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#pesca a passata
bicheco · 6 months
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Dalla mela alla pesca
La guerra per la Striscia di Gaza ci aveva un po’ distratti da quella, ben più decisiva per le sorti dell’umanità, per Striscia la Notizia. Ora che è chiusa con un blitzkrieg (il post della Meloni che molla Giambruno), possiamo trarne alcune provvisorie conclusioni. Non sugli aspetti privati della Guerra dei Melones. Ma su quelli pubblici, politici.
1. Chi di famiglia tradizionale ferisce di famiglia tradizionale perisce. Nessuno può dare lezioni di vita privata a nessuno. Ma qui crolla l’arrogante e ipocrita propaganda delle tre destre sulla famiglia tradizionale, dai Family Day alle intrusioni anche normative nei rapporti affettivi, dalla difesa di Vannacci e della sua “normalità” all’uso politico-elettorale dello spot della pesca. E viene smascherato il servilismo della stampa di destra (e non solo) che da 30 anni prende sul serio questi maestri di famiglia tradizionale capitanati prima dal puttaniere B. (che, va detto, faceva tutto in onda, non fuori), poi dal plurimaritato e plurifidanzato Salvini, infine dai Melones. Chissà che ora i sepolcri imbiancati non si decidano a vivere come pare a loro e a lasciarci vivere come pare a noi.
2. Chi di conflitto d’interessi ferisce di conflitto d’interessi perisce. Il post scriptum della Meloni contro “tutti quelli che hanno sperato di indebolirmi colpendomi in casa”, fa il paio col “non sono ricattabile” a B. durante le trattative sulla Giustizia, ed è indirizzato anche a Mediaset. Che è stata fondamentale per la crescita vertiginosa del brand Meloni e che, morto B., continua a detenere la cassa e dunque le chiavi di Forza Italia. Noi sappiamo che ciò che fa Antonio Ricci lo decide solo lui: Striscia è l’unica repubblica separata nel Regno del Biscione (a parte il fatto di non attaccare la proprietà). Ma, finché non verrà risolto quel conflitto d’interessi e spezzato quel mostruoso trust finanziario-editoriale, tutto ciò che accade fra Mediaset e il governo sarà letto in chiave politica. Così come la resistibile ascesa di Giambruno in parallelo a quella della fidanzata e la sua repentina discesa agli inferi in sincronia con la separazione da lei. Ora forse la premier capirà l’errore di aver giustificato il conflitto d’interessi del suo ex (e pure il proprio), difeso i suoi deliri e attaccato i pochi giornali critici tirando in ballo la libertà di stampa,che è l’opposto.
3. Chi di Veronica ferisce di Veronica perisce. Quando la Lario piantò B. perché andava a minorenni, la destra politico-mediatica si schierò con lui e lapidò lei come “velina ingrata”. Ora che Giorgia pianta Andrea, sono tutti con lei. E non perché ha ragione lei (come l’aveva Veronica), ma perché comanda lei. La destra italiana è passata dal Banana ai Meloni, ma resta sempre una barzelletta: prima quella vecchia della mela, ora quella nuova della pesca.
Marco Travaglio
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diceriadelluntore · 11 months
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Storia Di Musica #278 - Charles Mingus, Mingus Ah Um, 1959
Le storie di giugno nascono dalla lettura di uno dei libri più belli sulla musica scritto da un non esperto musicale, Natura Morta Con Custodia Di Sax, che Geoff Dyer, sublime scrittore britannico, dedica a storie di jazz. In questo bellissimo saggio, che pesca da fonti storiche, un po’ inventa, un po’ sogna, Dyer scrive storie di alcuni tra i più grandi interpreti di questa musica particolare, creativa, magmatica, pilastro della cultura mondiale da cent’anni. Per mia indiretta colpa, in tutte queste storie di musica non mi era mai capitato di raccontare del personaggio che ho scelto, e uno dei protagonisti del libro, per un mese monografico anche piuttosto particolare: Charles Mingus. Contrabbassista, genio e sregolatezza, uno dei musicisti più importanti del jazz. Arrabbiato, per via di una infanzia passata a cercare di combattere quel sentirsi minoranza di una minoranza (pur essendo di famiglia piccolo borghese, soffriva terribilmente le sue origini meticce, tra genitori con discendenze afroamericane, asiatiche e nativo americane), nato In Arizona nel ’22 ma cresciuto poco prima della Seconda Guerra Mondiale nel tristemente famoso sobborgo di Watts a Los Angeles. Mingus si avvicina da giovanissimo al violoncello, ma poi si appassiona al contrabbasso, che studia con i migliori insegnanti, tra cui Herman Reischagen, primo contrabbasso dell’Orchestra Filarmonica di New York. Nel 1947 entra nell'Orchestra di Lionel Hampton, è già leader di propri gruppi e ha già fatto i primi tentativi di composizione. Mingus si approccia alla musica grazie ai canti gospel delle congregazioni religiose che frequentava regolarmente a Watts e a Los Angeles, realtà con cui venne a contatto durante gli anni dell'infanzia. Ascolta il blues e il jazz ma ha una varietà di conoscenze e di curiosità che compariranno qua e là nel corso della sua leggendaria carriera musicale: si dice ascoltasse Bach ogni giorno, studia Richard Strauss e Arnold Schönberg, non nasconde una passione per Claude Debussy e Maurice Ravel. Suona con il Mito Charlie Parker, ma il suo idolo è la big band di Sir Duke Ellington. E nel 1953 ha l’occasione della vita: viene chiamato da Ellington a suonare con lui. Leggenda vuole che Juan Tizol, portoricano, bianco, trombonista, che in quel momento scrive dei pezzi per l’Orchestra, gli scrive un assolo da suonare con l’archetto. Lui lo traspone di un’ottava per renderlo cantabile, e lo esegue come se lo strumento fosse un violoncello. Tizol lo apostrofa dicendogli che «come tutti i neri della band non sai leggere bene la musica»; Mingus, che è un gigante di mole (tra i suoi demoni, un’ingordigia da romanzo) lo prende a calci nel sedere. Tizol, sempre secondo la leggenda, nella custodia del trombone aveva un coltello, che prontamente afferra per scagliarsi contro Mingus mentre Duke dà l’attacco del brano. Questi, agilmente nonostante la sua mole, con il contrabbasso preso in braccio, salta e scivola sul pianoforte, correndo e dileguandosi fra le quinte. Rientra in un lampo sul palco con in mano una scure da pompiere e sfascia la sedia dell’esterrefatto Tizol. Ellington, che si dice non licenziò mai un suo musicista, lo “spinse” a dimettersi, e nella sua autobiografia (dal titolo già profetico, Beneath The Underdog, tradotta in italiano con il titolo magnifico di Peggio Di Un Bastardo) Mingus racconta: “Duke mi disse <<Se avessi saputo che scatenavi un simile putiferio avrei scritto un’introduzione>>, gli risposi che aveva perfettamente ragione”. Il suo era uno stile libero, che in pratica rimarrà unico. Esempio perfetto è il noto Pithecanthropus Erectus (1956), primo grande disco da solista, che dà un’idea generale della sua musica: bruschi cambi di atmosfera, di tempo e ritmo, un tocco “espressionista” che, di fatto, lo rendono quasi precursore del free jazz, considerazione tra l’altro che lo faceva andare su tutte le