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#mi capite? qualcuno mi capisce
arcanespillo · 9 months
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il mio finale perfetto per i simuel sarebbe loro due che non si mettono mai assieme
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underleveledreviews · 9 months
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Recensione di: Rain World
Se qualcuno di voi guardasse solo l'aspetto esteriore di Rain World penserebbe di sicuro a un gioco in flash che girerebbe anche sui tostapane ma invece questo gioco è molto di più di quello che sembra.
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Rain World è un gioco platform con meccaniche simili a un metroidvania. Impersoniamo dei lumagatti, una fusione tra una lumaca e un gatto, piccoli esserini che si trovano alla base della catena alimentare e che, in base a quale scegliamo, saranno più o meno in grado di lottare e sopravvivere in questo mondo ostile.
Ogni tipo di nemico che troveremo cercherà di farci la pelle mentre noi dovremo cercare del cibo per andare in letargo, superare i giorni e ripararsi dal pericolo più grande di tutti che terrorizza ogni essere vivente, la pioggia. In Rain World, la pioggia non è una semplice spruzzata d'acqua che annaffia il prato, qui è pari a una cascata scrosciante e dirompente, in grado di allagare l'intero mondo e sommergere qualsiasi cosa.
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Questi sono gli ostacoli che troveremo sul nostro cammino, e non solo, ogni zona è studiata a regola d'arte per essere davvero difficile e tosta, tanto che il più grande difetto di Rain World è proprio essere frustrante. A ogni lumagatto basta un singolo colpo per essere messo KO, non abbiamo Punti Salute o altro, i nemici invece avranno bisogno di numerosi colpi che potremo infliggergli solo con delle lance che potremo trasportare una ad una e che molto probabilmente mancheranno il bersaglio. Salti precisi, mostri tentacolari, nemici rapidissimi, aquile assassine, mostri acquatici. Capite che Rain World non è esattamente il gioco che ti porta per mano fino alla fine e anzi, per essere precisi, non ti dice proprio niente. E quando dico che non ti spiega niente, intendo davvero NIENTE. Solitamente dico che questo non è un male, ed è vero, però c'è un limite a tutto e questo gioco è in grado di superarlo facilmente, addirittura non ti dice il tuo obiettivo finale per concludere l'avventura, tanto che la prima volta che iniziai a giocare mi trovai davvero spaesato mentre continuavo a passare tra un cunicolo e l'altro.
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La mappa, come si nota, non è per nulla semplice e il DLC: Downpour, ha aggiunto numerose zone e altri pericoli, purtroppo però senza una guida è davvero difficile capire dove andare diventando davvero un'impresa impossibile ritrovandoci a vagare per la mappa in cerca di una zona che ancora non abbiamo visto.
Non credo sia spoiler spiegare un minimo l'obiettivo del gioco per renderlo più comprensibile. Ogni personaggio ha obiettivi, storie e mappe diverse però la sintesi per tutti è quella di raggiungere, con le unghie e con i denti, la zona più alta della mappa. A dirlo così sembra anche semplice, andare da un punto A a un punto B però vi assicuro che la difficoltà nell'affrontare ogni zona e superarla per arrivare alla cima è una delle 12 fatiche di ogni videogiocatore.
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Nonostante la difficoltà che il gioco propone, a volte davvero eccessiva, Rain World si definisce per altre caratteristiche, come la sua grafica e le sue meccaniche di gameplay che una volta apprese diventano davvero necessarie e soddisfacenti da mettere in pratica.
La grafica potrebbe risultare sgradevole a un primo sguardo, anche io ci rimasi un po' di stucco però devo dire che adoro lo stile apocalittico degli ambienti trasandati e dei macchinari lasciati abbandonati. I dettagli di questi sono notevoli e la pixel art aggiunge quel qualcosa in più che rende tutto più gradevole. Purtroppo in molti punti mi sono ritrovato a cadere come una pera cotta in burroni o altri pericoli della zona dato che, per colpa dell'effetto di parallasse con gli sfondi e altri oggetti di scena, non sempre si capisce quale parte del terreno sia calpestabile o no e si finisce rigorosamente per precipitare per un errore non calcolabile.
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Insieme al gameplay, anche la trama è parecchio complessa e non viene accennata al giocatore se non completando ogni storia degli 8 personaggi disponibili e usando tanta, tanta, TANTA fantasia e speculazione per riuscire a comporre un puzzle di storia davvero inaspettato e complesso. Per arrivare a capirci qualcosa mi sono visto molti video teoria perché, vi assicuro, che non ci capirete praticamente niente.
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Il gameplay invece è semplice all'inizio dato che la base non richiede particolari dettagli da capire. Pioggia cattiva, proteggiti nei bunker, prima mangia. Informazioni proprio a livello scimmia, così come il movimento del personaggio che però, una volta capite le azioni che si possono fare, si possono creare numerose combo e movimenti diversi come: fare una capriola al contrario per permetterci di lanciare una lancia a terra per poi usarla come palo da scalare, arrivando così a un luogo prima inaccessibile grazie a un salto a parete continuo e infine lanciarsi da un'altura per per poi rotolare stile dark souls per evitare di subire danno e rallentare dalla fuga da un mostro. Detto così sembra anche facile però non lo è, la cosa peggiore è proprio che nonostante le incredibili azioni che si riesce a compiere, la maggior parte delle volte si sbaglia per una disattenzione, un nemico a caso o semplicemente non sapendo cosa ci si troverà alla prossima zona.
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Purtroppo la casualità con cui i nemici si muovono e si comportano, l'IA che impara i nostri movimenti nel tempo (non vi aspettate niente di che però così è) lo rendono davvero difficile e come già detto, frustrante.
Diciamo che non è proprio un gioco da cui cominciare se non si è esperti e con dei buoni riflessi, cosa che io non sono, e infatti ho concluso il gioco solo 1 volta col personaggio più semplice mettendoci anche molto tempo e fatica fino a usare una mappa online delle zone del gioco per capire dove andare.
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In sintesi, Rain World è un bel gioco, divertente con molta esperienza e giocando molto tempo, cosa non semplice dato che le prime ore possono risultare davvero un grosso ostacolo. Superando ciò però, godendosi i paesaggi, le musiche ambientali e le zone ben composte che rappresentano il vero fulcro del gioco, si riuscirà a godere di un ottimo gioco indie. Molto consigliato a chi cerca una sfida davvero tosta. Consigliato a chi piace lo stile post-apocalittico.
Voto Critico: 7,5 su 10
Voto Emotivo: 7 su 10
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Ti senti presa/o da questo dovere di essere perfetto.. perfetto per poter godere di un po di amore..,perfetto per poter socializzare per poter fare due chiccahiere ti senti oppresso dal fatto che qualcuno possa giudicare il tuo libero pensiero diverso dal suo.., perfetto nel parlare perfetto per evitare di essere giudicato, perfetto per non essere derisi ,perfetto per la societa perfetto per poter seguire gli standar,gli standar di una societa che avrà sempre da ridire..,perfetto per poter vivere di persone.. cercare la perfezione per vivere di questa vita vita.. che di perfezione nei suoi giorni a poco.. e  vivere di qualcosa di qualsiasi cosa,di un giudizio,di una persona, della vita stessa che la circonda. Dobbiamo vivere di noi prima di tutto! Essere indipendenti dalle altre persone o da una persona.
Ad esempio questo testo avrà un sacco di errori grammaticali non avrà una perfetta punteggiatura e imperfetta come me e mi vabene a me non me ne frega nulla sto esponendo solo il mio pensiero per poter avere la mia libertà di esprimermi del mio pensiero non mi importa se vabene o no,lo faccio per uno sfogo personale sono una persona libera e di mio diritto vivo di imperfezione anche nel mio testo. l'importante essere libera di scrivere e pensare,il mio pensiero in questo caso e un testo libero un testo scorretto pieno di imperfezione ma mi fa stare bene,dove vivo di naturalezza della mia imperfezione..
Ti senti in dovere di trovare di cerca la perfezione in tutto ma non hai l'obbligo di questa assurda perfezione che ti tiene incatenato..
posso essere me stessa anche senza di te! Posso essere me stessa senza i tuoi giduizi il tuo giudizio non fa il mio essere la mia vita reale la realta che vivo ogni giorno e un tuo pensierio un tuo pregiudizio e tale rimane.
Posso saper vivere anche senza nessuno ma devo essere felice IO essere chiusi non poter parlare avere paura di quella oppresione.
Non vuoi parlare con nessuno?ti senti oppresa da questa perfezione allora senti libera di fare cio che ti senti di essere imperfetta ma felice
Nel mio caso io scrivo ascoltando i miei pensieri.. lo dico alla gente non mi interessa di essere perfetta scrivo alla gente
Anche con tutti gli errori grammaticali anche tramite questi errori sto trasmettendo un messaggio la gente legge e capisce lo stesso cosa vorrei dire cosa vorrei esprimere con il mio pensiero anche dai i miei errori capite,capiscono,capisce,capisci che in questo testo c'è qualcosa che ti sto trasmettendo, ti interessa che ti aiuta a capire come ti senti. Ti prende l'animo che cerca di aiutarti a essere ciò che vuoi
Tutti vogliono sentirsi liberi.. dalla perfezione ed essere un po piu imperfetti quello che ti stai sentendo dentro lo sentiamo tutti,quindi non ti affidare alla perfezione si solo quello che credi che si tu stesso. Scrivi parole a caso o a caos qualcuno tra quelle parole scritte cosi a caso o a cos capira di cosa stai parlando, arriva quel attimo che rifletti ma io voglio essere solo me stesso non voglio incastrare i pezzettini del puzzle per forza voglio una roba incasinata mi basta essere felice e li dimentichi la perfezione le regole la voglia di essere accolata a ciò che giusto o sbagliato.
Ti interessa la felicità la libertà tua e non l'opzione del altro,tu parla chi se ne frega io mi faccio il mio vivo di mio della mia libertà di decidere e anche se giudicate ma chi vi si fila.
il giudizio,la parola resta lì, se a me è andata bene quella scelta mi basta così.
Conta la felicità devi essere prima felice tu essere tranquilla da sola per poter essere felice con gli altri devi stare bene con te stesso per poter stare bene con gente altrui spero che dietro tutto questo trambusto di parole qualcuno si può sentire capito e libero di essere come vuole senza problemi
-imperfettodellaviaedellavita.lmiopensiero.
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im-tryingtoloveyou · 2 years
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Sono in ritardissimo, ma ho appena finito di vedere il docufilm; non so che opinioni dare, ci sono parti molto trash e divertenti, tipo:
Lucia che si contraddice 94 volte al secondo, che prima dice che non capisce nulla di calcio anche se quche anno fa metteva post di lei allo stadio; quando ha detto che Fede fa parte di quell'ambiente anche se non ne fa parte, anche se come detto prima non ne sapeva nulla di calcio, però ora capisce anche com'è il mondo del calcio e l'ambiente? (Che poi dove in che modo non fa parte di quel mondo? Letteralmente Fede c'ha due Ferrari e una Lamborghini, ti porta alle Maldive, e rompe i coglioni come qualunque altro calciatore 😂, sta frase la si poteva dire quando era alla Fiorentina e girava con la Mini e diceva che non voleva macchinoni, lì sì che sembrava un ragazzotto come tutti gli altro 🤣. No comunque davvero, non ho capito cosa intedesse, letteralmente ogni persona è diversa nel calcio, e lei non ne capisce di calcio, quindi cosa vuol dire che è una parte a sé stante e che si è innamorata per quello? Cioè all'inizio inizio della loro relazione, perché stava con lui se non conosceva il calcio? Perché ha detto che si è innamorata del fatto che lui è una parte a sé stante del calcio, ma se lei non conosceva e non ne sapeva niente del calcio (anche se metteva foto allo stadio) di cosa si era innamorata all'inizio?) (Sì ok, questo non c'entra con l'infortunio, non lo conto, era solo una mia curiosità 😂);
Le scene di Fede da solo nello stadio anche, sono un gran boh e non le ho capite, ok il contesto, ma anche no 😂;
La scena dallo psicologo al 95% recitata (e menomale), no davvero non riesco a credere che quella scena sia vera, non penso che qualcuno riesca a parlare con lo psicologo con le telecamere puntate. Sicuramente le sedute dallo psicologo le avrà fatte, ma quella scena era solo per darci un assaggino di quello che era;
La scena della graduation di suo fratello che non c'entra una beneamata mazza, non si sa perché ci sia;
Non si vede neppure una volta Fede piangere, questo può farmi sembrare sadica, ma non mi è piaciuto che non ce ne fosse neanche una, avrebbe fatto capire meglio emozioni e sentimenti e ci avrebbe fatto avvicinare di più a lui (ma che mi lamento a fare che già lo avranno forzato a fare sto docufilm🤣);
"L'intervista" finale a Lucia un altro grande boh, preferivo parlasse Fede e non lei;
Le scene in famiglia sì, ma alcune le avrei evitate, perché non c'entravano nulla;
Anche le scene di Lucia e Fede in spiaggia le avrei tolte, ma quella del tavolo è carina dai 🙃, anche se pure quella non c'entra granché, forse solo per far capire com'è fuori dal campo? Ma tutto il docufilm non era dedicato a quello?
Troppe parti tagliate, ad esempio l'intoppo avvenuto ad agosto/settembre;
Il finale troppo aperto, non mi ha dato di nulla;
Troppo, davvero troppo breve, un'ora e venti per 10 mesi di infortunio anche no;
Considerazioni finali: Nel contesto va bene come docufilm, ma è fatto malino e si concentra meno rispetto a quello che pensavo; alcuni eventi sono stati tagliati e questo mi ha delusa; troppa concentrazione sulla sua vita quando avrei preferito altro; Lucia poteva esserci o non esserci non sarebbe cambiato nulla, davvero non aggiunge nulla di che; alcune scene come ho già detto non le ho capite; davvero troppo breve, poteva essere almeno di due orette, dai.
