Tumgik
#Luis del Valle
wornoutspines · 6 months
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Arthur the King | Trailer
#ArthurTheKing seems like the type of movie I'd watch on a sunday afternoon to chill in bed. The trailer is heartwarming. #MovieTrailers
Writer: Mikael Lindnord (novel), Michael Brandt (Screenplay) Director: Simon Cellan Jones Stars: Mark Wahlberg, Nathalie Emmanuel, Simu Liu, Michael Landes Expected February 22, 2024 If you want to support this site, help by getting me coffee from the link below:
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herederosdelkaos · 11 months
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Arte y literatura : "Del archivo de la revista: Poemas destacados de una época"
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La poesía es un género literario que nos invita a explorar las emociones humanas más profundas y a reflexionar sobre la vida y el mundo que nos rodea. En esta compilación de textos de hace algunos años, presentamos la obra de varios autores que han dejado su huella en nuestra primera etapa.
Entre ellos, encontramos a Luis Vega Molina, Silvia Favaretto, Claudio Simiz, Homero Carvalho Oliva, María Alejandra Castellanos Briceño, Ernesto Fernando Ilivielich, Reynaldo García Blanco, Aleqs Garrigóz, Laura Orvieto, José Valle Valdés, Mª José Mures, Cromwell Pierre Castillo, Agustín Bilbao Abad y José María Barredo Viudes.
Esta compilación nos ofrece una amplia variedad de estilos y temas en la poesía, una muestra de diversidad y riqueza. Leer más»
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gsports · 1 year
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A reforzar a rivales directos, Franklin Guerra tendría las horas contadas en Liga de Quito
A reforzar a rivales directos, Franklin Guerra tendría las horas contadas en Liga de Quito
Liga Deportiva Universitaria renovará por completo su línea defensiva, con la salida de Franklin Guerra casi resuelta. El año 2022 para Liga fue para el olvido, por lo que en la próxima temporada habrá grandes cambios, empezando por los defensas centrales. Las primeras contrataciones del cuadro blanco fueron los centrales Ricardo Adé y Richard Mina del último campeón Aucas. En los costados…
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elmartillosinmetre · 1 year
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Mi crítica del concierto de proyectoeLe esta noche en el Espacio Turina.
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elcorreografico · 2 years
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Ruth Alejandra Horacio, la bonaerense que competirá por cocinar la mejor empanada de Argentina
#CABA #Turismo #Gastronomía | #RuthAlejandraHoracio, la bonaerense que competirá por cocinar la mejor #empanada de #Argentina
Este sábado se elige en la Ciudad de Buenos Aires la mejor empanada de Argentina. La competencia, que cuenta con un representante de cada provincia, se realizará a metros del Obelisco en lo que promete ser una fiesta para celebrar una de las comidas más populares del país.El Gobierno de la Ciudad de Buenos Aires realizará este 12 de noviembre la tercera edición de la Fiesta de la Empanada, en la…
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jujuygrafico · 2 years
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Se lanzó el V Certamen de Literatura
#Jujuy #Cultura | Se lanzó el V #CertamendeLiteratura
El Secretario de Cultura, Luis Medina Zar, acompañado de la Directora de Cultura, Gisela Arias; el Coordinador de Arte e Industrias Culturales, Sebastián Sánchez de Bustamante; y el Administrador del Teatro Mitre, Maximiliano Chedrese Lachat, lanzó el V Certamen de Literatura 2023, en las categorías de Novela y Poesías, dejando abierta las inscripciones hasta el 29 de diciembre del presente año.…
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libero-de-mente · 6 months
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Questa è una storia vera.
Credo che fosse una notte estiva di circa diciassette, o forse diciotto, anni fa.
Avevo finito di lavorare abbastanza presto per gli standard a cui ero abituato in quel periodo. A mezzanotte chiusi il ristorante e a bordo della mia auto feci la strada per tornare a casa.
Non avevo cenato e i morsi della fame si facevano sentire, così decisi di fare sosta da Majd, un bravissimo e onesto kebabbaro che sapevo essere l'unico, in una città che chiude i propri locali sempre presto, che potesse darmi da mangiare. E poi il suo panino kebab "sensa salsa picante", come diceva lui, era buonissimo.
Una volta consegnatomi il "malloppo" caldo racchiuso con cura nella carta stagnola ci salutammo, uscii dal suo locale. Preferivo mangiarmelo a casa, non abitavo molto lontano da lui, con comodità e in relax. Mentre il resto della famiglia dormiva.
Appena uscito dal "Kebab di Aladino" sul marciapiede noto una ragazza, uno sguardo di sfuggita per non essere invadente ma che mi era bastato per notare il suo nei miei confronti.
La mia auto era a sette od otto metri da lei, appena oltre le linee gialle che delimitavano la fermala dell'autobus. Un autobus che lei stava aspettando.
Passandole vicino sento la sua voce chiedermi: - Disculpe, el autobús a Borgo Palazzo pasa por aquí?
- No - le risposi con il mio italspagnol - "Por aquí passa l'autobus por la Valle de Seriana Tu tienes la dirección al contrarios" (al contrarios, le dissi proprio così, vi rendete conto?)
Incredibile ma vero mi capì e mi guardò come se fosse terrorizzata per il suo errore.