furie. Mingus si appassiona alla musica di New Orleans, seguendo l’idea di big band di Ellington, e da questo punto in poi viene fuori tutta la sua incontenibile vitalità, spesso oltremodo eccessiva e davvero fuori le righe: altro caso leggendario fu la “maratona” intrapresa con il fido Dannie Richmond, il suo batterista per quasi tutta la carriera, a chi consumava più amplessi e tequila nei bordelli di Tijuana; da questa esperienza nacque quel capolavoro assoluto che è Tijuana Moods, registrato nel 1957 ma uscito solo nel 1962. Miles Davis disse di lui: “Era sicuramente pazzo, ma è stato uno dei più grandi contrabbassisti che abbia mai sentito. Mingus suonava qualcosa di diverso, era diverso da tutti gli altri, era genio puro”. La prova è il disco di oggi, uno dei capolavori assoluti del jazz, che esce nel 1959, il suo primo per la Columbia. Il titolo Mingus Ah Um è una parodia di una declinazione latina (gli aggettivi latini della I classe sono solitamente ordinati enunciando prima il nominativo maschile singolare che finisce con "us", poi il femminile "a" e infine il neutro "um"). In copertina un dipinto di S. Neil Fujita, che già aveva creato un disegno per un altro disco leggendario, Take Five di Dave Brubeck. Il disco è una sorta di enciclopedia del jazz, sia per la varietà dei brani proposti, sia per il futuro successo di alcuni, diventati standard tra i più famosi di tutti i tempi. Better Git It In Your Soul è un omaggio alla musica ritmica dei gospel e dei sermoni di chiesa, pezzo già leggendario, che fa da apripista al primo immenso capolavoro. Goodbye Porky Pie Hat è un omaggio al Pres, Lester Young, immenso sassofonista, scomparso poche settimana prima che l’album venisse registrato (per la cronaca in due leggendarie sessioni di registrazioni agli studi Columbia, il 5 e il 12 Maggio, sotto le cure mitiche di Teo Macero, il grande produttore di Miles Davis). Il porky pie hat è un cappello che ricorda nella forma il famoso pasticcio di carne inglese, e per dare un’idea di come è quello che indossa sempre Buster Keaton nei suoi film, ma era anche un cappello dal valore simbolico interraziale per i musicisti jazz, e Young lo teneva sempre in testa durante le esibizioni: il brano è divenuto uno standard da migliaia di interpretazioni, uno dei brani più famosi della storia del jazz. Self-Portrait In Three Colors era stata originariamente scritta per il film Ombre, opera prima di John Cassavetes, ma la canzone non appare né nel film né nel disco colonna sonora. Open Letter To Duke è un chiaro omaggio alla figura di Duke Ellington, composto riunendo insieme alcuni pezzi da tre precedenti brani di Mingus (Nouroog, Duke's Choice e Slippers). Jelly Roll è un riferimento al pianista pioniere del jazz Jelly Roll Morton, che si autoproclamò l’inventore del jazz nella prima decade del 1900; Bird Calls passò in un primo momento per un omaggio alla leggenda del bebop Charlie "Bird" Parker, con cui Mingus suonò molte volte, ma fu lo stesso Mingus a chiarire: «Non era stata intesa per suonare come qualcosa di Charlie Parker. Doveva piuttosto assomigliare al cinguettio degli uccelli - almeno la prima parte». Completano il capolavoro Pussy Cat Dues, Boogie Stop Shuffle dal ritmo irresistibile ma soprattutto Fables Of Faubus, primo dei grandi brani politici di Mingus: fu “dedicato” al governatore (democratico!) dell’Arkansas, Orval Eugene Faubus, convinto segregazionista, che nel 1957 tentò di impedire l'ingresso a scuola di nove ragazzi neri in un liceo di Little Rock, in deroga ad una decisione della Corte suprema che aveva reso illegale la segregazione nelle scuole. L'episodio ebbe un punto di svolta quando il presidente Dwight Eisenhower federalizzò la Guarda nazionale dell'Arkansas e permise agli studenti di colore di entrare nell'istituto sotto scorta. Faubus decise allora di chiudere tutte le scuole superiori di Little Rock fino al 1958. Mingus scrisse anche un testo, molto sarcastico, sul Governatore, e si dice che la Columbia lo censurò. In realtà però il testo fu aggiunto dopo da Mingus, quando il brano era stato già registrato, ma non si perse d’animo e lo pubblicò cantato nel suo disco del 1960 Charles Mingus Presents Charles Mingus, con il titolo di Original Faubus Fables. Il disco è uno dei capisaldi del jazz, uno dei cinquanta dischi selezionati dalla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti per essere inclusi nel National Recording Registry in conservazione per i posteri e la prestigiosa Penguin Guide, la bibbia della critica jazz, lo inserì nella Core Section con il loghino della corona, la massima valutazione per un disco. Con Mingus suonano il fido Richmond alla batteria, John Handy, Booker Ervin e Shafi Hadi ai sax (alto e tenore), Willie Dennis al trombone, Horace Parlan al piano (che suona pure Mingus) e Jimmy Knepper, leggendario trombonista, personaggio da cui si partirà per la seconda tappa di questo mese Mingusiano.
Che vi dico già verrà pubblicata Martedi 13 Giugno.
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ricorditempestosi · 1 year
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50 domande brutte che potresti farmi
01: ti manca il tuo/la tua ex?
02: vorresti cambiare il tuo nome?
03: dove ti vedi fra 10 anni?
04: pensi di essere una brutta persona?
05: cosa ti rende felice?
06: come vorresti morire?
07: ci credi nel destino?
08: hai mai tradito qualcuno?
09: vorresti avere dei figli?
10: hai un buon rapporto con i tuoi?
11: preferisci i cani o i gatti?
12: cosa desideri più di ogni altra cosa ora?
13: come ti senti in questo momento?
14: l'ultima volta che ti sei masturbata/o?
15: di cosa ti vergogni di più?
16: sei mai stato/a innamorato/a del tuo/a migliore amico/a?
17: vorresti tornare indietro nel tempo?
18: chi è stata l'ultima persona con cui hai avuto una conversazione profonda?
19: chi vorresti come testimone di nozze?
20: concederesti una seconda chance?
21: in chi/cosa ti vorresti reincarnare?
22: credi in dio?
23: qual è il tuo meme preferito?
24: ti mangi le unghie?
25: quando hai avuto la tua ultima crisi di nervi?
26: credi nel vero amore?
27: qual è la tua canzone preferita?
28: ti sta sul cazzo qualcuno al momento?
29: ti penti di qualcosa?
30: sarebbe difficile dover baciare l'ultima persona che hai baciato?
31: ti manca qualcuno adesso?
32: qual è stato l'anno più bello della tua vita?
33: sei mai stato/a tradito/a?
34: vorresti sposarti?
35: quanti anni avevi durante la tua prima volta?
36: hai mai spezzato il cuore di qualcuno?
37: quanti soldi hai al momento?
38: dove vorresti andare in viaggio?
39: ti senti più un foglio a righe o a quadretti?
40: se potessi scegliere, con chi andresti a cena?
41: hai mai fatto a botte?
42: thè alla pesca o thè al limone?
43: hai mai mangiato le tue caccole?
44: pensi di piacere a qualcuno in questo momento?
45: ti vergogni di qualche tua relazione passata?
46: qual è la tua fobia più grande?
47: qual è la tua serie tv preferita?
48: quando è stata l'ultima volta che hai pianto?
49: ti piace il tuo corpo?
50: c'è qualcuno per cui moriresti?