Voto: 4½ su 10
(Ovviamente sono pareri miei personali, siete liberi di pensarla come volete)
Sei stata molto severa 😂 c'è a chi è piaciuto e a chi no, è normale. Anch'io avrei tolto alcune scene o messo altro, dato che il materiale c'era. Mi sono dispiaciuti gli errori (?) temporali. Da un lato, spero siano semplicemente errori e non ci siano motivi loschi dietro.
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uds · 3 years
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ruggeri pubblica un tweet.
questo tweet è oggettivamente scritto male, ma si capisce perfettamente cosa intende (ossia "fan non vaccinàti, venite al concerto anche senza aver fatto in precedenza il green pass, me ne occupo io gratis").
centinaia di persone lo perculano non nel merito, ma perché dal tweet scritto male pare che ruggeri non sappia che a un tampone negativo consegue il green pass.
quindi centinaia di persone, per avere la soddisfazione di dire che gli altri sono ignoranti e loro invece no, non fanno che acuire il conflitto (che è già drammatico e abbastanza disperato, PORCA PUTTANA) con chi è contrario a vaccini e green pass, che continuerà di buon conto a guardare solo l'arroganza degli altri e non quello che dicono (mi direte che tanto comunque non ascolterebbero, ma capite che a un certo punto ci sono anche delle sfumature su quello che qualcuno può provare comunque a fare, se non altro per dire che le ha provate tutte, senza per forza affidarsi all'insulto e al perculo).
però oh, battutone su twitter, duemila like, soddisfazione grande!
ps capisco la frustrazione per la situazione generale, davvero. sono atterrito anch'io, e sostanzialmente terrorizzato (banalmente, più gira il virus più c'è il rischio di varianti più pericolose), ma a livello comunicativo credo che abbiamo il dovere di provarle tutte.
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megmacgillivray · 4 years
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club dei cuori disperati pt 2
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«Allora» ed è evidente che non sa che pesci pigliare. «Facciamo un recap» e cerchiamo di capirci qualcosa, insieme. «Questa ragazzA» e ragazza è anche calcato, vista la nuova scoperta della sessualità dell’amico « dormiva con te» e cerca lo sguardo per una conferma «ma poi non più perché… Beh perché è arrivato un altro» e la fa breve «Ma ora sta male per cose… cioè sai perché?» sta male, ovviamente. Comunque continua, che non è finita la storia «e avete dormito insieme. Di nuovo» e ora si azzitta. Fa una pausa, aggrotta le sopracciglia e si mordicchia un po’ il labbro inferiore.
Annuisce al piccolo recap di MEG. «Non lo so perché sta male. So che è per colpa di qualcuno.» Magari proprio del ragazzo in questione, lui che ne sa.
«Dormire insieme è una cosa da fidanzati» e lo dice serissima. «Però baciarsi lo è ancora di più» nella scala di cose da fidanzati, seh. «Voi vi siete…?» baciati?
Annuisce ancora prima di ritrovarsi a strabuzzare gli occhi alla rivelazione che “dormire insieme è una cosa da fidanzati”… cos. «Cos-» … «No!» Non si sono baciati. E arrossisce un pochino al solo pensiero visto che è ancora un nano. «No no! Lo ho regalato un anello però.» Pure questo è da fidanzati? Ci sono altre cose che deve sapere? «Però non siamo fidanzati! È per questo che non capisco! Cioè: che siamo!?» Ora che sa che “dormire insieme è una cosa da fidanzati” sembra essere sull’orlo di un mental breakdown; inconsapevole di tutta la sua vita in pratica.
Se nella scala dei fidanzati dormire insieme è proprio nei primi posti, e viene superato dal baciarsi e poche altre cose, dare un anello è «COOOOOSA?». insomma, è proprio matrimonio. Sgrana gli occhi e apre la boccuccia per poi dire «Lei ha accettato?» con voce acuta sì, e… shock. «Ma sei matto? Un anello? Ma siamo piccoli!!! Guarda che poi la devi sposare» e non è proprio così, ma lei è proprio allucinata
La CORVA strilla, e lui si tira un po’ indietro strabuzzando gli occhi confuso e pure alquanto spaventato, la bocca tirata in una specie di smorfia manifestazione del disagio; che ha fatto mo? «Eh sì…» che ha accettato. Perché non avrebbe dovuto? Strabuzza gli occhi ancora di più se è possibile. «Ah.» La deve sposare. «VA BENE!» Lo inviti a nozze… letteralmente. «Però no! Non era l’anello che si mette all’anulare!» dai più conosciuta come “fede”. «È solo un anello che le ho fatto io, prima che lei dicesse che… non potevamo più dormire insieme.» Mette le mani avanti, e lui si tira di nuovo indietro nemmeno avesse paura di un’esplosione imminente.
La situazione peggiora quando le annuncia il matrimonio imminente, e già la canzoncina nuziale le risuona in testa. La melodia viene interrotta quando sottolinea che non è “un anello da anulare” e quindi tira un sospiro di sollievo «Menomale! No, perché quelli» gli anelli da anulare, sì «sono roba troppo seria» e quel troppa lo sottolinea per bene. e un brividino di terrore le prende anche la schiena al pensiero di queste cose da grandi.
«Allora.» Le fa pure il verso. Però annuisce e inclina di nuovo la testa confuso. «Perché ufficialmente? SI MA CHE SIGNIFICA TUTTO QUESTO?» Che deve pensare? Non ha capito!
Cosa significa tutto questo? «CHE QUESTE COSE SONO COMPLICATE» e lo dice proprio con tono capriccioso, andando a incrociare le braccia al petto «Ma cosa le chiedi a meeee, ti sembro una esperta??»
La guarda di nuovo, mettendo le mani avanti e indietreggiando con il busto per poterla indicare meglio. «PERCHE’ SEI UNA RAGAZZA!» O sbaglia? «Vi capite fra di voi!»
Il fatto che stia chiedendo a Maegan, come volevasi dimostrare, è probabilmente un grande errore, dato che lei non capisce niente e nessuno. Non capisce i maschi e nemmeno le femmine, anche se «LO SO CHE SONO UNA RAGAZZA» miss ovvietà 2077 a rapporto «ma non posso capire una ragazza grande.» e ora è anche seria nel dirlo «Se ti piaceva Blythe» Wharton, obv «potevo aiutarti, perché lei la capisco. Ma questa manco la conosco bene.» ed è anche dispiaciuta nel dirlo.
«Ah.» Cos «Non ti devo dire di stare zitta su tutto. Vero?» Alza lo sguardo verso di lei, serissimo proprio. «Sei l’unica che sa queste cose.» Prova pure a montarle un po’ la testa: è l’unica, è importante!
«Come se mi avessero fatto un Silencio!» e lo dice anche con aria solennissima.
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insanitylifesworld · 4 years
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Pensavo di essere una delle poche persone che si sacrificherebbero per i loro amici. Sinceramente lo penso ancora. Poche persone sono riuscite a farmi cambiare idea.
Io e lei ci siamo conosciute 3 anni fa. Non lo so, certi incontri sono destino so che senza quelli io non sarei io.
Certi giorni mi ha fatto ridere quando volevo solo piangere ,in altre giornate mi ha detto che piangere è utile  perché il dolore deve uscire fuori, e che se lo tieni dentro ci affoghi. In alcuni mi ha salvato la vita, altri abbiamo litigato  tantissimo fino a pensare di odiarci . Certi giorni ci siamo abbracciate  forte quando non ne avevamo bisogno , in altri abbiamo parlato dell’amore, dei mostri che ci disturbavano nella notte , del panico che inizia e non sa finire.
Quando le dico “tu sei la mia persona” forse non capisce. Non sto parlando di anime gemelle, no.
Parlo di qualcuno che non ti sceglie e non scegli. Arriva.
Di qualcuno che entra nella tua vita e di cui non puoi più fare a meno.
Parlo di quell’amicizia che si evolve in un amore raro. Un’amicizia in cui non vuoi crederci quando la trovi, e inizi a farti i soliti mille dubbi e le solite tremende domande e resti lì ad aspettare la prossima presa in giro...e invece con lei non arrivò.
Lei...ha sempre avuto un problema con se stessa, ha sempre cercato di combattere le emozioni e di non lasciare trasparire nulla, soprattutto le sensazioni negative.
Non ha un carattere facile ,tutt’altro è tutto bianco o nero con lei, non ama le mezze misure o ti fai amare o ti fai odiare.
Follemente testarda, maledettamente razionale, attacca per paura di essere ferita, se ne va per prima per paura di essere abbandonata, fugge spesso , fugge per paura, fugge perché o si affeziona troppo o troppo poco, fugge perché fuggire è la cosa più semplice da fare.
È quel tipo di ragazza apparentemente forte e insensibile. Ho usato la parola “insensibile” perché in lei si nasconde una ragazza sensibile , dolce e ingenua.
Ci mette il cuore in ogni rapporto, in ogni legame che stringe ci mette l’anima, prima lo dava per vedere ora lo nasconde. Finge che nessuno sia fondamentale.
Mi ricordo quella prima volta in cui la incontrai.
Le persone all’inizio di una conoscenza si mostrano all’altro con il lato migliore che hanno gentili e educati, lei invece si mostrò con il peggiore, schietta, antipatica , fredda e troppo precisina. Dio quanto la odiavo.
Era un periodo difficile, io mi ero appena trasferita e mi sentivo persa , lei stava combattendo con i suoi mostri interiori. Ci siamo aiutate e capite a vicenda , con grande sforzo devo dire.
La cosa brutta è che è facile giudicare persone per ciò che si vede e ciò che realmente è, ho fatto lo stesso errore.
Alle volte mi chiedo come facciamo a capirci visto che io mi protendo verso la luce e lei si crongiola ben bene nella sua oscurità.
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sudokulife · 3 years
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1322 venerdì 15 october e 15.30 correzione domenica 17
Sapete, il più delle volte la gente e strana, Se le serve l’aiuto non lo chiede mai, soprattutto se ne hanno davvero bisogno perché e in quei casi che viene la paura, io parlo non solo di donne ma anche di uomini… chi ha paura a volte non lo fa vedere e lo nasconde dietro a un lungo velo di tristezza, a qualche sorriso falso e a un “tutto bene“. Ma la vita cari non è così, c’è anche bisogno di essere aiutati ogni tanto; io sono il primo stronzo che non si fa mai aiutare e non faccio bene me lo dico da solo ma è così, sto scrivendo questo perché vorrei che non seguisse il mio esempio perché è molto sbagliato, so che c’è molta gente come me ci vuole far tutto da solo crede di essere in grado di prendere in mano la sua vita da solo e capovolgerla ma il più delle volte ci serve qualcuno che aiuti te lo faccio insieme a noi almeno un minimo e non parlo per forza di fidanzati o fidanzate ma qualsiasi persona che ci metta a nostro agio o che ci faccia fare almeno un vero sorriso nella vita. Ero in chiamata con “un’amica”conosciuta da poco ma già diventata fin troppo presente (si ho cambiato parole dopo giorni che ho scritto il post perché nn è speciale ma ossessiva), quello che ho appena spiegato comunque sia si capisce dalle sue parole, dei suoi respiri affannosi e dal suo spiegare in continuazione e chiedere scusa, voglio solo che lei sappia che io amo aiutare e non lo faccio né per carità né per sentirmi dire dagli altri che sono stato bravo ma lo faccio per me stesso, perché pensavo di essere una bella persona sia per me stesso che per gli altri ma a quanto pare non è così magari passetto alla volta riuscirò ad arrivare un pochettino più in alto, ma poco ci credo; vabe anyway, mi ha ricordato appunto questa ragazza che a volte un abbraccio servirebbe più di ogni altra cosa al mondo ma purtroppo molte persone come me o come lei, o un’altra miriade di nomi da fare, lo sta aspettando ormai da troppo tempo. Facciamo attenzione alle persone false, alle persone brutte dentro che purtroppo non si vedono sempre da fuori, alle malelingue e a chi ci vuole male perché come dicevo a volte da fuori non si vede e dopo ci fa male il doppio, dobbiamo essere bravi a cavarcela, lo dico perché ho visto che serve a svolte ricordarselo anche se nn sempre serve. Inizialmente magari si è da soli, poi se per caso serve un aiuto non si rifiuta mai, questa cosa e d obbligo (anche se io sono fatto a modo mio e solo se la persona per me vale davvero la pena la ascolto ma vabe) Spero tanto di capirlo anch’io come lo capisco vedendolo dall’esterno, perché ad esempio in questo caso mi fa davvero troppo male vedere questa ragazza in questo stato le servirebbe un aiuto esterno ed estremo anche se forse rifiuterà sempre per la paura, è questo che penso.
Scusate se non ho più scritto nulla per chi magari leggeva di tanto in tanto i miei post ma ho voluto fare una riflessione molto breve (spero che sia stata molto breve nella lettura) solo ora Perché in questo periodo sono capitate tante cose e ne stanno capitando altrettante nuove giusto in questi giorni, sicuramente aggiornerò l’aggiornabile e nulla tornerò a scrivere il prima possibile, abbraccio
Leo
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gloriabourne · 4 years
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Sanremo 2021 - prima serata
Ovviamente il Festival di Sanremo non poteva che portare con sé le polemiche legate alla classifica della prima serata.
Allora, quando mai siamo stati d'accordo con la classifica della giuria demoscopica? Mai.
Questo però non significa incazzarsi, dire che la demoscopica non capisce un cazzo (eh, sì, allora capite tutto voi!) e mettersi a fare le classifiche su Twitter dicendo: "La mia classifica è migliore".
C'è una cosa fondamentale che forse sfugge: siamo persone diverse, con gusti musicali diversi, e che di conseguenza faranno classifiche diverse. Ma non sta scritto da nessuno parte che una classifica è migliore di un'altra.
Posso capire se un cantante stona, allora è oggettivo che debba stare in fondo alla classifica perché c'è qualcosa di sbagliato a livello tecnico. Ma se è un semplice giudizio sulla canzone, non potete fare le vostre cazzo di classifiche e dire: "La mia è meglio di quella della demoscopica."