- ¿Dónde está Via Borgo Palazzo? - mi chiese supplichevole.
Io con il dito le indicai la direzione. Puntando l'indice un po' in alto, visto che davanti a noi a un centinaio di metri passava un cavalcavia.
La ragazza rimase in silenzio e cominciò a guardarsi intorno stringendosi con le braccia incrociate davanti al petto. Avevo compreso che si era smarrita.
- Si quieres te porto io - le dissi.
Mi guardò con uno sguardo che sinceramente non saprei come definire ancora oggi, davanti a lei questo uomo buffo con un kebab fumante nella stagnola le stava proponendo un passaggio. Ed era quasi l'una di notte.
Le chiesi di getto - Come ti chiami? - al diavolo l'italspagnolo
- Maria - mi rispose
- Como mi madre - così d'istinto mi usci di dirle "come mia madre".
Credo che fu quella frase detta senza tanto pensarci, uscita con sincerità che la convinse ad accettare un passaggio da uno sconosciuto, vestito con un completo da uomo nero e una camicia grigia cangiante, con un kebab avvolto nella stagnola in mano.
In auto, mentre la portavo a destinazione, lei seduta al mio fianco stava con il suo corpo pigiata contro la portiera. Come per aumentare la distanza tra di noi.
Era bellissima, davvero. Mi raccontò che veniva dalla Bolivia e che era giunta in Italia da pochi giorni.
Non mi ricordo bene quali parole usai in auto per rassicurarla, per accennare una conversazione con lei. Il lavoro che faceva e perché aveva fatto tardi quella sera.
Mi ricordo bene invece quello che successe quando lei vide che l'avevo portata proprio sotto il palazzo dove abitava. I suoi occhi si illuminarono, si sentì sicura a quel punto. A quel punto, già proprio a quel punto, quello dove mi fermai lei evidentemente capì che l'uomo con la camicia cangiante non era cattivo.
Così prima di scendere e dopo avermi detto "Gracias", fece un gesto che mai mi sarei aspettato. Mai. Mi baciò sulla guancia destra. Un bacio rapido, come rapido fu il suo dileguarsi verso il portone. Però io nel momento del contatto con le sue labbra, allora non avevo la barba, sentii tanto calore e la sua paura che svaniva.
Ogni volta che sento di un femminicidio mi ricordo di questo mio aneddoto, perché mi diventa sempre più chiaro il rischio che Maria corse, la paura che Maria aveva e che io trovavo esagerata.
Perché Maria ha avuto buona sorte quella volta con uno sconosciuto, mentre Giulia ha avuto sfortuna con uno che conosceva molto bene. O pensava di conoscere bene. Ma che, come spesso è accaduto a tante altre sventurate come lei, non si conosce mai bene fino a quando non esce la bestia che vive in quella persona.
Per via di un "no" o di un "è finita".
Quello che posso fare io da uomo, da padre, è educare i miei due figli maschi a essere come quell'uomo goffo e impacciato, con un kebab in mano, che voleva essere d'aiuto verso una ragazza. Non lasciandola sola nel buio in una notte d'estate di diciassette, o forse diciotto, anni fa.
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tuttalamiavitarb · 8 months
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Kafka , de noattri
Da circa 6 mesi ho un dolore tremendo sotto un piede, provato di tutto umano ed equino, non passa.
Un amico mi dice, prova dal professor Coso, è un osteopata,ed è un genio
Il professore coso riceve su appuntamento ,vicino al piazzale Michelangelo, location che di solito vuol dire emorragia finanziaria.
Infatti il professore coso si prende 120 al nero o 150 con fattura
Propendo per il lato oscuro
3 volte , e risolviamo. mi dice il professore coso
240 euri spesi.
Mi ha massaggiato , tirato, scrocchiato , pestato dappertutto tranne nel punto interessato che fa male esattamente come quando avevo 240 euro in più.
360 euri spesi.
Provo a parlare col professore, facendo presente che ,per carità m ha ringiovanito di 20 anni dappertutto ma se magari provasse ad appoggiare le sue manine magiche sotto al mio piede sx magari ne usciamo un po' prima.
I problemi non si risolvono a valle ma a monte, si fidi di me.
Mi fido.
480 euri spesi .
non ho più un dolore in tutto corpo, mi piego come un fachiro, mi posso allacciare le scarpe da impiedi, ma il sotto del piede mi dà il tormento.
Punto della situazione difronte alla mia perplessità il professore Coso prende appunti.
Ha subito qualche trauma nella zona del volto nell' ultimo anno?
Si, ho perso un dente in una rissa.
Ed ha avuto altri traumi al volto in quella sede?
No, non è stata una vera e propria rissa, diciamo che una prostituta, offesa perché non intendevo usufruire dei suoi servigi, mi ha tirato un portagioie di avorio che ha colpito il dente, che è saltato. Fine
È colpa del dente
Il dolore sotto il piede è colpa del dente?
Si fidi , adesso che conosco la causa 5/6 sedute al massimo e risolviamo.
Dottore io mi fido, ciecamente, ma vede io faccio il contractor, a me mi pagano quanto il lavoro è finito.
Quindi Io mi fido e verrò tutte le volte che riterrà opportuno. Ma anche lei si deve fidare di me, ho intenzione di pagarla, in unica soluzione e senza battere ciglio, quando il dolore sarà migliorato.
