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#Massimo Coen
marcogiovenale · 1 year
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commiato dal musicista antonello neri
Il commiato dal musicista Antonello Neri, scomparso il 28 maggio, si terrà domani, martedì 30 maggio alle ore 15 al tempietto egizio del Verano, dove sarà proiettato il documentario Antonello Neri, di suo figlio Federico Ayrton. Antonello Neri: Iren – ImprovvisAzioni vesuviane (29 maggio 2010) Konsequenz (KNZ012) Musica e pianoforte: Antonello Neri Fair…
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multiverseofseries · 5 months
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Love Lies Bleeding
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Rose Glass dà il massimo nel suo primo film prodotto negli Stati Uniti, un'affettata combinazione di thriller poliziesco e storia d'amore lesbica con Kristen Stewart e Katy O'Brian
Se l'esordio della regista britannica Rose Glass, Saint Maud, era un film dell'orrore disciplinato e mirato, la sua prima avventura americana, Love Lies Bleeding, è il suo opposto: un'appassionante storia d'amore, un crime-thriller con elementi fantasy da incubo e una dichiarazione femminista che non rifugge dal camp e non si prende troppo sul serio. Il risultato è una corsa sfrenata che non raggiunge le vette artistiche del primo lungometraggio della Glass, ma non pretende nemmeno di farlo.
Lou (Kristen Stewart) è un'impiegata di una palestra nella cittadina del New Mexico nel 1989. Questo lavoro senza prospettive le permette di incontrare Jackie (Katy O'Brian), una body-builder sbandata che sogna di sfondare a Las Vegas. Le due iniziano subito una storia d'amore appassionata, con Lou che aiuta Jackie a raggiungere il suo obiettivo - che forse diventa anche il suo - fornendole steroidi da banco.
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Ma la situazione di Lou è molto più complicata di quanto sembri. Suo padre, il signore del crimine locale Lou Sr (Ed Harris) è il proprietario del poligono di tiro locale, dove Jackie trova lavoro come cameriera dopo aver fatto sesso sul sedile posteriore con il gestore del locale, JJ (Dave Franco), che a sua volta è il marito violento di Beth (Jena Malone), sorella di Lou. Quando Beth finisce in ospedale con gravi ferite, si innesca una catena di eventi alimentata non poco dall'eccesso di steroidi di Jackie, che la rendono frenetica ed estremamente aggressiva.
Da questo momento in poi, il film assume le sembianze di un crime-thriller in stile fratelli Coen, con la conta dei morti che si accumulano attraverso inaspettate e improvvise esplosioni di violenza e maldestri tentativi di nascondere i crimini e depistare la polizia, finanziata da Lou Sr. C'è anche l'FBI, che gli dà la caccia ma non ha le prove per inchiodarlo.
La fotografia widescreen di Ben Fordesman cattura l'America di Glass come un luogo di sogni scartati, bettole, strade polverose e spazi deserti. In questa atmosfera, la storia d'amore tra Lou e Jackie è ancora più crudamente sessuale e sovversiva, ma anche senza speranza, se non fosse per il fantasioso finale. L'effetto degli steroidi sul corpo di Jackie è mostrato in modo allucinatorio, il che potrebbe far pensare che si tratti solo di una sua percezione, ma se fosse "reale", si adatterebbe allo spirito campy del film, che si ferma appena al di là del trash più sfrenato. Il controllo tonale di Glass è ammirevole.
Stewart, che sta vivendo un momento di rinascita della sua carriera di attrice, e l'esplosiva esordiente O'Brian sono perfettamente accoppiati: la disillusione e il cinismo della prima trovano un'adeguata controparte nell'entusiasmo e nella spensieratezza della seconda, ma man mano che il loro rapporto si modifica e il comportamento di Jackie diventa sempre più irregolare, la Stewart passa a una modalità più affermativa e decisamente stringata.
Ambientato alla fine degli anni '80, il film mostra dettagli accurati dell'epoca, fortunatamente senza immergersi troppo nella nostalgia troppo sfruttata per l'epoca, iniziata con Stranger Things. La variegata colonna sonora di Clint Mansell inizia con un brano che richiama i temi di suspense di John Carpenter con la sua linea di basso e gli accordi di sintetizzatore, ma con l'avanzare del film cambia e diventa completamente diversa.
Love Lies Bleeding è un film che non va molto in profondità, ma  compensa ampiamente con il suo sfrenato slancio cinematografico, l'approccio tematico audace e i personaggi affascinanti.
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lamilanomagazine · 1 year
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Modena: I mercoledì in San Pietro tra musica, teatro e narrazione
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Modena: I mercoledì in San Pietro tra musica, teatro e narrazione. La rassegna, che ha la direzione artistica di Sabrina Gasparini, propone un programma che spazia dalla musica classica a quella popolare, dal tango alla canzone alla recitazione, con l’obiettivo di raccontare e far conoscere generi, autori e artisti. Le serate sono a ingresso libero, con un’offerta minima di 5 euro a sostegno del progetto di restauro del chiostro di San Pietro. L’iniziativa rientra nel cartellone dell’Estate modenese ed è realizzata con il sostegno del Comune di Modena e della Regione Emilia Romagna e con il contributo di Italpizza e Vania Franceschelli. Protagonista della serata di debutto, mercoledì 5 luglio, sarà Andrea Ferrari che racconterà al pubblico il teatro, una delle più antiche forme d’arte. Con lui sul palco, ad alternare alla narrazione momenti musicali, ci saranno Sacha De Ritis al flauto e Bianca Nucita all’arpa. “Musica vagabonda” è il titolo dell’appuntamento del 12 luglio che propone l’esibizione del trio formato da Sabrina Gasparini alla voce, Athos Bassissi alla fisarmonica e Gen Llukaci al violino, tra artisti di formazione molto diversa che si incontrano sul sentiero di un vagabondaggio musicale tra est Europa, Balcani, Francia, Italia e Sud America. Il 19 luglio, il Quartetto italiano di clarinetti, composto da Giovanni Lanzini, Maurizio Morganti, Giovanni Vai, Federico Micheloni, esegue un concerto divertente e romantico, “Clarinetti sotto la Luna”, con musiche da Rossini in poi. Il 26 luglio tornano le Follie musicali tra opera e operetta, molto amate dal pubblico, con i maestri Elvira Foti e Roberto Metro. I quattro appuntamenti d’agosto si aprono, mercoledì 2, con “A los maestros - Emozioni latine”, concerto raro e affascinante con Fabio Furia al bandoneon e Alessandro Deiani alla chitarra. Si prosegue il 9 con un viaggio nella storia della musica condotto dal maestro Stefano Seghedoni e dalle voci di Iwona Tober e Julia Szarlinska (in collaborazione con l’associazione Momus) mentre, mercoledì 16, si esibisce il Metifis Quartet (Valeria Veltro, Gaetano Agoglia, Francesco Latorraca, Tiziana Lobosco) che propone musica colta e popolare del Mediterraneo. Il 23 agosto va in scena “Astro Margherita”, recital dedicato vita straordinaria dell’astrofisica Margherita Hack a dieci anni dalla scomparsa, con la narrazione di Isabella Dapinguente e la musica di Claudio Ughetti alla fisarmonica e Gio Stefani alla chitarra. Agosto si chiude, mercoledì 30, con “Electro classica”, la musica classica come non è mai stata ascoltata in un concerto che unisce giovani talenti e artisti consolidati: Massimo Orlandini e Francesco Ferrari, tastiere e pianoforte, Gen Llukaci, violino, Francesco Monticelli, batteria. L’ultimo appuntamento della rassegna sarà mercoledì 6 settembre con la presentazione del libro “Farò e capirò” insieme all’autrice Franca Coen che condurrà il pubblico alla scoperta del mondo ebraico. Le parole saranno accompagnate dalla musica kletzmer del duo Ughetti e Llukaci, fisarmonica e violino.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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globalhappenings · 3 years
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More fundraising, more culture, the challenge to be overcome after the crisis
More fundraising, more culture, the challenge to be overcome after the crisis
(ANSA) – ROME, 11 DEC – Developing the ability to attract private and social supporters who invest in the cultural sector is a strategic action of economic and social value that can no longer be postponed, to overcome the crisis caused by the pandemic and bring culture back to being a “common good”: this will be the central theme of the second edition of “Più fundraising più culture”, scheduled…
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joebloggshere · 4 years
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Homer : A Beginners Guide by Elton Barker & Joel Christensen
This sounds like it’s going to be a very academic book and only of interest to students of the Greek Classics but no, although incredibly helpful to students of Homer, I believe it would be of general interest to anyone interested in modern literature and film.