Se io dovessi incazzarmi con tutti quelli che fanno una classifica diversa dalla mia così come voi vi incazzate con la demoscopica, a quest'ora avrei già litigato con mezzo Twitter.
Quindi, detto ciò, niente classifiche e niente voti negativi, ma mi limito a dire le canzoni che mi sono piaciute nella prima serata:
Potevi fare di più (Arisa)
Chiamami per nome (Francesca Michielin & Fedez) - di questa canzone ho apprezzato anche la performance, semplice e pulita, con il nastro bianco che collegava i microfoni. Fedez forse un po’ troppo emozionato e questo ha sicuramente influito in modo leggermente negativo sulla performance.
Glicine (Noemi)
Fiamme negli occhi (Coma_Cose) - non è tra le mie preferite, ma l’ho trovata orecchiabile. Lei poi aveva un trucco pazzesco sugli occhi! Qualcuno mi insegni a farlo, grazie. 
Dieci (Annalisa) 
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margheritegialle · 4 years
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bisogna reagire al dolore come si può, ma bisogna farlo. il dolore, e la tristezza, e la perdita, vanno sentiti, ti devono attraversare, distruggere anche. ma poi bisogna ripartire da ciò che è rimasto, che quello che rimane sei tu, sei tu con le tue paure e le tue insicurezze raddoppiate, triplicate, ma anche le consapevolezze. gli amori vanno, gli amori vengono, ma tutto quello che c’è e c’è sempre stato e ciò che ti rimane sotto pelle. ed io ho la mia famiglia, la mia migliore amica sempre con me, i miei amici nuovi e vecchi, io ho davvero persone che mi vogliono bene. ma, soprattutto, io non posso e non me lo voglio permettere più di perdermi, di riversare la rabbia e la delusione e il rancore e le speranze distrutte su di me, che mangio fino a star male fino a stordirmi e faccio di tutto per non pensare che pensare fa male e invece crogiolarmi nei ricordi è un anestetico potente, e divento assuefatta da tutti questi sogni, che sogni non sono ma sono coltelli che piano piano mi lacerano dentro. ho letto che quando finisce un amore la prima cosa che bisogna fare è recidere ogni legame, non vederlo più, non andare più nei posti che te lo ricordano, ebbene, signori, io e lui non solo siamo in quarantena nello stesso collegio, sullo stesso piano, ma siamo a tre camere di distanza ed io mi sento in una cosa più grande di me, davvero, ma poi penso che cazzo, chi ce la farebbe in una situazione come me? nessuno. innamorata pazza di uno che non riesce a far pace con la sua testa e non si capisce da sola ed io cinque mesi ormai a fottermi il cervello per cercare di stare al passo e a fottermi la vita l’equilibrio che c’ho messo anni a trovare, e tutto a puttane ho mandato per l’amore, per l’amore che credevo ci fosse e che invece, a sto punto, provavo solo io, e lo vedo sempre e faccio quella che non se ne frega niente, mentre vedo lui sfuggente, lui che scrive frasi d’amore folle e incondizionato verso la sua ex, lui che pubblica a notte fonde la nostra cazzo di canzone senza senso alcuno, perchè tanto non mi parli e allora cosa? anche questo adesso la dedichi a lei? capite perchè mi fotte la testa. MA. io me lo merito questo? io me lo merito qualcuno che mi fa star male che mi deconcentra dai miei obiettivi? no. io mi merito l’amore che ti riporta su, che ti fa splendere e risplendere che ti fa rifiorire signori, non marcire da sola al buio e nel caos dei tuoi pensieri. io mi merito un amore semplice, che ti piaci e questo basta. senza se senza ma, solo sogni e risate. io mi merito qualcuno che mi faccia tornare a sorridere in questo cazzo di buio, che quando sento le mie canzoni francesi mi faccia emozionare di gioia. e mi merito anche e soprattutto di ritornare a prendermi cura di me, a rimettermi in forma e riappropriarmi delle mie forme, del mio bel viso, del mio vitino, del mio culetto sodo e perfetto. io me le merito tutte queste cose. mi merito di guardarmi allo specchio con ammirazione di vedere nei miei occhi grandi solo speranza. non più sofferenza, non più dolore per cose che ho perso, che ho amato è vero, ma che non ci sono più. quindi fine. io ho ancora così tanto tempo cazzo. per innamorarmi di nuovo e ancora e ancora, per tornare a ridere e bere vino con le mie migliori amiche e guardare film sul divano con mamma e papà e rivedere il sorriso di nonno e abbracciare nonna stretta stretta ed emozionarmi per questo, proprio come sto facendo ora. ed ho anche tempo per non cadere più MAI PIU’ nei miei disturbi alimentare e vivere bene la mia relazione col cibo e a piacermi in ogni mia fottuta parte e quindi si cazzo si io posso e torno a guardare e sentire solo e soltanto me, mi riapproprio delle mie canzoni francesi e di quelle indie e delle mie passioni, dei miei libri, delle mie frasi sottolineate, delle mie foto su ig, del mio modo di vestirmi e di pormi e di quello che voglio dalla vita, un amore GRANDE ma anche grande rispetto e grandi sogni e soddisfazioni, e ritorno a immaginare in grande appunto un futuro radioso, un estate leggera e indimenticabile con me che finalmente ho fatto l’amore per davvero e questo mi ha reso libera come mi ha reso libera finalmente dimenticare C. e quindi sogno nottate infinite in riva al mare a bere tequila e fumare erba con la musica a palla libera cazzo di potermi scopare chi mi pare e non rivederlo più, libera di poter finalmente parlare della mia relazione finita come una cosa morta e sepolta, di una amore che ho davvero vissuto, di un qualcosa che mi ha attraversata e mi ha segnata, ma ha permesso anche alla luce di entrare, e a me, di mostrarmi. che io sono questa, dolce e pura e romantica e poetica, ma anche dura e affilata, come l’acciaio. che non si spezza. ed io infatti non mi spezzo. chi ce la farebbe al mio posto in una situazione del genere, senza piegarsi senza cedere senza impazzire? ebbene. io non solo ce la faccio, ma ne esco anche vincitrice. più magra pure, e bellissima come sempre, più consapevole di me stessa e del mio valore, del mio potere sugli uomini, su come sfruttarlo. e delle mie fragilità, che ci sono, cazzo se ci sono, e non vanno coperte più. voglio rimuovere il mio vecchio tatuaggio e farmene tre nuovi. insieme al piercing alla lingua e quello all’ombelico, che me lo posso permettere cazzo e poi chissà. non voglio più contare le calorie, tornare ad amare giurisprudenza e quello che faccio, credere in un sogno, nel mio, sfogarmi con lo sport la lettura e la scrittura e voglio, infine, non dimenticarmi più mai più della musica, che mi salva sempre come vedi.  io non sono mai sola e non devo scordarmi della mia luce perpetua, che anche nelle notti più buie, mi fa trovare la strada. l’ho sempre detto che io sono la mia stessa stella cometa. dunque, risplendo. e risplendo per me e me soltanto.
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Psicologia: soldi facili, denaro sporco e avidità
Sono uno psicologo ufficialmente iscritto all’albo degli psicologi del Veneto ed esercito la mia professione da circa 4 anni più o meno. A breve conseguirò a soli 31 anni il titolo di psicoterapeuta e di ciò ne sono molto orgoglioso.
Mi preme parlare di una esperienza che mi è successa tra l’ottobre del 2018 e il gennaio del 2020. In questo lasso di tempo ho fatto parte di uno studio psicologico che si trova nella provincia di Verona. Tale studio in una sola settimana raccoglie qualcosa come ottanta pazienti tra bambini, adolescenti, adulti e anziani. Ognuno con le proprie difficoltà, ognuno col proprio dolore, ognuno con la propria storia e sopratutto coi propri soldi. Il modo in cui la responsabile di questo studio attira a s�� i futuri e ipotetici pazienti sono i più disparati, ingegnosi, subdoli e incredibili. Ognuna delle tecniche utilizzate ha come obbiettivo finale quello di far rimanere nelle sue tela, e nei suoi piani, il più a lungo possibile il povero malcapitato. Così la signora, iscritta all’albo degli psicologi come me e e rappresentante come me l’intera categoria, diagnostica ad ognuno delle persone che varca la soglia del suo studio, una depressione, un disturbo post traumatico da stress, un disturbo dell’apprendimento, un ritardo cognitivo, un abuso sessuale, un disturbo dissociativo ...e chi ne ha più ne metta perché più malattie ci sono meglio è...
Non esci dal quella porta senza una etichetta diagnostica.  
Poi se il paziente - già immaginato come tale al ciglio della sua porta - viene accompagnato da qualcuno, la signora cerca di coinvolgere nella sua tela anche la persona con cui è stato accompagnato.
Così se il “paziente” è un bambino sicuramente sarà necessario prima di tutto fargli fare dei test cognitivi (solo con questi la signora potrebbe farsi un weekendino fuori porta) a cui poi seguiranno delle  cosiddette riabilitazioni cognitive accompagnate da una terapia supportiva per i genitori “incapaci” di far fronte alle “difficoltà” che i test hanno sorprendentemente rilevato e che nessuno degli insegnati che ha modo di vedere il bambino tutti i giorni è stato capace di cogliere.
Se invece il paziente il questione è un adolescente, le possibilità di lucrare diventano spaventosamente più alte. Anzitutto perché per la signora ogni adolescente ai problemi scolastici (quindi di apprendimento a cui PER FORZA deve esserci una diagnosi di adhd o dsa) segue altrettanto forzatamente una terapia sul “lavoro delle emozioni” e sulle difficoltà che l’adolescente ha nel ralazionarsi col sesso opposto, coi genitori, i gruppi sportivi di cui fa parte ecc.
Se questi è invece un adulto le cose potrebbero complicarsi dal momento che gli adulti, salvo quelli che fortunatamente per lei sono meno sani, godono di più decisionalità sulla propria vita riuscendo così a capire meglio se hanno ancora bisogno di farsi aiutare o proseguire il loro cammino da soli. Tuttavia quest’ultimo caso cerca tristemente di non considerarlo nemmeno lontanamente in quanto non tollererebbe che qualcuno le impedisse di rinunciare all’agiatezza di cui lui e tanti altri la fanno stare.
La signora però paradossalmente lucra sopratutto sui suoi collaboratori, circa una decina. Attenzione. Collaboratori. Non colleghi. Non psicologi. Collaboratori.
Se entri nella sua ragnatela perdi la tua individualità, diventi un SUO collaboratore, una SUA proprietà. Una mezzo che serve per lei, i suoi affari, i suoi bisogni, le sue tasche, le sue vacanze. Ogni collaboratore deve infatti pagare una cifra approssimativa a partire da centocinquanta euro per poter risiedere nei suoi sei studi..fino a trecentocinquanta euro al mese.
Più pazienti hai, più paghi.
Più paziente hai più devi versare contribuiti a lei.
Più soldi fai più soldi devi dare lei.
Non solo. Ogni paziente, ha fatto sapere ai collaboratori in un dialetto veronese accompagnato da bestemmie, è SUO dacchè questi è venuto in quello studio solo per la SUA fama, per il SUO talento e che per tali motivi il cinquanta percento della terapia va a lei che a malapena conosce il nome della persona di cui prende la “miseria” del cinquanta percento.
Quando però il SUO collaboratore capisce il gioco della signora e i compromessi a cui obbliga questi, il collaboratore prova ad andare via perché sa che a capo della psicologia vi è il rispetto della dignità del dolore e che su questo non si può scherzare, non si può lucrare, non si possono fare piani alcuni. Così la signora comincia a manifestare tutto il suo dissenso, la sua bruttezza interiore, la sua malignità, un passato da cui non è riuscita trarci niente se non miseria, povertà d’animo e di cuore. La signora comincia una battaglia legale per mezzo di un avvocato che agli psicologi...ops collaboratori....si trova a dover scrivere sempre le stesse identiche cose: scarsa professionalità, abbandono dei pazienti, violazione del codice deontologico.
Chissà se il sig. Avvocato si sia mai chiesto come mai tutti andavano via dopo circa un’annetto di collaborazione con la signora.
Chissà se il sig. Avvocato si sia mai annoiato a dover riscrivere sempre le stesse cose.
Chissà cosa ci guadagna a chiudere gli occhi e le orecchie davanti alle lettere che scrive sempre identiche, sempre per gli stessi motivi.
Chissà se un dubbio l’abbia mai avuto a riguardo.
La battaglia non esclude niente e si caratterizza da una parte (quella della signora) di minacce, insulti, ricatti, volgarità e dall’altra (quella del collaboratore) di paura e timore circa le conseguenze delle millanterie della signora.
Tuttavia è anche la signora che si spaurisce. E non di certo perché sa di mentire circa le minacce che fa ai collaboratori che vogliono andare via. E non di certo perché teme di essere finalmente smascherata, radiata, messa in scacco, scoperta. La sua paura nasce dal timore che il SUO collaboratore andandosene non le paghi anzitutto l’affitto e che chiaramente le porti via i pazienti che si sono affezionati, secondo lei sotto minaccia e manipolazione del collaboratore, a lui. La signora chiaramente non sa che farsene dello psicologo in questione come del paziente. Loro non valgono niente. A valere sono chiaramente il luccichio dei loro soldi. Tutto è pensato, vissuto, respirato, annusato, defecato, mangiato con a mente dove poter lucrare e speculare al meglio. Per tali ragioni e non altre che lei convince il sig. Avvocato a scrivere quelle minacce. Non per amore della professione, non per avere l’equipe migliore che possa esserci, non per il rispetto del dolore. Solo. Per. Amore. Della. Pecunia. Nient’altro.
Quando poi il collaboratore va via non finisce mica la partita, il gioco, il tormento. Si va ai supplementari, ai rigori e se andasse male di andrebbe avanti con una partita di ritorno ecc ecc ecc ecc e ancora ecc ecc ecc.
