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#walter chiari
gatabella · 2 years
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Anita Ekberg and Walter Chiari during the filming of La Dolce Vita, Rome, 1960
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vintagehollywood1 · 2 years
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Walter Chiari and Ava Gardner
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pinknachowitch · 6 months
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#albertosordi #NinoTaranto #carlodapporto #walterchiari
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perfettamentechic · 9 months
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20 dicembre … ricordiamo …
20 dicembre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2020: Chad Stuart, David Stuart Chadwick, cantante, doppiatore e attore britannico. Fece parte del duo folk rock Chad & Jeremy, attivo negli anni sessanta, poi negli anni ottanta e nuovamente dal 2003. Si sposò tre volte. I primi due matrimoni finirono con il divorzio: una delle mogli, Jill Gibson, gli dette tre figli, James (attore), Beau e Beth. Dal 2010 era sposato con Judy Shelly.…
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pollicinor · 20 days
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"Amici non piangete, è soltanto sonno arretrato". Walter Chiari, attore e comico.
Dall'articolo "Le ultime parole famose: epitaffi scritti ad arte" di Elisabetta Intini
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hydrateyoursharks · 9 months
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"If I could say just one thing to people, and especially to the press, I would say:'Be kind to Ava. Because this is the only way to make her realize that people see in her more than she thinks they do.'"- Walter Chiari; "Ava: a Portrait of a Star"
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garadinervi · 1 year
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Walking from Scores, Edited by Elena Biserna, Les Presses du réel, Dijon, 2022, Second Edition 2023 [Good Press, Glasgow]
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With scores and texts by Peter Ablinger, Milan Adamčiak, G. Douglas Barrett, Elena Biserna, Blank Noise, George Brecht, Cornelius Cardew, Stephen Chase, Giuseppe Chiari, Seth Cluett, Philip Corner, Viv Corringham, Bill Dietz, Amy Dignam, David Dunn, Haytham El-Wardany, Esther Ferrer, Simone Forti, Francesco Gagliardi, Jérôme Giller, Oliver Ginger, Anna & Lawrence Halprin, David Helbich, Dick Higgins, Christopher Hobbs, Jérôme Joy, katrinem, Debbie Kent, Bengt af Klintberg, James Klopfleisch, Milan Knížák, Alison Knowles, Takehisa Kosugi, Jirí Kovanda, Anne Leilehua Lanzilotti, Bob Lens, Ligia Lewis, Alvin Lucier, Walter Marchetti, Larry Miller, iLAND/Jennifer Monson, Max Neuhaus, Alisa Oleva, Pauline Oliveros, Yoko Ono, Open City & Emma Cocker, Nam June Paik, Michael Parsons, Ben Patterson, Cesare Pietroiusti, Mathias Poisson, Anna Raimondo, Pheobe riley Law, Jez riley French, Paul Sharits, Mieko Shiomi, Mark So, Standards, Nicolas Tardy, Davide Tidoni, Ultra-red, Isolde Venrooy, Carole Weber, Manfred Werder, Franziska Windisch, Ben Vautier, La Monte Young
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curiositasmundi · 1 month
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Sociologia di Alain Delon
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Ci lasciava, l’altro ieri, Alain Delon. A ottantotto anni il divo francese si è congedato da una vita che, come lui stesso diceva, da tempo gli era diventata estranea e pesante.
Immediatamente i social si sono messi in moto. Celebrazioni, ricordi, considerazioni politiche, estetiche, cinematografiche.
Era fascista, leggo su molti post. E quindi? Mi domando. Fascisti, anzi nazisti, erano Céline, Ezra Pound, Leni Riefenstahl, Von Karajan, Heidegger.
E decisamente reazionari e conservatori furono e sono Errol Flynn, Charlton Heston, il grandissimo Clint Eastwood.
Walter Chiari, Giorgio Albertazzi, Carlo Dapporto, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni e persino Cesare Pavese – che scrisse due lettere di stima e sottomissione al Duce – furono iscritti alla Repubblica Sociale.
La Sofia nazionale è zia niente di meno che della Mussolini. E non è certo una sinistrorsa. Neanche un esempio di virtù cardinali o artistiche per la verità. Potrei andare avanti ma non credo sia necessario.
Era omofobo e maschilista Delon, scrivono ancora in molti. Beh, trovatemi un uomo degli anni Trenta del secolo scorso che non lo fosse. Persino Che Guevara lo era. Era la cultura del tempo.
Picchiava le donne ed era un pessimo padre. Certo, aspetti deplorevoli e finanche vergognosi. Ma qua se andiamo di morale dovremmo impiccarci tutti.
A cominciare dai cattolici. Per proseguire con comunisti e anarchici. «Chi è senza peccato scagli la prima pietra» diceva un tale che di queste cose se ne intendeva.
