ma ciò che era necessario fare era costruire un alibi era mettersi in contatto con gli alti vertici per sapere cosa fare e cosa dire. Solo questo è stato fatto, mentre mio figlio moriva soffrendo cercando l'aria che gli mancava essendo stato colpito dal proiettile a fegato polmoni stomaco e diaframma, ma a nessuno di loro interessava, nessuno di loro nelle loro testimonianze ha parlato della sofferenza di mio figlio. Io non so ancora se qualcuno ha parlato con mio figlio negli ultimi istanti della sua vita, se ha lasciato una parola per noi.. niente! 
Io so solo che Pegoraro assieme a Capiello dopo avere sparato cercava a terra i bossoli o le ogive dei proiettili per costruire una dinamica a lui consona e che Truglio dava informazioni false ai giornali per fornire all'opinione pubblica una versione dei fatti falsa ma che non screditasse la loro figura.
Questo era importante, non la vita di mio figlio, lasciato morire come un cane rabbioso dopo avergli tolto tutti i diritti umani e costituzionali previsti dalla legge.
Anche lei è padre Generale e come tale so che non potrebbe mai accettare che uno dei suoi figli potesse subire ciò che ha subito mio figlio ed io come madre non potrò mai rassegnarmi alla perdita del mio Mauro, per mano di chi dovrebbe invece proteggerci e tutelarci.
Ed è per questo che la mia voce non smetterà mai di urlare e di gridare verso questa ingiustizia vergognosa e peccaminosa e assieme a me lo faranno i suoi fratelli e continueranno a farlo anche quando la mia voce si sarà spenta.
Nel pieno rispetto delle sue funzioni volevo infine ribadire che la mia intenzione, come detto sopra, era solo quella di metterla al corrente di quanto accaduto e di quale scellerato atto abbiano compiuto dei carabinieri che afferiscono comunque anche a Lei.
Lei potrebbe anche rispondermi che il giudizio verso Pegoraro è stato espresso in un tribunale ma noi riteniamo che quel giudizio sia parziale e contorto, che chi avrebbe dovuto eseguire indagini impeccabili e condurre un'accusa giudiziaria super partes abbia ceduto invece al sentimento di “amicizia e gratitudine” verso i colleghi carabinieri.
In attesa di un suo riscontro, Le porgo i più distinti saluti
Businaro Giuseppina, mamma di Mauro Guerra assassinato da Marco Pegoraro il 29 luglio 2015 a Carmignano di Sant'Urbano in provincia di Padova.
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Come riconoscere le fake news al primo sguardo
Piccola premessa per i cacciatori di fake news
Diffondere una notizia o un'informazione non corretta è dannoso - alla lunga - anche per chi intende farlo volutamente e con palese intento malevolo. Perché distruggere la realtà dei fatti e sostituirla con una parziale verità, omissione o falsità può incidere anche sulle azioni che interessano l'umanità a livello "macro", e quindi decretano le sorti di chi le vive a livello "micro".
Ecco perché tutti - e mi c'includo anch'io - dovremmo allenarci ad effettuare una serie di verifiche, prima di ritenere qualunque notizia davvero accurata e, possibilmente, col più alto margine di obiettività (aka aderenza ai fatti reali).
Qui ho elencato una serie di "step" utili a raggiungere la meta, ossia la probabilità abbastanza elevata di non dare credito a una notizia poco attendibile o falsa (fake news).
⚠️ AVVERTENZA
Ovviamente i consigli che seguono, derivanti dalla mia personale esperienza, non offrono una garanzia totale (ma nemmeno parziale) per l'individuazione di potenziali fake news. La prova definitiva è sempre data dal buonsenso, dall'analisi del contesto, dalla logica. Pertanto, declino qualunque responsabilità per chi avrà letto e messo in pratica ogni parola di questo articolo, senza però attivare la mente in presenza di casi particolari e specifici.