A volte succede che la signora dimenandosi nella disperata ricerca di nuovi adepti-collaboratori si metta a raccontare a quest’ultimi che i vecchi collaboratori fossero andati via perché "scopavano" sulle sue scrivanie o che avessero una relazione che lei non accettava. Altre volte invece succede che i collaboratori uscenti portandosi il materiale con cui avevano adibito il SUO studio con oggettistica pagata di propria tasca si trovino ad essere insultati perché le lasciano una stanza vuota e ovviamente una stanza che è spoglia non porta pazienti...scusate soldi... . Il collaboratore andando via riceve in cambio non di certo un diplomatico e simbolico “grazie” ma solo l’umiliazioni date dalle grida e dalle offese della signora nel bel mezzo delle terapie in corso, nel bel mezzo di due o più terapie in corso  di minori.
Il collaboratore si trova poi fuori dallo studio della signora riempito di insulti, minacce (e sulla testa una possibile radiazione dall’albo) e con la beffa di avere anche le tasche vuote, senza i soldi che gli spetterebbero. La signora gioca d’attacco e in attacco. Gioca sul fatto che non ci sono contratti, vincoli a cui rispondere. La signora gioca col nero..ops scusate...gioca la sua partita vestita tutta di nero...”alla diabolik” con acceni di Lupin. Allo stesso modo la signora è abilissima ed espertissima di porte blindate, password, lucchetti ecc. In un misto di Diabolik e Lupin accusa i collaboratori di aver avuto accesso a questi e di aver rubato i SUOI soldi e che in conseguenza di questo “mistero dei soldi scoparsi” obbliga tutti a versare una somma per riparare il danno subito. Allo stesso modo alle prestazioni portate in fattura da un SUO collaboratore, lei per non pagare la fattura, risponde, come se fosse anche un pò pistolero, con un’altra fattura.
La signora è un genio. Non si può fermare. E’ inarrestabile. Io però sto provando a farlo. Ho provato a chiamare l’ordine degli psicologi per informarlo di quanto so ma questo non sa cosa farsene delle mie parole. La giustizia la puoi avere se sei ricco. Se sei come lei. Capite che, così intesa, la giustizia a cui penso è inesistente se non hai la pecunia che dispone la signora.
Avere giustizia significa fare i conti con la frustrazione, con il dover tollerare che al potere ci sia non solo l’incompetenza ma anche l’avidità, la smania di denaro che straborda anche dalla bava, come i cani. Avere giustizia significa avere a che fare con un sistema che vuole azzittirti, farti diventare sporco, corrotto, schifoso come lui.
Cosa deve poter fare questa donna per poter essere radiata dall’ordine degli psicologi? Cosa deve pensare di poter infrangere oltre a quello che ha già infranto: ha fatto denaro in nero, ha minacciato pazienti e collaboratori, gridato sul posto di lavoro (con bestemmie e insulti), non ha versato i compensi ai propri colleghi, ha vessato i propri colleghi, ha più volte infanto la privacy e i dati sensibili dei pazienti, fatto e sputato diagnosi senza appurarle e - non ultimo - ha denigrato più volte i suoi collaboratori direttamente ai pazienti.
Per essere radiati cosa bisogna fare? ....scusate eh. Scopare con un minore in studio? Offrirgli della cocaina o magari fumarla insieme per poi far passare il tutto come se fosse parte della terapia. Cosa bisogna fare? Aiutatemi. Io sto impazzendo. Io un senso non lo trovo.
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virginiamanda · 5 years
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*  “Quindi sei quasi al termine, no?”
Così mi ha detto sorridendo cassiera del supermercato stamattina.
Nooo, volevo scoppiarle a piangere su una spalla, noooo signora, noooo, il termine è ancora lontanissimo, prima di marzo qua non si vedrà niente e sono una balenaaaa.
E invece sorridendo le ho risposto che partorirò a marzo e lo so che non si direbbe perché ho un pancione enorme. Lei, imbarazzata, ha balbettato che spesso i vestiti premaman fanno sembrare la pancia più grande. Poi mi ha chiesto, come fanno tutti qui, se è il primo. E io cerco di prenderlo come un complimento, perché magari dimostro di essere una giovincella mentre dieci giorni fa ho compiuto 35 anni.
  Cosa è successo dall’ultima volta che ho scritto
L’ultima volta che ho scritto un post sul blog ero in partenza per l’Australia. Era un post stile il vecchio blog su Splinder di un tempo: passo di qui, mi sfogo, e me ne vado, come se questi anni non fossero passati mai dietro gli steccati degli amori tuoi (per chi non coglie, qui).
E avevo voglia di parlare d’altro, adesso, qui sopra, perché mi immagino che stare a sentire una che parla di quanto le cresce la panza non sia il massimo del divertimento (O no? Mio marito invece è elettrizzato ogni volta che gli racconto di quanti centimetri cresce. Non potreste imparare tutti a fingere l’entusiasmo come lui?).
E mi aspetto da un momento all’altro il cazziatone di Gordon.
Ma credo che un aggiornamento sia necessario, perché il precedente post era così disperato e i commenti sotto così teneri che lasciare le cose in sospeso sarebbe di grande maleducazione.
Dunque: cosa è successo dall’ultima volta che ho scritto?
E’ successo che siamo partiti. Abbiamo fatto una sosta in Qatar, mi hanno messo su una sedia a rotelle in aeroporto e mi sono vergognata come una ladra. C’è da dire che mentre mi vergognavo come una ladra ho anche riflettuto su quanto sia difficile da accettare di dipendere da qualcun altro e di non poter mai veramente guardare qualcuno fisso negli occhi con astio. Sul tema (persone in sedia a rotelle) per motivi personali sono molto sensibile e non voglio cavarmela con qualche frase di circostanza, però se non ci pensate spesso, fatelo adesso e guardatevi le gambe: è una fortuna e non un merito che funzionino. Quando tutte le cose non vanno e vi dicono “Pensa alla salute!“, non prendetelo per un commento leggero ma come un vero imperativo: bisogna pensare alla salute e ringraziare di stare bene. Punto.
In Italia a metà del quinto mese mi avevano diagnosticato una lievissima forma di diabete gestazionale perché ai medici non sembrava vero che tra le dieci sfighe più divertenti della gravidanza a me ne fossero capitate solo nove, quindi hanno pensato bene di rimediare aggiungendo anche questo carico da novanta.
L’aggettivo “lievissima” non è lì per caso, ma è il preciso grado medico con cui questa forma di diabete mi è stata diagnosticata.
Ho maledetto tutti i miei avi (“Ah, ma me la pagherete non appena ci vedremo!”)  e la mia eccessiva bocca buona e poi ho scoperto che il diabete gestazionale (per chi, come me fino a due mesi fa, non sa cosa sia è una forma di diabete che compare in gravidanza, nel 99% dei casi sparisce con il parto. Capita ad una donna su sette – e quella donna dovevo naturalmente essere io – e averlo è un segnale: il bambino potrebbe essere a rischio di malattie dovute al metabolismo come obesità e diabete. Se tenuto a bada in gravidanza con una dieta specifica, si limitano i danni e spesso si eliminano proprio) ha cause molto varie: specifiche etnie come sud-est asiatico e ispanica, obesità, familiarità ed età superiore ai 40 anni.
Ora io non sono del sud est asiatico né sudamericana, non sono obesa, nessuno nella mia famiglia fino al tredicesimo grado di parentela ha il diabete e ho appena compiuto 35 anni.
“Quindi??? Come si spiega?“, ho chiesto con sguardo torvo alla ginecologa.
E lei con il suo inimitabile savoir faire ferrarese ha risposto: “Ehhh. Ti è stà sfigà!“.
E a quanto pare in quella categoria ci rientro pienamente.
  Ma l’ho presa bene.
  Quindi cos’è successo dopo avermi detto “Sì, hai il diabete gestazionale”?
Mi hanno fatto visitare dal centro diabetico dell’ospedale, mi hanno affidato un aggeggino elettronico, delle strisce di carta sensibile e una specie di penna e mi hanno spiegato come pungermi le dita con la penna, inserire la striscia nell’aggeggino e leggere il risultato del livello di glicemia.
Il kit è così composto: quello più grosso è il misuratore della glicemia, quello snello è la penna con cui pungersi le dita e la striscetta è quella che si tocca con la goccia di sangue che dice al misuratore il livello del glucosio nel sangue. Così è se ho capito tutto giusto.
Il giorno dopo mi hanno mandato dalla dietologa che mi ha stipulato una dieta per evitare i picchi di glicemia.
La dietologa (il cui lavoro pensavo consistesse nel far dimagrire le persone) mi ha ampiamente cazziata per aver perso peso in gravidanza. “Ma non è colpa mia! Io mangio! E le assicuro che mangerei pure di più! E’ che non posso mangiare niente!!!” ho piagnucolato io. E lei ha preso la dieta che mi aveva appena consegnato e ha iniziato ad aggiungere commenti come “ben condito con olio extravergine d’oliva” o “con molto parmigiano”. E le ho voluto un po’ di bene.
Quell’attributo “lievissima” mi permetteva, secondo i medici, di misurare la glicemia solo una volta al giorno.
E così sono partita dall’Italia con le mie due valigie (ehm, veramente una sola perché avevamo fatto male i conti dei chili. “Amore, vuoi pesarle?” – “No no, sono sicuro che siano 90 chili in tutto” aveva risposto l’Orso prima di arrivare a Venezia e scoprire che i chili in tutto erano CENTOSETTE), il certificato medico e il kit per controllare la glicemia una volta al giorno.
E un chilo e mezzo di speranza che in Australia avessero altri parametri e mi dicessero: “Ma va, quelle sono pippe che si fanno gli italiani, qui sei a posto, va e mangiati un hamburger con le patatine fritte e ci vediamo al parto! See ya!“.
Questa era la midwife dei miei sogni.
      Cosa mi sono lasciata alle spalle
In Italia ho lasciato le mie amiche alle prese con vari problemi di vita e lavoro, abbastanza gravi al punto che nessuna prestava particolare attenzione alla mia gravidanza. Ed è stata una fortuna che tra tutte, io (con – ricordiamolo –  tutte e dieci le sfighe della donna incinta) venissi considerata “quella che stava bene” perché non avrei sopportato le mie amiche più care a controllarmi la pancia tutti i giorni.
Purtroppo però in Italia c’era anche un sacco di altra gente e tutti si sono sentiti in dovere di dire la propria sul mio stato interessante.
Col tempo ci si fa il callo e si capisce che non lo fanno per cattiveria.
Il fatto è che quando hai a che fare con un evento di vita “pubblico” come laurea, matrimonio e gravidanza, le persone sanno solo quello di te. E quindi per fare conversazione tirano fuori l’argomento. A seconda del grado di confidenza e sensibilità, in modo più o meno maldestro.
Pensavo che questa consapevolezza (non è cattiveria, lo dicono solo per fare conversazione perché non hanno altri temi) acquisita da anni mi avesse reso più zen davanti ai commenti altrui.
E invece ho scoperto di non sopportare proprio queste incursioni non autorizzate nel mio privato.
Ma perché proprio a me? Insomma, entro su Facebook ogni otto mesi, ho aspettato di essere al quarto (in alcuni casi anche al quinto) mese prima di dare la notizia non dico solo agli amici, ma pure ai miei fratelli (ed ho un rapporto molto stretto con entrambi), non divulgo sui social le foto col pancione e soprattutto non ho mai chiesto pareri a nessuno.
Ma invece chissà com’è o come non è, TUTTI si sono sentiti in dovere di elargirmene.
Questo momento di saggezza ha come testimonial il Genio delle tartarughe.
  Ecco quindi in pacco promozionale natalizio le migliori citazioni.
Anzi, le in- ci –n- tazioni.
  Siccome meritano un’attenta analisi, ecco il mio pensiero su ognuna di esse. (Poi alla fine vi dico i veri autori).
Ma dai? Oh, grazie, davvero, se non me l’avessi detto tu non me ne sarei mai accorta. Ma dici sul serio?
Ecco, lo so da sola che non è una malattia. Questa frase vorrebbe spingere la donna gravida a fare esattamente le stesse identiche cose di prima, con l’unica differenza della pancia.
Sono consapevole che là fuori ci siano un sacco di donne incinte che non hanno alcun problema a fare le maratone e le scalate in montagna, io purtroppo, però, non sono una di queste.
Perché a gravidanza appena iniziata mi hanno detto “Stia a riposo” e non come consiglio generico, ma come imperativo medico, e dopo due mesi mi hanno detto di evitare: percorsi lunghi in macchina, buche, biciclette e rapporti sessuali. Dopo altri due mesi mi hanno detto che mi era vietato anche stendermi a pancia in su e saltare.
Ho trascorso settimane in cui ogni mattina l’unico posto dove andavo era l’ospedale (ho visto nell’ordine: ginecologa, tantissime infermiere dei prelievi, neurologo, cardiologa, ostetrica, altri ginecologi – un totale di otto diversi, e non per volere mio o perché fossi schizzinosa -, diabetologa, dietologa, medico di base specializzato in ginecologia, ostetrica australiana, dentista, vario personale medico incaricato di informare, prevenire, aiutare, fare le ecografie etc… )  e ad ottobre ho fatto dieci giorni consecutivi in ospedale tutte le sacrosante mattine.
Mi hanno trovato problemi fuori dall’utero, alla placenta, al sangue… e mi devo sentire dire “Beh, ma non comportarti da malata, la gravidanza non è mica una malattia“!?
Ma per piacere, non sarà stata una malattia per te, non sarà una malattia per tante donne ma visto che frequento spessissimo gli ospedali, mi manca il fiato se sto in piedi più di venti minuti, non posso fare attività fisica per ordine medico, devo pungermi le dita quattro volte al giorno, mangiare solo cibi prestabiliti sei, e assumere cinque diversi tipi di integratori in momenti diversi della giornata, beh, scusa se un po’ sfigata mi ci sento e se non prendo e vado a saltare alla corda dopo 5 chilometri di corsa.
