Tumgik
#l'ultima risposta
reginarix · 2 years
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Tutti i miei Sbagli
Scena prima
Il bambino piangeva e mi chiamava, ho dovuto correre da lui, ho dovuto abbassare la guardia, salire in camera e dare conforto al mio cucciolo nel suo lettino.
Ero in quella fase terribile di convivenza forzata dopo aver chiesto la separazione. Nessun posto dove andare e le radiazioni dell'esplosione nucleare che avevo provocato lì ad avvelenare quel presente fermo in attesa, sospeso.
Una volta superata la crisi di pianto del più piccolo ho rimboccato le coperte al maggiore, tenacemente nascosto in un sonno agitato che almeno lo teneva lontano dalla realtà.
Alla fine dovetti tornare in cucina, non volevo venisse a cercarmi lì, quella stanza doveva restare un posto sicuro.
Prima regola:
Prima te ne vai e ti metti in salvo. Lo lasci. Soltanto dopo glielo dici.
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Scena seconda
Era in piedi, vicino alla finestra della cucina. Eravamo nell'ultima casa della via in quel piccolo paesino di campagna. Nessun vicino su cui contare. E nessun testimone. Avevo già visto come la sua auto bloccasse la mia, un modo di parcheggiare decisamente efficace per trattenermi lì. E naturalmente non avrei mai avuto accesso alle sue chiavi. Nell'auto avevo una borsa pronta con l'essenziale per me e i bambini. Mi sembrò così ridicolo pensarci in quel momento. Non avrei comunque potuto scappare, prendere i bambini dal letto e correre con loro in braccio. E ormai era troppo tardi.
Seconda regola:
Sempre tenere una via di fuga libera. A volte il posto più pericoloso per i figli è accanto alla propria madre, è necessario che siano al sicuro prima di tutto.
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Scena terza
Si voltò verso di me. Stranamente silenzioso. Cereo. Mortalmente pallido. Ero terrorizzata, non sapevo cosa aspettarmi. Nel movimento che fece mostrò il davanzale. Il mio cellulare era stato distrutto. Lì dove lo avevo appoggiato io. Semplicemente era stato schiacciato con una pressione tale che qualche pezzo si era aperto, lo schermo esploso.
Aveva letto i miei messaggi. Rubato gli ultimi numeri chiamati. La mia collega. Un avvocato. Il mio amore che viveva troppo lontano.
Nel dirmi tutto questo si avvicinava. Io ero indignata, come se violare la privacy dei miei contatti fosse più grave della violenza a cui mi aveva abituata. Quando si spostò vidi cosa aveva appoggiato di fianco al mio telefono rotto.
La sua pistola d'ordinanza.
Terza regola:
Tenere sempre con sé, anche di notte, sempre, anche in bagno, il cellulare e le chiavi dell'auto.
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Scena quarta
Non mi ero accorta di aver iniziato a piangere. Dilaniata tra correre dai bambini o allontanare il mostro da loro. Sono scappata dal lato opposto, in salotto, avrebbe seguito me senz'altro. Ed ecco un'altra speranza: ho raggiunto il telefono fisso e ho digitato il 112. Singhiozzavo, la voce faticava ad uscire
- Aiutatemi, vi prego...
Lui non mi fermò. Rilassò la mano con la pistola lungo il fianco e aspettò. Non capii ma ne fui sollevata. Come ho potuto essere così ingenua?
Presto potei parlare con la vicina caserma dei carabinieri. Spiegai chi ero, la situazione, l'emergenza.
Ma dopo aver minimizzato tutto, la voce gentile all'altro capo concluse:
- Signora, suo marito possiede un'arma da tanti anni, possibile che proprio oggi decide di usarla? Me lo passi per favore.
A quel punto sono implosa.
Non sarebbero venuti.
Lui ha preso il telefono dalle mie mani. Aveva un sorriso così cattivo.
Si accordarono amichevolmente, sarebbe andato subito a parlare con loro. A prendere un caffè. In fondo Polizia, Carabinieri, Guardie Giurate, sono tutti dalla parte dei buoni. Giusto?
Quarta regola:
Non sperare nell'aiuto di nessuno. Ti devi salvare da sola.
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Scena quinta
Almeno ero rimasta da sola. Volai a prendere i bambini, recuperai i contanti dal cassetto, un telefonino nascosto nell'armadio. Avevo ancora possibilità di evitare il peggio: scappare dai miei, proteggere i bambini, restare lì per un po', e pazienza il lavoro, pazienza la casa... Ero consapevole che avrei anche potuto non rivedere mai più il luogo che stavo abbandonando. Dopo un'ora di guida temendo continuamente di essere seguita arrivai finalmente. La casa della mia infanzia, con le mie sorelle e le loro famiglie, un nucleo che mi avrebbe protetta.
Fu immenso lo shock che provai quando mi accolsero con freddezza e crudeltà. Lui li aveva avvisati. Non avrei avuto conforto né protezione.
Una donna deve restare con il marito. Costi quel che costi. E poi cos'è questa cosa che hai già "uno"?
Puttana.
Adesso basta: un po' di buona volontà e tutto si sarebbe sistemato. Subisci. Ingoia. Taci. E devi farlo sempre sorridendo, sai, per "la gente".
Implorai. Minacciai.
Ottenni solo di poter lasciare i bambini con loro, almeno sarebbero stati al sicuro e lontani da quell'ambiente tossico. I miei genitori posero una condizione: sarei dovuta tornare a casa mia. Oppure li avrebbero dati al padre.
Mi rimandarono indietro, a notte fonda ormai, con un bel sorriso di incoraggiamento e con i ravioli freschi da mangiare con lui l'indomani. Mi sembrava incredibile.
Qualcuno con solerzia era già in contatto con lui. Era tardi ormai, ma non era ancora a casa, aveva parlato con i carabinieri e lo avevano tranquillizzato convincendolo a lasciarmi un po' di spazio. Mi rassicurarono che non lo avrei trovato lì.