Detto questo... Ecco un bel po' di suggerimenti:
Il titolo è troppo accattivante, suscita una curiosità morbosa, "dice e non dice"? È probabilmente clickbait. (Non essere pigro 😉 cliccando qui puoi vedere la definizione di c_lickbait)_. Questo può essere il primo indizio di un articolo non veritiero o, comunque, manifesta un modo poco corretto di fare informazione - nel caso in cui la notizia sia attendibile.
Leggi la notizia per intero. Non fermarti ai vari sottotitoli, titoli di paragrafo, parole-chiavi, sommari, immagini o video. Non accontentarti, insomma, di una lettura "mordi-e-fuggi", perché se la notizia è stata confezionata ad arte per attirare lo sguardo del lettore, rischi di perderti precisazioni interne al testo che, magari, mirano ad esprimere un concetto opposto. Non è raro, infatti, l'utilizzo di una sottile dose di metafore e figure retoriche rispetto a specifici argomenti (anche se sarebbe opportuno mantenere l'informazione comprensibile a tutti). Quindi, le prime 5 righe non bastano a farti capire qual è il cuore dell'articolo.
Googla la notizia sospetta. Se l'informazione che stai leggendo è molto diffusa, non avrai difficoltà a trovare una smentita digitando su Google [titolo notizia + bufala]. Se quello che hai letto è falso (ma virale), ed è stato già intercettato da "smascheratori" allenati, nei risultati di ricerca vedrai i contro-titoli dei portali di "fact checking" (controllo della notizia), che hanno già verificato tutto 😉 Eccone alcuni da salvare tra i "Preferiti" del browser: Butac, Giornalettismo, Pagella Politica.
Verifica l'URL della homepage. Se la notizia proviene da uno di questi siti web, o dai siti e blog elencati qui e qui (es. ilfattoquotiDAino, il GioMale, Libero Giornale) vale quanto la carta straccia.
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"Devo proprio fare tutto questo?" Dipende... da quanto sei disposto a credere a ciò che leggi.
Controlla le fonti. A meno che il giornalista non decida di tutelare le proprie fonti (persone fisiche) omettendone il nome (purché attendibili, sulla base delle sue ricerche), un ottimo indizio di fake news è l'assenza di fonti precise e verificabili, nonché di hyperlink da cui collegarsi alle fonti citate. Facciamo un esempio: "Secondo recenti statistiche..." Quali? Chi o quale istituzione le ha rilevate? Quanta credibilità hanno queste rilevazioni? Come sono state effettuate (campioni quantitativi, periodo temporale, metodologia)? Esiste un documento che provi queste rilevazioni e che sia liberamente consultabile? E infine, l'autore dell'articolo ha correttamente interpretato le statistiche, o si è lasciato - volutamente o ingenuamente - fuorviare dai dati che gli risultano poco chiari? In mancanza di fonti documentabili o accertabili, qualunque notizia è da mettere in discussione.
Verifica il nome dell'autore. Diffida dei siti web che non pubblicano mai i nomi degli autori, restando in anonimo o nascondendosi dietro pseudonimi o termini generici (es. Autore, Redattore). Se l'autore ha speso tempo ed energie per uno scoop incredibile, perché non dovrebbe andarne fiero?
Ortografia e grammatica. Anche se sulla sintassi, a volte, è possibile chiudere un occhio, sull'ortografia e sulla grammatica non si dovrebbe transigere. Alt! Non ti sto suggerendo di eccedere nel senso opposto (es. saturare i commenti di precisazioni grammaticali sterili o fini a se stesse), ma di affinare i tuoi sospetti in presenza di virgole separate dalle parole che precedono , punti di sospensione (peggio se in numero inferiore o superiore a tre ........), alle maiuscole inutili (la Donna Ha Detto Che Ecc.), ai puLtroppo e "qual'è" con l'apostrofo (ignoranza cronica) e agli eccessi di punteggiatura_ !?!?!?!_ 😉
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Scopo dell'articolo poco chiaro o notizia interrotta. A meno che non si tratti di "notizie flash" (es. aggiornamenti su eventi sportivi o calamità naturali, ecc.), se dopo la lettura ti ritrovi a notare una sensazione di suspense o una non-notizia (es. _La signora Carmela ha cucinato il pranzo, vediamo come lo ha preparato _- e questo non ha alcuna rilevanza se non, ad esempio, venderti una marca di pasta), allora elimina per sempre quel sito web o blog dalla tua whitelist! Le informazioni promozionali devono essere sempre segnalate da un disclaimer e distinte dalla vera informazione giornalistica.
