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#Francesco Remotti
scogito · 2 years
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Secondo Remotti "l'uomo è un animale biologicamente carente. Se si affidasse alle sole capacità biologiche, ben difficilmente saprebbe sopravvivere".
In altre parole l'uomo ha bisogno della cultura per colmare queste sue carenze e ciò vale anche per la costruzione della propria identità.
Inoltre: "Nel rapporto tra biologia (o natura) umana e cultura, ciò che vi è di mezzo è il cervello. La tesi più ovvia è sempre stata quella secondo cui dapprima l'uomo conquista evolutivamente la propria attrezzatura organica (tra cui il cervello) e poi sviluppa la cultura. Le indagini paleoantropologiche degli ultimi decenni hanno invece posto in luce che lo sviluppo cerebrale tipicamente umano è avvenuto in un ambiente già ampiamente caratterizzato dalla cultura".
E questo spiega che ne è dunque un suo prodotto.
Perciò chi avrebbe inserito il modello culturale?
Testimonianze antiche evidenziano altri popoli (altre specie) venerati o ritenuti persino divinità. Come se dalla creazione del tempo in questa dimensione ci siano sempre stati istruttori, antichi potenti e controllori.
Registi superiori alla specie che hanno creato.
La genetica inoltre ancora non sa spiegare il "come" sia avvenuto il passaggio da scimmia a uomo; ma risolve con la supercazzola del salto evolutivo.
L'uomo per quanto mi riguarda è un progetto genetico. Inquinato. Volontariamente manipolato da altre razze che agiscono su questo piano, attraverso le credenze, ovvero le false identità della gente, il pensiero: il cervello.
Strutturano e destrutturano modelli comportamentali e culturali a seconda delle (loro) esigenze.
Il cervello medio di un uomo è il frutto di un inserimento di dati e poco più. Per questo chi si identifica nella sua personalità, sta praticamente sostenendo che si identifica in una provetta.
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queerographies · 1 year
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[Sensi migranti][Stefano Candellieri][Davide Favero]
L’obiettivo delle giornate di studio/performance è stato quello di sensibilizzare e aumentare la conoscenza/competenza dei partecipanti relativamente ai fenomeni di indebolimento identitario, nel senso che dà Vattimo al termine, fenomeni sempre più riscon
Susan Sontag con Note su “Camp”, Gender Trouble di Judith Butler, la Teoria Queer con le sue sfide all’identità di genere, il lavoro decostruzionista di Derrida, poststrutturalista di Foucault e soprattutto quello semioanalitico di Kristeva sono stati gli assi culturali portanti in cui si sono inscritte le giornate di studio. Si è cercato di porre in comunicazione la metapsicologia junghiana,…
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sktttrbrain · 7 years
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Contro l’identità - Francesco Remotti
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ideedicorsa · 5 years
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Somiglianze. Una via per la convivenza
di Francesco Remotti
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allmadamevrath-blog · 5 years
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Il primo libro di antropologia. Oltre la pelle
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l primo libro di antropologia
Oltre la pelle
I segni di cui si è parlato finora rappresentano questioni di pelle, riguardano la suprficie del nostro corpo. Il film Un uomo chiamato cavallo (1970) rese celebre la Danza del Sole dei sioux in una scena dove le carni del protagonista vengono straziate mentre lui viene sollevato, appeso ad artigli conficcati nel corpo. Un tipico rito di iniziazione in cui il corpo deve essere violato e violentato per causare dolore. La letteratura etnografica è ricca di prve inflitte alle crani umane, dal rito della frustata, diffuso nel Golfo di Guinea, alle lacerazioni dorsali praticate con una pietra ai giovani aché del Brasile, alle varie forme di circoncisione. Il corpo diventa supporto e mezzo indispensabile per attraversare la soglia della normalità e acquisire uno status diverso. Alcuni decenni fa abbiamo assistito alle prime manifestazioni della cultura punk, i cui rappresentanti urlavano il loro disagio non solo attraverso pettinature anticonformiste, ma anche con spilloni inflitti nelle guance. Pelle e carne vengono penetrate, violando in confine considerato intangibile. La pelle, rappresenta il limite estremo del corpo, il labile confine che ci separa dal resto del mondo. Per molti giovani appartenenti a questa