Tumgik
#karma e varie altre
haiku--di--aliantis · 2 months
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"Il futuro è una scatola vuota che riempiamo di continuo di illusioni." (Tiziano Terzani)
"Il passato è un tempo che non esiste e che abbiamo solo nella nostra testa. È il tempo della psiche." (Krishnamurti)
Passiamo il 60% del nostro tempo incastrati tra questi due nostri custodi mentali. Il resto è considerazione del presente. Se riuscissimo ad amplificare il presente, ci accorgeremmo di quelle che chiamiamo coincidenze, ma che invece sono specifici segnali di vita per noi. (Marco Cesati Cassin)
"-Ma quando lasceremo questo mondo, avremo ancora un corpo come questo, potremo ancora sentire, vedere, provare? Cosa avremo?
-Avrete un corpo ancora più percettivo di quello che avete ora, ma ricordatevi una cosa: il mondo reale è il nostro, non il vostro. Ma di questo potrete rendervi conto solo ed esclusivamente quando tornerete di qua." (Silver Birch)
"Quando nasci ti mettono un visore, una mascherina e tu tutta la vita sei immerso nel tuo film personale, fino a quando non te la toglieranno. Possiamo modificare il film? Pochissimo: perché in realtà tutto è già accaduto. È difficile per noi da comprendere, perché il tempo 'lineare' è una nostra convinzione terrena; di là il tempo non esiste. Tu osservi dall'alto le vite, la partita di calcio che si svolge. Ti piacerebbe la vita di quel giocatore, perché senti che ti serve per evolverti. Chiedi il permesso, te lo danno e scendi per viverla. Hai il dono dell'oblio alla nascita e giochi. Ci sono miliardi di vite tra cui scegliere, secondo la nostra limitata concezione: passate, presenti e future. Ma sono tutte lì a disposizione. E non c'è alcun tribunale che ti giudicherà." (Marco Cesati Cassin)
Avrei voluto aggiungere qualcosa, ma non mi sembra più il caso. Guardatevi il video.
Aliantis
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susieporta · 1 year
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IL KARMA NELLE RELAZIONI
“Mai confondere una relazione basata sulle dinamiche psicologiche con una relazione basata sull'amore e sulla condivisione.
Condividendo, il proprio amore lo si amplifica, perché ciò che senti è roba tua; ciò che provi, viene da te, non dall'altro.”
Questo so che interessa a molte persone:
Come si distinguono le relazioni karmiche dalle altre relazioni?
Se devo spiegarlo da un punto di vista oggettivo, la verità è che tutte le persone con cui entri in contatto (che non sia un semplice incrocio di sguardi per strada ovviamente), ma con tutte le persone con cui hai a che fare o interagisci, conservano del karma.
Perché, da un punto di vista che spiegano i maestri, il caso non esiste.
Tu non incontrerai mai quella persona in Cina, in Giappone, in America se non avete instaurato una connessione karmica precedente.
Questo significa che alle volte puoi incontrare persone, magari anche solo per una serata e non vedervi mai più, ma neanche quello sarà frutto del caso:
vi siete incontrati con persone con cui hai già avuto un contatto.
Ecco, lì si parla di karma neutro o karma piacevole, dove non c’è un gran positivo ma neanche negativo.
Ma essenzialmente non esiste un incontro che non sia karmico, in un modo o nell’altro.
In gergo, più che altro, per karmico intendiamo karmico negativo, karmico pesante, ma non dimentichiamo che c’è anche il karma positivo, e che quindi esistono relazioni dove si è fatto un percorso di vita, di amore, di condivisione, anche di crescita assieme, per cui prima o poi ci si rincontra, non per forza come amanti, alle volte, (spiegano i maestri, ma ho anche avuto modo di verificare attraverso varie metodologie), anche come figli, genitori, parenti e amicizie in cui eravamo in altri tipi di legami.
Quello che conta è che ci si rincontra per continuare il nostro percorso.
Una volta eri uomo, una volta eri donna, una volta eri figlio, una volta eri padre, una volta eri amico, una volta amante, non ha importanza.
Quello che conta è che ci si rincontra nella nostra grande famiglia spirituale, quello che accennavo nell’ultima lezione.
Ciò che crea più sofferenza invece sono le relazioni karmiche negative, quelle sono più urgenti da sciogliere.
Ed esistono tantissime relazioni di karma da trasformare.
Il che vuol dire che abbiamo dei debiti karmici.
Cosa significa debito karmico?
Significa che dentro di noi c’è una parte di memoria in cui è rimasto bloccato qualche cosa che non abbiamo risolto, chiarito e che è rimasto lì.
Facendo un esempio molto pratico, ipotizziamo che al momento di lasciare il corpo io lo lasci pieno di rabbia, risentimento verso una persona.
Una delle leggi karmiche (simili alle leggi dell’entropia) non accetta che ci siano troppi pieni e troppi vuoti a livello energetico, cioè il karma vuole che tu riporti il tuo sistema energetico in perfetto equilibrio, per una sorta di legge dell’entropia karmica.
Il karma è molto simile alle leggi della chimica e della fisica, non accetta grossi pieni e grossi vuoti, vuole un equilibrio naturale – dinamico ma pur sempre equilibrio. Ci deve essere movimento, ma non squilibrio.
Quindi, se io mi porto dietro una grande rabbia, un grande risentimento, succede che attirerò un partner che mi tirerà fuori proprio queste caratteristiche, perché sono dentro di me, ben nascoste, molto in profondità, ma ci sono.
Questo lo vedremo meglio dopo, ma per avere un assaggio, devi sapere che non possiedi solo la memoria a breve termine e quella a lungo termine, hai anche una memoria molto molto più profonda, chiamata memoria esserica o memoria karmica.
Qui conservi un magazzino di memoria karmica dove ci sono tutte le cose rimaste in sospeso da sciogliere, che prima o poi, in qualche corpo-vita dovrai affrontare.
Quindi noi incontriamo persone, in parte per continuare un percorso, in parte perché dobbiamo sciogliere dei nodi, rivivere delle situazioni già vissute, con le solite dinamiche che portano sofferenza.
Ecco perché abbiamo parlato precedentemente delle cinque ferite karmiche, per studiarle ma anche perché sono connesse poi ad altre ferite e ad altre ancora.
Ma non ci interessa tanto far raccolta di ferite, quanto capire i meccanismi e come lavorarci sopra, ovviamente.
Stiamo tutti recitando il nostro ruolo karmico
Ora voglio illustrarti un po’ cosa avviene quando il karma si intromette nelle relazioni o nelle semplici interazioni che hai con le persone.
Qualsiasi persona: Tuo marito, tua moglie, tua madre, tuo figlio, il carabiniere che ti ferma per strada, il tuo collega al lavoro, il tuo superiore al lavoro, il tuo migliore amico, l’uomo che hai appena conosciuto al bar…
Apriamo il sipario.
Perché non ti accorgi, ma nella vita insceniamo continuamente atti teatrali.
“Teatro? Io non recito, io sono me stesso!”
Vero?
Sbagliato.
Noi recitiamo eccome.
Siamo attori-marionette, mossi dai fili invisibili del karma.
Cioè da tutto il materiale inconscio al nostro interno.
E ogni relazione non diventa più un piacevole scambio, una condivisione spinta dalla spontaneità del cuore, ma una dinamica.
Un gioco di potere, in cui ognuno ha un ruolo da interpretare e cerca di rispettare il suo copione per ottenere qualcosa dall’altro.
Inconsapevoli del proprio potere personale interiore, le persone cercano di conquistarlo al di fuori di loro. Con la manipolazione e la forza. A volte dirette e ben visibili, a volte più nascoste e subdole.
E noi non abbiamo alcun tipo di controllo su questi giochi di ruolo.
È il karma che ci fa recitare in modo automatico questi personaggi.
Personaggi che alterniamo in base alle situazioni e alle persone che abbiamo di fronte.
Tengo a precisare che il gioco dei ruoli richiede almeno due persone.
Di solito con una tematica in comune.
Proviamo a scoprirne qualcuno. Vedi se hai mai avuto a che fare con questi personaggi o se li hai interpretati tu stesso…
Il dominatore e la vittima.
Questi sono i classici ruoli in cui uno si abbassa e uno si alza. Li abbiamo ben descritti nella ferita del carnefice e della vittima. E qui abbiamo un uso completamente sbagliato del terzo chakra. Il chakra del nostro potere personale.
Il giudice.
Cosa fa un giudice? Semplice, lui sputa sentenze. Questo personaggio tenta di darsi un tono e controllare tutti grazie alla sua arma preferita: il giudizio. Invece di costruirsi una vita felice e soddisfacente per se stesso, si dedica a svalutare quella degli altri. “Se abbasso gli altri, io sarò sempre più alto ai loro occhi.”
Il colpevole.
Il colpevole si nutre di pane e senso di colpa. Un po’ perché si sente sbagliato davvero, un po’ perché così può suscitare qualche forma di pietà da parte degli altri. E chi si sente sempre sbagliato e in colpa, troverà sempre qualcuno che continuerà a sminuirlo e a punirlo. A volte lui stesso, a volte un bel giudice magari…
Il narcisista.
Colui che si crede il migliore di tutti, si esalta e vive solo per se stesso. Persona che non ha empatia, vede gli altri come estensioni di se stesso e respira tramite l’ammirazione degli altri. È una persona che non si ama e ha un’autostima molto fragile, prova risentimento e vergogna verso se stesso e le sue mancanze, che non ammetterà mai; le vedrà solo in chi gli sta attorno.
il manipolatore.
Il manipolatore non ha il coraggio di esporsi e tenta di ottenere quello che vuole con mezzi indiretti. Mezzi più subdoli.
Spesso facendo passare l’altra persona per il carnefice. Non conosce altri modi. Questa persona ha un grave problema a esporre i suoi bisogni.
Il malato.
Altro stratagemma per avere potere o attenzione sugli altri passando per vittima.
Mi viene in mente l’esempio di alcune mamme che appena il figlio tentava di andare via di casa si ammalavano di colpo. Spesso qui c’è una somatizzazione, di solito dell’ansia.
Il mendicante.
Colui che elemosina e pretende attenzioni, affetto e sostegno. Anche se sa che non è carino, non riesce a farne a meno. “Mi ami? Vado bene?”. Lo fa anche in maniera più abusiva, attaccando e tormentando l’altro “Non mi porti mai lì, non mi chiami mai, non fai mai questo e quello”... Sempre forme di elemosina perché hanno grandi buchi d’amore che non sanno come zittire.
Il dipendente.
Il dipendente si appoggia. Non vive bene senza l’altro o senza quello che l’altro gli dà. Non sa stare in piedi sulle sue gambe, non si ama e non si conosce. E spera che l’altro non cada o cadrà anche lui di conseguenza.
L’anti-dipendente.
L’opposto della medaglia. Colui che non ha bisogno mai di niente e di nessuno. Fa tutto da solo, sta bene da solo, le emozioni sono solo debolezze. Questa persona, in realtà, ha più bisogno d’amore degli altri. Indossa un’armatura e non capisce che la vita è uno scambio, che l’amore e l’intimità sono importanti. È fondamentale diventare inter-dipendenti, non chiudersi pur di non dipendere da nessuno.
Il non meritevole.
Si autosabota, si autopuinsce proprio perché in fondo è sicuro di non meritare felicità e amore. È condizionato dal senso del dovere. Arriva a strafare e va oltre i suoi limiti, per dimostrare di essersi meritato anche lui qualcosa dopotutto.
Il salvatore, il guru, il prete.
Colui che vuole salvare tutti. Colui che spesso lo fa controllando le persone. Si crede il detentore della verità assoluta. Pensa di fare del bene e di essere d’aiuto agli altri con il suo controllo, ma non è altro che uno stratagemma per avere potere e influenza su tutti, spacciandosi per buono.
L’altruista, il soccorritore.
Questo è il classico ruolo di crocerossina. Mi viene in mente la classica donna che di solito attira a sé sempre uomini con problemi seri, come l’alcool, la droga ecc.. O l’uomo che attira sempre donne drammatiche, depresse e in crisi. Qui a volte non c’è sempre una ricerca di un potere subdolo, ma più di un sentirsi utili e necessari, così da garantirsi attenzione e sostegno reciproco.
Il buffone, lo sciocco del villaggio.
L’hanno etichettato da piccolo così e non avendo altri modi per essere visto o accettato, non riuscendo a farsi riconoscere in positivo, accetta di farsi riconoscere in negativo. E qui c’è una persona che vorrebbe appunto farsi accettare per quella che è e fa quello che sembra aver funzionato: sminuirsi e umiliarsi.
“Con me si divertono, mi vedono. Meglio che niente”.
Il martire.
Colui che si sacrifica per gli altri per poi segnare sul suo taccuino chi gli deve un favore di ritorno. ”Ho fatto tanto per te, quindi ora tocca te, me lo devi…”
Anche questo è un atteggiamento da abusatore che tenta di farsi passare per vittima. Più dai dal cuore , meno ti importa cosa ricevi in cambio. Ti senti libero e di solito ti ritorna il doppio.
Chi dà per ricevere, chi dà e si lamenta perché non riceve, sta comprando l’affetto di qualcuno. Ha ancora un buco d’amore da colmare.
Il rinunciatario.
Il classico “vorrei ma non posso”. Questa persona ha sempre una scusa a ogni soluzione che trovi. Nega continuamente l’evidenza. “Si tu hai ragione, sì è vero, ma…” Qui c’è tanta confusione mentale. Ci si è radicati talmente tanto nelle proprie convinzioni e fissazioni mentali che la persona boicotta se stesso e ogni tua risposta, con la scusa del “e se invece fosse così?”. Nemmeno si dà il tempo di vedere cosa gli stai dicendo. Non vuole cambiare perché ne ha paura. L’ignoto lo terrorizza.
Il vagabondo.
È quello che salta da una parte all’altra e non si ferma mai. Fa un corso, poi ne fa un altro, poi un altro ancora. Continua a cambiare e non va mai fino in fondo. Non conclude mai nulla. Non riesce a costruire niente. E questo perché ha paura di entrare in profondità.
Il fanatico, il rigido.
Quello che va avanti per dogmi e regole. Ha ragione solo lui e gli altri non capiscono niente. Anche qui si cerca di darsi un tono in qualche modo, con le proprie conoscenze o la propria moralità. E allo stesso tempo ci si nasconde dietro a tutti questi preconcetti, sempre per paura di cambiare.
Il caotico.
Lui ovunque va crea confusione. Crea confusione nei rapporti, la crea nel lavoro ed è convinto di avere tutto sotto controllo. “Io sono chiaro e preciso.”
“E allora perché è tutto un caos qui?”
“Ovviamente sono i miei colleghi che non sanno fare il loro lavoro. Anzi hai ragione gli ho già cambiati 3 volte in questo trimestre, ma evidentemente non ho ancora trovato quelli giusti”.
Il padre/la madre di tutti.
Sono diversi dal guru, perché non si ergono sopra tutti, non siedono sul trono. Semplicemente interferiscono nella vita degli altri.
Pensano di avere più esperienza e dicono agli altri come devono vivere. Hanno la mania di consigliare, gli altri sono tutti bambini per loro. “Non capisco perché non vengono mai a trovarmi, io li voglio solo aiutare”.
È un atto d’amore programmare la vita di tutti…
Ce ne sono moltissimi, ma questi sono i più frequenti.
Attenzione perché non sono dinamiche psicologiche, ma psichiche.
Cioè hanno a che fare con l’energia di un individuo. Avvengono a livello profondo, inconscio, come meccanismo di difesa al risveglio.
Sono ruoli che ci lasciano automatici, nel sonno, altamente reattivi, inconsapevoli e pericolosi e ovviamente creano sofferenza.
Il bello è che noi non ci accorgiamo di nulla. Assolutamente nulla.
Roberto Potocniak
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sophiaepsiche · 10 months
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Le due facce del dolore
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"Perché in alcune tradizioni il dolore è esaltato, quasi cercato direi, e in altre è considerato qualcosa da superare?"
Perché sono le due facce della stessa medaglia.
Per prima cosa ricordiamo che la gestione del dolore è importantissima perché il dolore è l’emozione spartiacque tra i sentimenti di pace e quelli di distruttività. Non gestire il dolore porta alla distruttività, trascenderlo perfettamente porta all’amore e alla pace. Tra questi due estremi ci sono tanti gradi diversi di gestione: da quella puramente psicologica, ai primi tentativi di elaborazione in solitaria, che portano alla creatività, a quelli di presenza mentale, tipici della meditazione, fino ai risultati di trascendenza.
Chiunque abbia già una buona capacità di trascendenza del dolore ‘personale’ comincia a star meglio degli altri, non perché gli giungano meno colpi o abbia meno ostacoli ma perché li supera sempre meglio. Su questo mi soffermo un attimo per farvi notare che è sempre la pratica ad elevarsi e migliorare, mai il resto. Nessuno dovrebbe mai porsi limiti sulla pratica, i limiti dettati dalla natura umana sono più che sufficienti. Sappiamo teoricamente che esiste un grado talmente ottimale da non richiedere più uno sforzo ma il modo di arrivarci è di praticare sempre. I miei maestri, che non finirò mai di ringraziare, sono chiarissimi su questo punto.
Più capiamo che è la consapevolezza a risolvere tutto, meno la lasceremo andare. Meno la lasceremo andare e più risolverà tutto.