Quinta regola:
Mai mai tornare da sola. Mai
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Scena sesta
Guidai con prudenza, avvelenandomi al pensiero che avrei fatto meglio ad andare direttamente verso est per altre cinque ore per raggiungere subito la vita nuova che sognavo. Avrei dovuto portare con me i bambini e scappare più lontano possibile da tutto quello schifo. Ma non volevo traumatizzarli ancora di più, mi era sembrato la cosa giusta da fare. E invece adesso erano in ostaggio.
Quando entrai in casa era quasi mezzanotte, mi sembrava che davvero non ci fosse nessuno. Mi barricai dentro. Avevo lasciato la macchina nella piazzetta illuminata a duecento metri dal mio cortile. Ero stata tutto il tempo al telefono con il mio amore, che voleva attraversare l'Italia per venirmi subito a salvare, il mio eroe.
Ma tutto questo dovevo viverlo da sola, dovevo affrontare da sola la mia battaglia, avevo bisogno di sentirmi forte e coraggiosa per dare dignità alla nuova me che volevo diventare.
Poco dopo squillò il telefono di casa. Era la mia premurosa sorella maggiore, una seconda madre per me. Aveva sentito lui, in lacrime e ubriaco, disperato per come erano andate le cose, che chiedeva scusa. A loro, non a me.
Voleva convincermi a riaccettarlo in casa, perché non si deve passare la notte divisi, è un precedente terribile, non si fa. "È fuori di sé, fallo rientrare!"
Eccola finalmente: l'ultima goccia. Ecco il momento che ha spezzato tutto l'equilibrio e il vaso si è rovesciato.
Urlai che proprio perché era fuori di sé non avrei mai potuto vederlo: ero terrorizzata di passare un minuto in balia di un uomo che già mi faceva del male normalmente, figuriamoci adesso, ubriaco, amareggiato e furioso. E armato.
E le ricordai che era lo stesso pericolo che correvano i bambini se glieli avessero consegnati: non poteva essere davvero tranquilla ad affidarglieli. "Se succede loro qualcosa non te lo perdonerai mai"
La finimmo lì.
Passai la notte tremando per ogni auto che sentivo in lontananza. Lo sentii arrivare al cancello. Lo scosse. Riuscivo a vederlo dalle imposte. Ero pronta a lottare, non lo avrei fatto entrare in casa, avevo messo un mobile davanti al portoncino, avrei combattuto per tenerlo lontano da me. Si appoggiò al muretto per un po', che mi sembrò un'eternità, ma non aprì, non entrò. Se ne andò.
Finalmente io, finalmente potendo contare su me stessa, avevo tirato fuori gli artigli e mi sarei difesa. Ero consapevole che avrei avuto ancora momenti difficili, ma mai più avrei permesso a nessuno di farmi così tanta paura, mai più mi sarei sentita così smarrita.
Sesta regola:
Mai, mai più restare da sola con lui.
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"Via da questi luoghi, via da vecchie paure Via da questi sguardi e dalla noia volgare Via dal pregiudizio, gonfio di violenza Dalle polveri sottili dell'indifferenza Come il fiore troppo raro Di un'intelligenza condannata a sfuggire
Libera quanto basta per Libera quanto basta per Dare alla tua strada un nome e l'ultima risposta"
Finale
Ho imparato la mia lezione e ne faccio tesoro. E vorrei che ogni figlia, ogni genitore avesse presente quanti errori pericolosi si possono commettere.
Se una donna arriva ad avere il coraggio di chiedere aiuto è un obbligo morale CREDERLE. Senza pensare alla reputazione, senza pensare alle conseguenze: la sicurezza prima di tutto.
Gabriella
13/01/2023, 11:34
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youssefguedira · 4 months
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Ciao Neon!
Domande sui film:
4 quale film accendi per farti due risate?
9 qual è il tuo "piacere proibito"?
Quale film non sopporti?
ciao grazie mille per le domande!! ho risposto ad alcune di queste in inglese ma proverò:
4. quale film accendi per farti due risate?
nella mia risposta ieri ho detto theater camp ma anche un film che mi fa ridere ogni volta che lo vedo è the birdcage
9. qual è il tuo piacere proibito?
i film di diabolik sono. cattivi. ma tutti voi sapete che mi piacciono moltissimo
quale film non sopporti?
trovo che. di solito non posso sopportare i film di nolan per niente. non è che sono cattivi ma che quasi sempre c'è una cosa (di solito il trattamento delle donne) che mi da tanto fastidio che non posso divertirmi
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papesatan · 3 months
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Potevo avere 5 anni. A quel tempo eravamo soliti trascorrere le feste natalizie da alcuni zii, la cui casa in campagna diventava allora accogliente rifugio per parenti e amici. Portavo sempre con me un pupazzo a farmi compagnia, dato che i miei cugini, ormai adolescenti, avrebbero certo mal sopportato l'idea di giocare assieme. Ricordo ancora chiaramente quel pomeriggio: la sera saremmo stati dai miei zii come di consueto ed io mi sarei malannoiato fra i bigi discorsi degli adulti, urgeva perciò la Selezione. 
L'ambita Selezione avveniva per eliminazione diretta in scontri 1 vs 1. Ogni pupazzo s'affrontava in una moderna rivisitazione delle giostre medievali, allo scopo di conquistarsi il mio cuore. Come sempre accade, anche quel torneo era palesemente truccato, sicché alla fine trionfavano sempre gli stessi. Fra i grandi campioni, la più avvezza alla vittoria era senza dubbio la Pantera Rosa, un vecchio pupazzo che mi portavo sempre dietro, ovunque andassi. Dopo averla portata in trionfo quel pomeriggio, le promisi che ci saremmo divertiti, sarebbe stata una grande serata. Non sapevo, ahimè, che per noi sarebbe stata purtroppo l'ultima. Il mio giocarci difatti, a quell'età, trovava massimo sfogo nel lanciar in aria il malcapitato pupazzo, raccoglierlo per poi reiterare il gesto ad libitum. Uno di quegli sciagurati lanci però mandò la pantera talmente in orbita da farla finire dietro un'enorme e inamovibile credenza. A nulla valse piangere e disperarsi, la povera pantera restò lì (con sadico compiacimento di tutti gli astanti). Ricordo ancora il malinconico struggimento di quei giorni densi di colpa e mortificazione, le penose richieste e la perenne risposta ("Quando faremo pulizia"), i piani perversi studiati in dormiveglia per infiltrarmi in casa loro e riprendermi la pantera e il languido desiderio che mi s'accendeva a ogni fiera di paese, quando scorgevo fra i premi del tiro a segno un pupazzo simile a quello tanto amato e perduto. 