The book is written with humour and you have to like the writers when talking about influences in the Introduction, and discussing the Coen brothers’ O Brother, Where Art Thou?, they write “featuring the gorgeous George Clooney” and in discussing the film Troy, they write about the fact that even Homer “…didn’t try to tell the whole Troy story, (Makers of the Hollywood Troy take note!).” - note, their exclamation mark! 
If you are reading for pleasure and not for study, there will be one or two pages you’ll think, ooh this isn’t for me, (like when explaining the Daactylic Hexameter also in the Introduction or perhaps the Epilogue), but trust me, these bits are short and you can just skim read them to get back to the general interest.
If like me, you enjoy discovering old stories in new settings like the film 10 Things I Hate About You being a modern adaptation of Taming of the Shrew or books like Madeleine Miller’s Circe or, Valerio Massimo Manfredi’s Odyssseus: The Oath  https://joebloggshere.tumblr.com/post/158123680186/odysseus-the-oath-by-valerio-massimo-manfredi-i  (a particular favourite) retelling of The Iliad or The Odyssey from a different perspective, then I think you’ll enjoy this.
I highly recommend this for students and, also, general readers, as above.
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italianartsociety · 6 years
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By Jennifer D. Webb
Aldo Mondino, a contemporary artist who worked in a variety of mediums and who drew inspiration from his travels around the world died in Turin on March 10, 2005. In his short autobiography, Mondino notes the important role played by Tancredi in his artistic “formation.”
In 1959 Mondino was in Paris studying at Atelier 17 and the Ecole Du Louvre; he also completed a mosaic course with Gino Severini. Thanks to Tancredi, Mondino’s works were first exhibited in 1960 at the Galerie Bellechasse and were included in a second show that the artists used to ��speak out” against the “repressive climate of the French government.” (Mondino in Coen, 103). His return to Italy in 1961 to complete his military service led to his first solo-exhibition in Turin.
By the 1960s the artist’s was working on serial projects including an exploration of squares in 1964. His King series followed in 1970 and, after a trip to Morocco and parts of the Middle East, he created 36 oil on linoleum paintings portraying Sultans that lived between 1200-1920.
At the 1993 Biennale de Venezia (he also showed at the 1976 Biennale), Mondino created a series of dancing dervishes, also inspired by his 1970 trip, that he exhibited alongside sugar sculptures, carpets, and a chandelier made of iron and ball-point pens which he entitled “Jugen stilo” to play on the German term used to reference the art nouveau.
Mondino considered projects such as the 1993 Biennale as installations that interact with the space. Of this “completeness” of vision, Vittoria Coen notes that “Mondino’s world become magical, a world of signs and dreams, nightmares and ghosts of the past, half forgotten phrases, images, illustrations and sensations, a world in which the sacred and the profane, the East and the West unexpectedly melt into each other.” (Coen, 21)
The “magical” nature of Mondino’s results in part from the broad range of materials used and which include traditional painting and engraving as well as the building supplies, sugar, chocolate, coffee, and even rotting fish as in Gravere (1969) that was later rendered in bronze. Il sole (1966-67) considered light as an artistic medium. Mondino also presented a single subject, like the Mother and Child in Casorati, in a variety of ways: as prints, on tshirts, printed on coconut-matting or on cut plastic ribbons, and in sugar on silver paper.
References: Vittoria Coen, Ed. Aldo Mondino dall’Acrilico allo Zucchero. Torino: hopefulmonster, 2000; Claudio Spandoni, Ed. Mondino Aldologica. Milan: Mazzotta, 2003; “Aldo Mondino” website.
Fabio Rossi, Rossi Rossi, in partnernship with Giovanni Martino presents Aldo Mondino. (published May 8, 2018)
Qui c'est moi.  (1999) Chocolate mosaic. (Teoporta, Wikimedia Commons)
“Surprise”, GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea (Feb 10-April 6, 2015)
Further reading: Mondino. Aldo Mondino: il viaggio. Milan: Mazzotta, 2002; Barbero, Luca Massimo. Tancredi: A Retrospective. Venice: Marsilio Editore, 2017.
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tmnotizie · 5 years
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FERMO – Sabato 11 maggio alle ore 18 prende il via la nuova stagione espositiva del TOMAV – Torre di Moresco Centro Arti Visive con Nulla che non sia ovunque, personale di Luca Piovaccari a cura di Milena Becci.
La caratteristica torre eptagonale, sede del TOMAV, ospita dalla fine del 2010, con la direzione artistica di Andrea Giusti, proposte artistiche e culturali che si presentano sui quattro piani della costruzione risalente al XII secolo e ubicata nel centro storico del piccolo borgo marchigiano di Moresco.
Il Centro Arti Visive inaugura sabato 11 maggio la sua nona stagione espositiva accogliendo le opere fotografiche di Luca Piovaccari e presentando un nuovo format dal titolo TAW_TOWERARTWEEKEND che prevede un’unica apertura di due giornate, nel weekend appunto, della mostra. Nulla che non sia ovunque spalancherà quindi le porte della stagione espositiva sabato 11 e domenica 12 maggio con una sorta di flash show in cui, oltre alla visione delle opere, sarà possibile godere della presenza dell’artista che parlerà al e con il pubblico della propria ricerca, costituendo un valore aggiunto fondamentale nella costruzione di una relazione diretta tra i visitatori e l’arte contemporanea.
Luca Piovaccari rintraccia l’eccezionale ed eroico vivere quotidiano nel mito delle cose di tutti giorni inseguendo la poetica dell’insignificante nello sguardo che si posa su ciò che ci sta intorno, dal pezzo di terra al ciuffo d’erba che cresce nell’asfalto. Nulla che non si possa trovare ovunque, scrive Piovaccari, ma anche l’attenzione verso i margini che possono diventare un cosmo.
