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#vizzo
marble-theez-hornuts · 3 months
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The Thre Graces
These three drawings where made for the commemoration of the aniversary of marble hornets, i hope you all like them. -J.V
Masky | Timothy Wright
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To The Ark | Skully
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Brian Thomas | Hoody
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Made by @jax-vizzo
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marcogagnoni · 5 months
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“Rosa di macchia, che dall’irta rama ridi non vista a quella montanina, che stornellando passa e che ti chiama rosa canina; se sottil mano i fiori tuoi non coglie, non ti dolere della tua fortuna: le invidïate rose centofoglie colgano a una a una: al freddo sibilar del vento che l’arse foglie a una a una stacca, irto il rosaio dondolerà lento senza una bacca; ma tu di bacche brillerai nel lutto del grigio inverno; al rifiorir dell’anno i fiori nuovi a qualche vizzo frutto sorrideranno: e te, col tempo, stupirà cresciuta quella che all’alba svolta già leggiera col suo stornello, e risalirà muta, forse, una sera.” Giovanni Pascoli
Photo by ©️ Marco Gagnoni
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donaruz · 10 months
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“Canto delle donne” di Alda Merini
Io canto le donne prevaricate dai bruti
la loro sana bellezza, la loro “non follia”
il canto di Giulia io canto riversa su un letto
la cantilena dei salmi, delle anime “mangiate”
il canto di Giulia aperto portava anime pesanti
la folgore di un codice umano disapprovato da Dio,
Canto quei pugni orrendi dati sui bianchi cristalli
il livido delle cosce, pugni in età adolescente
la pudicizia del grembo nudato per bramosia,
Canto la stalla ignuda entro cui è nato il “delitto”
la sfera di cristallo per una bocca “magata”.
Canto il seno di Bianca ormai reso vizzo dall’uomo
canto le sue gambe esigue divaricate sul letto
simile ad un corpo d’uomo era il suo corpo salino
ma gravido d’amore come in qualsiasi donna.
Canto Vita Bello che veniva aggredita dai bruti
buttata su un letticciolo, battuta con ferri pesanti
e tempeste d’insulti, io canto la sua non stagione
di donna vissuta all’ombra di questo grande sinistro
la sua patita misura, il caldo del suo grembo schiuso
canto la sua deflorazione su un letto di psichiatra,
canto il giovane imberbe che mi voleva salvare.
Canto i pungoli rostri di quegli spettrali infermieri
dove la mano dell’uomo fatta villosa e canina
sfiorava impunita le gote di delicate fanciulle
e le velate grazie toccate da mani villane.
Canto l’assurda violenza dell’ospedale del mare
dove la psichiatria giaceva in ceppi battuti
di tribunali di sogno, di tribunali sospetti.
Canto il sinistro ordine che ci imbrigliava la lingua
e un faro di marina che non conduceva al porto.
Canto il letto aderente che aveva lenzuola di garza
e il simbolo-dottore perennemente offeso
e il naso camuso e violento degli infermieri bastardi.
Canto la malagrazia del vento traverso una sbarra
canto la mia dimensione di donna strappata al suo unico amore
che impazzisce su un letto di verde fogliame di ortiche
canto la soluzione del tutto traverso un’unica strada
io canto il miserere di una straziante avventura
dove la mano scudiscio cercava gli inguini dolci.
Io canto l’impudicizia di quegli uomini rotti
alla lussuria del vento che violentava le donne.
Io canto i mille coltelli sul grembo di Vita Bello
calati da oscuri tendoni alla mercé di Caino
e canto il mio dolore d’esser fuggita al dolore
per la menzogna di vita
per via della poesia.
Alda Merini
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petalidiagapanto · 25 days
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«Il futuro verrà con le nostalgie di ieri e il rimpianto di un tempo nuovo che si poteva vivere ma non si è voluto»
(Ialina Portori Vizzo)
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ma-pi-ma · 1 year
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Rosa di macchia, che dall’irta rama ridi non vista a quella montanina, che stornellando passa e che ti chiama rosa canina;
se sottil mano i fiori tuoi non coglie, non ti dolere della tua fortuna: le invidïate rose centofoglie colgano a una a una:
al freddo sibilar del vento che l’arse foglie a una a una stacca, irto il rosaio dondolerà lento senza una bacca;
ma tu di bacche brillerai nel lutto del grigio inverno; al rifiorir dell’anno i fiori nuovi a qualche vizzo frutto sorrideranno:
e te, col tempo, stupirà cresciuta quella che all’alba svolta già leggiera col suo stornello, e risalirà muta, forse, una sera.