Sono passati trent'anni, dico d'aver dimenticato, ma una parte della mia infanzia è rimasta sepolta lì, dietro quella credenza, dove ho smesso definitivamente di credere agli adulti e ho imparato cosa vuol dire perdere qualcuno o qualcosa senza potergli dire addio. O almeno credevo, perché l'altro giorno chiama mia zia per dirci che finalmente, dopo trent'anni, hanno fatto pulizie e spostato la credenza, trovandovi "un giochino di quando Giuseppe era bambino, non so se se ne ricorda ancora..." Ah, zia ingenuotta! Non pensavo che questo giorno sarebbe mai arrivato, così sulle prime ho pensato, "chissà se mi riconoscerà dopo tutto questo tempo..." "del resto anche casa nostra è cambiata, spero non si senta a disagio". Siamo andati a prenderla la sera stessa, era tutta sporca, molto più piccola di quanto ricordassi, orba d'un occhio (non oso immaginare cosa deve aver subito in questi trent'anni di prigionia) e con un aspetto decisamente vintage, ma ora è di nuovo a casa. Mia madre era convinta che dopo anni d'oscurità e polvere, si sarebbe sbriciolata dopo pochi minuti al sole, invece sembra reggere ancora. Dopo averla lavata a fondo, oggi l'ho potuta finalmente riabbracciare come quell'ultima volta trent'anni fa e ho un po' pianto. È stato come riabbracciare quella parte di me che credevo perduta per sempre.
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zabahronz · 5 months
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Non mettere le mani in tasca
Gli studi universitari mi hanno portata lontana da questo blog, ma dopo i recenti avvenimenti non posso restare zitta. Lo scrittore Antonio Scurati sarebbe stato ospite della trasmissione di Serena Bortone, CheSarà, e avrebbe letto un monologo sul 25 Aprile e sul delitto Matteotti. Il tutto è stato bloccato all'ultimo dal nostro Governo, giustificandosi prima con una motivazione di natura economica e in seguito con un per "questioni editoriali". La Bortone ha di conseguenza deciso di leggere il suddetto discorso in diretta, procurandosi una diffida e la chiusura del programma.
Dopo aver appreso la vicenda, sarà perché ormai sono sommersa dallo studio o per una semplice associazione mentale, mi vengono in mente le parole di un filosofo austriaco, Karl Popper, sulla questione della democrazia e della libertà di parola.
Non voglio farvi una lezione di filosofia politica in questo post, vi basti solo sapere che secondo Popper esistono due tipi di società, una aperta e una chiusa. La società chiusa è governata da dogmi indiscutibili che portano alla piena sottomissione gli individui, mentre la società aperta ammette l'esistenza del dialogo e della libera discussione critica. Nella società aperta la libertà di pensiero è un valore radicale, perché senza di essa la nostra democrazia non potrebbe essere in grado di evolversi ed adattarsi alle nostre esigenze. E allora io mi chiedo, non siamo forse una società aperta? o forse lo eravamo, o forse ci siamo illusi di esserlo. Ora più che mai ho l'impressione che non possiamo considerarci tale.
Presidente, io comprendo quanto per Lei sia necessario il consenso delle masse, quanto possa essere potente l'uso dei mass media per poterlo ottenere. Non è la prima che utilizzerà questo mezzo per i suoi scopi e sono certa che non sarà l'ultima. Ma le voglio solo dire questo: la censura non è mai la risposta. Ciò che ha commesso è un fatto gravissimo che conferma il suo valore come personaggio politico e soprattutto il suo valore umano.
Mi rifiuto categoricamente di sentirmi rappresentata da Lei.
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nociaograzie · 22 days
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Parlavo con uno e questo mi ha chiesto di vederci, solo che io l'ultima volta l'ho visto con una quindi gli ho chiesto conferma se si fosse lasciato con lei e mi ha dato una risposta strana, gliel'ho richiesto e beh sono 5 ore che non risponde lol
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ideeperscrittori · 1 year
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10 COSE CHE SIMONE PILLON NON HA CAPITO (Sono miliardi ma ne cito solo 10)
«E Dio li creò maschi e femmine» non è un'argomentazione.
Pillon è egli stesso la prova del fallimento della famiglia tradizionale che difende (questa cosa passerà alla storia come "Paradosso di Pillon").
Rispondersi da solo "Forza Simo" su Facebook non è indice di consenso per le tue idee.
Le condivisioni su Facebook dei post di Pillon spesso non sono indice di consenso ma: "Ehi, avete visto l'ultima boiata scritta da Pillon?".
La risposta logicamente corretta a "è scritto nella Bibbia" è comunemente nota come "E 'sticazzi".
Un ateo e satanista onorario (onorario perché in quanto ateo non crede nelle divinità, Satana compreso) ha fatto la seguente confessione: «Ero cattolico, poi ho letto tre post di Pillon e mi sono detto: non posso fare questa fine».
Le persone continueranno a essere quello che sono e fare cose considerate inaccettabili nelle lezioni di catechismo (tipo amarsi liberamente) e Pillon non potrà farci niente. Questo lo renderà triste. E la tristezza di Pillon è meglio di niente.
Immaginate questa scena: Pillon durante una conferenza stampa si dichiara soddisfatto della società in cui vive. Secondo gli scienziati questo è il primo indizio di un'irreversibile barbarie che ti lascia solo la speranza di un asteroide finale.
Tra le cose che Pillon non ha capito, merita senz'altro un posto d'onore la realtà.