cultura alternativa, farsi un piercing esprime una volontà di controllo, di rappropriazione del corpo. Incidere, incidersi, per provare un senso di appartenenza o urlare la propria inadeguatezza alla vita così come ci corre attorno. E' l'infliggersi dolore con tagli, punture o sfregi può rappresentare un antidoto o un alro dolore: quello esistenziale, che annulla, spersonalizza, annienta il sé. Un dolore più forte, inflitto alla carne, può provare a chi lo sente di non essere morto, di avere ancora vita dentro. Si potrebbe dire: soffro, quindi esisto. Essa diventa così, materia malleabile, da personalizzare secondo schemi culturali o individuali attraverso cui gli uomini possono scrivere la loro storia, la loro violazione, i loro disagi, le loro gioie, il loro dolore. Materia mallebile, gli esseri umani non si limitano infattia scriverci sopra, ma lo modellano, lo scolpiscono, lo amputano. L'allungamento del collo tramite l'opposizione progressiva di anelli di metallo che caratterizza la cosiddette donne-giraffa del gruppo paaung del Myanmar del Sud i piattelli labili portati dalle donne mursi della valle dell'Omo la dolicocefalia, cioè l'allungamento del cranio in uso tra i mangbetu  della Repubblica democratica  del Congo, la compressione dei piedi per impedirne la crescita praticata sulle donne cinesi, siano esempi di come il corpo possa essere plasmato, reso, secondo i criteri di una determinata cultura, più <<umano>>. E' così che si mette in atto quel processo di costruzione dell'individuo sociale, che Francesco Remotti ha definito antropopoiesi. Azione che non si limita alla modifica della forma per manipolazione, ma che prevede l'amputazione, il taglio di parti del corpo. E' il caso della circoncisione, che segna riti di passaggio tanto tra i fedeli di grandi religioni monoteistiche, come ebraismo e islam, quanto presso società tradizionali diffuse in molte parti del pianeta. E' il caso delle mutilazioni genitali femminili praticate in molte regioni dell'Africa, del Sud della penisola araba, del Sud-est asiatico, tanto in contesto islamico quanto in ambito di religioni tradizionali diffuse in molte parti del pianeta. E' il caso delle mutilazioni genitali femminili praticate in molte regioni dell'Africa, del Sud della penisola araba e del Sud-est asiatico, tanto in conesto islamico quanto in ambito di religioni tradizionali. Non vi è una coincidenza tra la geografia della pratica e quella religiosa. Meno dolorosi e condotti al di fuori di impianti rituali, anche gli iterventi di chirurgia plastica, rientrano nellle pratiche di modellamento del corpo, anche se realizzati a scopo terapeutico, come sempre più di frequente accade, con finalità puramente estetiche. Decisamente più intrusiva la prtica di trapianto ed espianto degli organi, che la mdoerna tecnologia chirurgica ha reso ogni giorno più praticabile. Se da un lato i trapianti possono salvare vite umane, dall'altro diventano un traffico, più o meno legale, che ripropone il divario tra i più abbienti e chi null'altro possiede se non la <<nuda vita>>. La moderna tecnica chirurgica ha riconcettualizzato la relazione tra <<sé>> e <<altro>>, fra individuo e società tra le forme e il corpo: il sé esistenziale del corpo vivente, il corpo nella sua rappresentazioe sociale. Siamo di fronte a una moderna declinazione del sacrificio umano. Nasce l'etica delle parti che assume le forme inquietanti di un neoclassicismo contemporaneo, dove a <<inghiottire>> pezzi di umani non sono gli altri, i selvaggi, ma noi ocidentali.
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paoloferrario · 3 years
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Arnold Van Gennep, introduzione di Francesco Remotti, I riti di passaggio, Boringhieri, 1981
Arnold Van Gennep, introduzione di Francesco Remotti, I riti di passaggio, Boringhieri, 1981
informazioni in rete: https://tinyurl.com/488hz6mz
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43484xtrmdl · 4 years
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purpleavenuecupcake · 5 years
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Aeronautica Militare è anche l'eccidio di Kindu, in 13 furono vittima di cannibalismo
(di Massimiliano D'Elia) Non possiamo dimenticare alcuni nostri fratelli che, in servizio, persero la vita per dovere e attaccamento al servizio. Con il loro sacrificio hanno  consegnato alla storia una delle pagine più  tristi che forse non proprio tutti conoscono. Parliamo dell'eccidio di Kindu, dove 13 militari dell'Aronautica militare italiana persero la vita in un incidente aereo e in un conflitto armato. Furono brutalmente trucidati. 