Giovanni Pascoli, Rosa di macchia
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mockupcloud · 11 months
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celestica-1988 · 1 year
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"Bene, allora Jane, chiami in aiuto la sua fantasia; supponga di non essere più una ragazza ben allevata e disciplinata, ma un ragazzo capriccioso, malavvezzo fin dall'infanzia. Si figuri di essere in un remoto paese straniero e d'aver commesso un errore iniziale, le cui conseguenze la perseguiteranno per tutta la vita, e corromperanno tutta la sua esistenza. Faccia attenzione: non parlo di un delitto, non parlo di un fatto di sangue o di un gesto criminale che avrebbe potuto condurre l'autore di esso dinanzi alla giustizia; parlo di errore. A lungo andare le conseguenze di esso le sono diventate insopportabili. Lei cerca il modo di liberarsene: misure insolite, ma né colpevoli, né illegali. Ma si sente ancora infelice, perché proprio all'inizio della vita la speranza l'ha abbandonata. Al mezzogiorno della sua vita il suo sole si è eclissato, e capisce che resterà così fino al tramonto. Tristi e vili ricordi sono l'unico cibo della sua memoria. Così erra cercando pace nell'esilio, cercando la felicità nei piaceri dei sensi, che ottundono l'intelletto e smorzano la sensibilità. Torna a casa col cuore stanco e l'animo vizzo, dopo anni di lontananza volontaria, fa la conoscenza di una persona, non importa come e dove, e scopre in essa delle qualità di bontà e intelligenza che invano ha cercato per vant'anni; ed esse si presentano fresche e integre senza lordure e senza macchia. La compagnia di questa persona la rigenera; sente che sono tornati i bei giorni, le aspirazioni nobili, i sentimenti puri. Desidera ricominciare la vita e passare il resto della sua esistenza in maniera più consona alla sua anima immortale. Per raggiungere questo scopo, le è permesso di scavalcare un ostacolo, un impedimento puramente formale... che non è giustificato dalla sua coscienza, né approvato dal suo giudizio?" Egli si fermò come per avere una risposta. Ma che cosa dovevo dirgli? Oh! Un qualche buon angelo mi avesse suggerito una rispsta assennata e soddisfacente! Vana speranza!"
-Jane Eyre, Charlotte Bronte
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popolodipekino · 1 year
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la Menegazzi
La Menegazzi, ravviati i capelli, entrò di nuovo in scena, tossendo leggermente. Un gran foulard lilla attorno al collo, che sul davanti appariva scarno e appassito: un tono languido di tutta la traumatizzata persona. Un negligé un po' imprevisto, tra giapponese e madrileno, tra la mantiglia e il chimono. Un baffo bleu sul volto piuttosto vizzo, la pelle pallida, come d'un geco infarinato, le labbra fatte di due cuori congiunti smaltate in un rosso fragola dei più procaci, le conferivano l'aspetto e il prestigio formale momentaneo d'una tenutaria od ex-frequentatrice d'una qualche casa d'appuntamenti un po' scaduta di rango: non fosse stato invece quel tanto di neovirginale e di rasciutto, e la tipica sollecitudine-devozione delle indelibate, a collocarla senza preventivo sospetto nel romantico elenco delle disponibili, oltreché donne per bene.
[...]
La lunga attesa dell'aggressione a domicilio, pensò Ingravallo, era divenuta coazione: non tanto a lei e a' suoi atti e pensieri, di vittima già ipotecata, quanto coazione al destino, al "campo di forze" del destino. La prefigurazione d'o fattacce s'era dovuta evolvere a predisposizione storica: aveva agito: non pure sulla psiche della derubanda-iugulanda-sevizianda, quanto anche sul campo ambiente, sul campo delle tensioni psichiche esterne. Perché Ingravallo, similmente a certi nostri filosofi, attribuiva un'anima, anzi un'animaccia sporca, a quel sistema di forze e di probabilità che circonda ogni creatura umana, e che si suol chiamare destino. In parole povere, la gran paura le aveva portato scarogna, alla Menegazzi. [...] La contessa Menegazzi s'era incelata di un piano: era andata ospite dai Bottafavi, che all'uscio ci avevano un chiavistello "inglese" a otto mandate, [...] da C. E. Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana
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cdprocaccini · 2 years
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Progetto A.A.
(agenti atmosferici)
VITA sulle ALPI ( 11 giugno 2016)
Cari lettori, se non vi ho ancora tediato,
parlerò dell’ ambiente alpin che non ho ancora trattato.
Per lo più descriverò i boschi delle Dolomiti
dove ho lasciato ricordi e miti
di quei luoghi fatati e festosi:
dai Troll alle marmotte ,dalle streghe agli ascosi
altri personaggi che sui Pallidi Monti
vivono lieti nei tradizionali antichi racconti.
