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#Mostra Genova 2019
fashionbooksmilano · 1 year
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Labirinto Luzzati
Un percorso biografico
a cura di Sergio Noberini
Genova University Press, Genova 2022, 80 pagine, Brossura, ISBN 978-88-3618-117-9
euro 22,00
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Il volume è la testimonianza della mostra omonima voluta dal Comune di Genova nel 2019 per ricordare Emanuele Luzzati a dieci anni dalla sua scomparsa. Il testo vuole documentare i criteri e i materiali dell’allestimento espositivo per sezioni corredate di testi e testimonianze. Luzzati, insieme a Paolo Poli, Aldo Trionfo, Alessandro Fersen e altri, è stato uno dei protagonisti della cultura del ’900, operando nel mondo del teatro, dell’illustrazione e del cinema d’animazione. La mostra è nata come traccia per un ciclo di esposizioni tematiche con approfondimenti e ulteriori materiali originali. La pubblicazione costituisce il primo appuntamento per documentare le numerose discipline ed esperienze artistiche di Emanuele Luzzati. Le cinque sezioni ripercorrono la carriera di Luzzati dalla formazione presso l’École des Beaux Arts di Losanne e le prime opere realizzate con la tecnica dell’incisione, per continuare con l’esperienza teatrale e la lunga attività nel campo dell’illustrazione e concludendo con la produzione ceramica, gli arredi urbani e navali e il cinema d’animazione.
Sergio Noberini è curatore dell’opera di Emanuele Luzzati fin dagli anni ’80 e da allora organizza le sue mostre in giro per il mondo. L’esperienza ventennale come responsabile del Museo Luzzati è confluita nel 2017 nella Lele Luzzati Foundation e nell’apertura di Casa Luzzati, spazio dedicato all’artista e, come da volontà di Luzzati, ad altri artisti e alla didattica d’illustrazione, scenografia, fumetto, ceramica, cinema d’animazione.
30/03/23
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In Biblioteca puoi scoprire autori e opere che non conoscevi o di cui avevi sentito parlare ma che ancora non avevi avuto modo di leggere. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un angolo alla scoperta di questi "tesori nascosti".
Oggi l’opera prescelta è “A babbo morto. Una storia di Natale” di Zerocalcare.
Natale… i regali, il cenone, i parenti… ma ci avete mai pensato alle condizioni di lavoro dei folletti nella fabbrica di Babbo Natale? Zerocalcare sì, e vi racconta per la prima volta la scabrosa verità dietro al business della consegna dei regali. Bonus! Le anziane rider della Befana scioperano insieme ai minatori sardi (le cui miniere di carbone vengono chiuse perché nelle calze i bambini preferiscono trovare gli orsetti gommosi), per ottenere migliori condizioni di lavoro!
Siamo di fronte ad appena 80 pagine in cui il fumettista Zerocalcare si destreggia tra una fiaba dalle tinte oscure, la politica e la critica sociale. La narrazione in bianco e nero è più volte spezzata da tavole a colori coronate da una breve spiegazione, dettaglio che punta il riflettore sull’evento appena raccontato, in modo allegorico. Come per tutte le storie di Zerocalcare le risate concesse hanno sempre un retrogusto amaro e non risultano mai fini a se stesse, ma sempre concentrate verso una più profonda riflessione proprio sul lato più grottesco della nostra società, abilmente messo in mostra. Con “A Babbo Morto” siamo di fronte ad una grande allegoria che comprende lotte sociali che passano per i lavoratori della fabbrica di Babbo Natale e che non hanno paura di citare anche i fatti del G8 di Genova. Non manca nemmeno una riflessione su quanto sia cambiata la società, sempre più pretenziosa e poco incline a gioire delle piccole cose; insomma, critiche di ogni tipo che provocano una risata, seguita da un inevitabile “oh no” quando ci si rende conto che in realtà Zerocalcare ci pone davanti ad una storia che di grottesco ha poco: è tutto già stato ampiamente superato dalla realtà.
La struttura della storia è particolare, anche per un autore come Zerocalcare che ha spesso abituato i suoi lettori a tipi di narrazione originali e diversi: “A Babbo Morto” è fatto di “quadretti” con descrizione, che di solito immortalano e ricordano un momento felice che si è vissuto, qui invece fissano nella memoria una serie di momenti critici del mondo che l’autore sta raccontando. Il tutto contornato sempre da decorazioni natalizie che contribuiscono ad una sensazione disturbante che Zerocalcare sicuramente, con l’andare avanti delle pagine, vuole instillare nel lettore. Gli episodi che poi meritano, o meglio, necessitano di un ulteriore approfondimento, presentano delle note a piè di pagina. Questa tipologia di struttura, che vuol raccontare solo i punti salienti di una storia ben più ampia ed estremamente tragica, mette in risalto le contraddizioni di un mondo fiabesco e, a livello puramente teorico, magico che altro non è che un focus su tutte quelle situazioni che hanno afflitto l’Italia negli ultimi anni...
In conclusione, “A Babbo Morto” è una storia di Natale che di natalizio, in realtà, ha ben poco. Zerocalcare racconta di paure, violenze e discriminazioni, e per assurdo sceglie il periodo più magico dell’anno per farlo, per basare tutta la narrazione su un gioco di contrasti disturbanti che mette in luce i retroscena di una società, fiabesca ma non troppo, che aspetta solo il giusto casus belli per esplodere.
Piccola nota a margine: Zerocalcare ha realizzato anche un audiolibro per “A Babbo Morto”: la storia è narrata dallo stesso Michele Rech e le voci secondarie sono affidate a Neri Marcorè e Caterina Guzzanti.
Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech (1983), è un fumettista italiano. Il nome d'arte "Zerocalcare" nacque quando, dovendo scegliersi un nickname per partecipare ad una discussione su Internet, s’ispirò al ritornello dello spot televisivo di un prodotto anti-calcare che stava andando in onda in quel momento. Alla fine del 2019 ha raggiunto il traguardo del milione di copie vendute dei suoi libri. Aderisce allo stile di vita straight edge (particolare filosofia di vita generatasi nell’ambiente hardcore punk), che prevede l’astinenza dal consumo di tabacco, alcool e droghe.
Con la recensione di oggi si conclude la rubrica dedicata ai tesori nascosti della biblioteca, uno spazio letterario inaugurato nel maggio 2020 che ci ha accompagnato, incuriosito e ispirato in questi due anni... Ricordiamo che ogni tesoretto è disponibile sulle pagine social (Facebook & Instagram), nonché sul sito web della biblioteca, https://www.bibliotecasanvalentino.it/tesori-nascosti/ (apposita sezione dedicata), per chiunque desideri consultarli e recuperarli!
Dal nuovo anno continueremo comunque a pubblicare e condividere pensieri, riflessioni e recensioni per rimanere sempre aggiornati sui temi della cultura, delle novità librarie o su varie curiosità del panorama letterario.
Stay tuned!
Grazie a chi in questo periodo ha collaborato alla realizzazione dei tesoretti.
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So having concluded that this is absolutely 100% a stone-clad Eurovision reference in the book:
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Here, inevitably, are some cursed ineffable husbands edit ideas—ESC edition:
Still in Love with You - Electro Velvet, UK 2015
Hard Rock Hallelujah - Lordi, Finland 2005
Playing with Fire - Paula Seling & Ovi, Romania 2010
Främling - Carola, Sweden 1983
Requiem - Alma, France 2017
Better the Devil You Know - Sonia, UK 1993
The War Is Not Over - Walters & Kaza, Latvia 2005
That's What Friends Are For - The Swarbriggs, Ireland 1975 (I need to see Aziraphale and Crowley in those outfits asap)
Slightly less cursed:
Love Is Forever - Leonora, Denmark 2019
L'enfer et moi - Amandine Bourgeois, France 2013
Waterloo - ABBA, Sweden 1974 (though particularly the Swedish version)
Making Your Mind Up - Bucks Fizz, UK 1981
All Kinds of Everything - Dana, Ireland 1970
E' de' det här du kallar kärlek - Lasse holm & Monica Thörnell, Sweden 1986
Det börjar verka kärlek banne mej - Claes-Göran Hederström, Sweden 1968
Absolutely bloody brilliant:
The Worrying Kind - The Ark, Sweden 2007
Outlaw In 'Em - Waylon, Netherlands 2018
Amar pelos dois - Salvador Sobral, Portugal 2017
Nygammal Vals - Lill Lindfors & Svante Thuresson, Sweden 1966
Full youtube playlist
Honourable mentions:
No Prejudice - Pollapönk, Iceland 2014
Take Me to Your Heaven/Tusen och en natt - Charlotte Perrelli, Sweden 1999
If Love Was a Crime - Poli Genova, Bulgaria 2016
A Monster Like Me - Mørland & Debrah Scarlett, Norway 2015
Congratulations - Cliff Richard, UK 1968
Too Late For Love - John Lundvik, Sweden 2019
El Diablo - Elena Tsagrinou, Cyprus 2021
Fallen Angel - Tix, Norway 2021
Why Me? - Linda Martin, Ireland 1992
Rhythm Inside - Loïc Nottet, Belgium 2015
Alcohol is Free - Koza Mostra & Agathon Iakovidis, Greece 2013
Bonus, for Madam Tracy and Sargent Shadwell:
Jezebel - The Rasmus, Finland 2022
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gaymer-hag-stan · 1 year
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Good evening Europe!
It's that magical time of the year again when we all come together to trash each others' musical tastes!
The point system has changed many times over the years, and as various countries have come and gone, it is hard to determine who did "the best" based on the points they got alone as, since the maximum available points doubled with the jury and televote scores no longer being combined, post 2016 entries would have an obvious advantage and, likewise, the contests with 40+ participants would also have more maximum available points to give so a country getting 200 points in 2004 is not the same as another getting 200 points in 2009 or 2016.
But if we divide the points each entry got by the maximum available points for the respective year it competed, we get a percentage score that can easily be measured against entries from years with differing point systems.
So, for example, in 2009 42 countries participated. The maximum points each country can award is of course 12 and you can't vote for yourself. So 41 × 12 = 492. Let's then take Norway's total of 387 points and divide it by the 492 total of maximum available points. We get 78.6, meaning Norway and Alexander Rybak amassed 78.6% of the total points in 2009!
In the case of tie breaks the entry that placed higher in its respective year wins the tie break and if there's still a tie I used rules similar to the actual contest; the winner of a tie is the entry that received more points from televoting. If there are no split results available to the public, the entry that received points from more countries, then the country that received more 12 points, then 10 points all the way down to 1. If the tie cannot be broken in this way, the entry that performed earlier wins the tie break.
I've set 2004 as the "beginning of time", if you will, because that's when I started watching Eurovision and because there also had to be some sort of limit to how far back I would go with this 🤣
With that very long-winded explanation of my measuring tactics out of the way, shall we see our current Top 100 before new entries are added after the 2023 Grand Final is over?
