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#perlomeno dovrebbe
perpassareiltempo · 22 days
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L’amore non si cerca l’amore non si chiede l’amore non si fa. L’amore cade addosso. E sta.
Antonio Malagrida
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killiandestroy · 2 months
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save me moka delle 23 please save me o come era il meme non ricordo
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kon-igi · 1 month
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LA FESTA DEL PAPÀ È DIVISIVA
Ma oramai non credo che esistano argomenti di condivisione comune sui quali poter fare affermazioni nette e aspettarsi che tutti siano d'accordo.
Il cielo è blu? Ma va'... il cielo è celeste! No, guarda che è nero ed è un fenomeno di rifrazione dei raggi solari sull'atmosfera. Ti sbagli, è giallo! Sì, però togliti quel sacchetto dell'Esselunga dalla testa. Basta! Il cielo è marrone con radici che penzolano. Zitto tu che sei morto!
La scelta del giorno della festa del papà, poi, coincide con quel santo del calendario che credo abbia avuto il peggiore martirio fra tutti, cornuto, mazziato e ringrazia pure. Cioè, come papà sfigato il primo posto se lo prende di sicuro Darth Vader ma perlomeno aveva una spada laser e il suo arco di redenzione è stato più appassionante.
Insomma, la festa del papà è divisiva per due ragioni, una sociale e l'altra personale.
Da una parte, è una ghiotta occasione perché alcuni frignino che non esistono più i papà di una volta, tutti pipa e cinghiate, e che anzi, se andiamo avanti così non esisterano più nemmeno gli uomini, dall'altra è che al netto di tutto, i padri molte volte più che festeggiati spesso vanno perdonati.
Adesso come adesso, i papà sul mercato sono figli o nipoti del patriarcato, nel senso che difficilmente non avranno assorbito per osmosi familiare e sociale l'idea di quello che deve essere il ruolo di un genitore maschio all'interno della famiglia.
In sintesi il pater familias.
[maledetto genitivo ellenico ma sono cose mie]
Quando io e la mia compagna dobbiamo fare cose importanti che implichini decisioni tecniche, burocratiche, meccaniche, matematiche o notarili, il mio gesto preferito è questo
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perché tutte le volte il venditore di auto parla rivolgendosi a me che distinguo le macchine solo per il colore, l'avvocato quando io risolverei tutto con il trial by combat e la commercialista dove io opterei per il baratto.
Io sarei il pater familias, quindi automaticamente il detentore delle decisioni familiari e è invece è la mia compagna quella che prende le migliori, senza spargimenti di sangue o una pila di conchiglie che l'enel non accetta come forma di pagamento.
Sì, vabbè... non sa accendere la motosega o da che parte si impugna un coltello da lanciare e se proprio dobbiamo dirla tutta non riesce neanche ad accendere il fuoco nel camino (cosa che le rimprovero sempre ricordandole che erano le vestali ad accudire il Fuoco Sacro del focolare domestico). Poi però c'è quell'altra che disegna tubi e motori idraulici usando termini strani tipo 'valvola di massima' o 'dislocamento positivo' e quell'altra ancora che snocciola a memoria le caratteristiche di ogni macchina o moto e parla per due ore di maderizzazione e di vendemmia in neve carbonica.
Questo per dire che i ruoli sono solo ruoli ed è solo questione di abitudine... le abitudini cambiano e ci si abitua al nuovo.
Quindi buona festa a quella persona alla quale dovrebbe essere solo chiesto, dopo la fornitura di migliaia di gameti scodinzolanti, di amare in modo vasto e profondo chi non ha mai chiesto di essere portato su questa spaventosa e bella terra, ricordando che amore non è mai possesso, conferma od orgoglio.
L'amore per i propri figli è essere partecipe della gioia che abbiamo insegnato loro a conquistarsi da soli.
E per concludere, si può essere padre amorevole pure senza aver mai partecipato con un singolo spermatozoo.
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mewscarrafone · 2 months
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TOKYO MEW MEW REWATCH - EP 45
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- Saprai la verità molto presto.
Ma perché? Ma che ne sa Ryou, che logicamente dovrebbe essere confuso come tutti gli altri! Questa è una delle parti dove New ha fatto un miglioramento: eliminare tutto il teatrino dei sospetti su di lui, e mostrarlo mentre cerca risposte insieme agli altri invece di fargli dire frasi a effetto canis mentulae.
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Ah, nel doppiaggio italiano si parla di bisboccia tutta notte. Mica male. I sottotitoli inglesi fanno qualcosa di molto più allusivo, e io nuovamente resto con il dubbio amletico di 'ma quale sarà quello più fedele all'originale?'.
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- Sì, finalmente l'idea giusta per risolvere quel buco di trama ... e le parole giuste per fare fluire quel dialogo in piena coerenza con tutti i personaggi... questa scena verrà benissimo, sì. No, aspetta, ora devo mettermi lì e scriverla io?
Come sarebbe a dire che non è così che è andato questo monologo?
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- Okay mettiti al lavoro, io vado a lavare i piatti.
- Ma scusa non avevi detto che mi avresti insegnato?
- Se lo facessi io per te non varrebbe molto!
A' Faccia de Culo, non è quello che ti ha chiesto! C'è una zona grigia tra 'fare il lavoro al posto di qualcuno' e 'mollargli un libro e dirgli di attaccarsi', e quella zona grigia si chiama appunto 'insegnare'!
E lei che ci crede pure. Logica shojo.
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Ecco, dopo che lei ha quasi demolito la cucina lui finalmente si decide a dare una mano. Con Ryou che sta lì a guardare ma con grande dignità e rispetto si astiene dal dire/fare alcunché.
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Devo dire che tutta la parte di questo discorso è ... in egual misura disturbante e pietosa. Kisshu ovviamente ha zero considerazione per Ichigo come persona, par de course, ma al tempo stesso si capisce che dopo i ripetuti fallimento su tutti i fronti e l'essere stato allontanato dai suoi compari il suo contatto con la realtà è decisamente tracollato. In particolare per come prospetti a Ichigo di andarsene da soli da tutto e da tutti, dopo essere stato il più ardente propositore della lotta per gli alieni indipendentemente da Deep Blue: questo ormai non capisce più niente.
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Bello come siano già arrivati tutti al gran completo, le ragazze già trasformate, e non facciano che rimanere lì impalati a guardare il dramah.
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Personalmente apprezzo moltissimo questa scena perché pone un'ottima base al voltafaccia finale di Kisshu. Perlomeno questa del vecchio anime è l'unica delle versioni che ci provi. Nel manga cambia idea ogni due secondi, era lì che gongolava all'idea di uccidere Ichigo pochissimo prima di farsi ammazzare per lei, ma almeno ha avuto un momento in cui ha rinunciato a ucciderla. In New peggio che andar di notte, tenta di strangolare Ichigo dopo la sua crisi di pianto e si ferma solo perché interrotto dal Cavaliere Blu.
In questa versione Kisshu è sempre fuori come un balcone, finché non arriva questo momento in cui crede di avere effettivamente ucciso Ichigo. Per una manciata di secondi ha avuto esattamente quello che pensava di volere, la distruzione della ragazza che l'ha rifiutato, e si è reso conto che no, al contrario, anche vederla con qualcun altro era preferibile al vederla morire. In pratica questa scena ha preso il posto dell'addio finale nel manga, visto che da ora in avanti Kisshu lascerà effettivamente in pace Ichigo - se non in una finta per scatenare il potere del Cavaliere Blu.
Ed ecco qui perché la versione di Kisshu del vecchio anime è la mia preferita: restano fermi i tratti di squilibrio e instabilità, certo, ma c'è un arco caratteriale invece che un cambiamento repentino e apparentemente immotivato.
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E se il vecchio anime rende un ottimo servizio a uno dei miei personaggi preferiti, per controbilanciare corre a sminchiarne un altro. 'Scommetto che sei rimasta sorpresa' ... a rigore di logica dovresti esserlo anche tu, Masaya!