(E tutto questo lo dico da persona miracolosamente SANA, che non ha mai avuto problemi seri di salute prima e che spera che tutto questo una volta partorito sia solo un ricordo).
Magari prima di sparare frasi così pressapochiste informatevi sulla salute della persona che avete davanti.
Reazione mia: sorriso e “Sì, non è una malattia ma io l’ospedale così spesso non l’avevo mai visto“.
  Che domanda cretina. “Che sia sano” è stata la mia risposta, ma secondo te con tutte le scadenze quotidiane di medicinali e altre palle a cui devo stare dietro, il sesso del nascituro mi preme? La mia priorità è fare in modo che esca sano, ed è per questo che sto attenta a tutte queste cose.
E allora insistono: “Eh ma qualche preferenza ce l’avrai…”
Reazione: “Preferisco che sia sano. O sana. O sani. O sane. E che sia bello come la mamma e intelligente come il papà o bella come il papà e intelligente come la mamma“.
  Ah ah ah ah ah.
Dunque, io mi vanto sempre del fatto che non ho avuto traumi grossi nella vita: i miei genitori stanno assieme da 40 anni, sono in salute, non ci sono stati lutti in famiglia quando ero bambina, sono sana (o almeno così credevo, prima della gravidanza), vado d’accordo con i miei fratelli, e ho un gruppetto di amiche solidamente costruito e mantenuto negli anni. Sono sposata con la persona che ho iniziato a frequentare più di nove anni fa, sono disoccupata ma per fortuna non ho l’ansia di arrivare a fine mese, ho studiato quello che mi piaceva, spesso sto simpatica alla gente.
Detto questo, veramente il parto sarà il momento più orribile della mia vita?
Ah sì?
A dodici anni il ragazzo di cui ero follemente innamorata mi ha fatto ubriacare per approfittarsene, per questo per ben sei anni non sono riuscita ad avere nessun tipo di relazione con ragazzi (tutto sotto controllo per me adesso e a lui, beh, la vita l’ha rimborsato con gli interessi).
A sedici anni sono stata seguita per giorni da un maniaco (riconosciuto come tale in città, quindi non stalkerava solo me, eh) che aspettava che uscissi dal bar dove lavoravo e facessi i duecento metri di strada a piedi prima che mi venissero a prendere. Un giorno si è presentato anche nel prato davanti a casa mia (abitavo a 15 km dal bar) e mi ha spinta e strattonata per convincermi ad andare dietro il cespuglio con lui. Sono scappata via, ho preso correndo il telefono dentro la borsa e ho implorato mamma di uscire e venirmi incontro.
Più avanti sono stata fidanzata ufficialmente e serissimamente per tre anni con un bravissimo ragazzo buono e caro, sogno di ogni mamma di figlia femmina, che in realtà era un mentitore seriale. Aveva inventato una doppia vita ma quando (dopo due anni) non ce l’ha più fatta a fingere, ha confessato e a me è crollato il mondo addosso. Perché io ci avevo creduto.
Dopo un anno sono finita in una relazione cupa con un manipolatore che un po’ alla volta mi ha tagliata fuori da tutto quello che mi rendeva felice, mi ha levato affetti, amicizie, passioni (ce la ricordiamo ancora “Scegli o me o il blog“!?)  mentre continuava felicemente a incontrare a cadenza settimanale la sua ex. Era pure un tirchio di prima categoria. Sono dimagrita di dieci chili nel periodo in cui stavamo assieme, e all’apice della follia mi ha pure chiesto se volessi andare a convivere: io, lui e l’ex. (Anche lui lautamente rimborsato dal fatto che ora è sposato proprio con l’ex).
Nel frattempo avevo come unico coinquilino un ragazzo marocchino che in una notte di troppo alcol mi ha confessato la passata vita da marinaio e di aver ammazzato delle persone, e che per questo motivo era scappato dal Marocco.
Quando ho deciso di andarmene si è arrabbiato così tanto che ha iniziato a picchiare il mio ragazzo dell’epoca e io ho dovuto chiamare la polizia perché mi sono spaventata a morte quando si sono avvicinati pericolosamente al cassetto dei coltelli, con tutto il condominio che si affacciava dalle scale per vedere cosa stesse succedendo, visto che io continuavo a piangere e urlare.
Sono stata derubata cinque volte. Una di queste pure delle chiavi di casa quando abitavo in Francia. Ho aspettato sulla panchina che la notte finisse per bussare a casa dei padroni di casa e chiedere umilmente di poter salire al mio appartamento.
In Cappadocia tre ragazzi che ospitavano tramite il Couchsurfing me e la mia coinquilina, con la scusa di farci vedere il paesaggio ci hanno portato in macchina di notte  in montagna su un sentiero sterrato non illuminato, lontano da ogni centro abitato, e tutti e tre avevano una bottiglia di vodka pura a testa. Ci hanno provato e solo il muro della paura e la bontà divina ha fatto in modo che tornassimo a casa sane e salve e che loro si scusassero dell’ardire.
Sono svenuta mentre mi trovavo da sola a casa in Svezia, dopo pochi mesi che ci eravamo trasferiti. Ho perso i sensi e mi sono accasciata al suolo lentamente, per mia grandissima e baciata fortuna, perché l’Orso era in Italia e se avessi sbattuto la testa mi avrebbero trovato dopo tre giorni.
Mi sono persa, di notte, in Svezia, in periferia, sotto la neve che cadeva, con il cellulare scarico, senza parlare lo svedese e nessuno voleva aiutarmi.
La mia nonna preferita è morta il giorno del mio compleanno. Nessuno ha voluto dirmelo, così io non sono riuscita ad arrivare in Italia in tempo per il funerale.
Ho avuto per due anni una classe di ventisette alunni di cui tredici avevano delle diagnosi gravi e vari problemi comportamentali. Sono sopravvissuta senza fare un esaurimento, ma uno degli ultimi giorni un alunno (alto due metri, dalla stazza imponente) ha minacciato il mio collega (basso e mingherlino) spingendolo al muro con violenza. Per difenderlo mi sono messa in mezzo. Per legge non si possono toccare i ragazzi e quindi ho cercato solo di allargare la distanza tra me e loro e di parare i colpi. E’ arrivata la polizia e dopo le due settimane canoniche di sospensione siamo stati obbligati a reintegrarlo in classe.
Ho avuto un attacco di panico, da sola, in casa, in Svezia, dopo aver dato le dimissioni. Mi è mancato il respiro e non riuscivo più a muovere neanche un muscolo. L’Orso stava tornando da una trasferta e mi ha trovata a terra, incapace di parlare.
  No, certo, però è il parto l’esperienza più orribile che mi possa capitare.
Reazione: Mavaccagher.
  Bene, per fortuna che sei arrivato tu a spiegarmi la vita, perché la sessione di due con la nutrizionista, la visita con la diabetologa, il piano medico stilato apposta per me con la dieta dall’ospedale, la sessione di quattro ore con la nutrizionista specializzata in diabete gestazionale evidentemente sono tutte delle sciocchezze e perdite di tempo. Perché tanto, basta mangiarne un boccone o berne un pochino che tanto male non fa.
Reazione: “Sì, invece sarà proprio questo boccone a farmi male. E se non ci credi, puoi tranquillamente leggere le sei pagine di dieta dettagliata su misura che mi porto appresso”.
    E sai cosa c’hai avuto? Un grande, grandissimo, enorme culo. Io no, perché se supero i 45 grammi di carboidrati a pasto il mio corpo non riesce a spezzare il glucosio e questo potrebbe dare dei problemi al nascituro, e come credo immaginerai, non è un rischio che voglia correre.
Reazione: “Beata te!”
E quali sarebbero? Non posso bere, non posso mangiare niente che non sia proteine, non posso muovermi, non posso neanche fare l’amore.
  Reazione: “Ahahahahahahah!”
  Meglio se non commento proprio e passo direttamente alla reazione.
Reazione: “Ma vai a quel Paese!”
  Ogni volta che siamo a Milano io ho i miei piccoli rituali.  C’è un autobus che prendo sempre, una strada che mi piace percorrere, un bar in particolare dove mi piace andare a prendere il caffè, dei negozi dove mi piace entrare a bighellonare. Ogni volta cerco di inserire qualcosa che non ho ancora visto: un museo, una chiesa…
E così, a fine settembre ci trovavamo a Milano e io di giorno avevo fatto i miei bravi due forse tre chilometri a piedi, per andare nel mio solito bar (e prendere un cappuccino decaffeinato stavolta) e a vedere (senza speranza alcuna di trovare la taglia balena) i soliti negozi. Come sempre.
Quando sono tornata a casa dall’Orso ero dolorante.
Ma come!? Ho trascorso tutta la serata a spiegare che avevo fatto esattamente le stesse cose di sempre, addirittura più lentamente, com’era possibile che mi facesse male il nervo sciatico? (Anche questa grande scoperta della gravidanza, io manco sapevo dove abitasse il nervo sciatico, PRIMA) Com’era possibile? Interrogavo con veemenza l’Orso. E lui ad un certo punto ha sorriso, mi ha abbracciata  e mi ha detto: “Non è colpa tua“.
E io me lo ripeto come un mantra tutte le volte che mi trovano qualcosa che non va o che mi fa rientrare in quella piccolissima percentuale di donne che ha una particolare sfiga in gravidanza… non è colpa mia. Punto.
    Soluzione:
Oscar Wilde: mia suocera; Virginia Woolf: chiunque;  Ennio Flaiano: amica storica; Gualtiero Marchesi: chiunque; Oriana Fallaci: mia madre; Carlo Cracco: amiche che hanno già partorito;  Jim Morrison: sempre mia madre; Bob Marley: mio marito.
  Ma ecco, vedo che non sono l’unica…
    Come mi sono organizzata
  La settimana scorsa questo amabile oggettino qui sopra rappresentato mi ha svelato un’amara verità.
La mia circonferenza giro ombelico è di UN METRO.
E con questa panza, signori miei, non sono mai stata in vita mia.
Ho quindi delle difficoltà a muovermi, girarmi, farmi spazio in treno…
Così mi sono attrezzata: abbiamo preso un appartamento con l’ascensore. Poi mi sono iscritta al servizio di spesa a domicilio di due supermercati. Ce ne sarebbe pure uno sotto casa ma è caro e poi dovrei portarmi le buste da sola, ma stiamo scherzando?
Ho liquidato i sensi di colpa per l’ambiente con il fatto che il fattorino del supermercato fa parecchie consegne in un giorno, quindi il suo consumo di carburante e incremento del traffico sono comunque ridotti rispetto alle venti macchine private che si muoverebbero per la città per fare la spesa… giusto?
In questo mio stato ingombrante mi ritrovo anche da sola, perché l’Orso è dovuto partire per una trasferta imprevista di un paio di settimane, domani tornerà ma dopo pochi giorni dovrà ripartire per un mese.
In Italia le nostre famiglie sono tutte in allarme: “Non puoi stare da sola all’ottavo mese!” è la frase che ho sentito ripetere più spesso negli ultimi tempi.
Innanzitutto, io non sono da sola: ho una bambina dentro la pancia!
Poi: c’è l’ambulatorio medico a cinquanta metri, e la fermata dell’autobus per l’ospedale dietro casa.
A proposito, appena arrivata ho subito preso contatti con l’ospedale dove, dopo lunghissime e approfondite ricerche, avevo scelto di partorire e lì mi ha visitato una midwife (ostetrica è la traduzione, ma sarebbe una via di mezzo tra una ginecologa e un’ostetrica, dal momento che per esercitare deve farsi 13 anni di università). Dopo aver guardato i miei esami italiani, mi ha chiesto: “E così hai il diabete gestazionale, eh?”. Eh sì, ma una forma lievissima, mi sono affrettata a specificare.  “Bene, noi qui diamo per buoni i tuoi esami italiani, ci fidiamo, non c’è bisogno di rifarli. Quindi lunedì vieni a fare la sessione informativa sul diabete gestazionale”.
Ma come!? Ma non dovevate essere tutti scialli qui? Ma questo non era il momento in cui mi mettevi in mano una sausage pie e un fish and chips e mi dicevi cià, ci vediamo in spiaggia?
E quindi malvolentieri sono andata a questo incontro di quattro ore in cui ci hanno spiegato (a me e altre cinque fortunelle) come si usa un nuovo aggeggino che fa le stesse cose di quello che mi avevano dato in Italia e che tipo di dieta seguire per evitare che il livello di glicemia si alzi troppo.
E ta dà, invece di misurare una volta sola, qui devo misurarlo QUATTRO volte al giorno.
Mi sono sentita come in quel racconto di Buzzati su quel paziente che finisce in clinica per sbaglio e poi viene spostato con una scusa o con un’altra al piano inferiore, dove si trovano i malati più gravi, e continuamente viene spostato al piano successivo… e lui si dispera e non sa più come spiegare che non ha niente, che è tutto un errore ma i medici lo prendono per pazzo…  Ecco. Uguale.
Poi, per evitare di trasformarmi in divano (anche perché chi mi rialza, poi!?) mi sono iscritta a vari corsi di yoga premaman e pilates premaman. Il dottore mi ha detto che non posso mantenere la stessa posizione a lungo, non posso sdraiarmi e non posso saltare e che – per l’amor di Dio – devo smettere immediatamente appena noto che qualcosa mi fa male o mi affatica.
Praticamente il mio sogno di persona pigra trasformato in realtà: vado in palestra ma appena non c’ho voglia dico “Non me la sento” e tutti sono comprensivi e fanno sì con la testa senza giudicarmi, anzi, preoccupandosi pure!
  A chi non fa tenerezza una balena esausta?
A livello pratico in casa ho messo tutte le tazze e i piatti a portata di braccio e ogni tre metri c’è una sedia, perché, purtroppo, a fare qualsiasi cosa mi stanco molto. (E infatti questo post lo sto scrivendo dal 5 novembre).
Ma perché vuoi stare da sola quando potrebbe venire qualcuno della tua famiglia dall’Italia?