Ma soprattutto, se vogliamo utilizzare la matita rossa e blu del politically correct non solo non campiamo più. Ma l’arte tutta dovremmo metterla in un cesso.
Come purtroppo in questo arbitrario delirio antidialettico contemporaneo sta spesso accadendo.
A maggior ragione se l‘arte la giudichiamo in relazione alla vita suoi creatori. Da Rimbaud a Mozart. Da Picasso a Modigliani. Da Brando a Bette Davis. Da Bukowski a Carmelo Bene.
Fino a quello sregolato soggetto geniale che fu l’artista pallonaro Maradona. Gente per lo più pessima nella vita privata.
Una cosa che non perdono però a Delon è l’aver sparato sui vietnamiti in quanto legionario nella guerra di Indocina.
Ciò detto, stiamo ai fatti. E soprattutto stiamo al Cinema.
Era bellissimo Alain. Non discuto. Anche se a me non diceva molto. Troppo carino. Troppo effeminato.
Come bellezza maschile preferivo Marlon Brando. Che quanto a carisma, fascino e soprattutto bravura attoriale se lo fumava arravogliato dentro ad uno spinello.
Anche come “maledetto” Delon era poca cosa. Vuoi mettere l’angelo luciferino Helmut Berger che girava col pippotto per la cocaina appeso al collo?
Ma Delon piaceva indiscutibilmente ad uomini e donne. A mia madre no. Diceva che era ” ‘na meza femmena”.
A lei, oggi novantenne, piacevano e piacciono uomini più alti e maschi. A me però m’ha fatto curto. Curto ma bello. E maschio. E sì, oramai me lo dico da solo. Che tristezza!
Insomma, a mammà piaceva Rock Hudson. Che quanto a virilità era piuttosto discutibile. E immaginate dunque come ci rimase quando seppe che era gay. Una tragedia.
Ad ogni modo Delon lavorava soprattutto perché di evidente apolinnea bellezza. E perché di lui si innamoravano tanti registi. Oltre ovviamente a tantissime donne e partner sul set.
E allora diciamola tutta. È morto un sogno. E i sogni, si sa, svaniscono all’alba. Lasciando impercettibili, confuse sensazioni.
È morta una leggenda. Ma una leggenda da rotocalco. Un’icona, dicono molti. Piuttosto un’immagine incendiata sulla celluloide, dico io. Come le statue filiformi di Giacometti.
Una storia da gossip in un cinema mitico. Una visione sgranata dal tempo. La visione contemplata dentro uno specchio infranto, che il narciso Alain non seppe ricomporre.
È morto un riflesso d’estate. Una forma plagiata da Apollo. Non certo l’incubo suscitato dal conturbante Dioniso della rinascita. Lo strazio della poesia che lacera l’anima e l’intelligenza, fino a desiderare la morte.
Le sue interpretazioni “memorabili” sono il frutto del lavoro di grandissimi registi. Visconti, Antonioni, Melville, Duvivier, Malle. Non certo della sua raffinata arte recitativa.
Con Delon se ne va, insomma, la bambola Barbie versione maschile del cinema d’oltralpe.
Gli attori, gli artisti, la bellezza crudele che sanguina sono un’ altra faccenda.
Vincenzo Morvillo - via: Contropiano
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carmenvicinanza · 5 months
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Laura Betti
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«Sono comunque un’attrice ed ho una necessità fisica di perdermi nel profondo degli intricati corridoi dove si inciampa tra le bave depositate da alieni, tele di ragno luminose e mani, mani che ti spingono verso i buchi neri screziati da lampi di colore, infiniti, dove sbattono qua e là le mie pulsioni forse dimenticate da sempre oppure taciute… per poi ritrovare l’odore della superficie e rituffarmi nel sole dei proiettori, nuova, altra».
Laura Betti è stata un’attrice talentuosa, vivace e intensa. La cattiva per antonomasia delle grandi dive del cinema italiano.
Ha recitato in circa settanta film, diretta dai più grandi registi e registe del Novecento come Federico Fellini, Roberto Rossellini, Mario Monicelli, Bernardo Bertolucci, Pier Paolo Pasolini, Gianni Amelio, Francesca Archibugi, i fratelli Taviani, in capolavori come La dolce vita, Teorema, Sbatti il mostro in prima pagina, Nel nome del padre, Il grande cocomero e molti altri ancora.
Tra le interpretazioni più memorabili c’è sicuramente quella in Novecento di Bertolucci (1976) in cui ha interpretato Regina, personaggio dall’aria sinistra, quasi stregonesca, amante del fascista Attila, interpretato da Donald Sutherland.
Sul suo modo di esprimersi con le parole, il linguaggio, la voce roca e impastata, la fisicità, ci sono stati anche diversi studi accademici.
Artista a tutto tondo, ha recitato a teatro, cinema, televisione e lavorato a lungo come doppiatrice.