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lamilanomagazine · 3 months
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Pesca: alla Toscana 2 milioni in più dai fondi comunitari. Risponde l'assessore Stefania Saccardi all'interrogazione di Massimiliano Baldini
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Pesca: alla Toscana 2 milioni in più dai fondi comunitari. Risponde l'assessore Stefania Saccardi all'interrogazione di Massimiliano Baldini. Firenze – "La Regione Toscana si è impegnata per l'avvio del nuovo fondo comunitario FEAMPA che finanzierà interventi nel periodo 2021-2027. La quota comunitaria assegnata alla Toscana è di 2 milioni in più rispetto alla passata programmazione e, di conseguenza, per il comparto ittico si potrà contare su una dotazione complessiva aggiuntiva di 4 milioni di euro, considerando la quota di cofinanziamento, per un totale di risorse di 22 milioni". Così l'assessora regionale con delega alla Caccia e Pesca Stefania Saccardi ha risposto questo pomeriggio (martedì 30 gennaio), nel corso della seduta del Consiglio regionale, all'interrogazione del consigliere Massimiliano Baldini (Lega) in merito alla crisi del settore ittico in Toscana. Saccardi ha ricordato come "con la legge regionale del 2005 sono stati finanziati tre programmi triennali orientati all'ammodernamento delle infrastrutture e delle strutture di produzione, trasformazione e commercializzazione del prodotto, attuati anche attraverso l'utilizzo di fondi comunitari e nazionali. Nel corso delle ultime tre programmazioni 2000-2006, 2007-2013, 2014-2020 la regione ha attivato bandi che hanno prodotto interventi di natura strutturale nei porti pescherecci e sugli impianti di produzione lungo l'intera costa comprese le isole". "Le risorse comunitarie messe a disposizione della Toscana, corrispondenti a circa 9 milioni di quota Ue, quindi 18 milioni di risorse pubbliche complessive, per ogni ciclo di programmazione regionale, sono state tutte utilizzate - ha continuato Saccardi - . In particolare, con le risorse FEAMP 2014-2020 in relazione alle compensazioni Covid, a favore delle imprese ittiche sono state assegnate risorse pari a 1 milione di euro. Inoltre nel dicembre 2023, per la crisi ucraina sono state assegnate risorse pari a 3,6 milioni di euro." La risposta all'interrogazione conteneva anche una parte di competenza all'assessore regionale alle Infrastrutture Stefano Baccelli, letta in Aula dall'assessore Saccardi. In particolare, si ricordava come "nelle infrastrutture portuali maggiormente attrezzate vi sono ormeggi riservati alla flotta peschereccia, magazzini e spazi di commercializzazione del pescato, mentre nei porti in cui tali servizi sono insufficienti, è necessario promuovere interventi mirati di riqualificazione". "Nel porto di Viareggio, sulla banchina Natino, si trovano tre edifici magazzino ad uso dell'attività peschereccia, due dei quali recentemente realizzati con fondi FEAMP. Inoltre è presente l'edificio per il nuovo mercato ittico, attualmente in corso di ultimazione. Il nuovo mercato, opera che la Regione ha finanziato con circa 2,5 milioni di euro, è attrezzato anche per attività di ristorazione". "Nel porto di Santo Stefano, le risorse stanziate dalla Regione per l'adeguamento e la manutenzione delle banchine e degli ormeggi della flotta peschereccia ammontano a 730mila euro. Infine, la Regione stanzia ogni anno 50mila euro per rimborsare il comune di Marina di Campo per le spese di manutenzione delle banchine e degli ormeggi". "Saccardi ci ha dato qualche notizia positiva", ha commentato Baldini, "mi auguro che si possano trovare risorse per la situazione drammatica dei pescatori di Viareggio che hanno subito un danno enorme dopo l'insabbiamento del porto". Il consigliere ha espresso poi preoccupazione "per il clima di contrapposizione tra il Comune di Viareggio e la Regione sull'Autorità portuale: un ente che deve oggettivamente essere rivisto, ma che non può essere revocato come chiede una mozione dei consiglieri di maggioranza del comune di Viareggio. C'è la necessità che su questo si apra un dialogo tra le istituzioni", ha concluso.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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carmenvicinanza · 6 months
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Pia Klemp
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Non vedo il salvataggio in mare come un’azione umanitaria, ma come parte di una lotta antifascista.
Pia Klemp è l’attivista capitana della Louise Michel, nave che soccorre le persone migranti in difficoltà nel Mar Mediterraneo.
Precedentemente aveva lavorato sulla Iuventa e sulla Sea-Watch 3.
Nata il 10 ottobre 1983 a Bonn, in Germania, ha studiato biologia marina e partecipato a diversi progetti di conservazione della natura in Germania, Tailandia e Indonesia. 
Nel 2011 è entrata a far parte dell’organizzazione per la conservazione della fauna marina Sea Shepherd dove ha ricoperto varie posizioni a bordo delle sue navi prima di ottenere la licenza di capitana. In sei anni ha preso parte a numerose missioni tra cui le Operazioni Relentless e Milagro.
Il 9 giugno 2015 ha fondato l’organizzazione Aquascope eV, per sviluppare e utilizzare tecnologie di sorveglianza per contrastare la pesca illegale e non regolamentata. 
Nel 2017 è passata alle operazioni di salvataggio delle navi nel Mar Mediterraneo, comandando la Iuventa dell’organizzazione tedesca Jugend Rettet in due missioni, fino a quando la nave è stata sequestrata dalle autorità italiane il 2 agosto 2017 con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e collaborazione con i trafficanti di esseri umani. Il procedimento è ancora in fase dell’udienza preliminare e Pia Klemp rischia una condanna a 20 anni di carcere.
Da novembre 2017 è stata responsabile delle prime quattro missioni di salvataggio della Sea-Watch 3 a cui, le autorità maltesi hanno impedito di lasciare i loro porti da giugno a ottobre 2018.
Ha scritto diversi libri su viaggi, salvataggi e morti in mare.
Il 1 marzo 2019 ha ricevuto il Clara Zetkin Women’s Award. Il 10 maggio 2019, insieme all’equipaggio della Iuventa è stata insignita del Premio svizzero Paul Grüninger. Nel luglio dello stesso anno, era stata insignita, insieme a Carola Rackete, della Medaglia Grand Vermeil, il massimo riconoscimento della Città di Parigi, per aver salvato le persone migranti in mare, come simboli della solidarietà per il rispetto della vita umana. Pia Klemp ha rifiutato il premio, rilasciando una dichiarazione in cui criticava il governo parigino per le proprie azioni in un comunicato rivolto alla sindaca socialista Anne Hidalgo, in cui ha sostenuto: mi volete decorare per la mia azione di solidarietà nel Mar Mediterraneo, mentre la vostra polizia ruba le coperte delle persone costrette a vivere per strada, mentre sopprimete le manifestazioni e criminalizzate le persone che difendono il diritti dei migranti e dei richiedenti asilo. Sono sicura che non sarà sorpresa del mio diniego. Ciò di cui abbiamo bisogno sono libertà e diritti. Non sentiamo la necessità di “ipocriti onori” ma di giustizia sociale.
Le è stata anche dedicata una canzone da un gruppo rock tedesco dal titolo Ein Mensch mehr auf dem Meer (Un altro essere umano in mare) interpretata da diversi artisti e artiste per sostenere il suo processo e a tale scopo, è stata creata anche una birra, chiamata ” Pia-Bier ” nella sua città natale di Bonn.
Poco tempo dopo l’artista e attivista britannico Banksy ha deciso di finanziarle l’acquisto di una nave che porta il nome dell’anarchica femminista francese Louise Michel, di cui è diventata comandante. La prima missione è partita in gran segreto da un porto spagnolo, nell’agosto 2020.