Tornando al dolore, quello che succede in chi supera ormai facilmente quello personale è molto importante: può cominciare a trascendere il dolore collettivo. Avendo compreso il carattere spartiacque del dolore, capirete che questo significa cominciare ad eliminare la distruttività dal mondo. Capite l’importanza evolutiva di queste persone? Forse no e purtroppo non si può dimostrare. Comunque, sebbene sia proposto in modo diverso nelle varie tradizioni, è una cosa naturale ed è presente in ogni insegnamento.
In oriente è generalmente più esaltato l’effetto positivo delle pratiche meditative: la serenità, la calma, la pace e si tende a dire meno che il realizzato è una specie di ‘macchina mangia karma’ dell’intera umanità. Si sa che è così e gli stessi illuminati a volte lo ammettono ma si dà più risalto al fatto che ne rimangono imperturbati. In occidente, soprattutto nel cristianesimo, è più esaltato il concetto di sacrificio, dell’offerta del dolore a Dio per salvare l’umanità, nello specifico per salvare ‘i peccatori’. Capisco che la terminologia cristiana è meno moderna e allettante ma è esattamente ciò che avviene. È solo formulato diversamente. Qui i concetti di ‘salvatore’ del mondo, per quanto riguarda Gesù, e di ‘co-redentori’, per i santi, sono da prendersi, per quanto mi riguarda, alla lettera. I santi non invitano il dolore per masochismo ma per consolidata capacità di trascendenza e il fatto di offrirlo a Dio rappresenta il loro motivo, ad imitazione di Cristo, esempio più straordinario mai giunto al mondo di tale capacità.
Il bilanciamento tra i due atteggiamenti apparentemente diversi, negli insegnamenti, è da cercarsi nell’eterna lotta tra conscio e inconscio. La pratica non è altro che questo.
La barriera del ‘personale’ è già molto ridotta nei praticanti esperti e le sensazioni in entrata, anche negative, non vengono neanche sempre percepite come proprie. So di ripetermi ma non è l’inconscio ad essere collettivo, è il collettivo ad essere inconscio. Qualsiasi sensazione salga al conscio, a prescindere se accompagnata o meno dalla sensazione ‘personale’, è un fenomeno collettivo. Questo il praticante esperto lo sa solo più degli altri.
Quando si presenta un’emozione sgradevole sa restare pienamente attento e fermo, in perfetta comunione con essa, determinandone la scomparsa.
Più fa questo, per i sentimenti, e più capisce e si allontana dal pensiero psichico, più acquisisce una sorta di trasparenza, dovuta proprio alla mancanza di barriera ‘personale’. Tale barriera, il nostro ego, è infatti solo un insieme di pensieri incessanti che riguardano il personale e di resistenze inconsce alle sensazioni che non vogliamo, il che sfocia, a seconda della gravità, in vari gradi di distruttività. Più va via la sensazione personale, più importante diviene il ruolo evolutivo dell’individuo per la collettività e più grande è la pace che egli prova. Questo è il secondo punto d'incontro che, nonostante la differenza tra terminologie, troviamo in tutti gli insegnamenti.
La pace è la meta di tutti.
‘Vi lascio la pace, vi do la mia pace’ dice Gesù. Anche se più sottolineata negli insegnamenti orientali, la pace è il risultato per tutti e, per fortuna, non è solo la meta finale, perché ogni tentativo di trascendenza, o anche di mera elaborazione del dolore, sarà ricompensato da una pace mai provata prima. Questa ricompensa spetta a qualsiasi praticante di qualsiasi livello. Intraprendere davvero questo cammino vuol dire cominciare ad accumulare talmente tanti vantaggi da non poter più neanche immaginare di vivere come prima.
Questa pace è da guadagnarsi interiormente attraverso ciò che, nel linguaggio meditativo, è presentata come ‘igiene mentale’, e, in quello devozionale, è espressa come ‘coscienza pulita’. Sono la stessa identica cosa. Qualsiasi sia il tuo maestro e la tua tradizione, o anche se non credi a niente e nessuno, la pace puoi averla se pulisci i contenuti psichici. Per farlo devi renderli dapprima consci, ed ecco le due facce della medaglia: la prima faccia del dolore non è tanto gradevole e dobbiamo imparare in primis ad accoglierlo, senza condanne o giustificazioni, senza resistenze, altrimenti non sale al conscio. Quando si presenta va ‘cercato’, proprio come dici nella domanda. Dopo tale accoglimento e in virtù di una totale comunione viene poi trasceso o ‘superato’… e arriva la pace, la seconda faccia del dolore.
Se si è molto pratici i due aspetti diventano quasi impercettibili, poiché meno c'è resistenza più c'è trasparenza.
Quando la purezza aumenta, infatti, si comincia una pratica più profonda in cui si trascende l’ego stesso e non più i contenuti psichici. Diverse tradizioni danno diversi nomi a questa pratica: ‘dimorare indipendente’, ‘dimorare nel sé’, dimorare nella ‘vacuità’, nel ‘silenzio’, nel ‘cielo’ dell’anima, nella ‘consapevolezza’, nell’‘auto-attenzione’, a volte lo chiamo samadhi. Qui si comincia a morire alla carne e a rinascere allo spirito. La sensazione di essere materia va via e l’evanescenza rivela la nostra vera natura. Che lo si chiami spirito, coscienza, consapevolezza o non lo si definisca affatto non importa, la cosa essenziale è che questa leggerezza la sperimenterai tangibilmente ogni volta che trascenderai il dolore, a qualsiasi livello lo farai, e potrai spingerti fin dove vorrai, anche fino al punto di non volerla più lasciare!
La teoria da sola non ha mai portato la pace a nessuno, la pratica sì.
Buona sperimentazione!
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lamilanomagazine · 2 years
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Milano, nuovo passo verso riqualificazione di Porto di Mare
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Milano, nuovo passo verso riqualificazione di Porto di Mare. Un nuovo passo verso la completa riqualificazione delle aree di proprietà comunale di Porto di Mare, tra via San Dionigi e via Fabio Massimo, a sud est di Milano. Con una delibera, la Giunta ha approvato le linee di indirizzo generali per la trasformazione e la valorizzazione di un ambito oggi eterogeneo e perlopiù degradato, peraltro prossimo ad altre aree, già oggetto di importanti interventi di rigenerazione, quali Santa Giulia e l'ex scalo ferroviario di Rogoredo. Due le principali direttrici che guideranno la rinascita: la raccolta di manifestazioni d'interesse per la riqualificazione di alcune aree dell'Ambito, la cui superficie si estende per circa 90mila mq, e la messa a bando di Cascina Casotto per affidarla in diritto di superficie fino ad un massimo di 90 anni per funzioni di interesse pubblico. A seguito e a seconda delle proposte di valorizzazione delle aree che perverranno, nell'ottica di un sistema articolato di servizi abitativi e alla persona, l'Amministrazione provvederà poi a pubblicare bandi puntuali, anche per zone specifiche, che potranno contemplare diversi strumenti utili, tra cui  la concessione in diritto di superficie e quella d'uso. «Il futuro di questo pezzo di città, a lungo discusso, si sta finalmente avvicinando - commenta l'assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi -. Stiamo definendo il quadro complessivo delle politiche pubbliche entro cui svilupparne il processo di riqualificazione, che deve essere volto all'attuazione di una strategia di sviluppo sostenibile, attento a evitare il consumo di suolo e all'attuazione di politiche del riuso e della riqualificazione dell'esistente, orientato al recupero di tutte le zone e i quartieri di Milano, sottraendoli al disuso e restituendoli ai loro abitanti. Questo quadrante, in particolare, è quello su cui insiste il maggior numero di progetti di trasformazione e che nei prossimi anni diventerà una delle nuove e più importanti centralità urbane». Per favorire il recupero architettonico-edilizio e funzionale della Cascina Casotto di via Fabio Massimo è previsto un bando a parte, che seguirà le modalità e gli indirizzi degli altri avvisi pubblici relativi al sistema delle Cascine milanesi, una volta che l'immobile - nelle prossime settimane - verrà inserito nel Pavi (Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari). Si tratta di un edificio, la cui costruzione originaria è datata intorno al 1850, di due piani fuori terra che occupa un'area di circa 2.500 mq. Il bando mirerà all'insediamento di specifiche funzioni di interesse pubblico che potranno essere affiancate da quelle di carattere privato capaci di generare reddito per garantire la sostenibilità economica del recupero complessivo. Finora l'Amministrazione ha avviato una serie di azioni volte a innescare un processo virtuoso di riqualificazione dell'intero comparto, considerate anche le zone limitrofe, dallo sgombero di un grande accampamento abusivo al sequestro di alcune attività irregolari, all'attività di rimozione dell'amianto presente sulle coperture di vari fabbricati, per arrivare ad alcuni interventi puntuali di rigenerazione: quello delle aree verdi recuperate attraverso la collaborazione con l'associazione Italia Nostra Onlus; dell'ex discoteca 'Karma-Borgo del tempo perso', ormai demolita, al cui posto sorgeranno una tensostruttura per eventi e concerti e spazi per la didattica; della Cascina Carpana, la cui rinascita passa da un progetto di casa e lavoro dedicato alle donne vittime di violenza. Questa delibera pone ora le basi per lo sviluppo della rigenerazione urbana dell'intera zona.... Read the full article
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sciatu · 3 years
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GELATI VARI
MIMì E GEGE’ - gelato alla liquirizia.
Il desiderio è un laccio sottile che piano piano ti avvolge e che d’improvviso ti stringe tanto forte che se non lo soddisfi ti soffoca e ti impedisce di provare altre emozioni. Gegè ad esempio amava il gelato e appena lo desiderava andava a prendersi un cono nella gelateria di Mimì, prima che si mettessero assieme e aspettava che proprio Mimì lo servisse e non gli altri inservienti, perché così gli riempiva il cono di una montagna di gelato. Quel gesto di Mimì era per Gegè una prova di amicizia e non capiva che lei lo faceva solo perché lui gli piaceva. Lui però non ci pensava avendola sempre avuta come grande amica e vivendo il rapporto con lei in quel bagnasciuga esistenziale dove non sei né solo spiaggia e quindi amicizia, né solo mare e quindi amore.  Lui passava i pomeriggi nella gelateria con Mimì e si giustificava di fronte agli amici e a sé stesso, con il suo amore per i gelati. Un giorno non la trovò. Era partita con le cugine per una gita offerta da un fornitore. Sul momento Gegè non ci pensò e si prese il suo gelato, ma scoprì che non era più buono come prima. Gli mancava qualcosa che lui non capiva o ipocritamente non sapeva o voleva definire ed accettare, perché per capire d’amare ci vuole coraggio o incoscienza. Il desiderio di Mimì incominciò a stringergli l’anima e crebbe in lui sempre più prepotente. Per prima cosa gli fece perdere l’interesse per quanto lo circondava. Le vaschette di gelato persero ogni colore e attrattiva, la gente intorno a lui si trasformò in ombre ed anche se vi era il sole, gli sembrava di essere già a novembre. Sentiva che qualcosa era cambiato, che qualcosa gli mancava, ma non voleva ammettere che questo qualcosa fosse Mimì. Durante tutta la giornata il desiderio gli faceva apparire nella memoria improvvise immagini di lei come i suoi occhi perfettamente a mandorla, la sua bocca da bambina sempre sorridente ma con la forma di donna, gli apparvero anche, dolorosamente dettagliate, le sue minnone che quasi trasbordavano dalla sua camicetta nera aderente quando si piegava tra le vaschette di gelato per raccogliere con la paletta una dose abbondate di pistacchio o caffè. Il desiderio di lei era tanto forte che la sera, con grandissima preoccupazione dei genitori, si mangiò solo due arancini e un pitone fritto: quasi inappetenza assoluta, a sentir la madre.  Poiché la voce profonda dell’anima sono i sogni, la notte fu il momento in cui il desiderio gli tese un terribile agguato facendogli fare un sogno terribile. Era nella gelateria e aveva appena ordinato il suo gelatone. Mimì aveva incominciato a riempire un cono e metteva e metteva a mai finire, tanto che il gelato era grande come la testa di lui. “Stai attenta che ti cade…” le disse Gegè preoccupato e infatti fu cosi: il gelatone che Mimì riempiva pescando dalle vaschette sottostanti cadde proprio sulla vaschetta che conteneva la stracciatella. Lei sorrise e senza problemi entrò dentro il bancone per prenderlo e improvvisamente affondò dentro le vaschette di gelato e scomparve dentro di loro. A Gegè saltò il cuore in gola: dove era finita Mimi ? Lei riapparve improvvisamente quasi nuotando nelle vaschette che andavano ad allargarsi ed appariva tutta fatta di gelato. I suoi capelli erano sottili fili di cioccolato, le sue minnone erano formate da gelato al cocco e fragola, i fianchi di zuppa inglese, le gambe di gelato al limone e il sederone di nocciola e crema. Lei si muoveva entrando in una vaschetta grande quanto una piscina e uscendo da un'altra ancora più grande, con un sensuale movimento e lui ebbe la percezione che fosse tutta, assolutamente nuda. Splendidamente nuda e tutte le sue forme risaltavano, ora come gelato alla papaya, ora come gelato alle amarene con due ciliegione a fare da capezzoli, ora con la zona del pube sotto forma di scuro gelato alla liquirizia e questo lo sconvolse perché era uno dei pochi che non aveva mai ordinato. Così il suo corpo cambiava continuamente, da fragola e panna a zabaione e nocciola, le natiche di tiramisù, il ventre di gianduia e cioccolato bianco, le braccia di Mont Blanc con pezzettini di maron glasse, i capelli di papaya e frutto della passione, la schiena di meringata, le gambe di limone e menta. Lui l’osservava e lei ora appariva ora spariva, con le minnone che traballavano con il loro profumo vaniglia, il sesso di liquirizia ed i peletti di filamenti di scuro cioccolato fondente. Come una sirena nel mare, incominciò a chiamarlo tra onde di torroncino, di gianduia e meringata. “Gegè, veni, veni… chi gustu voi.. , veni ..  liccami … scialati” Lui guardava e l’acquolina gli impastava la bocca, mentre laggiù la sua ciolla si era gonfiata come il palloncino che usano i clown di strada per fare gli animaletti come cani e cigni. Imbarazzato da quel tubolare dotato di volontà propria lui lo stringeva più che poteva per nascondere l’effetto che lei aveva sul suo corpo. “ Gegè veni, assaggiami.. “ Faceva lei, lasciva e provocante, mostrando ora questa ora quella intimità dolciaria, dalla lingua gianduia, alle labbra di fragola, alla minna di cedro, al sesso di scura profumata liquirizia (ancora? Ma perché?). “Veni, Gegè, liccami tutta … no vidi chi mi staiu squagghiannu (mi sto sciogliendo) …?” Gegè stava morendo. Sentiva un gran caldo e l’essere tubolare la sotto che stava scoppiando avendo raggiunto il massimo della espansione permessa dalla pelle, ma vedeva Mimì sciogliersi e quindi perderla completamente e questo lo sconvolgeva perché adesso il desiderio era la sua vita e Mimì l’unica persona che potesse saziarlo e rinnovarlo nello stesso tempo rendendolo quella Araba Fenice che chiamano amore. Gegè ebbe un’illuminazione: lui amava Mimì e per vivere doveva stare con lei. Questo era il suo Karma in quel momento della sua vita e rinnegarlo, ignorarlo, voleva dire uccidere il suo destino. Non poteva far altro! Non doveva pensare di dover fare altro!! Aprì la vetrina delle vaschette di gelato e vi si tuffò dentro. Sul momento sentì solo nausea in mezzo a quello sciroppo denso e zuccheroso che era il gelato e che per similitudine lui associava all’amore. Poi però quella fase densa e dolce come miele assunse una vita propria e Gegè si sentì abbracciare ed un corpo fresco e morbido adagiarsi sul suo dandogli un piacere intenso e carnale. Gli occhi di cioccolato Mimì lo osservavano intensi mentre le labbra rosse amarena cercavano le sue e una volta raggiunte le divorarono mentre la sua lingua di liquirizia (cosa che eccitò tremendamente Gegè) avvolgeva la sua. A questo punto perse ogni controllo e si senti tutto piacevolmente bagnato, quasi in paradiso e lentamente si lasciò affondare dolcemente, come disse il poeta, in un mare di gelato alle mandorle. Qualche giorno dopo, quando Mimì fece salire la saracinesca del negozio se lo trovò dietro la porta del negozio che aspettava, da mezzora, l’apertura della gelateria. Lo fece entrare contenta di vederlo “Ciao Gegè, hai già voglia di gelato?” Lui la guardò e a vedersela di fronte dimenticò tutto il discorso forbito e passionale che si era preparato, inoltre, con la capacità discorsiva inaridita da abuso di messaggi whats up e meme, cadde nel panico più completo. Lei lo guardò stupita dal suo silenzio e dal nervosismo che il suo corpo mostrava. “Che c’è ?” Chiese preoccupata. Allora Gegè, ormai disperato, fece un atto ancor più disperato: la baciò. Mentre la baciava, Gegè capì che soddisfare un desiderio voleva dire farne nascere mille altri perché le labbra di Mimì, sapevano veramente di liquirizia.