100. Greece 🇬🇷 - 2010 - Giorgos Alkaios and Friends - Opa - 30.7%
99. Armenia 🇦🇲 - 2010 - Eva Rivas - Apricot Stone - 30.9%
98. Bulgaria 🇧🇬 - 2016 - Poli Genova - If Love Was a Crime - 31.1%
97. Belgium 🇧🇪 - 2010 - Tom Dice - Me and My Guitar - 31.3%
96. Azerbaijan 🇦🇿 - 2019 - Chingiz - Truth - 31.4%
95. North Macedonia 🇲🇰 - 2019 - Tamara Todevska - Proud - 31.7%
94. Serbia 🇷🇸 - 2008 - Jelena Tomasevic feat. Bora Duguc - Oro - 31.7%
93. Azerbaijan 🇦🇿 - 2010 - Safura - Drip Drop - 31.7%
92. Bulgaria 🇧🇬 - 2007 - Elitsa Todorova and Stoyan Yankoulov - Water - 31.7%
91. Moldova 🇲🇩 - 2005 - Zdob si Zdub - Boonika bate toba - 32.4%
90. Ukraine 🇺🇦 - 2006 - Tina Karol - Show Me Your Love - 32.6%
89. Denmark 🇩🇰 - 2010 - Chanée and N'evergreen - In a Moment like This - 32.6%
88. Finland 🇫🇮 - 2021 - Blind Channel - Dark Side - 33%
87. Hungary 🇭🇺 - 2014 - András Kállay-Saunders - Running - 33.1%
86. Turkey 🇹🇷 - 2007 - Kenan Dogulu - Shake It Up Sekerim - 33.1%
85 Greece 🇬🇷 - 2013 - Koza Mostra feat. Agathon Iakovidis - Alcohol Is Free - 33.3%
84. Serbia 🇷🇸 - 2022 - Konstrakta - In corpore sano - 33.3%
83. Latvia 🇱🇻 - 2005 - Walters and Khaza - The War Is Not Over - 33.5%
82. Israel 🇮🇱 - 2005 - Shiri Maimon - HaSheket SheNish'ar - 33.7%
81. Germany 🇩🇪 - 2008 - Michael Schulte - You Let Me Walk Alone - 33.7%
80. Italy 🇮🇹 - 2017 - Francesco Gabbani - Occidentali's Karma - 33.9%
79. Austria 🇦🇹 - 2018 - Cesár Sampson - Nobody but You - 33.9%
78. Norway 🇳🇴 - 2019 - Keiino - Spirit in the Sky - 34.4%
77. Romania 🇷🇴 - 2007 - Luminita Anghel and Sistem - Let Me Try - 34.6%
76. Sweden 🇸🇪 - 2019 - John Lundvik - Too Late for Love - 34.7%
75. Ukraine 🇺🇦 - 2011 - Mika Newton - Angel - 34.8%
74. Sweden 🇸🇪 - 2017 - Robin Bengtsson - I Can't Go On - 34.9%
73. United Kingdom 🇬🇧 - 2009 - Jade Ewen - It's My Time - 35.1%
72. Romania 🇷🇴 - 2010 - Paula Seling and Ovi - Playing with Fire - 35.5%
71. Turkey 🇹🇷 - 2009 - Hadise - Düm Tek Tek - 35.9%
70. Norway 🇳🇴 - 2008 - Maria - Hold On Be Strong - 36.1%
69. Lithuania 🇱🇹 - 2006 - LT United - We Are the Winners - 36.4%
68. Belgium 🇧🇪 - 2017 - Blanche - City Lights - 36.8%
67. Turkey 🇹🇷 - 2010 - Manga - We Could Be the Same - 37.2%
66. Switzerland 🇨🇭 - 2019 - Luca Hänni - She Got Me - 37.9%
65. Moldova 🇲🇩 - 2017 - SunStroke Project - Hey Mamma - 38%
64. Russia 🇷🇺 - 2013 - Dina Garipova - What If - 38.1%
63. Sweden 🇸🇪 - 2006 - Carola - Invincible - 38.2%
62. Russia 🇷🇺 - 2019 - Sergey Lazarev - Scream - 38.5%
61. Romania 🇷🇴 - 2006 - Mihai Traistariu - Tornerò - 38.7%
60. Armenia 🇦🇲 - 2008 - Sirusho - Qélé, Qélé - 39.4%
59. Latvia 🇱🇻 - 2015 - Aminata - Love Injected - 39.7%
58. Ukraine 🇺🇦 - 2021 - Go_A - Shum - 39.9%
57. Armenia 🇦🇲 - 2014 - Aram Mp3 - Not Alone - 40.3%
56. Sweden 🇸🇪 - 2004 - Lena Philipsson - It Hurts - 40.4%
55. Cyprus 🇨🇾 - 2004 - Lisa Andreas - Stronger Every Minute - 40.4%
54. Sweden 🇸🇪 - 2011 - Eric Saade - Popular - 40.5%
53. Iceland 🇮🇸 - 2021 - Dathi og Gagnamagnith - 10 Years - 41.4%
52. Italy 🇮🇹 - 2011 - Raphael Gualazzi - Madness of Love - 41.4%
51. Australia 🇦🇺 - 2015 - Guy Sebastian - Tonight Again - 41.8%
50. Norway 🇳🇴 - 2013 - Margaret Berger - I Feed You My Love - 41.8%
49. Azerbaijan 🇦🇿 - 2009 - AySel and Arash - Always - 42%
48. Russia 🇷🇺 - 2007 - Serebro - Song #1 - 42%
47. Malta 🇲🇹 - 2005 - Chiara - Angel - 42.1%
46. Greece 🇬🇷 - 2008 - Kalomira - Secret Combination - 43.2%
45. Cyprus 🇨🇾 - 2018 - Eleni Foureira - Fuego - 43.2%
44. Serbia 🇷🇸 - 2012 - Zeljko Joksimovic - Nije ljubav stvar - 43.4%
43. Iceland 🇮🇸 - 2009 - Yohanna - Is It True? - 44.3%
42. Ukraine 🇺🇦 - 2008 - Ani Lorak - Shady Lady - 45.6%
41. Belgium 🇧🇪 - 2015 - Loïc Nottet - Rhythm Inside - 46.3%
40. Turkey 🇹🇷 - 2004 - Athena - For Real - 46.4%
39. Sweden 🇸🇪 - 2022 - Cornelia Jakobs - Hold Me Closer - 46.7%
38. Ukraine 🇺🇦 - 2013 - Zlata Ognevich - Gravity - 46.9%
37. Switzerland 🇨🇭 - 2021 - Gjon's Tears - Tout l'univers - 47.3%
36. Ukraine 🇺🇦 - 2007 - Verka Serduchka - Dancing Lasha Tumbai - 47.7%
35. Azerbaijan 🇦🇿 - 2011 - Ell and Nikki - Running Scared - 48.4%
34. Spain 🇪🇸 - 2022 - Chanel - SloMo - 49%
33. Italy 🇮🇹 - 2019 - Mahmood - Soldi - 49.1%
32. United Kingdom 🇬🇧 - 2022 - Sam Ryder - Space Man - 49.7%
31. Russia 🇷🇺 - 2016 Sergey Lazarev - You Are the Only One - 49.8%
30. Sweden 🇸🇪 - 2014 - Sanna Nielsen - Undo 50.4%
29. Greece 🇬🇷 - 2005 - Helena Paparizou - My Number One - 50.4%
28. Azerbaijan 🇦🇿 - 2013 - Farid Mammadov - Hold Me - 51.3%
27. Bosnia and Herzegovina 🇧🇦 - 2006 - Hari Mata Hari - Lejla - 51.5%
26. Netherlands 🇳🇱 - 2019 - Duncan Lawrence - Arcade - 51.8%
25. Australia 🇦🇺 - 2016 - Dami Im - Sound of Silence - 51.9%
24. Israel 🇮🇱 - 2018 - Netta - Toy - 52.4%
23. Russia 🇷🇺 - 2012 - Buranovskiye Babushki - Party for Everybody - 52.6%
22. Germany 🇩🇪 - 2010 - Lena - Satellite - 53.9%
21. Russia 🇷🇺 - 2008 - Dima Bilan - Believe - 53.9%
20. Ukraine 🇺🇦 - 2016 - Jamala - 1944 - 54.2%
19. Serbia 🇷🇸 - 2007 - Marija Serifovic - Molitva - 54.4%
18. France 🇫🇷 - 2021 - Barbara Pravi - Voilà - 54.7%
17. Netherlands 🇳🇱 - 2014 - The Common Linnets - Calm After the Storm - 55%
Honourable Mention. Turkey 🇹🇷 - 2003 - Sertab Erener - Everyway That I Can - 55.6%
16. Russia 🇷🇺 - 2006 - Dima Bilan - Never Let You Go - 55.8%
15. Italy 🇮🇹 - 2021 - Måneskin - Zitti e Buoni - 57.4%
14. Greece 🇬🇷 - 2004 - Sakis Rouvas - Shake It - 60%
13. Denmark 🇩🇰 - 2013 - Emmelie de Forest - Only Teardrops - 61.6%
12. Italy 🇮🇹 - 2015 - Il Volo - Grande amore - 62.3%
11. Bulgaria 🇧🇬 - 2017 - Kristian Kostov - Beautiful Mess - 62.5%
10. Serbia and Montenegro 🇷🇸 - 2004 - Zeljko Joksimovic and Ad-Hoc Orchestra - Lane Moje - 62.6%
9. Russia 🇷🇺 - 2015 - Polina Gagarina - A Million Voices - 64.7%
8. Finland 🇫🇮 - 2006 - Lordi - Hard Rock Hallelujah - 65.7%
7. Ukraine 🇺🇦 - 2004 - Ruslana - Wild Dances - 66.6%
6. Austria 🇦🇹 - 2014 - Conchita Wurst - Rise Like a Phoenix - 67.1%
5. Ukraine 🇺🇦 - 2022 - Kalush Orchestra - Stefania - 67.4%
4. Sweden 🇸🇪 - 2012 - Loreen - Euphoria - 75.6%
3. Portugal 🇵🇹 - 2017 - Salvador Sobral - Amar pelos dois - 77%
2. Sweden 🇸🇪 - 2015 - Måns Zelmerlöw - Heroes - 77.9%
1. Norway 🇳🇴 - 2009 - Alexander Rybak - Fairytale - 78.6%
And there it is! The 100 most successful Eurovision entries from 2004 to 2022?
Did your all time fave make the cut?
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m2024a · 8 months
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Seguici sul:https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/01/fedez-chi-ce-dietro-gli-errori-dalla.html Fedez, chi c'è dietro gli errori: dalla responsabile dei contenuti al capo ufficio stampa, malumori nel team «Un dream team». Così scriveva il capo ufficio stampa della società di Fedez a margine dalla foto di gruppo con i colleghi di lavoro. Ma qui non si tratta dei campioni americani del basket di Barcellona '92. Non c'è Michael Jordan, Magic Johnson o Charles Barkley, ma tutta la squadra del rapper. È il giugno del 2023 e l'immagine ritrae sorridenti durante una campagna pubblicitaria per un hard seltzer. Chissà se, scattata oggi, i protagonisti avrebbero lo stesso umore. Con i Ferragnez coinvolti (e sconvolti) dallo scandalo Pandoro, i dissapori e i malumori serpeggiano anche nel team del marito dell'influencer. Fedez contro un hater: «Ti vengo a prendere». Ma mostra la foto di Wazza, che non c'entra nulla: «Mi ha messo alla gogna» Il capo ufficio stampa Sembrano ormai ricordi lontati quei selfie di gruppo condivisi su Instagram. Elena Cornacchia, capo ufficio stampa della società di Fedez, non ne pubblica più da tempo. Eppure è lei a gestire la comunicazione della società del marito di Chiara Ferragni. Nel 2022 la foto di Natale con Fedez. Tutti insieme. Ma già a settembre del 2023 la presenza dell'artista è un ricordo, con il rapper sostituito da un cartonato. Da quel momento, lui, non appare più. La responsabile dei contenuti di Muschio Selvaggio Chi gestisce la produzione e distribuzione dei contenuti di Muschio Selvaggio, il podcast di Fedez, è Francesca Lupo. Si forma allo IED, per poi approdare nel 2019 nella società del rapper. Di cosa si occupa? Di scegliere la strategia di content marketing attraverso le diverse piattaforme (siti web e social media) e i diversi formati (testi, immagini, video, audio). Un ruolo chiave, non semplice in questo momento: soprattutto dopo le polemiche scatenate dall'ultimo errore commesso del rapper che ha mostrato in diretta la foto di un hater prendendo di mira, però, la persona sbagliata. Il personal stylist Giulio Casagrande è l'Head of Fashion and Creative Projects. Ovvero il capo dei progetti legati alla moda della DOOM Entertainment, l'agenzia di management fondata da J-Ax e Fedez nel 2013. È il personal stylist del rapper. Lo veste per le occasioni più importanti. Come per la premiere spagnola della serie tv Ferragnez, quando scelse un abito di Off White, oppure nel caso del completo rosa utilizzato per la clip del brano Morire Morire. Laureato in Scienze Diplomatiche Internazionali nel 2021, prima di approdare al mondo della moda scrive su Glamour e Vogue Italia per circa un decennio. Poi la svolta quando incontra Fedez.   Il padre Franco Franco Lucia è il padre. Anche lui si cimenta con i social. Il suo profilo Instagram conta oltre 178mila follower. Il cibo la sua passione. Video montati ad arte lo ritraggono mentre prepara ricette gustose. Vanta inoltre collaborazioni con chef di primissimo livello, come Federisco Fusca e Daniele Rossi (che in due totalizzano più 2 milioni di seguaci). Insieme al figlio, e alla moglie, è il fondatore della Fondazione Fedez. La madre manager "Momager” le chiamano negli Stati Uniti. Sono quelle mamme che diventano manager di celebrità. È il caso di Fedez. Annamaria Berrinzaghi, conosciuta come Tatiana, ha contribuito attivamente nel percorso professionale del figlio. Nasce a Genova nel 1964 e ora è amministratrice delegata di Doom, la società costituita dal Federico Leonardo Lucia. Quanto guadagna? Percepisce un compenso annuale di 130 mila euro, ma ci sono altre attività a cui si dedica che contribuiscono ad aumentare il suo reddito.