Ricorda, attraverso lo scatto fotografico, autori come Luigi Di Ruscio, marchigiano di Fermo, a cui idealmente ha pensato per costruire questo suo intervento al TOMAV di Moresco. […] Nulla che io non abbia in un altro/ e che un altro non abbia in me […] scrive il poeta: vincere paure e diffidenze verso l’altro significa trasformare il mondo in un posto migliore e mutare un luogo insignificante in un posto meraviglioso attraverso un semplice scatto diventa magia.
Nulla che non sia ovunque vorrà rappresentare questa visione, questa volontà di convertire il margine in centralità attraverso lavori che riorganizzano lo sguardo, paesaggi interiori su acetati trasparenti e a toni spesso monocromi.
L’esaltazione della poetica della fragilità si esterna nella fotografia in bianco e nero per mezzo di pellicole sovrapposte che hanno il sapore dell’ignoto e si svelano delicate dal primo all’ultimo piano della torre che ospita il Centro Arti Visive ricollegandosi alla natura circostante.
Nulla che non sia ovunque di Luca Piovaccari a cura di Milena Becci inaugura sabato 11 maggio alle ore 18 e sarà visitabile anche domenica 12 maggio dalle ore 18 alle ore 20.
Luca Piovaccari è nato a Cesena nel 1965. Dopo gli studi inizia a muovere i primi passi espositivi nella città di origine paterna Forlì, in un’ esposizione del 1993 a Palazzo Albertini intitolata Forlìarte, una rassegna dedicata ai giovani artisti a cura di Vittoria Coen e Gilberto Pelizzola. La pratica del disegno comincia molto presto a “gareggiare” con la fotografia, attraverso virtuosismi e rimandi visivi, dando luogo a spaesanti viaggi interiori.
Nel pieno degli anni ‘90 Piovaccari lavora già su grandi immagini fotografiche in cui rappresenta volti e paesaggi e spesso su acetati trasparenti e a toni monocromi. In questi anni continua la sua ricerca attraverso uno sguardo che penetra nella solitudine del paesaggio e nella malinconia del quotidiano.
Nel 1997 espone al Premio Trevi Flash Art Museum, alla mostra Aperto Italia, sempre a Trevi, e a Realismo Italiano, Collezioni Nordstern. Alcuni suoi lavori entrano a fare parte della collezione AXA. Sempre nel 1997 espone a Ezra Pound e le Arti, rassegna presentata da V. Scheiwiller al Palazzo Bagatti Valsecchi di Milano e partecipa all’ottava edizione della Biennale del Mediterraneo, Alta marea, per giovani artisti presso lo spazio Adriano Olivetti di Ivrea. Nel 2000 espone all’ Istituto di Cultura Italiana di Berlino per la mostra Formae con presentazione di Maurizio        Cecchetti e Andrea Beolchi.
Nel 2001 prende parte alla   mostra Il nuovo paesaggio in Italia a cura di M. G. Torri, presso lo Spazio Electra di Parigi, e a Sui Generis, al PAC di Milano. Presentato da Sabina Ghinassi prende parte alla mostra 8 artisti, 8 critici, 8 stanze, curata da Dede Auregli e Peter Weiermair, alla Galleria d’Arte Moderna Villa delle Rose di Bologna. Nel 2002 è presente a Outdoor – Italian artists in Germany, a cura di Lorella Scacco, Kunst und Kulturverein, Aschersleben. Nel 2003 partecipa alla grande mostra Alto impatto ambientale a cura di Marinella Paderni ai Chiostri di S. Domenico a Reggio Emilia.
Nel 2004 viene organizzata una personale di sole fotografie a Foto encuentros 2004 nella città spagnola di Murcia, dal titolo Paisajes de los confines. Nel 2005 a Milano partecipa al Premio Cairo presso il Palazzo della Permanente. Prende parte alla XIV Quadriennale d’ Arte ANTEPRIMA al Palazzo della Promotrice a Torino e al 55° Premio Michetti al Museo di Palazzo S. Domenico a Francavilla al Mare. Di seguito è invitato a Più opere al Mar di Ravenna, Le nuove acquisizioni del Museo, a cura di Claudio Spadoni.
Partecipa anche al Premio Maretti alla Galleria d’Arte Moderna nella repubblica di S. Marino e al Premio Lissone a cura di Luigi Cavadini presentato da Claudio Spadoni al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone. A Mestre è invitato da Alberto Zanchetta e Lara Facco a OPEN SPACE, al Centro Candiani. Nel 2007 espone ad ALLARMI 3, rassegna curata da Cecilia Antolini, Ivan Quaroni, Alessandro Trabucco e Alberto Zanchetta alla Caserma De Cristoforis di Como. Partecipa alla grande mostra ricognitiva su La nuova figurazione italiana dal titolo To be continued a cura di Chiara Canali, alla Fabbrica Borroni di Bollate (MI).
Nel 2008 è invitato da Valerio Dehò al Premio Termoli. Nel 2009 espone alla Galleria d’Arte Moderna di San Marino dove è presente per la mostra Plenitudini curata da Alberto Zanchetta. Nel 2010 alla Fondazione Pomodoro di Milano partecipa a Still a live, un progetto di Ugo Pastorino e Giuseppe Maraniello. Nel 2011 invitato da Gianluca Marziani presso la Fondazione Rocco Guglielmo, nel Complesso monumentale Del San Giovanni a Catanzaro, partecipa a La costante cosmologica. In occasione della 54° Esposizione d’arte di Venezia è invitato al Padiglione Regionale dell’ Emilia Romagna presso i Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia.
Nel 2012 partecipa a Selvatico spore due E bianca, a cura di Massimiliano Fabbri alle Pescherie della Rocca di Lugo. Nel 2015 Close – UP – Il primo piano sulla pittura Italiana è la ricognizione a cura di Gianluca Marziani che lo vede coinvolto nelle bellissime sale storiche di Palazzo Collicola a Spoleto. Presso Casabianca, Zola Predosa di Bologna, partecipa ad un progetto di Gino Giannuizzi: Casabianca – Disseminazioni. Germinal è la mostra collettiva a cui partecipa, un progetto sotto la direzione artistica di Roberta Bertozzi nelle sale del Palazzo Don Baronio di Savignano.
Del 2015 il progetto con l’artista Federico Guerri a cura di Marisa Zattini Fragilitas mortalis per il centenario dalla morte del letterato cesenate Renato Serra, nella casa museo di Cesena, progetto che verrà in seguito ospitato con un’esposizione nel 2016 alla Maison de l’Union Européenne in Lussemburgo. Nel 2017 le personali al palazzo Ducale di Massa, Rivoluzioni, con la presentazione di Alberto Zanchetta, e al Far, Palazzo del Podestà di Rimini, La stagione del disincanto a cura di Giancarlo Papi; poi le collettive Five years alla galleria Montoro 12 a Roma e Mias Mid-career Italian artists alla galleria Giampiero Biasutti di Torino.