Sono ateo, non credo nel paradiso, ma ho come l'impressione che se esistesse un luogo ultraterreno per le persone decenti non ci troveresti Pillon. [L'Ideota]
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bicheco · 1 year
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Dentro l'abisso
La notizia:muore questa ragazza
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Si chiama Julia Ituma, ha soltanto 18 anni, è italiana ed è una campionessa di pallavolo. Questa notte è caduta da una finestra d'albergo in Turchia durante una trasferta della sua squadra. È caduta, si è lanciata...? Non si sa, non ha importanza adesso, forse lo sapremo un giorno, forse no, io voglio parlare d'altro, voglio parlare di questo:
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Dopo la tragedia questo signor Alessio sente l'urgenza, la NECESSITÀ di dire la sua e di dire quelle parole, di una durezza che lascia sbigottiti. Io mi chiedo: perché? Non possiamo cavarcela dicendo che sia un razzista, uno sciacallo, un demente, tutto troppo ovvio e banale. C'è dell'altro, qualcosa di più profondo, di più perverso, di più inquietante, un qualcosa che vive ed alimenta, come un cuore nero e velenoso, la logica di questi maledetti social. Quanto mi piacerebbe parlare con Alessio e cercare di capire, di indagare, di affondare in questo abisso e poi, si spera, anche di riemergerne con qualche risposta.
L'ultima notazione è lo sponsor della squadra di pallavolo della ragazza: si scrive CRAI, ma si legge CRY.
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lostaff · 6 months
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Ch-ch-changes
🌟 Novità
Stiamo lentamente implementando una funzione che permette di usare Blaze per tag specifici.
Nel Centro assistenza c'è una nuova sezione dedicata a Patio.
🛠 Correzioni
Abbiamo risolto un problema su iOS per cui l'ultima risposta visualizzata a volte veniva tagliata.
La spaziatura intorno al tuo avatar nell'editor dei post web è ora più coerente.
L'ultima volta abbiamo notato che le esportazioni dei blog richiedevano più tempo del previsto. Ora il problema dovrebbe essere risolto.
🚧 In corso
Niente di cui parlare, al momento.
🌱 In arrivo
Oggi non abbiamo lanci da annunciare.
Hai riscontrato un problema? Invia una richiesta di supporto e ti risponderemo il prima possibile!
Vuoi condividere il tuo feedback su qualcosa? Dai un’occhiata al nostro blog Work in Progress e avvia una discussione con la community.
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nonhovogliadiniente · 9 months
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E mi chiedo se anche tu come me mi pensi.
E mi chiedo se guardando ogni tramonto ti viene in mente il fatto che io ti abbia dedicato ognuno di essi.
E mi chiedo se ti colpisce dentro quel vuoto e quel senso di solitudine quando alla mattina appena sveglia non c'è il mio buongiorno o la notte prima di andare a dormire non c'è la mia buonanotte.
E mi chiedo se durante la giornata mi trovi nelle piccole cose , in quelle che sarebbero piaciute a me, in quelle che sarebbero piaciuto a noi.
E mi chiedo se hai ancora le nostre foto sulla tua scrivania , perché anche se io mi sono sbarazzata delle tue foto , conservo ancora la nostra nel mio portafoglio e le altre come un ricordo di immenso valore.
E mi chiedo se anche a te manco tanto quanto tu manchi a me, se senti nel cuore quel posto vuoto che nessun altra persona può colmare.
Mi chiedo tante di quelle cose che non immagini nemmeno , ma non riesco mai a trovare una risposta che non sia " sta meglio senza di me ".
Ho la tua chat archiviata e il tuo profilo di insta silenziato ma non ha senso perché controllo quella chat ogni singolo momento della giornata , e controllo il tuo profilo solo per vederti.
E spero sempre di incontrarti ma so che se ti avessi avanti potrei anche morire.
E nonostante questo io continuo ad amarti , forse più di prima e quindi mi ci metto con molta calma e penso che forse è giusto che le cose vadano cosi come devono andare.
La tua assenza mi toglie il sonno, la fame, la voglia di fare qualsiasi cosa ma la tua presenza mi uccide, il non averti nel modo in cui voglio io mi uccide dentro.
E quindi alla fine di tutta questa situazione penso solo che il tempo possa curare tutte le ferite che ci siamo fatte l'un l'altra.
Spero un giorno tu possa perdonarmi per tutto quello che ho sbagliato con te e altrettanto spero di poterlo fare io con te. Perché si , ci siamo fatte male a vicenda .. ognuno con i suoi errori e con i suoi sbagli.
Ti starò lontana ma sarò dietro le quinte per seguire ogni tuo traguardo, voglio vederti brillare.
Doveva andare cosi , la tua mancanza la sentirò per il resto della mia vita perché sei stata il capitolo più bello , più brutto , più impegnativo, più felice, più libero , più sicuro , più tutto della mia vita. Ti ho tatuata nel cuore e anche sulla pelle, non hai via di scampo.
Adesso capisco il senso della frase " se ami qualcosa lo lasci andare" ed io avrei dovuto farlo molto prima, lasciarti andare prima perché io ti amo oltre ogni limite e l'unica cosa che ho sempre voluto era farti sentire amata nel modo più sincero e giusto che ci sia. Ho sbagliato molte cose e forse l'errore più grande che ho commesso è stato pensare che l'amore enorme che provo per te avrebbe fatto nascere la stessa cosa nei miei confronti. Ho pensato che amare per due potesse bastare, senza sapere che quell'amore enorme avrebbe consumato me.
Voglio chiudere questo capitolo delle mia vita perché ho bisogno di dimenticarti, di andare avanti e di trovare un modo per resistere.
Ti auguro il meglio dalla vita perché te lo meriti. E ti auguro di riconoscere sempre il valore che hai , l'immensità del tuo cuore.
Ti auguro di trovare quella pace che da tanto tempo cerchi.
Ti auguro di trovare una persona da chiamare " casa " perché io non posso più esserlo , ho fallito anche in questo e mi dispiace.
Ti auguro di rialzarti sempre e di non mollare mai ,perché tu puoi tutto.
Ti auguro di trovare una persona che ti ami nel modo giusto, nel modo in cui meriti.
Spero tu non ti dimentica mai di me, di noi, di quello che siamo state, che saremmo potute essere e che non saremmo mai.
Spero che nonostante l'ultima conversazione tu possa non odiarmi e conservarmi quel posto speciale nel tuo cuore.