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lamilanomagazine · 1 year
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Starry sky of shepherds. Mostra di Xunmu Wu al Museo Scalvini di Desio
Starry sky of shepherds. Mostra di Xunmu Wu al Museo Scalvini di Desio. Sabato 30 settembre al Museo Giuseppe Scalvini di Desio verrà inaugurata la mostra personale del noto maestro cinese Xunmu Wu. In esposizione dipinti su tela, su ardesia, e ink painting on paper in un armonioso dialogo con le auliche sale del Museo. Il progetto, realizzato in collaborazione con MA-EC Gallery, vede finalmente in Italia le opere del maestro che è stato invitato ad esporre in altre prestigiose sedi europee, tra cui l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles. Come aveva scritto allora il direttore dell’Istituto di Bruxelles, Paolo Sabbatini, che aveva curato la mostra, nell’intera scena artistica di Shanghai, Wu Xunmu rappresenta una figura con un percorso artistico indipendente, puro e assolutamente originale. I sentimenti della natura e la misteriosa bellezza dell’universo rivelano allo spettatore il mondo attraverso il suo occhio. Wu Xunmu è estremamente talentuoso nell’uso del colore. I suoi dipinti sono pieni della poesia e della concezione artistica dei dipinti cinesi, mettono in scena sia simboli astratti che elementi concreti. Si può dire che i suoi dipinti ad olio siano un prodotto dell’integrazione della cultura, e dell’arte cinese con quella occidentale, e allo stesso tempo rappresentano un meraviglioso compendio dello stile Shanghai”. Nelle sale del Museo Scalvini saranno esposti oltre 40 lavori di XUNMU WU, alcuni proposti per la prima volta al pubblico italiano. Una occasione unica per apprezzare lo stile inconfondibile di uno dei grandi artisti della tradizione orientale. La mostra è a cura di Cristiano Plicato, direttore del Museo Scalvini, che ha fortemente sostenuto questo progetto per la grande ammirazione che nutre per il maestro cinese. L’esposizione, che sarà visitabile gratuitamente a Desio fino al 22 ottobre 2023, gode del patrocinio della Città di Desio, e sarà presentata sabato 30 settembre dal critico d’arte Professoressa Chiara Canali.   Xunmu Wu è nato a Shanghai nel 1947. Ha vissuto 17 anni nel deserto del Gobi e nell'entroterra dei monti Tianshan, e questa esperienza ha avuto una grande influenza sulla sua arte, gioie e dolori della convivenza con la natura hanno segnato la sua anima. Alla fine degli anni '80, durante un viaggio a piedi di sei anni, ha attraversato le zone montuose di confine dello Yunnan, Guizhou e Guangxi, raccogliendo e registrando le tracce culturali. Attualmente vive e lavora a Shanghai. Tra le principali mostre: 2023 Salon des indépendants, Art Capital, Grand Palais Éphémère, Parigi Nel 2022 alcune sue opere vengono selezionate per mostre a Genova ed è vincitore del Fiorino d’argento al Premio Firenze 2022. 2022 Time Tunnel, a cura di Paolo Sabbatini, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles 2021 Fiabe Antiche, Shanghai e online su www.wepresentart.com 2021 Present Art Festival, Desio 2020 25esima edizione di Guangzhou Art fair, Guangzhou, Cina Bi-Personale Xunmu Mu & Dapeng Wang, Shanghai Author Gallery, Cina 2019 Abstract Painting of Xunmu Wu, Tianzifang Art district, Shanghai, Cina 2018 Slate Oil Painting of Xunmu Wu, Shanghai, Cina Shanghai Contemporary Art Auction (section Painting and Sculpture), Hosan Auction 2017 New power at sea, Shanghai Artists Group Show, China Art Museum Nanjing Art Fair, Nanchino, Cina Xian Art Fair, Xian, Cina 2016 20esima edizione di Shanghai Art Fair, Cina The road of Art, personale di Xunmu Wu, Padiglione Cina, Expo Exile of Life, Tri-personale di Xunmu Wu, Heping, Guo Feng, Xuhui Art Palace II edizione di Shanghai Handmade Crafts Art Fair, Padiglione Cina Expo 2015 Mostra itinerante di Xunmu Wu & Qingchun Diao, Nanchino 19esima edizione di Shanghai Art fair, Cina 2014 French Art-Shine of China, Special Exhibition per il 50esimo Anniversario del Rapporto diplomatico tra Cina e Francia, French Asian Art Museum Mostra itinerante di Xunmu Wu & Qingchun Diao, Pinlin Art Gallery, Shanghai 2011 15esima edizione di Shanghai Art Fair, Cina Coordinate evento: Titolo: Starry sky of shepherds. Mostra personale di Xunmu Wu. A cura di Cristiano Plicato. Sponsor: Shanghai Baolin International Dangerous Goods Logistics Co.,Ltd. Sede: Museo Giuseppe Scalvini, Villa Tittoni, Via Lampugnani 62, Desio Opening: sabato 30 settembre 2023 ore 17.30. Introduce la mostra Chiara Canali. Date: dal 30 settembre al 22 ottobre 2023 da giovedì a domenica ore 10.30-12.30 e 15.30-18.00 Info: [email protected] www.ma-ec.it Un sentito ringraziamento va a Jiebao Liao, principale collezionista e ammiratore di Xunmu Wu, che lo ha sempre sostenuto nel suo percorso artistico.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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bongianimuseum · 3 years
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Biografia di Paolo Scirpa
http://www.paoloscirpa.it/index.php?disp=home
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Paolo Scirpa nasce a Siracusa nel l934; dopo gli studi artistici in Sicilia, frequenta l’Accademia di belle arti di Salzburg, animata culturalmente da Oscar Kokoschka e lo studio di J. Friedlaender a Parigi. Nel 1965 e, successivamente, nel 2000 partecipa alle edizioni IX e XIII (Proiezioni 2000) della Quadriennale Nazionale di Roma. Nel 1968 si trasferisce a Milano, dove collaborerà con Luciano Fabro all’Accademia di Belle Arti di Brera e dove sarà, più tardi, titolare di una Cattedra di Pittura; nel 1969 tiene la sua prima personale alla galleria L’Agrifoglio, presentato da Vittorio Fagone; nel 1972 espone, alla Galleria S. Fedele, Megalopoli consumistica, un’opera di denuncia sociale. Negli anni ’70 avvia la realizzazione di opere che vengono definite Ludoscopi: attraverso un sistema di specchi e tubi fluorescenti e il gioco combinatorio di elementi minimali, essi propongono la percezione di profondità infinite, in cui “si pratica l’abolizione del limite tra il reale e l’illusorio” (Maltese, 1976). In alcuni ludoscopi egli realizza raccordi illusori che creano uno spazio plastico curvo; in altri il raccordo seminterrato è praticabile; altri ancora sono di struttura cubica. Scirpa trae spunto anche dal Manifesto tecnico della Scultura Futurista di Boccioni, che aveva teorizzato la possibilità di impiego della luce elettrica nell’opera d’arte e si proietta a sperimentazioni in cui il colore non è più dipinto, i volumi non sono più scolpiti e la luce diventa opera essa stessa.  Conosce esponenti del MAC, tra cui Bruno Munari ed entra in contatto con i gruppi dell’Arte  cinetica, come il GRAV a Parigi o il Gruppo T a Milano. Sollecita l’attenzione anche di studiosi come il cibernetico Silvio Ceccato. Dal 1977 opere di Scirpa sono presenti annualmente fino al  1991 nella sezione cinetica del Salon “Grands et Jeunes d’aujourd’hui” al Grand Palais des Champs-Elysées di Parigi. Negli anni ’80 sviluppa i suoi primi interventi progettuali sul territorio che saranno presentati nel 2004 alla mostra Utopie della città presso la biblioteca dell’Accademia di Brera. Nel 1982 il Symposium de Sculture di Caen (Francia) sceglie il progetto di un suo ludoscopio per la Bibliothèque Municipale. Tiene diverse mostre personali, tra le quali, alle gallerie Arte Struktura, Vismara Arte di Milano, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Gallarate ed allo Studio d’Arte Valmore di Vicenza. Nel 1985 è presente a Roma alla mostra di Palazzo Venezia  Artisti oggi tra scienza e tecnologia e ad altre manifestazioni sullo stesso tema in Italia ed all’estero, tra le quali, nel 1990, al Politecnico di Milano, nel 1995 al Futur Show di Bologna, nel 1996 all’Accademia di Brera a Milano Convegno Arte, Scienza e Tecnologia; inoltre partecipa a rassegne sulla Patafisica, alla Triennale di Pittura di Osaka e nel 2003 al Museo Bargellini a Pieve di Cento (Bo) Luce vero sole dell’arte, nel 2006 alla galleria del Credito Siciliano di Acireale Sicilia!, nel 2008 allo ZKM di Karlsruhe (Germania) You ser: Das Jahrhundert des Kosumenten ed al Landesmuseum Joanneum di Graz (Austria) Viaggio in Italia, nel 2009 a Berlino presso la Rappresentanza del Baden-Württemberg alla mostra del Museum Ritter ed a Cordoba (Argentina) presso il Museo Jenero Perez alla mostra Echi futuristi ed allo ZKM di Karlsruhe, mostra  Collectors’ Choice II. Nel 2012 è presente alla mostra Arte programmata e cinetica presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma dove è installata in permanenza una sua opera luminosa. Dal 2013 sue opere pittoriche fanno parte della Collezione Farnesina, raccolta d’arte contemporanea del Ministero degli Affari Esteri. (Roma). Nello stesso anno partecipa alla mostra Percezione e illusione presso il MACBA di Buenos Aires. Nel 2014 completa due nuove opere La porta stretta, la cui prima versione risale al 1999, l’una con fondo oro, l’altra su un tabellone consumistico, ambedue con l’inserzione di una struttura di luce triangolare a profondità ascensionale. Nel 2015 partecipa alla mostra Moderna Magna Graecia a cura di Francesco Tedeschi e Giorgio Bonomi presso FerrarinArte di Legnago. L’INDA Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa gli affida la realizzazione del nuovo manifesto degli spettacoli classici del 2015. È presente a Missoni - L’Arte - Il Colore al MAGA di Gallarate.Nel 2016 partecipa alla mostra itinerante The moving eye presso il Muo Musej di Zagabria, e Centri e Istituti Culturali di San Paolo, Brasilia e Panama. In occasione del 25° Festival della Musica di Milano, dedicato a Gérad Grisey Intonare la luce, immagini di sue opere luminose vengono utilizzate per illustrare il libro di sala e per lo spot pubblicitario su SKY classica. Il Museo del Novecento espone un Ludoscopio – Pozzo, 1979 facente parte della sua collezione. Partecipa alla mostra itinerante The moving eye presso il Muo Musej di Zagabria, e Centri e Istituti Culturali di San Paolo, Brasilia e Panama . E’ presente alla mostra Interrogare lo spazio a cura di Luigi Meneghelli presso Ferrarin Arte a Legnago (Vr). Tiene mostre personali allo Studio Arena di Verona La luce nel pozzo, a cura di Marco Meneguzzo per cui, nel pozzo che noi vediamo creato dagli specchi e dai neon, Scirpa “…mette in scena la finzione nello stato più puro” ; a Rosso Vermiglio di Padova, Labirinti di luce a cura di Vittoria Coen che vede nel Ludoscopio “…un invito alla riflessione, … un lasciarsi andare per pensare, …”, ed a ArteAGallery di Milano, L’infinito possibile a cura di Francesco Tedeschi che afferma: “…Gli elementi portanti della sua opera, nelle diverse forme che essa assume, sono la luce e lo spazio,.. la luce come strumento di colore e di forma è ad essi essenziale: una luce che concretizza le geometrie, genera figure formali in grado di attrarci e condurci in una profondità,…in uno spazio senza dimensioni..” Nel 2017 RossoVermiglioArte di Padova presenta una sua personale alla ArteFiera di Bologna.  Alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento si inaugura una sua personale “La forma della luce–La luce della forma” a cura di Marco Meneguzzo che sottolinea come “la forma della luce…trascende questa fisicità e diventa sostanza immateriale, diventa la luce della forma….,”  Successivamente al MACA di Acri partecipa alla mostra “Arte interattiva” a cura di Monica Bonollo e nel 2018 a Torino, Museo Ettore Fico, “100% ITALIA”, Cent’Anni di Capolavori. Nel 2019 realizza una mostra personale a Milano, Gaggenau hub,  “Sconfinamento” a cura di Sabino M. Frassà che sottolinea come “l’artista ha indagato, sperimentato e simulato l'assenza di limiti, lo “sconfinamento” appunto”. Partecipa a Senigallia alla mostra “Materie Prime – Dalla terra alla luce”, a Waldenbuch, Museum Ritter “1919-2019” e a Pontedera “Arcadia e Apocalisse”. Nel 2020 è presente alla Biennale Light di Mantova, Elogio della luce. Negli ultimi anni Scirpa realizza, con rigore geometrico e spirito innovativo, due opere scultoree in marmo bianco di Carrara ed in legno laccato bianco che evocano il Teatro greco di Siracusa: in esse le gradinate della cavea si raddoppiano, diventando circolari e sono rivolte anche all’esterno. Recentemente ha realizzato una struttura al neon che ricorda il Teatro greco, il cui progetto risale all’anno 2000. In un momento storico come il nostro in cui si manifesta la convivenza di vari linguaggi e l’artista può rivisitare esperienze passate, egli recupera il suo linguaggio delle prime denunce consumistische o quello sperimentale del mezzo elettronico e, nel proporre i suoi percorsi prospettici di spazi-luce, offre oggi nuove possibilità espressive su cui riflettere.