Ecco l ha presa benissimo
ha iniziato ad urlare, battere i pugni sul tavolo, paonazzo in volto come se gli avessi messo π/2 la mamma.
Persona venale! Persona ingrata! Persona infida
Se ne vada! Vada via e non torni più pezzente
Io ho provato a farlo ragionare, e per tutta risposta lui ha iniziato a schiaffeggiarmi e spingermi.
Ecco adesso mi serve un osteopata ed un penalista.
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abr · 2 months
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Mentre il Pd tracolla, colpito da un virus autoimmune, la votopoli che da Bari si sta espandendo in mezza Italia, a mostrarci come il potere è stato l’unico legante a sinistra (...), il Movimento 5 stelle fa lo sciacallo. E cerca di rifarsi una verginità che non ha. (...)
Giuseppi prova a uscire dall’angolo della radicalità di sinistra e a calpestare i cadaveri degli ex alleati piddini, che cadono come mosche sotto i colpi delle procure, dei faccendieri, delle cosche e chi più ne ha più ne metta. E per farlo comincia la sua campagna elettorale attaccando. Proprio quelli che fino a un paio di settimane fa erano, insieme a lui, il cosiddetto modello Sardegna e tutte queste fantasie lubriche. (...)
Il problema è che (...) non c'è molta differenza (...). Basti pensare a (...) Virginia Raggi e Chiara Appendino. La prima si è trovata con tutto il suo cerchio magico condannato nella vicenda dello stadio della Roma a Tor di Valle. La collega ex sindaca di Torino fa invece la moralista contro il ministro del Turismo Daniela Santanchè ma si dimentica di dire che (...) lei (contrariamente alla Santanché) è stata condannata in primo grado e pure in Appello per il disastro di piazza San Carlo. Così come l’ex pm Cafiero De Raho che se ne sta seduto in commissione Antimafia a giudicare le accuse che vengono mosse contro di lui nello scandalo del dossieraggio di politici, imprenditori e vip italiani.
Se nel Pd si appellano a un recupero di Berlinguer (...) ci vorrebbe una bella seduta spiritica con Casaleggio senior per l’ex avvocato degli italiani, per ricordargli che questo breve e incompleto elenco bastava, anni fa, non solo a venire espulsi dal M5s ma a prendersi la gogna per anni.
Anche per questi, reato associativo con finalità di terronismo. Con l'aggravante dei futili motivi.
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massimogilardi · 1 year
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NARCISO
Autore: Paul Dubois (1829 - 1905) Scultore francese. La sua opera è caratterizzata dall'approssimazione alla scultura di tipo classico, di perfetta fattura, avendo tra le sue massime influenze quella dei maestri del Rinascimento italiano.
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Mitologia :
Narciso era il figlio del dio del fiume Cephisso e della ninfa Liriope.
Questa è la storia di Eco e Narciso. Un giorno, Narciso stava camminando nei boschi quando Echo, un Oread (ninfa di montagna) lo vide, si innamorò profondamente e lo seguì.
Narciso sentì che lo seguivano e gridò «Chi c'è? » Eco ha ripetuto «Chi c'è? » Alla fine ha rivelato la sua identità e ha cercato di abbracciarlo. Lui se n'è andato e gli ha detto di lasciarlo solo. Era distrutta e ha trascorso il resto della sua vita in valle solitarie. Una volta, durante l'estate, aveva sete dopo la caccia, e la dea lo attirò in una piscina dove si appoggiava sull'acqua e si vedeva nel fiore della gioventù. Narciso non si rese conto che era semplicemente il suo riflesso e si innamorò profondamente di lui, come se fosse qualcun altro. Incapace di lasciare il fascino della sua immagine, alla fine si rese conto che il suo amore non poteva essere ricambiato e svanito dal fuoco della passione che bruciava dentro di sé, diventando finalmente un fiore bianco e dorato.
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nuestrodestinocomun · 7 months
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La Junta de los Ríos
“La luz del sol ilumina la habitación al completo, se filtra a través de los árboles del jardín y crea pequeñas sombras que se mecen proyectadas sobre la pared. Este fenómeno solo sucede durante los meses de verano. Se que estoy de vuelta en el pueblo, en casa de mis padres. Escucho a Loki, abajo con mi hermano”, dice Julia.
“Tendré que darme prisa si quiero llegar a la hora fijada, aún tengo que darle una vuelta a los animales de la granja, antes de salir hacia el lavadero del pueblo donde hemos quedado”, dice Alfredo. No quiero llegar tarde, la excursión de la Junta de los Ríos es exigente y no es recomendable hacerla al medio día durante los días de verano, cuando el sol cae implacable de pleno sobre el ardiente suelo de pizarra que abunda durante todo el camino.
“Soy como un insecto que quedó atrapado esperando ser devorada por la araña”, dice Rosa, mientras espera a Luis, contemplando la telaraña que ha crecido en un ángulo de la ventana de la cocina.
“Aún tengo tiempo de llegar a casa para asearme y cambiarme de ropa, quiero causarle buena impresión a Julia, hace tanto tiempo que no la veo”, dice Luis.