Ciuffi di felce, coraggiose pioniere ,
vi sono onnipresenti fin da remote Ere ,
le genziane invece ,color cobalto,
dimorano solo ove il pascolo si fa più alto.
Esse sono le prime efflorescenze che tornan alla memoria
non certo in maniera aleatoria,
anzi, con loro, le selvatiche orchidee
solo al pensier mi profumano le idee!
All’alba sulle rupi è costumanza osservare il cardo: un fiore
che visto così appar vizzo, tristo , minore
ma ce lo rende simpatico ed attraente
il fatto che segnali il tempo e che consente
di preveder se chiuso o aperto sarà il cielo ,
dato il suo sbocciar sul piccol stelo.
Del giglio martagone il paradisiaco aroma
rende leggera ,anche solo all’idea, ogni soma…
della corolla variopinta e carnicina
il sentor fa questa pianta amica e più vicina .
Prosperi e rigogliosi poi sono i cespugli di saporose bacche:
fragole, lamponi ,mirtilli e more a sacche…
con l’arnica miracolosa color dell’oro
rendono l’escursione un gustoso capolavoro!
Le umili, irsute e rare stelle alpine in altre passeggiate
come i rododendri rosseggianti e fieri ci sono donate.
Celeberrimo è il gran pregio di questo vivo paesaggio
di preziosi abeti per il violin del saggio
genio di Stradivari ,che giungono al ghiacciaio
rendendo a chi gode della loro frescura ,gaio
il sentimento. Anche gli immancabili crochi a distese
hanno reso celebre il nostro Paese
per i pistilli dei fiori alteri e saporiti:
in quantità inusitate color lillà, che, ritti
sui loro brevi fusti,
par che attendano che l’uom li gusti!
Altri esseri esistenti che ci danno alimento,
spesso ricordati per lo sviluppo lor per nulla lento,
sono i corpi fruttiferi che dalle spore nascono: i funghi.
Con i propri filamenti ,detti miceli , lunghi,
si espandono ,operosi ,sotto terra
e ,a volte, alle radici delle “piante ospitanti” danno guerra.
Questo fecondo tessuto si accresce davvero d’ogni parte ,
e dona al frutto boschivo di maturazion munifica l’arte.
Così del boletus edulis (porcino) carnoso e sodo
possiamo gustar le carni in quanto ottimo in ogni modo.
Il gallinaccio o finferlo color giallo – arancione
potrem trovare quasi in ogni stagione.
Di primavera ed autunno ,difatti ,ed in ogni dove
è presente ,come dice la leggenda, in particolar se piove.
La vescia : principessa dei pascoli alpini,
a forma di pera e biancastra ,sa ben colonizzar i verdi crini .
Spesso durante le gite l’ho notata
ma , per un qual pudore, mai l’ho assaggiata!
Infine l’ammanita phalloides con altri suoi compagni,
tra foreste di noccioli e castagni
e sotto la quercia specialmente
ormai di raccogliere nessuno se la sente.
Infatti questo fungo è da sempre famoso
per esser indigesto e mortalmente velenoso
Nella valle verdeggiante : pennacchi a praterie
di steli morbidi, selvaggi ed superbi ci segnano le vie
della serenità : nei pascoli succosi degli armenti
ci si riposa dopo lunghe gite, sebbene a passi lenti.
Papà mi educò ad amare i boschi davvero con il cuore
e di questi fruire del magico buon umore.
Dell’erba che al vento ed al sol si inchina
come gli anemoni sulla barriera corallina
egli mi rivelò il curioso ed eloquente nome: “tremolina”.
Delicatissima , della vegetazion alpina
carezzevole verzura ornamentale,
a fasci e fasci ne facevamo incetta, e quale
regina delle pianure ,arse dal sole impietoso,
sebben adusta ,di moltiplicarsi mai si dà riposo.
A casa nostra mai mancava ed in gran quantità
in un vaso antico di nonna ,la cui beltà
stava per adornare per un intero anno:
diletto ricordo ,come ben poche cose esser sanno!
Purtroppo però le foreste spontanee,sono sempre più rare
ed a volte i fusti più anziani occorre diradare
per dare spazio alle più giovani piante
che, adir il vero, son ugualmente alquante!
Tra questi tronchi secolari vivono cervi scattanti ,mai indolenti
che delle merende dei vacanzieri si nutrono a quattro palmenti!
Si possono incontrare tra i muretti a secco, sotto le conifere,
loro abitazione ,velenose,le infide vipere.