Sue opere sono in collezioni e musei tra i quali MAGA (Gallarate), Museo del Novecento (Milano),  Civiche Raccolte Bertarelli - Castello Sforzesco (Milano), Biblioteca di Brera (Milano), MACTE Museo d’Arte Contemporanea (Termoli), MART- VAF-Stiftung  (Trento e Rovereto), Museo MAGI ‘900 (Pieve di Cento), MAPP Museo d’Arte Paolo Pini (Milano), Musée des Beaux-Arts (Caen), Museum Ritter (Waldenbuch), Museo Civico d'Arte Contemporanea (Gibellina), Museum (Bagheria), Fabbriche Chiaramontane (Agrigento), Galleria Nazionale d’Arte Moderna (Roma), Gallerie d’Italia (Milano).
Ha realizzato opere per spazi pubblici e chiese: nel 1965, un grande mosaico al Centro Internazionale del Movimento dei Focolari a Rocca di Papa (Roma) e uno all’Auditorium del Centro Internazionale di Loppiano (Fi) e dei dipinti nella Chiesa del D. P. a Cernusco sul Naviglio (Milano) dove sono stati installati anche suoi Ludoscopi sopra l’altare e il Battistero.
Al suo lavoro hanno dedicato saggi ed annotazioni critiche:
Riccardo Barletta, Pietro Baj, Carlo Belloli, Luigi Bianco Guglielmo Boselli, Giorgio Bonomi, Rossana Bossaglia, Ginevra Bria, Domenico Cara, Luciano Caramel, Silvio Ceccato, Jacqueline Ceresoli, Claudio Cerritelli, Cesare Chirici, Vittoria Coen, Andrea Del Guercio, Mario De Micheli, Marina De Stasio, Giorgio Di Genova, Gillo Dorfles, Vittorio Fagone, Ornella Fazzina, Pedro Fiori, Carlo Franza, Sabino Frassà, Carmelo Genovese, Flaminio Gualdoni, Sara Liuzzi, Annette Malochet, Corrado Maltese, Gabriel Mandel, Giorgio Mascherpa, Luigi Meneghelli, Marco Meneguzzo, Marta Michelacci, Bruno Munari, Carlo Munari, Antonio Musiari, Daniela Palazzoli, Demetrio Paparoni, Francesco Poli, Pierre Restany, Roberto Sanesi, Giorgio Segato, Carmelo Strano, Luigi Tallarico, Francesco Tedeschi, Carlo Terrosi, Maria Torrente, Antonino Uccello, Miklos N. Varga, Alberto Veca, Francesco Vincitorio, Maurizio Vitta, Emanuele Zucchini.  
É stato docente all’Accademia di Belle Arti di Brera. Vive ed opera a Milano.
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derearchiviatoria · 3 years
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Porta Genova area Milan, Italy 1987 Antonio Monestiroli (1940–2019) Abbiamo inteso il progetto come ricerca sulla forma urbana. Il tema è stato posto dal punto di vista morfologico, senza affrontare la questione di una possibile vocazione dell’area a funzioni particolari, ma accettando come positiva la sua ricchezza funzionale e cercando di risolvere le contraddizioni presenti nella struttura urbana. Sull’area dei binari di porta Genova convergono parti di città costruite in tempi e con modalità diverse. A Nord l’asse di via Bergognone appartiene ai piani Masera-Albertini, la cui espansione ha trovato un ostacolo nella ferrovia che ne segna un limite di contenimento. A sud la campagna disordinatamente occupata nel tempo da insediamenti diversi, residenziali e industriali, situati senza alcun criterio ordinativo che mostra ancora la sua conformazione e contiene alcuni dei suoi elementi propri come rogge, cascine ecc. A est verso la piazza della stazione, il tessuto ottocentesco, costruito ordinatamente sui Navigli e la Darsena. Queste tre parti di città convergono sull’area in questione che deve essere costruita in modo da esaltare gli aspetti positivi di ognuna di esse. Due luoghi urbani dunque in cui avviene una forte mutazione del tessuto, che si pongono come terminali di un sistema di assi viari. Due luoghi che vanno costruiti in modo da rappresentare con evidenza questo loro carattere. Il tratto in curva lungo la via Valenza sarà semplicemente di collegamento fra essi. Si è ipotizzato di affidare a due grandi edifici per uffici il compito di definire e di rappresentare l’identità del luogo in cui sorgono. Cercando di stabilire per estensione se con edifici destinati al terziario pubblico o privato, è possibile costruire luoghi formalmente compiuti, luoghi specifici che rendano riconoscibile la struttura della città moderna. In alternativa all’ipotesi dei centri direzionali. In fondo a via Bergognone quattro torri collegate da un unico basamento definiscono un edificio che conclude il rettifilo e si affaccia sul Naviglio e sulla campagna al di là di questo. A sua volta dal parco rurale questo edificio si presenta come un limite della città ottocentesca. Sull’alzaia le quattro torri costruiscono un luogo particolare prima e dopo il quale il Naviglio ha caratteri formali molto diversi. Nella piazza della stazione un grande edificio in linea occupa il posto dell’attuale edificio ferroviario. Ne riprende la divisione in tre parti legandosi saldamente alla forma convergente dei tre isolati antistanti. Tra i due edifici per uffici, costruiti in ferro e vetro, undici case in linea sono posate su un unico basamento che segue la curva della via Valenza. Queste case destinate ai ferrovieri. si affacciano ognuna su un proprio giardino collegato con gli altri attraverso due passaggi continui che conducono da una parte all’affaccio sulla piazza, dall’altra sul Naviglio, il parco, le torri. Antonio Monestiroli
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orianagportfolio · 3 years
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Giuseppe Fava: scrivevo di mafia ridendo. Se ridi, le togli potere. / Il Bullone - OrianaG
Pubblicato su Il Bullone n° 35, maggio 2019.
Pippo Fava è giornalista, drammaturgo, pittore, romanziere. Nato a Catania nel 1925, dedica la vita a raccontare il mondo della mafia, ci incontriamo per la mostra a Milano di dipinti, schizzi a penna, bozzetti di scenografie. In tram mi arriva una pessima notizia. Lo sforzo per non pensarci aspettandolo in Buonarroti, davanti alla casa di riposo per musicisti, è infinito. Poi arriva sorridente e mi abbraccia, come un vecchio amico. 
Non ho domande. «Perché?»
Troppi temi "miei", mafia, teatro, giornalismo, sport. Non riesco a razionalizzare. Se ti va, andiamo a braccio. «Va bene! Ti racconto della mostra?»
Va bene! «È un lavoro nato dall'archivio della Fondazione a cui lavora anche mia nipote Francesca, che va nelle scuole per far conoscere il mio lavoro e parlare di anti mafia. Ma l'impegno più grande ora è il riordino dell'archivio. Ha iniziato mio figlio con sua moglie, continua lei. Sono riusciti persino a ritrovare un testo che scrissi con Pippo Baudo!»
Pippo Baudo? «Ci siamo conosciuti a Catania, è un po' più giovane di me. Ha incontrato anche mia nipote a una prima a teatro. Comunque, ti dicevo, la mostra. Vacci a Milano, fino all'8 giugno, alla Biblioteca Sormani. I miei dipinti in casa li ho sempre appesi, e qualche personale l'ho fatta, per il gusto di spiare la gente, come reagiva. Ma hanno trovato anche tanti schizzi, disegni che nemmeno ricordavo di aver conservato. Li facevo al bar, sovrappensiero. Dipingevo anche le pietre, prese a Taormina in spiaggia.»
Cosa hai studiato? «Giurisprudenza a Catania. Mi piaceva scrivere però. Il primo racconto me l'hanno pubblicato due giorni dopo la laurea. Francesca ha ritrovato il manoscritto e il ritaglio di giornale incorniciato, da mio padre penso. Racconti, spettacoli teatrali, articoli. C'è quasi tutto ancora. È la curiosità il motore. Scoprire le storie, raccontarle, regalarle al mondo. Mi sono sempre appuntato idee, spunti, progetti da sviluppare in un futuro. Vivessi 200 anni non basterebbe a fare tutto.»
Ho tanti flash pensando al tuo lavoro. La morte di mio cugino, le inchieste di Fabrizio Gatti, Peppino Impastato. Era un periodo con un'incredibile concentrazione di teste pensanti. «Tante teste pensanti che sono state fermate, zittite. Oggi con internet sarebbe forse più facile farci scudo uno con l'altro. Eravamo cellule isolate. Stavano nascendo radio e giornali indipendenti, ma erano embrioni. Ma cos’è successo a tuo cugino?»
Ho scoperto tutto per caso, a 18 anni, dopo aver visto "I cento passi" con la scuola. Mio nonno era venuto via nel 1963, per non rischiare che di 11 figli qualcuno rimanesse incastrato in quel giro. Una mia zia si era già sposata ed è rimasta giù. Mio cugino è stato ucciso poco prima della tua intervista da Biagi. «E com'è stato scoprire la verità?»
Infinita gratitudine per il coraggio di mio nonno, incazzata nera perché mi avevano raccontato una bugia, perché un colpevole non ci sarà mai. Ho cercato di farmi raccontare di più. «È importante raccontare e farsi raccontare, perciò ho voluto farlo da Biagi. Mantenere la memoria, la sua potenza, e prendersene la responsabilità. "La mafia non c'è" è una frase comoda, ti fa dormire tranquillo. Ma se ti informi, se la conosci, poi devi per forza prendere posizione, decidere da che parte stare. E inizia il cambiamento. Dai tuoi sei mai scesa?»
Cinque anni fa, due dopo la diagnosi. La malattia ribalta le priorità, e la famiglia ha vinto sulla rabbia. Come io ho una malattia ma non sono la malattia, così la mia famiglia è la mia famiglia, e basta. I tuoi nipoti di te sanno? «Sì, in famiglia se n'è sempre parlato. Il mio pronipote di 10 anni, quest'anno per la prima volta ha letto il mio nome alla manifestazione di Libera ed è molto orgoglioso della storia del bisnonno. Francesca era a Genova e ha fatto lo stesso, scoprendo un approccio molto diverso dal suo. Meno familiari delle vittime, ma stessa voglia di capire e raccontare. Raccontare la tua storia ha un senso se glielo dai tu.»