Soprannominata giaguara per la sua vitalità aggressiva e incontenibile associata a un passo felpato, quello con cui entrava in un film con un ruolo non da protagonista, per poi rubare la scena a tutti gli altri.
Nata col nome di Laura Trombetti a Casalecchio di Reno, Bologna, il 1º maggio 1927, ha esordito come cantante jazz, per poi passare al cabaret con Walter Chiari ne I saltimbachi. 
Nel 1955 ha debuttato in teatro ne Il crogiuolo di Arthur Miller, con la regia di Luchino Visconti, seguito poi da spettacoli storici come il Cid di Corneille, in coppia con Enrico Maria Salerno e I sette peccati capitali di Brecht e Weill.
Il recital Giro a vuoto, del 1960, realizzato in collaborazione dei più grandi talenti letterari dell’epoca che amavano riunirsi nella sua casa romana, a Parigi venne recensito positivamente dal fondatore del movimento del surrealismo, André Breton.
Al cinema ha esordito nel 1956, in Noi siamo le colonne di Luigi Filippo D’Amico. Le prime parti importanti sono state in Labbra rosse di Giuseppe Bennati, Era notte a Roma di Roberto Rossellini, e soprattutto ne La dolce vita di Federico Fellini, dove interpretava una giovane saccente che nella scena finale della festa si vede rovesciare un bicchiere d’acqua in faccia da Marcello Mastroianni.
Fondamentale è stato il sodalizio con Pier Paolo Pasolini, che l’ha diretta in diverse opere teatrali e cinematografiche, tra cui svetta Teorema, che le è valso la Coppa Volpi come miglior attrice al Festival del Cinema di Venezia. 
È stata la sua musa, definita da lui “una tragica Marlene Dietrich, una vera Greta Garbo che si è messa sul volto una maschera inalterabile di pupattola bionda”. Meglio di chiunque, è riuscito a sfruttare la sua capacità di caratterizzare i personaggi con la sua fisicità intensa, il forte segno caratteriale, spesso aspro, e la sua voce dal timbro pastoso.
A partire dagli anni ’70 ha cominciato a interpretare soprattutto ruoli da cattiva, scomodi e sgradevoli che, seppur secondari, restavano impressi nella memoria del pubblico.
Dopo la morte di Pasolini, nel 1975, ha tentato in tutti i modi di fare giustizia all’amico, sporse anche denuncia contro la magistratura per come erano state svolte le indagini sull’omicidio, le cui cause ancora oggi, restano oscure.
Ha continuato a farlo vivere, ricordandolo, scrivendone, dirigendo documentari su di lui.
Con Giovanni Raboni, ha pubblicato, nel 1977 Pasolini cronaca giudiziaria, persecuzione, morte seguito, due anni dopo, dal romanzo Teta Veleta il cui titolo è un riferimento a uno scritto giovanile del grande intellettuale.
Nel 1983 ha ideato e diretto il Fondo Pier Paolo Pasolini che per oltre vent’anni ha avuto la sede a Roma, poi spostato a Bologna, quando, nel 2003, ha creato il Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini, con oltre mille volumi e altro materiale relativo alle opere dello scrittore e regista.
Nel 2001, con Paolo Costella, ha diretto il documentario Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno.
È stata anche la protagonista del libro di Emanuele Trevi Qualcosa di scritto, che evidenzia come lei sia stata la vera erede spirituale di Pasolini e incontrarla è come incontrare lo scrittore, perché rimasta plasmata e posseduta dalla sua vivida presenza.
In Francia, paese che l’ha adorata e riverita molto più dell’Italia, nel 1984 è stata nominata Commandeur des Arts et Lettres.
Laura Betti si è spenta a Roma il 31 luglio 2004.
Dopo la sua morte, il fratello, ha donato al Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini anche tutti i documenti personali della carriera della sorella, raccolti sotto il nome Fondo Laura Betti, inoltre la sua città di origine, Casalecchio di Reno, nel 2015, le ha intitolato il Teatro Comunale.
Del 2011 è il documentario La passione di Laura, diretto da Paolo Petrucci, in cui viene ripercorsa la carriera dell’attrice raccogliendo anche le testimonianze di registi e intellettuali come Bernardo Bertolucci, Francesca Archibugi, Giacomo Marramao e Jack Lang. Il film è stato candidato ai Nastri d’Argento del 2012 tra i migliori documentari.
Laura Betti ha concentrato la sua esistenza nella ricerca della verità. Nell’arte, nella vita, tra la poesia che ha frequentato, nella sua recitazione.
Aveva carisma e fascino, sapeva sperimentare e aveva uno straordinario dinamismo dell’intelletto. 
Ha avuto ruoli fuori dai canoni e per questo è stata difficilmente inquadrabile.