Nel manga, e in New, è reso molto ben chiaro che Masaya non è consapevole nella trasformazione ner Cavaliere Aò, anzi, quando lo fa davanti ad Ichigo reagisce con sorpresa lui stesso, e rimane confuso al proprio 'nome da battaglia' come se non l'avesse mai sentito prima.
E questa cosa ha senso, succede poco prima della rivelazione su Deep Blue e nel frattempo nessuno riesce a farsi troppe domande perché ci sono diverse battaglie in rapida successione e non ne hanno il tempo materiale.
Ma se Masaya fosse stato consapevole fin dall'inizio come questa versione sembra implicare ... la cosa non sta in piedi. Masaya per quanto ne sa è un ragazzo normalissimo, se di colpo si fosse trovato con la capacità di trasformarsi in guerriero alieno avrebbe avuto un milione di domande. E molto probabilmente ne avrebbe parlato con Ichigo, quando lei gli avesse rivelato di essere una Mew Mew: non solo avrebbe avuto un 'segreto' da rivelarle a propria volta, ma forse lei sarebbe stata in grado di dargli risposte, visto che ha subito una trasformazione a sua volta. E sicuramente le avrebbe fatto comodo un alleato sempre con lei, invece di fargli comprendere il pericolo col sesto senso o roba del genere.
Poi, la reazione degli altri: lì tranquilli che guardano la scena, al massimo sono sembrati un po' sorpresi al momento. Altro che lasciarli mangiare i cioccolatini, avrebbero dovuto fare a Masaya un terzo grado che CIA scansate proprio, soprattutto perché alla rivelazione si sarebbe aggiunto il fattore 'perché minchia l'hai tenuto nascosto scusa'.
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COS'È.
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alephsblog · 1 month
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Perlomeno ci tengono su di morale. Matteo Salvini, per esempio. Il popolo ha sempre ragione, ha detto commentando le elezioni russe vinte da Vladimir Putin con quasi il novanta per cento dei favori. Semmai, ha aggiunto, le opposizioni dovrebbero riflettere sui loro errori come lui, quando perde, riflette sui suoi. Pertanto, e per dirne soltanto uno, Aleksej Navalny dovrebbe riflettere sull’imperdonabile errore d’essersi fatto assassinare. Caro Navalny, come si fa a fare opposizione da morti? Per il resto tutto bene, lo ha detto anche Vito Petrocelli. Non so se lo ricordiate. È stato senatore dei Cinque stelle e presidente della Commissione esteri. E sottolineo presidente.
È andato in Russia in qualità di osservatore internazionale, sebbene non abbia capito per conto di chi, ma sarà senz’altro colpa mia, e in un’intervista alla Tass – l’agenzia di stampa controllata dal governo di Putin – ha detto: tutto ok, alla grande, una prova di democrazia da andare in brodo di giuggiole. Ma il mio preferito è Michele Geraci. Quando Petrocelli era presidente, lui era sottosegretario allo Sviluppo economico, governo gialloverde, premier Giuseppe Conte. E ieri s’è stupito dello stupore. Logico che Putin prenda più dell’ottanta per cento. L’economia va una bomba (pardon), il tenore di vita sale (se non la si perde in guerra), l’orgoglio nazionale scoppia di salute più di un’atomica, e se Giorgia Meloni e Antonio Tajani facessero lo stesso, ha detto, anche loro guadagnerebbero voti. Grande idea. Peccato solo che l’Ucraina sia già stata invasa, accidenti. Però potremmo far fuori quei nazisti di San Marino. (Mattia Feltri)
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abr · 29 days
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il principale problema dei progressisti europei è che «la loro clientela oggi è fatta di privilegiati».
Sahra Wagenknecht. I detrattori la accusano di essere populista, (...) il partito cresce e in alcune regioni dell’Est è la seconda o terza forza. (...) Sulla porta (del suo ufficio) è ancora appesa la targa del suo precedente partito, la Linke. (...)
Perché un nuovo partito? A chi puntate? «Alle persone con redditi medi o bassi. Dimenticate (...) dalla sinistra. (...) Prendete i Verdi, so che suona come un cliché: quelli che li votano, hanno un’istruzione accademica, vivono in centro, fanno la spesa nei negozi bio, guidano auto elettriche. Vogliono vietare gli aerei a tutti, spiegano perché non si dovrebbero fare le vacanze a Maiorca e poi volano in tutto il mondo. E' questa doppia morale che fa arrabbiare la gente».
«(M)olti elettori della vecchia sinistra sono andati a destra. Ma non perché siano razzisti, nazionalisti, bensì perché (...) nessuno difende i loro interessi».(...) «(Noi) siamo conservatori di sinistra. Com’eravamo un tempo, prima di quest’ondata identitaria, prima dei discorsi woke».
Torniamo al diciannovesimo secolo? «No, alla Spd di Willy Brandt. Non siamo retrogradi, omofobi, grazie a Dio con queste tesi non abbiamo nulla a che fare. Ma dalla cannabis alla prostituzione, perfino sull’aborto — certo che sono a favore dell’aborto, ma non all’ottavo mese, e neppure al sesto — la sinistra ha preso una serie di posizioni sbagliate». (...)
«Per quanto riguarda l’Ucraina, (h)a ragione il Papa. Ci devono essere i negoziati, ora». Quindi tacciano le armi, e poi vediamo che fa Putin? «(...) L’avessero fatto sei mesi fa, sarebbe stato meglio. (I)l Papa (n)on ha parlato di capitolazione, ma del modo per non portare il Paese al suicidio. Io credo che Zelensky non abbia nessuna possibilità di vincere, alimentare quest’illusione è pericoloso». Non pensa che (...) Putin potrebbe attaccare la Polonia (o L'Estonia)? «No, perché non è in grado di farlo. L’esercito russo ha fallito nel prendere Kiev. Che possano reggere un confronto con la Nato lo escludo». (...)
Cosa pensa della Ue? «Che si dovrebbe concentrare su quello che può regolamentare. Noi vogliamo smantellare la centralizzazione. Siamo per l’Europa delle democrazie sovrane. (...) In ogni caso, noi non vogliamo conservare l’attuale Europa, ma cambiarla».
Suo padre era iraniano, il suo vice Fabio Masi ha origini italiane. Perché — con questi legami — è così contraria all’immigrazione? «Non siamo in principio contro l’immigrazione. I problemi nascono quando sono in troppi ad arrivare (...). Si crea un sovraccarico. L’altro punto critico è quando l’identità di alcune comunità di migranti si fonda sul rifiuto della cultura del Paese ospitante. Guardiamo cosa succede in Francia, dove ci sono realtà parallele inaccettabili nelle quali si pratica un Islam radicale».
«Per me la caduta del Muro è stata una liberazione. Avevo difficoltà nella Germania dell’Est, volevo le riforme, avevo criticato i vertici, la pianificazione centralizzata. Non ho trovato posto all’università nonostante gli ottimi voti. Mi avevano proposto di fare la segretaria: allora ho risposto che sarei rimasta a casa a leggere, e avrei vissuto dando ripetizioni. La «Svolta» per me è stata una benedizione, ho potuto studiare. (...)».
via https://www.lafionda.org/2024/03/28/parola-a-sahra-wagenknecht-unintervista/, riporta una intervista al Corriere.
Segni di vita intelligente a sinistra. Pur sempre statalismo, ma perlomeno mitigato dal nazionalismo identitario. Aspettiamo le due o tre generazioni che servono per veder questi segni propagati anche qui, giù nella provincia arcadica, guarda caso sempre più incazzata e stracciona.