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mascheradaguerra · 3 years
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22 dicembre - senza giudizio
Sabato ho tolto il dente del giudizio, operazione durata quasi due ore e passata l anestesia ho avuto solo la bocca gonfia e lacerata lateralmente. Ho smesso con le cicche, le canne, il caffè, lo zucchero tutto d un colpo e neanche ci credo di essere arrivata al quarto giorno senza aver avuto un vero e proprio mental breakdown, sono orgogliosa di me, soddisfatta di me, felice per me e spero che il tabacco rimanga solo un brutto ricordo perché a quanto pare riesco a star benissimo anche senza.. Insomma chissà che per questi sacrifici il karma mi dia il premio di trovare un lavoro con colleghi stupendi ambiente stupendo e paga stupenda. Per il resto sto in convalescenza e ne approfitto per non fare niente di niente tanto da dormire dieci ore al giorno e però domani vedrò di ricominciare ad allenarmi. Mi son azzerata nel fare cose proprio per paura di avere la febbre e di conseguenza pare infinite sul covid. A Natale sono invitata a pranzo da lui però io non festeggio il Natale, mi irrita il Natale, mi crea disagio e fastidio perché crea una cerchia di persone dove te non ti senti benvenuto in quanto non è una festività che t appartiene. Per il resto ci sarà anche la carenza di programmi trash da guardare, zona rossa per non andare da nessuna parte, e niente mi assale la tristezza e prima son scoppiata in lacrime a caso sentendo parlare della vita che è veloce e che bisogna approfittare e viversela a pieno.. Ma come fai in piena pandemia? Io cerco di non vedermi con amici, cerco di non andare in posti affollati, insomma faccio le cose di prima solo che sono imposte da un virus quindi che ansia di merda.
Per il resto non sento davvero la necessità di fumare, credevo che avrei avuto una scimmia sulla schiena che mi dicesse fuma fuma fuma ma l ho avuta solo domenica che avevo il mio ragazzo davanti che fumava -.- chissà che smetta pure lui. Tanto il tabacco fa venire brufoli, invecchia la pelle, la rende meno giovane e lucida e tumori vari e inoltre per la voce. Ahhh scema io a farmi influenzare da pischella, però come ho smesso una volta (solo che ho sostituito le cicche alle canne) e come ho smesso con le canne per tutto il lockdown (o quasi) posso smettere davvero con tutto. O almeno non renderlo un'abitudine ma uno sfizio di ogni tanto... Si ora faccio la moralista, aspettiamo il pre ciclo e il mio nervoso e vediamo se sarò della medesima idea... Vabbe comunque avrei forse altre cose da dire ma mi rendo conto che preferisco la tastiera del PC alla tastiera del telefono, è più profondo. Quindi hola alla prossima
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giovane-seduttore · 4 years
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~5 giugno 2020~
Rieccomi qui, stesso posto stessa ora, a riscrivere un altro post su TETTO,o meglio,come ho conosciuto Carlo grazie a TETTO!
Dopo aver ricominciato nel migliore dei modi la nostra "relazione clandestina",TETTO che ormai si fidava di me, un pomeriggio come gli altri decide di portarmi al Castello della casarsa, dove si vedeva con i suoi amici quando riusciva a scroccare un passaggio, e mi presentò un ragazzo di circa qualche anno più grande di lui(16 credo) di nome Carlo, con dei capelli rossi( io amo i rossi) che aveva un aspetto veramente losco.Comunque quel pomeriggio TETTO decise di andare tra gli ulivi dove passavamo i nostri pomeriggi "intimi", per farmi fare una "conoscenza approfondita" con Carlo,lasciandomi solo con lui fino a che non avremmo fatto "amicizia"[...] ovviamente TETTO e Carlo erano molto amici e si raccontavano quasi tutto,e condividevano avvolte i "piaceri".TETTO se ne andò con la mia macchina e Carlo alla fine si convinse[...] inutile dire che piacque molto a entrambi, creando così i presupposti di un possibile relazione da trombamici.Non ci volle tanto a confermare la mia teoria che Carlo fosse un delinquente,infatti il giorno dopo TETTO decise che dovevamo accompagnare Carlo e un suo amico(bruttino) a fare una cosa che facevano spesso, RUBARE IL RAME DAI FILI DELLA CORRENTE!!!Io dopo aver capito il tipo di amicizie assurde di TETTO, decido di parlargli, vietando altre uscite con delinquenti o atti da galera(anche perché ero l'unico maggiorenne)si convinse, e ci limitammo a qualche corsa con la macchina e a pochi incontri con i suoi amici.Ci continuammo a vedere per diversi mesi quasi tutti giorni, e la nostra relazione ne giovava per l'intimità, ma non per la sicurezza, poiché qualche santo o il karma volevano avvisarmi che era sbagliato continuare quella relazione, e ci furono degni "segnali", come un incidente involontario a gennaio, uno danno all'auto provocato dai suoi amici, un "impantanamento" tra gli ulivi a causa della pioggia a marzo,una gomma bucata ad aprile,e il rischio che quel coglione di Carlo mi rubasse l'auto(panda),nonostante questi ovvi segnali "divini", entrambi volevamo vederci(più io che lui) e io iniziai a fare il geloso, e TETTO per tranquillizzarmi mi regalò la sua felpa(una felpa viola di arancia meccanica) che ho conservato fino a quando mia madre dopo anni l'ha trovata e donata ai poveri[...]
in quel periodo avevo iniziato a vedere anche Carlo il rosso, però avevo paura, poiché mi proponeva sempre furti, e la penultima volta che l'ho vidi(2015) tentò di rubarmi il telefono e gli dovetti dare 50 euro per farmelo restituire!nonostante questo mi intrigava tantissimo,più avevano paura di essere scoperti più mi piacevano!
Carlo lo rividi l'ultima volta per puro caso l'1 maggio 2016[...] una serata assurda! Avevo deciso di passare la seconda parte della serata nella zone dove abitava Carlo (non molto lontano dalla zona di TETTO)senza pensare che lo avrei potuto incontrare,anche perché non era mai successo.Dopo aver comprato una bottiglia del mio champagne preferito(foto del post) metre, non molto sobrio, tornavo alla mia auto, lo incrociai per caso in strada(che sfiga)mi iniziò a chiedere se avevo la macchina e che facevo da solo,io cercando delle scusa credibili, alla fine mi convinse a seguirlo quando mi disse che "aveva voglia"! Non si impegnò molto a trovare un posto e decise che ci saremmo "divertiti" sulle delle scale che erano abbastanza a vista,io che praticamente ero "costretto" mi limitai a eseguire, con la fottuta paura che qualcuno di passaggio ci vedesse.Dopo i nostri 20 minuti poco "intimi" decise di seguirmi per vedere dove andavo e io cambiai strada varie volte,fino a quando mi rubò il telefono[...]Iniziò un inseguimento STILE POLIZIESCO in mezzo alla strada, con io che urlavo il suo nome(davvero poco discreto) e lui che diceva di "non conoscermi"[...] il destino volle che davanti a lui sulla strada comparse la macchina di sua madre(la mia fortuna) che gli ordinò di entrare in macchina con lei,raggiunta la macchina, iniziai a urlargli contro nonostante la gente guardasse incuriosita, lui messo alle strette, prese il mio cellulare dalla tasca del jeans e lo lanciò con tutta la forza in strada, e se ne andò con la madre. Per fortuna mia ,il telefono aveva una ottima cover(pagata 20euro) che si fece solo qualche graffio! Io shokkato dalla situazione mi sedetti a bordo strada per metabolizzare il tutto!tornai subito all'auto e a tutta velocità andai a casa, ringraziando per tutto il tragitto i santi le divinità e il karma per la fine a mio favore della serata!mi promisi che non sarei più tornato in quella zona dove abitava Carlo! Che serata TRAUMATICA!!
Domani vi racconterò il mio ultimo incontro con TETTO!
Che adolescenza INCREDIBILE!
XOXO
GIOVANE SEDUTTORE
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libero-de-mente · 4 years
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AL SUPERMARKET NEL GIORNO PALINDROMO.
Dovevo fare la spesa, mi toccava, il mio più grande amore si sentiva vuoto e dovevo provvedere a riempirlo. Il frigorifero intendo, sfidando i presagi nefasti della data palindroma ma  ̶a̶l̶ ̶c̶u̶o̶r̶- allo stomaco non si comanda. Arrivo al supermercato e mentre cerco un parcheggio libero mi ricordo perché detesto le Smart. Mi chiedo perché i proprietari delle Smart non parcheggino tenendo il filo posteriore allineato alle altre auto. Eviterebbero dannazioni, maledizioni e imprecazioni. Se un vostro conoscente proprietario di una Smart dovesse raccontarvi di tanta sfiga nella sua vita, spiegategliela questa cosa. Il karma è una ruota che gira e quelle della Smart sono piccole di ruote, quindi gira velocemente per loro il karma.
Ci sono parcheggi destinati ai ̶p̶o̶r̶t̶a̶t̶o̶r̶i̶ ̶d̶i̶ ̶h̶a̶n̶d̶i̶c̶a̶p̶ disabili, alle ̶d̶o̶n̶n̶e̶ ̶i̶n̶c̶i̶n̶t̶a̶- diversamente in linea, alle auto ibride/elettriche, alle famiglie numerose e infine a chi è fan di Alberto Angela. Questi posti auto sono diversi, sono soffici e vellutati con un scaffale colmo di libri storico-scientifici. Li riconosci perché hanno delle casse che diffondono la musica Heart of Courage dei Two Steps from Hell.
Una volta trovato un posto per parcheggiare nell’area destinata ai normodotati, normo vedenti e normotipi devo solo memorizzare la sigla del parcheggio per non smarrirmi al ritorno. Scatto una foto al codice, faccio prima che a ricordarlo visto che si tratta del settore ax2+bx+c=0 colore cardo a pois rosso cardinale al 35%. La maggior parte della gente però non scatta la foto, si fa direttamente un selfie con la sigla e il colore del parcheggio. Forse oltre al parcheggio si vogliono ricordare anche che volto avevano prima di entrare. Credo.
Arrivo ai carrelli, avete presente quelli dei Supermarket … quelli che non riesci mai a direzionare bene, che vanno un po’ dove pare a loro. Della serie vuoi dare una direzione alla tua vita e non sai manco direzionare il carrello della spesa. Ecco quelli. Niente monetina, niente gettone o altre diavolerie solo Bancomat. Si per prenderlo devo inserire il Bancomat e non posso fare più di 10 carrelli al mese, diversamente se superassi il limite scatterebbero dei controlli INPS, INAIL e INRI sui miei redditi, dei miei parenti fino al secondo grado e per gli amici con la stella su Facebook.
Entro finalmente nel grande Supermarket. Una baraonda tumultuosa. Però sono fortunato oggi non c’è il pienone che trovo di solito, forse la data palindroma ha tenuto a casa un po’ di gente.
Nel primo reparto ortaggi e frutta noto l’offerta della settimana dei cetrioli monouso, vanno a ruba a quanto pare. Anche la moglie del socio Con*d le compra, dice che è stufa di vederlo sempre impegnato tra le corsie, si sente trascurata e quindi lo tradisce nel reparto verdura. Il mese scorso c’era l’offerta delle banane attaccate al muro con nastro americano, ma costavano un occhio della testa.
Il mio reparto preferito è quello della gastronomia; in un momento della nostra vita sociale dove essere chef ti apre le porte del successo, della notorietà e della televisione oltre alle gambe di tante persone che si farebbero “cucinare” da quello chef piuttosto che da quell’altro, preferisco trovarmi la pappa pronta quando posso. Anche perché tutte le volte che voglio creare un piatto personale mi appare Gordon Ramsay che inizia a insultarmi e a dirmi che sono la vergogna della cucina italiana.
Arriva poi il reparto della droga, non intesa come le spezie varie, ma quella che contiene prodotti a base di carboidrati in tutte le sue forme, consistenze e metamorfosi. Io sono molto religioso, credo molto nei carboidrati … sono un "carboidratico" praticante. Pasta, pane, pizza e focacce come resistere? Nei vari scaffali i carboidrati sono suddivisi secondo ideologie politiche, religiose e credenze popolari; ci sono i prodotti senza glutine, lattosio, lieviti, uova, zuccheri, fogli di giornale, vocali, ritegno e scorie radioattive. Carboidrati senza carboidrati, senza calorie e senza carbonio. Prodotti per celiaci, quelli per vegetariani e quella per vegani; pensate che c’è la pizza per i terrapiattisti, si tratta di una pizza piatta e rotonda condita su entrambi i lati. Il problema è che il condimento posto sul lato inferiore cade sempre, ma del resto per molti seguaci del piattume terracqueo l’Australia non esiste, quindi va bene così.
Pizze politicamente scorrette: quella 100% italiana, quella 50% italiana e 50% integrata (nel senso che se vuoi una mare e monti ti prendi una mare, monti e deserto, oppure se vuoi una salamino piccante la prendi con salamino piccante e kebab), quella redditiva che se non hai soldi per pagarla ti vengono dati dallo Stato e poi una volta digerita la pizza puoi restituirla in comode fette mensili.
Nel reparto alcolici vedo le bottiglie di Corona con in omaggio una mascherina, potere del Marketing o della stupidità umana ma non lo sapremo mai.
Solo qui al Supermarket puoi trovare la convenienza, anche se alcune persone la cercano altrove come nei rapporti tra persone. Squallidi.
Il sistema Supermarket è entrato anche nella ricerca di un partner occasionale o di vita, qui ci sono scaffali pieni di prodotti in bela vista, nelle applicazioni troviamo corpi e visi ben esposti e truccati per trovare altre persone riducendo il tutto a Discount di Principi Azzurri che di quel colore hanno solo delle pastiglie o di Principesse da salvare, ma salvare da loro stesse.
Tra le corsie ci sono clienti che comprano kombu, seitan, wakame, miso, nori, tofu o kittemuortu altri invece preferiscono nomi più seri della nostra tradizione culinaria come brandacujun, strozzapreti, coglioni di mulo, cazzimperio, palle del nonno o pane cafone; ma come dicevano gli antichi de gustibus non disputandum est nu par de cojon.
Non parliamo di quelle persone tatuate con scritte da duri, da wild life, da controcorrente e poi ti mettono la felpina nel reparto surgelati perché “brrr che freddo”.
Trovo curiosi gli umarell della spesa, persone anziane che attaccate ai loro carrelli si fermano e guardano con estrema attenzione quello che hai nel tuo carrello, manca poco che spostino le cose con le mani per controllare se hai preso proprio tutto manco vivessero con te. Per poi andare via scuotendo la testa come se avessimo sbagliato tutto.
Arrivo alla cassa e anche qui devi stare attento alla scelta perché se sbagli arriva il tuo turno e vai in prigione senza passare dal via. Ci sono casse con precedenza, quelle per prima gli italiani, quelli per quelli con la tessera di socio associato dell’associazione cooperante, quella per chi è senza peccato (lì non c’è mai coda), quella dove paghi in nero e quella con lo spesapass (una sorta di telepass per spese nei carrelli).
Oggi davanti a me nella fila alla cassa avevo la donna della mia vita, una spesa la sua composta da birra, pizze, arancini/e (i siculi non comincino con i predicozzi neh?!), focacce con mortazza e poi la Nutella. Volevo chiederle la mano quando a un certo punto ha posto tra di noi la barra “cliente successivo” come se ci fosse scritto “ti vedo più come il cliente dopo di me”.
Per alcuni il momento in cui ti relazioni con chi sta alla casa diventa il punto massimo della propria vita sociale. Vuoi mettere pronunciare la frase tutta d’un fiato “Posso pagare con la carta?”, oppure rispondere con un sorriso alla frase chiaramente d’approccio “Vuole per caso una busta?”. Cacchio con simili botte di vita sociale si sta a posto per tutta la settimana fino alla spesa successiva.
Oggi la commessa mi ha chiesto con un fare provocatorio che voleva sicuramente indurmi sulla cattiva strada: “Ha per caso la carta?”. Ma io risoluto come mai le ho risposto perentorio: “No grazie, ho smesso”. Ha cominciato a ridere dal primo all’ultimo prodotto della mia spesa che le passava sul nastro trasportatore. Penso che la eviterò alla cassa la prossima volta che andrò a fare la spesa. Meglio.
Come con l’altra sua collega che evito come la peste da circa un anno, quando alla sua domanda: “L’avviso che oggi non accettiamo i buoni”, io le risposi: “Ma io non so essere cattivo”. Mi “perculò” per tutta la mia spesa.
Fare la spesa per me è sempre più difficile, sto invecchiando a tal punto che trovo più imbarazzo a mettere sul nastro un ovetto Kinder, generalmente messi strategicamente vicino alle casse (bastardi!), piuttosto che il gel della Durex.
Rimpiango quando da discolo girando per le corsie buttavo prodotti a caso in carrelli a caso, per assistere alle casse alle scene di sconosciuti che questionavano che “quello no, non è mio non l’ho mai preso”, “ Si ma intanto è dentro il suo carrello, mi scusi eh?”.
Una lezione, non far impazzire gli anziani perché non passerà molto tempo che sarà il tuo turno d'incazzarti.
Sono tornato a casa e anche questo giorno con la data palindroma volge al termine, nulla di che solita routine… di palindromo ci sono le due palle che mi sto facendo in questa pigra domenica… palindroma.
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Un passaggio molto importante per manifestare la nuova dimensione di luce nella Terra è proprio quello di convertire il Dono in Talento, per incarnare la propria missione esistenziale. Questa modalità di vita racchiude in sé la risoluzione a molti problemi che ora affliggono la maggior parte del mondo.
Con l’intento di facilitarti questo cammino, ho canalizzato questi simboli in modo che tu possa avere qualche strumento di riflessione per riconoscere le tue risorse e in qualche modo attivarle. Questo non lo fai solo per te stesso, ma per tutto il mondo, questo è in realtà il contributo più potente che ognuno di noi può dare all’evoluzione umana.