Ha saputo intrecciare linguaggi differenti come il cabaret, la canzone, il teatro, il cinema, la rivista.
Dipinta con tratti alterni, di sicuro ha saputo lasciare la sua impronta decisa e precisa nella storia della cultura italiana.
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saintsir4n · 1 year
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CAST LIST:
EDEN DAWKINS
𝗽𝗹𝗮𝘆𝗲𝗱 𝗯𝘆 𝗱𝗼𝗿𝗮𝘁𝗵𝘆 𝗱𝗮𝗻𝗱𝗿𝗶𝗱𝗴𝗲
introducing...
esther anderson as 𝗰𝗲𝗹𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗮𝘄𝗸𝗶𝗻𝘀
sidney poitier as 𝗰𝗲𝗰𝗶𝗹 𝗱𝗮𝘄𝗸𝗶𝗻𝘀
lena horne as 𝗱𝗼𝗿𝗶𝘀 𝗺𝗮𝗿𝘁𝗶𝗻
walter chiari as 𝗹𝗼𝗿𝗲𝗻𝘇𝗼 𝗰𝗵𝗮𝗻𝗴𝗿𝗲𝘁𝘁𝗮
gina lollobrigida as 𝗴𝗿𝗲𝘁𝗮 𝗷𝘂𝗿𝗼𝘀𝘀𝗶
(rest of the peaky blinders cast as their respected roles.)
warnings: swearing, anxiety, racism, classism, sexism, misogyny, smut, violence, substance abuse, blood, trauma, death
▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃
a/n:
before anyone asks, there will be two separate acts for this book but each will only be around ten chapters and will be average length.
this story will contain eden's relationship with tommy and all the angst surrounding that, his jealousy, lack of communication skills and overall tommy shelbyness. you will also see eden and her various friendships and even past relationships that cause more drama for her in the future. as it is set only a few months before the great war, not all canon characters will be included, especially characters like may, grace or alfie. just making that clear because I don't want people complaining that they aren't included despite me explicitly stating that and the story description says it also. however there will be mentions or foreshadowing of people like michael grey as it is part of polly's character and she does have a close relationship with my OC, however, he will not be seen.
updates will be normal for each part until they are finished and then I will take breaks to sort out the future of the story.
in this story, (after the prologue) the ages will be loosely mentioned so if you forget just asked. finn and isaiah will be five, ada around fifteen, john is twenty (like eden), tommy is twenty-two and arthur jr is twenty-five/six.
the lack of OCs of colour especially for peaky blinders books stresses me out and leaves me only to read the same ones with the same face claims over and over again. I have mentioned a few on my conversations wall or even recommended my favourite ones in my reading list however I just grew tired and wanted to write my own tommy book and strictly wanted to stick as close to his character as possible, especially with how he was before the war. Since many people claimed how different he was, I'm going to do my best to show how I imagine him Pre-war.
there will not be any cheating in this fic as i believe angst can be created around his character without it. plus I wouldn't allow eden to stay with him if that was the case. (however, characters like john are known to cheat so of course that will be implied)
just to reiterate, this story will be taking place a couple of months before ww1, so obviously there will be a mention of most of these issues.
follow my tik tok guys (post edits about my stories) @saintsiren.wp and wattpad @-saintsiren
hope you enjoy.
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francescosatanassi · 1 year
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GUERRIGLIERI E DISCOTECHE
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La Casa del Popolo di San Martino in Strada (Forlì) fu fondata nel 1949 dai socialisti e comunisti del paese per avere un luogo di svago e attività politica. Negli anni ’50 nacque il Giardino d’estate, uno spazio per le feste da ballo e le proiezioni cinematografiche che negli anni ’60, coperto da una cupola, diventò Giardino d’Inverno. Negli anni ’70 fu allestito un palcoscenico per spettacoli teatrali di carattere nazionale, tra i quali quelli di Dario Fo e Franca Rame e fu restaurata l’area dedicata al cinema: quello che era Cinema Lux diventò Cinema Neva, ispirandosi al fiume russo. Il nome fu scelto da un gruppo di amici durante un viaggio in Unione Sovietica, tra i quali mio padre. Dal '93 la gestione del cinema passò a Nanni Moretti e la sala fu da lui rinominata Nuovo Cinema Sacher. Io ero piccolo ma ricordo bene l'insegna. All’inaugurazione, il regista fu accolto da applausi e fette di torta al cioccolato. Intanto, anche il Giardino d’inverno aveva cambiato nome ed era diventato il Ciaika, altro nome russo come si usava ai tempi, diventando uno dei locali più grandi della Romagna. Vi suonarono Dalla, De André, Venditti, Vasco Rossi e ci furono spettacoli di Walter Chiari e Benigni. Nacque una biblioteca per i ragazzi del quartiere e un laboratorio di sperimentazione educativa centrato su tematiche politiche e sociali. E poi i congressi del PC, le Feste dell’Unità, fino alla visita di una delegazione di guerriglieri e politici del Fronte di Liberazione Nazionale del Vietnam davanti a 2.000 persone. Negli anni ’80 iniziò la collaborazione con il Naima Club e iniziarono i concerti jazz con l’obiettivo di rendere accessibile un genere musicale elitario. Chet Baker ci suonò nel 1984 tra l'entusiasmo del pubblico. Alla fine degli anni '80, divenuti insostenibili i costi di gestione, il Ciaka fu ceduto a una società privata e nacque la discoteca Empyre, chiusa nel 2012. Nel ’97 anche l’area bar era stata affittata a privati che avevano ridisegnato la struttura in chiave moderna, ponendo fine al modello popolare e aggregativo del circolo. Oggi non esiste più nulla della struttura originale né delle iniziative a esse legate. Al suo posto ci sono appartamenti e negozi.