Nel 2018 al MAC di Lissone una personale a cura di Alberto Zanchetta intitolata Ascolta il tuo respiro; sempre al MAC partecipa alla mostra Ixion dove vengono esposti i lavori delle nuove acquisizioni del Museo. In Slovenia tiene una personale, Fragile levità, durante il Festival Art Stays e alla galleria Mesta di Ptuj partecipa alla collettiva omaggio al fotografo Stjan Kerbler curata da Dusan Fiser. Partecipa ala terza edizione della Biennale del Disegno di Rimini a cura di Massimo Pulini dal titolo Visibile Invisibile Desiderio e Passione.
A Cesena una bipersonale con Verter Turroni per la rassegna ViePeriferiche negli spazi di Cristallino in Corte Zavattini a cura di Roberta Bertozzi. Ad inizio 2019 partecipa alla collettiva Assonances, curata da Giovanna Sarti, negli spazi dell’Alliance Française a Bologna, evento collaterale di Art City.
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giancarlonicoli · 6 years
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9 lug 2018 16:42
NON C'È PIÙ LA NOSTALGIA DI UNA VOLTA - L'INTERVISTA DI DOTTO A VANZINA (2015): ''MI FA INNERVOSIRE QUANDO MI CHIAMANO 'MAESTRO'. MAESTRO DEI MIEI COGLIONI. MONICA BELLUCCI? L’HO LANCIATA IO IN UN FILM DI MARCO RISI. MAI AVREI PENSATO CHE SAREBBE DIVENTATA UNA STAR INTERNAZIONALE, NON È CERTO MERYL STREEP'' - ''SERVILLO? TEMO SIA UNO SNOBBONE E CI VEDA COME IL DIAVOLO'' - ''ECCO LA MIA CAZZATA PIÙ MEMORABILE''
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Giancarlo Dotto per ''Diva & Donna'' (2015)
Figli di Steno, alias Stefano Vanzina, che vuol dire figli della commedia all’italiana. Tenuti in grembo da Totò e da Alberto Sordi, come dire tenuti in grembo dal destino, hanno inventato in quasi quarant’anni, tra gli altri, Diego Abatantuono e Jerry Calà e reinventato Gigi Proietti, miracolato Massimo Boldi e Christian De Sica, ma anche Raoul Bova, lanciato Claudio Amendola e Isabella Ferrari, Enrico Brignano e Vincenzo Salemme, scoperto Ricky Memphis e, questo lo sanno in pochi, Monica Bellucci.
In quanto a nazionalpopolarità, i fratelli Vanzina se la battono in Italia con i fratelli Abbagnale e i fratelli Bandiera. Come campioni di box office non hanno rivali. Che siano cineombrelloni o cinepanettoni, piacciono a tutti o quasi, agli spettatori che si sganasciano, agli attori che girano in fretta e ai produttori che con loro risparmiano. Non piacciono a certa forforosa saccenza. Carlo è il regista, Enrico lo sceneggiatore. Inchiodo l’iperattivo Carlo Vanzina a Porto Rotondo con la famiglia, la moglie Lisa e le figlie Isotta e Assia, in una pausa di lavoro. Sta ultimando il montaggio di “Torno indietro e cambio vita”, il suo ultimo film.
“E’ la storia di una coppia esemplare all’apparenza. Stanno insieme da quando erano ragazzi. Poi, un giorno, a letto, lei, Giulia Michelini, dice a lui, Raoul Bova: “Mi voglio separare”. Lui si confida con l’amico, Ricky Memphis: “Col cavolo che mi risposerei se tornassi indietro”. Mentre lo dice, viene investito da una macchina e si risveglia nel cortile della scuola. L’occasione di riscrivere la sua vita. Una storia all’americana”.
E’ grazie alla ditta Vanzina che Raoul Bova ha trovato la sua dimensione come attore.
“L’ho lanciato più di vent’anni fa con “Piccolo grande amore”. Quando era un ragazzo di bell’aspetto e poco più”.
Vent’anni dopo?
“Raoul è un ragazzo riflessivo e scrupoloso. Cosciente che questa sua popolarità va sfruttata in maniera professionale. Cerca personaggi positivi. Lui non si sente per niente un latin  lover. Ha trovato questa chiave di prendersi un po’ in giro”.
Ricky Memphis, un altro che si può definire tuo. Lui sì è una faccia.
“Ha iniziato con me. Protagonista con Amendola e la Bellucci de “I mitici”. Anche qui, roba di vent’anni fa. Ricky è fantastico. Lui, come attore, è il contrario del metodo. Ma ha questa faccia che dice tutto, questa sua malinconia di fondo”.
Come succede per molti attori importanti, faccia monouso. Faccia iconica e laconica.
“Ricky è così. Parla poco ma, quando, lo fa sono sentenze”.
I fratelli Vanzina. Carlo ed Enrico sono per l’Italia, insieme ai fratelli Taviani, quello che i fratelli Coen, ma direi soprattutto i fratelli Farrelly sono per l’America e i fratelli Ardenne per il Belgio.
“Ce ne sono tanti altri nel cinema. Aggiungerei i fratelli Wachowski, quelli di “Matrix”. Andy e Larry. Solo che Larry nel frattempo è diventato donna e ora si chiama Lana”. 
Di questi tempi si è, cinematograficamente parlando, già a Natale.
“Produrremo insieme a Andrea Occhipinti un film scritto a sei mani con Neri Parenti che scombinerà gli equilibri classici del Natale, fondati sulla triade De Laurentiis, Medusa e Rai Cinema”.
Suona come una sfida temeraria.
“Una scommessa vera. Siamo partiti con i soldi nostri, senza finanziamenti. Potremmo scompaginare il mercato o prendere una batosta”.
Il futuro sta finalmente diventando presente? Si aprono nuove frontiere e nuovi mercati anche nel cinema.
“Sta cambiando tutto. La tecnologia è andata talmente avanti. La pay tv è la nuova frontiera. C’è un grande bisogno di contenuti. Purtroppo, noi autori commerciali siamo stati colpevolmente miopi”.
Sarebbe a dire?
“Cedere i diritti delle nostre opere ai vari De Laurentiis, Medusa e Rai. Oggi il mondo è globale, avere delle tue cose è decisivo. La gente pensa che noi Vanzina siamo miliardari...”.
Lo pensavo anch’io.
“Invece non lo siamo. Anzi, se me ne trovi tu uno che vuole investire nel cinema”.
Tempi di rievocazioni. Il remake del vostro celebre “Sapore di mare”.
“Più che un remake, abbiamo tentato un nuovo capitolo ambientato negli anni Ottanta. Un buon film che non ha avuto l’attenzione giusta. Ci sono rimasto male. Chissà, forse il titolo sbagliato, “Sapore di te”. Forse, non è scattata la nostalgia”.
Non c’è più la nostalgia di una volta.
“Oggi la gente è tutta proiettata nel futuro, se ne frega del passato”.
Quanto sono importanti i titoli?
“Sono più importanti i trailer. I ragazzi li guardano e scelgono, anche se vanno sempre di meno al cinema. Le mie due figlie, di quindici e sedici anni, non ci vanno proprio”.
