Tumgik
#valicato
yourtrashcollector · 5 months
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Giuseppe Ungaretti, Oggi
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somehow---here · 3 months
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Mi sento talmente nella verità, in ogni cosa, in ogni pensiero, che a momenti mi pare di aver valicato la soglia del segreto, del mistero: e cioè che non c'è segreto, non c'è mistero; che tutto è semplice, dentro e fuori di noi.
Leonardo Sciascia, "Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia", pag 71
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scorcidipoesia · 1 year
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Oggi tutto mi pare valicato
Il mio cuore
oggi
non è altro
che un battito di nostalgia
Giuseppe Ungaretti
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Amare è essenzialmente voler essere amati. Si può amare qualcuno non solo per quello che ha, ma letteralmente per quello di cui è carente.
L'amore può accettare fino all'ultimo le debolezze e i sotterfugi. Esiste però un punto valicato il quale l'amore svanisce irreversibilmente: "Esiste un punto in cui s'arresta, un punto che non si situa altro che nell'essere; quando l'essere amato va troppo lontano nel tradimento di se stesso e persevera nell'inganno di sé, l'amore non lo segue più.
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Jacques Lacan, da I seminari
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chris69003 · 1 year
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Zaoooooo Tumblrini…Notte …👽
Oggi tutto mi pare valicato ..Oggi il mio cuore non è altro che un battito di nostalgia …❤️
Giuseppe Ungaretti …
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gocciodigrog · 2 years
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La società come catena di montaggio
La società odierna, che affonda le sue radici nel razionalismo e nel profitto tanto sul piano lavorativo quanto su quello personale, comporta dei processi alla cui base si pone un alto grado di scrupolosità verso canoni socialmente determinati.
Tali canoni andrebbero necessariamente raggiunti con una certa rapidità, allo scopo di avvantaggiarsi rispetto ad una concorrenza avente simili obiettivi. In questo clima perfezionistico, in cui i risultati massimi devono essere conseguiti in tempi minimi e l'attenzione è del tutto posta sulla produttività, risulta facile perdere il senso di appartenenza a se stessi e alla propria individualità.
Sono molteplici, nel corso della storia, gli esempi analizzabili. Ogni limite può essere estinto e valicato, finanche a toccare i più angosciosi orrori del genocidio ebraico, condotto da funzionari e criminali di guerra che – con la scusa di obbedire alle autorità – si ponevano come strumenti di un sistema macchinoso e privo di etica, inibitore di una coscienza di sé che permettesse un'azione contraria. «I “Papi” del Reich avevano impartito degli ordini e io dovevo obbedire» dichiarava Adolf Eichmann nel 1961, durante il processo che segnò la sua condanna. Tutto, dai trasporti ai campi di concentramento, era studiato in modo da costituire un sistema ingegnoso e funzionale per spingersi al traguardo prestabilito, seguendo ciecamente le istruzioni impartite a discapito della propria scelta e consapevolezza individuale. Tristemente, la suddetta realtà non appartiene esclusivamente ai decenni scorsi – per quanto possa essere stata iperbolizzata negli anni della guerra. Si tratta effettivamente di un caso culmine, apice di una dimenticanza di sé che spiega come un soggetto medio possa giungere ad agire da mero strumento più che da individuo. Ad oggi ciò è osservabile, seppur in misure meno evidenti, nella quotidianità.