(nelle foto: la facciata esterna, De Andrè il 26 dicembre 1975, Chet Baker nel 1984, l'interno del Ciaka, i Giovani Comunisti del paese accolgono i guerriglieri vietnamiti)
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brookstonalmanac · 1 year
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Holidays 9.28
Holidays
Banned Websites Awareness Day
British Home Child Day (UK)
Cabrillo Day (California)
Canterbury South Day (New Zealand)
Carrot Day (French Republic)
Carson King Day (Iowa)
Circassian Costume Day
Ethel Rosenberg Day of Justice (New York)
Fiesta of San Miguel (Mexico)
Fish Tank Floorshow Night
Flag Day (Thailand)
Frances Willard Day (Minnesota, Wisconsin)
Freedom From Hunger Day
Global Day of Student Prayer
Gold Lining Day
Gone-ta-Pott Day [every 28th]
International Day of Arnold Chiari Syndrome
International Day of Scientific Culture
International Day for Universal Access to Information (UN)
International Right to Know Day
International Safe Abortion Day
Marshmallow Twisters Day
National British Home Child Day (Canada)
National Chris Day
National Day of Awareness
National Day of Awareness and Unity against Child Pornography (Philippines)
National Good Neighbor Day
National Gordie Day
National Manufacturing Day (UK)
National North Carolina Day
National Penicillin Allergy Day
National Self Awareness Day
National Son’s Day (Canada)
National Talk Like Mr. Krabs Day (Aenopia)
National Traffic Door Day
NICU Staff Recognition Day
Popular Uprising of Naples Day (Italy)
Psoriatic Arthritis Awareness Day
Read a Child a Book You Like Day
Silver Lining Day
Teacher’s Day (Philippines, Taiwan)
World News Day
World Pet Day
World Rabies Day
Food & Drink Celebrations
Drink As Much Beer As Possible Day
Drink Beer Day
International Poke Day
National Drink Beer Day
Ohio Pint Day
Strawberry Cream Pie Day
World Marmite Day
4th & Last Thursday in September
Arthur's Day (Arthur Guinness) [4th Thursday]
National Fitness Day (Ireland) [4th Thursday]
National School Parent Group Day [4th Thursday]
Remember Me Thursday [4th Thursday]
World Maritime Day [Last Thursday]
World Trenches Day [4th Thursday]
Independence Days
Czech Statehood Day (Czech Republic) Nefaria (a.k.a. Timonoucitiland; Declared; 2019) [unrecognized]
Feast Days
Aaron of Auxerre (Christian; Saint)
Alexandre Cabanel (Artology)
Annemund (Christian; Saint)
Confucius (Confucianism; Founder)
Conval (Christian; Saint)
Eustochium (Christian; Saint)
Exuperius (Christian; Saint)
Fast of Gedalia (Judaism) [3 Tishri]
Faustus of Riez (Christian; Saint)
Feast of Khepera (Egyptian Beetle God)
Festival of Wawatsari (God of Deer Peyote; Huichol, Mexico)
Fictional Character Day (Pastafarian)
Fred (Muppetism)
Hapi’s Day (Day of the Nile; Pagan)
Hazelwood Day (Church of the SubGenius; Saint)
John of Dukla (Christian; Saint)
Leoba (a.k.a. Lioba; Christian; Saint)
Lorenzo Ruiz (Christian; Saint)
Michaelmas Eve (Celtic)
Mme. de Staal (Positivist; Saint)
Paternus of Auch (Christian; Saint)
The Prophet’s Birthday [Islam] (a.k.a. ... 