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Era la mattina dell’11 novembre 1961. Due C119 da trasporto della 46ª Aerobrigata di Pisa con le insegne dell’Onu atterrano nel minuscolo aeroporto di Kindu a confine con il Katanga, dove è in corso una sanguinosa guerra civile. Al termine dello scarico delle merci per aiuti umanitari i due equipaggi italiani si dirigono verso la vicina mensa della guarnigione ONU dove, inaspettatamente, vengono sorpresi da militari congolesi ammutinatisi. Nell’aggressione uno degli ufficiali, il medico, viene ucciso, gli altri vengono trascinati nella prigione della città. Lì sono brutalmente trucidati. L’eccidio di Kindu non è soltanto una triste vicenda, ha anche dei contorni macabri, le vittime furono tredici aviatori italiani, i loro corpi furono barbaramente fatti a pezzi, per scopi cannibaleschi e stregoneschi. Trucidati  Improvvisamente fecero irruzione una sessantina di soldati, alcuni cominciarono a indicare gli italiani, ordinando a altri queste parole “egorgez les cochons”, cioè “sgozzate quei porci”. I tredici vengono portati fuori dalla mensa, poi vengono massacrati da calci e pugni, infine furono maciullati a colpi di mannaia in mezzo alla strada, che diventò preso un lago di sangue. I corpi furono mutilati perché in Congo si praticava il cannibalismo, nei mercati si poteva comprare “carne di bianco” al costo di dieci franchi al chilo. Probabilmente altri pezzi del corpo, furono destinati ai riti di magia nera, trovando posto nei “dawa”, cioè dei sacchetti che fingono da talismani per i combattenti. Il motivo per cui furono uccisi non è mai stato del tutto chiaro, l’ipotesi più comune è sempre stata quella di uno scambio d’identità, si pensò che gli italiani fossero belgi, in rivalità con certe fazioni. Nel 1994, ai tredici aviatori vittime di questo ignobile massacro, fu riconosciuta la medaglia d’oro al Valor Militare, mentre i familiari delle vittime hanno ottenuto un risarcimento soltanto nel 2007. I nostri fratelli eroi Equipaggio del C-119 India 6002 (nominativo radio «Lyra 5») Maggiore pilota Amedeo Parmeggiani 43 anni, di Bologna Sottotenente pilota Onorio De Luca 25 anni, di Treppo Grande (UD) Tenente medico Paolo Remotti 29 anni, di Roma Maresciallo motorista Nazzareno Quadrumani 42 anni, di Montefalco (PG) Sergente Maggiore montatore Silvestro Possenti 40 anni, di Fabriano (AN) Sergente elettromeccanico Martano Marcacci 27 anni, di Collesalvetti (LI) Sergente marconista Francesco Paga 31 anni, di Pietrelcina (BN) Equipaggio del C-119 India 6049 (nominativo radio «Lyra 33») Capitano pilota Giorgio Gonelli 31 anni, di Ferrara Sottotenente pilota Giulio Garbati 22 anni, di Roma Maresciallo motorista Filippo Di Giovanni 42 anni, di Palermo Sergente Maggiore Nicola Stigliani 30 anni, di Potenza Sergente Maggiore Armando Fabi 30 anni, di Giuliano di Roma (FR) Sergente marconista Antonio Mamone 28 anni, di Isola di Capo Rizzuto (KR) Le salme furono trasportate in Italia e sepolte nel Sacrario di Pisa, dedicato ai «Caduti di Kindu». Sulle porte c’è questa epigrafe:«Fraternità ha nome questo Tempio che gli italiani hanno edificato alla memoria dei tredici aviatori caduti in una missione di pace, nell’eccidio di Kindu, Congo 1961. Qui per sempre tornati dinnanzi al chiaro cielo d’Italia, con eterna voce, al mondo intero ammoniscono. Fraternità». Vi ricorderemo per sempre! https://www.youtube.com/watch?v=74sq5Jg6jh8       Read the full article
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irmaloredanagalgano · 5 years