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greenbor · 1 month
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Ci sente spesso molto lontani dal nostro centro. La vita spesso col suo vivere lo sposta continuamente. E' un po' come essere su di una barca che poggia su di un ipotetico mare e accade spesso di sentirci in balia di qualcosa di più grande che può all'improvviso mutare i nostri destini, scombinarli, talvolta migliorarli, ma altre volte può pure distruggerci, scombinarci, dissestarci, farci uscire dal nostro centro. Ci troviamo ad osservare, a controllare, ad ascoltare tutto quello che accade attorno a noi. Una scuola di pensiero ci difende, o perlomeno sembra farlo, assumendo il controllo di noi stessi con un riflesso logico, non complicato, del tutto razionale. La mente, guai se non ci fosse per tanti versi, viene metabolizzata dal nostro cuore. Funzioniamo come un sistema di allarme che difende la nostra banca centrale. Siamo così arroccati in questo nostro congegno di difesa proprio perché avvertiamo pericolo. Ci permettiamo degli ambiti in cui scegliere con cui comunicare ed estromettiamo altri. Vorremmo conoscere qualcuno e troviamo le porte chiuse. Altre volte ci accorgiamo che siamo incuriositi da chi è troppo popolare e quindi è per noi inarrivabile. Troviamo dei muri, spesso invalicabili. Vivere dovrebbe essere semplice ed invece diventa molto complicato. Quando la tecnologia non era così affermata, stranamente, tutto era molto più naturale, molto più ricco di espressività, molto più diretto nel suo applicarsi nei contatti umani di ogni giorno. Oggi il nostro centro è il nostro cellulare. La totalità ne ha almeno uno che tiene sempre nelle mani. E' il nostro totem e non possiamo prescindere da esso. In qualunque momento possiamo raggiungere chi vogliamo. Come potremmo immaginare che le persone soffrano di solitudine? Come potremmo immaginare le relazioni affettive siano così spesso non durature? Eppure mai come in questo tempo siamo così infelici, o perlomeno andiamo ad intermittenze di periodi buoni che alterniamo ad altri meno buoni. Siamo nell'epoca dei grandi ipotetici scrittori. Le librerie sono troppo piene di libri. Ma siamo pure nell'epoca dei grandi imitatori, di coloro che per rappresentare loro stessi scelgono poeti, filosofi, testi di canzoni, frasi prese al rinfusa dal web. In pochi portano loro stessi e sono ammirevoli, coraggiosi; si mettono in gioco continuamente, anche col rischio di essere giudicati. Alcuni vivono su isole in cui sono lasciati a loro stessi ed anche se sono tra noi, è come se non esistessero: eppure sono così belli! I grandi numeri sono lontani da quella popolarità che cercano e che pensiamo che sia così importante. Essere nei piccoli numeri ha una grande qualità. Un quadro di un bravissimo autore non è stato ancora recensito ed ogni giorno, senza esporre, continua a dipingere nuove opere. Gli basta creare e non vuole commercializzare. Gli basta quella sua rara bellezza creativa!
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thelastdinner · 4 months
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Donne.
Contorni della carne.
Strumenti del piacere.
Il Mio.
Si il Mio.
E quale dovrebbe essere?
Non sono abituato a considerare chi mi provoca piacere o chi si è messo a disposizione per darmelo. Si una volta credevo nell’amore, nei suoi principi, nella sua morale. Ora no, ora credo che non ci sarà mai più spazio per quella che io definisco rovina. Non c’è nulla di più devastante di un errore senza aver la possibilità di rimediare in alcun modo.
Si ripeto, una rovina, un morbo, un cancro che divora ogni sogno, che ti precipita in crepacci dalle sporgenze affilate e aguzze. Un volo spezzato dall’ira di un destino malvagio, una saetta scagliata da Zeus su quel povero mortale che ad un certo punto credeva di vivere come un dio, o perlomeno di essere stato trasformato in poesia da Eros.
Detengo e ho l’esclusiva del mio piacere, il resto si chiama beneficenza.
Tratto da un libro sacrificato all’ego.
Azeruel
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automatismascrive · 7 months
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Un consiglietto corto per dei fumettini a tempo: ShortBox Comics Fair 2023
Ciao cari. Un blog meno discontinuo e raffazzonato dedicherebbe diversi paragrafi a scusarsi per l’assenza prolungata, spiegherebbe nel dettaglio ciascuno dei motivi che hanno portato ad un completo stop di pubblicazione e perché no, darebbe succosi aggiornamenti sulla vita privata del suo curatore, ma come è chiaro ed evidente questo è proprio un blog discontinuo e raffazzonato: un post ogni tanto, quando a) mi capita sotto il naso qualcosa di interessante (frequenza: alta) e b) la vita mi permette di trovare le energie per scrivere della suddetta cosa interessante (frequenza: beh, lo vedete da voi). Dunque senza perdere ulteriori energie a spiegare i motivi dei miei dilatati tempi di postaggio, passiamo all’argomento del microconsiglio di oggi: la ShortBox Comic Fair, edizione 2023.
Come specificato nelle succinte ma esaustive FAQ del sito, l’evento funziona come una classica fiera del fumetto, semplicemente in formato virtuale: gli artisti selezionati hanno diversi mesi per sceneggiare, disegnare ed eventualmente colorare un fumetto completo, che sarà poi ospitato nella bacheca virtuale del sito e venduto esclusivamente in PDF per cifre piuttosto modiche (si va dalle 2 £ alle 10 £ per i fumetti più lunghi); l’artista può eventualmente decidere di rendere disponibile il suo fumetto anche al di fuori delle tempistiche della fiera, che dura fino all’ultimo giorno di Ottobre, ma le regole stabilite dal sito prevedono che i diritti di pubblicazione della ShortBox cessino con la fine del mese – si tratta dunque in buona parte di fumetti a tempo, disponibili per poche settimane ad un costo modico. Ho scelto dunque di comprarne tre per farmi un’idea del genere di materiale ospitato, degli artisti coinvolti e certo, anche perché sospettavo che ci sarebbe potuto scappare un consiglietto (guarda un po’, sempre a pensare al lavoro) – e non ho avuto torto, perlomeno nel caso di due dei tre fumetti acquistati.
Iron (Alissa Sallah)
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Sfortunatamente la fiera non offre tavole dei fumetti da usare per recensioni e segnalazioni, quindi mi limiterò a postare altri lavori degli artisti citati. Notare che Sallah ha uno stile molto variegato.
Or, leader di Ferrum Magalo e attualmente impegnato in una guerra che sembra destinato a perdere, ha una speranza: convincere uno dei principi dell’Argntum, nazione notoriamente (anzi, “violentemente”, come ci viene segnalato nel testo) neutrale, ad entrare in battaglia e ad uscirne vincitore per compiere la profezia che viene annunciata ormai da anni dai profeti – che godono di ben poca fiducia presso la popolazione, considerando quanto poco azzeccano previsioni semplici come quelle del tempo. Tuttavia la situazione è talmente disperata che Or decide di partire alla volta della montagna sulla vetta della quale dovrebbe risiedere il principe Vrgl; vetta piena di pericoli nonché pattugliata da mistici uomini-angelo dalle straordinarie abilità, che testeranno il coraggio e la risolutezza del nostro protagonista, anche perché ad attenderlo non ci sarà certo una persona particolarmente collaborativa...
Sarò onesta: la storia è davvero tutta qui. Complice il numero di pagine davvero esiguo (27, includendo titolo e bio dell’autrice) la vicenda raccontata è estremamente essenziale, priva di ribaltamenti, sviluppi nelle relazioni tra i due personaggi rilevanti che non vadano oltre l’ovvio e in generale poco incisiva nei momenti cardine che dovrebbero avere un certo impatto emotivo – come quello del rituale che lega Or a Vrgl. Quello che davvero spicca di questo fumetto è lo stile di disegno: fin dalla copertina è davvero semplice riconoscere in quei corpi slanciati, nei visi delicati e nelle proporzioni una chiara ispirazione agli shōnen-ai/yaoi di qualche decennio fa, o, per andare a pescare manga un filo più recenti, alla produzione delle CLAMP; l’intero fumetto combina questa cifra stilistica con una certa originalità nel design dell’armatura del protagonista e nelle armi utilizzate, nonché nella fauna incontrata nel corso del viaggio – con design che non sfigurerebbero troppo di fronte al bestiario di uno Shin Megami Tensei qualsiasi.