Ad una prima occhiata, l'avvento del fordismo – basato sulla produttività e sulle catene di montaggio – sottolinea degli innegabili fattori positivi. È anzitutto rilevante il ruolo dell'efficienza, conseguita mediante l'ottimizzazione dei tempi e di schemi funzionali ripetuti ciclicamente, imprescindibili per ottenere risultati proficui. L'impegno comune nel raggiungimento di un obiettivo, inoltre, determina una competizione con conseguente stimolo a conquistare il proprio bersaglio con anticipo sugli altri, tanto nelle aziende quanto nella vita privata. Si rende dunque necessario evitare che l'idea venga messa in atto da terzi, accrescendo la prosperità del proprio ente di appartenenza o del proprio status individuale. Una simile struttura era già identificabile con antecedenza rispetto alle intuizioni fordiane, a partire dalle rivoluzioni industriali. Insieme ad altri vari elementi fondamentali, la macchina a vapore aveva portato ad una serie di rapidi progressi industriali e tecnologici che, passando inizialmente per il positivismo, erano sfociati nella seconda rivoluzione industriale e, per vie traverse, nella società capitalistica ad oggi conosciuta. Nondimeno, più che in un miglioramento l'eccesso rischia di risultare in danni seri e marcati. Trasciniamo con noi il segno di una realtà in cui gli operai – costretti ad orari disumanizzanti e inflessibili – erano destinati ad una qualità di vita inferiore; ancor più di prima, il lavoro e il profitto appaiono come il fulcro e il movente della nostra epoca attuale, persino al di fuori della carriera. Tuttavia, a confutare la presunta vantaggiosità di una siffatta struttura affluiscono oramai svariati studi. Degni di menzione sono quelli dell'Università di Stanford, secondo cui le tempistiche estreme e il perfezionismo, a conti fatti, oltre una data soglia diminuiscono la produttività. Altrettanto significativa è una ricerca condotta dall'Università di Melbourne, che dimostra come l'eccedenza di lavoro comprometta il singolo, alterandone le abilità cognitive. Oltretutto, anche la competizione non è esente da incertezze: sfide tanto esasperate aprono infatti le porte al pericolo della disuguaglianza sociale, fortificando il divario tra gruppi distinti e alimentando le dinamiche relative ad in-group, ovvero la cerchia di cui si fa parte, e out-group, un complesso sociale esterno additato spesso come inferiore o non desiderabile.
Appare quindi dominante un tipo di azione razionale rispetto allo scopo o, per meglio dire, l'adoperarsi razionalmente per giungere ad un traguardo. A tal proposito, il sociologo americano George Ritzer conia il termine “McDonaldizzazione”, una forma radicale di azione razionale che penetra in ogni aspetto della nostra vita e, come possiamo ben vedere, nella nostra individualità. Come riportato dallo stesso Ritzer, le modalità del fast food influenzano «non solo l’alimentazione, ma anche l’istruzione, la sanità». Principi fondamentali della McDonaldizzazione sarebbero, oltre all'efficienza e alla razionalità, anche la prevedibilità e la quantificazione. Ai suddetti assiomi segue un distacco dalla propria personalità, repressa in favore di script familiari da seguire costantemente, concentrandosi unicamente sui numeri e su risultati prefissati e standardizzati a discapito della creatività. Si è obbligati, pertanto, a far confluire una porzione limitata di tempo con il perfezionismo. Tale convergenza può facilmente causare considerevoli livelli di stress e, conseguenzialmente, problemi di natura psicologica quali ansia, cronofobia, demotivazione e scarsa autoefficacia, fino ad arrivare a nientemeno che disturbi ossessivo-compulsivi o depressione. Il rischio è, quindi, quello di allontanarci dal nostro “io reale” in favore di un “io collettivo” e puramente sociale.
La stessa pressione era già stata percepita da letterati e artisti del passato: classica rappresentazione di un tale scenario è “Sera sul viale Karl Johan”, opera pittorica del celebre Edvard Munch raffigurante una folla indistinta, senz'anima, che si dirige in massa verso un obiettivo vano ed effimero, esattamente in linea con la struttura sociale corrente. Difatti, la spinta della McDonaldizzazione ci muove su un percorso fatto di scopi minori che si susseguono l'un l'altro, numerose tappe che, in realtà, non hanno un fine ultimo e non vogliono portarci da nessuna parte se non ad una razionalizzazione svincolata e senza riserve.