Perché!?
Perché?
Perché quel qualcuno sarebbe stato mia suocera. (Con cui vado molto d’accordo, sia chiaro, ma un mese è proprio luuuuungo.)
      A cosa penso / What have you done?
L’altro giorno mentre stavo in vasca (perché una delle gioie che non mi hanno levato è il bagno – sì, per quanto debba farlo in acqua tiepida e senza getti diretti alla pancia- ) è partita questa canzone natalizia che inizia chiedendo in modo impertinente: “And so this is Christmas, and what have you done?“.
E io ho pensato che pochi giorni fa ho compiuto 35 anni. Quest’anno ho abitato in Spagna, Inghilterra, Cile, Italia e Australia. Mi sono abilitata e sono rimasta incinta.
A 16 anni se me l’avessero chiesto: “Dove ti vedi a 35 anni? Cosa farai a 35 anni?” avrei risposto qualcosa come “In viaggio, in giro per il mondo” oppure altri giorni avrei risposto “Sposata con un uomo che amo e mi ama e con dei figli”.
Non avrei mai pensato che sarei riuscita a realizzare tutte e due.
Buon Natale!
  (A chi non fa tenerezza una balena esausta in versione natalizia?)
So, you are nearly due, huh?* *  "Quindi sei quasi al termine, no?" Così mi ha detto sorridendo cassiera del supermercato stamattina.
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19 marzo
Papà nessuno mai mi Amerà Più di quanto tu Ami me. Papà che rimane ad aspettarti quando fai tardi e ti chiama per dirti ‘quand’è che torni?’ Ti fa sbuffare, ti fa pensare ‘ma che palle’ ti fa dire ai tuoi amici cose come ‘dai, ma è normale?’ , non sempre lo sai, ma è una cosa speciale. Papà che ti raccontava le fiabe prima di dormire e poi ti baciava la fronte ti ha insegnato l’amore com’è e che va coltivato, così adesso ogni amore dev’essere un po’ come papà. Già, papà che rompe se non rispondi al cellulare e vuole conoscere quel ragazzo che ti tratta male e non vuole che parti, e ha paura a lasciarti andare e ti tratta ancora come se tu fossi una bambina ti fa sentire come se volesse tagliarti le ali, come se tu non fossi cresciuta mai ma poi se non ci fosse chi è che ti proteggerebbe? E forse non è proprio una cosa da niente avere qualcuno per cui sei al primo posto tra tutta la gente, che per farti sorridere ‘sto mondo lo rovescerebbe che per farti star bene prenderebbe il tuo dolore e inizierebbe a soffrire Papà ti faceva arrabbiare quando eri piccola e non trovava il tempo per te, ti mettevi sulle sue ginocchia ‘A lavoro troverai una bambina migliore di me?’ Papà ti rassicurava dicendoti che tra tutte le cose brutte che ti sarebbero capitate lui non ci sarebbe stato mai. Papà ti portava a letto in braccio e ti chiamava principessa, papà ti ha colorato la stanza ed è il cappuccio che hai sulla felpa: Lo tiri su, il cielo piange ma tu non la senti la pioggia. Papà che va sempre di fretta ti ha portato al mare ti ha insegnato ad andare in bicicletta, papà sorride anche quando va tutto storto perché non vuole vederti triste, si, papà che spesso non capisce che vuole che ti copri che fa freddo che veramente si preoccupa del fatto che tu abbia freddo e tu dici ‘ma com’è possibile?’ Perché ha freddo sulla pelle, se hai freddo ed è così per tutto. Papà che ti stringeva il mignolo nella sua mano enorme. Papà che ti dormiva accanto che se si tratta di te ha gli occhi che luccicano, papà che fa una smorfia papà che si prende cura della tua felicità è la cosa più bella che c’è. Prometto, papà, che non Amerò mai nessuno Più di quanto ti amo.
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der-papero · 4 years
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App COVID e Localizzazione: il complotto continua
Ok, sto provando a non farci coprire di cacca dai complottisti e non mi piace l’idea che poi @kon-igi​ debba passare la giornata a grattarsi la pelle per togliersi tutta la melma che gli tirano addosso su FB, quindi proviamo a chiarirci le idee. Questo post serve anche come inizio di dibattito, vi prego di portare altre fonti, se ne avete. Farò un confronto tra Immuni (la versione italiana) e Corona-Warn-App (quella tedesca). Scusate il titolone acchiappa-like.
Premetto che la mia analisi è limitata ad Android, ma non ho motivo di pensare che non sia così per Apple.
Iniziamo dai FATTI.
Per accedere al GPS o altre fonti di localizzazione, una app deve certificarlo nel proprio file manifest, che è quel file che descrive quali sono le proprietà della app e i permessi che richiede durante l’esecuzione. Questo è certificato anche sull’Android SDK:
If your app needs to access the user's location, you must request permission by adding the relevant Android location permission to your app.
Android offers two location permissions: ACCESS_COARSE_LOCATION and ACCESS_FINE_LOCATION. The permission you choose determines the accuracy of the location returned by the API. You only need to request one of the Android location permissions, depending on the level of accuracy you need:
android.permission.ACCESS_COARSE_LOCATION – Allows the API to use WiFi or mobile cell data (or both) to determine the device's location. The API returns the location with an accuracy approximately equivalent to a city block. android.permission.ACCESS_FINE_LOCATION – Allows the API to determine as precise a location as possible from the available location providers, including the Global Positioning System (GPS) as well as WiFi and mobile cell data.
Sia Immuni che Corona-Warn-App, nel loro file manifest, non riportano questi diritti quindi, se non mi sono perso qualcosa di grosso e Google non ci sta paccando, E’ IMPOSSIBILE PER LA APP ACCEDERE ALLA LOCATION.
Questo è il file manifest di Immuni: https://github.com/immuni-app/immuni-app-android/blob/development/app/src/main/AndroidManifest.xml
E questo è il file manifest di CWA: https://github.com/corona-warn-app/cwa-app-android/blob/dev/Corona-Warn-App/src/main/AndroidManifest.xml
I due file manifest trovano corrispettivo in quello che Play Store dichiara, nelle proprietà delle due app:
Tumblr media Tumblr media
Lato app sembrerebbe tutto OK. Andiamo a guardare lo standard.
Lo standard per l’Exposure Notications Service, stilato sia da Apple che da Google, dichiara:
i. Your App may not request the Location, Bluetooth_Admin, Special Access, Privileged, or Signature permissions, or collect any device information to identify or track the precise location of end users. ii. Your App may not request any other runtime permissions (e.g., Contacts, Storage) unless expressly authorized by Google. iii. You may not use or combine any data obtained through the permissions described in (c)(i-ii) above granted to another app (even if you own or operate that app) with data collected or otherwise obtained in your App.
https://blog.google/documents/72/Exposure_Notifications_Service_Additional_Terms.pdf
3.3 A Contact Tracing App may not use location-based APIs, may not use Bluetooth functionality (excluding Bluetooth functionality included in the Exposure Notification APIs) and may not collect any device information to identify the precise location of users. In addition, Contact Tracing Apps are prohibited from using frameworks or APIs in the Apple Software that enable access to personally identifiable information (e.g., Photos, Contacts), unless otherwise agreed by Apple.
https://developer.apple.com/contact/request/download/Exposure_Notification_Addendum.pdf
Ora, sembrerebbe tutto ok, e in effetti lo è. Tuttavia Kon mi ha messo la pulce nell’orecchio, per via di un brutto messaggio, contenuto nel codice della app, che recita testualmente:
A causa di una limitazione del sistema operativo, il servizio di geolocalizzazione deve essere attivo per consentire lo scambio di codici casuali via Bluetooth. Immuni non accede alla tua localizzazione, come puoi verificare consultando la lista dei permessi richiesti dall'app.
Ora, questa al paese mio si chiama perculata ossimorosa, perché la frase prima afferma che il servizio di GPS deve essere attivo, ma subito dopo nega di farne uso.
A questo punto, capite che i dubbi di Kon relativi alla possibile merda che ci può piovere addosso, visto che soprattutto io sto difendendo la soluzione (teorica, eh) del Contact Tracing, si sono tramutati in possibili paure. Ma so che GIT è dalla mia parte, quindi ci ho dato dentro di log e blame.
Effettivamente, sia quella italiana che quella tedesca, fanno accesso al LocationManager, quella classe di Android che permette di accedere alle posizioni GPS. Ora, lo ripeto ancora una volta: fino a quando i permessi non sono dichiarati nel file Manifest, l’accesso al LocationManager si traduce in un palese errore.
Adesso si tratta di dare una risposta alla più universale delle domande, come diceva Doc Brown: PERCHÉ?
Sul repository di Immuni, non sono riuscito a trovare nulla, loro hanno scritto il codice che accede al LocationManager sin dalla prima commit, quindi non si capisce perché fosse lì fin dall’inizio. Al momento ho pensato che fosse la classica cazzata all’italiana, ma poi ho clonato il repo tedesco e, sorpresa delle sorprese, ho trovato anche lì il LocationManager, ma attenzione!, la modifica risale a 5 giorni fa!!!
https://github.com/corona-warn-app/cwa-app-android/pull/853
Quindi l’uso del LocationManager non è presente nella app che io ho adesso e che hanno tutti i tedeschi, è una evoluzione futura, che non è documentata da nessuna parte e deve essere ancora rilasciata.
Non ho trovato alcun riferimento teorico a questa estensione, e non ne riesco a capire il senso.
A questo punto, io ipotizzo diverse teorie, elaborate al momento, che potrebbero anche tradursi in madornali cazzate:
Google e Apple si sono accorti, nell’implementare lo standard, che senza localizzazione il Tracing non sta in piedi, e stanno chiedendo agli implementatori di aggiungere questa feature. Vorrei davvero capire il background di questa scelta.
L’uso del tracing è facoltativo, potrebbe permettere di individuare i cluster (??? Kon, ha senso), però non ci son cazzi, fino a quando la app non dichiara che può usare il GPS, non se ne fa nulla.
E’ tutto frutto di una ricerca che stanno conducendo gli sviluppatori, per capire se il GPS potrebbe portare ad ulteriori benefici per la rottura delle catene di contagio, ma è disabilitata di default, quindi ciccia.
Mi rifiuto ovviamente di credere a complotti o stronzate simili, deve esserci una spiegazione, a maggior ragione che le modifiche sono pubbliche. Provo a capire se trovo qualcuno che è sul pezzo, all’interno dell’azienda, per fare domande mirate.
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Come capisci di essere innamorato/a veramente?
L'etimologia della parola “amore” risale al sanscrito ”kama” che significa: desiderio, passione, attrazione. Anche il verbo ”amare” risale alla radice indoeuropea ”ka” da cui amare cioè desiderare in maniera viscerale, in modo integrale, totale. Un'ulteriore e meno probabile ma curiosa ed interessante interpretazione etimologica della parola ”amore” individua nel latino ”a-mors” che significa”senza morte” quasi a sottolineare l'intensità senza fine di questo potentissimo sentimento. Quanti significati possiamo associare a questa semplicissima parola eppure non sempre riusciamo ad attribuirle il giusto valore. Cosa significa in realtà amare? O meglio, la domanda che mi pongo più spesso è: "Come faccio a capire di essere innamorata veramente?". E la risposta varia, ogni tanto non so rispondermi, altre volte invece son sicura di saperlo: ma poi tornano i dubbi e cancello ogni sicurezza.
Proprio per questo, ho deciso di smetterla di pormi da sola questa domanda senza arrivare mai ad una conclusione, e chiederlo ad altre persone.
Mi spiego, data la mia indecisione, ho deciso di fare questa sorta di "sondaggio", ovvero sono andata in giro a porre questa domanda a varie persone.
Persone qualunque, diverse età, sesso diverso, pensieri diversi, esperienze di vita diverse e per fino in stati alterati dovuti ad alcol o altre sostanze. Un misto.
Prima di farvi leggere i loro pensieri, molti di loro dopo aver sentito la mia domanda hanno esitato un po' prima di rispondere: c'era chi rideva, chi sbuffava, chi rimase perplesso ed anche chi mi chiese di spiegargli il significato della mia domanda (anche se mi pare che sia una domanda chiara e diretta, non c'è molto da spiegare).
Dopo vari minuti e qualche incoraggiamento, tutti hanno risposto a modo loro:
"-Come capisci di essere innamorata veramente?
-È come sentire una persona fisicamente e moralmente parte del tuo corpo . Potresti farti mai del male a te stesso? Potresti...(?) Non so ... Spontaneamente vivere senza una parte di te? Lo capisci perché senza quella persona ti manca tutto. Lo capisci perché tu sei tutto per quella persona . Lo capisci perché la sensazione è come quella che se io chiudo gli occhi e mi lasciò cadere so che c'è quella persona li a sorreggermi . Credo che l'amore sia questo, sapere che l'altra persona nel bene e nel male c'è . Penso sia questo.
Laura, 46 anni."
"-Come capisci di essere veramente innamorato?
-Capisci di essere innamorato quando non riesci a stare senza la persona che ami, che la pensi ogni secondo della giornata, che sei geloso per qualunque cosa, che senza di lei non sai quale sia la cosa giusta o meno, quando ti svegli oppure vai a dormire e quella persona é il primo pensiero che ti viene.
Raul, 22."
"-Come capisci di essere veramente innamorato?
-Lo senti. Sai che stai bene e basta. Se ti piace una persona ti piace e basta, non servono esagerazioni nelle dimostrazioni. Lo senti.
Lorenzo, 21 anni."
"-Come capisci di essere veramente innamorata?
-Capisco di essere innamorata di una persona quando in quest'ultima riesco a trovare una parte di me stessa mancante, che in qualche modo riesce a completarmi.
Sono innamorata di quella persona quando riesco a ritrovarla anche in piccole cosa quotidiane, come una canzone, un piatto , una scritta , un oggetto che automaticamente mi fa pensare a quella persona.