Baravfat (India)
Birthday of Prophet Muhammed (Cameroon, Kuwait, Lebanon, Maldives, Palestine, Sierra Leone, UAE)
Eid Al-Maulid Anebi (Eritea)
Eid-El-Maulud (Nigeria)
Eid-e-Milad-un Nabi (Bangladesh)
Gamo (Gambia)
Gamou (Senegal)
Hari Maulad Nabi (Cocos or Keeling Islands)
Le Mouled (Tunisia)
Maoulida (Mayotte)
Maouloud (Guinea, Senegal)
Maouloud-Al-Nebi (Chad)
Maulid (Tanzania)
Maulid Nabi Muhammad SAW 1444 H (Indonesia)
Maulidur Rasul (Brunei)
Mawleed al-Nabi (Afghanistan)
Mawlid (Ethiopia)
Mawlid al-Nabi (Jordan)
Mawlid An Nabi (Syria)
Mawlid En Nabaoui Echarif (Algeria)
Mawlid Nabi (Somalia)
Mawloud (Mali)
Mawlud Nabi (Gambia)
Mavlid Al Nabi (Cyprus)
Milad Al Nabi (Oman)
Miladunnabi (Bahrain)
Milad-un-Nabi (India, Sri Lanka)
Moulad (Iraq)
Mouled Al Nabee (Libya)
Moulid Al Nabi (Sudan)
Moulid El Nabi (Egypt)
Mouloud (Comoros, Djibouti, Niger)
Rabi' al-Awwal (Yemen)
Youman Nabi (Guyana)
Richard Rolle, Walter Hilton and Margery Kempe (Episcopal Church (USA))
Simón de Rojas (Christian; Saint)
Wenceslas (Christian; Saint) [Bohemia, Czech brewers] *
Lucky & Unlucky Days
Prime Number Day: 271 [58 of 72]
Sakimake (先負 Japan) [Bad luck in the morning, good luck in the afternoon.]
Umu Limnu (Evil Day; Babylonian Calendar; 45 of 60)
Premieres
Aqua Duck (WB MM Cartoon; 1963)
…Baby One More Time, by Britney Spears (Song; 1998)
Ballet Shoes, by Noel Streatfeild (Children’s Novel; 1936)
Blackadder Goes Forth (UK TV Series; 1989)
Blonde (Film; 2022)
Cool Hand Luke, by Donn Pearce (Novel; 1965)
DC Showcase: Green Arrow (WB Cartoon; 2010)
The Dissent of Man, by Bad Religion (Album; 2010)
Dr. Kildare (TV Series; 1961)
Eldorado, by Electric Light Orchestra (Album; 1974)
Fallen Into the Pit, by Ellis Peters (Novel; 1951)
Greedy for Tweety (WB LT Cartoon; 1957)
Hearts in Atlantis (Film; 2001)
Hotel Transylvania (Animated Film; 2012)
I Heard It Through the Grapevine, by Gladys Knight & The Pips (Song; 1967)
Looney Lightning or Nuts and Volts (Rocky & Bullwinkle Cartoon, S6, Ep. 306; 1964)
Looper (Film; 2012)
Love Me Tender, by Elvis Presley (Song; 1956)
Mildred Pierce (Film; 1945)
Night School (Film; 2018)
On Ice (Disney Cartoon; 1935)
Papa Was a Rollin’ Stone, by The Temptations (Song; 1972)
Pitch Perfect (Film; 2012)
The Professor and the Madman (UK Title: The Surgeon of Crowthorne), by Simon Winchester (Book; 1998)
The Show Must Go On or Give “em the Acts (Rocky & Bullwinkle Cartoon, S6, Ep. 305; 1964)
Smallfoot (Animated Film; 2018)
Songs in the Key of Life, by Stevie Wonder (Album; 1976)
Star Trek: The Next Generation (TV Series; 1987)
Superman/Batman: Apocalypse (WB Animated Film; 2010)
Tales from Margarita, by Jimmy Buffet (Short Stories; 1989)
To Know Him Is To Love Him, by The Teddy Bears (Song; 1958)
Tom and Jerry: Robin Hood and His Merry Mouse (WB Animated Film; 2012)
Ugly Betty (TV Series; 2008)
Welcome to the Jungle, by Guns N’ Roses (Song; 1987)
The Wild Life (Film; 1984)
A Wizard of Earthsea, by Ursula K. Le Guin (Novel; 1968)
Zoolander (Film; 2001)
Today’s Name Days
Dietmar, Giselher, Lioba, Thekla, Wenzel (Austria)
Faust, Lovorko, Većeslav (Croatia)
Václav (Czech Republic)
Venceslaus (Denmark)
Lennart, Lenno, Leonhard, Linnar, Linnart (Estonia)
Arja, Lenni (Finland)
Venceslas (France)
Giselher, Lioba, Wenzel (Germany)
Heriton (Greece)
Vencel (Hungary)
Venceslao (Italy)
Gaita, Kaira, Lana, Sergejs, Svetlana (Latvia)
Saliamonas, Tautvydas, Vaclovas, Vacys, Vientautė (Lithuania)
Lena, Lene (Norway)
Jan, Laurencjusz, Luba, Lubosza, Marek, Nikita, Salomon, Sylwin, Wacław, Wacława, Wawrzyniec, Więcesław (Poland)
Hariton (Romania)
Václav (Slovakia)
Lorenzo, Wenceslao (Spain)
Lennart, Leonard (Sweden)
Baruch, Preston, Prior, Pryor, Wenzel (USA)
Today is Also…
Day of Year: Day 271 of 2024; 94 days remaining in the year
ISO: Day 4 of week 39 of 2023
Celtic Tree Calendar: Muin (Vine) [Day 24 of 28]
Chinese: Month 8 (Xin-You), Day 14 (Ji-Chou)
Chinese Year of the: Rabbit 4721 (until February 10, 2024)
Hebrew: 13 Tishri 5784
Islamic: 13 Rabi I 1445
J Cal: 1 Shù; Oneday [1 of 30]
Julian: 15 September 2023
Moon: 98%: Waxing Gibbous
Positivist: 19 Shakespeare (10th Month) [Mme. de Staal]
Runic Half Month: Gyfu (Gift) [Day 2 of 15]
Season: Autumn (Day 5 of 89)
Zodiac: Libra (Day 5 of 30)
Calendar Changes
Shù (Month 10 of 12; J Calendar)
