Tumgik
#duemilaventi
i-am-a-polpetta · 1 year
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al lavoro ho ritrovato sul mio drive una cartella con gli screenshot fatti dal mio telefono nel duemilaventi/ventuno. C'erano lì riportate diverse immagini di miei post scritti in un momento in cui ero profondamente alla deriva, come corpo morto in mezzo al mare lasciato solo a se stesso in balìa delle onde, del vento e degli agenti atmosferici. mi sembra passata una vita intera. un'esistenza intera, cominciata, finita e poi re iniziata da capo. un essere umano maestro di equilibri instabili. instabili come il cielo di Milano di questa mattina che promette sole ma continua a ribadire pioggia insieme ad un'atmosfera velata da questo colore bianco sporco che ti cambia il colore degli occhi. eppure, in mezzo a questo appartamento fissando un soffitto che stavolta c'è ripenso al fatto che quella stessa persona che vomitava tutte le sere, che aveva la testa spaccata a metà, che soffriva, soffriva tanto sono sempre io.
apro l'archivio di Tumblr e leggo gli scritti di uno dei periodi più buii della mia intera esistenza a seguire cure pesantissime che non portano a nulla se non allo sfinimento fisico e morale.
adesso mi sento una persona, ho Imparato ad amare, a lasciar correre e sentirmi nel presente. certo la mia vita continua e continuerà a dipendere da farmaci che non mi facciano impazzire ma forse devo solo fare pace con tutto questo e accettare il compromesso di essere una persona difettosa.
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vecchiodimerda · 2 years
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Consideriamolo
come un T E S T (spoiler: non è cosa brevissima)
Dati di base: sono una partita Iva, inutile dire che pago tutte le tasse, è vero ma tanto non ci crederete mai. Oltre a quello, sono un autotrasportatore conto terzi.
Per trasportare merci conto terzi, ho una abilitazione rilasciata nel 1999 dal Ministero dei Trasporti e di conseguenza una iscrizione all'apposito albo senza la quale non si può esercitare questo mestiere.
Per mantenere l'iscrizione (gratuita) all'albo occorre, tra le altre cose, essere muniti di una fidejussione del valore di novemila euro che nel mio caso viene fornita da una banca, quella in cui ho il conto corrente dal 1999, dal costo annuo di trecentocinquanta euro.
Ma non solo, ogni anno occorre che la stessa banca rilasci un attestato di vigenza di detta fidejussione del costo di non lo so ma di sicuro non lo rilasciano gratis.
Detto attestato viene depositato presso la motorizzazione che provvede a controllare la regolarità di questo documento in caso si debba cambiare automezzo, cosa che avviene abbastanza spesso, dati i chilometri che annualmente percorre un autotrasportatore.
In assenza dell'attestato di vigenza, la motorizzazione non rilascia il numero di targa per un nuovo veicolo.
Antefatto: anno duemiladiciannove, cambio filiale della banca. Prima era a Bologna ma ora che il mio lavoro si è avvicinato a casa, scelgo la filiale in centro nel paese in cui vivo.
A fine agosto richiedo l'attestato di vigenza in detta filiale. Solitamente il documento veniva preparato in circa un mese presso la sede centrale della banca che è a Modena. Passa settembre, passa ottobre e poi novembre e dell'attestato nessuna traccia. Chiedo spiegazioni e mi viene detto che hanno problemi tecnici (leggi fusione tra banche) e nel frattempo siamo all'inizio del duemilaventi e scoppia il Covid.
Ecco che sono sempre in attesa dell'attestato di vigenza ma non mi preoccupo assai in quanto non devo ancora cambiare mezzo. Ma passa gennaio, febbraio e anche marzo, sembra una filastrocca e invece un cazzo. Cerco di capire dalla Signora B, la dipendente della banca che si occupa di questo tipo di documenti che cosa sta succedendo e niente, di rimando in rimando non ottengo nulla.
Per cui chiedo di parlare con il direttore di filiale che si fa negare con la scusa del Covid, anche se non mi risulta che il Covid si possa trasmettere per telefono, per dire. Riesco a parlare (per telefono !) con una specie di sottoposto del direttore che mi rimanda ai soliti problemi tecnici (leggi sempre fusione).
Siamo ormai in primavera e il mio vecchio Doblò a metano inizia a dare segni di stanchezza. Rumoreggia e cigola in maniera preoccupante, così scrivo al Servizio Clienti della banca, lamentando il disservizio e minacciando di cambiare Istituto se non mi verrà consegnato a breve il documento richiesto.
All'inizio dell'estate duemilaventi ottengo quanto avevo richiesto quasi un anno prima. Vado alla FiaTT e con l'attestato alla mano posso acquistare un nuovo Doblo (a Metano). Olè!
Appena metto il culo sul nuovo Doblò (a metano) corro nella seconda filiale della banca nel mio paese, quella nella zona industriale e trasferisco il conto.
Mi chiedono come mai e spiego. Nella seconda filiale cadono dalle nuvole quando spiego l'accaduto, dalla prima come sempre nessuna notizia. Ottimo.
A settembre duemilaventi torno a scrivere al Servizio Clienti e qualcuno della banca mi chiama da Milano (???) e mi richiede spiegazioni che sono lieto di fornire.
La persona con cui parlo (ri)cade dalle nuvole e mi dice che il massimo che posso sperare è che qualcuno dalla prima filiale mi chiami per capire (ancora) cosa sia accaduto perché nel frattempo il direttore è cambiato, come succede spesso a un direttore di filiale.