Tali svolgimenti sono ormai tanto globalizzati da risultare, con ogni probabilità, inarrestabili: ci viene imposto, quindi, di adattarci ad un sistema che potrebbe altrimenti schiacciarci. Il filosofo e sociologo polacco Zygmunt Bauman, nella sua opera “Modus Vivendi” affermava che «“progresso” sta ad indicare la minaccia di un cambiamento inesorabile e ineludibile che invece di promettere pace e sollievo non preannuncia altro che crisi e affanni continui, senza un attimo di tregua». Lasciando emergere le insicurezze e le paure della modernità, proseguiva ribadendo che «invece di grandi aspettative di sogni d'oro, il “progresso” evoca un'insonnia piena di incubi di “essere lasciati indietro”». Considerata l'incessantezza di questo fenomeno, proporre un'opposizione totale sarebbe illusorio e irrealistico in quanto rimarremmo vittime di fattori esterni di portata globale. Ciononostante, tenendo conto degli aspetti descritti, è possibile realizzare un piano di reazione, cura e mantenimento personale assiduo che salvaguardi la propria e l'altrui stabilità mentale. È di vitale importanza, quindi, imparare a distinguere il nostro io individuale da quello pubblico, ponendo attenzione nel coltivare entrambi in modo armonizzante per poter funzionare al meglio nella sfera privata e nel mondo esterno. Trovando – e in particolar modo mantenendo – il giusto bilanciamento tra il sé e la collettività, la pressione di una smisurata razionalizzazione sarà fronteggiabile, fornendoci notevoli benefici sia nell'ambito sociale che nell'ambito personale. Finalmente, con impegno costante, lo schiavismo mentale prodotto dalle “catene di montaggio” potrà lasciare spazio ad un più sano “adattamento” consapevole ed equilibrato.
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Fonti:
The productivity of working hours, Stanford University
Use it too much and lose it? The effect of working hours on cognitive ability - Melbourne University
Relazione - George Ritzer
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multiverseofseries · 2 months
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Stranger Things 4: una stagione spettacolare e gigantesca
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L'eco scatenato dal fragore di Stranger Things ha valicato i confini del suo prodotto originale sfociando nei vasti campi della popolarità di massa, rendendo la serie creata dai fratelli Duffer un'opera imprescindibile per tutti coloro che negli ultimi anni si sono rivolti alle piattaforme streaming alla ricerca di titoli unici e diversificati tra di loro. Il progetto partito dallo scantinato immaginario di Hawkins è destinato ad espandersi ulteriormente nei prossimi anni, con i Duffer che hanno già annunciato di essere in fase progettazione per uno spin-off di Stranger Things, il quale seguirà una quinta stagione che punta a chiudere tutte le linee narrative del filone principale.
Se il futuro della serie tv appare a dir poco roseo, l'ultima stagione di Stranger Things - conclusasi con i due episodi finali rilasciati tra le serie tv Netflix di Luglio 2022 - è contraddistinta da una resa visiva strepitosa, calibrata sui toni di una computer grafica mai così particolareggiata come nell'ultimo episodio, la quale rende spettacolare fino all'inverosimile una guerra tra universi che espande i suoi confini verso orizzonti ancora imprecisati, assumendosi il rischio di accartocciarsi su se stessa mentre i pigri riferimenti ai favolosi anni '80 cominciano a mancare di vera passione.
L'infanzia del gruppo di eroi formatosi per caso, durante la lotta contro un essere proveniente da una realtà parallela, è ormai agli sgoccioli, ma i ragazzi non potranno avventurarsi insieme nell'avventura dell'adolescenza perché ci sono migliaia di chilometri a separarli. La famiglia Byers ha deciso di lasciare Hawkins in seguito agli orrori che hanno sconvolto la cittadina nella stagione precedente, portando in California la due volte orfana Undici (Millie Bobbie Brown) e dicendo addio ad un luogo sul quale aleggiava la dipartita dello sceriffo Hopper.