Spero tu abbia il coraggio di intraprendere la strada che nel tuo cuore già sai qual'è.
Spero tu possa viaggiare il mondo e fare quel viaggio che tanto desideri , fare quelle esperienze che ti cambiano la vita.
Ti auguro il meglio anche se quel meglio non sarò mai io.
Ti ho amato e ti amo con tutte le forze possibili , e continuerò a farlo e per questo quando ti sentirai non amata ricordati che qui c'è una personcina che lo farà per sempre contro ogni distanza e circostanza.
Vorrei che ti amassi tanto quanto lo faccio io e spero che la persona che hai al tuo fianco possa renderti felice , tranquilla e serena.
Ciao amore mio, sii felice e sii libera.
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yomersapiens · 2 years
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Tumblocalypse
- Da quanti anni sei chiuso qua dentro? - Saranno più di quindici. - E nessuno è mai riuscito ad entrare? - Ci provano sempre. Cambiano aspetto. Nome. Tipologia d'attacco. Li ho studiati tutti. Ho visto vecchi amici cadere e prendere il loro posto. Si reinventano, ma qua dentro non entreranno mai. È l'ultima barricata.
Mi avvicino alle assi di legno inchiodate davanti a quella che sembra essere stata una porta, una piccola fessura mostra quello che c'è fuori. Sono tantissimi, alcuni sono corpi nudi, portatori di seni enormi creati per attirare l'attenzione. La maggior parte sono pagine vuote, facce numeriche con nomi umanoidi. - Saranno migliaia... centinaia di migliaia... - Continuano ad aumentare. Si mettono qua fuori e aspettano di seguirmi. - Riesci a bloccarli tutti? - Ci provo, ma sta diventando impossibile, non riesco più a distinguerli da quelli veri, guarda laggiù - Indica una ragazza vestita in stile anime che urla sbracciandosi, sembra in pericolo. - Dobbiamo aiutarla! Non è una di loro! - È qui ti sbagli! Hanno capito come fare, si stanno evolvendo. Lei è esattamente come tutti gli altri, se non peggio, perché crede di essere umana. - Come diavolo è possibile? - Da quando è arrivato lui, tutto è cambiato. - Lui chi? - Non lo vedo da un po' ma prima era qua fuori ogni giorno. L'uomo giallo, dalle orecchie a punta. Sembrava un mostro creato dalla mente malata di un disegnatore giapponese. È stato lui a raggrupparli, loro lo seguivano mentre ripeteva pika-pika. Ho ancora i brividi a pensarci. Quegli occhi minuscoli e neri mi perseguitano. - Che fine ha fatto? - Una volta radunato il suo esercito si è nascosto, penso sia laggiù, in un castello. - Da quanto non mandi un segnale verso l'esterno? - Ho provato a postare una settimana fa, una gif, ma nessuno sembra averla notata. - Quindi potrebbe non esserci più nessuno di vivo davvero qua fuori. - Talvolta ricevo un segnale da parte di un gruppo che vuole insegnarmi come essere un dinosauro. - L'ho ricevuto anche io, è stato terribile, sembrava divertente e invece... - Invece era solo un altro stratagemma architettato da pika-man. - Così si chiama? - Così abbiamo cominciato a chiamarlo noi della resistenza. - Cosa fate voi di preciso? - Alcuni scrivono. Pensieri. O hanno bisogno di compagnia. Alcuni si confessano. Pochi creano. Sempre meno. Altri mandano fotografie. Didascalie. Citazioni. Ogni tanto un messaggio anonimo, una risposta secca per chiudere il discorso. Potrebbe non essere qualcuno di reale, potrebbe essere uno di loro. - Chiedono aiuto? - No, in genere chiedono foto piedi. - Ah. E i troll? - Ci sono ancora ma stanno tra di loro. Quando serve li distraiamo con una nuova teoria complottista che li tiene impegnati per mesi. - Quindi di attivo, non fate nulla? - Non ha senso. Guarda fuori. Sono in troppi. Hanno vinto loro. Questo posto è in mano ai bot adesso. - È un peccato. - Lo è, ma guarda che tette hanno alcuni. - Sono davvero fatte benissimo. - Le hanno studiate per anni e ci sono riusciti, meglio delle originali. - E quindi che farai, li lascerai entrare? Cederai anche tu? Mollerai tutto? - Ogni tanto, quando ho voglia, lancerò un segnale. Qualcosa di breve magari. Una battuta o una frase romantica del cazzo, come quelle che scrivevo una volta. - Niente più photoset? - Sono troppo vecchio per quelle cose. Ci sono persone bellissime e preferisco guardare loro. Poi ho paura di essere utilizzato. Studiato. Copiato. Riprodotto. Clonato. - Potrebbero farlo? - Oramai non mi sorprendo più di nulla... - Senti ancora qualcuno della vecchia guardia? - Ogni tanto l'anziano dottore grigio rimette in funzione il segnale morse. Mi manda un audio lungo una decina di minuti fatto di bip biiip.
Delle urla spaventose provengono da fuori. Corriamo alla porta per guardare che accade ma un fascio di luce intenso quanto un laser ci acceca. - Cosa sta succedendo??? - Non lo so!!! È terribile!!! - È tornato pika-man??? - Forse è lui! Ma non vedo più niente!!! - Corri a prendere dell'acqua, c'è una tinozza piena vicino alle bozze salvate. Bagnati il viso. Torno a vedere ma tutto è offuscato, le urla sono finite. C'è una strana calma nell'aria. Odore di sangue e brandelli di bot porno ovunque. - Non è stato pika-man. Questa non può essere opera sua. - È allora di chi diavolo si tratta? - Guarda! Laggiù! su quel cavallo! - È la signora bianca! Quella della profezia!!! - Non può essere vero. È solo una leggenda... - È lei! Guardala! Imbraccia la lunga spada argentea! È stata lei! È venuta a liberarci! - Vuol dire che, possiamo uscire? Te la senti? - Non so se sono capace. Da quanti anni è che parlo da solo? - Ho perso il conto. - Dobbiamo uscire. Unirci a lei. Insieme forse possiamo farcela a sconfiggere pika-man. - Scrivi all'anziano dottore. Smetto di guardarmi allo specchio e parlare al mio riflesso. Inizio a togliere i chiodi dalle assi sulla porta. È arrivato il momento di fare qualcosa.