Quando riesco a trovarla in qualsiasi discorso, quando ne parlo con chiunque e in qualsiasi momento anche quando non c entra nulla.
Capisco di esserne innamorata anche quando non è il mio primo pensiero al mattino,ma quando sento che comunque è sempre presente una parte di questa persona in tutto quello che faccio.
Capisco di esserne innamorata quando guardo altri ragazzi magari anche piú belli, piú disponibili piú simpatici piú tutto, ma guardandoli riesco a trovare almeno 10 difetti o motivi per cui non potranno mai essere lui, guardandoli capisco che non vorrei altro che lui.
Negli altri ragazzi troveró sempre qualcosa che non hanno tanto quanto ce l' ha lui e li paragoneró sempre a lui, sminuendoli...
Capisco di essere innamorata quando so che è al mio fianco,non un passo piú avanti n'è uno piú indietro, ma al mio pari.
Kylie, 18 anni."
"-Come capisci di essere veramente innamorata?
-Sono innamorata veramente quando guarda quella persona e penso...
È la persona che mi è stata accanto sempre e non mi ha mai abbandonata nemmeno quando tutti lo hanno fatto che nonostante i miei difetti è ancora qui e cerca di accettarmi per come sono.
Quando guardo quella persona penso che è bella dentro e fuori nonostante tutto.
Sono innamorata veramente e lo capisco quando guardo i suoi occhi e mi ci perdo ancora dentro... A quando sento la sua voce o vedo un suo messaggio anche solo per sapere come sto nonostante magari arrabbiati.
Sono innamorata veramente della persona quando vedo che la sua felicità viene prima della mia e che nonostante ciò, sono felice di questo.
Alessia, 20 anni."
"-Come capisci di essere veramente innamorata?
-Non c'è un motivo in se però sono innamorata, perché lo penso sempre, quando litigo ci sto male, quando non c'è mi manca..
Eleonora, 19 anni."
"-Come capisci di essere veramente innamorato?
Quando dopo una scopata e dopo una canna pensi...mo un altra botta gliela do...e guardi le merit che ti aspettano...
Anche quando è il tuo compleanno e ci sono mille persone con cui potresti festeggiare...e scegli lei...lei per stappare la bottiglia e baciarla.
-Francesco, 25 anni."
"-Come capisci di essere veramente innamorata?
-Una domanda molto difficile sinceramente. Perché non so dare proprio una risposta precisa, ma provo a darti una risposta lo stesso. Forse si capisce di essere innamorati quando non sai dare una definizione ai sentimenti che provi per quella persona. Inizi a capirlo quando vedi i suoi difetti come una cosa stupenda e li incominci ad amare ad uno ad uno sempre di più. Secondo me ci si innamora quando meno te lo aspetti. Quando la domanda che ti poni è "Perché quella persona?" e tu non riesci a risponderti da sola/o. Ci si innamora con uno scambio di sguardi che sembra banale forse...ma dicono più di quello che sei che con le parole. Ci si innamora con i piccoli gesti che per te acquisiscono un valore importante e speciale. Ci si innamora quando ti accorgi di essere fottuta/o mentre il suo sorriso scalda il tuo cuore e fa sorridere automaticamente anche te. Ci si innamora con una complicità che noi non riusciamo a percepire subito. Infatti molte volte capita che ci facciamo scappare quella persona che a noi piace per non esserci resi conto prima che anche lui/lei li ricambiava.
Secondo me ci si innamora quando cerchi di oltrepassare le mura che si è creata/o intorno la persona che ci interessa ed inizi a comprenderla. Quando la sua assenza ti colma un vuoto dentro che non sai spiegare.
Ci si innamora così a mio parere. Ci si innamora e basta. Non ha un significato preciso. Ognuno lo esprime in maniera differente.
Silvia, 21 anni."
"-Come capisci di essere veramente innamorato?
-Lo capisci semplicemente quando quella persona non c'è più e ti rendi conto che realmente era tutta la tua vita. La riempiva, la rendeva grande, ti elevava. Quando senza di lei arrivi seriamente a pensare di ammazzarti consapevole che senza di te sarebbe felice e per la sua felicità sei disposto a tutto. Ecco la sei fottutamente innamorato... e fottutamente fregato. Essere innamorati di qualcuno è essere dipendenti da qualcuno.
-Doltishpunk (on Tumblr), 22 anni."
In conclusione, ognuno ha detto la sua. Il mio pensiero? Ancora troppo confuso.
Penso solo che, se sei innamorata, ma innamorata veramente, ci sei e sarai sempre. Nonostante gli screzi, nonostante i 'vaffanculo' e i 'vai via non ti voglio più vedere' , nonostante i brutti momenti, nonostante la noia, nonostante tutto.
È questa la parte importante dell'amore secondo me: il 'Nonostante tutto'.
Come capisco se sono innamorata veramente?
Quando parlando di quella persona elencherò tutti i suoi difetti, tutte le cose che non mi vanno bene..
Però alla fine dell'elenco, alzerò gli occhi al cielo e dirò: "Ma nonostante tutto, lo amo alla follia".
Fino a quel momento, nulla sarà amore.
E voi? Come lo capite?
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mydemonicas · 6 years
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VARESE!AU PARTE 3
CE L’ABBIAMO FATTA. Questa terza parte della AU ambientata al lago di Varese è stata un vero parto perché io e @Iriennevaplusl (che non riesco ancora a taggare per motivi sconosciuti) siamo prolisse e Tumblr con i suoi blocchi limitati ci ha messe davvero alla prova per la pubblicazione.
Come avrete notato questa cosa si sta davvero sviluppando e se tutto va bene il totale sarà di 5 parti, in parte (scusate il gioco di parole) già scritte e plottate. Quindi il prossimo aggiornamento arriverà davvero a breve!
Nelle puntate preceprima (cit):
PARTE 1
PARTE 2
Eravamo rimasti con i nostri piccioncini separati dopo un venerdì decisamente intenso, con Ermal che torna in camera e Fab che se ne va. Appena varcata la soglia si ritrova Marco, Vige e Dino che si zittiscono e lo fissano e Ermal che “Avete visto l’apparizione della madonna?”
Vige: “Se la madonna si è fatta la permanente... beh si”
Ermal: “Ma non dovreste, che so, stare in giro a rimorchiare gente invece di star qua chiusi in camera? Da quando i nerd siete diventati voi?”
Dino: “Sai com’è, sei sparito da dopo pranzo e a momenti chiamavano la polizia pensando alle cose più tragiche che potevano esserti capitate”
Marco: “Io ho puntato sul rapimento”
Ermal: “Esistono i messaggi”
Vige: “Se tu rispondessi”
Marco: “In realtà era solo lui quello preoccupato, io sono solo stanco”
Vige: “Era più preoccupato dalle spiegazioni da dare a Mira comunque”
Dino: “Begli amici che siete!”
Vige e Marco in contemporanea: “Ma è la verità!” seguiti da attimi di pausa in cui si lanciano delle occhiate di sfida e poi tornano a guardare Ermal
Ermal: “Ero in giro”
Vige: “Da solo, per tutto ‘sto tempo”
Ermal che sbuffa e: “...con Fabrizio”
Dino e Vige che ???????
Marco: “Il tipo che ci ha aperto la porta?” e Ermal che tace e inizia a spogliarsi per mettersi il pigiama togliendosi la camicia e le scarpe, ma quando si toglie la cintura si ricorda di aver limonato con Fabrizio per 20 minuti nel retro dell’albergo e si rende conto che forse ha bisogno di un’altra doccia fredda
Vige: “Ah quello... A H” Marco e Vige che si scambiano un’occhiata che dice tutto
Dino: “E?”
Ermal: “E cosa?”
Dino: “Com’è andata?”
Ermal: “È un pigiama party e ci dobbiamo confidare tutti i nostri segreti?”
Vige: “Potresti” con Ermal che gli lancia uno sguardo truce e: “Vado a farmi una doccia”, si prende il pigiama e si chiude in bagno e immaginate i ragazzi sui letti a spettegolare come delle 70enni AHAHAHAH, Vige e Dino in particolare
Vige: “Secondo te ci dirà qualcosa?”
Dino: “Ah boh, vallo a capire”
Vige: “Ma siamo i suoi amici! Qui è l’unico che rimorchia effettivamente qualcuno, ci servono i dettagli” Marco che esce dal silenzio con un: “Ma parla per te!”
Dino: “Buona fortuna”
Vige: “Marco che ne pensi?” e Macco se ne esce con un’alzata di spalle. Quando Erma esce dal bagno ormai hanno abbandonato in un angolo l’argomento e mentre Ermal prende il tabacco per farsi una sigaretta sentenzia con un “vado a fumare” aprendo la finestra del balcone “Aspè vengo anch’io” dice Marco prima di alzarsi dal letto per prendere il pacchetto delle sigarette. Fatto sta che si ritrovano Ermal e Marco sul balcone appoggiati con i gomiti alla ringhiera con le finestre socchiuse mentre gli altri parlano di musica e cose varie.
Ermal: “Mi piace davvero, sai? -Marco che si gira verso di lui alzando le sopracciglia- Fabrizio. Sono stato bene oggi, non mi capitava da un po’”
Marco: “Suona? Ho visto la chitarra” ad Ermal si illuminano gli occhi e sorride d’istinto: “Si, ha una voce spettacolare. Dovresti sentirlo, è... graffiante, calda. È molto bella.” Marco che lo guarda e fa un mezzo sorriso, bastava quello per capire che Ermal era già sotto un treno per il tipo
Ermal, dopo qualche secondo di silenzio: “E se stessi sbagliando? A provarci, intendo”
Marco: “Pensi che lui non ci starebbe?” e Ermal che si gira a guardarlo ridendo: “Oh ci starebbe eccome, credimi, anche troppo” e Marco solo ora si rende conto di un leggero livido succhiotto che viene nascosto dai riccioli e quasi si soffoca facendo un tiro alla sigaretta “E allora che problemi ci sono?”
Ermal: “Sai come sono, dovrebbe essere una vacanza” e Marco che capisce, è il suo migliore amico e sa che se qualcuno lo prende ci investe anima e corpo e questa vacanza finita, non durerà in eterno e non può permettersi di perdere la testa per una persona che tra tot giorni non rivedrà più
Marco: “Non ti fasciare la testa prima di cadere, vedi come va e non ti privare di nulla finché puoi, poi si vedrà” dice subito dopo aver spento definitivamente la sigaretta girandosi verso Ermal che sta spegnendo anche la sua
Ermal che sussurra un “Grazie Macco” mentre appoggia per un attimo la testa sulla spalla di Marco mentre lui gli mette un braccio sulla spalla stringendola un po’ e Ermal che trattiene a stento il “E se stessi già cadendo?” che ha sulla punta della lingua (In inglese poi è tutto più bello perché cadere=fall=fall in love=innamorarsi e AAAAAAAAAA E CHE CAZZO)
La sveglia, la mattina successiva, suona dopo quello che gli sembra troppo poco tempo. Ad Ermal sembra di aver dormito due ore. E con tutto il tempo che ha passato a girarsi e rigirarsi nel letto probabilmente non ha tutti i torti.
Per ore ha rimuginato su quello che ha detto a Marco, e i dubbi, la confusione cosmica dei suoi sentimenti e i ricordi dei giorni precedenti l'hanno tenuto mezzo sveglio, lasciandolo riposare in una sorta di dormiveglia solo di tanto in tanto. Fatto sta che Andrea sta già facendo casino e tutti gli altri si stanno arrendendo all'incombere di un nuovo giorno, Ermal compreso, il quale ancora mezzo rimbambito si conquista il primo posto in bagno
Va a finire che, mezzo addormentato o meno, è il primo ad uscire e no, non è assolutamente di cattivo umore a causa della carenza di riposo e, soprattutto, dell'assenza di Fabrizio per la buona parte del weekend
Passa la colazione a pensare a tutte le diverse attività con cui si terrà occupato il suo Bizio quel giorno, mentre lui passerà la giornata a non fare niente e quasi sicuramente a peggiorare il suo stato d'animo esponenzialmente E ASPETTA ASPETTA N'ATTIMO CHE ERA QUEL SUO? "ERMAL RIPIGLIATI" pensa, prima di alzarsi da tavola e andare a raccattare velocemente le sue cose, mandare un messaggio sul gruppo per avvisare gli altri e uscire in fretta e furia da quell'hotel. Gli altri non si stupiscono nemmeno più di sto atteggiamento a parte Vige che "un po' insofferente il ragazzo", ma dopo un'occhiata di Macco, una delle sue, si rassegna pure lui
Il fresco del mattino e le rive verdi del lago sono una boccata d'aria fresca per Ermal, deciso a camminare sulla ciclabile fino a perdersi (per una volta si trova a ringraziare gli dei per la tecnologia). Non passano nemmeno venti minuti che si ritrova fermo a fissare affascinato un locale dall'altro lato della strada. La pizzeria è un gioiello di posto: un ampio giardino che lo circonda, lanterne, lucine e mobili di vimini a ornare il patio esterno, vetrate luminose e camerieri elegantissimi nella loro divisa nera, già indaffarati in vista del pranzo. Ermal immagina Fabrizio con una divisa nera, poi l'immagine lascia spazio a un Fabrizio con giacca e cravatta, le mani tatuate e i capelli sparati in aria che fanno da contrasto, e sinceramente è una delle cose più belle che gli abbia mai servito la sua mente così, su un piatto d'argento.
Mancano non tantissimi giorni alla fine della vacanza e fanculo, buttiamoci. La passeggiata gli ha tirato su il morale molto più del previsto, ed Ermal torna vittorioso in hotel con il foglietto della prenotazione per due  per la sera dopo stretto nella mano.
Sto cambiamento di umore non passa inosservato agli altri, ma nessuno commenta, e Vige si sente libero di sfidarlo, sorridendo maleficamente, a una seconda gara di tuffi convintissimo di vincere e guess what: Ermal si prende la sua rivincita battendolo su tutta la linea, ahh, sweet revenge
Ora non resta che aspettare il pomeriggio successivo. Ermal sorride, rendendosi conto che sarà effettivamente il loro primo appuntamento.