Conteniamo tutti questi doni e molti altri, ma solo uno di loro la nostra Anima terrestre ha scelto di sviluppare e manifestare in questa forma umana. Per questo ti consiglio di scegliere solo un simbolo: quello sarà il tuo personale potere ,da usare per migliorare la tua/nostra esistenza in questo viaggio.
1 SEMINATORE
  DESCRIZIONE E MISSIONE
 Creare attraverso la Visione Trascendentale 
Il tuo dono è quello di creare nuove fonti di realtà e seminare progetti innovativi in questo mondo. Questo talento lo sperimenti come una sviluppata capacità nel percepire oltre la normale visione della realtà in cui vivi. Il tuo sistema operativo interiore ha affinato questo programma necessario per farti accedere alle informazioni sensoriali che fluttuano tra i differenti piani esistenziali e di cui l’esistenza in cui sei immerso ha bisogno per ampliare sé stessa ed evolvere. Se riesci a collaborare ed accettare questo dono (che hai iniziato a sviluppare da molte vite), avrai la possibilità di creare un collegamento tra le diverse realtà, ricevendo in modo sempre più frequente gli strumenti adatti per realizzarti. Le rivelazioni creative si mostrano attraverso strumenti di ricezione sensoriale come in forma di sogno onirico, lucido, idee innovative o sensazioni molto intense. Potrebbero avvenire in forma sia consapevole che inconsapevole. Quando resta inconsapevole si blocca nello stato di non materializzazione e non può essere utile per l’evoluzione, se diventi consapevole di questa parte, invece, potrai avere potere sulle tue potenzialità ed esprimerle attraverso le varie fasi della materializzazione creativa.
Tu come essere cosciente hai la responsabilità di ricevere queste informazioni ed esprimerle plasmandole nella forma che maggiormente si adatta alla tua personalità. L’importante è che riconosci la tua capacità di essere un Seminatore, in quanto tuo timbro energetico e potere per realizzarti in questa vita dando il tuo importante contributo a trasmutare l’intera esistenza.
KARMA
Ti sei incarnato in tutte le tue vite precedenti per sviluppare un certo tipo di talento, in modo da poterlo un giorno (quando sarai pronto) manifestare in questa realtà materiale per espanderla. La tua Anima, quindi, ha creato nelle tue vite precedenti tutte le situazioni che ti sono servite per prepararti ad utilizzare questo tipo di energia.
In questo caso tutte le tue vite sono state incentrate sulla frequenza del “Timbro Seminatore” creando situazioni che ti hanno messo a dura prova per spingerti ad integrare e sviluppare il tuo lato creativo in qualunque modo si voglia esprimere. Proprio per questo motivo hai dovuto o stai ancora affrontando situazioni che richiedono una scelta importante: la scelta tra accettare il tuo modo di esprimerti senza giudicarti, riconoscendo il valore di te stesso, o continuare a rimanere bloccato dalla paura del fallimento, in uno stato disfunzionale, chiudendoti alle varie possibilità di crescita. Il tuo Karma si è generato sullo squilibrio del mancato auto-riconoscimento. Per trasmutarlo hai bisogno di riconoscere il valore delle tue creazioni in prima persona. Credere in quello che sei, in quello che crei e dargli la giusta importanza ti libera dalle situazioni di squilibrio facilitando la tua realizzazione personale.
TRAZIONE IN POSITIVO
La tua vita si evolve quando riesci ad utilizzare la sensibilità come strumento utile per ricevere informazioni di supporto che ti permettano di riversare energie rinnovatrici nella vita quotidiana. Nel momento in cui riconosci l’importanza delle tue sensazioni e ti lasci guidare con fiducia dall’ispirazione creativa nel presente, riesci anche ad espanderti, convertendola nell’apertura mentale necessaria a ricevere le nuove conoscenze alle quali darai una Forma in base al tuo metodo d’espressione.
TRAZIONE IN NEGATIVO
Quando non vuoi comprendere la tua forma di sensibilità blocchi il tuo processo creativo e ti chiudi nelle profondità della solitudine. In alcune situazioni di blocco emotivo per te è facile essere trascinato dall’inquietudine verso un senso di completa alienazione e rifiuto alla materia.
Nel momento in cui vivi nella paura scegli inconsapevolmente di manifestare la parte negativa del tuo talento: il non-talento.
La non accettazione della tua sensibilità come strumento positivo di supporto, ti proietta sulla base iniziale di uno stato negativo di sfiducia, questa frequenza richiama le energie equilibratrici del sistema universale per creare Karma in modo da ristabilire il programma d’equilibrio originale e permetterti di riconoscere il tuo valore.
ATTIVITÀ DA SVILUPPARE
Attività Manuali Nelle tue mani si cela un grande potenziale, sei predisposto alla creazione di magnifiche opere se scegli di risvegliare l’abilità nell’utilizzare la tua manualità. Quando scegli l’attività che più vibra con la tua essenza (a volte dopo vari tentativi e scartando quelle che non ti soddisfano), si rivelerà solo in seguito in che modo potrai affinarla e metterla in pratica. Quindi l’importante è scegliere quale attività vuoi manifestare, non importa se al momento presente pensi di non riuscirci. Se hai il coraggio di iniziare a metterla in pratica riceverai con il tempo le giuste capacità e gli elementi da integrare per manifestarla appieno ed utilizzarla per creare abbondanza nella tua vita. Esempi di alcune Attività Manuali Creative Pittore, scrittore, cuoco, operatore olistico, fiorista, decoratore, e qualsiasi altro lavoro possa richieda l’utilizzo della creatività con le mani.
Attività legate al corpo Il tuo corpo è pronto per armonizzarsi in attività creative, se vorrai potrai realizzarti scegliendo quale attività ti rappresenti maggiormente per manifestare il tuo dono riversandolo nei movimenti. Esempi di alcune Attività di Corpo Creative Ballo, canto, musicista, discipline olistiche, attore, sport creativi in generale.
Attività Mentali Essendo l’energia mentale del creativo molto fluida può essere ampliata entrando in connessione con altre realtà, questo potenziale potrebbe servirti per avere accesso a nuove prospettive allacciando collegamenti tra le varie realtà che servono ad arricchire l’esistenza in generale. Potrai avere le informazioni necessarie nel momento in cui decidi di manifestare questa tua abilità.
Alcune forme di Attività Mentali Creative Creatore di storie e personaggi, risolutore di problemi in generale, compositore in generale, canalizzatore di energia in generale, innovatore in ogni campo.
COME CONVERTIRE IL TUO DONO IN TALENTO:
·         Accetta la tua essenza lasciando sorgere l’autentico personaggio interiore.
·         Pratica nella vita le tue capacità ed esprimi la tua volontà con atti definiti per manifestare la tua idea di vita.
·         attiva la connessione della trinità per ottenere la collaborazione tra mente, spirito e corpo.
POTENZIALI DEL CREATIVO
Manualità, Sensitività, Creatività, Fluidità mentale, Introspezione, Medianità
CODICI DI ATTIVAZIONE
Numerico: 46 – 23 – 76 – 1 – 9
Formula: IO SONO LA CREAZIONE…IO SONO IL CREATORE
Mantra: MAYA-BRAHMAN-OMNY-DAM
Chakra da Potenziare: QUINTO – SESTO – PRIMO
Elementi di Trasformazione: ARIA – TERRA
Entità di Supporto: METATRON, RAFAEL, JESUS, SIRIO, LUNA
 2 ARMONIZZATORE
 DESCRIZIONE E MISSIONE
Equilibrare attraverso l’armonizzazione degli elementi
La tua personalità è proiettata grazie alle tue capacità empatiche verso la pace. Tendi sempre a cercare di riportare la stabilità emotiva in tutte le situazioni che affronti (anche a livello inconsapevole se ancora non lo sai), e quando non ci riesci immediatamente continui a ritentare. Spinto dalla tua indole, cerchi sempre un modo per armonizzare gli eventi e riportare serenità. Questo tuo comportamento si origina dal tuo timbro personale energetico, modellato durante molte vite, per proporre in questo modo un’alternativa di ricostruzione pacifica a qualsiasi disfunzione o blocco.
Il tuo dono si riversa nella quiete della tua presenza e nel modo in cui riesci ad interagire con la realtà delle persone, portando le frequenze disarmoniche a ristabilirsi per permettere alla comunicazione una migliore fluidità. In pratica il tuo talento sta nella tua presenza e nella tua personalità, questo tuo modo di essere può aiutare gli altri a connettersi, stabilizzando la loro comunicazione attraverso il tuo timbro energetico che agisce come un ponte tra le diverse dissonanze permettendo così una migliore comunicazione e quindi maggior possibilità di armonizzazione e ridimensionamento della realtà.
KARMA
Ti sei incarnato in tutte le tue vite precedenti per sviluppare un certo tipo di Talento in modo da poterlo un giorno (quando sarai pronto) manifestare in questa realtà materiale per espanderla, quindi la tua Anima ha creato nelle tue vite precedenti tutte le situazioni che ti sono servite per prepararti ad utilizzare un certo tipo di energia.
In questo caso del Armonizzatore sei stato sempre in ambienti e situazioni che ti hanno spinto a conoscere per primo le profondità della sofferenza umana e le conseguenze distruttive ed inutili dei comportamenti negativi. Quindi a prenderne coscienza per primo su questo pianeta in modo da vivere in seguito spinto dalla compassione verso il miglioramento attraverso la stabilità emotiva. Ti sei risvegliato per primo a questa verità ma hai rifiutato la parte ombra della tua forma umana e quindi di conseguenza hai attirato nella tue vite persone che vivono situazioni di disagio e conflitto nelle quali rifletti la tua non accettazione dello stato negativo. Ti senti sempre in qualche modo attirato da queste situazioni complesse poiché senti anche il dovere di fare sempre qualcosa a riguardo. In questo karma il messaggio è di non farti sempre trasportare da ogni situazione negativa sentendoti obbligato a dovere per forza intervenire per aiutare o armonizzare in qualche modo la situazione. Ci sono momenti propizi in cui puoi manifestare le tue capacità per avere un risultato costruttivo, e altri, invece, in cui devi iniziare a riconoscere che il tempo non è maturo per il tuo tipo di energia e quindi accettare, senza sentirti impotente o frustrato, che in questa realtà esistano vari cicli che comprendono la disarmonia e hanno bisogno delle loro tempistiche per essere trasmutati. Il tuo è un Karma di conflitto per non accettazione: arrenditi alla natura dissonante degli eventi, accetta il conflitto come parte integrante dell’evoluzione senza sentirti ogni volta chiamato ad intervenire. Distaccati e non sentirti in obbligo di agire sempre quando senti che ti stai sforzando troppo. In questo caso collegarti con la tua saggezza interiore prima di agire ti farà comprendere se sia il caso di farlo oppure di lasciare le cose così come stanno per ora, come parte di un processo. Questa presa di coscienza ti aiuterà a risolvere il tuo karma dei conflitti interiori ed esteriori.
TRAZIONE IN POSITIVO
Quando stabilizzi la tua parte emotiva riesci ad appianare il conflitto interiore equilibrando tutte le parti ed integrando nuove consapevolezze che ti aiutano a gestire al meglio il conflitto e a riportare l’equilibrio tra gli esseri in forma naturale.
Con la sola frequenza della tua presenza permetti di potenziare le connessioni della comunicazione. Se riesci a gestire appieno questo tuo potere crei la possibilità di poterlo incanalare per gestire le difficoltà espressive in modo da trasmutarle, sciogliendo i blocchi mentali attraverso la comprensione e la compassione che trasmetti. Il tuo potere si stabilizza pienamente quando hai anche saputo accettare la manifestazione dell’ombra come parte integrante dell’espressione umana, senza cercare di intervenire quando non ti è richiesto e senza sentirti frustrato nel non poterlo fare. In questo modo saprai quando sarà realmente costruttivo e necessario attivare le tue capacità di armonizzazione evitando inutili dispendi di energia.
TRAZIONE IN NEGATIVO
Quando non accetti il conflitto come parte integrante dell’armonizzazione ti separi dalla realtà creando vuoti d’incomprensione. Questo potrebbe generare in te frustrazione nel momento in cui ti rendi conto di non riuscire a gestire una situazione come vorresti, sentendoti impotente ed esaurito energeticamente. Se scivoli in uno stato di debolezza emotiva e ti rinchiudi nella sensazione dell’impotenza il tuo potere viene disattivato manifestando così specchi di realtà che riflettono il disagio e lo squilibrio anche in forme materiali. Questo tuo timore dei conflitti crea una repulsione nel quale rimani bloccato, e finché non gli permetterai di esistere, senza respingerlo con una reazione di rifiuto, sarai costretto a rivivere situazioni di tensione in molte occasioni.
ATTIVITÀ DA SVILUPPARE
Attività Vocali Il timbro della tua voce è lo strumento potente che ti permette di creare frequenze adatte per creare il potenziale dell’armonia, puoi utilizzarla in varie forme e trasmettere la tua energia quando è necessaria per ristabilire l’equilibrio degli elementi. Se ancora non sai in che modo puoi canalizzare questo tuo talento cerca di fare prove seguendo ad istinto quello che ti fa sentire allineato con il tuo modo di essere e libero di esprimere la tua reale personalità.
Esempi di alcune Attività Vocali Canto di guarigione, narrazione, counseling, oratore, mediatore, assistente in qualsiasi campo, guida vocale in qualsiasi campo, e tutte le situazioni che richiedono l’utilizzo della voce per riportare l’armonia tra gli esseri.
Attività Manuali Utilizzando le tue mani sei in grado di riversare nella materia l’energia di equilibrio e amore attraverso le tue creazioni ed il tuo tocco.
Esempi di alcune Attività Manuali Terapeuta del corpo in generale, cuoco, erborista, medico, infermiere, scrittore, decoratore e tutte le attività che servono per ristabilire un equilibrio energetico.
COME CONVERTIRE IL TUO DONO IN TALENTO
·         Accetta il conflitto interiore-esteriore come transazione utile al ciclo della vita.
·         Stabilizzati dentro alla tua saggezza per avere le istruzioni necessarie alle varie situazioni da ristabilire.
·         Individua in quale campo sei più predisposto alla riuscita del tuo potere e fai pratica.
·         Identifica la tua missione e riconosci a te stesso ed agli altri il tuo intento utilizzando i vari strumenti di concretizzazione materiale a tua disposizione.
·         Allinea il tuo timbro di voce con la tua volontà.
POTENZIALI DELL’ARMONIZZATORE
Presenza stabile, Fluidità mentale, Respiro consapevole, Temperamento leggero, Compassione, Stabilità energetica, Saggezza emotiva, Capacità di comunicazione diretta ed indiretta, Capacità di gestione, Trasmutazione dei poli.
CODICI DI ATTIVAZION
Numerico: 66 – 44 – 8 – 0 – 26
Formula: IO SONO LA GUERRA, IO SONO LA PACE, IO SONO L’ARMONIZZAZIONE DELLA MIA SPECIE.
Mantra: MHAT-NAM-MAYA-RAM
Chakra da Potenziare: TERZO – QUARTO
Elementi di Trasformazione: FUOCO – TERRA – ARIA
Entità di Supporto: MIRIAM – ASHTAR – SOLE – GABRIEL
3 MANIFESTATORE
DESCRIZIONE E MISSIONE
Plasmare la Materia attraverso la Volontà Attiva
Sei quella che si potrebbe definire una persona pragmatica, poiché la tua personalità ha sviluppato le capacità pratiche che servono come risposta per la manifestazione degli strumenti necessari alla co-creazione della realtà tridimensionale. Il tuo modo di attuare è proiettato maggiormente attraverso un filtro d’intelligenza mentale, con questo tipo di carica energetica come parte predominante nella tua impronta personale spesso sei spinto dal desiderio di mettere fin da subito in pratica la parte concettuale della vita, trasformandola da pensiero a realtà.
Il tuo dono si converte in talento quando riesci a rispondere alle varie situazioni limitanti della vita in modo costruttivo, poiché sei per tua natura in grado di attivare la raccolta di tutte le risorse necessarie alla concretizzazione degli obbiettivi. Ora hai scelto di risvegliare questo tuo potenziale proprio perché stai leggendo queste parole, in modo da utilizzarlo per cambiare la tua vita, riconoscendo il tuo potere attraverso l’attivazione della volontà .
KARMA
Ti sei incarnato in tutte le tue vite precedenti per sviluppare un certo tipo di Talento in modo da poterlo un giorno (quando sarai pronto) manifestare in questa realtà materiale per espanderla, quindi la tua Anima ha creato nelle tue vite precedenti tutte le situazioni che ti sono servite per prepararti ad utilizzare un certo tipo di energia.
In questo caso del Manifestatore la tua forza si riversa nel movimento e nel saper trarre profitto da ogni situazione portando in vantaggio le parti mancanti e manifestando gli strumenti che ti servono per rendere reale un’idea iniziale. Per arrivare a questo tipo di abilità hai dovuto vivere molte vite in situazioni di blocco mentale e prigionia fisica (probabilmente anche in questa vita), dentro le quali hai imparato a costo della vita stessa il coraggio e la capacità di gestione del movimento in quanto il più delle volte ne valeva della tua sopravvivenza. Queste esperienze di forte tensione restano registrate nel tuo inconscio come memoria nel dna e nel momento in cui si presentano nella tua vita attuale situazioni che non puoi gestire o nelle quali non puoi avere il controllo in generale, ti potresti sentire pervaso dalla sensazione di forte disagio che ti farà cercare di sfuggire dalla realtà anche adottando forme comportamentali irrazionali.