C'è un pudore che rimane sotto pelle. Sembra spesso brutto parlare di mafia, specialmente dove (sembra) non ci sia. «Per questo la mostra è a Milano. Ne sono fiero, le reazioni della gente mi divertono. I quadri, i disegni, gli schizzi ti obbligano a guardarli, non puoi sfuggire. Fare memoria partendo da Milano è importante per non rimanere isolati. Hanno il 41 bis dietro casa e se lo scordano.»
Ci sono stata. «Com'è stato?»
Tremavo. Racconto al volo la mia storia e la rabbia torna tutta. L'ispettore fa chiamare Roberto, pluriomicida di mafia. Gli chiedo quando uscirà, sorride e risponde: «Mai». Umanità, dolcezza, coraggio. È stato un ceffone. La sua storia mi ha ribaltato le prospettive. «Capisco. Mia nipote Francesca organizza giri della Sicilia in barca a vela con ragazzi del circuito penale. Incontrano ragazzi come loro con cui si confrontano. È un modo per dirgli di guardarsi intorno. La mafia esiste dove c'è povertà, assenza dello stato e ignoranza. Il mio raccontare la mafia non era un "j'accuse" gratuito. Raccontavo i contesti, le persone, quanto è facile cascarci se tutto intorno a te ti fa credere che un'alternativa non c'è. La vela gli racconta strade alternative, perché possano reinventare le loro.»
La tua strada com'è finita? «Scrivevo per lo Stabile di Catania, collaboravo alle scenografie. Mia nipote Francesca recitava in "Pensaci Giacomino". Per non farla annoiare durante le prove, me la portavo nei posti in fondo e le dicevo: "Questo è il posto migliore. Spettacoli ne vedi due, sul palco e in platea." La sera del 5 gennaio dovevo andarla a prendere, l'agguato è avvenuto tra il primo e il secondo atto. Mio figlio Claudio è stato il primo a saperlo. Francesca non è tornata a casa, Turi Ferro, un attore, l'ha portata da lui. Claudio è stato molto attento che le bambine scoprissero la verità poco per volta. La cosa divertente è che da poco, all'angolo vicino alla lapide che mi ricorda, hanno aperto un sexy shop! I gestori sono stupendi, hanno coperto le insegne il 5 gennaio. Ancora rido tantissimo. Ci scriverei un pezzo.»
Di cosa scrivevi su "I Siciliani"? «Di mafia, spesso ridendone. Se ne ridi, le togli potere. Di sport, mia passione da sempre, cultura, musica, spettacolo. Artisti e sportivi hanno molto in comune. Sono modelli sani di riferimento, concentrazione, dedizione. Senza cresce l'indifferenza, la cattiveria gratuita, il vuoto. Tanti giornalisti distratti oggi meriterebbero una testata. La velocità è incredibile, bisogna prendersi la responsabilità anche delle notizie più leggere. Ricordarsi che il direttore ha la responsabilità delle firme, dei debiti, delle minacce. È bello sentire che i miei ragazzi mi chiamano ancora Direttore. E sono orgoglioso dei miei nipoti. Hanno preso strade molto diverse, Claudia giornalista, Alessandra la passione del teatro, Francesca mare e psicoterapia, Cristina commissario di polizia, Emils studia arte... È come se mi fossi diviso in tanti pezzetti dentro di loro.»
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I 90 anni di un grande regista: Giuliano Montaldo
Potete vederlo, il grande vecchio, al suo debutto cinematografico come attore in Achtung! Banditi!, di Carlo Lizzani, alla tenera età di 21 anni. Eh sì, perché Giuliano Montaldo ha festeggiato 90 primavere il 22 febbraio di quest’anno. Proseguì la carriera come sacerdote in La cieca di Sorrento; ancora con Lizzani in Ai margini della metropoli e Cronache di poveri amanti; Il momento più bello (1957) di Luciano Emmer; Gli sbandati (1955) di Francesco Maselli e L’assassino  (1961) di Elio Petri. Come aiuto-regista collaborò anche con Gillo Pontecorvo.
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Il 1961 fu l’anno dell’esordio alla regia con Tiro al piccione (in questo video alcuni minuti del film), tratto dal libro di Giose Romanelli. Nel settembre del 2019, a più di cinquant’anni, il film è stato proiettato alla Mostra del Cinema di Venezia in versione restaurata. “Fu massacrato dalla critica” racconta l’autore “più per prese di posizione politiche che per demeriti artistici. Certo è che io ci rimasi proprio male. Ero giovane ed esordiente ma venivo da esperienze formative molto forti con Lizzani e Petri. Evidentemente, anche se eravamo ormai nei primi anni sessanta, ancora non era il momento per trattare argomenti come la Repubblica di Salò. La mia reazione fu quella di dire: Mollo tutto e torno a Genova a lavorare al porto”.
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Fortunatamente per noi non lo fece e rimase fedele al cinema con Una bella grinta (del 1965 con Renato Salvatori e lo stesso Montaldo), storia quanto mai attuale di un piccolo imprenditore ambizioso che pur di raggiungere il successo non si fa scrupoli morali o sentimentali.
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Del 1967 è Ad ogni costo, film divertente di atmosfera hollywoodiana, diverso dal Montaldo cui siamo più abituati. Un rocambolesco furto di gioielli con un cast d’eccezione: Edward J. Robinson, Janet Leigh, Klaus Kinski, Riccardo Cucciolla, Adolfo Celi.
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Una variazione sul tema ne Gli intoccabili (1969), con Peter Falk, John Cassavetes, Gabriele Ferzetti, Salvo Randone, Florinda Bolkan, Luigi Pistilli: una rapina in un casinò con complicazioni mafiose. Inizia qui la sua collaborazione, praticamente ininterrotta, con Ennio Morricone.
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Nel 1970 il regista ci offre il primo capolavoro della cosiddetta ‘Trilogia del potere’, Gott mit Uns (ovvero, il potere militare), che narra una storia realmente accaduta: il processo sommario seguito da condanna a morte per due disertori della Wehrmacht, nonostante la guerra fosse finita da cinque giorni.
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Il secondo capitolo sarà Sacco e Vanzetti (1971), sul potere giudiziario, il terzo Giordano Bruno (magnifica la fotografia di Vittorio Storaro), sul potere religioso, entrambi con uno strepitoso Gian Maria Volonté.
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In questo video (le cui immagini in parte sono tratte dal film, in parte sono foto d’epoca di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti) Joan Baez (autrice del testo della canzone) interpreta Here’s to You, Nicola and Bart di Morricone. Qui potete ascoltare il brano in un concerto diretto dal maestro a Venezia nel 2007.
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Due curiosità: Tatti Sanguineti, in un documentario su Volonté, fa notare che nella scena dell’arringa, mentre il carrello della cinepresa si allontana, l’immagine si allarga fino a inquadrare la guardia alla quale scende una lacrima: una scena talmente realistica e toccante da commuovere anche gli attori stessi. Inoltre, questo è l’unico film in cui Volonté poté recitare nel suo dialetto natìo, il piemontese. Su questo film e sul tema della pena di morte vi consigliamo anche La morte legale: Giuliano Montaldo racconta la genesi del film Sacco e Vanzetti (prestabile nelle biblioteche dal primo febbraio 2021).
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Ancora un tema forte, la lotta partigiana, per L’Agnese va a morire (1973): perdoniamo alla licenza creativa del regista di aver scelto una donna affascinante come Ingrid Thulin per interpretare la parte della protagonista che, nel libro di Renata Viganò, è tutt’altro che avvenente. Un film duro, come tutti quelli della trilogia e come del resto il romanzo stesso. Un cast davvero stellare: Stefano Satta Flores, Flavio Bucci, Michele Placido, Massimo Girotti, Aldo Reggiani, Ninetto Davoli, Johnny Dorelli e una giovanissima Eleonora Giorgi.
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Di nuovo argomenti scottanti ne Gli occhiali d’oro (1987, tratto da Bassani), antisemitismo e omosessualità ai tempi del regime fascista, con Philippe Noiret, Stefania Sandrelli, Rupert Everett, Valeria Golino.
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Da Flaiano Montaldo ha tratto Tempo di uccidere (1989), con Nicolas Cage e Giancarlo Giannini.
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Non possiamo certo esaurire tutta l’attività artistica del maestro (come attore è del 2006 la partecipazione ne Il caimano di Moretti e del 2018 in Tutto quello che vuoi), ricordiamo le regie teatrali (Turandot nel 2017), le due produzioni per la Rai: lo sceneggiato Marco Polo (1982-83) e il film TV del 1978 Circuito chiuso con Flavio Bucci, vagamente ispirato a un racconto di Ray Bradbury. Una curiosità: l’idea meta-cinematografica di un intervento dei personaggi dello schermo nella vita reale è la stessa (le menti grandi pensano le stesse cose!) che troviamo in La rosa purpurea del Cairo, film di Woody Allen del 1985.
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«Montaldo ha lavorato in tutti e cinque i continenti e con i più grandi nomi del panorama internazionale. E questo perché è prima di tutto un grande sperimentatore, un ‘pioniere’ che non ha mai avuto paura di essere il ‘primo’, uscendo molto spesso dagli schemi precostituiti, imboccando strade impervie o trattando temi scomodi e personaggi controversi. Un artista eclettico, che ha fatto della sua arte il suo impegno politico, e dei suoi film, ancora oggi, il migliore manifesto contro l’intolleranza» (dalla quarta di copertina del volume Giuliano Montaldo: una storia italiana).
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ryttu3k · 3 years
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Last did this in 2017! My top five (in no particular order, first place aside) for each year since 2006, which is when I started watching seriously! Italicised name is my favourite for that year.
2006
Mihai Traistariu (Romania) - Tornero
Lordi (Finland) - Hard Rock Hallelujah
Sibel Tuzun (Turkey) - Superstar
LT United (Lithuania) - We Are The Winners
Dima Bilan (Russia) - Never Let You Go
2007
Marija Serifovic (Serbia) - Molitva
Eric Paplaya (Austria) - Get A Life Get Alive
Verka Serduchka (Ukraine) - Dancing Lasha Tumbai
Natalia Barbu (Moldova) - Fight
Koldun (Belarus) - Work Your Magic
2008
Laka (Bosnia-Herzegovina) - Pokusaj
Pirates Of The Sea (Latvia) - Wolves Of The Sea
Jelena Tomasevic (Serbia) - Oro
Dima Bilan (Russia) - Believe
Euroband (Iceland) - This Is My Life
2009
Malena Ernman (Sweden) - La Voix
Svetlana Loboda (Ukraine) - Be My Valentine! (Anti-Crisis Girl)
Nelly Ciobanu (Moldova) - Hora Din Moldova
Flor-de-Lis (Portugal) - Todas As Ruas Do Amor
Noa & Mira Awad (Israel) - There Must Be Another Way
2010
Paula Seling & Ovi (Romania) - Playing With Fire
Sun Stroke Project & Olia Tira (Moldova) - Run Away
Vukasin Brajic (Bosnia & Herzegovina) - Thunder And Lightning
maNga (Turkey) - We Could Be The Same
Hera Björk (Iceland) - Je Ne Sais Quoi
2011
Getter Jaani (Estonia) - Rockefeller Street
Giorgos Alkaios & Friends (Greece) - OPA!
Dino Merlin (Bosnia & Herzegovina) - Love In Rewind
Eric Saade (Sweden) - Popular
Kati Wolf (Hungary) - What About My Dreams
2012
Loreen (Sweden) - Euphoria
Buranovskiye Babushki (Russia) - Party For Everybody
Mandinga (Romania) - Zaleilah
Kaliopi (FYR Macedonia) - Crno I Belo
Pasha Parfeny (Moldova) - Lăutar
2013
Cezar (Romania) - It’s My Life
Emmelie de Forest (Denmark) - Only Teardrops
Aliona Moon (Moldova) - O Mie
Koza Mostra and Agathonas Iakovidis (Greece) - Alcohol Is Free
Margaret Berger (Norway) - I Feed You My Love
2014
Conchita Wurst (Austria) - Rise Like A Phoenix
Aram MP3 (Armenia) - Not Alone
Paula Seling & Ovi (Romania) - Miracle
Pollaponk (Iceland) - No Prejudice
Softengine (Finland) - Something Better
2015
Bojana Stamenov (Serbia) - Beauty Never Lies
Mans Zelmerlow (Sweden) - Heroes
Guy Sebastian (Australia) - Tonight Again
Maraaya (Slovenia) - Here For You
Ann Sophie (Germany) - Black Smoke
2016
Mans Zermerlow & Petra Mede (Sweden) - Love Love Peace Peace
Okay no that was totally the best song of the night fight me. Next four in no particular order because you scientifically can’t beat Love Love Peace Peace.