Lavorate sempre con Enrico nello studio di papà Steno?
“Che poi era il salotto di casa. Scrivevano le sceneggiature e registravano con un vecchio Geloso a bobine. A quel tavolo si sono seduti Totò, Alberto Sordi, Aldo Fabrizi, Ettore Scola, Scarpelli. Tanti altri. Una factory continua”.
Enrico e tu. Quasi quarant’anni di cinema insieme.
“Un giorno, mi chiama un giornalista e mi fa: “Sono trent’anni che stai facendo il regista”. Non me n’ero accorto. Mi sono sentito vecchio improvvisamente. Adesso, sono quasi quaranta. Una cosa che mi fa innervosire è quando mi chiamano “maestro”.
Perché?
“È brutto. Maestro dei miei coglioni”.
A quale sei più affezionato, tra i personaggi inventati?
“Penso a Donato, il tifoso milanista di Diego Abatantuono. Un personaggio di culto. Come il Mandrake di Gigi Proietti in “Febbre da cavallo”, inventato da mio padre e riproposto da noi”.
Un Gigi Proietti meraviglioso nella parte del cialtrone che s’inventa la vita.
“La cosa meravigliosa di Gigi è che, dopo Gassman e Bene, è il nostro attore teatrale più completo. Passa da Shakespeare alle barzellette. Un grande attore che non disdegna il basso”.
C’è chi lo considera il suo limite.
“Per me è il suo più ammirevole talento”
È l’ultimo dei mohicani. Non così capito dal cinema.
“Sembrava sempre che dovesse esplodere, ma non ce la faceva e allora si rifugiava nel teatro. Gigi è sempre stato schivo con il cinema. Aveva una faccia, come dire, “facciosa”. Una faccia troppo importante. Talmente bravo che non risultava credibile”.
Percorsi stupefacenti tra gli attori da te lanciati.
“Diego Abatantuono. Da macchietta da cabaret è diventato un attore importante. Ha dimostrato uno spessore che neanche immaginavo. Diego ha una presenza scenica dominante. È un affabulatore. Ma, anche un accentratore. Gli piace comandare tutto”.
Altre storie sorprendenti.
“Monica Bellucci. L’ho lanciata io in un film di Marco Risi. Lei, devo dire, me l’ha riconosciuto pubblicamente e gliene sono grato. Mai mi sarei aspettato che sarebbe diventata una star internazionale. È una brava attrice, ma non è Meryl Streep”.
Un grandissimo attore che ha non ha avuto la storia che meritava.
“Maurizio Micheli. Attore meraviglioso che, non so perché, non è mai riuscito a fare la carriera che gli spettava”.
Ritorni, dopo tanti anni, a lavorare con Massimo Boldi.
“Massimo ha tentato la strada di una sua casa di produzione. E’ andata male. Potevamo fare ancora tante cose insieme. Succede solo da noi che gli attori, a un certo punto, s’inventano di voler fare tutto, gli agenti, i registi, i produttori. Fai l’attore? Basta e avanza”.
Sono noiosi i comici?
“Sono per lo più malinconici e invidiosi. Fanno eccezione, tra quelli che conosco, Christian De Sica e Carlo Verdone”.
Roberto Benigni resta il nostro unico attore esportabile?
“Da quando l’ho detto, però non ha fatto più niente. Mi ha sconfessato. Come se gli fosse venuta l’angoscia da Oscar, di non essere più all’altezza di quel film”.
Il film di Paolo Sorrentino ti è piaciuto?
“Molto. Con qualche lungaggine, ma mi è rimasto dentro. La scena sulla terrazza, il ballo, la faccia di Toni Servillo”.
Toni Servillo con i Vanzina. Questa sì, sarebbe un’accoppiata sorprendente.
“Mi piacerebbe tanto averlo con me. Potrebbe fare il comico benissimo”.
L’ho visto a teatro in uno spettacolo goldoniano. Bravissimo.
“Non lo conosco di persona. Mi sembra uno snobbone. Mi sa che i Vanzina per lui sono come il diavolo. Troppo commerciali”.
Assegna i tuoi Oscar alla commedia italiana.
“Monicelli, Risi, Age e Scarpelli, Ettore Scola. Per il film scelgo “I soliti ignoti”.  L’Oscar per l’attore lo spartisco ex-aequo tra Sordi, Gassman e Totò”.
Ti rumina l’idea di suggellare una storia importante con un capolavoro, tipo “C’era una volta il West” di Sergio Leone, anche lui fin lì considerato un regista di genere?
“Ti confesso, è proprio quello che c’è nella mia testa. Ci ho anche provato in passato. Un film con Gian Maria Volontè, quando era già un mostro sacro. Ma, in Italia l’etichetta ti condanna. Ho idee importanti, ma mi autocensuro. Dovrei trovare uno pseudonimo per fare un film fuori dal cliché dei Vanzina”.
I Vanzina. Siete, nel bene e nel male, un marchio.
“Ci vorrebbero un’idea internazionale, finanziamenti stranieri. Il vero guaio è che il nostro cinema è molto piccolo. Qui da noi è una palude, tutto stagnante, fermo”.
Checco Zalone ti piace?
“Tantissimo. Mi diverte. E’ un comicone”.
Diversi film con Enrico Brignano. Poi, più nulla.
“Aspirava a fare l’assolo. Anche lui, questa ambizione di voler fare tutto. Faccia pure. E’ cambiato. Non è più allegro, né pacioccone. E’ diventato cicciotto. Del resto, ognuno ha la faccia che ha. Certo, Brignano non può fare Mastroianni”.
Tra te e tuo fratello chi affronta meglio il tempo che passa?
“Non ce la siamo mai detta questa cosa. Forse io. Sai, l’idea che potrò sopravvivere nella mia famiglia, che qualcosa di me resterà, un piccolo seme”.
La famiglia. Il tuo ancoraggio.
“Che poi non è solo la mia, ma quella molto estesa della tribù Melidoni. In questi giorni è il compleanno di Gianni, famoso giornalista e padre di Lisa. In queste occasioni ci riuniamo tutti. Un esercito. Posti in piedi”.
Il tuo spazio sacro. Dove ci sei solo tu. Niente mogli, figli, fratelli.
“La fedeltà a me stesso. Del successo non me ne frega niente. M’importa solo essere quello che i miei genitori si aspettavano da me. Una persona rispettosa, educata, perbene. Questo non me lo può togliere nessuno”.
Una cazzata memorabile, da inserire nell’enciclopedia delle umane cazzate.
“Tante. Come l’imbarcata che presi a diciotto anni per una svedese conosciuta in Sardegna. Una ragazza da sogno. Partii come un pazzo per la Svezia in macchina e scoprii che era fidanzata. Una batosta, ma quel viaggio mi servì a farmi sentire un po’ Kerouac”.
Il tuo cast ideale pensando al futuro.
“Un sogno mai realizzato. Lavorare un giorno con Carlo Verdone. Mi dispiace l’idea di chiudere la mia storia senza poterlo fare. Mi troverei bene, sono sicuro, anche con Checco Zalone”.