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pinknachowitch · 1 year
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#walterchiari #laurettamasiero #gilbertogovi
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byneddiedingo · 2 years
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Orson Welles and Alan Webb in Chimes at Midnight (Orson Welles, 1965) Cast: Orson Welles, Keith Baxter, John Gielgud, Tony Beckley, Margaret Rutherford, Jeanne Moreau, Norman Rodway, Marina Vlady, Alan Webb, Walter Chiari, Michael Aldridge, Patrick Bedford, Beatrice Welles, Ralph Richardson (voice). Screenplay: Orson Welles, based on plays by William Shakespeare and the chronicles of Raphael Holinshed. Cinematography: Edmond Richard. Production design: Mariano Erdoiza. Film editing: Elena Jaumandreu, Frederick Muller, Peter Parasheles. Music: Angelo Francesco Lavagnino.  Costume design: Orson Welles Falstaff wasn't the role Orson Welles was born to play, it was the role he grew -- and grew -- into. He knew he wasn't the great actor he wanted to be: There are countless stories of Welles ducking out of rehearsing scenes in which he appeared, using stand-ins to avoid performing opposite actors he respected. According to Simon Callow's Orson Welles: One-Man Band, Jeanne Moreau recalled that she waited several days to play one of their scenes together in Chimes at Midnight, and when she asked Welles why he said that he had lost his makeup kit: "I can't do any scenes till it's found," he claimed. "We'll start with the reverse shots of you, the close-ups," a technique he often used in which someone else would feed his lines to the other actor, so that Welles could later do his side of the dialogue by himself. When Moreau found the makeup kit on the set, an assistant urged her not to tell Welles: "He has stage-fright. He hid it himself." It's likely, however, that once you've seen Chimes at Midnight, Welles's Falstaff is the image of Shakespeare's character that will always stick in your mind. Other actors have played him as reckless, destructive, self-deluding, foolish, slovenly, and even at heart malicious -- justifications for all of these interpretations and more are present in the text. Welles plays him as just one step ahead of everyone else, so that Prince Hal's final repudiation comes to Falstaff not as a surprise or a crushing blow, but rather as a fulfillment of something he has always suspected might happen. The close-up of Falstaff's face after Hal's dismissal reveals not so much shock or disappointment as a kind of hurt mixed with "I thought this might happen" and even a little pride at having played a role in Hal's evolution toward kingship. It's a tour de force of silent film acting on Welles's part: For once he's not relying on the familiar resonances of his voice. The film itself was a famous commercial disaster, abetted by hostile critics such as the always unreliable Bosley Crowther of the New York Times, who scared away many potential distributors. It was caught up in a squabble over rights that kept it from being shown theatrically in Welles's lifetime, and it came into its own after it was restored for video release, which is still the only way most of us have seen it. It's also probably the most successful interpretation of Shakespeare for the screen because Welles was not bound by slavish devotion to the source: He picked and chose lines and scenes from at least three Shakespeare plays (Henry IV Parts I and II and Henry V) and arranged them in ways that suited the screen more than the stage. The Battle of Shrewsbury scene is a masterpiece of planning and editing, still endlessly imitated. But the film is also full of grand performances, including Margaret Rutherford as Mistress Quickly, whose account of Falstaff's death is both funny and heartbreaking, and Keith Baxter as a lively but rather sinister Hal. Welles also showcases John Gielgud better than any filmmaker ever did, allowing him to deliver Henry IV's "uneasy lies the head" monologue in his richly poetic manner, even though the performance is somewhat at odds with the more naturalistic ones of the film's other actors. (It's telling, perhaps, that both Welles and Baxter briefly parody Gielgud's delivery when they come to their mock father-son scene.)