Laura Tesoro (Belgium) - What’s The Pressure
Dami Im (Australia) - Sound Of Silence
Poli Genova (Bulgaria) - If Love Was A Crime
Barei (Spain) - Say Yay!
2017
Ilinca feat. Alex Florea (Romania) - Yodel It!
Naviband (Belarus) - Story Of My Life
IMRI (Israel) - I Feel Alive
Jana Burceska (FYR Macedonia) - Dance Alone
Tijana Bogicevic (Serbia) - In Too Deep
2018
Netta (Israel) - Toy
Eleni Foureira (Cyprus) - Fuego
Jessika feat. Jenifer Brenning (San Marino) - Who We Are
Saara Aalto (Finland) - Monsters
Yianna Terzi (Greece) - Oniro Mou
2019
Only four here. This was... not my favourite year.
KEiiNO (Norway) - Spirit In The Sky
Kate Miller-Heidke (Australia) - Zero Gravity
Miki (Spain) - La Venda
ZENA (Belarus) - Like It
2020
😭
2021
Måneskin (Italy) - Zitti E Buoni
Go_A (Ukraine) - Shum
Blind Channel (Finland) - Dark Side
Efendi (Azerbaijan) - Mata Hari
Destiny (Malta) - Je Me Casse
Top three years by number of favourite songs (songs I rated 8/12 or higher) are now 2008 (16 songs), 2014 (13 songs), and 2021 (14 songs), and honourable mention to 2016 for the best hosting in the history of the show (10 songs). Least favourite was 2019 (four songs. Four).
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fashionbooksmilano · 1 year
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Labirinto Luzzati
Un percorso biografico
a cura di Sergio Noberini
Genova University Press, Genova 2022, 79 pagine, 21x21cm, ISBN 978-88-3618-117-9
euro 22,00
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Il volume è la testimonianza della mostra omonima voluta dal Comune di Genova nel 2019 per ricordare Emanuele Luzzati a dieci anni dalla sua scomparsa. Il testo vuole documentare i criteri e i materiali dell’allestimento espositivo per sezioni corredate di testi e testimonianze. Luzzati, insieme a Paolo Poli, Aldo Trionfo, Alessandro Fersen e altri, è stato uno dei protagonisti della cultura del ’900, operando nel mondo del teatro, dell’illustrazione e del cinema d’animazione. La mostra è nata come traccia per un ciclo di esposizioni tematiche con approfondimenti e ulteriori materiali originali. La pubblicazione costituisce il primo appuntamento per documentare le numerose discipline ed esperienze artistiche di Emanuele Luzzati. Le cinque sezioni ripercorrono la carriera di Luzzati dalla formazione presso l’École des Beaux Arts di Losanne e le prime opere realizzate con la tecnica dell’incisione, per continuare con l’esperienza teatrale e la lunga attività nel campo dell’illustrazione e concludendo con la produzione ceramica, gli arredi urbani e navali e il cinema d’animazione.
26/07/23
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borisbubbles · 5 years
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Eurovision 2010s: 60 - 56
60. Emma - La mia città Italy 2014 
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Emma is short for “Emmanuella”. 😍 Clearly the inspiration for this act:
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You may not know this, but “La mia citta” is probably my favourite song out of 2014? It’s ROCKIN’ A RIDE (na na na na na na) of high voltage energy that I instantly became addicted to.  😍 Of course we were also immediately forewarned that Emma couldn’t sing her own song (which is hilarious, but yeah  😬)  so I was expecting a ready disappointment.  What I did NOT expect however was that Italy would yank UP the fun factor by trapping Emma into the direct-to-video sequel of Tinto Brass’s Caligula and letting her steal the show even more. 😍 ITALY <3 <3 <3 
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The vocals may have been beyond subpar, but Emma flailing herself around the stage, contorting her body in IMPOSSIBLE angles, dismissively pushing the beta manfolk around like the boss she is gives me SO MUCH LIFE. If she had sung in a key that suited both her voice and the song, she would’ve ranked even higher, but a spot right outside of the highest tier will have to do. ALL HAIL THE EMPRESS OF TERRIBLE TASTE. 
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59. AWS - “Viszlát nyár” Hungary 2018
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[2018 Review here]
GIVE ME FIRE, I’M A FIGHTER!
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2018 may not have been as great of an experience for me as it has been for many others, but good god did it NEED AWS. A 2018 without AWS has no high voltage, uptempo, loud, aggro ENERGY. “But Boris there’s also Toy” yeah no. Na na banana I do what I wanna :-) 
and honestly, why shouldn’t we love “Viszlát nyar”? Loss songs that instead of mourning solemnly burst into a primordial tempest of ire and flame. IT’S INTENSE, all thanks to Orz’s excellent performance. 
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and this comes WITHOUT the consideration that AWS were the backstage deities for the 2018 contest as well, providing many hilarious interviews and other moments of levity. 
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AWS were great, because they weren’t a typical Eurovision entry. They are an indie metal band from Hungary that won A Dal by accident and in doing so were thrusted into an adventure beyond their wildest expectations. They never took Eurovision seriously, but regardless they had loads of fun with it and so did I. We will continue this line of thought when we get to a certain deadpan Slovene duo, much, much later in this ranking. 🤭
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58. Loïc Nottet - “Rhythm inside” Belgium 2015
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Cutting Loïc means I have my change my t-shirt into the one my friend gave me for my 25th birthday (😍)
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and I mean what is there to say about Loïc? He’s widely regarded as one of the most artistic and memorable entrants in recent years, sparking a hot streak of entries which ended when Sennek refused to rehearse her song/come up with an act. 
I may as well use this moment for a little confession: Avant Garde is one of my favourite Eurovision genres. AG entries are always interesting, always delivering, always different from what we’re used to. They are brave and inspired. When well-executed they can easily becomes some of the all-time best Eurovision entries.
“Rhythm inside” also falls into the category, taking a fairly simple subject (the beating of the human heart) and turning it into a metaphilosophical journey of discovery, star matter and mindblowiness. Loïc launched “Rhythm” into greatness, providing excellent vocals, dancing and miming. 
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and also like all amazing things in life, it contains a small dose of SuRie: 
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However, avant garde often comes with one massive problem: poorly-executed AG tends to frame every twirl, fart and headturn as a testament of some highly ~artistic vision~ when it adds nothing of value. In other words, fuckin’ meaningitis. “Rhythm inside” is actually one of the worst offenders, imo. For every epic moment of Loïc gazing into the camera or twirling around like an ebon cygnet, we get a tryhard one in which somebody lays themselves down and starts kicking their feet into the air for no reason and *sigh*. 
It saddens me that  “Rhythm inside”, despite being a very innovative composition that explores the boundaries of music, tries too hard to sell its own artistry and well... it is that moment of self-doubt which prevents me from ranking it inside the elite tier. BELIEVE IN AND LOVE THYSELF!!!
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57.  Madame Monsieur - “Mercy” France 2018
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[2018 Review Here]
Every year is defined by its political zeitgeist, and in 2018 there were two defining themes: #MeToo, covered by “Toy”, and “Transmigration” covered by Madame Monsieur. I soon was convinced one of them would win 2018, which happened, but sadly it was the weaker of the two entrants 😭
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Regardless, Madame Monsieur deserve all the praise they can get. It is SO easy to take a topic such as “migration” and turn it into an Americanized story of Wrong And Right. It’s SO easy to turn it into a sob story. It’s SO easy to cheapen the plight over others for self-gain. It is important to remain authentic, austere and respectful. 
Which is exactly that Madame Monsieur did. 
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Using a peppy synthpop beat as a platform to carry their haunting lyrics (”je suis ces enfant que la mer a pris” ::shivers::), Emilie and Jean-Karl turn “Mercy”, a tribute to a baby born at sea to refugee parents, into a true humanitarian hymn, focusing on their message and letting this speak for itself. The end result is pretty potent. THE SEA OF FISTBUMPS <3
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So naturally I really fucking love “Mercy”. However, I also think it was lacking in the little area of staging. While I do think the intent of keeping it sober and free of gimmicks was a clever coice, the gut-punching message didn’t exactly come across.
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The act was too subtle. It’s the Hassani story of France getting outclassed by Italy at the last second, but much stronger than with Bilal. I don’t think the lack of LEDs was the issue though, like, just bring stage props? Work the camera more? It sucks that I have to nitpick so close to the highest tier, but the fact that I do proves to me that “Mercy” can’t make it that far. RIP sweet synth angels. 
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56. DiHaj - “Skeletons” Azerbaijan 2017
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[2017 Review here] Another lovable avant garde angel, morph! DiHaj improved quite a bit for me on the rewatch, but I can’t let her move onto the elite tier for reasons that I think are obvious. (If they are not, please unmute your computer.)
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HOWEVER, I do think “Skeletons” a great, dark moody song that is highly entertaining. It is, for the most part a great example of how to do novelty at Eurovision: It displays the greatest strength of modern Azerbaijan: the visually stunning SPECTACLE. Music is supposed to a form of expression and DiHaj goes ALL OUT.
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Of course, I understand that the act isn’t to everyone’s taste and it does suffer a *little* bit from Fuckin’Meaningitis™ , which is fair enough. At the same time... the story told here is pretty obvious? There is no dispute that this song is about a broken relationship and the moral dilemma that often comes with it. Azerbaijan stuck with the source material provided by the song and that makes Skellingtons’ act much better than that of “Rhythm inside”. It’s a captivating story, because it makes sense. 