Tuttavia, qualsiasi carica sensuale ed erotica promessa dalla copertina piuttosto suggestiva nonché dal content warning viene del tutto abbandonata con il passare delle pagine, privando quindi il fumetto del nocciolo essenziale alla base dello stile a cui si ispira senza però rimpiazzarlo con delle ritualità o dei gesti altrettanto forti; la storia fatica a compensare il suo formato estremamente ridotto con immagini dalla potenza tale da coinvolgerci in una vicenda così breve, mancando oltretutto di arguzie particolari nello storytelling e anzi spesso e volentieri ricorrendo a dialoghi piatti e occasionalmente in un inglese un po’ stentato. Insomma, se vi interessa per studiare uno stile così particolare non è una brutta idea acquistarlo, ma il mio consiglio è che a fronte di un budget limitato conviene tuffarsi su altro.
Ocean (Lucie Bryon)
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I character design con gli orecchioni sono una mia debolezza.
Toots & Boots sono due agenti segreti della continuità spazio-temporale (smaccatamente inseribili in quel filone di film che ha come capostipite Men in Black) a cui è stata affidata l’ennesima missione di routine: tornare negli anni duemila, trovare il bersaglio colpevole degli smottamenti sulla linea temporale e riportarlo alla base; l’unica peculiarità della missione sembra essere nella natura del suddetto bersaglio – un adorabile gattino – almeno fino a quando il trasmettitore dal design appropriatamente didascalico smette di funzionare, bloccandoli nel ventunesimo secolo senza un soldo e senza la maggior parte delle competenze che permetterebbero loro di trovarsi un lavoro, una casa in affitto o anche solo un pasto caldo… Inizia così la lunga vacanza di Toots & Boots, che vedremo ritagliarsi il loro spazio nella ridente cittadina marittima di Châtelaillon grazie ad un inaspettato colpo di fortuna che permette loro di diventare parrucchieri improvvisati nonostante la loro inesistente competenza in materia di tagli di capelli (come evincerete facilmente dalle loro assurde pettinature).
Per quanto la vicenda sia facilmente prevedibile nei suoi sviluppi, i siparietti che vedono i nostri protagonisti alle prese con la vita quotidiana della cittadina sono divertenti e strappano più di un sorriso; ciascun personaggio ha una fisionomia riconoscibile ed espressiva che permette di affezionarsi facilmente al ristretto cast e di seguirne le vicende con trasporto. Oltretutto, il tratto semplice e netto delle prime vignette, assieme alla palette essenziale nera, bianca e blu, fa spazio man mano che passano i giorni – scanditi dal diario di Toots – a delle linee più morbide e soffici, e a colori pastello che accompagnano il rilassarsi dei due protagonisti, che piano piano iniziano a dimenticare la loro missione originaria per scoprire che una vita tranquilla fatta di appuntamenti, gelati e giri in motocicletta potrebbe essere migliore di quella che hanno vissuto fino a quel momento. È anche questo accorgimento che ci avvicina emotivamente ai due agenti e ci tiene almeno un po’ con il fiato sospeso fino alla fine, curiosi di sapere se entrambi decideranno di tornare alla loro vita precedente o se invece almeno uno dei due farà una scelta differente… Sempre che la loro organizzazione lo permetta.
Insomma, un fumetto assai simpatico che utilizza bene lo spazio a disposizione per raccontare una storia prevedibile ma ben narrata nei suoi elementi essenziali, nonché disegnata in maniera adorabile. Approvato!
When Death Comes, I Will Follow (Val Wise)
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Full disclosure: ucciderei un numero significativo di persone per imparare a disegnare come Wise.
In ordine di gradimento crescente, ecco il mio fumetto preferito tra i tre che ho avuto l’opportunità di leggere. Lady Elaine, nobildonna e cavaliere, siede alla tavola della sorella Charlotte, unica suora che rimane ad abitare un monastero ormai deserto; sono entrambe sopravvissute alla morte per mano di quelle che Charlotte chiama le Donne Piangenti (Lamenting Ladies) – misteriose entità attratte dalla morte che uccidono chiunque si trovi vicino ad una persona che esala l’ultimo respiro – per tenacia o per puro caso, ma si trovano in quel momento ad un bivio: rimanere assieme rischiando che la morte accidentale dell’una condanni anche l’altra, o Lady Elaine dovrebbe ripartire immediatamente, continuando ad errare in totale solitudine? Come se non bastasse, Charlotte non ha detto tutta la verità circa la strage avvenuta nel monastero…
La prima cosa che salta all’occhio di When Death Comes è indubbiamente la struttura delle tavole: lo sfondo delle vignette, inchiostrate in bianco e nero, è infatti decorato in maniera coerente rispetto ai dialoghi o agli avvenimenti, talvolta rappresentando un nesso logico fondamentale – ad esempio, quando Charlotte offre della carne ad Elaine che ricorda il cavallo morto, accasciato sullo sfondo, di cui si è probabilmente cibata; assieme alla gestualità e alla forte componente non-verbale presente in tutte le tavole, che anziché venire soffocate da enormi balloon pieni di spiegazioni sono caratterizzate da dialoghi brevi, secchi ma perfettamente comprensibili, questi espedienti aiutano ad immergere il lettore nella cupa atmosfera di queste sessantaquattro pagine. La scelta assai felice di non mostrare mai le cosiddette Donne Piangenti fino alla fine, e anzi di alludervi solo in termini vaghi e criptici, risulta particolarmente azzeccata per aumentare il senso di tensione che trasuda da ogni interazione tra i personaggi, tragicamente consci della fragilità del loro corpo (e soprattutto di quello altrui) che potrebbe in qualsiasi momento portare a conseguenze disastrose.
Altro punto di forza che mi preme sottolineare sono i dialoghi: se la prosa di Iron era a tratti un po’ rigida e sgradevole, ciascuna delle interazioni tra Elaine, Charlotte e un terzo personaggio di cui non dirò nulla di più sono curate, realistiche e decisamente abili nel restituire le dinamiche che si possono creare tra persone che vivono una situazione di costante attesa per qualcosa che potrebbe come non potrebbe avvenire. Tensione che esplode nel finale, in maniera del tutto coerente con gli avvenimenti precedenti e lasciando un senso di smarrimento non solo nei personaggi sopravvissuti, ma anche nello stesso lettore. Insomma, fatico a trovare qualche pecca in questa storia che raggiunge esattamente l’obbiettivo che si prefigge in così poche pagine; spero solo che un’ambientazione così promettente possa essere riutilizzata dall’autore anche per un fumetto più lungo, visto che spulciando il resto della sua produzione mi pare di capire che questi temi siano particolarmente nelle sue corde.
… And more!
Le mie risorse mi hanno permesso di acquistare solo tre dei fumetti esposti, ma spulciando il catalogo è molto facile trovare altre opere accattivanti: c’è Pearl Hunter, della bravissima Hana Chatani di cui ho avuto l’occasione di leggere Love Condemns Me (se lo trovate in giro, lettura super consigliata a chiunque interessi La sirenetta in tutte le sue varianti), c’è Pinball Wizard, che accompagna una descrizione da shōnen manga con uno stile di disegno incasinato ma buffissimo, e c’è History Grows Like a Tumor, dalla palette essenziale e dalla premessa assai intrigante… E molti altri titoli che vuoi per il prezzo irrisorio, vuoi per lo stile peculiare o per l’idea alla base sembrano meritare una lettura. Di certo dal cestone della ShortBox Comic Fair è possibile pescare anche roba noiosa o deludente (come nel caso di Iron), ma se volete fare una prova e destinare una parte del vostro budget mensile all’acquisto di qualche fumetto di artisti contemporanei non posso che consigliare questa fiera.