Il tuo cast ideale pensando al passato.
“Ho un grande rammarico. Mi farebbe piacere, prima di andare all’ospizio, fare di nuovo un film con Boldi e De Sica insieme”.
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rassegnaflp · 7 years
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Com'è difficile diventare adulti al tempo dei social
Com’è difficile diventare adulti al tempo dei social
Meno conflitti in famiglia. Perché i tormenti sono tutti affidati al cellulare. Colloquio con Massimo Ammaniti di Emanuele Coen, espresso.repubblica.it, 7 settembre 2017 Negli ultimi quarant’anni Massimo Ammaniti ha passato al microscopio diverse generazioni. Prima i baby boomers del miracolo economico, poi i ragazzi della X generation, più di recente 
i Millennials e ora gli adolescenti nati e…
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tempi-dispari · 7 years
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Esce Jaggae il nuovo disco di Francesco Mascio ed Emiliano Candida per Filibusta Records
Un viaggio che parte dalla Giamaica, che raggiunge la Grande Mela e che travalica i confini territoriali, creando ponti tra mondi, universi e musiche parallele. Questa la vera essenza di “Jaggae”, progetto discografico che porta la firma dei due chitarristi Francesco Mascio ed Emiliano Candida, pubblicato dall’etichetta Filibusta Records. Un disco che nasce da un’amicizia profonda e soprattutto da un senso di condivisione e visione della Musica intesa come messaggera di vibrazioni positive. Da questo punto di partenza, infatti, il sound tipico dei Caraibi e dei suoi grandi interpreti come Bob Marley, si colora di jazz, legando due stili apparentemente diversi tra loro che in realtà hanno tanto da dirsi e da raccontarsi. Il risultato è un’espressione di libertà che travalica il concetto di genere dando vita ad un sound unico che oltrepassa le barriere fisiche e mentali che dividono due mondi agli antipodi. In questo modo, infatti, le armonie della tradizione Jazz trovano una nuova veste grazie ai ritmi sospesi e leggeri che da sempre hanno caratterizzano le musiche di questa piccola isola dei Caraibi. Suoni e musiche che permettono ad un vasto pubblico di recepire il messaggio che anima il progetto: unire per portare pace. Nel disco sono ospiti Angelo Olivieri alla tromba, Alberto Maroni Biroldi alle percussioni, e Sonia Lippi alla voce recitante di un brano. Il cd è stato presentato all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Il disco si apre con Enjoy brano solare che grazie alle sonorità tipiche della musica caraibica, impreziosite dalla presenza del Didgeridoo, descrive un giorno di festa popolare. Bongo Man, invece, seconda track del disco, con un’atmosfera distesa e rilassata racconta a suon di note quello che succede nelle vie di un paese dove un’orchestrina locale suona una deliziosa melodia. C’è tempo anche per un’interessante rivisitazione del famoso brano di Duke Ellington, Caravan, che suonato a tempo di ska trasporta le orchestre newyorkesi nel contesto giamaicano. Scrapple from the apple evoca i sapori di una piccola osteria nella piazza del paese, i tavolini fuori e una gustosa pietanza nel piatto. Tra i brani rivisitati c’è anche il celebre Buffalo Soldier di Bob Marley dove la chitarra classica di Francesco Mascio si sposa con il fraseggio blues di Emiliano Candida acquistando una luce completamente nuova e un carattere disteso e rilassato. Incontro stoppato, invece, è un brano dai tratti narrativi più spiccati e dal carattere jazz fusion con un forte groove impreziosito dalla presenza delle percussioni. In Natural Mente immaginiamo una panchina in un parco. Il sole che filtra tra le fronde, il vento che ti accarezza cullato dal cinguettio degli uccelli… un ritorno alla Natura. Con Swing Gitan, il duo si cimenta con il linguaggio manouche e con un jazz dai tratti popolari caratterizzato da un ritmo che in alcuni punti diventa incandescente ed infuocato. L’ultima composizione di questo disco è Guinea Ska che chiude in grande stile questo viaggio che lega musica tradizionale africana, della Guinea, con quello del jazz, dove linguaggi e potenzialità vengono esplorati e sintetizzati dalla semplicità della musica reggae. 
Jaggae:
Francesco Mascio – electric & classic guitar / Emiliano Candida – electric guitar & ukulele / Angelo Olivieri – trumpet /Alberto Maroni Biroldi – percussion & didgeridoo. Sonia Lippi voce su Natural Mente
Tracklist:
Enjoy / Bongo Man / Caravan / Scrapple from the Apple / Buffalo Soldier / Incontro Stoppato / Natural Mente / Swing Gitan / Guinea Ska
Discografia:
Francesco Mascio & Emiliano Candida – “Jaggae” (Filibusta Records, 2017)
Bio
Francesco Mascio – poliedrico chitarrista e compositore, inizia a studiare Musica all’età di 6 anni sperimentando lungo il suo percorso artistico numerosi generi musicali, dal Blues al Funk dalla Fusion al Jazz passando per la Word Music al Reggae fino all’Improvvisazione Radicale. Inizia la sua attività concertistica verso i 17 anni intrecciando nel tempo numerose collaborazioni con artisti di spicco del panorama jazzistico italiano ed internazionale partecipando alla registrazione di vari dischi come leader e sideman. A Marzo del 2017 pubblica il suo quarto lavoro discografico: “Jaggae” una fusione di jazz e reggae. Nei vari anni di attività concertistica ha suonato con Tony Monaco, Francisco Mela, Shawnn Monteiro, Karl Potter, Crystal White, Amana Melomè, Gegè Telesforo, Gegè Munari, Giorgio Rosciglione,Pippo Matino,Rosario Giuliani, Flavio Boltro, Fabrizio Bosso, Luca Aquino, Gabriele Coen, Aldo Bassi, Paolo Recchia, Pasquale Mirra, Vincenzo Vasi, Piero Bittolo Bon, Francesco Cusa, Ettore Fioravanti, Marta Capponi, Alberto Marsico, Sanjay Kansa Banik, Marco Valeri, Peppe Consolmagno e tanti altri.
Emiliano Candida – inizia a studiare musica a l’età di 12 anni già come chitarrista, in una piccola scuola di musica del suo paese, dove ha il piacere d’incontrare ottimi musicisti del panorama Ciociaro e Romano. Studia la chitarra con Massimo Izzizari, ed il noto jazzista Antonio Jasevoli, successivamente incontrerà nella stessa scuola il chitarrista Francesco Mascio con il quale inizierà un percorso di studi musicali e spirituali. Successivamente intraprenderà e terminerà gli studi Triennali del corso di jazz nel conservatorio di Frosinone. Nel frattempo collabora con la band Faunalia, e produce un disco in duo con il sassofonista Daniele Germani nelle vesti di “Sedivo” il disco prende il nome di “Giovani Verità’”, un album devozionale nei confronti della Madre Terra. Matura sempre di più uno scambio culturale con il Maestro Francesco Mascio con il quale intraprenderà una collaborazione musicale che li porterà alla formazione del Progetto “Jaggae”. Il progetto ha l’intento di unire il jazz al reggae, l’unione tra più genere simboleggia un concetto di “Unione Universale”. La sua ricerca spirituale lo invoglierà ad intraprendere diversi viaggi, coltivando la passione per l’arte di strada e la conoscenza di luoghi, persone e situazioni interessanti.