Il tuo è un karma d’immobilità, la vita ti ha chiesto in vari modi di rimanere fermo ed accettare l’osservazione da una prospettiva immobile, ma se hai sempre rifiutato questo processo e molto probabilmente che tu vada continuare ad opporre la stessa resistenza anche in questa vita. Si generano situazioni che ti riducono quasi del tutto il campo d’azione e che servono a farti accettare lo stato di non-azione. In questo caso potrebbe sembrarti che la tua vita sia tutto il contrario di quello che in realtà desideri attraverso il tuo dono, ma è solo proprio perché non stai accettando il tuo contrario: il non talento nella tua immobilità. Puoi iniziare ad avvicinarti al tuo talento accettando la situazione di blocco attuale, in questo modo abbasserai la resistenza e permetterai la manifestazione dei vari componenti per sciogliere il blocco karmico.
TRAZIONE IN POSITIVO
Quando riesci ad equilibrare dentro di te la paura e la rabbia puoi avere accesso al tuo talento. La fiducia nelle tue capacità ti permette di concentrarti sul come superare ogni tipo di blocco manifestando varie forme per superare ogni ostacolo. Quando riesci a fluire con le tempistiche necessarie alla realizzazione di un progetto, senza avere timore nei momenti di fermo, tutto diventa semplice e di facile manifestazione, riesci a vedere in ogni tuo progetto la sua massima espressione positiva, anche a distanza di tempo, poiché focalizzandoti nell’obbiettivo rendi possibile materializzare gli strumenti e le persone adatte a servirti per ottenere il risultato che desideri, trasmettendo anche a tutti gli altri la tua sicurezza e capacità nel gestire, organizzare, materializzare e costruire.
TRAZIONE IN NEGATIVO
Nel momento in cui non riesci a viverti saggiamente anche i tempi di attesa con pazienza e comprensione, perché vuoi ottenere tutto subito ed ogni costo, crei una distorsione nella tua realtà e rallenti la legge di manifestazione della dimensione nella quale stai operando, in quanto generi uno stato di rifiuto, con la conseguenza di creare una resistenza che ti blocca in una situazione di non realizzazione. Per utilizzare il tuo potere hai bisogno di diminuire le reazioni impulsive, ogni progetto ha la sua tempistica di realizzazione e bisogna saper vivere con armonia anche i momenti di vuoto, bisogna saper attendere il momento giusto in uno stato di completa sicurezza, cambierà il risultato.
ATTIVITÀ DA SVILUPPARE
Attività di Voce: La tua capacità pragmatica di progettazione e di visione potrebbe aiutare le altre persone nei loro progetti di crescita attraverso l’uso della tuo timbro energetico nella guida vocale. Puoi trasformare, adattando un’idea nella realtà quotidiana grazie al tuo talento, aiutando gli altri a dare forma ai loro sogni e materializzarli nella vita.
Esempio di alcune Attività Vocali: Coordinatore, insegnante di qualsiasi disciplina pratica, responsabile di gestione, regista, facilitatore, e tutte le attività costruttive che richiedono l’utilizzo della voce.
Attività Manuali: Per tua tendenza riesci nel trasformare un’idea creativa in realtà materiale, utilizzando gli strumenti necessari a tua disposizione per arricchire e servire il mondo.
Esempio di alcune Attività Manuali: Contadino, ingegnere, disegnatore, sarto, scultore, scienziato, dottore, e tutte le attività artigianali che richiedono l’operazione di manifestare e costruire con le mani.
COME CONVERTIRE IL TUO DONO IN TALENTO
·         Accetta la tua impotenza nei momenti di disagio.
·         Impara a sentirti vivo anche quando sei fermo.
·         Impara a gestire la tua mente prima del corpo.
·         Impara a chiedere aiuto anche agli altri senza paura.
·         Individua il campo sul quale più ti senti autentico e progetta.
POTENZIALI DEL MANIFESTATORE
Capacità di costruzione veloce, Gestione degli eventi, Applicazione della teoria, Organizzazione nella materia, Manifestazione, Focalizzazione di obbiettivi.
CODICI DI ATTIVAZIONE
Numerico: 14 – 4 – 22 – 5 – 7
Formula: IO SONO LA MANIFESTAZIONE, IO SONO LA FORMA
Mantra: ETNO-DARHMA-ON-RA-ME
Chakra da Potenziare: TERZO – QUINTO
Elementi di Trasformazione: FUOCO – TERRA
Entità di Supporto: SOLE – GABRIEL – METATRON
  4 AMPLIATORE
DESCRIZIONE E MISSIONE
Ampliare la Realtà integrando Informazioni di Luce
Sei spinto dal desiderio di arricchire la tua personalità con nuove rivelazioni ogni volta che ne hai la possibilità. Per tua natura sei portato a scoprire nuove forme di comunicazione poiché riesci a prendere in considerazione tutte le possibilità di una situazione, senza escludere l’integrazione di nuove e differenti conoscenze.
La tua fluida essenza non può sentirsi identificata dentro ad una limitata idea di personalità e questa libera manifestazione ti facilita il ricalcolo di te stesso e delle tue decisioni in base alle esigenze delle situazioni che affronti. Sei in questo mondo per ampliare l’idea stessa della percezione umana dentro alle varie circostanze del presente. Nel tuo mondo tutto è fluido in quanto prende la forma che ti è necessaria in quel momento. Non puoi e non devi cercare di identificarti con una sola personalità o un solo tipo di vita. La tua esistenza potrebbe sembrarti in alcuni momenti instabile, potresti vivere relazioni sfuggenti con le persone proprio perché il tuo timbro energetico è programmato per restare in continuo movimento ed espansione, in modo da avere la libertà di ricalcolarsi continuamente ed ampliare sia la tua realtà che quella degli altri. Se impari ad accettare questo tuo dono, a viverlo con compassione, potrebbe portarti alla scoperta ed integrazione di un nuovo tessuto di realtà esistenziale.
KARMA
Ti sei incarnato in tutte le tue vite precedenti per sviluppare un certo tipo di Talento in modo da poterlo un giorno (quando sarai pronto) manifestare in questa realtà materiale per espanderla, quindi la tua Anima ha creato nelle tue vite precedenti tutte le situazioni che ti sono servite per prepararti ad utilizzare un certo tipo di energia.
In questo caso dell’Ampliatore si è formato un karma di perdita e di abbandono poiché hai vissuto nelle tue vite precedenti situazioni che ti hanno obbligato a riconoscere il tuo potere attraverso il non potere. Ogni volta che si presentavano situazioni di cambio rispondevi con lo stato squilibrato emotivo per la paura di perdere qualcosa o qualcuno, e quindi opponevi resistenza, reagendo continuamente in uno stato di dolore e non accettazione al cambiamento che ha generato nelle tue varie esistenze situazioni di abbandono e di perdita in ogni ambito. Questo nodo karmico racchiude in sé il tuo potere, quando capirai che la soluzione a tutto quello che hai attraversato fino ad ora si trova proprio in quello che hai rifiutato di vedere, allora scioglierai il tuo blocco e sarai libero di goderti il cammino della tua missione.
TRAZIONE IN POSITIVO
Quando riesci a lasciarti trasportare dallo scorrere degli eventi senza opporre resistenza e senza la paura delle trasformazioni potrai raccogliere le verità che ti aspettano per ampliare la tua vita e trasmutare ogni visione limitata. Quando hai fiducia nel progetto della tua Anima riesci anche a connetterti con quella parte saggia di te per ricevere il supporto e la comprensione interiore dei vari passaggi di cambiamento che affronti e che dovrai affrontare. Permanere in uno stato di accoglienza crea una risposta positiva che cambia l’evoluzione degli eventi. Questo ti permette non solo di essere utile a te stesso ma di aiutare anche gli altri a veder la bellezza nella fluidità e nel cambiamento. In questo modo ti converti nell’esempio vivente ed umano dell’espansione e fluidità della Vita stessa.
TRAZIONE IN NEGATIVO
Cercare di mantenere situazioni e persone disfunzionali a tutti i costi nella tua vita ti chiude in uno stato di non accettazione e quindi di blocco. Avere paura di “non avere” o di “non essere meritevole” è in questo caso la tua debolezza. Ogni volta che pensi di non potere avere di meglio non stai riconoscendo la tua vera natura e il tuo scopo nella vita terrena. In questo processo di realizzazione sei chiamato a mantenere la calma e la fiducia nelle situazioni di cambio ed imparare a lasciar andare.
ATTIVITÀ DA SVILUPPARE
Attività Vocali: Grazie alla tua frizzante e mutevole personalità sei in grado di usare le tue abilità vocali e la tua forma unica di espressione per trasmettere messaggi di espansione e per fluidificare la realtà attraverso la leggerezza, l’espansione, la serenità e la risata.
Esempio di Attività Vocali: Canto, attore e comico, animatore, insegnante, medium, oratore e guida olistica in qualsiasi altro tema interessato.
Attività Manuali: Attraverso le tue mani puoi integrare nella realtà nuovi metodi e forme di manifestazione della creatività.
Esempi di Attività Manuali: Cuoco, pasticcere, pittore, parrucchiere, estetica, decoratore in generale, stilista, e qualsiasi altro tipo di lavoro creativo manuale dinamico.
Attività di Corpo: Sei in grado attraverso la tua forma di movimento ed la tua personalità di trasmettere nuove concezioni ed integrazioni alla vita, ogni scoperta che riesci a fare utilizzando il tuo corpo la potrai insegnare e trasmettere agli altri per migliorare la qualità di vita in generale del mondo.
Esempi di Attività di Corpo: Viaggiatore, scopritore in tutti gli ambiti, insegnate di sport estremi, ballerino in generale, insegnante arti marziali o discipline olistiche in movimento, e tutte le attività che richiedono la scoperta del corpo e del mondo.
COME CONVERTIRE IL TUO DONO IN TALENTO
·         Trasforma la tua paura al cambio in fiducia.
·         Fluisci con il cambiamento ed impara.
·         Gioca con la tua essenza da viaggiatore.
·         Divertiti nel processo del cambiamento.
·         Proponi agli altri il cambiamento con la tua personalità.
POTENZIALI DELL’AMPLIATORE
Fluidità espressiva, leggerezza energetica, trasformazione della frequenza, intuizione, stabilità fluida
CODICI DI ATTIVAZIONE
Numerico: 66 – 88 – 19 – 40 – 20
Formula: IO SONO LA DANZA DELLA VITA, IO FLUISCO NEL FIUME DELL’ESISTENZA
Mantra: SRENAT-AMNE-OM-RA
Chakra da Potenziare: TERZO – QUARTO – PRIMO
Elementi di Trasformazione: ARIA – AQUA
Entità di Supporto: SIRIO, ELFI DELLA NATURA, IL DRAGO  
5 IL PORTALE
DESCRIZIONE E MISSIONE
Facilitare il Salto Quantico attraverso l’Amore
Il tuo corpo ha raggiunto un’alta frequenza energetica, questo ti converte in una persona visionaria in quanto hai sviluppato capacità sensitive che superano la norma dell’attuale stato umano in terza dimensione. Questa differenza di vibrazione ti potrebbe anche produrre l’esperienza di sentirti fuori posto in alcune situazioni della vita quotidiana. Grazie a queste tue capacità sei riuscito in ogni momento della tua esistenza a vedere oltre le apparenze ed accedere ad altre dimensioni di realtà attraverso il tuo talento nel aprire i portali multidimensionali della nuova realtà di luce. Il tuo timbro energetico si è modellato per accogliere l’amore puro incondizionato da ogni livello vibrazionale e riversarlo in questo piano materiale nel quale ora stai facendo esperienza. La tua capacità di connessione ti permette di sentire il forte legame con il cielo e le stelle per manifestare nel tuo corpo le particelle di luce necessarie alla trasmutazione della forma umana verso la forma di luce.
KARMA
Ti sei incarnato in tutte le tue vite precedenti per sviluppare un certo tipo di Talento in modo da poterlo un giorno (quando sarai pronto) manifestare in questa realtà materiale per espanderla, quindi la tua Anima ha creato nelle tue vite precedenti tutte le situazioni che ti sono servite per prepararti ad utilizzare un certo tipo di energia.
In questo caso del Portale si è creato un karma di solitudine e non amore, di rabbia e rancore verso te stesso e gli altri. Questo tipo di esperienza ha caratterizzato le tue vite in quanto ti è richiesto di riconoscere il tuo valore come essere umano prima di essere stellare, di accettare la tua vita terrena ed amarti incondizionatamente per come sei, per i tuoi limiti in modo da svilupparli nelle tempistiche terrestri e goderti l’esperienza di questo cammino in completa accettazione e fiducia, solo in questo modo potrai ripristinare i tuoi poteri e la connessione con i piani sottili.
TRAZIONE IN POSITIVO
Grazie alla tua accentuata sensibilità riesci a percepire le energie sottili oltre ogni limite, quando percorri il cammino dell’essere umano e ti accetti per i tuoi lati meno sviluppati sei in grado di amarti completamente e quindi permetti alla parte energetica dell’esistenza di fondersi a quella materiale per collaborare a trasmettere i messaggi di evoluzione che portano amore e compassione nella vita quotidiana di ogni persona con la quale puoi entrare in contatto. Sei per tua scelta un portatore di luce e consapevolezza, decidi di restare presente in ogni tua parte e renderti esempio d’amore incondizionato per l’umanità e per te stesso. La tua alta frequenza innalza la vibrazione del pianeta facilitando agli esseri il salto quantico verso le prossime dimensioni. Nella tua grande comprensione ed umanità sei diventato il portale.
TRAZIONE IN NEGATIVO
Ogni volta che rifiuti le tue debolezze, che ti giudichi duramente e che non ti radichi nel presente chiudi il tuo portale personale di risorse per ricevere l’aiuto necessario ad evolvere quelle parti ancora nell’ombra dell’ego.
La sensazione di sentirti così diverso sorge dall’intuizione di appartenere ad un’altro piano esistenziale, ma se vissuto con squilibrio potrebbe portarti a rifiutare la tua missione e non riconoscerti in veste umana. Devi comprendere che il percorso per tornare ad essere chi sei, parte proprio dal sentirti prima di tutto umano in modo da avviare il processo di equilibrio che prevede l’armonizzazione e la trasmutazione del corpo biologico in corpo di luce. Questo non può avvenire se rifiuti lo stato di partenza del tuo corpo attuale in qualsiasi stato esso sia.
ATTIVITÀ DA SVILUPPARE
Attività Vocali: Usando il timbro della tua voce potrai diffondere la conoscenza dell’amore, armonizzando la frequenza delle corde vocali. Attraverso l’accettazione potrai diffondere le vibrazioni di luce ed eterna verità nel cuore delle persone e della vita stessa.
Alcuni esempi di Attività Vocali: Canto, operatore olistico, oratore, evocatore e qualsiasi altra attività di voce.
Attività Manuali: Attraverso l’energia che si irradia dalle tue mani puoi essere in grado di trasmettere agli altri l’amore e la guarigione, inoltre sei portato per tua natura a portare luce e consapevolezza nelle tue creazioni manuali.
Alcuni esempi di Attività Manuali: Scrittore, pittore, utilizzo delle erbe, cuoco, scultore, sciamano, guaritore e tutte le attività che richiedono l’utilizzo delle mani con amore.
COME CONVERTIRE IL TUO DONO IN TALENTO
·         Accetta la tua forma umana e i suoi limiti.
·         Amati incondizionatamente.
·         Fidati delle tue intuizioni e connettiti al tuo spirito guida.
·         Focalizzati in un obbiettivo e chiedi la sua realizzazione.
·         Apriti al mondo con fiducia ed accetta la tua missione.
POTENZIALI DEL PORTALE
Sensitività medianica, Canale di ricezione universale, Trasmettitore della frequenza d’amore, Guaritore, Trasformatore d’energia, Manifestatore della scintilla di luce nel corpo biologico, Attivatore dei portali multidimensionali
CODICI DI ATTIVAZIONE
Numerico: 11 – 10 – 30 – 8 – 7
Formula: IO SONO PRESENTE, IO SONO CONNESSO, IO SONO L’IO SONO!
Mantra: MAHO-DARH-ARAM-SAY-NAM
Chakra da Potenziare: QUINTO – SESTO – SETTIMO
Elementi di Trasformazione: ARIA – ACQUA – TERRA – FUOCO
Entità di Supporto: ASHTAR – KRYON – SATTAH – CONFEDERAZIONE GALATTICA STARSEED
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chocowers · 4 years
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E sono partita.
La prima, la seconda, la terza. E non ho alcuna voglia di fermarmi.
Una volta che cominci, è come una dipendenza, non riesci a fermarti.
Posso vantarmi di spendere soldi per crescere e non per tagliarmi le ali da sola.
La mia dipendenza è questa, amo viaggiare.
Per quanto io ami la mia terra, la mia città, il mio mare, la mia gente, la mia famiglia, non riesco a stare bene quando torno a casa.
Ogni volta che torno, mi assale il passato, i ricordi mi tormentano.
Chi ha vissuto davvero il primo amore, sa a cosa mi riferisco.