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La ragazza ha promesso di rimanere in contatto con il suo ragazzo Mike (Finn Wolfhard), ma la relazione a distanza si scontra con la freddezza emotiva di lettere mai abbastanza sentite, mentre Undici deve allo stesso tempo abituarsi ad una nuova vita in assenza di poteri psichici, con l'incapacità di inserirsi nel contesto scintillante dell'high school losangelina. L'assenza dell'unica superstite del progetto del dottor Brenner (Matthew Modine) non ha però garantito la salvezza di Hawkins, perché una serie di efferati omicidi spalanca le porte per l'arrivo di un nuovo potentissimo avversario, il quale costringerà il gruppo di amici a lavorare nuovamente insieme anche a dispetto della lontananza per salvare il mondo da una calamità mai vista prima.
Con L'allargamento dell'orizzonte geografico Stranger Things abbraccia nuove dimensioni narrative, cercando per la prima volta di trovare la giusta misura a diversi contesti scollegati tra di loro.
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Non affascina da questo punto di vista il trattamento riservato ad Undici, incapace di trovare un senso alla sua esistenza una volta persi i poteri, e gli scontri con i suoi coetanei (uno dei quali rientra a pieno diritto nel citazionismo sfrenato di Stranger Things 4) si rivelano inconcludenti visto che alla prima occasione utile la sceneggiatura trova un modo di reinserirla nuovamente nel mondo del paranormale, senza darle mai l'occasione di diventare una persona reale. Nettamente più coerente è la linea narrativa che unisce Will, Dustin e Lucas all'Hellfire Club di Eddie Munson (Joseph Quinn), il quale è rivelato una delle migliori aggiunte al cast, riprendendo i temi di unione e fratellanza che avevano reso indimenticabile la prima stagione, mentre perdono mordente in maniera definitiva i "colleghi adulti": Nancy, Jonathan e Steve ebbero un sussulto in termini di profondità emotiva nel corso della terza stagione, ma la loro evoluzione personale durante lo scontro con Vecna è irritante quando non parodistica.
Questa nuova stagione si propone di esplorare i segreti dell'origine del Sottosopra e, sebbene il racconto non spicchi per originalità espositiva - portato avanti da una sorta di flashback indotto a Undici - i tasselli disseminati nel corso di queste tre stagioni (fa eccezione la prima, la quale fu pensata per essere autoconclusiva) cominciano a formare un quadro interessante, allargatosi in maniera decisa rispetto al piccolo mondo che ha visto la luce nel 2016, e per questo sempre in bilico tra l'espansione concreta e il tradimento dell'ambizione. Ma soltanto la stagione finale potrà dirci se questo mosaico narrativo si paleserà in un disegno convincente, ma per il momento la trama sorregge bene il peso dell'aspirazione.
Ma se la sceneggiatura boccheggia in alcuni frangenti, lo stesso non si può dire della messa in scena, la quale si rivela il vero fiore all'occhiello di una produzione che non ha badato a spese per ricreare mostruosità ed effetti strabilianti.
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La computer grafica si erge a protagonista assoluta di questa stagione, con un episodio finale capace di emozionare grazie all’elevato il livello dell'impianto scenico, spalleggiato da una colonna sonora come sempre azzeccatissima, spiccano Running up that Hill di Kate Bush e un brano dei Metallica riproposto in maniera così potente da bucare lo schermo. Grande, però, assente risulta l'anima anni Ottanta che aveva fatto innamorare gli spettatori ad una serie decisamente citazionista, perché - al di là dei blandi riferimenti filmici- manca quel vibrante essere nostalgico che aveva reso inimitabile la prima stagione, perso nell'ambizione di accrescere a dismisura e riciclare situazioni e tematiche già abbondantemente esplorate nelle puntate precedenti, declinandole con un fare semplicistico in un'altra area geografica.
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venus-es · 4 months
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ANTONIO GRAMSCI, L'Avanti, 1 Gennaio 1916.
Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno. Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un'azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.
Dicono che la cronologia è l'ossatura della storia; e si può ammettere. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch'essi capodanni. Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell'età moderna.