Too bad those Professional Swedish Backings sounded like crap tho...x
And that was the last of Azerbaijan,
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After a pretty terrible start of the decade, Azerbaijan reinvented themselves as trash angels and the rest is herstory. I hope they continue to dazzle us with ridiculousness in the years to come. 😍
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And now we move on to the higher tier. CONGRATULATIONS TO THESE (nearly) FLAWLESS ANGELS:
2010 
Juliana Pasha - “It’s all about you” Tom Dice - “Me and my guitar” Kuunkuiskaajat - “Työlki ellää” Jessy Matador - “Allez ola olé” Giorgos Alkaios & Friends - “OPA” Paula Seling & Ovi - “Play with fire” maNga - “We could be the same”
2011
Dino Merlin - “Love in rewind” Poli Genova - “Na inat” Lena - “Taken by a stranger” Maja Keuc - “No one”
2012
Ott Lepland - “Kuula” Pasha Parfeny - “Lăutar” Loreen - “Euphoria”
2013
Elitsa Todorova & Stoyan Yankulov - “Samo shampioni” Koza Mostra ft. Agathonas Iakovidis - “Alcohol is free” Gianluca - “Tomorrow” Who see ft. Nina Zizic - “Igranka” Anouk - “Birds” Zlata Ognevich - “Gravity”
2014
Aram MP3 - “Not alone” Conchita Wurst - “Rise like a phoenix” Cleo - “My słowianie- We are slavic” Tinkara Kovač - “Round and round” Ruth Lorenzo - “Dancing in the rain” Sebalter- “Hunter of Stars”
2015
Elina Born & Stig Rästa - “Goodbye to yesterday” Nadav Guedj - “Golden Boy” Aminata - “Love Injected” Polina Gagarina - “A million voices” Bojana Stamenov - “Beauty never lies” Måns Zelmerlöw - “Heroes”
2016
Iveta Mukuchyan - “LoveWave” Laura Tesoro - “What’s the pressure?” Poli Genova - “If love was a crime” Nika Kocharov & Young Georgian Lolitaz - “Midnight gold” Hovi Star - “Made of Stars” Francesca Michielin - “No degree of separation”
2017
NAVIBAND - “Story of my life” Blanche - “City lights” Joci Pápai - “Origo” fusedmarc - “Rain of revolution” JOWST ft. Aleksander Wallmann - “Grab the moment”
2018
Rasmussen - “Higher ground” Elina Nechayeva - “La Forza” Ieva Zasimauskaite - “When we’re old” DoReDoS - “My lucky day” Lea Sirk - “Hvala, ne!” ZiBBZ - “Stones”
2019
Kate Miller-Heidke - “Zero gravity” Mahmood - “Soldi” KEiiNO - “Spirit in the sky” Zala Kralj & Gašper Šantl - “Sebi”
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personal-reporter · 5 years
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Miniartextil 2019 a Como: una nuova forma d’arte
Miniartextil è una rassegna annuale d’arte contemporanea di Como, che propone la migliore produzione artistica internazionale nel contesto della Textile Art o Fiber Art, un settore dell’arte contemporanea che riprende antiche nozioni tessili rivoluzionandone, tuttavia, schemi e materiali. Nata a Como nel 1991, negli anni la manifestazione ha saputo crescere oltre i confini nazionali ed è diventata una protagonista in diverse città italiane ed estere. Tutto ebbe inizio quando, partecipando con un minitessile di Mimmo Totaro a una collettiva a Genova, alla Galleria Il Punto, un gruppo di ragazzi di Como scoprì quanto erano belli e preziosi questi manufatti chiamati minitessili, piccole opere realizzate con tecniche o materiali tessili in piccola scala – 20 centimetri per lato. Così nacque Miniartextil e anche Arte&Arte, un’associazione culturale che da trent’anni collabora con tanti artisti e professionisti che amano la mostra. Fra due anni saranno festeggiati i primi trent’anni della mostra, un evento che si potrà condividere con tutti quelli che hanno questa grande passione e un profondo amore per l’arte. Da oltre dieci anni la mostra è ospitata anche in Francia a Montrouge-Parigi, a Venezia, e sta allargando i propri orizzonti in Spagna, Germania e Stati Uniti. La 29° edizione di Miniartextil, ideata dall’associazione Arte&Arte, si svolgerà a Como, alla ex Chiesa di San Francesco, da sabato 28 settembre a domenica 17 novembre, per proseguire nel suo percorso itinerante nelle sedi estere. Il tema di Miniartextil Como 2019 è Pop Up, visto come l’improvvisa apertura di una finestra, attraverso cui ci si può affacciare a una diversa prospettiva. Che cosa è successo? Un miracolo: dal nulla, la possibilità del tutto. Le opere devono essere originali e di dimensioni categoricamente 20×20 cm. Bi o tridimensionali, poi i lavori selezionati saranno esposti in tutte le sedi espositive e rispediti agli artisti entro la fine di dicembre 2019.   Read the full article
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retegenova · 5 years
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Giovedì 27 e venerdì 28 giugno – ore 19.00
Dal bozzetto al palcoscenico – visita guidata
Luzzati Lab – vico Amandorla 3 cancello
  Mostra + visita euro 8
Il biglietto della mostra dà accesso anche a LABIRINTO LUZZATI – PALAZZO DUCALE 1 GIUGNO – 3 NOVEMBRE 2019
DA MAR A VEN 15 – 19   SAB /DOM 11 – 19 – Lunedi chiuso
Una visita guidata alla mostra Dal bozzetto al palcoscenico con l’attore Pietro Fabbri che illustrerà gli elementi scenografici in mostra ,  animando il racconto  con alcuni brani tratti dai testi degli spettacoli cui appartengono le scenografie esposte.
La visita guidata è su prenotazione.
La prenotazione dovrà essere registrata scrivendo a [email protected] o telefonando al 010.2470793  entro le ore 19 del giorno precedente alla data scelta.
L’appuntamento per i partecipanti sarà in mostra alle 18.45 .
La visita sarà confermata  se raggiunto  il numero minimo di partecipanti.
      LUZZATI LAB
Fino  al 14 luglio 2019  
DAL BOZZETTO AL PALCOSCENICO 
Ideazione Emanuele Conte
A cura di Paolo Bonfiglio
(orario da martedì a domenica dalle 15 alle 19 – chiuso lunedì)
    In occasione del compleanno di Emanuele Luzzati, in omaggio alla sua figura umana ed artistica, la Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse quest’anno inaugura una nuova collaborazione, oltre quella già consolidata con i Giardini Luzzati,  con la Fondazione Palazzo Ducale .
Verrà presentata , parallelamente alla mostra  Labirinto Luzzati, Dal Bozzetto al palcoscenico,
da un’idea di Emanuele Conte, a cura di Paolo Bonfiglio, un’esposizione dedicata all’aspetto squisitamente scenografico del lavoro del Maestro Luzzati.
Un percorso narrativo costruito con scenografie originali realizzate da bozzetti, materiale di scena creato per alcune produzioni storiche del Teatro della Tosse, modellini e burattini di Luzzati e Cereseto.
La mostra si completerà con materiale di archivio, filmati, interviste al maestro e un’installazione video, ispirata a “La mia scena è un bosco”.
L’allestimento coinvolgerà l’interno e l’esterno del Luzzati Lab, spazio polifunzionale di grande suggestione, nel cuore del centro storico, restaurato  nel 2017 per ospitare pubblico ed artisti, corsi di teatro, incontri ed esposizioni, sede dello storico laboratorio di scenografia che Emanuele Luzzati donò al Teatro della Tosse e dove nacque  la sua scuola.
La mostra sarà visitabile dal 1 giugno al 14 luglio (orario da martedì a domenica dalle 15 alle 19 – chiuso lunedì). 
Si ringrazia per il contributo Centro Latte Rapallo.
    Il 3 giugno ,come ormai da diversi anni, la festa di compleanno offerta alla città.
 Il pomeriggio  si aprirà  alle ore 17.30 ai Giardini Luzzati con il monologo de Il BAGATTO, estratto da I Tarocchi e  proseguirà con la parata dei Tarocchi.
Il pubblico verrà accompagnato a visitare la mostra al Luzzati Lab, poi assisterà  al Gran Ballo dei Tarocchi  nel cortile di Palazzo Ducale per terminare con  la visita  alla mostra LABIRINTO LUZZATI.   
    BIGLIETTO CONGIUNTO
(con mostra LABIRINTO LUZZATI a Palazzo Ducale)
Intero: 6 euro
ridotti convenzionati, gruppi: 5 euro
ridotti fino a 14 anni  e scuole:  3euro
  Con il  biglietto della mostra ingresso ridotto alla repliche dello spettacolo PINOCCHIO CIRCUS in scena dal 4 al 13 luglio (domenica e lunedì riposo –  al Parco Villa Duchessa di Galliera di Voltri)
      Davide Bressanin
Ufficio stampa
Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse ONLUS
www.teatrodellatosse.it
      #gallery-0-5 { margin: auto; } #gallery-0-5 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 33%; } #gallery-0-5 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-5 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Cooperativa Battelieri del Porto di Genova
NetParade.it
Quezzi.it
AlfaRecovery.com
Comuni-italiani.it
Il Secolo XIX
CentroRicambiCucine.it
Contatti
Stefano Brizzante
Impianti Elettrici
Informatica Servizi
Edilizia
Il Secolo XIX
MusicforPeace Che Festival
MusicforPeace Programma 29 maggio
Programma eventi Genova Celebra Colombo
Genova Celebra Colombo
Dal bozzetto al palcoscenico – visita guidata / 27 e 28 giugno Giovedì 27 e venerdì 28 giugno - ore 19.00 Dal bozzetto al palcoscenico – visita guidata…
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/04/10/viaggiatori-tedeschi-nel-sud-italia/
Viaggiatori tedeschi nel Sud Italia
di Paolo Vincenti
L’interesse dei tedeschi per il sud Italia parte da lontano. Già nel Cinquecento, Paul Schede detto Melissus (1539-1602) parlò di Rudiae negli Epigrammata in urbes Italiae del 1585 (1). Johann Heinrich Bartels (1761-1850) visita il Sud ma solo la Calabria e la Sicilia, verso la fine del Settecento, e documenta il suo viaggio nell’opera Briefe über Kalabrien und Sizilien. Dieterich, Göttingen 1787–1792 (2). Nel Settecento, arrivano in Italia il Barone von Riedesel  e il pittore Jacob Philipp Hackert. Abbiamo già detto del tedesco Johann Hermann von Riedesel, barone di Eisenbach (1740-1785) e del suo libro, Un viaggiatore tedesco in Puglia nella seconda metà del sec. XVIII. Lettere di J.H.Riedesel a J.J.Winckelmann, che è, come dice il titolo, un’opera epistolare, diretta al famoso archeologo Winckelmann (3).
Diplomatico e ministro prussiano, Riedesel aveva conosciuto a Roma e frequentato il Winckelmann, il quale gli aveva fatto da guida nella esplorazione dei monumenti della città. Il suo libro divenne un punto di riferimento in Germania e fu molto letto, anche da Goethe, che lo elogia nella sua opera “Viaggio in Italia”, in cui sostiene di portarlo sempre con sé, come un breviario o un talismano, tale l’influenza che quel volume, per la puntigliosità e l’esattezza delle notizie, esercitava sugli intellettuali (4).
Jacob Philipp Hackert (1737-1807), nella sua opera pittorica I porti delle Due Sicilie (Napoli 1792) inserì i porti di Gallipoli e di Otranto. Il grande artista divenne pittore di corte del re Ferdinando IV di Napoli e in questa veste fu in Italia con molti incarichi come quello di supervisionare il trasferimento della collezione Farnese da Roma a Napoli. Fu amico di Goethe che scrisse di lui nella sua opera “Viaggio in Italia”. Ma l’incarico più prestigioso che il pittore ricevette dal re Ferdinando IV fu la commissione del famoso ciclo di dipinti raffiguranti i porti del Regno di Napoli.
Le numerose vedute dei porti si articolano in tre gruppi suddivisi tra le vedute campane, pugliesi, calabresi e siciliane. Per eseguire i disegni preparatori si recò così in Puglia e in Campania. La serie comprende 17 quadri e si trova ancora oggi custodita alla Reggia di Caserta; vi sono raffigurati esattamente i porti di Taranto, Brindisi, Manfredonia, Barletta, Trani, Bisceglie, Monopoli, Gallipoli, Otranto.
La serie è stata in mostra, dal 20 giugno al 5 novembre 2017, presso la Sala Ennagonale del Castello di Gallipoli (Lecce).  L’esposizione intitolata “I porti del Re”, a cura di Luigi Orione Amato e Raffaela Zizzari, prodotta dal Castello in collaborazione con la Reggia di Caserta e il Comune di Gallipoli, ha visto all’inaugurazione l’intervento dello storico dell’arte Philippe Daverio e del direttore generale della Reggia di Caserta, Mauro Felicori (5). Nel giugno 2018, si è tenuta a Brindisi la grande mostra: “Brindisi: Porto d’Oriente”, a  Palazzo Nervegna, dove è stato possibile “ammirare per la prima volta  il celebre quadro ‘Baia e Porto di Brindisi’ che il vedutista prussiano Jakob Philipp Hackert realizzò nella seconda metà del ‘700 su incarico del re Ferdinando IV di Borbone. L’esposizione è stata organizzata nell’ambito del progetto ‘La Via Traiana’ e comprendeva una serie di opere che raccontano la storia della città attraverso alcune vedute del porto, fatte dai viaggiatori del ‘700” (6). Anche lo scrittore Johann Wilhelm von Archenholtz (1741-1813), famoso politologo, era stato in Italia ma egli, pur essendo tedesco, aveva pubblicato un’opera intitolata England und Italien, nel 1785, nella quale contrapponeva i due paesi, appunto il Regno Unito e l’Italia, con due sistemi politici diversi, propendendo decisamente per l’Inghilterra. Tuttavia nelle critiche feroci che Wilhelm fa a Genova, Venezia, allo Stato della Chiesa e al Regno di Napoli, è facile scorgere una larvata accusa alla sua Germania (7). Il poeta Friedrich Leopold Stolberg (1750-1819) nella sua opera Reise in Deutschland, der Schweiz, Italien und Sicilien in den Jahren 1791 und 1792, 4 voll., 1794, documenta il suo viaggio nel sud Italia dove però manifesta una posizione anticlassica e irrazionalistica, che provocò la sdegnata reazione di Goethe.
L’opera è stata recentemente tradotta in italiano da Laura A. Colaci, che scrive: “Dopo il viaggio nel Sud della Germania e della Svizzera col fratello e con Goethe, Stolberg ne intraprese uno più lungo in compagnia della moglie Sophie von Redern, del figlioletto, di G.A. Jacobi e G.H.L. Nicolovius attraverso la Germania, la Svizzera e l’Italia.