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(via Perché abbiamo lasciato che 'i nostri simili' diventassero semplicemente 'altri'? "Somiglianze. Una via per la convivenza" di Francesco Remotti (Editori Laterza, 2019) | Irma Loredana Galgano)
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consiliomeo · 5 years
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Rome Airport Taxi | Book Online
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Best Airport Taxi from Fiumicino Airport
As soon as you arrive at Fiumicino airport (FCO), you will be greeted by your taxi driver. He will be waiting for you at your exit gate with a sign that has your name on it. Is your flight to Fiumicino airport delayed? Do not worry. At Welcome Pickups we monitor every flight and guarantee a hassle-free trip to Rome. Your English-speaking driver will help you out with your luggage and together will make your way to the vehicle you have pre-booked. In addition, while he is driving you to your accommodation, the driver will give you some tips and recommendations on what to do while in Rome. Therefore, relax and enjoy your taxi ride from Fiumicino airport to the city of Rome or your hotel. TRAINED DRIVERSHand picked & english speaking drivers LOW PRICESSame price as a regular Taxi from the line FLIGHT MONITORINGDrivers are always on time QUALITY SUPPORT24/7 Email & Phone support Taxi prices Day time (05:00 - 24:00) Night time (00:00 - 05:00) Duration FROM FIUMICINO TO CITY 48 € 48 € 45 MIN FROM FIUMICINO TO VATICAN 48 € 48 € 40 MIN FROM FIUMICINO TO COLOSSEO 48 € 48 € 40 MIN FROM FIUMICINO TO PANTHEON 48 € 48 € 45 MIN FROM FIUMICINO TO TERMINI 48 € 48 € 42 MIN
Airport Taxi Service from Fiumicino Airport to Hotel
When it comes to travelling from the airport to your hotel hiring a taxi is the most convenient method since it ensures that you will arrive at your desired location safely and efficiently. In addition, you will not have to struggle by carrying your luggage through the public means of transport and even if your arrival has been delayed, a taxi will always be available to service you. CAR TYPEFiumicino Taxi (Sedan) number of passengersUp to 4 CAR TYPEFiumicino Taxi (Minivan) number of passengersUp to 8What our customers say about Welcome Samantha "Anabelia, our tour guide was wonderful. She guided us through history and food and made great suggestions and enabled us to understand Greek culture and the food. I would highly recommend this tour.”
Our Taxi Fleet Awaiting You at Rome Airport
Welcome Pickups provides airport taxi services from Rome Airport with your choice of either a sedan or minivan. If you want to book a transfer of up to 4 passengers, then a private sedan will pick you up from Fiumicino (FCO) airport. If you are travelling with family and looking for a comforting way to get to your the hotel, then a private minivan will operate your transportation from Rome airport.
Directions from Fiumicino Airport
Fiumicino, officially called Leonardo da Vinci International Airport (FCO), is the biggest and busiest airport in Italy. When travelling from Fiumicino airport by taxi you need around 50 minutes to reach the downtown area of Rome under normal traffic circumstances. Fiumicino airport is 30km away from the city centre of Rome. As soon as you get picked up by your driver you will head to Francesco Paolo Remotti in order to reach the A91 highway and then you will take the exit heading to Cristoforo Colombo road. Depending on your final destination, you will turn to local roads in order to reach your final destination.