E sono diventati così invadenti e così fossilizzanti che ci sorprendiamo noi stessi a pensare talvolta che la vita in Italia sia incominciata nel 752, e che il 1490 0 il 1492 siano come montagne che l'umanità ha valicato di colpo ritrovandosi in un nuovo mondo, entrando in una nuova vita. Così la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si strappa il film e si ha un intervallo di luce abbarbagliante.
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lamilanomagazine · 5 months
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Negramaro in concerto allo stadio Franco Scoglio di Messina
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Negramaro in concerto allo stadio Franco Scoglio di Messina "A grande richiesta, si aggiunge una nuova tappa al viaggio che i Negramaro faranno per l'estate 2024 negli stadi italiani: non poteva, infatti, mancare la Sicilia a cui la band è da sempre legatissima. L'appuntamento sarà allo stadio Franco Scoglio di Messina il prossimo 3 luglio". Al lancio dell'ufficialità dell'evento, a poco meno di un anno dall'esibizione della band salentina a piazza Duomo del 29 dicembre scorso, il sindaco Federico Basile commenta "accogliere nuovamente a Messina i Negramaro è motivo di grande soddisfazione. L'evento live allo stadio Franco Scoglio in programma per la prossima estate messinese rappresenta un ulteriore tassello per implementare la nostra visione strategica nell'ambito del piano promozionale Messina Città della Musica e degli Eventi, finalizzato a coniugare il valore della musica allo spirito di una Messina sempre più inclusiva, partecipativa e attrattore di pubblico". "L'annuncio di un nuovo concerto, quello dei Negramaro per l'estate 2024, dopo quello di Ultimo il 28 giugno e di Zucchero del 30 giugno prossimi, rappresenta - aggiunge l'assessore agli Spettacoli e Grandi Eventi Massimo Finocchiaro – la volontà di questa Amministrazione di programmare un percorso, nel contesto del brand Messina Città della Musica e degli Eventi, che tiene insieme cultura, turismo e attrattività della Città per ampliare il nostro ambito d'azione, creare un indotto economico per offrire al nostro territorio ricadute positive e sempre maggiore visibilità oltre lo Stretto". L'evento sarà realizzato da Puntoeacapo (con la direzione artistica di Nuccio La Ferlita), Friends & Partners e Magellano Concerti, in collaborazione con il Comune di Messina. Dopo due decenni di successi e trionfi musicali, i Negramaro sono pronti a scrivere un altro capitolo della loro storia, con nuovi imperdibili eventi live negli stadi per il 2024 che uniscono virtualmente il Sud e il Nord d'Italia. Tre stadi iconici: il 15 giugno allo Stadio Diego Armando Maradona di Napoli, il 22 giugno allo Stadio San Siro di Milano e il 3 luglio allo Stadio Franco Scoglio (San Filippo) di Messina. Dopo esser stata la prima band italiana ad aver varcato la soglia della "Scala del calcio", con il concerto-evento realizzato a San Siro nel 2008, e a distanza di sei anni dal precedente tour negli stadi italiani, la prossima estate i Negramaro torneranno dal vivo a San Siro, allo stadio Franco Scoglio di Messina e per la prima volta invece si esibiranno allo stadio napoletano Diego Armando Maradona. La band è reduce dal trionfo dei festeggiamenti del suo ventennale che l'ha vista impegnata nel lungo tour estivo N20, un sold out dopo l'altro in tutte le date, e con l'uscita del docufilm evento, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, "NEGRAMARO BACK HOME - ORA SO RESTARE", realizzato in occasione del N20 BACK HOME, la grande festa in musica sold out che si è tenuta lo scorso 12 agosto all'Aeroporto Fortunato Cesari di Galatina (Lecce) con gli amici che hanno accompagnato il loro viaggio artistico: Elisa, Fiorella Mannoia, Samuele Bersani, Niccolò Fabi, Diodato, Sangiovanni, Malika Ayane, Ermal Meta, Rosa Chemical, Ariete e Aiello che con performance inedite e spettacolari hanno ripercorso la storia del gruppo realizzando un'esperienza che ha valicato i confini del concerto. I biglietti per la nuova data del 3 luglio, saranno disponibili su TicketOne in presale per il fanclub a partire dalle ore 11 di mercoledì 22 novembre; e per tutti dalle ore 11 di giovedì 23 novembre, sempre su TicketOne. Radio Italia è la Radio Ufficiale di "Stadi 2024" dei Negramaro; Urban Vision Official Content Partner di "Stadi 2024" dei Negramaro; e Frecciarossa è Treno Ufficiale di "Stadi 2024" dei Negramaro.