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jamariyanews · 8 years
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DIO IN TERRA ED IMPERATORE DEL MONDO
martedì 10 dicembre 2013
Nathaniel Charles Jacob 4° Barone De Rothschild
L'Imperatore del Mondo è... Jacob Rothschild!.. Jacob Rothschild, in realtà si chiama per esteso: Nathaniel Charles Jacob 4° Barone De Rothschild! Nathaniel Charles Jacob 4° Barone De Rothschild, massimo esponente del Ramo Inglese del Casato della Famiglia Rothschild, è l'attuale Capo Supremo della Dinastia Rothschild ! ... La Dinastia Rothschild, detta anche Casa Rothschild o anche più semplicemente Famiglia Rothschild, è la Famiglia che detiene le più grandi ricchezze del mondo in quanto è al vertice di una piramide finanziaria  che: - in modo diretto od indiretto è l'azionista di maggioranza della Bis di Basilea, che è la Banca Centrale di quasi tutte le banche centrali del Mondo, - è in modo diretto od indiretto l'azionista di maggioranza di tutte le principali banche centrali del mondo comprese lo Fmi, la Bm, la Fed, la Bce, la Banca d'Inghilterra, la Banca di Francia, la Banca d'Italia, la Banca di Germania, etc., etc., etc., che, benché figurino apparentemente come banche "pubbliche", sono in realtà sostanzialmente ed anche formalmente delle banche <>, in cui i rispettivi governi e stati, di regola, non sono gli azionisti di maggioranza ed anzi contano meno di niente. A questo proposito, come controprova, basta fare una sia pur minima ricerca, anche solo sui relativi siti internet ad esempio della Fed, della Bce, etc. per verificare la natura eminentemente... privata... della loro composizione azionaria.   La Dinastia Rothschild, detta anche Casa Rothschild o anche più semplicemente Famiglia Rothschild, è la Famiglia che detiene non solo le più grandi ricchezze del mondo, ma anche la più grande autorità religiosa ebraica nel mondo intero! Infatti, il capostipite della suddetta famiglia Rothschild: Meyer Amschel primo ad assumere il cognome "Rothschild",... pur essendo nato il 23 febbraio 1744, al numero 148 della Judengasse (la "via degli Ebrei"), in cui si trovava la bottega del padre, nel ghetto di Francoforte, figlio del "ferramenta" Amschel Moses Rothschild (detto "Bauer" che in tedesco significa "contadino"), così come il nonno Moses Callman) - che esercitava anche l'attività di cambiavalute,... in realtà, tramite appunto suo padre e suo nonno paterno, discendeva da un'antica famiglia di rabbini e predicatori ashkenazi di Worms (nata dall'unione dell'antichissima dinastia dei rabbini Hahn - Elkan con quella altrettanto antica degli Worms, anch'essi rabbini dello stesso rango). Si tenga presente che gli Hahn, Elkan, o Elkann, a differenza dei "Levi", che a suo tempo era il cognome dei sacerdoti di rango minore nel primo e nel secondo Tempio di Gerusalemme, sono un perfetto equivalente del tipico patronimico ebraico: Coen, Coin, Coan, Cohn, Cain, Kan, Ken, Kin, Kon, Kun, Kuhn, Bendit, Benedetto, De Benedetti, etc. tutti cognomi perfettamente equivalenti della stessa medesima famiglia che la tradizione vuole discendente dalla casta dei sacerdoti ereditari più alti in grado negli uffici religiosi del popolo ebraico fin dal tempo di Mosè e poi sia nel primo che nel secondo Tempio di Gerusalemme fin dal tempo del re Salomone). Per quanto sopra, e poi anche per la sua accorta politica di apparentamenti opportunamente selezionati, la Famiglia Rothschild, ha progressivamente cumulato anzitutto e senz'altro la più alta autorità laica e religiosa all'interno della setta giudaica, farisaica, talmudica, sabbatiana, frankista, che è la più importante tra le sette in cui si suddivide l'etnia Kazara Askenazita, ovvero la cosiddetta "Tredicesima Tribù", che rappresenta il 90% della Comunità Ebraica Mondiale!... Infine è giunta via via a tale prestigio che la maggior parte della Comunità Ebraica Mondiale... da più di 250 anni, riconosce ed accetta di diritto e di fatto, come suo vero e proprio Supremo e Sovrano ed Ereditario Capo Religioso e Laico, appunto  il Capo della Dinastia Rothschild. Il Capo della Dinastia Rothschild, o Capo di Casa Rothschild, o Capo della Famiglia Rothschild, o più brevemente Capofamiglia Rothschild,... assume dunque tale... carica...  di Capofamiglia, secondo una plurisecolare, ed anzi secondo una plurimillenaria, consolidatissima tradizione, non per elezione,.... ma, come abbaimo già accennato, per diritto dinastico ed ereditario!... Inoltre,,... secondo un identico, rigidissimo e più che consolidato meccanismo ereditario, l'attuale Capofamiglia Rothschild cumula nella sua persona anche altre importantissime cariche che, almeno in apparenza, esulano completamente dallo stretto ambito religioso ed etnico della nazione ebraica, infatti egli è anche:... - Capo ereditario supremo della setta degli Illuminati!... - Capo ereditario supremo del Movimento Sionista Mondiale, ispirato, finanziato e fondato a suo tempo, tramite Theodor Herzl e Max Nordau, da Lionel Rothschild, zio dell'attuale Jacob Rothschild!... - Capo ereditario supremo del Gran Kahal (Consiglio) Ebraico Mondiale - Capo ereditario supremo, infine, di quasi tutta la Massoneria Mondiale!... In particolare, il Movimento Sionista Mondiale, che egemonizza totalmente lo Stato di Israele, garantisce alla Famiglia Rothschild,  in Palestina, il libero e totale esercizio della Proprietà Privata  e del Possesso  Personale, Diretto e Concreto di tutti i beni mobili ed immobili appunto del Capo della Famiglia Rothschild e della stessa Dinastia Rothschild per mezzo dello Stato di Israele. Il che non è per niente un fatto ordinario e da poco, in quanto la Famiglia Rothschild è specificamente proprietaria privata diretta ed indiretta:... di oltre l'85 % dei terreni e degli immobili di tutta la Palestina, ovvero, in sostanza ed in pratica, di quasi tutto il territorio dello Stato di Israele. Lo Stato di Israele è dunque praticamente la proprietà privata e personale, civile e militare più vistosa, concreta, importante e decisiva di tutte le proprietà della Famiglia Rothschild! Facendo un parallelo esplicativo e rivelatore, detto Stato di Israele rappresenta di fatto il "Potere Temporale" del Capo della Famiglia Rothschild,... allo stesso similare ed equivalente modo in cui lo Stato Pontificio, detto anche Stato Vaticano o semplicemente il Vaticano, rappresenta il "Potere Temporale" del Papa, Capo della Comunità Cattolica o Chiesa Cattolica Apostolica Romana del Mondo intero!... Ma lo Stato di Israele, anche se, nel suo genere,  è certamente qualcosa di unico, preziosissimo, importantissimo ed insostituibile nel quadro dell'insieme delle proprietà Rothschild, non è però affatto la più grande delle proprietà private e personali della Famiglia Rothschild sparse per tutto il Mondo, infatti sempre la Famiglia Rothschild è anche proprietaria privata e personale di un complessivo, vero e proprio... Impero Economico e Spirituale Globale Mondiale! L'Impero Globale Mondiale della Famiglia Rothschild, che a suo tempo nacque e si sviluppò più di 250 anni fa come " Novus Ordo Seclorum " o "Nuovo Ordine Mondiale", attualmente: - controlla il 98% di tutte le Banche Centrali che emettono moneta nel mondo!... - controlla più del 95% di tutti i mass media del Mondo,... - possiede oltre il 70% di tutte le ricchezze del mondo,...