“A veces siento que si desapareciera, no le importaría a nadie, que si no acudiera hoy a la cita con mis amigos para hacer la excursión que programamos ayer, esa que tantas veces hicimos cuando vivíamos todos juntos en el pueblo, seguramente nadie me echaría en falta”, dice Ernesto mientras termina de preparar una mochila con las cosas que ayer le pidió Teresa que comprara.
“Ojalá venga Ernesto, no lo vi muy convencido ayer cuando me lo encontré en el mercado y estuvimos comprando las cosas que llevaríamos hoy para la excursión”, dice Teresa.
“Ya estamos todos, excepto Luis que siempre llega tarde”, dice Julia. Volveremos a caminar juntos como en los viejos tiempos. Nos saludaremos como si no hubiesen pasado los años. Como si fuéramos los mismos amigos que un día se separaron, justo en este mismo punto en el que ahora nos volveremos a encontrar, el antiguo lavadero del pueblo, en la Calle Gracia, con sus frías y  cristalinas aguas. Nos abasteceremos de agua, para adentrarnos en el imponente paraje que nos espera, con sus colinas y sus senderos, por los que transitaremos a la búsqueda de nuestro propio destino.
“Por una vereda entre huertos abancalados de frutales y hortalizas, de nogales y castaños, vamos dejando atrás las últimas granjas, la seguridad del hogar, y nos adentramos en lo salvaje”, dice Alfredo. Julia y Luis, van por delante, abriendo la expedición, con Loki. Teresa, Rosa y Ernesto los siguen. Nos adentramos en el desconocido mundo que me relataba mi abuelo cuando era pequeño, la tierra que fue testigo de las sangrientas guerras de Las Alpujarras, la revolución de los moriscos.
“Nos aproximamos al Molino de la Carraca, testigo de la historia reciente de estas tierras, la era de Pepe el Juez, mi abuelo, el último molino que estuvo en funcionamiento en el pueblo”, dice Luis. Ahora tristemente sepultado entre la vegetación, como mi infancia, soterrada, sumergida y olvidada bajo los años, bajo los recuerdos. Los vecinos del pueblo acudían al molino, para trabajar con mi abuelo, para recoger el grano con el que se hacía el pan del pueblo, para alimentar a los animales de la familia de Alfredo. Al llegar los recibía y me presentaba orgulloso, su nieto Luis. Al pasar por el sendero dejamos el edificio a la derecha, abandonando y desatendido, en la quietud del bosque, como a veces se descuida y se desatiende a la familia, a los amigos.
“Amigos, caminemos, pero obviando aquellas veredas que suben a la izquierda,  esas no deberemos tomarlas, no lo olvidemos, o nos perderemos”, dice Teresa. Nuestra referencia siempre debe ser la Acequia Nueva que camina paralela a nosotros, permanente y ruidosa en el fondo del valle, perseverante e infatigable guía hacia la Junta de los Ríos, a una hora de camino desde el pueblo, donde el río Grande y el río Chico se reúnen estruendosos.
“Al atravesar estos parajes resuenan en nuestras cabezas los gritos y aullidos estridentes de los rebeldes y sus familias durante los últimos días de la Guerra de las Alpujarras, escenario de traiciones y asesinatos, donde sus últimos monarcas, se aferraban al inútil e insufrible poder que presagiaba sus muertes, resistiendo a las tropas cristianas de Don Juan de Austria”, dice Ernesto. Vienen a nuestra mente, los recuerdos de esos relatos con los que el abuelo de Alfredo nos atemorizaba en las noches de verano, cuando nos reuníamos los seis en su casa. Como la historia del salvaje asesinato del último rey de Andalucía, Aben Aboo, por sus tropas, tras haber matado él mismo con sus propias manos a su primo Abén Humeya y sustituirlo en el regio cargo. Como la historia de los tres hermanos moriscos que salieron un día con su rebaño de ovejas y resultaron emboscados por los caballeros cristianos en su afán por terminar con el reinado de Abén Aboo. Estas mismas laderas fueron testigos de su desaparición a pesar de los intentos de Mofas, la perra de los tres hermanos, de encontrarlos.
“Bajemos por la ladera, vayamos despacio, como vagando sin rumbo”, dice Rosa. Tomemos el sendero de la derecha, el que conduce hacia el cruce de los ríos, el pequeño camino de bellos y gráciles tallos, de hierbas frescas, en el que un grupo de petirrojos nos viene a saludar mientras se alimentan del grano de los tallos y los insectos del lugar. Entremos en esa nebulosa de aves que nos acompaña durante un rato, mansos y confiados en nuestra buena voluntad. Incluso Loki, al frente con Julia y con Luis comprende la virtud y la paz de este lugar. Al igual que estos petirrojos, Julia se aleja y se escapa de mi, y se eleva cada vez más alto, con sus letras, con sus palabras.
“Soy un nido, soy el árbol, soy las ramas sobre los que los petirrojos se posan y descansan al descender de su vuelo”, dice Julia. Siento que me elevo con ellos sobre la vertiente escarpada del barranco que no me pierde de vista, los Tajos del Reyecillo, imponente y soberbio, con sus cuevas colgadas del abismo, desde donde cuenta la leyenda que un rey se arrojó con su caballo dejando en la roca marcadas sus huellas, la Patá.