Fare of Taxi from Fiumicino Airport
It is advisable to pre-book your Rome taxi trip from the airport. However, if you are travelling from Fiumicino airport (FCO) to the city centre of Rome a taxi ride will cost you 48€ (daytime and nighttime).Why Book with WelcomeWelcome goes above and beyond the commoditized taxi service as the first company to deliver a holistic, in-destination travel experience. From the moment you arrive in Rome, until your return home, Welcome accommodates all of your travel needs (transportation, travel products, things to do, information) in the easiest, friendliest and most personalized way possible.24/7 customer supportEnglish-speaking driversHand-picked & trained driversSame price as a regular taxiHassle-free Arrival at Rome airportFlight delay? We WaitDriver will be waiting for you at your exit gateFrequently asked questionsIs a Welcome Rome Airport Taxi Transfer operated by an authorized Driver? Yes. All of our drivers at Rome airports (both Fiumicino and Ciampino) are licensed. For up to 4 passengers, an official NCC driver will be waiting for you If you pre-book a Rome airport taxi ride. If you pre-book a minivan taxi from Rome airport, a licensed driver, eligible to drive a minivan, will pick you up.What happens after I book my taxi? As soon as you book your taxi ride you will receive an email confirmation with all the details. In addition, 4 days before your Rome airport taxi transfer, you will receive an email with your driver's information, such as phone number, name and a photo. Therefore, it will be easier for you to identify your personal driver.What else can I book with Welcome? Your transportation from Rome airport is just the beginning. You can pre-book your "skip-the-line" tickets for the most famous attractions of Rome, such as Colosseum and Roman Forum. Your desirable tickets will be handed to you by your driver in order to avoid waiting in long line ups which can take hours from your day. Welcome also offers private and shared experiences in Rome at the most competitive prices. Welcome hand-picks only 5-star providers so that you can pre-book your amazing experience based on real customer reviews. Source Read the full article
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Francesco Remotti - Somiglianze. Una via per la convivenza Edizione Tempi Nuovi, Febbraio 2019 Abstract Parte Prima
 - Che differenza c’è tra coesistenza e convivenza?
In natura la differenza tra coesistenza e convivenza può essere rintracciata nella distinzione tra mondo inorganico e mondo organico. Nel primo ogni elemento è a sé stante, non vi è relazione alcuna, nel secondo, invece, ogni elemento vive in rapporto agli altri.
Nelle società umane, invece, la coesistenza può essere intesa come risposta al bisogno di ordine e categorie, mentre la convivenza a quello di relazione.
Remotti, partendo dalla distinzione effettuata da Gustavo Zagrebelsky, afferma che «la differenza fondamentale tra la prospettiva della coesistenza e quella della convivenza sta nel fatto che la prima si costruisce sul predominio di una logica di categorie, mentre la seconda si affida maggiormente alle relazioni ».
La prima risponde alla stessa logica con cui si costruisce l’identità, un processo selettivo che elimina le differenze al fine di creare ordine nel continuo mutamento. Nasce dalla necessità di contrastare la fluidità, instabilità e precarietà della realtà.
L’identità crea così l’illusione di coerenza e continuità e porta con sé alcuni «guasti»:
Trascura il bisogno di incoerenza, discontinuità, disordine e eterogeneità
Impedisce di vedere le molteplicità, eliminando i rapporti che legano noi e gli altri, in un groviglio di somiglianze e differenze
Esalta la separazione tra “noi” e “altri”. In difesa dell’integrità e purezza del gruppo di appartenenza si vedono gli altri come fonte di minaccia. L’identità può così arrivare ad essere non solo un’arma di difesa ma anche di offesa.
In una situazione di coesistenza dove i gruppi si distinguono in base alle loro identità,  la tolleranza gioca un ruolo decisivo. La sua presenza o assenza definisce il passaggio dall’indifferenza al rispetto nel primo caso, dall’indifferenza all’annientamento nel secondo.
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L’identità può combinarsi con la coesistenza non con la convivenza. L’identità infatti costruisce categorie, operando una separazione tra un insieme di elementi fusi, completo, coeso e indistinto e tutto il resto, l’alterità.
La convivenza, intesa come coinvolgimento in progetti di vita condivisi, richiede, invece, il riconoscimento della propria incompletezza per dare spazio alle relazioni, che richiedono un “attraversamento di confini”.
L’arte della convivenza richiede un passaggio decisivo: lasciare da parte il concetto di identità e aprirsi al principio di “somiglianza”.
Jean Claude Aimen, medico immunologo, afferma che la cellula è un essere simbiotico e la sua vita è dovuta al fatto che in essa coesistono e interagiscono in permanenza componenti straniere.
Il soggetto è quindi un aggregato di diversità e somiglianze.
Il mantenimento delle differenze e la loro valorizzazione è un punto fondamentale, poiché esse possono trasformarsi in risorse per tutti.
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E’ morto per il Coronavirus l’antropologo Enrico Comba, direttore del Museo di Arte Preistorica di Pinerolo.