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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ziosam6 · 6 months
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«Pare che la bellezza di una perla sia la risposta organica a un dolore. La perla cresce attorno alla ferita che un singolo granello di sabbia, penetrando nella conchiglia, provoca all’ostrica. È la risposta a un elemento imprevisto che riesce ad attraversare le sue difese. L’amore non è diverso: è la reazione a qualcuno che è riuscito a superare tutti i nostri muri. La risposta accogliente a una potenziale minaccia che ha valicato il confine.» 
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lettieriletti · 7 months
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Twin Star Exorcists 19
Twin Star Exorcists 19
Se vuoi ottenere più potere, devi essere disposto a pagarne il prezzo. Nella dimensione di Magano, si incrocia il destino di tre degli esorcisti più forti. C’è chi ha valicato i limiti umani con pratiche proibite. Chi ha vissuto attendendo la morte. E l’eroe che vuole scolpire il futuro con le proprie mani.
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circusfans-italia · 10 months
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DARIX TOGNI E LE SUE IMPRESE. ANNIBALE 2000 ANNI DOPO - DIVIER TOGNI RACCONTA (2). 1° episodio
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DARIX TOGNI E LE SUE IMPRESE. ANNIBALE 2000 ANNI DOPO DIVIER TOGNI RACCONTA (2). 1° episodio Dopo il grande successo della prima serie, Divier Togni riprende a raccontare ai microfoni e all'obiettivo di Roberto Guideri e Lorenzo Paci aneddoti e vicende del Circo Togni e di quella parte della storia che in qualche modo toccò più vicino il proprio percorso umano e professionale o perchè vi assistette o perchè ne ascoltò i racconti diretti da parte di zii, cugini e genitori. GUARDA IL VIDEO Oggi Divier ci parla di alcuni episodi che hanno lasciato il segno non solo nella storia del Circo Darix Togni, ma anche nell'immaginario collettivo nazionale. Si tratta infatti di episodi che all'epoca (parliamo di anni Cinquanta) riscossero grande eco e le immagini foto e video rimbalzarono sui media di allora e ancora oggi trovano spazio sui social di oggi.
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1959. Al compimento della traversata di Annibale. Darix Togni, Ugo Miletti e i Badstubner protagonisti dell'impresa. I due episodi più sensazionali furono l'attraversata delle Alpi del 1959 con tre elefanti, impresa lanciata da Darix come sfida a uno scienziato che aveva tentato poco prima con l'elefante Jumbo (dello zoo di Torino) di ripercorrere la traversata di Annibale, ma senza successo. Così Darix, con una spedizione composta tra gli altri dal cognato Ugo Miletti, e dagli addestratori Jonny e Ursula Badstubner, ripetè con successo l'avventura, diventando un eroe dei media e dando enorme visibilità al Circo Nazionale Togni. Stratega della pubblicità ancora una volta Wioris Togni che seppe costruire l'immagine di Darix e imporre il suo nome come un vero e proprio brand che è arrivato fino a noi. Negli anni successivi quegli elefanti, in Italia e all'estero, divennero gli elefanti "alpinisti" e venivano presentati in pista con un grande berretto da Alpino, per sfruttare la visibilità di quel fatto.