“Debemos darnos prisa si no queremos que el sol nos encuentre en nuestra expedición hacia el horcajo”, dice Alfredo. Desde aquí puedo ver ya el sendero que debemos tomar para avanzar en nuestra marcha. Caminaremos al fin entre árboles, por pequeños senderos cubiertos de abundante vegetación, donde pasta el ganado, entre riachuelos que darán de beber a Loki y con los que jugará a atrapar el agua, que nos darán de beber a los seis y nos refrescarán del esfuerzo realizado.
“Ardo y tiemblo al salir de este sol y entrar al fin en esta sombra. Zumba una abeja en mi oreja, de repente está aquí, y de repente ya ha pasado. Escucho el discurrir del agua por las acequias a nuestros pies, acompañándonos en la marcha. Esto es aquí, esto es ahora, pero sin darnos cuenta, ha pasado”, dice Teresa.
“Estos riachuelos van secándose conforme el día va avanzando, se evaporan por el calor del sol. He visto como Rosa le ha dado la mano a Ernesto. El que ama, arde, se consume, se evapora”, dice Luis.
“Ahora, exploremos. Caminemos estos senderos, que ya se empieza a intuir nuestro destino cercano entre los árboles. La Junta del río Grande y el río Chico”, dice Ernesto. Crucemos el puente sobre el río Chico, y frente a nosotros, en el horcajo de los ríos, coronando la colina, contemplamos las ruinas de la antigua fábrica de seda, con su arco morisco, casi intacto, con su historia, la historia de nuestra tierra, que compartimos los seis, a pesar de ya no estar juntos, a pesar de ya no ser uno. A pesar de que los tres hermanos y Mofas desaparecieron entre las colinas que ahora recorremos. Rosa me escucha atentamente, las constelaciones de sus ojos iluminan mi día.
“Amigos, subamos estas sendas de fresnos, nogales y saúcos. Hablemos bajo, casi susurrando, para poder escuchar el mensaje de estos árboles milenarios. De este bosque encantado que adoro, en el que nos sumergimos. De los tres hermanos que aún vagan por estos parajes. Ernesto, dame tu mano, me gusta cuando me cuentas estas historias”, dice Rosa.
“Las terrazas casi inalteradas desde tiempos moriscos nos observan a nuestro paso. Los senderos cuajados de moreras, que en otros tiempos utilizaran para fabricar la seda de vestidos y trajes, nos custodian en nuestra marcha. En mi cabeza, una palabra árabe resuena, vergel, de donde proviene el nombre de nuestro pueblo”, dice Alfredo. Amigos, tomemos la senda que rodea la vieja fábrica por la derecha, bajo el antiguo arco, como lo hicieran antes nuestros antepasados, y continuemos nuestro camino hacia las pozas de agua de los tres hermanos.
“La vegetación se hace cada vez más y más espesa. El sendero se estrecha y nos obliga a ir en filia india, uno detrás de otro. Alfredo nos dirige y Loki da continuas batidas hacia delante y hacia atrás para controlar que los seis amigos se mantienen unidos en esta aventura”, dice Julia.
“Alfredo siempre ha sido nuestro faro, nuestro guía, por eso encabeza la expedición y va abriendo camino en el sendero que nos conduce a las pozas. Resulta evidente que es el motivo por el cual Julia termina regresando a esta tierra”, dice Luis.
“Siento que hoy, el aire en este lugar, está cargado de una electricidad magnética, puedo percibirlo en mi piel, en mis cabellos, en mis manos y en mis pies, una chispa frenética y delirante que me invita a vivir intensamente, que nos invita a mantenernos unidos, siento que empiezo a vibrar, me gustaría gritar y cantar”, dice Teresa. Una versión alternativa de la leyenda de los tres hermanos cuenta que aunque fueron emboscados por los caballeros cristianos lograron salvarse y aún siguen vagando por estos lugares, junto con su perra Mofas como espíritus mágicos, poseyendo los cuerpos de los excursionistas, que como nosotros, deciden visitar estos lugares, para mostrarles las historias de aquellos que antes que nosotros habitaron estos parajes.
“Jamás había visto a Ernesto de esta manera”, dice Rosa. “Jamás había visto a Rosa de esta manera”, dice Ernesto. Vamos de la mano hacia las pozas de los tres hermanos. Bañémonos en sus aguas límpidas, frescas y cristalinas. Una poza por cada uno de los tres hermanos. Será nuestro bautizo.
“Loki es el primero en llegar a la primera de las pozas y comienza a saltar en la orilla, intentando morder y controlar el agua”, dice Julia. Los demás llegamos a continuación, emocionados por encontrarnos en este mágico lugar, por estar los seis juntos, poseídos por el espíritu de los tres hermanos, de la Junta de los Ríos, del río Grande, del río Chico, que resuenan estruendosos en el fondo de nuestro corazón y de nuestra alma.
“Subamos a las otras pozas, bañémonos, desnudémonos, abracémonos, sumerjámonos en este instante inolvidable y eterno”, dice Teresa.
“Mis ojos estallan en lágrimas como nunca antes lo hubiesen hecho, contemplo a mis amigos, son titanes, bellas criaturas del bosque”, dice Alfredo.
“Siento que un enorme gigante de piedra nos hubiese dejado caer en esta tierra, en este lugar, desde sus manos rocosas, a través de las copas de los árboles”, dice Luis. No tendremos que regresar a los trémulos senderos de la vida, podremos permanecer aquí juntos, mis amigos y los espíritus del bosque.