Dipinta di rosa acceso e con un’opera d’arte firmata da Banksy raffigurante una giovane ragazza avvolta in giubbotto di salvataggio con una boa di sicurezza a forma di cuore, la nave di 31 metri, è più piccola ma molto più veloce delle altre imbarcazioni di soccorso appartenenti alle ONG. Un progetto femminista che vede una squadra composta da sole donne che hanno già prestato servizio di soccorso in operazioni di recupero.
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rosetanamenteblog · 8 months
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Sempre il Mare. Pasquale Testa
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Opera d'arte: “Sempre il Mare”. Artista: Pasquale Testa. Inaugurazione 13 agosto 2023.
Segni particolari: semplice, pulita, bellissima. Segni personali: emozionante ed emozionabile.
Non ho altri aggettivi per esprimere il mio pensiero sull'opera del sempre sorprendente Pasquale Testa. Mancava alla città e mancava uno slancio emozionale rispetto alla banalità imperante. Coinvolgente la rappresentazione delle fasi della vita: quella del bambino che scopre, del padre premuroso che lo accompagna e del nonno (dove vedo un padre vedo anche un nonno, anche il mio!), nonno che ha costruito e percorso il meraviglioso iter dell'esperienza umana.
Anche riflessiva e un pizzico malinconica per il retaggio personale del ricordo di un'adolescenza passata nella semplicità del pattino, nei primi corteggiamenti sulla panchina a remi e nelle “squadre” di ragazzi che con il moscone hanno guadagnato i primi soldi con la pesca di mitili.
I tempi della libertà, quella vera, quella pura terminati nel nome del “ce lo chiede l'europa”, dei limiti assurdi, dei veti e delle iper regolamentazioni ... libertà e serenità che i nostri figli possono solo immaginare o sentire nei racconti. Libertà percebile nell'opera di Pasquale Testa.
Un applauso sentito, meritato all'artista e a tutti coloro che hanno permesso la sua espressione.
Con una sola domanda di riflesso: può un'opera come “Sempre il Mare” diventare iconica?
La mia personale risposta è si, può diventare iconica. Ma non li, non in quel punto. Destinazione piazzetta sul pontile con visuale fotografica della spiaggia dietro: li si!!!
Icona fotografica e set naturale nell'era dei social e degli ashtag. Non sarebbe difficile.
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elbafishingblog · 3 years
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Balsa Trotting
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La pesca al colpo in passata con i Balsa. Realizzazione del galleggiante, montature ed azione di pesca.
La Balsa propriamente detta è un albero ed il suo legno, leggerissimo, è ampiamente utilizzato per la costruzione di numerose tipologie di galleggiante. Per questo motivo parlare genericamente di balsa in sé dice poco e niente se non identificare un materiale e quindi delle caratteristiche costruttive con annesse proprietà. Ma al di là di ciò i galleggianti differiscono tra loro per tanti altri aspetti che li rendono, ciascuno nella sua categoria, unici. Quando ci si riferisce al balsa come galleggiante (the Balsa) e non come legno (da cui ovviamente prende comunque il nome) si va ad indicare un tipico galleggiante inglese, parente prossimo degli stick floats e che con questi si trova in una sorta di rapporto di continuità. Un galleggiante da passata in correnti abbastanza importanti ed acque medio-profonde, generalmente di una certa portata e di forma affusolata.
Realizzare un Balsa
Il Balsa non è un galleggiante comune e al pari degli stick floats, già più conosciuti, risulta di difficile reperibilità a meno di non ordinarne qualche modello su negozi d’oltremanica. Noi lo abbiamo realizzato, seguendone le caratteristiche principali, a partire da un galleggiante in balsa nostrano di forma e portata simile. Si tratta sostanzialmente di un adattamento che prevede la rimozione dell’anellino per il filo passante e la modifica della sommità con realizzazione di una cupola. Seguono poi le colorazioni.
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Si ottiene alla fine un Balsa vero e proprio che si fissa in lenza con i classici anelli/tubicini di silicone che lo rendono intercambiabile. Il modello classico ha una portata di 3-4 grammi ma se ne possono produrre di più grandi o più piccoli a seconda delle esigenze.
La lenza per il Balsa
La piombatura in genere non è tra le più delicate. Salvo casi particolari (trotting con Balsa di piccole dimensioni in corrente lenta) il peso è concentrato in una serie di bulk e ha la funzione di far calare rapidamente l’esca e tenerla in prossimità del fondo per tutta la passata. Dimentichiamoci dunque, almeno per ora, le lunghe spallinate cui siamo in genere abituati e l’esca che cala lentamente. Quella con il Balsa è una pesca che non va proprio per il sottile e mira alla cattura di pesci che mangiano a contatto con con il fondo e in condizioni di flusso importante. Qui in Arno Pisano si tratta di carpe e channel di una certa taglia quindi anche la lenza non sarà di certo capillare.
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Una caratteristica invariabile della lenza è la presenza di un pallino stabilizzatore (e con funzione di marker) subito al di sotto della deriva del galleggiante. A seconda della portata e delle condizioni il pallino può variare in peso ma in genere è del tipo BB (0.4 gr) oppure AAA (0.8 gr) potendo però salire fino a SSG (1.6 gr) quando la situazione lo richiede. Questo peso rende il comportamento del Balsa simile a quello di uno stick float (che anch'esso peraltro prevede l’uso di un marker anche se possiede già uno stelo più pesante del corpo) e ne stabilizza la passata in presenza di flussi non troppo uniformi, facilitando inoltre un certo grado di trattenuta (seppure lieve) dato che l’assenza di spalle tende a far scivolare il galleggiante facilmente fuori dal pelo dell’acqua. Per quanto concerne la distribuzione del peso la mia lenza di partenza è la seguente.
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Ne esistono tante e ne ho provate tante. Le lenze sono un po’ come i vestiti, devono svolgere la loro funzione ma devono anche corrispondere allo stile del pescatore e alle sue preferenze. Non c’è niente di immutabile e i gusti cambiano nel tempo quindi prendetela come spunto, non di più. Questa vuole ricalcare una lenza classica da Balsa ma vuole sapersi anche adattare alle condizioni mutevoli di un fiume come l’Arno Pisano la cui corrente cambia di continuo in funzione della marea. La giusta taratura del galleggiante (noterete che mancano 0,3 grammi) la si lascia al marker shot (eventualmente si aggiunge un pallino più piccolo o se ne applica uno singolo un po’ più grande). Questa lenza è per correnti abbastanza importanti ed uniformi, tipicamente nella fase di scialo (marea calante). Il triplo bulk (3BB, 4n. 4, 2n. 6) consente di aprirla se le condizioni lo richiedono ed avere una presentazione leggermente più morbida come la seguente.
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Ovviamente è solo una delle tante variazioni possibili. Consiglio di utilizzare del piombo morbido, non tossico e le pinze Cresta (che avete trovato recensite in rivista). Modificare la lenza sarà così più rapido e indolore per il filo.
Azione di pesca
Tipicamente il Balsa è un galleggiante da passata in acque con una certa corrente e di una certa profondità che “interviene” dopo che gli stick floats hanno esaurito la loro funzione. La pasturazione in queste condizioni richiede l’uso di bocce ed incollati e storicamente si sono utilizzate quasi sempre esche voluminose. In Arno su linee di pesca che non superano i tre metri di profondità ed ammettendo passate abbastanza lunghe è ancora possibile una pesca con il bigattino e addirittura il pellet da risultati interessanti. Quando il flusso rallenta e si può aprire la lenza ha senso anche una pasturazione manuale a larve sfuse. Sondare è fondamentale, anche se in corrente ha le sue difficoltà.