http://ift.tt/1p3vOjp Si stima che le ricchezze complessive in possesso di Casa Rothschild ammontino al 70 % di tutte le ricchezze del mondo intero e che attualmente disponga, direttamente od indirettamente, di ricchezze  complessive per  non meno di 700 triliardi di dollari, ovvero... << 700'000 miliardi di dollari >>!... << 700'000 miliardi di dollari >>, sono una somma talmente grande che forse non è facile, a tutta prima, comprenderla bene! e allora,... per dare la possibilità di capire meglio l'ordine di grandezza del suddetto importo, può essere opportuno tenere a mente che : ... - Il prodotto globale lordo annuale del mondo intero è... "solo"... 50'000 miliardi di dollari!... - il prodotto interno lordo annuo degli Stati Uniti è... "solo"... 15'000 miliardi di dollari!...
- il prodotto interno lordo annuale dell'Italia è... "solo"... 2'000 miliardi di dollari!... << 700'000 miliardi di dollari >>,... che è l'ammontare della più grande proprietà, privata e personale e, o pubblica di tutto il Mondo e di tutta la Storia del Mondo e dell'Umanità,... sono quindi proprietà privata e personale diretta e o indiretta di una unica e sola persona, ovvero del Capofamiglia  della Famiglia Rothschild, ovvero del Capo di Casa Rothschild,... ovvero  di Nathaniel Charles Jacob 4° Barone De Rothschild che è l'attuale Capo Supremo della Dinastia Rothschild, conosciuto meglio come Lord Jacob Rothschild, o più semplicemente come... Jacob Rothschild ... In conclusione:... - in quanto Capofamiglia della Dinastia Rothschild,... - in forza del possesso della sua proprietà privata  e personale, enormemente più grande di qualsiasi altra al Mondo,... - in conseguenza del suo incredibile potere spirituale connesso al suo capeggiare sostanzialmente la Massoneria Mondiale e connesso anche all'assolutamente imparagonabile cumulo: di massime cariche di comando, di innumerevoli massimi titoli al vertice di svariate importantissime organizzazioni, istituzionali  e non istituzionali, mondiali e nazionali, globali e locali, pubbliche e private, materiali e spirituali, laiche e religiose, massime e minime, etc., etc., etc.,... - analogamente ai suoi predecessori, fino compreso il suo antenato Mayer Amschel Rothschild (1744-1812), banchiere e fondatore della dinastia, più di 250 anni fa, che lo fu ritenuto e proclamato per primo,... -  assolutamente mai in termini pubblici formali e di pubblico diritto, almeno fino ad ora, e mai apertamente di fronte ad estranei qualsiasi, ma sempre e solo in modi pubblicamente velati, coperti, impliciti, sostanziali e di fatto... nei rapporti con i suoi innumerevoli vassalli, sudditi, subalterni e dipendenti degli svariati organismi di cui è a capo a livello locale e globale, ma  anche infine nei rapporti con moltissimi altri soggetti in tutto il Mondo, i quali sono, a vario titolo, suoi seguaci, ammiratori e o comunque simpatizzanti,... - normalmente sempre e solo in via strettamente riservata ...  o comunque comunicata, o meglio... rivelata... anzitutto e solo a parte dei familiari immediati e più stretti,... ma solo in termini quasi sempre rigorosamente e solo a voce, ossia orali, simbolici, ristretti e limitati e con gradualità diverse ed attentamente dosate e differenziate a secosnda dei soggetti;..  poi, successivamente... rivelata,... ma in minor misura, a tutti gli altri parenti più lontani nella Famiglia medesima;... e poi, a scalare,... rivelata... fuori dalla Famiglia, solo a parte dei membri più elevati della Corte che ruota attorno alla Dinastia stessa;... e poi ancora successivamente in misura ancor minore... rivelata... solo a parte degli amici e dei vassalli più fidati;... ed infine in modo più lieve, variegato e sfumato, lasciata intendere... solo  ad una parte limitata dei conoscenti più sicuri e fidati della cerchia esterna alla Corte di Famiglia,.... - soprattutto in termini segreti, esoterici, rivelati in modi formali, e ritualizzati solo nei rapporti con i pochi membri della cerchia ristretta dei cortigiani più vicini al capofamiglia e che sono i veri e propri iniziati più addentro ai misteri della sua dinastia, - analogamente agli antichi imperatori cesaropapisti, specie d'Oriente, che erano considerati... dei,... prima che uomini,... Jacob Rothschild,... è per l'appunto: considerato, proclamato, riverito, venerato e letteralmente ... adorato... come:... - Dio in Terra!... ed... - Imperatore del Mondo... C.v.d. - Alcuni minimi ulteriori riferimenti: - http://ift.tt/2nUKbuV - http://ift.tt/2ncSgOo - http://ift.tt/2nUN0w0 - http://ift.tt/1jgUTaZ - http://ift.tt/tkI1EU Preso da: http://ift.tt/2nUINZh http://ift.tt/2mZDpoj
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rassegnaflp · 7 years
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Queste sono le regole per non invecchiare mai
Queste sono le regole per non invecchiare mai
Stare a contatto con i giovani, scrivere. Viaggiare se si può. Restare curiosi. E non rifiutare la propria età che avanza. Lo psicoanalista Massimo Ammaniti spiega come raggiungere una serena terza e quarta età di Emanuele Coen, 24 maggio 2017  « Gillo Dorfles è una figura interessante: ha avuto interessi poliedrici in campi diversi, che ha sempre coltivato con grande creatività», commenta…
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rassegnaflp · 8 years
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Intervista con Massimo Ammaniti: "Illusioni che celano voragini interiori"
Intervista con Massimo Ammaniti: “Illusioni che celano voragini interiori”
La parola felicità non è mai stata così diffusa. Essere felici sembra un obbligo, un’ossessione, quasi una condanna.  Ma in realtà è un obiettivo irrealizzabile. Colloquio con lo psicoanalista Massimo Ammaniti di Emanuele Coen, espresso.repubblica.it, 2 febbraio 2017 La corsa alla felicità coinvolge tutti e attraversa le generazioni, in un certo senso è anche una tendenza interclassista. Per…
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