Ermal ha osservato Andrea autodistruggersi nella sua competitività, e nonostante Marco tifasse palesemente per Vige, alla fine persino lui non ha potuto fare altro che ammettere che la tecnica di Ermal nelle ultime due settimane è leggermente migliorata. Andrea dal canto suo ha accettato la sconfitta con un "certo che ce ne metti di impegno per far colpo sul tuo amico laggiù" al che il cuore di Ermal balza allegramente un battito, mentre il suo proprietario gira i tacchi un tantino troppo velocemente e ah già, è sabato pomeriggio
Ermal era sicuro che non avrebbe rivisto Fabrizio almeno fino a quella sera, sicuramente sarà di turno al bar, Ermal ne era certo grazie alle sue doti da stalker e ai calcoli intricati riguardanti i turni di bizio, 100% confirmed e invece guarda un po' chi gli sta facendo l'occhiolino da dietro il bancone
Ed Ermal non può far a meno che sorridergli e pensare "oh sto infame sempre a fare occhiolini e mandare bacetti sta", more like "okay fai finta di nulla mi raccomando non pensare a cose troppo porno, come per esempio quelle labbra stirate in un sorriso un po' troppo furbo, o i muscoli delle braccia tesi mentre finisce di preparare i Campari per le due bionde sedute sugli sgabelli di fronte a lui, o lo sguardo un po' troppo penetrante per uno che sta ancora lavorando e contemporaneamente sembra ul punto di andare a sollevarlo e sbatterlo al muro malamente-"
"Oh Ermal ma sei ancora tra noi o no?" la voce di Dino lo riporta nel regno dei vivi e buongiornissimo Gigi
“Ma sì, sempre a rompere le palle state, mi ero perso un attimo nei miei pensieri" al che gli torna in mente la prenotazione per la cena dopo e non può fare a meno che sorridere come un bimbo felice
Fatto sta che Ermal getta un'occhiata verso il bar di soppiatto, e Fabrizio non si vede più da nessuna parte. Un bambino gli passa vicino strillando qualcosa del tipo "SONO GIÀ LE CINQUE E ANCORA NON MI HAI PRESO IL GELATO MAMMAA" e oddio come le cinque, Ermal ha solo un paio d'ore per docciarsi, cambiarsi, decidere quello che si metterà quella sera, un dilemma esistenziale vero e proprio, e prendere il solito aperitivo al piano di sopra. Fabrizio avrà finito il turno, per forza è sparito nel nulla che manco Luke Skywalker.
Ermal si dilegua e dopo aver passato tre quarti d'ora buoni in bagno (sti capelli non stanno da nessuna parte diobó) eccolo là, impalato a torso nudo davanti a tre appendini che sorreggono le rispettive camicie a dir poco eccentriche.
Dopo aver rimuginato per un'altro quarto d'ora (gli altri erano praticamente già pronti, e dire che li ha preceduti di una mezz'ora buona), mette via tutto e tira fuori la camicia più sobria che si è portato dietro, tinta unica turchese. Sopra ci piazza un bel giubbotto dorato e oh yes, ora ci siamo
Aperitivo e cena passano velocemente tra battute e risate (e non mancano le lamentele di Andrea perché hai barato, non ci si allea contro un avversario onesto come me E VIA ALLE DISPUTE PURE A TAVOLA IN MEZZO ALLA GENTE) mentre di Bizio, nemmeno l'ombra, non sarà mica caduto da una scala un soppalco un albero un tetto?
Ermal finisce di bere il suo caffè (è il quarto che prende quel giorno l'iperattività inizia a farsi sentire)A un certo punto si rende conto che sta davanti al bar, a fare avanti e indietro come un forsennato, perso nei suoi pensieri. Fabrizio lo sta fissando e manco cerca più di trattenere le risate ormai e “Me stai a scavà na fossa ner pavimento.. tutto bene??"
“Mmh mi sa che ho esagerato con i caffè oggi" Ermal fa per sedersi sullo sgabello, appoggiandosi con i gomiti al bancone, quando Fabrizio gli prende la mano e ci lascia su un bacio sonoro. Ermal.exe che più .exe nun se pò.
"Me sei mancato, sai" e il rossore di Ermal passa inosservato all'orda di ragazzi ventenni che si affollano per prendersi il primo drink e farsi fighi con le ragazze inglesi già sedute sui divanetti. Un po' meno inosservato a Bizio, che arrossisce leggermente a sua volta, ma allo stesso tempo guarda Ermal con una scintilla indecifrabile negli occhi e un sorriso che non tradisce alcun imbarazzo
Sti pischelli finalmente se ne vanno ed ecco, è il momento giusto, nessuno sta facendo caso a loro. "Devo dire-" attacca Ermal "che mi sei mancato un bel po' pure te" e Fabrizio nota il bracciale al polso di Ermal "Pure io non l'ho tolto, me sa che dà proprio n'influsso positivo, nun te so dì il perché"
“Non ho intenzione di toglierlo molto presto nemmeno io" e sì vanno avanti cosi per dieci minuti, tra sorrisi dolci che evviva il diabete e ammiccamenti da sedicenni. Ed Ermal tra un po' si dimentica della cena ma per fortuna la divisa nera dell'altro cattura la sua attenzione e dai ora o mai più
“Ho pensato di farti una specie di sorpresa" Fabrizio alza le sopracciglia, colto alla sprovvista "sì, insomma, dopo che mi hai sopreso in quel modo sul lungolago regalandomi questo" riprende, accennando al bracciale, "mi sono sentito in dovere di fare qualcosa per te"
“Qualsiasi cosa sia-" lo interrompe Fabrizio avvicinandosi ancora di più "direi che ho ricevuto un ringraziamento più che soddisfacente"
La sua voce è troppo bassa e roca ed Ermal seve deglutire un attimo per riprendersi prima di mettere in ordine i pensieri e continuare
Lasciamo un attimo da parte quello" [inserire occhiata MOLTO eloquente di Bizio] "stavo pensando-" e un signore di mezza età li interrompe, seppur molto gentilmente, per chiedere a Fabrizio due drink. Ermal tira giù tredici santi nella sua mente.
“Stavi pensando...?" Lo incalza Fabrizio- “Sei libero domani a cena?" Ermal sputa fuori quelle parole come fossero un insulto e woah, easy tiger, mentre Fabrizio scoppia a ridere di fronte alla faccia costernata e ai gesti nervosi di Ermal (si è sistemato i ricci almeno cinque volte negli ultimi dieci minuti) e "sì, certo che so libero"
“Meno male perché ho già prenotato, cena, io e te, rimaniamo per le otto, fai anche otto e un quarto va" Ermal è sollevato, e si rende conto di sembrare un rincoglionito ma non riesce a levarsi il sorriso dalla faccia. Fabrizio nel frattempo è rimasto di stucco, qualcosa nel suo cuore è andato a posto e ora sente solo un calore strano in mezzo al petto, e guarda ammirato il ragazzo stupendo che ha davanti. "Sei ancora più luminoso co' sta giacca" gli dice con un mezzo sorriso "e grazie dell'invito, non mancherei per nulla ar mondo"
“Ti do il mio numero di telefono, nel caso ci fosse qualche imprevisto” e Bizio sgrana un attimo gli occhi perché ah già il telefono e fatto sta che appena gli scrive il numero su un foglietto inizia ad arrivare una marea di gente ed è costretto a tornare a lavorare seriamente
Tra l’altro i ragazzi lo trascinano via perché la serata karaoke e Bizio che osservando da lontano la scena pensa almeno lo sentirò cantare mentre lavoro
Il problema è che non sapeva COSA gli avrebbero fatto cantare
Aka la compilation di Canzoni imbarazzanti, canzoni che vanno da Cicale della Carrà a I migliori anni della nostra vita, passando per Sarà perché ti amo con tanto di balletto e Vige canta con lui, Dino si scompiscia dalle risate e prontamente Montanari riprende tutto perché “Vi ricatterò a vita con tutto ‘sto materiale”
A few hours later Vige è più di la che di qua a causa dell’alcol ingerito aka sta male e ha davvero bisogno di vomitare perché raramente si prendeva sbronze simili e per punizione, visto che il giorno prima erano stati brutalmente abbandonati, quello che si dovrà occupare di lui per il resto della serata è proprio Ermal che in versione fratellone che gli regge il capo e gli bagna la testa con una bottiglietta ghiacciata rubata a una signora sorry Vige, tvb
Ermal si accorge tipo alle 3 di notte del messaggio che gli aveva mandato Fabrizio all’una con scritto “Buonanotte infermiere!” Perché aveva visto tutta la scena da lontano mentre lavorava e ovviamente trattiene a stento le risate quando spiando il suo profilo si accorge che ha come stato ancora l’”Hi there! I’m using WhatsApp!”
La Mattina dopo Ermal si sveglia con un mal di testa assurdo, solo a vedere del cibo gli viene il voltastomaco e opta per un thè+moment accompagnato solo da due biscotti perché non si prendono i medicinali a stomaco vuoto.
La soluzione è passeggiare e non possono mancare i millemila film mentali e ripensamenti sull’appuntamento di quella sera perché non usciva seriamente con qualcuno da un po’, flirtava o andava con gente random conosciuta in maniera random semplicemente perché era una persona e ne aveva bisogno, neanche si impegnava. Era da quando stava con la sua ex che non si organizzava davvero per qualcosa e questa cosa lo turbava perché anche con lei era stato tutto molto graduale essendo prima di tutto compagni di classe, ma Fabrizio lo conosceva da quanto, 4 giorni???
D’altro canto, lui non lo sapeva, ma anche Bizio ci teneva tantissimo che andasse tutto bene perché nonostante sia molto fisico è quasi più attratto dalla connessione mentale con lui e la cosa lo sconvolge perché l’essere attratto per uomini e donne gli era già capitato, sapeva di essere bisessuale, ma un coinvolgimento mentale/emotivo così non lo aveva da una vita
“Stavo diventando quasi l’ombra dei miei anni” dal nuovo inedito e cazzo Aveva 32 anni e si sentiva così stanco emotivamente che si stava un po’ lasciando andare, prendeva le cose come capitavano senza impegnarsi e Ermal è stato letteralmente una luce, che nel giro di poche ore gli aveva fatto venir voglia di fare qualcosa, di non stare fermo ad aspettare che la vita passi
DETTO QUESTO, Ermal deve pur annunciare la sua non-presenza a cena alla truppa, quindi decide di dire la cosa a pranzo e “Stasera non contate su di me, esco a cena con Fabrizio" lo sentenzia proprio cosi senza infamia né lode, in qualche modo doveva dirlo e via il dente e via il dolore
Marco proprio not impressed e annuisce mentre Vige che lo guarda come a dire MA TU SAI QUALCOSA E NOI NO, ferito nell’anima proprio
“Ma siete amici o amici amici?” Manco alle elementari Vige
“Siamo io e lui, punto.” grazie Ermal ora è tutto più chiaro
Vige fissa ancora un attimo Ermal e poi ci rinuncia definitivamente perché dovreste vergognarvi, dopo tutto quello che faccio per voi e Ermal lo guarda e mangia come a dire “Ma stat citt”
Vige fa il finto offeso e decide di consumare quel che era rimasto dal post-sbornia sotto il sole cocente, seguito da Dino, mentre Marco che da protective mama si gira e “Oh se hai bisogno di qualcosa chiama me mi raccomando, non sparire” perché è ancora in fase soft dalla chiacchierata di ieri sera e in fondo anche due anni fa è stato l’unico a vedere come stava di merda Ermal e non vuole vederlo di nuovo ridotto a uno straccio
E non si sa mai che questo non sparisca a caso e certo Macco lui penserà a te durante la serata
Poi arriva il momento in cui poco dopo pranzo Ermal va a prendere una cosa al bar mentre c’è Fabrizio e Vige sotto l’ombrellone col binocolo a vedere la scena perché voglio sapere
Ermal che si appoggia al banco con gli occhi a cuoricino mentre Bizio a un certo punto ha due secondi di numero liberi e mentre sistema dei bicchieri gli mette una mano sulla fronte per spostargli i capelli dagli occhi perché “ma non hai caldo??? Fosse per me girerei nudo”
Vige si gira a guardarli proprio mentre Bizio si sporge e gli dà un bacio a stampo CHE MANCO NEI FILM, SOTTOOOONI
Vige ha capito e facciamo tutti un applauso di supporto per sto poretto pls
“Ma allora come me devo vestì stasera, me lo vuoi dare 'n mezzo indizio o no??" e Ermal.exe che manco sa lui che mettersi e "è un posto molto carino, ma non ti sto portando a teatro tranquillo, vestiti come preferisci" GLI PASSANO DAVANTI VISIONI CELESTIALI DI FABRIZIO IN CAMICIA E BASTA PENSA AD ALTRO ERMALÌ
FATTO STA CHE questi si devono pur preparare
Fab alla fine opta per la camicia nera mezza sbottonata per mettere in mostra la croce + via delle girandole con le maniche arrotolate sulle braccia e dei pantaloni neri che gli fasciano le cosce e collane random, coronando il tutto con il suo fidato cappello nero
Mentre Ermal è da 20 minuti con un asciugamano alla vita davanti a 3 grucce attaccate all’armadio indeciso su cosa mettersi
Alla fine opta per una maglia nera semplice sui pantaloni di pelle nera e una giacca nera con i fiori blu (per intenderci: quella della finale di Sanremo)
FINALMENTE, dopo aver sistemato alla bella e meglio la sua matassa di capelli, va verso la hall dove si doveva incontrare con Fabrizio e non può mancare il selfie in ascensore che manda prontamente alla sorella
E per oggi finisce così! Vi ringraziamo come sempre per i commenti bellissimi che ci lasciate e speriamo che il continuo vi piaccia
La prossima parte di questa AU sarà una vera bomba, vi posso anticipare solo questo. <3
Alla prossima!
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