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Non staremo qui a soffermarci su questo aspetto ma comunque operiate è importante che l’esca passi vicino al fondo. L’Arno Pisano è “maledetto” per il suo fondale così, conoscendolo, io mi limito a sondare piuttosto vicino a riva e poi aumento l’altezza finché durante una passata non noto che l’amo struscia sul fondo dopodiché alzo di qualche centimetro fino a trovare la giusta misura. C’è il rischio di lasciarci il terminale ma è l’unico sistema. Sulla linea di pesca più corta le prede prevalenti sono le carpe.
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Questi ciprinidi fanno quasi sempre lo stesso percorso in cerca di cibo e anche quando di una certa taglia (parliamo di pesci che superano i quattro chili di peso) amano stare piuttosto a ridosso della sponda. L’azione di pesca quasi marginale è più semplice di quella a maggior distanza per vari fattori tra cui, indubbiamente, una minor profondità ed una corrente più lenta, il che favorisce la pasturazione e la presentazione dell’esca. Su una linea di pesca più distante (una quindicina di metri circa), specie se è possibile una presentazione più aperta, è facile intercettare i cavedani.
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Sono pesci che molti di voi conoscono bene ma che qui in Arno non richiedono lenze capillari per via del fatto che l’acqua è sempre scura. L’importante è l’equilibrio tra presentazione e pasturazione e che, pescando con il Balsa, non mangino in calata ma sul fondo perché la lenza, per quanto la si possa aprire, tende comunque ad affondare abbastanza rapidamente, almeno rispetto alle classiche spallinate utilizzate per questa specie di ciprinidi. Altre prede classiche sono poi gli channel (gatti americani), in particolare nella bella stagione e praticamente su ogni linea di pesca.
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Si va da esemplari di piccole dimensioni fino a veri e propri colossi di svariati chili. Per questo motivo (carpe comprese) in Arno Pisano le lenze non possono mai essere troppo sottili, altrimenti non si riesce a reggerli.
Attrezzatura
Il Balsa, come da tradizione inglese, è un galleggiante top and bottom che si abbina alle match rod e che richiede il classico lancio laterale (sideways cast) in modo analogo alla pesca con gli stick floats.. La distanza di pesca non sarà mai eccessiva attestandosi al massimo ad una lunghezza pari a circa tre volte quella della canna e la cui misura è da mettere in relazione alla spot (altezza della riva, profondità di pesca) e alla linea che si vuole seguire. 
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Come tutti gli approcci che prevedono l’uso dei top and bottom non è previsto di affondare il filo che rimane dunque in superficie. La pesca con il Balsa teme quindi il vento che, se presente, deve provenire o da dietro o lateralmente in verso contrario alla corrente. In bobina un nylon classico è tutto ciò che serve, senza dunque che sia né di tipo sinking né a bassa elasticità. La pesca è a passata con piccole e brevi trattenute, quindi a canna in mano. Ciò nonostante un supporto dotato di rod e butt rest è fondamentale per poter svolgere in tranquillità le tante operazioni che richiedono l’uso delle mani libere, come ad esempio operare aggiustamenti sulla lenza, ecc.
Approfondimenti
Esistono Balsa più piccoli per un’azione di pesca leggera e molto altro ancora rimane da dire sui galleggianti standard. L’appuntamento come sempre è in rivista, nel prossimo numero unico. Vi ricordo la nostra pagina Facebook ed il canale Telegram dove quotidianamente vengono pubblicati aggiornamenti, notizie e ci confrontiamo su svariate tematiche. Molto di quello che viene poi scritto sul blog e successivamente elaborato in rivista passa prima da questi spazi di discussione. Se siete interessati sono a vostra disposizione.
Testo e Foto: Franco Checchi
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abr · 2 years
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(tra gli elettori che han votato Le Pen), la questione del potere d'acquisto (69%) è passata davanti all'immigrazione (55%). Del resto a votarla sono in buona parte persone a medio e basso reddito: il 31% di chi guadagna meno di 1.250 euro netti al mese (e il 57% tra quelli sotto i 2.000 euro). Meno abbienti, e anche più giovani: il 26% di loro ha meno di 25 anni. Ma è nella fascia di età 35-59 che la Le Pen pesca consensi più di tutti: il 28-30% sta con lei. Il Rassemblement national è in testa nel Nord industriale e sulla costa mediterranea.
dal CdS via https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/macron-rsquo-come-pd-votano-vecchi-primo-turno-306381.htm
promemoria per destrorsi nostrani: prima potere d’acquisto e SUBITO DOPO immigrazione. Equazione che s’inverte di poco per chi ha votato il più radicale Zemmour. 
 Sono temi percepiti da tutti, tranne dai pidini e dai giornalai, come legati. In una sola parola, DEGRADO. La RETROCESSIONE rispetto ai livelli di disponibilità economica, di libertà, vita sociale e ascensori sociali rispetto alla generazione precedente. 
Ah, ulteriore promemoria, quel che il CdS non dice: nessuno s’inkula la questione CLIMATE CHANGE (Verdi sotto al 5%, fallimento della Hidalgo sindaco social-green di Parigi). Capisci perché Greta non basta, ci vuole il Covid prima e guerre poi per fare ingoiare la pillola ?  
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fridaaynight · 2 years
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Ti perdono perché so che stare con me è stato difficile, soprattutto alla fine. So che ci sei stato male e ci hai provato, so che mi hai voluto bene. Sei stato il mio primo amore e per ora l’unico, mi sto convincendo piano piano che non ce ne sarà un altro perché sono una persona estremamente problematica e se non ci sei riuscito tu, di sicuro non ci riuscirà nessun altro. Ho ancora tante domande e anche molto dolore ma non perché mi hai lasciato, ma per come l’hai fatto e per quanto poco tempo ci hai messo a sostituirmi con una persona che più diversa da me non poteva esistere. Mi dispiace anche per come mi ha trattato lei, non riuscendo a capire il mio dolore, ma niente in confronto al dispiacere che mi hai causato tu. Mi hai distrutta, ma prima di farlo penso che tu mi abbia amato, o comunque mi hai fatto capire che posso essere amata. Non mi manchi tu, ma mi manca quel periodo che è stato in assoluto il più bello della mia vita, ho tanta paura che non succeda più e ho tanta paura di fidarmi. Ho passato mesi ad odiarti, a rinnegare tutta la nostra relazione, ma poi ho capito che prima del male, mi hai fatto anche tanto bene, mi hai aiutata a crescere. Non so dirti come mi sento quando ti vedo, triste e nostalgica, allo stesso tempo mi sembra che tu sia un estraneo, sei diverso. Non so se sono io che non ti ho mai conosciuto o se con gli altri indossi una maschera, e con lei come sei? Vorrei tanto abbracciarti un’ultima volta e vederti sorridere con quella leggerezza infantile che tanto amavo di te. Ho capito che quando stavo con te riuscivo veramente a tornare bambina, spensierata. Ti ho invidiato molto per la tua spensieratezza ma era anche una cosa che mi scaldava il cuore. Mi ricordo poco, ma quelle cose che mi tornano a volte in mente, in fin dei conti, sono cose belle. Mi ricordo quando ti strofinavi gli occhi, mi ricordo la prima sera passata insieme. Mi ricordo il tuo profumo e i tuoi tatuaggi, anche se ora ne hai di nuovi. Mi ricordo che guardavi i simpson dopo scuola e avanti un altro la sera. Mi ricordo le schedine e il fantacalcio. Mi ricordo che in inverno l’estathe lo prendevi al limone e l’estate alla pesca. Mi ricordo che ti piaceva quando avevo le calze. Mi ricordo che mi chiamavi rodny e che io ti chiamavo fisi. Mi ricordo quando faceva l’amore insaziabili e ci ripetevano quanto ci amavamo. Mi ricordo la prima volta che mi hai detto che mi amavi ed eri ubriaco, erano le quattro di mattina, infatti non ti ho creduto. Mi ricordo la nostra prima uscita e mi viene da piangere. Ti voglio bene, Cate.