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L'altro episodio altrettanto spettacolare, se non di più, è la sfilata con 5 elefanti al seguito, lungo le calli di Venezia nel 1954, con la famosa piramide sul Ponte degli Scalzi. Anche in quel caso foto e video di una impresa unica sono arrivate fino a noi. E furono una straordinaria promozione per il Circo, coordinata da Wioris. Una impresa mai più ripetuta né eguagliata, per spettacolarità e impatto emozionale.
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Il video si conclude con un ricordo degli ultimi giorni di Darix e con una rassegna stampa (amorevolmente raccolta da Antonio Arcudi) degli articoli apparsi su tutta la stampa nazionale a seguito della sua scomparsa, un lutto nazionale per un uomo che era diventato un idolo e un eroe per i ragazzini, che in veste da gladiatore aveva affrontato tigri e leoni, che aveva valicato le Alpi con gli elefanti e che aveva sempre dimostrato grande coraggio in ogni fase della sua vita, non nascondendo il dolore e la fragilità umana, quando il suo circo venne distrutto dall'incendio del 1962, ma che sorretto dalla forza del fratello e di tutta la sua famiglia seppe ripartire più forte di prima dopo quell'evento devastante.
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Ecco i titoli dei 7 episodi che compongono la seconda serie: - Annibale 2000 anni dopo: Darix Togni e le sue imprese - I Signori della Pista: Enis Togni e Leonida Casartelli - I 3 pilastri della mia vita: Wioris, Liliana e Holer. -  Le mie 3 vite - La grande avventura del Palatrussardi - L'Evento Togni-Casartelli al Palasharp nel 2009 - L'ultima volta che feci il Circo Gli episodi saranno proposti sulle pagine di Circusfans.eu con cadenza settimanale.
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DIVIER TOGNI RACCONTA. LA 2° SERIE DI ROBERTO GUIDERI Visita le nostre sezioni CINETECA GUIDERI Per rimanere sempre aggiornati sulle tappe dei circhi italiani Se questo articolo ti è piaciuto condividilo sui tuoi social utilizzando i bottoni che trovi qui sotto   Read the full article
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kritere · 1 year
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Monopoli, scontro sulla statua di una sirena: “Troppo procace”. “No, omaggio alle donne curvy”
DIRETTA TV 28 Aprile 2023 Una statua collocata in piazza Rita Levi Montalcini, a Monopoli, sta scatenando una polemica: per qualcuno è troppo procace, altri difendono l’opera: “È un omaggio alle donne curvy”. 9 CONDIVISIONI La statua di una sirena dalle forme piuttosto procaci è diventata oggetto di un’aspra polemica sui social network scatenando un dibattito che ha valicato anche i confini…
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carmenvicinanza · 1 year
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Lucy Salani
https://www.unadonnalgiorno.it/lucy-salani/
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Lucy Salani, importante attivista lgbtq+, è stata l’unica donna transgender italiana sopravvissuta alle persecuzioni nazi-fasciste e ai campi di concentramento.
È stata una grande oppositrice della guerra, ha rischiato più volte la vita, ha subito varie incarcerazioni, processi ed è stata condannata a morte.
Nacque col nome di Luciano a Fossano (Cuneo) il 12 agosto 1924, in una famiglia di origine emiliana.
Ha trascorso la sua giovinezza a Bologna durante l’ascesa del fascismo, in un’epoca in cui l’omosessualità era percepita come un crimine sociale punito col carcere e con ogni sorta di angheria e persecuzione. Per il suo orientamento sessuale, venne rifiutata dalla sua stessa famiglia.
Chiamata alle armi nel 1943, pur dichiarandosi omosessuale, venne mandata a combattere, ma disertò dandosi alla clandestinità che abbandonò per salvaguardare i suoi familiari. Venne quindi arrestata ancora dai tedeschi e inviata con l’esercito nazista a Suviana da dove riuscì nuovamente a disertare, buttandosi nell’acqua gelida che le procurò una polmonite, ma scappò anche dall’ospedale in cui era ricoverata.