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luluemarlene · 7 months
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Ho l'impressione che se tu e
Oreste vi vedeste noi ne guadagneremmo in contenuti😅
Ho letto che è finita da molto, non vi siete più rivisti?
Dopo un paio d'anni ci abbiamo riprovato, ma non ha funzionato
L'Oreste si lasciò andare ad una dimostrazione di come l'essere umano possa essere stronzamente opportunista e venne meno agli accordi di rispetto e trasparenza (e libero arbitrio) che dovrebbero esserci tra master e slave
Io, in risposta, ho fatto peggio verso me stessa... Ho fatto finta di niente e questo ci ha messo un po' sullo stesso piano di schifo
Si è scusato più volte ma, da quel momento, era chiaro quanto poco gli importasse di me come persona, e negli anni successivi non ha più fatto nulla per nasconderlo.
Ci siamo visti altre due volte in 4 anni, l'ultima nel 2021, ma mai per scopare, un paio di pompini, credo
Qualche tempo fa gli proposi di trovarci in un locale, lui con amici, io con amico/amante /conoscente e obbedire ad un suo sguardo recandomi nel cesso del locale ad aspettare che lui arrivasse a farsi succhiare il cazzo o come suggerì lui, ad incularmi a secco
Tutto sotto gli occhi inconsapevoli dei rispettivi accompagnatori che nemmeno saprebbero che ci conosciamo, ovviamente
Non ha accettato. Credo non si fidi a farmi trovare nello stesso posto dove si trovano i suoi amici... Come se non avessi sufficienti strumenti per incasinargli la vita , se volessi🙄 e lui a me, probabilmente !
Peccato, no? Oggi avrei altro materiale su cui scrivere
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sottileincanto · 9 months
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Questa sera una collega del nuovo posto di lavoro mi ha detto una cosa che mi ha scioccato. "Tu devi capire che loro sono dei mostri", riferendosi agli anziani della casa di riposo, in risposta al mio "Bisogna cercare di capirli, sono anziani, soli, stanno qui dentro...". Ovviamente lì per lì non ho reagito, sono l'ultima arrivata, non posso permettermi di fare polemica. Poi non è proprio nel mio carattere. Anche qui, sono sempre io quella sbagliata. Perché perdo tempo per far fare due bocconi in più al paziente allettato che non ha voglia di mangiare. Perché scambio due chiacchiere con quello che ha deciso di rimanere in stanza invece di scendere nella sala comune e mi dedico qualche minuto in più a fare un'igiene più accurata e a fare un massaggio con un po' di crema idratante su una pelle che mi sembra molto secca. Perché quando li giro nel letto sono sempre estremamente delicata, anche se così ci mettono un po' di più ad eseguire il movimento. Perché quando gli lavo il viso, lo faccio con una carezza. E non perché ho qualche cosa di speciale, ma semplicemente perché anche io ho avuto paura e lì, in quel momento, trovare una persona gentile e che mi ha rassicurato, per me ha fatto tutta la differenza del mondo. Perché un piccolo sgarbo in un momento in cui ti senti fragile ti può far crollare tutto addosso. Perché lo so cosa vuol dire sentirsi soli e persi. E non me ne frega niente se all' operatore che viene dopo di me, diranno che è lui il migliore o il più bravo. A me importa aver offerto un po' di conforto, un po' di serenità, un momento di svago e tranquillità. Aver alleviato un dolore di qualunque tipo o aver prevenuto l'insorgere di qualche complicazione. Per me la vita non è passare da un nemico all' altro, non è un costante "Noi contro loro". Per questo certe cose mi lasciano senza parole e con un gran senso di tristezza.
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firewalker · 8 months
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Se le parole arriveranno per altre canzoni
Post lungo su Marco Masini. Sono fan di Maso da quando ho memoria, ma so di far parte di una minoranza, quindi continuo dopo il salto
C'è Sanremo. Ho questo post in canna da mesi, ma ho voluto aspettare il festival perché ho pensato (sperato) che avrebbe partecipato, o magari avrebbe approfittato del festival per far uscire un nuovo album. Il fatto è che è in ritardo, e non lo è solo ora, è in ritardo da quando è tornato, dal 2005.
"Breve" ripasso per chi si fosse perso la storia di Masini.
Esordisce come cantante professionista e solista vincendo un Sanremo Giovani nel 1990 con Disperato, arrivando secondo l'anno successivo con Perché lo fai. Negli anni '90 ha fatto uscire dei pezzi incredibili, che tutt'ora porta ai concerti perché sono i pezzi a cui i suoi fans sono più affezionati. Personalmente, credo di aver ascoltato talmente tante volte l'album Il cielo della vergine (quello con Bella stronza e Principessa, per capirci... cacchio, due delle sue più belle canzoni in un solo album!) tanto da consumare il nastro.
Poi, come per Mia Martini, si diffuse la voce che Marco Masini portava sfiga. E fu la fine.
(Me ne andrò nel rumore dei fischi Sarò io a liberarvi di me Di quel pazzo che grida nei dischi Il bisogno d'amore che c'è)
Nel 2001 uscì l'album Uscita di sicurezza. L'album contiene una canzone, a mio parere nemmeno tanto bella o memorabile (Il gusto di esistere), che però dice così
Ma ho sotterrato il presente distante e mi son ritrovato nuovo Come una pianta che nasce da un seme o una bestia da un uovo Ed ho pagato il biglietto di vivere in una maniera diversa Come l'omino che corre all'uscita di sicurezza Perché il gusto di esistere da quando son nato Il gusto di esistere non mi è ancora passato!
Ci stava salutando. Stava salutando noi fans perché quella era l'ultima canzone dell'album, ed era, in quel momento, il suo ultimo album. Pochi mesi dopo l'uscita del disco, ha annunciato il ritiro.