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pollicinor · 2 years
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«Da ragazzo andavo pazzo per Walter Chiari. Lo guardavo in tv e ogni volta era una sorpresa continua. Miiii’, pensavo, ma come gli vengono tutte ‘ste battute? Ma come cavolo fa? Poi battute belle, precise, al punto giusto tie’, ecco che Walter Chiari dice la cosa che va detta e che fa anche ridere. Più avanti, quando mi sarei esibito io, avrei pensato “chissà se stasera avrò la fortuna di Walter Chiari, chissà se al momento giusto mi verrà la battuta giusta”. È che io non pensavo proprio che Walter Chiari se le preparasse prima, le battute, l’ho capito solo dopo».
Dall’intervista "Fiorello: «Gli inizi a Radio Deejay, che mi chiese di fare la pianta, l’arrivo a Milano e la tv»" di Tommaso Labate
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kinoko69saradasblog · 3 months
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Un cantante dell'Opera, durante un'intervista, si lamenta del fatto che il suo Otello sia stato reso bianco, anzi rosso di capelli, perché accomunato all'usanza offensiva della Black Face.
Cosa non va in questo articolo?...
Anzitutto, infrange le regole del giornalismo. Chi ha proposto questa variazione? Quando? Con quali intenti? Dove e come presumeva che il cambiamento avrebbe avuto successo?
Nessuna di queste domande essenziali è stata fatta all'artista, anzi, sembra una conversazione confidenziale del tutto priva di fonti. La maggior parte di queste "notizie", infatti, è del tutto inventata, o contiene informazioni amplificate per incontrare i gusti del pubblico.
In secondo luogo, Google, Tiktok o Facebook: essi sono guidati da un algoritmo con precisi fini commerciali. Ognuno di noi "vive" Internet secondo le proprie convinzioni (culturali, sociali, politiche, religiose) e quanto più navighiamo, tanto più queste piattaforme ci mostreranno quello che vogliamo. Se il mio profilo suggerisce che sono etero, donna di sinistra, con simpatie per la comunità LGBT, è molto difficile che la rete mi mostri delle cose che possono non piacermi, o persino che possano contraddire le mie idee. Anche se vado a cercarle, restano invisibili ai miei occhi.
Per questo, chi fa affidamento SOLO sull'informazione online, rischia di regredire sul piano culturale, assumendo la convinzione di avere sempre ragione.
È di questo che tratta "cancel culture e ideologia gender", testo universitario di Maddalena Cannito, Eugenia Mercuri, Francesca Tomatis. Con esempi chiari e grande scorrevolezza, il libro dimostra come in Italia la cancel culture sia il prodotto di un pessimo giornalismo e che la maggior parte delle persone che usa tale parola, non ne conosce il reale significato. Come il sarchiapone di Walter Chiari, nessuno lo vede, ma se ne parla in maniera così convincente che tutti lo credono reale.
La cancel culture, in realtà, è nata negli ambienti afroamericani per difendersi da una maggioranza politicamente ed economicamente aggressiva. Non avendo i mezzi per contrastarla alla pari, al pubblico non restava che il boicottaggio, il diritto a non partecipare.
E una volta convinto un numero sufficiente di persone, evitando determinati siti si poteva davvero fare la differenza, decretare l'abolizione di una serie dichiarata offensiva o la fine della carriera di un politico percepito come razzista. Nel corso degli anni, questa forma di protesta non violenta venne abbracciata anche dalle donne, dai gay e dalle persone invalide.
È nota la barzelletta: "io non sono razzista, sei tu che sei neg#o". La destra americana interpreta questa barzelletta come verità del Vangelo. Quindi rivendica il diritto di chiamare"froc1o" chi ama un uomo, mentre la cancel culture sarebbe una forma di censura che mina gli ideali e la tradizione del paese.
Analogamente questa mentalità viene ripresa da certi ambienti di sinistra, essenzialmente per motivi di ordine pubblico.
In Italia, dove non percepiamo la questione razziale allo stesso modo, la polemica contro la cancel culture si concentra sulla questione di genere e sull'educazione dei figli. E in effetti abbiamo assistito ad una involuzione, attraverso Tiktok, di genitori completamente a digiuno di nozioni pedagogiche, i quali tornano ad usare metodi abbandonati da tempo: un linguaggio sessista, il silenzio punitivo, lo scherno, la ripetizione meccanica del comportamento del proprio figlio.
Anche con bambini di un anno o di pochi mesi.
E il divieto di accesso a determinati libri, in base al soggetto, anche se pensati per i piccoli.
(Questo articolo si puo' leggere anche sul gruppo Facebook di Librosi Forever).
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