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kyda · 2 years
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che strana sensazione passare da the song of achilles, in inglese e scritto in un certo modo, a 4321 in italiano, con un narratore esterno, e scritto in modo proprio diverso, pieno di dettagli, più dettagli, digressioni, informazioni su tanti personaggi e mi sta piacendo tantissimo. prima di natale sono passata in libreria e ho visto un uomo, fra i 30 e 40 anni, che si avviava alle casse con la sua copia di questo libro stretta fra le braccia. io ce l'avevo già a casa ed ero lì per dei romanzi russi che non compravo da troppo tempo e ho pensato, chi sa perché, questo libro mi piacerà un sacco e non vedo l'ora di leggerlo. è così bello che mentre lo leggo mi sono distratta anche dal fatto che stamattina non ho trovato in casa marmellata da mettere sulla mia fetta di pane con il burro d'arachidi e mi sono distratta leggendo per così tanto tempo che ho dimenticato di avere il tè alla pesca a fianco, che nel frattempo si è raffreddato e non mi sono bruciata la lingua come faccio sempre
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svediroma · 2 years
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🌸Il Mercatino Giapponese🌸
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Il Mercatino Giapponese nasce nel maggio 2007 dal desiderio di un gruppo di giapponesi residenti a Roma di creare uno spazio di incontro ed un contenitore che potesse avere la funzione di avvicinare la cultura nipponica a quella del loro Paese di adozione. Quel primo appuntamento che è cominciato quasi per gioco si è trasformato nel tempo, sotto la guida delle fondatrici Kayo Fujii e Noriko Nishikawa e attraverso il sodalizio pluriennale con Il Circolo degli Artisti, in un punto di incontro per tutti gli amanti della cultura, presente e passata, di quel meraviglioso mondo che è il Sol Levante.
Nel corso di un decennio il Mercatino Giapponese si è evoluto nella struttura dei propri eventi, accogliendo al proprio interno, oltre alla mostra mercato tradizionale a tematica Giapponese, una serie di attività correlate che hanno trasformato i suoi appuntamenti in un vero e proprio festival della cultura nipponica.
La collaborazione con location più grandi e di prestigio ha permesso di poter ospitare migliaia di visitatori in una sola giornata e di allestire mostre, workshop, spettacoli live, conferenze, dimostrazioni di arti marziali, degustazioni e molto altro ancora. Un vero e proprio Villaggio del Giappone ma nella splendida cornice di Roma.
Il mercato giapponese ha una lunga storia a Roma, quindi eravamo molto entusiaste di andarci. È aperto per tre giorni al mese, e all'arrivo ci hanno già detto quando sarebbe stato il prossimo appuntamento. Nel mercato c'erano molte parti diverse della cultura giapponese, a partire dalla loro cultura dei fan fino a come interagiscono con la natura e la spiritualità.
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Nella prima foto che Alba ha scattato, possiamo vedere dei bellissimi ventagli giapponesi in mostra; ci sono 3 tipi di ventagli giapponesi: Uchiwa, Sensu e ventagli di guerra. Il ventaglio Uchiwa proviene originariamente dalla Cina, è piatto e rigido. I ventagli che possiamo vedere sono i Sensu, sono belli decorati con dipinti giapponesi e forme di design.
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Nella foto successiva, sempre scattata da Alba, possiamo vedere alcuni peluches. Sono per lo più dello studio Ghibli, su cui potrete leggere un approfondimento nel nostro blog nei prossimi giorni. Si tratta dello studio più famoso in Giappone, e i giocattoli nelle foto sono molto amati.
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Nell'ultima foto abbiamo un albero bonsai. Il bonsai è l'arte di coltivare varietà ornamentali, artificialmente nanizzate, di alberi e arbusti in vaso. La tradizione dei bonsai risale a molto tempo fa. Originariamente veniva dalla Cina, dove la gente tentava di produrre interi scenari naturali in piccoli vasi che imitavano la grandiosità e la forma degli scenari della vita reale, mentre il "bonsai" giapponese tenta solo di produrre piccoli alberi che imitano la forma degli alberi della vita reale. Prendersi cura di questi alberi richiede molto sforzo e tempo, eppure qui possiamo vedere così tanti bei bonsai. Vorrei poterli portare a casa con me :)
Questa visita al mercato giapponese ha avuto molti altri aspetti. Si poteva godere di ottimo cibo e bevande (abbiamo provato diversi tipi di sake, quello alla pesca è sicuramente il migliore), si poteva avere il proprio disegno personalizzato di magliette anime fatto al momento, si poteva provare un kimono e imparare di più sulla sua creazione e storia, si poteva comprare molto altro merch anime, tra cui orecchini, collane, o adesivi.
Ho fatto diversi acquisti e sono molto contenta di tutto. Il prossimo mercato sarà aperto nei giorni 6 e 7 novembre, quindi sono molto felice perché ho intenzione di andarci di nuovo.
- Eliada Ballazhi
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Riserva San Leonardo a Vermiglio... Ultimo avamposto ribelle nella nazione che chiude la pesca a settembre... Siamo in tre e ci dividiamo il tratto... Inizio a ninfa, con fili ridicoli e perdo ninfe su ogni passata...non vedo un pesce !! Passa Angelo, ne ha prese.. ma con che filo peschi ? Il 20 !!! 😤...mavaffanculo... io il 12 e pensavo fosse grande... Metto il 16 inverto i pesi delle ninfe, grossa sopra e leggera sotto... Lancio ...rilancio ed esco dal cappotto con una over 50.. Rilancio...rompo su una nave da crociera.. 😠..#@*!! Rifaccio la montatura.. rilancio e sbammmmm è bellissimaaaaa !!! Foto e rilascio immediato... Risalgo e non vedo più nulla... Grande buca, poso le ninfe a monte...nulla, rilancio e sento una botta in canna incredibile... La trota è nera, incazzata e grossa... risale la buca sfruttando la corrente.. io non riesco, troppa forza dell'acqua.. gli do filo...lei riscende... rientra in buca e prende la corrente e scende nella buca sotto... Gli corro dietro ma non la tengo... Una vecchia ride sulla sponda ( cazzoridi !! ) ...scende nella piana sotto...e io dietro, ma stavolta la buca è grande e la tengo... è bellissima !! Tre trote over 50... Pomeriggio al lago dei caprioli a secca... Tre iridee e serata con spritz, tagliere di salumi.. stinco e patate, gelato con mirtilli, amaro, caffè... ...vi scrivo sorseggiando l'amaro... domani posto nuovo... Che figata !! Mirko Dalmonte Martelli WildFly Fly Fishing Adventures #flyfishing #troutsflyfishing #endorsedbymothernature #savetheplanet #trentino #godo #photography #photo #mirkodalmontemartelli #bologna #flytying #peche #angler #pesca #pescaria #flyfishing #mayfly #trout #savethenatives #fishing #italian #italianstyle #dryfly #dryflies #pescaamosca #tyingflies #flytyingporn #flytyingaddict #troutflies #fluefiske #pêche https://www.instagram.com/p/CUxufh5o7v1/?utm_medium=tumblr
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A volte mi chiedo...