In un’occasione ,sempre memento,
di aver costatato l’astuzia di una volpe che con l’intento
di sfuggire al pericolo che io rappresentavo in quel momento,
si finse morta,ed ancora non mi pento
di averla accarezzata lungamente con tenerezza
tutta umana ,a cui sicur, non era avvezza!
Chi invece si nutre sia di marmotte che di volpi
che soccombono spesso sotto i suoi rapaci colpi,
è l’aquila . Con le sue penne remiganti ben distese
e dispiegate al vento serale , mi sorprese
mentre , in ampi volteggi , di cibo era alla ricerca.
Salivamo la strada di tornanti impervia
verso l’ardua cima della Marmolada ,
ogni anno lasciata, ogni anno ritrovata,.
Famosa per la sua erta verticalità,
e per il ghiacciaio che a ognuno meraviglia dà,
è stata ascesa nel 1860 da un Inglese
che fu il primo rocciatore di ogni Paese
ad affrontare l’inaccessibile cima
mai fronteggiata con tal coraggio prima.
In quella grande impresa certo avrà osservato
lo stambecco sui ghiaioni danzar incontrastato!
Non mancavano attorno a noi anche uccelli canori.
Vi parlerò di due: entrambi migratori,
di cui il primo , insettivoro , dal breve beccuccio ,
nidifica in insediamenti umani al di là di ogni cruccio
per noi mammiferi compagni di percorso.
Dal corpo nero lucente e bianchi la gola ed il dorso,
il balestruccio, questo il suo nome comune,
con la sua coda biforcuta pur sulle rocce montane ha costume
vivere: 13 cm di lieta esistenza
in spensieratezza e di ogni timor senza!
Lo scricciolo che tra i cespugli ed il sottobosco
si nutre di insetti ed a volte bacche .Di color fosco,
ha lungo becco, occhi grandi ,sopracciglio chiaro
e con quella coda all’insù , non è certo di simpatia avaro!
Con i suoi 9 cm di vita fragile ma preziosa
sa render una giornata nera completamente rosa!
Grazie a questi piccoli volatili infatti
riusciamo a distendere i “muscoli contratti”
spesso rattrappiti della nostra mente,
e l’anima felice e candida si sente!
Nei gonfi e vivaci ruscelli ,contro corrente,
vive in acqua purissima di montagna ed è presente
solo in corsi limpidi e freschi, la trota ed il salmerino.
Lepri ed anatre fanno loro compagnia e spesso anche vicino,
si lasciano ancora osservare ,certo stupite dell’umano andare…
Molti sono gli insetti indaffarati nell’impollinare
i fiori alpestri che ho già nominato
ed altri animali più quotidiani ho incontrato
in questi luoghi che ho sempre nel mio petto:
pecore, mucche al pascolo , cavalli ed il capretto.
In nessun tempo
dimenticherò quei sentieri
che non relegherò nei miei pensieri
più nascosti ,ma con affetto e gioia
mai di ricordar mi verràn a noia.
Ovunque tu vada ,renditi testimone ed alfiere
di dignità che l’uomo condivide con le fiere
e le creature tutte ,che nel mondo intero
colman il percorso di tua vita d’Amor Vero!!!
Valentina
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userhobi · 2 years
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taehyung via instastory 220710
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ohwhale22 · 2 years
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V INSTAGRAM STORY
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beguines · 2 years
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Emily Vizzo, from "When the Immaculate Come Running", Giantess
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lifeinpoetry · 6 years
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Where do voices go when voices go? The country you want / does not want you.
Emily Vizzo, from “In Eulogies,” published in Narrative
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covers-on-spotify · 6 years
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“Trouble in Mind”
Original by Thelma La Vizzo
Covered by Asleep at the Wheel feat Lyle Lovett
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[TRAD ITA] 220710 STORIA INSTAGRAM DI V:
“@lizzobeeating Vizzo*🖤”
(N/B: *Unione dei nomi di V e Lizzo.)
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Ele)
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ma-pi-ma · 3 years
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Chi di questo rosa si è appropriato? Chi seppe che il corimbo ne era pieno? Questo, a cui il mite rosso or viene meno come ad un fregio l’oro: consumato.
E nulla in cambio a tanto rosa anela! Crede nell’aria sia e sorrida ancora? o fra angeli accolto, con cautela, mentre, svanendo, generoso odora?
O forse è lui che sperpero ne fa perché occultargli lo sfiorire spera. Sotto il rosa però in ascolto c’era un verde che ora è vizzo e tutto sa.
Parigi, autunno 1907
Rainer Maria Rike, Orensia rosa, da Nuove poesie, 1908
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