Era bello sentirsi vivi. Sapere che, anche se tutto il mondo se ne frega di te, li fuori c’è una persona che ti pensa, che ti ama, che ti vuole davvero. È bello, ti fa sentire parte di qualcosa. Ti fa sentire leggera, ti fa sentire quelle famose farfalle nello stomaco. Ti fa essere la persona più gentile del mondo, tutto ad un tratto sei sorridente perché qualcuno ti da attenzioni, piccola anima fragile. Quelle attenzioni che hai sempre cercato. E non è una persona qualunque, è una persona che tu hai scelto.
Ho sempre pensato che il karma esista. Adesso, l’arco di tempo in cui agisca non lo so, attendo.
È passato un anno da quando mi hai lasciata.
Sto bene, anche se non me lo chiedi. E no, non spero in un tuo ritorno.
Il mio lavoro non mi permette di avere relazioni di lunghe durate, ma neanche di averne. Passo molto tempo in villaggio, conosco molte persone da ogni parte del mondo, sono sempre sorridente, ci credi? Il mio sorriso non è collegato a nessuna persona, io sono davvero felice.  
Una volta ho pensato di aver trovato una persona che potevo amare. Poi mi sono accorta che a tratti, mi ricordava te: un passato triste, per certi aspetti. Tutti hanno uno scheletro nell’armadio. C’è chi ne ha più di uno.
Non intendo compararla a te, perché siete due persone diverse e distinte. Ma c’è una cosa che ho notato: il comportamento possessivo. Non capisco se è un fattore collegato all’aver paura di perdere una persona o è solo l’esagerazione della gelosia. Ma è terribile. In un modo o nell’altro, la persona vittima di questo sfogo, si allontana e cambia nei confronti di chi è geloso, se è una persona sveglia, che reagisce, che non ha ancora “il prosciutto sugli occhi”. Modo di dire per chi è bendato dall’amore,  non riesce a vedere la realtà perché si illude di qualcosa che non è.
Nell’ultimo anno, ci sono state volte in cui ho cercato, elemosinato un po’ d’amore. Ci sono giorni in cui mi sono sentita sola, triste. Giorni in cui ho voluto qualcuno che mi amasse, qualcuno da amare. Qualcuno con cui condividere tutto, come facevo con te.
Tardi mi resi conto di ciò che valevo.
Come dicevo, ho conosciuto tante persone nei villaggi. E di conseguenza molte persone mi hanno conosciuta. Sai la partenza è il momento più brutto del loro soggiorno, del mio lavoro. È triste dire addio, arrivederci, a chi hai raccontato vita, esperienze, a persone con cui hai condiviso settimane a divertirti tra beach volley, un drink, bocce ed altre attività. In villaggio puoi decidere chi essere, puoi inventarti un personaggio da interpretare o puoi semplicemente essere te stesso, il vero e profondo te. Io ho deciso di essere onesta, guarda caso, non cambio mai. E alla partenza, quando si dicono le ultime parole che ti resteranno impresse, molti mi hanno detto di apprezzarmi, molti mi hanno detto di non cambiare mai, perché persone come me non ne hanno mai conosciute. Molti mi hanno detto che il futuro è rose e fiori per me, perché me lo merito, non può essere altrimenti. Mi sento onorata, mi emozionano queste loro confessioni. Persone con cui condivido qualche settimana arrivano a capirmi, a volermi bene per ciò che sono senza volermi diversa. Persone che ti lasciano l’indirizzo, persone con cui scambi i nickname sui social. Si formano relazioni davvero vere, certe volte.
E grazie a queste esperienze ho capito che io da sola ce la faccio. A fare tutto, nella vita.  
Non esiste obiettivo che io non possa raggiungere, è solo colpa mia fin ora se non ho ottenuto ciò che meritavo, per paura di fallire, di non essere abbastanza, era un limite che mi ponevo. Un limite che da adesso in poi non esisterà più. Gente con molta più esperienza di vita, di lavoro, mi ha dato responsabilità che non pensavo di meritare, e quando sono arrivata a fine settimana ero contenta nel vedere che da sola ce la facevo. Quanti pianti, quanti complessi… e invece, io sono eroina. Ho avuto bisogno di persone che credessero in me affinché io potessi credere in me stessa.
Sono felice quando leggo il mio nome su tripadvisor, quando leggo i commenti dei miei ospiti. Mi sento voluta bene, mi sento speciale.
Ho scritto varie cose, tu sai, è il mio modo di sfogarmi. Non lo so perché continuo a scriverti, così. Nulla di personale, non mi attendo che tu torna, non credo che tu lo faccia e onestamente sto bene sola. Ho ritrovato la pace interiore e, oddio, credo che non mi riconosceresti. Non hai idea di come le esperienze che ho fatto possano cambiarti. Ci credi che sono responsabile miniclub nel mio lavoro? Sono stata anche responsabile diurna, prima che restassi sola. Sono felice di chi sono oggi, davvero.
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Covid-19
Alle ore 02:28 del mattino, mi è venuta voglia di esprimere tutto quello che mi è venuto in mente da questa quarantena.
All’inizio non potevo crederci che avrei passato 30 giorni della mia vita rinchiusa in casa, se qualcuno me lo avesse detto mesi fa mi sarebbe venuto un’attacco di panico, poiché sono sempre stata una persona che non voleva mai restare sola, che tra le mura della sua camera, non trovava un posto accogliente, ma un luogo che sbatteva in faccia tutte la problematiche della vita, un luogo, che se pur familiare, era una scatola soffocante per me. 
Nel mio percorso di vita, ho avuto molte problematiche ( come tutti del resto ), le più ostiche le ho superate, diciamo quelle che ritenevo più importanti da combattere, ma da due anni a questa parte sono riuscita sempre a rinchiudere, o a cercare di farlo, il mio senso di solitudine e non in amicizia, perché di quello non mi posso lamentare, ma in base alle relazioni amorose.
Mi distacco per un attimo da quest’ultimo argomento, che riprenderò dopo...
Ecco, stando sola per una settimana faccia a faccia con il mio inconscio, ho capito di aver scelto e fatto troppe cazzate, di aver rinunciato a dei desideri che ho da molto tempo e che non ho le palle di attuare.
Per dirvi, il fatto che vorrei fare un lungo viaggio in giro per qualche paese, come il Nepal o la Thailandia, ma aver troppa paura di farlo da sola, perché vorrei aver qualcuno che venisse con me, ma so che non ci sarà, ma non perché io abbia amici di merda, ma per via del fatto che non ho ancora trovato quella persona a cui piaccia questo tipo di avventura, e qui mi domando...Sei così dipendente da terzi per fare una cosa simile? Si può darsi, ma grazie a questa “vacanza” ho capito che potrei fare un pazzia del genere.
Ricollegandoci a questo, il bisogno di andarmene è sempre più forte, non trovo più stimoli, trovo tutto sempre monotono, soffocante...l’unica cosa che mi motiva è l’università, che mi sta appassionando, ma comunque finite le ore la, si ritorna sempre nella stessa identica monotonia del cazzo. 
Quei luoghi, che fino a poco tempo fa mi piacevano, mi creavano felicità, ora mi creano angoscia e non so nemmeno il motivo, o meglio, so che non voglio stare li perché mi porta sempre faccia a faccia con persone, ricordi o situazioni, che non mi fanno star bene e l’unica motivazione per cui ci vado sono i miei amici e la vicinanza. 
Ma questo è un problema che si risolverà poi, magari con il tempo, nuove conscenze e cambi d’umore...
Tornando al tema principe, che in realtà si collega anche agi altri, oggi mi è capitata una cosa nuova.
Oggi scopro che una persona con cui sono stata insieme, si è fidanzata, subito mi è salito un senso di tristezza, poi mi sono sentita come se mi stessi spaccano in due, perché in fondo in fondo, ho sempre sperato che ci sarebbe stato un finale per noi, e attenti, non ho detto buono, ma solo un finale, perché?..Perché non ho mai preteso un ritorno di fiamma, ma un sentimento così strano e così forte, non mi è capitato con nessuno, nemmeno con l’unica la persona che ho amato in vita mia.
Ed è ipocrita che io ora mi metta ha dire questo, perché?..Perché è stata l’unica persona che ho tradito in vita mia, l’unica per un unica volta, che mi è costata tanto, anche per l’andamento di quelle avvenire, o meglio di quelle che ho provato ad avere. 
E comunque, pur volendo tornare in dietro o sistemare tutto, ho sempre avuto chiara la situazione che non avrei avuto, in primis, le palle di riprovarci e poi, la consapevolezza che se pur ci sarei riuscita, in qualche modo astruso, sarebbe stata una relazione, da parte sua, di sfiducia e dalla mia, di senso discolpa, Ne sarebbe valsa la pena ? BOH ormai le speculazioni sono vane.
Ma dopo aver pensato a questo, con tanto di “ Tutti si fidanzano e io no...perché faccio cosi schifo alla gente, sono e sarò sempre segnata dal karma..” e altre varie autocommiserazioni, ho avuto un senso di libertà, come se un pezzo importante della mia storia si fosse chiuso e ho pensato, Perché?...Perchè evidentemente mi ha fatto talmente penare il fatto che volessi riavvicinarmi, che volessi scusarmi, spiegare meglio la situazione, ora lui è fidanzato avrà la sua vita, i la mia e se vuole il destino, avrò occasione di scusarmi in altro modo, senza sperare in qualcosa di più o di meno, solo per il piacere di farlo.
E quindi in toto conto, Elì, svegliati, alza il culo e non farti troppi film mentali, lascia il passato alle spalle, non ti ci fossilizzare per proteggerti, che tanto a far così ci hai solo rimesso.
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susieporta · 1 year
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IL KARMA NELLE RELAZIONI
“Mai confondere una relazione basata sulle dinamiche psicologiche con una relazione basata sull'amore e sulla condivisione.
Condividendo, il proprio amore lo si amplifica, perché ciò che senti è roba tua; ciò che provi, viene da te, non dall'altro.”
Questo so che interessa a molte persone:
Come si distinguono le relazioni karmiche dalle altre relazioni?
Se devo spiegarlo da un punto di vista oggettivo, la verità è che tutte le persone con cui entri in contatto (che non sia un semplice incrocio di sguardi per strada ovviamente), ma con tutte le persone con cui hai a che fare o interagisci, conservano del karma.
Perché, da un punto di vista che spiegano i maestri, il caso non esiste.
Tu non incontrerai mai quella persona in Cina, in Giappone, in America se non avete instaurato una connessione karmica precedente.
Questo significa che alle volte puoi incontrare persone, magari anche solo per una serata e non vedervi mai più, ma neanche quello sarà frutto del caso:
vi siete incontrati con persone con cui hai già avuto un contatto.
Ecco, lì si parla di karma neutro o karma piacevole, dove non c’è un gran positivo ma neanche negativo.
Ma essenzialmente non esiste un incontro che non sia karmico, in un modo o nell’altro.
In gergo, più che altro, per karmico intendiamo karmico negativo, karmico pesante, ma non dimentichiamo che c’è anche il karma positivo, e che quindi esistono relazioni dove si è fatto un percorso di vita, di amore, di condivisione, anche di crescita assieme, per cui prima o poi ci si rincontra, non per forza come amanti, alle volte, (spiegano i maestri, ma ho anche avuto modo di verificare attraverso varie metodologie), anche come figli, genitori, parenti e amicizie in cui eravamo in altri tipi di legami.
Quello che conta è che ci si rincontra per continuare il nostro percorso.
Una volta eri uomo, una volta eri donna, una volta eri figlio, una volta eri padre, una volta eri amico, una volta amante, non ha importanza.
Quello che conta è che ci si rincontra nella nostra grande famiglia spirituale, quello che accennavo nell’ultima lezione.
Ciò che crea più sofferenza invece sono le relazioni karmiche negative, quelle sono più urgenti da sciogliere.
Ed esistono tantissime relazioni di karma da trasformare.
Il che vuol dire che abbiamo dei debiti karmici.
Cosa significa debito karmico?
Significa che dentro di noi c’è una parte di memoria in cui è rimasto bloccato qualche cosa che non abbiamo risolto, chiarito e che è rimasto lì.
Facendo un esempio molto pratico, ipotizziamo che al momento di lasciare il corpo io lo lasci pieno di rabbia, risentimento verso una persona.
Una delle leggi karmiche (simili alle leggi dell’entropia) non accetta che ci siano troppi pieni e troppi vuoti a livello energetico, cioè il karma vuole che tu riporti il tuo sistema energetico in perfetto equilibrio, per una sorta di legge dell’entropia karmica.
Il karma è molto simile alle leggi della chimica e della fisica, non accetta grossi pieni e grossi vuoti, vuole un equilibrio naturale – dinamico ma pur sempre equilibrio. Ci deve essere movimento, ma non squilibrio.
Quindi, se io mi porto dietro una grande rabbia, un grande risentimento, succede che attirerò un partner che mi tirerà fuori proprio queste caratteristiche, perché sono dentro di me, ben nascoste, molto in profondità, ma ci sono.
Questo lo vedremo meglio dopo, ma per avere un assaggio, devi sapere che non possiedi solo la memoria a breve termine e quella a lungo termine, hai anche una memoria molto molto più profonda, chiamata memoria esserica o memoria karmica.
Qui conservi un magazzino di memoria karmica dove ci sono tutte le cose rimaste in sospeso da sciogliere, che prima o poi, in qualche corpo-vita dovrai affrontare.
Quindi noi incontriamo persone, in parte per continuare un percorso, in parte perché dobbiamo sciogliere dei nodi, rivivere delle situazioni già vissute, con le solite dinamiche che portano sofferenza.
Ecco perché abbiamo parlato precedentemente delle cinque ferite karmiche, per studiarle ma anche perché sono connesse poi ad altre ferite e ad altre ancora.
Ma non ci interessa tanto far raccolta di ferite, quanto capire i meccanismi e come lavorarci sopra, ovviamente.
Stiamo tutti recitando il nostro ruolo karmico
Ora voglio illustrarti un po’ cosa avviene quando il karma si intromette nelle relazioni o nelle semplici interazioni che hai con le persone.
Qualsiasi persona: Tuo marito, tua moglie, tua madre, tuo figlio, il carabiniere che ti ferma per strada, il tuo collega al lavoro, il tuo superiore al lavoro, il tuo migliore amico, l’uomo che hai appena conosciuto al bar…
Apriamo il sipario.
Perché non ti accorgi, ma nella vita insceniamo continuamente atti teatrali.
“Teatro? Io non recito, io sono me stesso!”
Vero?
Sbagliato.
Noi recitiamo eccome.
Siamo attori-marionette, mossi dai fili invisibili del karma.
Cioè da tutto il materiale inconscio al nostro interno.
E ogni relazione non diventa più un piacevole scambio, una condivisione spinta dalla spontaneità del cuore, ma una dinamica.
Un gioco di potere, in cui ognuno ha un ruolo da interpretare e cerca di rispettare il suo copione per ottenere qualcosa dall’altro.
Inconsapevoli del proprio potere personale interiore, le persone cercano di conquistarlo al di fuori di loro. Con la manipolazione e la forza. A volte dirette e ben visibili, a volte più nascoste e subdole.
E noi non abbiamo alcun tipo di controllo su questi giochi di ruolo.
È il karma che ci fa recitare in modo automatico questi personaggi.
Personaggi che alterniamo in base alle situazioni e alle persone che abbiamo di fronte.
Tengo a precisare che il gioco dei ruoli richiede almeno due persone.
Di solito con una tematica in comune.
Proviamo a scoprirne qualcuno. Vedi se hai mai avuto a che fare con questi personaggi o se li hai interpretati tu stesso…
Il dominatore e la vittima.
Questi sono i classici ruoli in cui uno si abbassa e uno si alza. Li abbiamo ben descritti nella ferita del carnefice e della vittima. E qui abbiamo un uso completamente sbagliato del terzo chakra. Il chakra del nostro potere personale.
Il giudice.
Cosa fa un giudice? Semplice, lui sputa sentenze. Questo personaggio tenta di darsi un tono e controllare tutti grazie alla sua arma preferita: il giudizio. Invece di costruirsi una vita felice e soddisfacente per se stesso, si dedica a svalutare quella degli altri. “Se abbasso gli altri, io sarò sempre più alto ai loro occhi.”
Il colpevole.
Il colpevole si nutre di pane e senso di colpa. Un po’ perché si sente sbagliato davvero, un po’ perché così può suscitare qualche forma di pietà da parte degli altri. E chi si sente sempre sbagliato e in colpa, troverà sempre qualcuno che continuerà a sminuirlo e a punirlo. A volte lui stesso, a volte un bel giudice magari…
Il narcisista.
Colui che si crede il migliore di tutti, si esalta e vive solo per se stesso. Persona che non ha empatia, vede gli altri come estensioni di se stesso e respira tramite l’ammirazione degli altri. È una persona che non si ama e ha un’autostima molto fragile, prova risentimento e vergogna verso se stesso e le sue mancanze, che non ammetterà mai; le vedrà solo in chi gli sta attorno.
il manipolatore.
Il manipolatore non ha il coraggio di esporsi e tenta di ottenere quello che vuole con mezzi indiretti. Mezzi più subdoli.
Spesso facendo passare l’altra persona per il carnefice. Non conosce altri modi. Questa persona ha un grave problema a esporre i suoi bisogni.
Il malato.
Altro stratagemma per avere potere o attenzione sugli altri passando per vittima.
Mi viene in mente l’esempio di alcune mamme che appena il figlio tentava di andare via di casa si ammalavano di colpo. Spesso qui c’è una somatizzazione, di solito dell’ansia.
Il mendicante.