E’ morto l’antropologo e storico delle religioni Enrico Comba all’età di 64 anni, all’ospedale di Saluzzo dove ormai era ricoverato da più di un mese per il coronavirus covid19 . Docente di antropologia all’Università di Torino, era il direttore del Museo di Arte Preistorica di Pinerolo. Allievo di Francesco Remotti e di Giovanni Filoramo è … Leggi tutto L'articolo E’... Per il contenuto completo visitate il sito https://ift.tt/1tIiUMZ
da Quotidiano Piemontese - Home Page https://ift.tt/2VGqBVx via Adriano Montanaro - Alessandria
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tmnotizie · 5 years
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ANCONA -Si conclude con un grande successo la terza edizione di KUM! Festival:  migliaia di persone (8.000 le presenze) per tre giornate hanno riempito e animato la settecentesca Mole Vanvitelliana di Ancona, partecipando a incontri, conferenze, dibattiti, laboratori per ragazzi.
Il sito www.kumfestival.it, nella settimana della manifestazione, ha registrato 8.500 visitatori unici e le pagine sono state visualizzate 28.500 volte.
Il festival, che ha la direzione scientifica dello psicoanalista Massimo Recalcati e il coordinamento scientifico del filosofo Federico Leoni, ha portato in città importanti esponenti del panorama culturale italiano, provenienti da ambiti e discipline diverse: dal fisico Guido Tonelli all’antropologo Francesco Remotti, dal latinista Ivano Dionigi al neurobiologo Stefano Mancuso, dall’epistemologa Luigina Mortari al semiologo Stefano Bartezzaghi, dal sociologo Mauro Magatti agli psicoanalisti Luigi Zoja e Silvia Vegetti Finzi e molti altri. Si è trattato di una terza edizione che ha non solo confermato il successo delle precedenti, ma, se possibile, ha consolidato il peso del festival nel panorama nazionale, oltre che sul territorio.
«L’edizione appena terminata – afferma l’assessore Paolo Marasca – è la prova di un festival unico, un festival coraggioso, capace di prendere un tema e di sviscerarlo senza dogmi, senza spettacolarizzazioni, senza concessioni. Quando il pubblico riconosce questa autenticità, risponde con altrettanta passione, e questo genera un’atmosfera unica. Ancona è orgogliosa di KUM!».
Il tema del 2019, L’origine della vita, apre già la riflessione per il 2020: la quarta edizione di KUM!, infatti, sarà dedicata a La vita, alla fine, che andrà a completare la riflessione proposta quest’anno, creando una sorta di cerchio che vuole ripercorrere l’intera esperienza umana. Al centro del dibattito sarà il fine vita, ma anche e soprattutto una considerazione sulla vita e sui suoi possibili sensi.
KUM! non è fatto solo di conferenze: fiore all’occhiello del festival sono le iniziative dedicate al territorio, a cura di Jonas Ancona, capaci di coinvolgere il contesto locale e le sue realtà più fragili, non solo durante i giorni del festival ma tutto l’anno. Particolarmente incisivo è il lavoro di KUM! con le scuole: durante l’anno sono attivi progetti con studenti e insegnanti che riprendono il tema della manifestazione trasformando il festival in un lavoro permanente sull’educazione.
Altro motivo di orgoglio per KUM! è il progetto MicaMole: servizio di somministrazione, bar e catering che, alla Mole, impegna tutto l’anno un gruppo di ragazzi con bisogni educativi speciali e i loro insegnanti. Tutto è nato dall’esperienza altamente positiva dei ragazzi durante la seconda edizione del festival, quando – grazie alla collaborazione con l’Istituto alberghiero Einstein-Nebbia di Loreto e la cooperativa sociale Lavoriamo Insieme – si occuparono del bar di KUM!.
Novità di questa terza edizione è la traduzione simultanea nel linguaggio dei segni LIS di alcuni eventi. Apprezzatissimi dai bambini il KUM Kids e dai ragazzi i laboratori, realizzati in collaborazione con ESA (Agenzia Spaziale Europea), ASI (Agenzia Spaziale Italiana) e alcune realtà territoriali: Polo 9; Talent; Affaridicuore; Consultorio Familiare ASUR AV2; Comune di Ancona, Assessorato Servizi Sociali Ufficio Innovazione Sociale Promozione della Salute, Assessorato Politiche Giovanili e Regione Marche. Inoltre, in collaborazione con gli Ordini professionali, il festival ha permesso anche quest’anno il conferimento di crediti formativi a professionisti della sanità, assistenti sociali, docenti, giornalisti e avvocati.