“Seré tuya”, dice Rosa. “Seré tuyo”, dice Ernesto. Cada átomo mío está en el viento, será mi forma de tocarte allá donde estés, dicen los dos al unísono.
Definitivamente vibramos, nos agitamos.  Nuestro cuerpo entero se transforma en moléculas que se funden con el aire, con el agua, con la tierra de este lugar.
Ya no somos los individuos que antes conocíamos (Julia, Rosa, Teresa, Alfredo, Ernesto y Luis) somos facciones, átomos que cambian tan rápido, que se mueven y oscilan tan deprisa que parecen no existir, que desaparecen de este mundo. Solo queda de nosotros, los seis amigos, las huellas impregnadas en pintura que un día dejamos sobre la piedra.
El bosque parece desdibujarse a nuestro alrededor, la tierra se convierte en una inmensa claridad y ni un sonido rompe el silencio del paisaje que habitamos.
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jartita-me-teneis · 4 days
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La insólita piedra que desafía la gravedad en el Valle de los Fantasmas.
A 58 minutos de la capital de San Luis Potosí, se encuentra un misterioso lugar que resguarda estructuras inexplicables que te harán cuestionar su naturaleza.
Tal es el caso de una piedra que parece estar flotando en las alturas.
El Valle de los Fantasmas es un hermoso paraje que forma parte de la Sierra de Álvarez.
Este lugar se distingue especialmente por la abundancia de formaciones rocosas calcáreas.
Las cuales han conferido al paisaje una particular y única belleza con sus siluetas asimétricas e inquietantes.
A lo largo de esta accidentada topografía, observarás algunas rocas blancas de origen marino que sobresalen, abriéndose paso entre la tupida vegetación.
Y éste es el origen del nombre del Valle de los Fantasmas, ya que en la penumbra del atardecer y en las noches con la luz de la luna es cuando adquieren su peculiar aspecto fantasmagórico.
Aunque no es el único caso de piedras inusuales en el territorio mexicano, la piedra que desafía la gravedad es única por la insólita manera en la que está posicionada, lo cual le da la apariencia de estar flotando sobre el bosque potosino.
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gsports · 1 year
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Otro Joao Ortíz, IDV quiere quitarle este goleador a Liga de Quito
Otro Joao Ortíz, IDV quiere quitarle este goleador a Liga de Quito
Independiente del Valle quiere repetir el exitoso fichaje de Joao Ortíz, esta vez sacará a un atacante de Liga Deportiva Universitaria. El sueño Mundialista terminó, y ahora los equipos se ponen con la mente centrada en sus pretemporada. Independiente del Valle hizo una temporada grandiosa al coronarse campeón de la Copa Sudamericana y la Copa Ecuador. Sin embargo, no pudo ganar la segunda etapa…
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sciatu · 7 months
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Ristorante nella Valle d'Agrò
Abbiamo deciso di fare un pranzo tra noi cugini e ci siamo ritrovati in un ristorante nella valle d’Agrò. Abbiamo ordinato un metro e mezzo di frittura e una lunghezza equivalente di focaccia nei quattro gusti canonici: tradizionale (scarola, pomodoro e formaggio), Norma (Melanzane e ricotta salata), con patate e con mortadella e crema di pistacchio. Ordinavamo le birre dello stretto due alla volta per averle sempre fredde. Mio cugino Ciccio, responsabile di una riserva naturale ci raccontava degli abitanti delle fattorie sparse sui monti della riserva. Ci diceva di una furbissima vecchietta che accumulava milioni di euro litigando con tutti i fornitori e dipendenti che non pagava mai. La vecchietta, una volta morta, lasciò tutto alla chiesa del paese ed ora i suoi fornitori e dipendenti vogliono pignorare la chiesa per avere indietro i soldi. Oppure ci raccontava di pastori dall’appetito immenso che facevano colazione con le costine di maiale, pane fresco e un vasetto di peperoni in salamoia. Usavano come bicchiere le bottiglie di plastica della coca cola a cui tagliavano la parte alta e che riempivano di vino. “ma bevevano un litro e mezzo di vino?” “ a pranzo e un altro litro e mezzo a cena… in famiglia, da novembre a marzo, consumavano più di mille e quattrocento litri di vino” “e una volta che finiva?” “passavano alla birra” Oppure ci raccontava di quel conoscente comune che ubbriaco cadde di notte sui binari del treno addormentandosi, così che il treno passando gli tagliò un braccio. “di netto?” “ di netto! E lui svegliandosi vide che dove c’era il braccio gli usciva sangue” “oh matritta bedda, … e che ha fatto?” “era vicino alla spiaggia e vedendo dei pescatori, è corso da loro portandosi dietro il braccio” “e loro?” “figurati se nella notte, nel buio della spiaggia ti vedi arrivare uno dall’aspetto spiritato che urlando, con il sangue che gli zampilla da un lato, stringeva nella mano sana il braccio tagliato … il pescatore appena lo ha visto uscire dal buio, è svenuto … e gli è toccato a lui prendersi cura del pescatore” Purtroppo Tumbrl ha limitato lo spazio per i testi, se no vi avrei raccontato altre storie di quelle che Ciccio, tra frittata di pesce e focaccia, ci ha detto.