Colui che elemosina e pretende attenzioni, affetto e sostegno. Anche se sa che non è carino, non riesce a farne a meno. “Mi ami? Vado bene?”. Lo fa anche in maniera più abusiva, attaccando e tormentando l’altro “Non mi porti mai lì, non mi chiami mai, non fai mai questo e quello”... Sempre forme di elemosina perché hanno grandi buchi d’amore che non sanno come zittire.
Il dipendente.
Il dipendente si appoggia. Non vive bene senza l’altro o senza quello che l’altro gli dà. Non sa stare in piedi sulle sue gambe, non si ama e non si conosce. E spera che l’altro non cada o cadrà anche lui di conseguenza.
L’anti-dipendente.
L’opposto della medaglia. Colui che non ha bisogno mai di niente e di nessuno. Fa tutto da solo, sta bene da solo, le emozioni sono solo debolezze. Questa persona, in realtà, ha più bisogno d’amore degli altri. Indossa un’armatura e non capisce che la vita è uno scambio, che l’amore e l’intimità sono importanti. È fondamentale diventare inter-dipendenti, non chiudersi pur di non dipendere da nessuno.
Il non meritevole.
Si autosabota, si autopuinsce proprio perché in fondo è sicuro di non meritare felicità e amore. È condizionato dal senso del dovere. Arriva a strafare e va oltre i suoi limiti, per dimostrare di essersi meritato anche lui qualcosa dopotutto.
Il salvatore, il guru, il prete.
Colui che vuole salvare tutti. Colui che spesso lo fa controllando le persone. Si crede il detentore della verità assoluta. Pensa di fare del bene e di essere d’aiuto agli altri con il suo controllo, ma non è altro che uno stratagemma per avere potere e influenza su tutti, spacciandosi per buono.
L’altruista, il soccorritore.
Questo è il classico ruolo di crocerossina. Mi viene in mente la classica donna che di solito attira a sé sempre uomini con problemi seri, come l’alcool, la droga ecc.. O l’uomo che attira sempre donne drammatiche, depresse e in crisi. Qui a volte non c’è sempre una ricerca di un potere subdolo, ma più di un sentirsi utili e necessari, così da garantirsi attenzione e sostegno reciproco.
Il buffone, lo sciocco del villaggio.
L’hanno etichettato da piccolo così e non avendo altri modi per essere visto o accettato, non riuscendo a farsi riconoscere in positivo, accetta di farsi riconoscere in negativo. E qui c’è una persona che vorrebbe appunto farsi accettare per quella che è e fa quello che sembra aver funzionato: sminuirsi e umiliarsi.
“Con me si divertono, mi vedono. Meglio che niente”.
Il martire.
Colui che si sacrifica per gli altri per poi segnare sul suo taccuino chi gli deve un favore di ritorno. ”Ho fatto tanto per te, quindi ora tocca te, me lo devi…”
Anche questo è un atteggiamento da abusatore che tenta di farsi passare per vittima. Più dai dal cuore , meno ti importa cosa ricevi in cambio. Ti senti libero e di solito ti ritorna il doppio.
Chi dà per ricevere, chi dà e si lamenta perché non riceve, sta comprando l’affetto di qualcuno. Ha ancora un buco d’amore da colmare.
Il rinunciatario.
Il classico “vorrei ma non posso”. Questa persona ha sempre una scusa a ogni soluzione che trovi. Nega continuamente l’evidenza. “Si tu hai ragione, sì è vero, ma…” Qui c’è tanta confusione mentale. Ci si è radicati talmente tanto nelle proprie convinzioni e fissazioni mentali che la persona boicotta se stesso e ogni tua risposta, con la scusa del “e se invece fosse così?”. Nemmeno si dà il tempo di vedere cosa gli stai dicendo. Non vuole cambiare perché ne ha paura. L’ignoto lo terrorizza.
Il vagabondo.
È quello che salta da una parte all’altra e non si ferma mai. Fa un corso, poi ne fa un altro, poi un altro ancora. Continua a cambiare e non va mai fino in fondo. Non conclude mai nulla. Non riesce a costruire niente. E questo perché ha paura di entrare in profondità.
Il fanatico, il rigido.
Quello che va avanti per dogmi e regole. Ha ragione solo lui e gli altri non capiscono niente. Anche qui si cerca di darsi un tono in qualche modo, con le proprie conoscenze o la propria moralità. E allo stesso tempo ci si nasconde dietro a tutti questi preconcetti, sempre per paura di cambiare.
Il caotico.
Lui ovunque va crea confusione. Crea confusione nei rapporti, la crea nel lavoro ed è convinto di avere tutto sotto controllo. “Io sono chiaro e preciso.”
“E allora perché è tutto un caos qui?”
“Ovviamente sono i miei colleghi che non sanno fare il loro lavoro. Anzi hai ragione gli ho già cambiati 3 volte in questo trimestre, ma evidentemente non ho ancora trovato quelli giusti”.
Il padre/la madre di tutti.
Sono diversi dal guru, perché non si ergono sopra tutti, non siedono sul trono. Semplicemente interferiscono nella vita degli altri.
Pensano di avere più esperienza e dicono agli altri come devono vivere. Hanno la mania di consigliare, gli altri sono tutti bambini per loro. “Non capisco perché non vengono mai a trovarmi, io li voglio solo aiutare”.
È un atto d’amore programmare la vita di tutti…
Ce ne sono moltissimi, ma questi sono i più frequenti.
Attenzione perché non sono dinamiche psicologiche, ma psichiche.
Cioè hanno a che fare con l’energia di un individuo. Avvengono a livello profondo, inconscio, come meccanismo di difesa al risveglio.
Sono ruoli che ci lasciano automatici, nel sonno, altamente reattivi, inconsapevoli e pericolosi e ovviamente creano sofferenza.
Il bello è che noi non ci accorgiamo di nulla. Assolutamente nulla.
Roberto Potocniak
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A volte dicono che sia tutta questione di sguardi.
A volte hanno ragione.
Ti guardavo dormire, e stavo bene. Mi guardavi e ti guardavo. Ci guardavamo. Era così surreale la cosa.
Mi guardavi e mi accarezzavi con la mano il viso, mi hai messo una ciocca di capelli dietro l’orecchio, ti sorridevo e poi lo facevi anche tu.
Dio, volevo non finisse mai.
I grattini sulla mia schiena, distesi su un letto, la mia mano che ti accarezzava la gamba.
In un momento pensavi dormissi, pensavi non ti sentissi e invece il bacio che mi hai delicatamente dato, l'ho sentito fin dentro le ossa, più degli altri.
Quando, inconsciamente, ti sei addormentato con la testa sulla mia pancia, le braccia attorno a me, le mie mani sui tuoi capelli.
Quando guardavamo il film e pretendevi che io stessi abbracciata a te, “vieni qui, non ti allontanare” mi dicesti, con la mia testa sul tuo petto e il rimbombo del tuo cuore nelle mie orecchie. Era così tranquillo, come me dopo tanto tempo. Quando giocavi con le mie mani, accarezzandole e baciandole.
Quando, ti sei staccato dal bacio, per guardarmi negli occhi. Sono stati più di due minuti, io l'ho notato, io ho contato il tempo.
E ti guardavo anche io con la fronte poggiata alla tua. Volevo ripetere quel momento fino allo sfinimento.
Il tuo profumo sui miei vestiti.
Quando hai scoperto che soffro il solletico e non hai resistito nel farmelo. Quando ci prendevamo in giro e mi rimproveravi perché commentavo ogni film, o andavi avanti mentre guardavamo Rapunzel perché ti seccavano le canzoni ed io te le cantavo di continuo.
Quando mi svegliavo preoccupata, durante la notte, perché ti sentivo tossire e controllavo che non avessi la febbre, e tu lo sentivi perché poi hai preso il mio braccio e lo hai avvolto attorno a te.
Quando ti preoccupavi che io fossi abbastanza coperta e che non sentissi freddo.
Quando hai sorriso vedendomi con il pigiama con i cuoricini prendendomi in giro.
Quando giocavi con le mie guance.
Quando le nostre mani si cercavano.
Quando mi baciavi con quella passione che non avevo mai visto prima.
Quando mi hai preparato la cena e la colazione e ti guardavo, immersa fra i miei pensieri.
Quando mi mordevi ed io ti davo uno schiaffo perché mi facevi male.
Quando mi guardavi e a volte eri anche in imbarazzo.
Quando sorridevi e cercavi di non farti vedere i denti quando sai che ho sempre adorato quello spazietto, che un po’ ti differenzia dagli altri.
Come ho sempre adorato quei piccoli nei in viso, che a volte ci vedo un disegno.
Quando sono salita nella tua macchina, e la prima cosa che abbiamo fatto, è stata guardarci e ridere. Giusto perché la situazione era un po’ assurda.
Volevo che il tempo si fermasse.
Quasi 24 ore insieme.
Dormire insieme.
Svegliarmi con te al mio fianco è sempre stato uno dei miei sogni da quando ci conosciamo e quando me lo dicesti, ero quasi incredula, avevo paura.
Paura perché noi due, effettivamente, non siamo nient’altro che amici.
Paura perché non voglio farmi del male, di nuovo.
Paura perché non provo l’amore di tre anni fa eppure mi fai un effetto che solo in pochi ci riescono.
Lo stesso effetto di quando mi arrivò, inaspettatamente, il tuo messaggio dopo tre fottutissimi anni. Non lo sanno in molti, ma ci ho pianto quando ho visto il tuo nome. Mi erano raffiorati tutti i ricordi che, in tutti i modi, ho cercato di sotterrare. Come quando, nei film, c’è quel piccolo tempo in cui i protagonisti ricordano cose passate, ecco, è successa la stessa cosa a me.
E quando ti vidi la prima volta, dopo tre anni, è stato quasi un trauma. Era tutto troppo incredibile, come se il karma volesse dirmi qualcosa.
Non ti amo, forse, ma non ti lascio andare.
Ho capito l’importanza della tua presenza nella mia vita varie volte, ma questi giorni insieme, me ne hanno dato la prova, anche grazie ad una mia amica, la cui frase che mi disse, mi gira attorno alla testa come come girano i pulcini quando qualcuno sviene, nei cartoni animati.
“È strano, perché quando ne parli ti brillano così tanto gli occhi che non c’è bisogno che tu dica niente. Si vede da essi cos’è lui per te. Una lucentezza che non ho mai visto in nessuno”.
E forse è anche vero.
A volte, vorrei anche capire il significato di una frase che mi dicesti il giorno dopo il mio compleanno “Ale, il mio cuore è tuo. Fanne ciò che vuoi”.
Non ho mai nemmeno capito cosa fossi io per te. Non sei mai stato un tipo aperto ai sentimenti, alle dimostrazioni, ed io volevo solo quello, dimostrazioni. 
A volte mi facevi credere che mi amavi da morire ed altre che non ti importava.
Ma questi giorni mi hanno confuso ancora di più.
Mi hanno detto “Quello che ha fatto con te oggi, non è dimostrazione che non gliene importa niente. Quei gesti non sono di una persona disinteressata”.
E mi sento quasi stupida perché non riesco a capirlo in alcun modo.
Ma ti giuro, non ti voglio come prima.
Siamo amici ed è giusto che rimaniamo tali.
Degli amici strani.
Degli amici che si vogliono bene.
Degli amici che, forse, si sono sempre voluti ma hanno troppa paura per andare avanti.
E allora restiamo amici.
Restiamo amici.
Ma sappi solo una cosa.
Anche il mio cuore è tuo, un pezzo di me ti è sempre appartenuto e sempre ti apparterrà nonostante dovessimo prendere strade diverse. Come in questi tre anni che sei stato via. Un pezzo del mio cuore era sempre con te. Ovunque andassi. Io sarò sempre con te, tutta la vita.
E so per certo, che anche un pezzo del tuo cuore è mio e lo è sempre stato e sempre lo sarà.
Perché solo a chi frega qualcosa, torna indietro.
Non togliete la fonte per favore, è una piccola parte di me e voglio che resti tale.
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sophiaepsiche · 3 years
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Oltre la morte
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Un amico lettore mi ha scritto chiedendomi di parlare di un tema molto legato alla spiritualità, alla filosofia, nonché alla nostra vita: la morte. Essendo un argomento centrale della spiritualità a tutti i livelli, dobbiamo spaziare il più possibile tra le varie filosofie a nostra disposizione, questo non solo nel tentativo di rendergli giustizia, ma anche per sensibilità verso tutti i differenti approcci a questo delicato argomento.
Quando l’identificazione col corpo e la materia è molto forte, la morte dei cari è certamente una delle più strazianti cause di dolore e il solo pensare alla propria morte è ovviamente motivo d’angoscia e paura. Tendiamo dunque a non pensarci, a ritenerci immortali. La paura latente si presenta solo nei momenti in cui siamo faccia a faccia con la morte, così come il dolore per la morte altrui si scatena solo quando subiamo una perdita effettiva. Ognuno di noi, attraverso la ricerca interiore, filosofica o religiosa, cerca di trovare una chiave di lettura a questo fenomeno naturale ma sconvolgente. Il fatto che in ogni cultura e in ogni tempo troviamo la tendenza a negare o a giustificare in qualche modo il fenomeno della morte non è da sottovalutare, si potrebbe quasi dire che l’immortalità, o il superamento della morte, è lo scopo della spiritualità. A livello teorico ci sono tantissime ‘risposte’ e non possiamo trattarle esaustivamente. Possiamo però identificare tre filoni, con le tre ipotesi più diffuse.
Il corpo muore e nessuno lo nega. Continua qualcosa?
La risposta della spiritualità orientale, quasi nella sua totalità, sia teistica che agnostica, propone il samsara (ciclo di nascite e morti) e il famosissimo modello del karma. Il corpo sottile, composto da mente, vita e volontà, non termina con la morte del corpo ma si reincarna. Questo sistema filosofico è notoriamente improntato sull’importanza della responsabilità personale nella qualità delle vite che verranno vissute nel samsara.
La risposta della spiritualità occidentale religiosa è che continua l’anima personale. L’anima di cui si parla nella religione occidentale non è descritta come mente e volontà ma come ‘spirito’ individuale,  un termine forse ancor più etereo di ‘corpo sottile’. Riflettendo però, dato che il tratto individuale continua, deve comunque avere una sorta di qualità interiore e la parola ‘mentale’ può ben adattarsi, a mio avviso, a descrivere la natura o il contenuto di tale tratto personale. L’anima individuale può corrispondere, più di quanto si creda, quindi al corpo sottile delle filosofie orientali. L’ anima viene chiamata ad un piano d’esistenza celestiale o spirituale. In altre filosofie religiose l’anima può essere chiamata anche ad un piano d’esistenza materiale, come nel caso della resurrezione. Tutte le religioni parlano di un qualche tipo di paradiso o inferno, ossia di un’esistenza più bella e spirituale o più brutta e penosa, anche nei contesti religiosi occidentali si dà dunque molta importanza alle azioni che compiamo, sottolineando che hanno delle conseguenze tangibili.
Una risposta agnostica in occidente sembra non esserci, invece c’è. Io ho tentato di mettere insieme i pezzi del puzzle con le comuni nozioni scientifiche e filosofiche che una persona di solito possiede in occidente, per far capire che la risposta c’è. Non serve per forza studiare filosofia, anche da completi ignoranti, come me, si può arrivare a comprenderla con semplicità. La continuità non è negata dalla scienza, né tantomeno dall’evidenza dei fatti. Non sperimentiamo ogni giorno le conseguenze delle nostre azioni e di quelle dei nostri predecessori nel mondo? Come abbiamo un dna per il corpo fisico, così abbiamo un ‘dna’ mentale e psichico, tra l’altro ben più potente di quello materiale. Lasciamo ai posteri un’eredità immateriale composta dalle qualità interiori e psichiche della nostra evoluzione, esattamente come un lascito materiale e le conseguenze pragmatiche delle nostre azioni. È la semplice legge della causalità a volerlo. È davvero importante che l’agnostico occidentale arrivi a capire e vivere questa realtà, perché le azioni che compie e il suo livello di maturazione mentale hanno conseguenze immense per lui e per tutta l’umanità. Solo comprendendo questo l’agnostico evolve interiormente e spiritualmente, senza bisogno di credere a nulla. (Per approfondimenti su tale modello leggi ‘La comprensione della mente’). L’unica cosa che cambia in questo modello è che l’’eredità’ non è per forza intesa come personale, ma può essere percepita in modo impersonale, evolutivo appunto.
Se le ponderiamo, le tre risposte sono molto più simili di quanto sembri a prima vista. Il karma sostiene la possibilità di vivere altre esperienze positive o negative e contempla un sistema di paradisi e inferni, proprio come in tutte le religioni che credono nell’anima personale. Il religioso non le interpreta quasi mai come ‘reincarnazioni’ in vite future o passate ma il fatto che l’anima continui ad esistere in altre realtà è innegabilmente simile. In fondo se un’anima personale continua a vivere e ad avere esperienze, deve avere una qualche forma di ‘corpo’, anche se celestiale ed etereo.