Frutto di questo viaggio è il volume Reise in Deutschland, der Schweiz, Italien und Sicilien in den Jahren 1791 und 1792. Viaggiò in Puglia dal 3 al 17 maggio del 1792”(9).  Si tratta di un’opera epistolare, composta cioè delle lettere che egli aveva inviato durante il suo soggiorno nel nostro Paese a vari corrispondenti tedeschi. Queste lettere però vennero rielaborate per la loro pubblicazione e ciò portò ad una certa stilizzazione, soprattutto in quelle che hanno un maggiore contenuto politico religioso. Egli visitò Brindisi, Lecce, Otranto, Gallipoli.
Il compagno di viaggio di Stolberg, Georg Arnold Jacobi (1768-1845), al ritorno dal suo viaggio pubblica Briefe aus der Schweiz und Italien nel 1796-7, ossia una raccolta delle sue lettere inviate da Brindisi, Lecce e Gallipoli.  Sempre di un’opera epistolare dunque si tratta, ma le lettere dello Jacobi sembrano essere più in presa diretta, ovverosia meno stilizzate, di quelle del suo compagno di viaggio Stolberg, e soprattutto si nota in lui una minore componete polemica, pur essendo protestante e classicista anch’egli. È molto più critico però nei confronti del governo di Napoli e del malcostume che in quella città allignava. Mentre la prosa dello Stolberg è più accattivante, controllata e in qualche modo romantica, avendo egli rimaneggiato le lettere, quella dello Jacobi è invece più scarna e realistica. Entrambi i viaggiatori comunque sono attratti dai resti dell’antichità classica, per cui, specie quando giungono in Puglia, a partire da Taranto, la loro attenzione si sofferma sulle influenze greche della nostra civiltà. Stolberg sente tutta la civiltà europea tributaria della cultura classica. Il suo classicismo però è filtrato dal cristianesimo. Questo lo porta a vedere l’Italia, e in particolare il Sud, in quanto più diretta emanazione di quella cultura, come una sorta di paradiso perduto che, con antesignano gusto romantico, egli idealizza, dandone una visione edenica, certo lontana dalla realtà. “Pur vivendo nel clima del classicismo winckelmaniano, lo Stolberg è distante dall’dea di classico alla Winckelmann”, scrive Scamardi (10).  Dunque egli ripudia ogni idea dell’arte che non sia classica, per esempio il barocco leccese. “l ruderi classici evocano, sì, l’idea della caducità della vita umana, un elemento, questo, certo presente in tanta poesia sulle rovine della fine del Settecento, solo che lo Stolberg oppone la certezza della fede cristiana[…] In questo lo Stolberg anticipa non solo taluni stilemi di un certo romanticismo, ma anche un certo kitsh romantico. Si può concordare, in definitiva, col giudizio di Helga Schutte Watt secondo la quale lo Stolberg in Italia ritorna ai fondamenti classici della cultura europea e della sua stessa formazione intellettuale e non solo non scorge alcun conflitto tra classicismo e cristianesimo, ma vede in quest’ultimo una forma di coronamento, di inveramento del primo” (11).
A Taranto sono ricevuti dal Vescovo Giuseppe Capecelatro, uomo di vastissima cultura, lo stesso che accompagnò il viaggiatore svizzero Carlo Ulisse De Salis Marschlins (1728-1800 ) nel suo viaggio in Puglia. Come già Eberhard August Zimmermann (1743-1815), naturalista e geografo, che venne in Puglia su incarico del Regno di Napoli per studiare la nitriera naturale di Molfetta (12),  anche il conte svizzero era accompagnato dall’Abate Fortis e i suoi interessi principali erano volti all’agricoltura e all’allevamento. Abbiamo già detto del De Salis Marschlins, che pubblica per la prima volta le sue impressioni di viaggio in tedesco in due volumi a Zurigo nel 1790 e nel 1793.  La prima pubblicazione del libro in lingua italiana viene fatta nel 1906 (13),  con la traduzione di Ida Capriati De Nicolò (ottima traduttrice anche delle memorie di Janet Ross)(14), e poi viene più volte ripubblicato (15).
Lo storico Ferdinand Gregorovius (1821-1891) visse più di vent’anni in Italia, soprattutto a Roma. Pubblicò i suoi resoconti di viaggio in Italia nell’opera  Wanderjahre in Italien tra il 1856 e il 1877,  in cui fa una descrizione analitica, davvero minuziosa delle condizioni di vita del nostro popolo in quegli anni. Il suo è un interesse erudito, per cui alle note naturalistiche, si accompagnano le descrizioni artistiche e letterarie e soprattutto sociologiche. L’opera si compone di cinque volumi ed è nell’ultimo volume, con il titolo Apulische Landschaften, (Lipsia, F. A. Brockhaus, 1877) che si occupa del nostro territorio. Gregorovius venne in Puglia due volte, nel 1874 e 1875. La prima traduzione della sua opera è di Raffaele Mariano nel 1882 (16).  L’itinerario si snoda attraverso le città di Lucera , Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Andria, Castel del Monte, Lecce e Taranto.
“Il Gregorovius seguiva con interesse la ricezione della cultura tedesca in Italia e intratteneva rapporti cordiali con chiunque in qualche modo se ne occupasse. Ma è soprattutto la scuola filosofica hegeliana che attrae l’attenzione dello storico tedesco che, come è noto, aveva egli stesso studiato filosofia all’Università di Konigsberg. Fu proprio attraverso il Rosenkranz, suo maestro a Konisberg, che conobbe lo storico del cristianesimo e filosofo Raffaele Mariano, con cui oltre a compiere i viaggi in Puglia intrattenne sempre rapporti di amicizia. Il Mariano tradusse in italiano le  Apulische Landschaften. Nell’introduzione alla sua traduzione, nella quale il Mariano ricostruiva, attingendo alla pubblicistica meridionalistica di Pasquale Villari e Raffaele De Cesare, la situazione politico-sociale della Puglia, l’autore non nascondeva una certa animosità nei confronti dei pugliesi, che suscitò le forti proteste di Niccolò Brunetti…”. Così scrive Scamardi (17), che pubblica nel suo libro anche i Diari inediti di Gregorovius del secondo viaggio in Puglia (1875)(18).  Si rimproverava cioè al traduttore e quindi all’autore un punto di vista troppo “tedescocentrico”.
In realtà, Gregorovius dimostra grande interesse nei confronti dell’Italia meridionale, dei suoi punti di forza ma anche delle sue mancanze. Si appassiona della questione meridionale, si rammarica dell’arretratezza delle infrastrutture, si intrattiene sulla rete viaria e quella ferroviaria, sul porto di Brindisi, parla della mafia e della lotta dello stato contro la criminalità, ecc. Da storico non può non essere attratto dal fascino della storia millenaria, soprattutto a Roma, sua città elettiva. “In una pagina delle Wanderjahre in Italien fa una digressione sui paesaggi storici italiani dove si avverte, più che altrove, il respiro del passato. Dai monumenti emana come una forza elettrica per la quale il Gregorovius conia l’espressione ‘magnetismo della storia’”(19).  A lui si deve la definizione di Lecce come  “Firenze del Sud”. Gregorovius non amava il romanico e prediligeva il gotico. Il tedesco Gustavo Meyer Graz (1850-1900), corrispondente del Sclesische Zeitung di Breslavia arriva nel 1890 per raccogliere i canti della Grecia Salentina. I suoi articoli di viaggio vennero poi tradotti da Cosimo De Giorgi (che lo accompagnò nel viaggio) nel 1895 per “Il Popolo Meridionale”, rivista leccese, e poi successivamente in volume (20).   Gli articoli si intitolano: “Da Brindisi a Lecce”; “Lecce-San Nicola e Cataldo”; “Da Lecce a Calimera”; “Taranto”.  Il Meyer è molto preoccupato dal fatto che la lingua greganica vada persa a causa dell’incuranza dei governi.
Taranto nel 1789, Incis. da Hackert
Venne in Italia anche lo storico dell’arte Paul Schubring (1869-1935) corrispondente del giornale “Frankfurter Zeitung”, il quale mandava i suoi reportage di viaggio descrivendo minuziosamente la nostra regione. I suoi articoli vennero poi raccolti in volume da Giuseppe Petraglione (21).  Secondo il traduttore, gli articoli di Schubring  potrebbero essere considerati un ampliamento del libro del Gregorovius in quanto vi sono menzionati alcuni monumenti lì assenti, come la Chiesa di Santo Stefano in Soleto, e approfonditi altri di cui era stato fatto solo un fugace cenno, come la chiesa di Santa Caterina e la Cattedrale di Troia.
Note
[1]Raffaele Semeraro, Viaggiatori in Puglia dall’antichità alla fine dell’Ottocento: rassegna bibliografica ragionata, Schena, 1991, p.73.
[2] Johann Heinrich Bartels, Lettere sulla Calabria Viaggio in Calabria Vol III, Catanzaro, Rubettino, 2007.
[3] Johann Hermann von Riedesel ,Un viaggiatore tedesco in Puglia nella seconda metà del sec. XVIII. Lettere di J.H.Riedesel a J.J.Winckelmann, Prefazione e note di Luigi Correra, Martina Franca, Editrice Apulia, 1913, poi ristampata in Tommaso Pedio, Nella Puglia del 700 (Lettera a J.J. Winckelmann), Cavallino, Capone, 1979.
[4] Teodoro Scamardi, La Puglia nella letteratura di viaggio tedesca. Riedesel Stolberg Greborovius, Lecce, Milella, 1987, pp.35-58.
[5] http: www.famedisud.it/il-sud-settecentesco-di-philipp-hackert-in-mostra-a-gallipoli-i-porti-…
[6] http:www.brundarte.it/2018/03/23/baia-porto-brindisi-jakob-philipp-hackert/
[7] Teodoro Scamardi, op. cit., p.64.
[8] Friedrich Leopold Graf Zu Stolberg, Reise In Deutschland, Der Schweiz, Italien Und Sizilien In Den Jahren 1791 Und 1792 1794 Con traduzione italiana a cura di Laura A. Colaci, Edizioni Digitali Del Cisva, 2010.
[9] Carlo Stasi, Dizionario Enciclopedico dei Salentini, 2 voll, Lecce, Grifo, 2018, p.1128.
[10] Teodoro Sacamardi, op. cit., p.76 .
[11] Idem, p.77.
[12] Idem, p.24.
[13] Carlo Ulisse De Salis Marschlins, Nel Regno di Napoli : viaggi attraverso varie province nel 1789, Trani, Vecchi, 1906.
[14] Janet Ross, La terra di Manfredi, traduzione dall’inglese di Ida De Nicolo Capriati, illustrazioni di Carlo Orsi, Trani, Vecchi, 1899, poi ripubblicato in Eadem, La Puglia nell’Ottocento : la terra di Manfredi, a cura di Maria Teresa Ciccarese, Lecce, Capone, 1997.
[15] Fra gli altri, in Carlo Ulisse De Salis Marschlins, Viaggio nel Regno di Napoli, Galatina, Congedo, 1979, con Introduzione di Tommaso Pedio, e in Idem, Viaggio nel Regno di Napoli – che riproduce la prima traduzione italiana di Ida Capriati De Nicolò -, a cura di Giacinto Donno, Lecce, Capone, 1979 e 1999, e ancora in Idem, Nel Regno di Napoli Viaggi attraverso varie provincie nel 1789, Avezzano, Edizioni Kirke, 2017.
[16] Ferdinand Gregorovius, Nelle Puglie (1877), versione dal tedesco di Raffaele Mariano con noterelle di viaggio del traduttore, Firenze, G. Barbera, 1882.
[17] Teodoro Scamardi, op.cit., p.97.
[18] Idem, pp.137-147.
[19] Idem, p.127.
[20] Gustavo Meyer-Graz, Apulische Reisetage, a cura di Cosimo De Giorgi, Martina Franca, 1915. Poi ristampato in Idem, Puglia . Sud (1890), a cura di Gianni Custodero, traduzione di Cosimo De Giorgi, Cavallino, Capone Editore, 1980.
[21] Paul Schubring ,La Puglia: impressioni di viaggio (1900), traduzione e introduzione di Giuseppe Petraglione, Trani, Vecchi, 1901.
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