We decided to have lunch with us cousins and we found ourselves in a restaurant in the Agrò valley. We ordered one and a half meters of fried food and an equivalent length of focaccia in the four canonical flavours: traditional (escarole, tomato and cheese), Norma (aubergine and salted ricotta), with potatoes and with mortadella and pistachio cream. We ordered the Strait beers two at a time so they would always be cold. My cousin Ciccio, manager of a nature reserve, told us about the inhabitants of the farms scattered across the mountains of the reserve. He told us about a very clever old lady who accumulated millions of euros by arguing with all the suppliers and employees who she never paid. Once the old lady died, she left everything to the town church and now her suppliers and employees want to foreclose on the church to get their money back. Or he would tell us about shepherds with immense appetites who had breakfast with pork ribs, fresh bread and a jar of pickled peppers. They used plastic Coca Cola bottles as glasses, cutting off the top and filling them with wine. “but did they drink a liter and a half of wine?” "yes, at lunch and another liter and a half at dinner… in the family, from November to March, they consumed more than one thousand four hundred liters of wine" “and once it was over?” “they switched to beer” Or he would tell us about that mutual acquaintance who fell asleep drunk on the train tracks at night, so that the passing train cut off his arm. “clearly?” “ definitely! And when he woke up he saw that where his arm was there was blood coming out." “oh matritta bedda, … and what did he do?” “He was near the beach and seeing some fishermen, he ran to them carrying his arm with him” “And them?” “Imagine if in the night, in the darkness of the beach, you see someone arriving with a haunted appearance who, screaming, with blood gushing from one side, was clutching his cut arm in his good hand… as soon as the fisherman saw him come out of the darkness, he fainted… and it was up to him to take care of the fisherman" Unfortunately Tumbrl has limited the space for texts, otherwise I would have told you other stories than those that Ciccio told us, between fish omelette and focaccia.
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diceriadelluntore · 1 year
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Storia Di Musica #261 - Pink Floyd, Animals, 1977
Le Storia Musicali di Febbraio, che iniziano eccezionalmente di sabato, avranno come matrice comune un aspetto che all’inizio della ricerca mi sembrava molto più presente, ma alla prova dei fatti non è affatto vero. Se infatti è molto facile trovare e ricordare canzoni che si ispirano ad un libro famoso, lo è molto più raro per gli album che prendono spunto da un libro. In effetti, se volessimo essere pignoli, pochissimi dischi sono strutturati come concept sulle vicende di un libro, qualcuno in più invece prende spunto, in molti casi in maniera decisiva, da un romanzo, un racconto o una raccolta per sviluppare dei temi simili a quelli del libro- fonte. E da questa seconda categoria che ho pescato le storie dei dischi di Febbraio. Che inizia con un gruppo che nel 1975 era probabilmente il più famoso (e ricco) del mondo. Reduci dall’accoppiata storica e leggendaria di The Dark Side Of the Moon e Wish You Were Here (due dei più grandiosi e leggendari dischi di tutti i tempi) i PInk Floyd erano sul punto di prendersi una pausa. Ma tramite un annuncio immobiliare, comprano un intero isolato della Chiesa a Britannia Row, a Islington, quartiere Nord di Londra. Furono creati dei magazzini e uno studio di registrazione all’avanguardia, dove la band iniziò a provare qualcosa. L’aria era piuttosto tesa: David Gilmour subì un clamoroso furto di strumenti, tra cui preziose chitarre, le idee erano piuttosto differenti sul da farsi fin quando Roger Waters iniziò a indirizzare le scelte su un binario ben preciso. Ispirandosi a La Fattoria Degli Animali, pensò a canzoni che descrivevano una simbolica struttura sociale piramidale, come nel romanzo, ma se nel capolavoro orwelliano la critica era alla dittatura Stalinista, qui gli animali sono schiavi del capitalismo, del perbenismo e sono uno dei più aspri e critici attacchi alla società contemporanea in musica. Waters scrive tutte le musiche e i testi di Animals, che esce nel gennaio 1977, tanto che è il primo disco dei dieci dei Pink Floyd senza nessun contributo di Richard Wright o di Nick Mason; Gilmour canta solo in un brano, e gli vengono accreditati solo due brani (per una band da decine di milioni di copie, era punto centrale). Waters pesca dalle sessioni di Wish You Were Here due canzoni, Gotta Be Crazy (che fu suonata anche qualche volta dal vivo) e Raving And Drooling: furono riadattate con i titoli Dogs e Sheep. Paragonando il comportamento umano a quello delle bestie, sono quindi presenti Pigs (Three Different Ones), al vertice della piramide sociale, che sarebbe la classe dirigente, i Dogs, arrampicatori sociali, arrivisti disposti a vendersi per il potere, e Sheep, al singolare, la massa di persone più deboli che hanno bisogno di un leader per sentirsi al sicuro. Questi tre brani costituiscono il nucleo centrale del disco, e sono anticipati e poi conclusi da una canzone acustica, solo voce