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perpassareiltempo · 6 months
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Non è che basti ammettere i propri errori per risolvere tutto. Che uno li ammetta o no, gli errori restano errori, di lì non si scappa.
Haruki Murakami
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stefandreus · 2 years
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Un conto è riempire le giornate, un conto è dare loro un senso. (parafrasando citando)
Grazie illustrissimo. Il conoscere persone come lei mi dà fiducia nel genere umano. Il suo riconoscere i miei dubbi riguardo le dispute degli psichiatri americani su cluster e roba varia, sul fatto che la psicologia non è una scienza, sul fatto che lei si ricordi di me e si ricordi delle mie doti "artistiche", forse sarò modesto io ma è oltremodo commovente.
E' oltraggioso che nei luoghi accademici dove si dovrebbe valorizzare l'arte la si degrada a compiti per casa, ma al tempo stesso lei ricorda le mie qualità e non i difetti.
Trovare un senso alla vita. Alle giornate. E alla faccia del bias cognitivo/collettivo di questi ciarlatani o perlomeno fenomeni da baraccone in confronto a lei, che non curano, ma vivono i propri lavori credendo di curare. Lei mette di fronte alle persone la realtà, cruda ma vera, mentre loro ti danno la pillola e nemmeno indorata.
Lei è un vero insegnante, medico nel vero senso della parola e persona d'altri tempi.
Grazie.
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kon-igi · 2 years
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COLD HEART IN A COLD CRUEL WORLD
Tenevo i piedi appoggiati sulla scrivania, la sedia inclinata.
Una bottiglia quasi vuota di bourbon filtrava il giallo sporco della luce del sole morente di un pomeriggio di tardo autunno newyorchese in riflessi ambrati che facevano sembrare le ragnatele polverose del mio ufficio quasi piacevoli.
Bevetti l’ultimo sorso, liscio - la macchina del ghiaccio in quel condominio fatiscente aveva tirato le cuoia in una notte di mezza estate - e mi scottai il labbro aspirando con disincanto l’ultimo millimetro della mia Pall mall senza filtro.
Il crimine non dorme mai - pensai, guardando la brace spegnersi - ma ultimamente doveva star facendo un pisolino con gli occhi aperti perché nessuno aveva più bussato sulla porta a vetri con su scritto OTAVIRP EROTAGITSEVNI - ZTIWOKCAJ NOMOLOS.
Perlomeno, quello era ciò che leggevo io, dalla parte sbagliata del vetro ma forse la mia vita era proprio quello: sperare che la gente si affidasse a uno che vedeva il mondo come un riflesso distorto della realtà.
Accesi un’altra Pall Mall.
Improvvisamente la porta si spalancò con un tintinnio di vetri polverosi e le gambe più lunghe e lisce di tutta la vecchia Mela portarono dentro una bionda boccolata di fresco, con un golfino aderente e una minigonna così corta che mi pareva di sentire ansimare Padre Connoly a sette isolati di distanza. Le labbra corrucciate sembravano capaci di sbottonare la cerata di un marinaio durante una tempesta col mare a forza nove e quelle tette prepotenti non avevano certo bisogno di un reggiseno per suggerirti di...
Mister Jacowitz... sta parlando a voce alta - fece lei.
Questo è il problema di aver dato le ferie alla mia segretaria - risposi, togliendo i piedi dalla scrivania e tendendo il nodo alla cravatta sgualcita - niente più macchina da scrivere pestata con stizza a coprire il suono dei miei pensieri. Cosa posso fare per lei, Mrs...?
Miss Fiona Birdwisthle - disse lei, premurandosi di stendere con finta noncuranza le dita prive di anello - e lei deve aiutarmi a ritrovare una persona.
- Chi, un fidanzato che ha cambiato idea all’ultimo momento? Un barboncino dimenticato in qualche boutique?
No, Mister Jackowitz - fece lei, una lacrima di rabbia che faceva capolino tra le sue lunghe ciglia vellutate - qualcuno che ha avuto torto su internet!
Sibilai il mio disappunto a denti stretti - Forse dovrebbe rivolgersi alla polizia... io sono solo un investigatore privato e l’ultima volta che mi sono occupato di un caso simile mi sono ritrovato sanguinante in vicolo mentre guardavo il lato sbagliato di un tubo di piombo brandito dall’amministratore di una pagina facebook di complottisti no-vax con 125.000 iscritti.
Ti prego, Solomon! - fece lei, passando al tu e innaffiando il mio cuore tenero con una cascata di lacrime damascate di mascara - Si tratta di un bruto che commenta sempre i miei post e i miei video in modo ironico e senza nemmeno mettermi un like! 
Come si chiama? - chiesi aprendo il cassetto della mia scrivania e facendo scivolare la 38 nella fondina ascellare.
Non lo so... deve aver creato molti profili falsi ma io so che è la stessa persona! Ti scongiuro, Solomon... non posso sopportare l’idea che su internet ci sia qualcuno che abbia torto!
- Bambolina... non sono a buon mercato ma quando si tratta di una bionda triste e in pericolo tolgo il portafoglio dalla tasca destra della giacca e lascio battere forte il cuore. A caso chiuso mi basta una cena romantica e candele lasciate consumare sul tavolo mentre in camera si balla. Ora torna a casa e lasciami fare qualche domanda in giro.
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La notte era calata sulla città che non dorme mai come una battona che annusa il giorno di paga degli scaricatori portuali ma io sapevo dove trovare le giuste informazioni su questo tizio. Solo che a rimestare tra la feccia dei bassifondi qualcosa di puzzolente ti rimane sempre attaccato alla suola e a me non piaceva lustrarmi le scarpe.
La sala scommesse di Bertie a Hell’s Kitchen ti pestava un occhio come un brillante falso incastonato sull’incisivo marcio di un pappone portoricano ma tutti sapevano che quella era solo un’attività di copertura. Bertie era un informatore della polizia postale e dio solo sa quanto le sue conoscenze gli avessero più di una volta salvato il culo... non puoi far chiudere migliaia di profili flaggandoli di segnalazioni e sperare che qualche stronzo disperato non ti venisse a scaricare un canne mozze nel culo.
Trovai Bertie nel suo fumoso ufficio sul retro, circondato da blogger di Only Fans che avevano cliccato ‘Ho 18 anni’ quando erano in seconda media.
Ciao, Bertie - feci io, chiudendomi la porta alla spalle.
Hey, Sol! - starnazzò lui - Se sei venuto per quella storia del furto di profilo, io non c’entro nulla! Voglio dire... non puoi mettere come password 12345 e poi lamentarti che qualcuno ti fotte l’identità. È come chiederlo a voce alta!
Un po’ come tu mi stai chiedendo di massaggiarti le gengive con questo crick? - sibilai io, avanzando verso la scrivania. Le ragazze si dileguarono veloci come se avessero sentito la campanella della ricreazione.
- Eh.. no... calmati Sol, sennò chiamo ad alta voce i fratelli Di Salvo e arrivano qua in un momento a farti il culo!
- Dove credi che abbia preso questo crick, Bertie? Dal bagagliaio della tua Dodge Charger dove ho messo a dormire sogni emicranici i tuoi stupidi gorilla. Tu lo sai chi sto cercando, Bertie?
L’ometto stava sudando e si agitava come il tipo con la tromba in un complesso Mariachi - Senti Sol, te lo giuro su dio... io me ne sono tirato fuori perchè non ne volevo sapere nulla! La persona che stai cercando è poco raccomandabile! Chiunque abbia provato a ribellarsi o a montargli una shitstorm contro adesso riposa in fondo alla baia con un paio di scarpe di cemento! Chiedilo a Edna la Zozzona... sicuramente lei se l’è scopato!