A volte mi chiedo dove sei adesso, se mi stai guardando, se approvi le scelte che sto facendo.
Non è molto che siamo lontani, ma sembra già passata un eternità, dall'ultimo nostro saluto, da quell'ultimo respiro.
Mi domando se sei fiero di me, di come sono, di come sto crescendo e come sto cambiando.
Lo so, non sono l'unica a sentire la tua mancanza, anzi, sono sicura che c'è chi la sente molto di più.
Non so quanto la nonna stia soffrendo, ma dopo 50 anni di matrimonio sono sicura che il dolore sia quasi straziante, la tua assenza è il male più grande.
Vedervi vivere, in simbiosi è stato magico, bellissimo. Il vostro amore è il mio esempio, sono cresciuta con voi come riferimento, perché voi siete sempre stati l'amore vero, perché dopo 50 anni vedervi ancora mano nella mano e darvi il bacio della buona notte era meraviglioso.
Ti scrivo per sentirti più vicino, probabilmente con molti errori, ma non importa, scrivo ciò che mi detta il cuore,
Come ultimo vorrei aggiungere un enorme grazie. Grazie per essermi stato sempre vicino, senza parole, ma con i gesti, con gli sguardi, con i tuoi silenzi; molto più significativi di tante chiacchiere. Grazie per avermi cresciuta, amata come una figlia.
Non ho sufficienti parole per descrivere il mio amore per te, ne tanto meno per dirti quanto mi manchi.
Spero solo che ora tu sia in pace, che sia affacciato dal balcone a guardare il tuo mare, quel mare che tanto amavi.
Ti immagino ancora una volta sulla tua barca, con la rete e la canna da pesca, in mezzo al mare a pescare.
Ti immagino la domenica in canottiera, davanti alla griglia ad arrostire.
E ti ricordo sulla tua macchina, quando tutti i venerdì, quando uscivo da scuola mi venivi a prendere per stare con te e con la nonna.
Grazie nonno per tutto quello che mi hai dato.
Ogni giorno il mio pensiero vola a te, non dimenticarti mai di noi.
Un abbraccio e un bacio.
Tua Nanasia. ❣️
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nickcents · 4 years
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Dubai breaK
Sei una bimba inglese tu. Lo dice il passaporto. Sei nata a Londra e registrata a Camden. E come tutte le bimbe inglesi sei cresciuta qui, tra questo clima nordeuropeo. L’estate torrida non e’ mai esistita, finora, salvo qualche sporadica giornata afosa figlia del “climate change”. Stai vivendo la tua infanzia con le gambe scoperte, quando a stento raggiungiamo i 15 gradi, la pioggia non ti ha impedito di uscire di casa a giocare ed una precoce oscurita’ invernale non ti e’ mai sembrata, poi, cosi desueta.
Non sei come noi italiani, che da piccoli ci facevamo le ferie al mare e che se avevamo la fortuna di nascere al centro sud, ci godevamo primavere ed estati spesso bollenti, con il mare, in molti casi, a portata di macchina.
Allora abbiamo deciso di prendercelo qualche spazio di caldo torrido, anche fuori stagione, spezzandoci e spezzandoti il buio e il freddo con una settimana a Dubai/Abu Dhabi.
In realta’ le nostre radici mediterranee e la nostra passione per lande piu’ inesplorate non ci aveva mai fatto considerare Dubai come una reale alternativa per le vacanze al mare, al caldo. Italia, Spagna, Grecia o al massimo Caraibi (come gia’ successo con Saint Lucia) quelle per noi sono sempre state le alternative, quello e’ sempre stato il nostro mare. Poi pero’ alla fine, tra il periodo (Inverno europeo), le distanze (volare con te a questa eta’ non e’ esattamente il piu’ riposante dei passatempi), la possibilita’ di rivedere qualche amico lontano (il buon Valerio con la sua famiglia trasferitisi ad Abu da ormai un po’ di tempo) e i costi contenuti di questi pacchetti magici che allettano i brits, abbiamo deciso di provare e farti provare questi emirati. Aspettative basse, un moderato disprezzo per questo esibizionismo arabo (oh io c’ho il palazzo piu’ alto del mondo ed automobili che rombano e consumano come una centrale nucleare, oh io ho fatto una citta’ nel deserto...e gia’ che c’ero ti ci ho anche fatto una pista da sci), ma la voglia di scongelarci un po’, di riassaggiare il caldo sulla pelle e nelle ossa e un accumulato bisogno di riposare ed eccoci qui.
DUBAI
E’ il tuo primo volo lungo. O per meglio dire, il tuo primo volo lungo di cui sei forse  cosciente, nel quale hai il tuo posto, con il tuo schermo e il tuo pranzetto servito sul tuo vassoio. La bimba volante, che, a meno di 4 anni, ha gia’ toccato 3 contenti, ma questo e’ il primo viaggio del quale , forse, ti sei resa conto. Abbiamo scelto di chiuderci in un piccolo resort, fuori dal caos e dalla palma, chiamato JA Jebel Ali, sulla via in direzione di Abu Dhabi, il quale, appena arrivati, ci si mostra come completamente isolato da tutto e tutti, in una zona semi deserta, costeggiata dalla Free Zone e da una pista di Kart mai finita o forse abbandonata. Eppure dentro, superato il solito cancello di sbarramento si apre un paradiso per golfisti, un tripudio di piscine e pavoni che girano tranquilli. L’arrivo, vale la pena di raccontarlo, ci contraddistingue come sempre. Dopo un volo di 7 ore, vestiti di tute comode da volo e giacche a vento da inverno londinese, sporchi ed assonnati, realizziamo che purtroppo saremo orfani della nostra camera per buona parte della giornata “ come avra’ letto sulla prenotazione...”. Senza un cambio a portata di mano, ci accasciamo in una delle svariate piscine vista mare e piloni (perche’ si, scordatevi il mare e l’orizzonte, anche qui si intravede gia’ la base di una nuova palma che tra qualche anno sara’ probabilmente un coacervo di alberghi extralusso). Tra le famiglie ormai esperte del resort, sotto gli sguardi di chi villeggia da giorni e conosce accessi, ritmi e trucchi del posto, cominciamo a farti assaggiare l’acqua e a farti avvolgere dal clima del Golfo Persico. Ovviamente cominci ad inzupparti e a divertirti e, come di consueto, a denudarti, fino a restare in mutande, che rapidamente si bagnano rivelandosi agli occhi delle famiglie esperte per quel che non sono: un costume.
Impossibile fermarti, dopo 7 ore di cartoni su uno schermetto e un viaggio in taxi concluso con una bella vomitata, perche’ fermarti di fronte al clou della vacanza: l’acqua.
Stanchi e rallentati dal sonno decidiamo di spogliarti, senza pensare che forse gli emirati arabi, non sono il posto ideale per girare svestiti e difatti veniamo ovviamente subito richiamati all’ordine da uno dei bagnini. Spiegarti, poi, che devi uscire dall’acqua e non puoi fare il bagno perche’ insomma siamo in un paese mussulmano non e’ semplice, pero’ ci permette di fare il nostro primo incontro giusto a pochi minuti dal nostro arrivo.