e chitarra, Pigs On The Wing 1 e 2, in cui Waters descrive cosa succederebbe se lui e sua moglie non si curassero l'una dell'altro (Parte 1), e del rapporto di amore reciproco tra loro (Parte 2). Musicalmente, abbandonata l’epica di Wish You Were Here, qui la musica accompagna la cupezza dei testi, mai così potenti e forti. In Dogs si dice: Sordo, muto e cieco, continui solo a far finta\Che tutti sono sacrificabili e nessuno ha un vero amico\E ti sembra che quello che bisogna fare è isolare il vincitore\E tutto è fatto alla luce del sole\E tu ci credi veramente, tutti sono assassini; in Sheep: Cosa ottieni facendo finta che il pericolo non è reale\Mite e obbediente segui il capo\Lungo sentieri ben battuti nella valle d'acciaio\Che sorpresa! Uno sguardo di shock nei tuoi occhi\Ora le cose sono proprio quello che sembrano\No, questo non è un brutto sogno. Tra l’altro con una voce modificata da un vocoder, un roadie scozzese del gruppo legge una versione modificata del Salmo 23, il cui testo riprende la tematica del seguire ciecamente il leader (In verdi pascoli, mi conduce presso calme acque\Con luccicanti coltelli\ Egli libera la mia anima\Mi fa penzolare dall'alto, appeso a ganci\Mi trasforma in cotolette d'agnello). In Pigs (Three Different Ones), vengono presi in esami tre pezzi grossi: di due, un uomo e una donna, non è tanto facile capire chi siano (e le ricostruzioni che vedono gli attacchi di Waters a Margaret Thatcher non sono credibili, dato che divenne primo ministro solo nel 1979, l’album è di tre anni prima), ma di una è diretto lo strale. Waters canta: Ehi tu, Whitehouse, ah ah, sei una sciarada, in riferimento a Mary Whitehouse, capo dell’Associazione Nazionale dei telespettatori e franca promotrice di una campagna contro la TV, dove vedeva solo sesso e violenza. Ha un record niente male: i Deep Purple, presi di mira per lo stesso motivo, le dedicarono una canzone, Mary Lord, in Who Do You Think We Are? del 1973, insieme a Frank Pakenham, Settimo Conte di Longford, parlamentare che in quegli anni si batté molto contro la rappresentazione dell’omosessualità e redasse un rapporto, The Longfort Report, sugli effetti della pornografia, tanto che fu soprannominato dai detrattori Lord Porn. Un disco cupo, aspro, nerissimo anche nell’uso molto più potente dei sintetizzatori e di assoli drammatici di Gilmour, passò alla storia anche per la copertina, una delle più famose di tutti i tempi. Insieme a Storm Thorgerson e Aubrey Powell della mitica Hipgnosis, Waters chiese alla stessa azienda che realizzò i dirigibili Zeppelin di costruire un gigantesco Maiale aerostatico, che fu battezzato Algie. Come sfondo Waters scelse la centrale elettrica di Battersea, che con le sue quattro ciminiere agli angoli sembrava una gigantesca mucca stecchita capovolta. L’idea era di fotografare Algie tra le ciminiere, ma il 2 Dicembre 1976 un violento temporale fece prendere il volo a Algie che arrivò a 3000 metri di altezza. Powell informò la Polizia, e i piloti della Raf che videro un maiale gigante volare sopra Londra bloccarono per qualche ora i voli a Heathrow, fin quando verso sera un contadino del Kent chiamò per lamentarsi che un maiale atterrato nella sua proprietà infastidiva il bestiame. Il secondo giorno andò tutto per il meglio, ma Powell conservò il cielo plumbeo del giorno precedente, che fa da perfetto sfondo all’intera atmosfera dell’album, a cui aggiunse le foto di Algie del giorno dopo. Un disco che vendette moltissimo, nonostante la visione pessimistica del mondo che conteneva. E che ha un’ultima storia legata. Durante il tour In The Flesh per promuovere il disco, dove compare in tutta la sua grandezza anche Algie, a Birmingham, uno spettatore, secondo la leggenda vestito punk, lanciò una bottiglia contro Waters, che in tutta risposta rabbiosa gli sputò in faccia. Negli stessi mesi in cui il disco veniva alla luce, Johnny Lyndon dei Sex Pistols si presentava spesso con una maglietta con la scritta “I hate Pink Floyd”, da lui definiti “i dinosauri del rock”, epiteto che va ancora oggi per la maggiore: rappresentavano “quello che non volevano essere”. Solo anni dopo si scoprirà la verità, che era solo un modo per farsi pubblicità, tant’è vero che Nick Mason negli stessi Studi di Britannia Row produrrà Music For Pleasure dei The Damned, famoso gruppo punk, nel 1977, anno sacro del movimento. Tuttavia, quell’episodio fu centrale per Waters nell’esplorare l’incomunicabilità di certi pensieri, che sarà alla base del successivo, e leggendario, lavoro del gruppo.
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jujuygrafico · 2 years
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Policía Rural recibió motos destinadas al patrullaje preventivo en Puesto Viejo
#Jujuy #Seguridad | #PolicíaRural recibió motos destinadas al patrullaje preventivo en #PuestoViejo
En la jornada, en Puesto Viejo, el Ministro de Seguridad junto a autoridades del sector tabacalero entregaron dos motos al Comando de Prevención Rural y Ambiental de la Policía de la Provincia con el fin de reforzar la tarea preventiva en la zona de los valles de Perico.Los rodados fueron entregados en carácter de donación a la Policía Rural, producto de reuniones entre autoridades del Ministerio…
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