Edna la Zozzona. Se alle puttane intitolassero le vie allora dovrebbero dare il suo nome alla Interstatale 90. Una volta hanno dovuto mandare uno speleologo a recuperare il ginecologo che la stava visitando. Edna la Zozzona... se avevi un cromosoma Y ti aveva scopato. In realtà ti aveva scopato anche se respiravi. O se avevi respirato fino a qualche giorno prima. 
La trovai seguendo il cigolio arrugginito che facevano le sue gambe mentre mostrava la mercanzia tra la Brodway e Madison Avenue. Ciao, Edna - feci io, mantenendomi a distanza di sicurezza dalla ventosa - come vanno gli affari al mercatino dell’usato?
- Quanto sei spiritoso, Solly... eppure non mi sembrava proprio che qualche anno fa tu mi disprezzassi!
- Ti stai confondendo col mio bisnonno, Edna... mi hanno dato il suo nome. Pensa che ha preferito disertare e unirsi all’esercito austro-ungarico che farsi trifolare un’altra volta da te. Ma adesso basta convenevoli... sto cercando un tizio che ha torto su internet. Lo conosci?
- Hai descritto il 99% delle persone che stanno su internet. O perlomeno così afferma l’altro 99%.
- E quell’un per cento invece ha ragione?
- No. Hanno un Motorola Star Tac che non si connette a internet. Comunque cosa ti fa credere che sia un lui? Secondo recenti ricerche il 40% di che perpetra online harassment è di sesso femminile e il gender gap si colma fino quasi a invertirsi se l’oggetto dell’odio è un’altra donna. Oltre a essere più intelligenti noi donne sappiamo essere anche più cattive. Ti ricordi quella battona che stava a Brighton Beach, quella che ebbe un’attacco di dissenteria mentre faceva una gang bang con quel gruppo di seminaristi? Ecco, sul suo profilo Tinder il giorno dopo qualcuno...
La lasciai a parlare da sola, ancora più confuso di prima, quel tipo di confusione che si poteva dipanare solo con una tequila da El Barrio, idea che misi subito in atto.
Mentre ero seduto al bancone e dissertavo tra me e me di massimi sistemi - cioè se si dovesse ciucciare prima il limone o il sale - Miguelito, il proprietario del locale, mi urlò dalla cucina - Soooool! C’è una chiamata per te!
Trangugiai la tequila e presi la cornetta del telefono sul bancone - Pronto.
La voce all'altro capo del filo era quella del sergente Curtis della Squadra Omicidi, che mi doveva un favore per quella soffiata sul fantino zoppo dato trenta a uno (l’avevo azzoppato io).
- Solomon... stai ancora cercando quello che aveva torto su internet? - Cercando ma non trovando, Curtis. - Beh... qualcuno che risponde a quella descrizione è stato appena portato in obitorio. Faresti bene a fare subito un salto.
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L’anatomopatologo tolse il lenzuolo dal corpo e l’illuminazione cruda dei neon non mi risparmiò nemmeno un particolare. 
Lavoro brutale - dissi - ma non da professionisti. Chi gli ha fatto questo aveva un conto in sospeso con il poveraccio ma poi si è lasciato prendere la mano. Se fosse sopravvissuto di sicuro non avrebbe più sbloccato il suo iphone col riconoscimento facciale.
Mister Jackowitz - mi fece il coroner, mordendo nervosamente l’asticella dei suoi occhiali in tartaruga - le posso parlare con franchezza? Non lo scriverei mai tra le cause di morte sul referto autoptico ma anche se all’apparenza il cadavere appartiene a una persona che aveva torto su internet, in realtà io mi sono fatto un’altra idea.
- E cioè?
- Lo sguardo vitreo, le narici dilatate, le escorazioni da tastiera sulla punta delle dita. Questa non è una persona che aveva torto su internet... questa è una persona che voleva avere ragione su internet!
Poi sollevò una busta trasparente - Questo è l’unico effetto personale trovato sul corpo. Una catenella da collo con una lettera. Ha idea cosa possa significare, Mister Jackowitz?
E improvvisamente l’ultimo pezzo del puzzleandò al suo posto, con un rumore simile a quello della porta metallica di una camera a gas che si chiude dietro il condannato 
- Sì... che probabilmente il prossimo cadavere sul suo tavolo sarà il mio.
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Dio stava giocando a biliardo e dai lampi che illuminavano il mio ufficio, subito seguiti dal tremolio dei vetri scossi dal tuono, stava perdendo alla grande. 
La porta cigolò lentamente e poi lei era lì, una silhouette d’ombra, vestita di una pelliccia bianca che nella penombra vibrava di energia elettrostatica. O forse era la carica elettrica sospesa tra noi due, palpabile nell’aria come prima di una tempesta di sesso.
- Solomon... sono venuta appena mi hai chiamato! Hai trovato chi aveva torto su internet?
- Diciamo che l’ho trovato. Interessante che tu ne stia parlando al passato, visto che giace stecchito in obitorio... ma tu non lo potevi sapere.
- Oh, Solomon... allora non potrà farmi più nulla! Sono una donna libera! Libera di postare i miei contenuti originali senza essere più perseguitata dalle critiche!
- Vedi, baby... non so se mi abbia più ferito il fatto che tu mi abbia usato per farlo uscire allo scoperto e arrivare fino a lui per farlo fuori oppure che io ci sia caduto a pie’ pari come un allocco che ha danzato inturgidito al battito delle tue ciglia.
Ma cosa stai dicendo Solomon?! Tu mi hai salvato e io mantengo sempre le mie promesse... - e con un sinuoso gesto delle spalle fece cadere a terra la pelliccia. Sotto indossava solo il piercing all’ombelico. Si avvicinò lentamente e con una mano cominciò ad allentarmi il nodo della cravatta.
- Non era lui ad avere torto, zuccherino... eri tu che non sopportavi l’idea che la sua ragione fosse migliore della tua!
Qualcosa si ruppe nel suo sguardo seducente - Oh ma guarda... sei solo contento di vedermi oppure il duro che senti in mezzo alle gambe è la mia calibro 22 premuta suoi tuoi gioielli di famiglia?
Cristo! - sussurrai - La mossa Kansas City... guardi le tette a destra e non ti accorgi della pistola a sinistra!
- Potevamo essere felici io e te Solomon... avere un profilo condiviso, metterci i like a vicenda. Ma come hai fatto a capirlo?
Allungai una mano e con le dita sollevai il ciondolo che portava al collo - Il tizio morto. Ne aveva uno uguale al collo. Quando sei venuta la prima volta ero troppo distratto dalle tue tette ma poi ho ricordato, quasi troppo tardi.
Quasi?! - sibilò lei di rabbia - Ma È troppo tardi!
- Dimmi, piccola... cosa significa quella t minuscola? Tumblr? Dovevo capire che mi stavo infilando in un covo di narcisisti esagitati che si masturbano l’ego a colpi di reblog...
La pressione della canna della sua 22 aumentò in modo preoccupante - Senti, brutto stronzo! Ho più di 10.000 follower e ogni mio post viene rebloggato perlomeno...
Mi spiace, zuccherino - feci io con tono triste, guardando sopra la sua spalla sinistra.
- Cos...
E la 38 fece fuoco dalla tasca destra della mia giacca.
Fiona lasciò cadere la sua pistola e mi fissò con un oceano di stupefatta incredulità negli occhi - Come hai potuto farmi questo, Solomon? Io... io avevo ragione e lui aveva torto! 
Lei stava andandosene nel regno del grande mistero e avevo poco tempo - Pupa, il paradosso di Popper è un non sequitur concepito per mettere in risalto l’impossibilità di delineare un confine preciso tra il totalitarismo di chi parteggia per un numero sufficiente di persone che abbiano formalmente ragione e la fazione minore di chi invece è incasellato tra coloro che hanno torto ma che in virtù del loro egotismo riflesso contaminano la discussione trasformandola in una schermaglia infinita e sterile dove la reductio ad hitlerum si manifesta fin dalle prime battute.” 
Forse era troppo sottile ma mentre la luce le si spegneva negli occhi credo che alla fine abbia capito.