L'ho ritrovato anni dopo, in un concerto organizzato in concomitanza a un raduno di Alleanza Nazionale (già), nell'estate 2003, in provincia di Roma. Era la sua prima apparizione pubblica dopo Uscita di Sicurezza. L'ho trovato dimagrito, anzi, in condizioni pessime. Credo non pesasse più di 55 kg circa, forse arrivava a 60. Però fece il concerto, e tenne botta per due ore. Mesi dopo annunciò il ritorno e la partecipazione a Sanremo, e quell'anno vinse! Durante quel periodo uscirono un po' di singoli, tra cui L'uomo volante che vinse al festival, per poi pubblicarli prima in una raccolta chiamata ...Il mio cammino, poi una raccolta chiamata Masini dopo Sanremo, per includere anche quella traccia.
Due anni dopo l'addio già tornava. Allora pensai che si era accorto che voleva continuare, ed ero strafelice. Partecipò ancora a Sanremo e uscì un album tra quelli che amo di più: Il giardino delle api. Solo canzoni inedite. Siamo al 2005.
Poi raccolte, raccolte, rifacimenti... dopo il 2005 uscirono album di inediti nel 2009, nel 2011 e nel 2017. E basta. Ha partecipato a spettacoli, ha cantato canzoni di altri, ha registrato dei live, ha inciso dischi con sue vecchie canzoni riarrangiate... ma niente di nuovo. Dal 2011 al 2017 sono 6 anni, dal 2017 a oggi sono 7 anni. Negli ultimi 19 anni, finora, ha pubblicato quattro albumi di canzoni nuove
E poi ripenso a una canzone del 2011: Marco come me, nell'album Niente d'importante. È una canzone autobiografica (ogni tanto ne fa), che fa da risposta - o almeno io la leggo come una risposta - a una canzone molto più vecchia: 10 anni del 2000. Entrambe le canzoni chiudono i rispettivi album e nei vecchi concerti (prima del 2010, diciamo, che poi non li ho più visti) 10 anni era la canzone di chiusura. Dice:
Io canterò di città in città, Cercando sempre i tuoi occhi E ti sorriderò. Io volerò sopra questa realtà E non saremo mai vecchi E non ti perderò. Ma, oltre questo miracolo, Io sto aspettando la vita come te, In questo eterno spettacolo Che faccio per amore, amore, Amore, amore, amore, amore sì! Sì! Fra i tuoi sogni e i miei sbagli Sono passati così Questi nostri dieci anni interminabili
Chiudeva i concerti parlando con noi al pubblico, dedicandoci un pensiero, augurandosi di trovarci e sorriderci ancora. Poi arriva il 2011, Marco come me:
E poi non resta tempo per raccontare di me I riflettori ormai si sono spenti, e il pubblico non c'è E l'eco delle voci e degli applausi sfuma Un po' di autografi, e qualcuno sa dove si cena Ho raccontato storie, confezionato bugie Verissime e sincere le ho rubate oppure sono mie. Hai visto quanta gente, ho visto sì ma forse Erano qui per uno che si chiama Marco come me, E veste come me e ride come me, Si prende la ribalta ed il calore come se La vita vera poi non riguardasse lui E me la lascia lì buttata fuori dal teatro E neanche sale con me in macchina. E non gli fa paura il tempo che è passato E non s'incazza se gli dicono non sei cresciuto Non si è mai domandato cosa farà domani Se le parole arriveranno per altre canzoni. Invece io ci penso quando rimango solo In camere d'albergo presto che perdiamo il volo. Ed in quest'altra città lo incontrerò stasera C'è il manifesto di uno che si chiama Marco come me E parla come me, si muove come me Guarda una ragazza ed un ragazzo come se Quella felicità mentre cantano con lui Bastasse a riscaldare un camerino freddo Quando mano nella mano vanno via. La macchina è già pronta, ci salgo e metto in moto Ed inseguo ancora uno che si chiama Marco come me.
Ecco, io questo post lo scrivo per quei versi in neretto, cantati nel 2011, ma evidentemente non tanto lontani. Questo testo l'ho voluto mettere tutto perché tagliarlo non aveva senso. È un appello, sta dicendo qualcosa di spiacevole e lo sta dicendo - di nuovo - a noi fans. Ci sta dicendo, già nel 2011, che è una vita che gli pesa e l'affetto del pubblico forse non è più sufficiente.
L'album del 2017 è stato interessante, ma non memorabile. Sono usciti singoli nuovi, pubblicati in raccolte con canzoni vecchie, ma un album di 7-12 canzoni tutte nuove lo stiamo ancora aspettando.
Questo post non è una lamentela, più che altro è uno sfogo. Quindi - chissà che Marco non passi di qui - lo finisco con un saluto: il tuo pubblico ti aspetta, ma grazie comunque di tutto fino a ora e in bocca al lupo.
Il 18 settembre 2024 Marco Masini compirà 60 anni... magari il prossimo album uscirà in quella occasione
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ilpianistasultetto · 1 year
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Finito il turno di lavoro alla cassa di quel bar lei mise il cappotto e usci' per andare a casa. Io ero li fuori. Si avvicino' e disse:
-posso farti una domanda?
-certo che puoi.
- Hai passato tutta la mattinata ad introdurre monete nel juke-box e sempre la stessa canzone. Come mai?
- Ecco, vedi, avevo voglia di parlarti e dirti certe cose a voce ma visto che tu avevi da lavorare ho provato a dirtelo con una canzone.
@ilpianistasultetto
La mia prima, l'ultima, il mio tutto
e la risposta a tutti i miei sogni.
La mia cosa meravigliosa, questo è quello che sei.
Tu sei come la prima rugiada del mattino in un giorno nuovo.