Una ragazza italiana, anche lei con una bimba e con mamma e sorella al seguito, che in un impeto di compassione, osservando questi due italiani, assonnati, vestiti per l’inverno europeo, con una bimba nuda in piscina , decide di rifornirci di un costume. Lei sta per terminare le sue vacanze, partira’ l’indomani, e ci racconta un po’ della sua vita e di cosa si possa fare in quello sterminato resort. Vive ad Amsterdam e Io, come al solito, quando sento queste storie, mi immedesimo e penso, sempre, costantemente, come sarebbe stata la mia vita li’.
Il resort cominciamo a conoscerlo nei giorni successivi, e’ stupendo, la nostra camera, con vista mare e piloni, e’ grande abbastanza e confortevole quanto basta e il primo sonno, 12 ore, record mondiale ancora imbattuto di dormita genitoriale, ci rimarra’ impresso per tutta la vacanza.
La vacanza e’ caratterizzata da un altro incontro, quello con Bianca, il suo compagno e il loro bimbo Tommaso.
Non tanto, o non solo, per averci accompagnato nelle oziose giornate in piscina, ma soprattutto per averci detto le piu’ belle parole che si possano ascoltare in un resort: “...sai, noi abbiamo All Inclusive...per i drink ci pensiamo noi”
Abbiamo scoperto qualche amico in comune, passato giornate a chiacchierare, festeggiato il compleanno di lui (ancora oggi fatico a ricordare il suo nome e dopo 14 minuti di spiegazioni ancora non ho la piu’ pallida idea di che lavoro faccia, ne’ quale sia una delle sue passioni), girato il Ferrari World in una giornata di pioggia e ti abbiamo visto giocare con Tommaso e immergerti senza sosta nelle acque della piscina
La vacanza, poi, e’ stata anche l’occasione per rivedere qualche vecchio amico. Abbiamo visto Valerio, Maria Elena e i figli, Matteo e Diego, in tre occasioni, una bella pizza (ancora ho acidita’ a pensarci) nel nostro resort, durante la quale ti sei persa a giocare con Diego ed a seguirlo ovunque, una giornata intera tra la spiaggia di Saadiyat, una gita stupenda nel deserto (il nostro primo deserto) ed una cena in una specie di pub accompagnati dal rombo dei motori delle macchine che sfrecciavano sul circuito di ABU e, infine, un aperitivo all’ombra del Burj Khalifa. 
Abbiamo incontrato Mustafa, mio ex collega, e cenato in uno splendido ristorante greco vista mare (e piloni) in una quasi atmosfera estiva, tra arredamenti bianchi, reti da pesca, sabbia tra i piedi, pesce alla griglia e profumi estivi. Abbiamo cenato con Giacomo, un amico di mamma, che fa il restaurant manager in uno splendido albergo sulla palma e ci siamo fatti coccolare dai suoi racconti e dai suoi bicchieri di vino (blu per finire la serata).
Forse, quando sarai piu’ grande non ricorderai troppo, anche se le foto e i miei scritti forse serviranno proprio a quello, o forse l’unico ricordo saranno gli scivoli d’acqua del nostro ultimo giorno al parco acquatico della LEGO.
A me sicuramente rimarra’ impressa la mattinata passata alla free zone nell’attesa di prendere la macchina in affitto, una situazione surreale, con l’ufficio della compagnia di noleggio situato all’interno di questa zona commerciale per la quale serve un pass per accedere e nella quale nessun tassista puo’ entrare e io recluso fuori a cercare di fare in modo di entrare, tra telefonate in un inglese incomprensibile e 600 gradi all’ombra.
Ma anche la gioia di aver cambato il ritmo di vita per una settimana, la gioia della colazione all’aperto vista mare (e piloni), quel senso di protezione che ti danno questa tipologia di vacanza e che forse ci mancano nella nostra vita da espatriati, la gioia di aver rivisto delle persone che hanno avuto un grande significato per la mia vita adulta, quella universitaria e post universitaria e che in qualche modo hanno sempre rappresentato un piccolo modello di quello che per me deve essere una famiglia, la gioia di vederti sperimentare nuovi climi, nuovi odori, nuovi sapori e sopratutto la gioia di aggiungere un altro tassello al nostro viaggio insieme
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“I don't need to know why 'Cause I know what love means I don't need forgivin'“
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oggi ho scoperto che Islington e’ nominato diverse volte nella guida galattica per gli autostoppisti ed ho imparato che nella seconda guerra mondiale la Russia combatteva anche col Giappone una guerra distaccata
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capricciolo · 5 years
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boh non so come descrivere la serata di ieri, è stato di sicuro tutto molto divertente, ma anche un po' imbarazzante perché ho rimesso due volte... all'inizio eravamo solo brille e siamo andate al parco a fare le sceme, e beh, la scena di dieci ragazze coi capelli colorati, che suonano l'ave maria soffiando nelle bottiglie di birra, ballano tra le bolle di sapone, corrono alla naruto in mezzo alla strada e sparlano dei loro professori di merda alla fine è simpatica, no? beh dopo la mezzanotte e le torte in faccia a qualcuno è venuta la brillante idea di giocare a never have i ever con la vodka liscia e il succo alla pesca e dopo soltanto mezz'ora eravamo tutte ubriache marce;;; boh io mi sono messa a parlare in russo con gli asinelli che stavano lì vicino e mi sembra anche di aver capito che una mia compagna avesse una crush per me, ma a questo punto non lo saprò mai per certo. ricordo anche di aver parlato apertamente della mia ex con le mie compagne di classe e la cosa strana è che non mi sono messa a piangere... sarà che finalmente io ci sia passata su dopo tutti quei tira e molla, mi sento un po' più sollevata a saperlo con certezza, onestamente. inutile dire che verso le cinque, dopo poco che io e un altro paio di ragazze abbiamo vomitato, siamo crollate nei sacchi a pelo e la sbornia al risveglio è stata una delle peggiori di sempre... beh a parte questo, 10/10 rifarei tutto all'istante, era da tanto che non passavo una serata senza pensare a niente, ed è stato bellissimo potersi lasciare andare con persone con cui non sono molto close, menomale che esiste l'alcool a farmi sbloccare con le compagne di classe 🤙🏻😔🤙🏻
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florifer-ego · 5 years
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finalmente mi siedo un po' ho fatto merenda ora con una pesca che ho raccolto dall'albero ancora tiepida di sole sono grata per tutto questo per il tramonto per questo cielo bellissimo che non devo dividere con nessuno poco fa sono passata davanti casa tua zia e mi sembra sempre di vederti lì seduta in un angolo con le tue mandorle con le tue faccende da sbrigare per me è sempre un po' domenica ed io bambina ti faccio i dispetti poi ti vengo a chiamare e ridiamo insieme di tanto e di poco ti penso spesso e ultimamente mi fa male il pensiero che tu abbia avuto così poco da questa vita che tu ti sia lasciata sempre le briciole per dare tutto a tutti non so se conta non so se conta adesso non so se lo saprai mai mai io ti voglio bene e ti ho voluto bene sempre e tanto in un modo tutto unico solo per te e per ogni minimo gesto per quello che sei e che eri ti porto con me sempre e non perdo occasione per raccontare di te a chi mi circonda vorrei tanto tu lo sapessi ma non ora non posso farci più nulla be ricaccio indietro le lacrime e ora filo dritta nella doccia che oggi mi è toccato aiutare a fare la salsa di pomodoro o forse sarebbe meglio chiamarla passata o non so come ma a casa mia si chiama salsa quindi va bene così e perciò ho pezzetti di pomodoro ovunque persino sulle sopracciglia e non so minimamente come ci siano arrivati lì quindi vado di corsissima che muoio di fame e non ho preparato nulla per cena
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