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ideedicorsa · 5 years
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L'ossessione identitaria
di Francesco Remotti
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sktttrbrain · 6 years
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“Contro l’identità” Francesco Remotti
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signor-k-blog · 8 years
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La Bussola dell’Antropologo
di Adriano Favole.
“Si fa presto a dire famiglia” (1 di 3)
Concezione della famiglia, della parentela, della genitorialità nelle diverse culture
Negli anni della prima guerra mondiale B. Malinowski (fondatore dell’Antropologia sociale britannica) compì una lunga ricerca nelle isole Trobiand (a largo di Papua Nuova Guinea), a seguito della quale scoprì che la società di quelle isole utilizzava una discendenza matrilineare. Conseguente a ciò, la figura del padre biologico era nettamente distinta da quella del padre sociale (lo zio materno, che in questo sistema di discendenza acquisiva autorità sul figlio della sorella). In un suo celebre libro, “Sesso e repressione sociale tra i selvaggi” (1927), sfatò così l’universalità del complesso di Edipo.
2004: George W. Bush propone l’emendamento alla Costituzione americana che sottintendeva l’universalità e la “naturalità” della coppia coniugale eterosessuale: seguirono le critiche della American Anthropological Association che avanzarono un secolo di studi a testimoniare la vastità di tipi di famiglie esistenti o esistite. Anche in Italia si discute oggi di famiglie che incrinano il concetto di “naturalità”della famiglia eterosessule. A questo proposito Francesco Remotti (”Contro natura. Una lettera al Papa”, 2010) indagò l’archivio antropologico sul tema passando in rassegna i casi (di società africane, americane, asiatiche, oceaniche ed europee) che si discostano sensibilmente dal modello di famiglia fondato sul matrimonio e sulla coabitazione tra un uomo, una donna e i loro figlie:
Tra i NUER del Sudan (studiati negli anni ‘30 da E. Evans-Pritchard) si trovano vari tipi di famiglia. Oltre alla famiglia nucleare, vi si trova il cosiddetto “Matrimonio tra donne”: non un’unione omosessuale, ma una famiglia composta da una donna sterile (che assumeva così il ruolo <maschile>) e un’altra donna. I figli nati dall’unione della seconda con un uomo scelto dalla donna-marito per la procreazione erano a tutti gli effetti figli della coppia e chiamavano “padre” quest’ultima. Tra gli stessi Nuer veniva utilizzato anche un altro sistema di scambio matrimoniale: il “Matrimonio col fantasma” in cui se in una coppia veniva a mancare il marito e si necessitava di una successione, un altro uomo della sua stessa linea di discendenza poteva unirsi con la vedova, con il risultato che i figli risultavano progenie del defunto. 
Tra i NATIVI AMERICANI c’erano persone, invece, che non si identificavano né con il genere maschile né con quello femminile, e andavano ad occupare allora una sorta di terzo genere: detti “Two-Spirits”, potevano sposarsi anche con gente dello stesso sesso (sesso, anatomicamente parlando; non con lo stesso genere, che viene inteso come identità sessuale socialmente costruita).
Tra i NAYAR del Kerala (India) e tra i NA dello Yunnan (Cina) le famiglie erano costituite da fratelli e sorelle. Non tramite incesto, che era severamente vietato, ma facendo unire le sorelle con uomini che poi non avrebbero avuto né titolo di marito né di padre; la prole cresceva nel gruppo dei siblings (fratelli e sorelle) che costituivano l’unità domestica.
A chi proponeva la lenta e inesorabile trasformazione da tipologie di famiglia allargate (la “promiscuità originaria”) fino a quella nucleare, fu smentito dal fatto che già nelle società acquisitive (i cacciatori-raccoglitori: considerate come culture arcaiche, antecedenti alla rivoluzione agricola) la famiglia nucleare sembra essere stata quella prevalente.
A quale titolo, quindi, la famiglia coniugale dovrebbe essere considerata più naturale?
Da “La famiglia: uno sguardo antropologico”(2007) di Pier Paolo Viazzo e il già sopraccitato F. Remotti: 
<<se c’è un bisogno universale a cui queste forme [di famiglia] sembrano rispondere, questo è il bisogno di ovviare alla solitudine dell’individuo>>.
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