(Barry White- You're The First, The Last, My Everything)
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zero0virgola0 · 7 days
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L'estate, a vent'anni, non consente pause
Avevo passato le ultime tre ore a rigirarmi, con il telefono, a volte in mano, spesso sul comodino. Gli occhi sbarrati, per captare l'illuminarsi dello schermo, segnale dell'sms, avvisaglia della sua risposta. Avevamo passato, io e lei, la serata insieme a tutti gli altri, come sempre negli ultimi due mesi. L'estate a vent'anni non consente pause. E infatti la mia anima non conosceva pace da quando, dopo il bacio, eravamo finiti a letto. Era difficile dover dividere i miei sorrisi, le chiacchiere tra i miei amici ed M. alla quale avrei dedicato tempo, lacrime, fegato e polmoni. Anche l'ultima notte, come le altre, era passata, di birra in birra, velocemente, fino ai saluti finali. Ma a casa, con una delle mille scuse che la mia fantasia riusciva a propinarmi, le avevo scritto ed M. era ancora sveglia. Un messaggio dopo l'altro, lento come l'avanzare dell' aurora, mi aveva trascinato sveglio fino alle sei di mattina. Si erano svegliati anche i miei, fra un po' gli toccava uscire e andare a lavorare. Li sentivo alzarsi, andare in bagno, poche parole, se le sarebbero scambiate con gli occhi; M. mi disse "ormai non dormo più, ci facciamo un cornetto?". Impossibile perdere un'occasione del genere, io ed M. soli, un folle appuntamento alle sei del mattino. Non avevo neanche bisogno di vestirmi, per cui mi alzai, aprii la porta e incontrai mio padre in salone, preso a vestirsi. Mi guardò, giustamente, stranito: che ci facevo sveglio a quell'ora e con i vestiti addosso? Prima che me lo chiedesse, gli dissi che andavo a fare colazione con un'amica: spudorata sincerità adolescenziale. Mio padre non avrebbe opposto resistenza, d'altronde che male c'era. Mia madre invece, captando il pericolo, mi disse di stare attento con la macchina. Le dissi che sarei tornato in tempo, così poteva prenderla per andare in ufficio.
Quando raggiunsi M., i suoi occhietti vispi e spiritati, infiammati dall'insonnia, mi abbagliarono. Le dissi che il cornetto era una stronzata, e che le birre che avevamo bevuto la scorsa notte si potevano facilmente richiamare con un amaro. Parcheggiai proprio di fronte al bar, entrammo, unici clienti a quell'ora. La faccia del barista, alla richiesta di due amari e due birre da portar via, fu eloquente, palese era la sua invidia per questa gioventà sfacciata.
Il primo sorso di birra, dopo un amaro, tenta senza troppo successo a smorzare l'impasto creatosi in bocca. Ci eravamo spostati, io ed M., sul girello del parco giochi al laghetto, ancora miracolosamente funzionante. Intorno a noi solo campagna e il cigolio della giostra. La forza centrifuga ci nauseò e ci fece perdere l'equilibrio; la tenni stretta, ci baciammo, finalmente. L'accompagnai a casa, avevo il suo profumo in viso, per cui quando detti le chiavi a mia madre, non le diedi nessun bacio, le augurai solo buon lavoro.
Avevo ventun anni; avrei fatto l'amore con M. ancora quell'estate, ma solo quell'estate, poi, mai più.
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muffa21 · 23 days
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Ieri sera sono stato all'Alcatraz. Non capisco molto di questo genere di musica, ma credo che tutta la fauna milanese appassionata di Techno aspettava l'evento da un anno, come quello più importante in assoluto della stagione. È stato come andare alla prima della Scala, ma agli antipodi per quanto riguarda lo stile musicale e il genere di invitati che ti aspetteresti ad ascoltare la Tosca in religioso silenzio.
Siamo entrati al tocco della notte e subito le droghe hanno fatto la loro selezione naturale. Ragazzi e ragazze che s'aspettavano troppo dalla serata, e non hanno saputo gestire l'ansia da prestazione sono cascati come birilli dopo le prime note. Sono rimasti così gli esperti del settore, i premi nobel dell'Md e della musica selvaggia proveniente direttamente dalla consolle di questi dj, evidentemente famosissimi, che hanno mosso i loro primi passi nella lande metanfetaminichendella Berlino ovest dei primi anni Novanta (non a caso la serata si chiamava Der Techno).
Io sono rimasto sobrio come un bicchiere d'acqua distillata. Mi sono concesso solo due morettone ipa a 10 euro ciascuna. Ammetto che la seconda l'ho presa solo per rivedere il viso della barista, una delle donne più belle che ho avuto il privilegio di potere guardare.
Ma ritornando alla gente presente alla serata... gli uomini avevano spalle grosse come portaerei, ogni addominale scolpito con la precisione maniacale di un cesellatore di mosaici, tutti a petto nudo e sudati come cavalli del palio di Siena. Le donne erano un tripudio di muscoli guizzanti e abiti che potevano benissimo restare negli armadi, dato che non servivano a coprire nemmeno le pudende. A un occhio poco attento poteva sembrare che queste creature eteree e bellissime avessero impiegato dieci minuti per mettersi addosso un pietoso velo di stoffa e uscire. Ma sapevamo tutti che il loro stile era ricercato fino al minimo dettaglio, dall'acconciatura, al numero di borchie che dovevano ricoprire il seno destro, al tipo di smalto che doveva colorare l'ultima unghia del piede sinistro.
Ma nelle donne tutta questa ipersessualizzazione, sapevo, da bambino abusato, in molte di loro era una risposta agli stessi traumi subiti da me. Il dolore lo si affronta o tacendo e digrignando in silenzio i denti o urlando fino a che la gola ti diventa un'unica macchia rossa e infiammata, che come una luce al neon dice solo guardatemi.
Non tutte, spero, avevano subito abusi sessuali ( molestie sì, tutte. le ho viste reiterarsi anche ieri sera purtroppo) ma la tristezza che mi accompagnava nel guardarle, bellissime e dannate, è stata quasi catartica.
Ho rivelato ai miei due amici, dentro un mccafè, alle sei del mattino, cosa ho subito da piccolo e perché avere ricevuto un piedino sotto al tavolo la sera prima è stato per me un evento epocale (io che inizio a inculare simbolicamente il mio abusatore). E ho rivelato questo arcano del mondo femminile delle molestie, dell'abuso, del tacere e dell'urlare.
Spero che abbiano capito. Io ho solo provato a dare loro un piccolo strumento per capire meglio il dolore di alcuni esseri umani. E che come sempre l'apparenza non solo inganna, ma copre. Perché sotto c'è una ferita che a vederla farebbe fermare gli orologi del mondo.
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