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jazzluca · 11 months
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AIRAZOR ( Deluxe ) Rise of the Beasts
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Apparso ufficiosamente in anticipo in rete come il primo modellino "serio" della linea di giocattoli, quello di AIRAZOR ha depistato solo un po' i fan sull'aspetto della Maximal al cinema, rispetto a quello del collega Cheetor, dato che alla fine anche questo della linea principale di Rise of the Beasts è sì basato sun concept iniziale, ma TECNICAMENTE non si dovrebbe discostare troppo dalla Transformer cinematografica, se solo ce l'avrebbero fatta vedere lì nella MODALITA' ROBOTICA! ^^''
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Ma vabbè, almeno questa non è affatto male ed è evocativa del look classico del personaggio, con il casco a forma di testa di falco, la testa effettiva del volatile cui si trasforma come parte centrale del torso, più le spalline "piumate", altre piume dietro i polpacci ed i piedi dalla forma quasi artigliata, così come sulla schiena trova posto la coda ed un accenno di ali ripiegabili.
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Ma a valorizzare ulteriormente questo stampo ci pensa la colorazione, abbastanza variopinta nel suo cercare di essere "realistica" come accade spesso ai vari giocattoli basati su personaggi che compaiono dei film dal vivo, ed abbiamo quindi un marroncino chiaro generale di braccia e cosce che sfuma in uno più scuro ma brillante su stinchi ed ali, così come il grigio di piedi, torso e spalline è graziato da tocchi di un argento ramato, mentre dell'oro adorna il casco attorno alla faccia argento.
( e sarebbe un buon punto rispetto alla "migliore" ma bicromatica versione Studio Series, va detto... )
Sarebbe carino il dettaglio sul petto / testa del falco con una parte dorata messa apposta per risaltare il simbolo dei Maximal, fosse che PURE QUELLO è dipinto d'oro e quindi non risalta un cavolo!! ^^'''
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Anche le armi sono colorate, con l'argento che risalta le lame delle due spadine marroncine, armi inedite per il personaggio, a differenza di quelle del summenzionato collega Cheetor Deluxe che erano più simile a quelle del classico Beast Wars, laddove poi trovare le due lance nel fedelissimo Voyager Studio Series, mentre di riflesso sappiamo che la Airazor SS è invece praticamente un retool della Kingdom con pure le stesse armi ( quindi i classici missili sugli avambracci ).
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Ed a differenza di questi, purtroppo l'unico punto a sfavore di questa altrimenti bella versione alternativadi Falcon Lady è la posabilità, a causa anche o proprio della trasformazione, dato che manca la rotazione dei pugni ( e vabbè, si sa che salta in parecchi Deluxe e pure talvolta nei Voyager... ) ma sopratutto la possibilità di ruotare il bacino e quella di inclinare lateralmente le caviglie.
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Certo, è vero che questa è "solo" della mainline e non una blasonata Generations o SS, ma appunto il collega Ghepard della stessa linea ha tutte le cacchio di sacrosante articolazioni, ed il paragone fra i due non è il massimo per la nostra seppure affascinante Airazor, ma, ancora, "almeno" è colpa di una TRASFORMAZIONE perlomeno originale.
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Infatti, a differenza dell'originale del 1996 e delle sue epigone, questa Airazor ha le ali formate sia da quelle accennate sulle spalle ma anche dalle gambe cui vi si uniscono ribaltando col bacino verso la schiena, mentre la coda si ribalta sopra la testa, e si abbassa e ruota il muso del volatile, con le braccia che vanno a fiancheggiare il capo del robot diventando le zampe posteriori.
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Il primo pensiero che ho fatto vedendo le foto del giocattolo ed intuendo questa trasformazione è stato verso il Divebomb Basic di Energon, ma in realtà il primo vero volatile che usò questa modalità strutturale è stato invece il Silverbolt di Beast Machines ( e quindi chissà che non riprendano lo stampo per rilanciare pure questa versione di Grifo )!
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Il FALCO cyborg è davvero bello e pure abbastanza realistico come proporzioni ( magari le ali dovevano essere più grandi, vabbè ), e ben variopinto nella colorazione già accennata nel robot, così come le gambe sono fuse nelle ali e non si notano molto.
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L'aspetto è ottimo, ed anche le zampe posteriori sono rese bene, ma il confronto giocoforza va fatto con la versione Kingdom E il suo retool per Studio Series, e se qui abbiamo una posabilità accettabile per le zampine, le ali aperte che possono solo sbattere su e giù ma la testa fissa ( anche se volendo, grazie alla trasformazione, la si può ruotare un pochino senza farla risultare troppo innaturale ), "purtroppo" con gli stampi summenzionati si era già raggiunto il massimo per un volatile Deluxe, snodatissimo  IN TUTTO, con tanto di testa che ruota, si abbassa, apre il becco e non vi dico le ali ( anzi, ve l'ho già detto un paio d'anni fa nella recensione di Kingdom Airazor, appunto ^^' )!
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Insomma, ari-purtroppo per questa Falcon Lady, l'asticella è stata già alzata di parecchio, anche se bisogna fare dei signori distinguo, ovvero appunto la trasformazione, che qui buona parte delle ali diventa appunto le gambe del robot, laddove nello stampo della Kingdom ed affini le ali, già come nell'originale, per carità, restano degli orpelli sulle spalle, e da qui la possibilità di averci dato tutta quella snodabilità.
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Probabilmente se le gambe fossero state TUTTE le ali, come per Divebomb Energon, avremmo avuto la possibilità di poterle piegare, almeno, ma quegli avanzi di ali forse servono proprio perchè compaiano poi nel robot, che storicamente ha sempre, appunto, un accenno di ali sulla schiena.
Però dai, una articolazione in più della Generations ce l'ha, ovvero quella sulla coda, che può alzarsi ed abbassarsi... ehm... ^^'''
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No dai, seriamente, va sottolineato come, ALMENO, come falco sia più verosimile nelle forme, dato che lo stampo di Kingdom e cugini soffriva un po' nella parte posteriore, con bacino e gambe del robot rannicchiate alla bell'e meglio.
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Infine, le due spadine possono sistermarsi sotto le ali attaccandosi tramite due pernini rettangolari: l'attacco è sulle parti di ali che poi finiscono sulla schiena, così poi anche nel robot possono sistemarsi lì a riposo, e l'aggangiamento non è male, ma forse avrei preferito uno classico rotondo da 5 mm, in modo da poter essere più versatile anche per altre armi, e / o magari che le spade si fondessero del tutto con le ali, magari nella parte frontale un po' vuota, ma vabbè, senza dover essere troppo pretenziosi, alla fine sono ben nascoste e tanto basta. ^^
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Insomma, una dignitosissima ed apprezzabile versione di Airazor, davvero bella a vedersi e con una trasformazione interessante, anche se a livello di posabilità pare vecchia di 10 anni, bisogna ammetterlo, ma resta una bella aggiunta alla collezione dei fan del personaggio ed buona alternativa a chi magari può trovare ridondante la Studio Series basata sulla Kingdom, che tanto per il momento una versione fedelissima a com'è apparsa nel film ancora manca.
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questouomono · 2 years
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Questo uomo no, #131 - Quello che come femministə dovremmo essere contentə comunque
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Una persona su Twitter ha scritto una cosa più o meno uguale a questa:
Sarebbe stato bello - pur nella differenza di opinioni politiche - vedere più persone rallegrarsi per il primo presidente del consiglio donna. Con Giorgia Meloni nasce anche il femminismo a corrente alternata.
e non contento di ricevere sonore pernacchie in risposta, ha anche replicato stizzito, poco tempo dopo, che
Quindi mi pare di capire che il femminismo, a queste latitudini, non consista nel battersi per la parità dei diritti, ma per la parità dei diritti di chi condivide il pensiero femminista.
immaginando, suppongo, di dire una cosa molto intellettualmente stimolante come la precedente.