Il karma è anche molto vicino al sistema evolutivo occidentale che ho tentato di mettere insieme. L’interpretazione diversa riguarda esclusivamente l’identità. È un’anima personale a vivere più vite? O è un dato livello d’evoluzione mentale a prendere altre forme e vite? La differenza sta solo nel sentire il fenomeno come personale o impersonale. Una persona che ricorda vite passate può dedurne che lui, come entità individuale, ha vissuto quel ciclo di trasmigrazioni. Un’altra invece può interpretare quelle vite come il tragitto storico del ‘software’ che ha ereditato. L’evoluzione attraverso tanti ‘hardware’ (corpi fisici) e tante esperienze (vite) è di certo prova di continuità, ma non del fatto che sia personale o meno. Il fenomeno esiste ed è palese, mentre l’interpretazione che gli diamo è un punto di vista. A livello teorico purtroppo risposte definitive non ce ne sono, ci sono solo modelli di pensiero e filosofie. Le verità qui sono tutte ‘relative’.  A questo stadio non possiamo fare altro, non abbiamo prove oltre a quelle che ci provvedono i sensi ogni giorno, le teorie che leggiamo e le percezioni che abbiamo grazie alla nostra intelligenza.
La cosa comune che salta agli occhi in tutte le risposte è però importantissima ed è il fatto che ciò che continua è fortemente influenzato da quanto s’impara nella vita presente. Questo è l’elemento comune a tutte le teorie e non è un caso.  Perché  finché percepiamo noi stessi come materia (grossolana o sottile) siamo soggetti alla legge naturale della causalità e dunque all’inevitabile formarsi di un ‘destino’ autodeterminato inconsciamente (da madre natura oppure da Dio per i credenti). Il fattore comune e centrale è anche la lezione che più urgentemente dobbiamo capire. Si deve prendere coscienza dell’enorme importanza che ha il modo in cui conduciamo la nostra attuale vita e l’inevitabilità delle conseguenze che produce. C’è chi la vede come una sorta di punizione divina e chi come una mera legge di natura, questo non è tanto rilevante quanto il risvegliarci al fatto che siamo qui per imparare ed evolvere.
Un altro elemento comune in questi modelli è che purtroppo nessuno di essi è davvero consolatorio. Sebbene sia fondamentale cominciare a ponderare seriamente la verità di base che esprimono, il ‘credere’ ad una di queste ipotesi solleva solo minimamente dal dolore del lutto e dalla paura della morte. Così come tendono a responsabilizzare molto poco l’essere umano, nonostante vergano tutti alla sua responsabilizzazione. Come sempre, purtroppo, la teoria non aiuta tanto, ma il nostro impegno personale nella ricerca diretta della verità può cambiare tutto.
Solo chi ha comprensione diretta della realtà esposta in quelle ‘nozioni’ sviluppa la responsabilizzazione e contemporaneamente anche una prima accettazione delle dinamiche della vita e della morte. Ancor più forte è l’esperienza diretta del fenomeno stesso della continuità, come si può avere nelle esperienze di pre-morte, di morte e ritorno, le esperienze mistiche, le esperienze di contatto con ciò che chiamiamo l’aldilà o con altre forme di spirito. Esperienze simili danno una certezza ben più profonda, in grado di liberare dalla paura della morte ed accettarla pienamente. Quasi nella totalità dei casi queste esperienze, se genuine, sono un detonatore per il proprio progresso spirituale. Aggiungo però che non sono strettamente necessarie, l’analisi profonda della vita e della propria interiorità può avere lo stesso risultato. La vita stessa è un’esperienza mistica, non serve per forza far esperienza di ‘altro’. Se si riflette molto su ciò che si vive di giorno in giorno si può giungere ad avere una percezione diretta della realtà, che ha lo stesso identico effetto delle esperienze mistiche. Ciò che in occidente chiamiamo illuminazione, il momento di comprensione profonda che inizia a trasformare la percezione che abbiamo di noi stessi e del mondo, avviene spesso con (o non è altro che) un’esperienza di morte. Quasi nessuno lo dice direttamente, forse perché è talmente bella che la parola morte non si addice o forse perché non avrebbe un effetto molto allettante. Sta di fatto che la morte e la spiritualità sono intimamente connesse. ‘Rincarnatevi ora!’ diceva con tutta la sua energia Krishnamurti. Rumi poetava: ‘Se d’amore morirete tutti spirito sarete’. Ma anche chi ha avuto una qualsiasi esperienza di pre-morte o di morte ne descrive la dolcezza e non sarebbe mai voluto tornare indietro, quindi è la nostra concezione della morte ad essere sbagliata, almeno per chi ne ha avuto un assaggio! Un altro fatto da non sottovalutare è che la conoscenza diretta che ne deriva, nonostante sia confinata al singolo individuo e non costituisca una prova per gli altri, è talmente forte da non necessitare di alcuna convalidazione esterna. Ci sono persone libere dalla paura della morte che vivono senza parlare della loro esperienza rivelatrice per tutta la vita, per pudore, per umiltà o per rispetto alla grazia ricevuta. Qui si ha già una spiritualità palpabile e davvero utile alla propria vita, qualsiasi sia l’interpretazione personale dell’accaduto, si superano la paura e l’angoscia legate alla morte, grazie al salto di qualità che la conoscenza diretta rende possibile. Ciò non vuol dire però che si è alla fine del viaggio e chi lo vive in qualche modo lo sente. Come dicevo prima, l’esperienza diretta fa da detonatore al proprio progresso spirituale, è sia segno che motivo di progresso, il che vuol dire anche che non è la fine, semmai è l’inizio della vera spiritualità. Cerco di spiegare il perché.
Le parole ‘mondi’, ‘paradisi’, ‘vite’, ‘esperienze’ ricordano comunque la materia, (anche se più sottile) ed è l’identificazione con la materia a causare il nostro sentirci separati, individui, anime personali. Finché ci interessa la continuità dell’anima individuale non stiamo cercando la libertà assoluta alla quale possiamo aspirare. Il lato incoraggiante è che questa vita, che di etereo ha ben poco, possiede, in realtà, già tutto ciò che serve per realizzare la liberazione. Andiamo più a fondo.
Finché c’è qualcosa da esperire nella dualità, c’è separazione. La separazione è composta dalla triade: ‘io, mondo e Dio (o verità)’, la quale ha sede in un’altra triade basilare: conoscitore, conoscenza, conosciuto. Se l’esperienza o la manifestazione vissuta non porta ad uno scioglimento totale di questa triade si rimane in una specie di ‘materialismo spirituale’, in cui sappiamo dell’immortalità della nostra vera natura e ci sentiamo molto più vicini al divino, ma siamo ancora separati, siamo ancora anime individuali. Solo la realizzazione piena della propria natura arriva a spezzare la triade e a far vivere l’unità della vera sostanza: l’immanifesto nel manifesto, il trascendente nell’immanente, l’Assoluto dietro ad ogni manifestazione. Per far questo dobbiamo indagare il soggetto, conoscere chi sta dietro alla triade: il conoscitore.
Chi parte da agnostico e comincia a conoscere se stesso ha quasi un vantaggio in questo, perché, se ricordate, già dagli inizi mette in dubbio l’elemento dell’io ‘personale’, non solo, ma tende a ritenerlo la causa di tutti i suoi guai. Quello che in altri sistemi viene chiamato ‘anima personale’, ‘corpo sottile’ e viene sentito come qualcosa di positivo, che si brama continui, nella ricerca interiore è chiamato ego ed ha un’accezione tutt’altro che positiva. Spesso la via del ‘conosci te stesso’ o della non dualità è chiamata la ‘via diretta’ proprio per questo. Si fa prima, meno esperienze mistiche, meno giri turistici, meno nomi e forme, meno manifestazioni, meno pratiche (una sola) e soprattutto meno voglia di continuità. Ciò che spinge a cercare la liberazione in questo caso è spesso proprio l’opposto della continuità, è l’insofferenza per il samsara, si comincia a cercare la via d’uscita. Seguendo gli insegnamenti si indaga direttamente l’ego, se ne scopre l’inesistenza, ossia l’inesistenza della separazione e si arriva all’assoluto, alla non dualità (advaita vedanta).
Con ciò non voglio dire che un mistico non ci arrivi, me ne guardo bene! Il mistico arriva all’unione con Dio attraverso la via duale, la via dell’amore duale che scioglie l’individuo in Dio. Santa Teresa descrive dolcemente e cautamente (per via dell’inquisizione) come arriva a questa unione della sua anima con Dio, così come tantissimi altri mistici. Non metto in questione il percorso, perché alla fine arrivare all’unione è solo una questione d’intensità, di quanto lo si desideri. Una volta un devoto di Ramana Maharshi gli chiese: ‘perché non ho ancora raggiunto la realizzazione?’ e Bhagavan Ramana rispose: ‘perché non ne hai ancora avuto abbastanza!’ Che sia attraverso l’amore estatico o attraverso il grande desiderio di liberazione dal samsara, la giusta intensità arriva proprio quando non ci interessa la continuità del nostro piccolo ‘io’ separato, ma si brama solo l’assoluto. Allora si arriva all’unione. Non nel senso che si ‘raggiunge’ come un premio, ma nel senso che finalmente ‘ci si arriva’, si capisce e si riesce a vivere e a manifestare questa verità!
Tale grande realizzazione è possibile solo diventando ‘cibo per Dio’ (Ramana Maharshi). Nessuno può ‘vedere’ l’assoluto, non è una manifestazione; è ciò che c’è dietro a tutto, ed è per questo che se ne può divenire preda proprio andando profondamente dentro di sé. L’illusione dell’ego svanisce rimanendo nella propria fonte, dimorando nella propria vera natura. Così muore  l’illusione della separazione: della materialità, della realtà oggettiva di un io individuale, di un mondo lì fuori e di una conoscenza oggettiva (di oggetti, di materia) di ‘cose’ separate.
Non a caso gli insegnamenti che vergono esclusivamente alla realizzazione offrono un modello di riferimento della percezione del mondo molto diverso dai modelli discussi prima, offerti dalle filosofie e le religioni che ammettono inizialmente questa triade. Il modello offerto dai più grandi saggi è l’irrealtà del mondo. Il mondo come un sogno. Pensateci bene, ciò che è davvero impermanente, transitorio e inafferrabile come un sogno è la materia. Un caro oggi c’è e domani no. Di giorno abbiamo un corpo, di notte un altro. Più studiamo la materia più scompare sotto ai nostri occhi. La materia può davvero essere una realtà fondamentale? Non con queste caratteristiche. Tutti i mistici, i medium, i filosofi, i saggi, i santi e gli yogi ai più alti livelli d’intensità e di serietà lasciano tracce di questa fase di ribaltamento della percezione della ‘realtà’. ‘Il problema è che abbiamo scambiato l’irreale per il reale, dobbiamo abbandonare quest’abitudine’ (Bhagavan Ramana Maharshi).
La continuità non è davvero il punto cruciale, dobbiamo scoprire chi è che continua e identificarci con la nostra vera natura. Stiamo vivendo una fase di ‘crisi d’identità’ nel samsara. L’identificazione con la materia è la causa di tale crisi e dobbiamo imparare a tornare in noi. L’identificazione piena con la nostra vera sostanza, con la coscienza/spirito, elimina ogni dualità, inclusa la dualità di vita e morte. Noi siamo oltre la vita e la morte, dobbiamo riscoprirlo.
‘La parola morte non ha significato’ (J. Krishnamurti).
Nota: Mi rendo ben conto che tutta questa teoria non ha alcun potere consolatorio, soprattutto se si sta vivendo un lutto. Tutte queste parole sembrano quasi un’offesa allo strazio di chi vive un lutto... è molto più utile l’abbraccio di un amico! Tutto suona talmente impersonale da apparire assurdo. Lo so, ci sono passata anch’io e credevo che questa filosofia non avesse alcuna applicabilità nella nostra vita di paure, di cordoglio, di malattie e di morte, invece ne ha! Se s’intraprende davvero il cammino, la differenza è notevole da subito e si fa più importante di giorno in giorno, donando incredibile sollievo nei momenti più critici del samsara. Anche se non arriveremo ad essere totalmente oltre la dualità e la morte, non c’è altro che funzioni così profondamente e così immediatamente e così efficacemente che conoscere davvero di che sostanza siamo fatti.
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yoursweetberry · 2 years
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Non lo so, ho il labbro più gonfio di ieri che mi tira, non mi posso muovere più di tanto e sedermi per l’altra motivazione, mi tira in una gamba, mi fa male la schiena, mi sento la febbre a 40, mio padre mi ha spedito un pacco stamattina e la spedizione mi è costata 15€ e volevo morire perché non ho mai speso 15€ per una spedizione (non lo so che ha combinato) e in più per questo ordine non l’avevo nemmeno fatta pagare alla cliente proprio per essere carina e farle effettuare comunque l’ordine e non perderlo (visto che già sto facendo pochissimo a livello di guadagno e quello che ho guadagnato l’ho già pure speso per le bollette, spese varie della casa ecc) Ovviamente il mio Karma come sempre funziona al contrario.
Non so se ce la faccio a portare Jas dal veterinario sia per come mi sento fisicamente sia che magari mi dice pure lui una cattiva notizia. Però mia mamma mi sta scassando il cazzo da ieri a dirmi tutte le cose peggiori che possano esistere e che potrebbe avere Jasmine. Le ho detto “si la porto e vediamo” e lei mi rispondeva “si perchè potrebbe essere questo quest’altro quest’altro ancora” (tutto grave) e io “si ti ho detto che la porto, ma magari non è come dici tu” e lei continuava a dire le stesse cose.
Non lo so veramente sono in uno stato che non riesco a sopportare nulla e più mi sento così più si aggiungono altre cose, piccole o grandi che mi fanno stare ancora peggio. Mi sento di non riuscire a concludere niente in modo positivo, mi sento irrequieta e boh bast non lo so come devo fare
10:08
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anonymous-ns · 3 years
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Giorno 1 pt.2
Tra di noi, anche se sono consapevole che non ci sarà mai, tramite lei ho capito che sono un classico ragazzo che io definisco “bello grazie all’alcool” in effetti pensandoci quando uscivamo eravamo sempre o brilli o fatti, li stavamo bene, mi baciava e parlavamo, l’unica volta che siamo usciti da sobri ho provato a baciarla e lei scherzando mi ha detto “non sono abbastanza ubriaca” io sottolineo che l’ha detto scherzando, ma poi non so, almeno spero sia così.. perché si nonostante i miei amici mi abbiamo tutti abbandonato con tutte le colpe del mondo riversate su di me, Crudelia sia scomparsa come nulla fosse, nonostante abbia perso il lavoro, nonostante penso che ad oggi non ci sia una persona che farebbe qualcosa per me sorrido. Ci sono molte persone meno fortunate di me, non so se domani mi alzo e sono morto, tanto la vita va di merda a prescindere, tanto vale godersela, con le quantità di marijuana e di alcool che uso so che non potrò mai essere quel pugile che sognavo di essere da bambino, e questa cosa mi uccide, io una vita normale non la voglio fare, mi ammazzerebbe, ma tanto o quella o quella, dove voglio andare nelle mie condizioni. Potrei puntare a fare l’artista, la mia musica mi piace un po’ ma so di non essere ai livelli di chi ci vive con questa cosa e non lo sarò mai, alla fine secondo me arrivati a questa età per tutti diventa una felicità secondaria, di ripiego, capisci che non sarai mai quello che hai sognato da bambino, capisci che tutte le cose in cui credevi erano solo apparenti, nessuno sarà più come prima e tu entrerai in un loop spazio temporale infinito dove c’è casa lavoro lavoro casa pensione morte, se ti va bene. Per carità c’è a chi queste cose vanno benissimo, ma a me no… sinceramente rimango molto molto deluso da questo mondo odierno, dalle cattiverie delle persone, non c’è nulla che Giovi il mio passaggio da questo mondo, per questo non so che ne sarà di me… non ho mai avuto paura effettiva della morte, è una causa naturale della vita ma d’altro canto non me ne andrei volontariamente solo perché sono curioso di vedere come continua, magari come sarà la ragazza che riuscirà a fottermi la testa, se sarà Crudelia o un’altra e come poi mi spezzerà il cuore facendomi cadere nella tristezza più totale perché a me l’emotività mi fotte, per dirne una mi basta vedere su Facebook il video di un ragazzo che chiede alla ragazza di sposarla per scoppiare a piangere, proprio io che negli ultimi anni ho solo usato le ragazze per scopare, per compensare le mancanze che una ha lasciato e sentirmi accettato da qualcuno, sennò a me il sesso fa pure schifo, però ora penso che il karma con Crudelia me l’abbia tornata ed anche con gli interessi, quindi faccio il bravo che chi lo sa, magari mi ridà Crudelia, anche se io una come lei non la saprei gestire, è troppo bella, troppo intelligente, troppo acculturata per me, lei frequenta un’università molto buona, io all’università ci vado solo per far contenta mia mamma, che sennò sarei già a lavoro per mantenermi un minimo, lei è molto di classe, quel tipo di ragazza che si è cresciuta tra i vizi, ma se la butti in una strada si arrangia meglio magari di uno come me che per strada ci è cresciuto e attenzione, non sono cresciuto tra il crimine o altre cazzate varie che in Italia si intende per “strada” semplicemente essendo un paese piccolo noi ragazzini eravamo sempre buttati in giro a fare cazzate, ma ad oggi ti assicuro che se uno di noi rimane con il culo per terra il modo per rialzarsi lo trova sempre. È questo che mi piace di me, non mi sono mai perso, pur di non dartela vinta farei qualunque cosa nei limiti perché crescendo nello sport sono molto rispettoso, se perdo non ho mai avuto problemi a chiedere scusa o a complimentarmi. Sinceramente ora mi sono rotto le palle di scrivere, ho iniziato oggi e già mi sembra una cazzata, in fondo a chi interessa cosa faccio o cosa penso, non so se continuerò, sicuramente si perché almeno così un po’ parlo, ma non so quanto, mi stanco molto velocemente delle cose.
#me
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