La notizia è tradotta da un articolo in lingua straniera? Verifica che esista il link all'articolo originale, che la testata estera sia attendibile e - soprattutto - che esista! Google Translate è il tuo miglior alleato, e in alcuni casi Google Chrome ti chiederà automaticamente se desideri tradurre l'articolo nella tua lingua.
Alto numero di condivisioni e commenti. Se una notizia è esageratamente virale, meglio diffidarne. Il 90% di chi ha sentito l'urgenza di commentarla e condividerla - magari aggiungendo a malapena poche parole confuse - quasi certamente non avrà seguito accorgimenti come quelli descritti qui sopra.
Tieni d'occhio il contesto generale. L'attendibilità di una notizia può dipendere anche da chi la scrive e da chi la legge (destinatario finale). Se quindi noti frasi tendenziose, o articoli che sembrano scritti proprio per ricevere e provocare un determinato tipo di commenti (es. "Vergogna! Basta! Guarda quello!"), prova a chiederti perché la notizia sia stata scritta in quel modo, e non in maniera opposta.
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Immagini troppo "di repertorio", quasi nessuna originale. A meno che non si tratti di un blog, un sito web che si "spaccia" per una vera testata giornalistica dovrebbe avere anche fotografi e/o videomaker a disposizione per le notizie del giorno. Questo perché, in una redazione giornalistica "a pieno regime", cercare immagini gratis per tutti gli articoli può richiedere molto tempo, e acquistare immagini professionali (soluzione molto comoda) comporta costi che i dilettanti non possono - ovviamente - sostenere. Per questo, i falsi giornali preferiscono immagini o video coperti da diritto d'autore, pubblicati senza credits o in assenza di adeguati permessi.
Volti di minori non oscurati, fotoritocco, scarsa attenzione per gli argomenti sensibili. Esiste una legislazione specifica per ognuno di questi casi. Le fotografie alterate non costituiscono elementi attendibili, ma anche la pubblicazione di immagini troppo violente, o che ritraggono minori in assenza di specifici permessi, è davvero inaccettabile. Inoltre, notizie troppo "morbose" e cruente denotano, se non potenziali fake news, sicuramente una scarsa conoscenza della normativa in materia e, quindi, qualcosa da cui prendere (almeno momentaneamente) le distanze.
Anche i giornali attendibili sbagliano. Non sempre le testate più famose e a tiratura nazionale sono immuni dalle fake news. È già successo che la fretta di pubblicare per primi giocasse brutti scherzi perfino alle maggiori testate italiane. Eppure, in rari casi, alcuni hanno avuto l'umiltà di rettificare e correggere anche notizie non particolarmente rilevanti (ma comunque errate). Massima stima per chi costruisce la propria credibilità sul fact checking.
Questo articolo ti è stato utile? Hai altri suggerimenti per smascherare le #fakenews?
Scrivilo nei commenti, a beneficio di tutti. Grazie,
~ unastoryteller
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bestdata19 · 3 years
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Tour de France: storia e vittorie
Tour de France: storia e vittorie #TourdeFrance #Francia #Sport #Ciclismo #Bici
Prenderà il via il 26 giugno il Tour de France 2021, centottesima edizione della Grande Boucle. Considerato da molti il più grande evento del calendario ciclistico internazionale, è il più famoso dei tre Grandi Giri (Tour de France, Giro d’Italia, Vuelta a España) ed anche quello di più antica istituzione. La prima edizione si svolse infatti nel 1903, per un totale di sei tappe e 2428 km…
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