Ha vissuto per qualche mese a Bologna in clandestinità, per mantenersi si prostituiva. Durante una retata venne fermata dalla polizia che, scoprendo la sua diserzione, la tenne rinchiusa nella cantina di un casolare nei pressi di Padova, dalla quale era riuscita a scappare, ma poco dopo venne di nuovo catturata a Mirandola. Dopo una permanenza nelle carcere di Bologna e Modena, venne processata a Verona e condannata a morte. La pena venne tramutata in lavori forzati in un campo di lavoro a Bernau, da cui era scappata. Ma al confine tra Austria e Italia, venne scoperta e deportata nel campo di concentramento di Dachau dove è riuscita a sopravvivere fino alla liberazione da parte delle truppe americane, che l’hanno trovata in mezzo ai cadaveri, era stata, infatti, fucilata dai tedeschi e colpita a una gamba prima di svenire ed essere considerata morta.
Dopo la guerra ha vissuto tra Roma e Torino, tra un lavoro come tappezziera e l’avanspettacolo, mantenendosi essenzialmente con la prostituzione, realtà che aveva conosciuto sin dall’adolescenza e che ha sempre rivendicato come un dato di fatto nella sua esistenza da donna trans.
Nei primi anni ottanta, a Londra, si è sottoposta a un’operazione di riattribuzione del sesso senza rinunciare al suo nome.
Rientrata a Bologna, vi ha trascorso il resto della sua vita, militando col Movimento Identità Trans che l’ha supportata quando è caduta in una condizione di estrema indigenza.
I ricordi della detenzione l’hanno tormentata per tutta la vita, facendola svegliare di soprassalto la notte anche a distanza di anni. Nei suoi incubi vedeva, forse, le centinaia di cadaveri che aveva dovuto trasportare verso i forni crematori, alcuni dei quali, raccontava, a volte le sembrava si muovessero ancora.
Ha lasciato la terra il 22 marzo 2023, aveva 98 anni.
La storia di Lucy Salani è diventata nota grazie alla biografia scritta da Gabriella Romano, Il mio nome è Lucy. L’Italia del XX secolo nei ricordi di una transessuale, pubblicata nel 2009 che, due anni più tardi, è diventata anche un documentario dal titolo Essere Lucy.
Nel 2014 il regista Gianni Amelio l’ha intervistata  nel documentario Felice chi è diverso.
Nel 2021 è uscito il film documentario sulla sua vita C’è un soffio di vita soltanto preso da un verso di una poesia scritta da lei.
Lucy Salani ha subito discriminazione, stigma, umiliazioni, patimenti e avuto sempre il coraggio di schierarsi dalla parte più scomoda della storia, l’unica a cui sentiva di appartenere.
Quasi un secolo di esistenza in cui ha valicato i confini dell’ordinario diventando un imponente simbolo di resistenza.
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cerentari · 1 year
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Solo un appuntamento
Foto di EKATERINA BOLOVTSOVA Aveva cavalli tra i capelli biondi sempre più scuri col camminare gli anni, amava donne e pessime compagnie poi fuggì in montagna nella quiete dei boschi lungo il fiume quando ancora c’era acqua, salutava malgrado il tempo svogliasse la memoria; non so perché, oggi è il Diciotto, il Diciassette è stato valicato con fatica, non so perché sia tornato in mente forse era…
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giuseppe-carta · 1 year
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Circufolla arriva all'incontro mondiale turco!
Circufolla arriva all’incontro mondiale turco!
Ok a Fethiye e Karaot abbiamo trascorso una spiendida settimana… … l’INCONTRO… … è già iniziato… ! … ci facciamo una bella foto di gruppo e partiamo? Arriviamo ad Antalya dopo aver valicato delle stupende montagne Un fratello musicista ci ospita alla grande …imbandiscono la città a festa… A nostro avviso non è una casualità Panorami notturni mozzafiato L’acqua del mare è limpida. Parchi…
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