Come al solito, non importa affatto chi sia ad aver scritto questa roba; importa che sia un pensiero largamente condiviso tanto da essere tranquillamente scritto su un social network da chi in vita sua non s’è mai occupato di femminismi, questioni di genere, parità - ma si sente comunque autorizzato a dire queste cose. Pensiero ripetuto in parole diverse molto spesso, quindi vediamo di capire perché sono del tutto sbagliate.
“il primo presidente del consiglio donna”
Casomai “la presidente” - se proprio vorresti vedere più persone rallegrarsene, almeno nominala correttamente. Ma vabbè. Questo pensiero è: non importa cosa pensa o di quale pensiero politico si fa portatrice, bisognerebbe rallegrarsi della sua nomina a prescindere, perché è la prima donna in quella carica pubblica. A me questa felicità per la “prima volta” di qualcosa in assoluto mi ricorda quel dubbio primato/disvalore molto patriarcale che è “la prima volta”: perché celebrare di ogni cosa “la prima volta”, a prescindere da tutto il resto? È un valore di per sé? Non si capisce. Nel 2022 dovremmo essere abbastanza maturə da sapere che non basta essere primə per avere raggiunto realmente qualcosa. Il perché è spiegato ampiamente dall’ultima parte del primo tweet: 
nasce anche il femminismo a corrente alternata.
Meloni sarebbe il primo caso (anche qui) nel quale il femminismo si contraddice, perché ora che una donna è arrivata al massimo grado del potere politico esecutivo si sarebbe realizzato uno degli obiettivi femministi, e invece tantə femministə si lamentano.
Chi si è datə la briga almeno una volta in vita sua non dico di studiare, ma perlomeno informarsi sommariamente sui femminismi, saprebbe benissimo due cose: 1) i femminismi sono tanti e molti sono inconciliabili, quindi il femminismo nella sua complessità è pieno di contraddizioni, come nei secoli si sono sempre contraddette altre filosofie e pratiche di vita, e di questa diversità fa una ricchezza, gestendo i conflitti teorici e pragmatici; 2) nessun femminismo ha mai sostenuto che basta essere donna per essere espressione di un potere politico non patriarcale, di donne maschiliste patriarcali e sessiste ne è piena la storia e la contemporaneità.
Quindi non si capisce perché - se non perché lo dice una persona profondamente ignorante di cosa siano i femminismi - si dovrebbe essere allegri per una “prima volta” come questa. Probabilmente si tratta della stessa pretesa “felicità” espressa da altre persone in maniera più precisa e sottile - anche questa maniera letta in diversi modi sui social network - sostenendo che
si care amiche, il tetto di cristallo lo ha sfondato lei! Non  è una opinione, è un fatto. Ci piaccia o no.
Purtroppo “soffitto di cristallo” (non “tetto”, ma vabbè) è una espressione tecnica ben precisa che definisce un ostacolo sociale ai vertici di ogni organizzazione piramidale di potere (partito, azienda privata o pubblica, apparato statale) invisibile ma efficace nel fermare le donne in posizioni lontane da quel vertice. Non viene infranto da una sola donna che arriva in cima; e c’è da dubitare che una donna che pubblica senza consenso materiale video sullo stupro di un’altra donna e che si fa fotografare - immaginando di essere spiritosa - con due meloni davanti ai seni, sia effettivamente intenzionata a ridurre quel soffitto in pezzi. Una effettiva modifica degli strumenti culturali e politici di organizzazione del potere permetterebbe a tutte le donne di arrivare ai vertici di quelle strutture di potere - quello sì che sarebbe sfondare il “soffitto di cristallo” - ma mi pare che siamo ben lontani dal vederlo accadere. Anche perché - come detto sopra - Meloni sarà la prima in Italia, ma nel mondo no. E laddove è già successo da un pezzo un evento simile alla sua elezione, non mi pare che i problemi di parità di genere nei ruoli di potere si siano risolti. Spiace ma, a proposito di fatti che piacciano o no, l’unico fatto è che c’è poco da stare allegri. Quel soffitto è ancora lì, solido come prima.
Tornando al nostro stizzito su Twitter, l’acidità della sua seconda battuta,
la parità dei diritti di chi condivide il pensiero femminista
implica un’altra ignoranza: l’elezione di Meloni e la sua eventuale nomina a Presidente del Consiglio non dice nulla sui diritti - quelli già c’erano, sono scritti nella Costituzione. Che sia la “prima volta” è un fatto culturale e non di diritto, perché il diritto a esserci una Presidente del Consiglio esiste da quando è in vigore la Costituzione. In realtà, quella frase nasconde un’amara quanto precisa verità: se non condividi - perché le conosci o perché ne hai fatto pratica, o entrambe le cose - le basi del pensiero dei femminismi, è chiaro che tu ne dica solo cretinate, a tutte le latitudini. Ed è chiaro che proprio a causa di questa ignoranza si scambi un’analisi precisa che esprime insoddisfazione politica per una contraddizione ideologica. 
“De te fabula narratur”, carə ingnorantonə di contraddizioni e di soffitti.
Personalmente non mi cambia nulla che ci sia una donna al vertice del potere politico esecutivo, se le sue idee politiche sono quelle di Meloni. Non sarei più allegro neanche per l’elezione di una persona femminista al vertice del potere politico esecutivo; lo sarei per una diffusa consapevolezza femminista in milioni di cittadinə capaci di fare molte scelte femministe nelle loro vite, e non solo nella cabina elettorale. La prima cosa forse causerebbe la seconda - la seconda sicuramente causerebbe la prima e molte altre cose di cui essere allegrə.
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Siamo già a luglio, il tempo vola e niente va come dovrebbe andare, o perlomeno come vorrei che andasse
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avereunsogno-62 · 2 years
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ELOGIO DEL SILENZIO
Intervenire sempre meno, prendere la parola solo quando si immagina di avere di avere davvero qualcosa di originale da dire.
Non è una scelta dettata solo dal frastuono circostante, nel quale anche la voce di uno Sciascia o di un Pasolini rischierebbe di essere subissata da rumore e invettive.
È, anche, il desiderio di non ammorbare il mondo col proprio pessimismo, che rischia di diventare manieristico. Esistono i professionisti del pessimismo, che godono di una rendita di posizione tanto più in periodi del genere, in cui le cose sembrano davvero pessime. Scavare una trincea di pessimismo e infilarcisi dentro garantisce sopravvivenza e appagamento. Esiste pure una voluttà, del pessimismo.
Il pessimismo è contagioso, e chi sa di averlo contratto, oltre i cinquant’anni, dovrebbe avere il buon gusto di osservare l’isolamento volontario tacendo il più possibile, lasciando ai giovani il piacere e il dovere di sperimentare la propria ragionevole dotazione di ottimismo.
Personalmente, ho sempre meno voglia di immischiarmi in qualsiasi discussione perché il pessimismo a una certa età rischia di configurarsi come una forma di spoiling nei confronti di chi ancora deve vedere come va a finire la Storia. Fermo restando che la Storia non si ferma, ci sono tuttavia periodi di speranza che si presentano mediamente ogni quindici anni. Realisticamente, non riuscirò a godermi la prossima fase di speranza generalizzata.
Dubito di riuscire vedere una rinascita della mia Città, della mia Regione, del mio Paese. Sicuramente prima o poi arriverà un altro periodo di felici aspettative, ma considerati i tempi tecnici è probabile che io non ci sarò. Non sarò soggetto di cittadinanza attiva, perlomeno.
La soluzione, per quanto mi riguarda, è coltivare sul balcone di casa una piantina di pessimismo da cui ricavare una modica dose quotidiana di cattivi pensieri, da destinare strettamente all’autoconsumo. Se qualcuno venisse a perquisire casa mia potrei sempre giustificarmi dicendo che il mio pessimismo non lo spaccio: è destinato solo ad uso personale.
Roberto Alajmo
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