Saluto il cortese operatore dicendogli che attendo fiducioso la chiamata promessa. E naturalmente sto ancora aspettando che qualcuno mi chiami e inizio a temere che non succederà mai. Sono ottimista, lo so ma non è questo il punto.
Torniamo al duemilaventi. Pare che le cose si mettano al meglio, nella nuova filiale c'è la Signora C che si occupa del mio documento preferito che riesce a consegnarmi nel duemilaventuno e nel duemilaventidue.
Arriviamo a gennaio duemilaventitre ed entro la fine del mese devo pagare l'assicurazione del mezzo che nel frattempo ho cambiato, abbandonando il metano per gli aumenti spropositati che lo hanno portato a triplicare il prezzo.
Giovedì pomeriggio della scorsa settimana mi reco in filiale per bonificare all'assicurazione quanto dovuto. Aspetto l'orario di apertura e suono il campanello. Niente. Attendo cinque minuti e risuono. Nessun segno di vita. Vengo via.
Torno il mattino dopo verso le dieci e trenta, pensando che forse il giorno precedente fossero chiusi vai a sapere perché ma al mattino no, quale banca chiude al mattino?
Suono e nessuno mi apre. Nessuno si affaccia. All'interno non vedo anima viva. Tenendo stretti i maroni che iniziano a frullare, vengo via. Nel pomeriggio mi reco nella filiale della banca in un paese vicino, a dieci chilometri. E tre.
Qui una gentile Signorina mi prepara il bonifico e a quel punto mi viene una idea malvagia ma luminosa. Chiedo di cambiare di nuovo filiale. La Signorina si consulta coi colleghi, poi mi interroga sul perché della mia decisione e visto che sono deciso, mi fa firmare un foglio per procedere al trasferimento. Torno a casa.
Passa un'oretta e suona il telefono. È la Signora C della seconda filiale. Con voce leggermente più spaventata del solito, mi chiede cosa sia successo.
(Ri)spiego anche a lei che dopo essere passato a vuoto due volte in due giorni nella sua filiale, mi sono visto costretto ad andare in quella nel paese più vicino. A quel punto perché non trasferire il conto?
La Signora C ha iniziato a elencare una serie di possibili cause alla mancata apertura dello sportello e a un certo punto sembrava John Belushi nella fogna, un attimo prima che Carrie Fisher iniziasse a sparare a lui e al fratellino Blues, Elwood.
Dopo un po' le ho chiesto: allora che si fa? Lei è rimasta interdetta e così ho aggiunto se pensava lei ad avvertire quelli della terza filiale che si era trattato solo di un malinteso.
Gentilissima, la Signora C ha detto che si, ci avrebbe pensato lei. Le ho detto grazie e ci siamo salutati. Ecco, la storia finisce qui e cazzo se mi sono dilungato. Che poi dove volevo arrivare ?
Ah sì, alla fine di tutto, sono o non sono un VecchioDiMerda©®™ ???
Le vostre risposte nei commenti. Grazie.
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Blackout
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Qualcuno ha spento la luce.
Tutto intorno a me è così freddo, offuscato, senza senso.
Provo di rado entusiasmo quando studio nonostante mi piaccia davvero.
Quando canto mi sento estremamente viva, questo ancora sì, è la mia ancora insieme al mio cane.
So che in me è solo andata via la luce per un po’, c’è solo un blackout alla centrale elettrica.
Sta durando un po’ troppo.
Forse è iniziato in particolar modo quando il mondo si è fermato per due mesi nel duemilaventi e io, da allora, non mi sono più mossa.
Sì, per inerzia ho vissuto, ho arrancato, sono andata andata avanti, ho riso,ma è come se fossi sempre e solo ferma a quel fottutissimo primo lockdown.
Lì, paradossalmente, stavo bene perché sono tornata con i miei genitori e il mio cane dopo due anni da fuorisede nei quali li vedevo meno.
Lì avevo speranza che tutto finisse presto.
Ma Dio, ora la mia sofferenza quando finirà?
Non nego che forse stavo male anche prima, ma quello è stato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Ora tutti mi sembrano di troppo, la luce mi dà fastidio, i rumori sono sempre troppo alti, entusiasmarmi ed essere veramente felice è sempre più difficile.
Non lo so dove tutto sia partito, in realtà.
Non lo so quale sia la causa di tutto.
Non voglio dire che sia partito tutto durante il lockdown perché no, forse quello ha solo portato a galla i problemi già esistenti.
Ma ora è tutto così difficile e mi chiedo perché proprio a me.
So che io sono luce, vita, entusiasmo, quindi perché?
Perché non posso semplicemente vivere la vita con più leggerezza ora?
Sono solo cresciuta o devo solo ritrovarmi?
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gardensofoblivion · 5 months
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Le prime giornate di sole di Gennaio hanno il tepore della primavera; i raggi vengono assorbiti dalla lana del cappotto nero e trattenuti dai molteplici strati sottostanti.
Sono le giornate in cui nelle classi si torna a subire un asfissiante effetto serra, che va a sostituire già al momento della ricreazione la frizzantezza delle finestre aperte dalla prima ora. Sono giornate che risuonano dei richiami dei merli maschi e profumano dell'odore delle fragole di serra dei fruttivendoli bengalesi, abbinamento sinestetico che si protrae fino ad aprile inoltrato, e che rimanda alla mia mente quell'altro ieri che era la quarantena del duemilaventi. Sono giornate che hanno la forma delle scadenze e di una fine che si avvicina, un capodanno scolastico scandito dal conto alla rovescia dei compiti in classe, dell'invalsi, degli scrutini, degli addii. Ed io, dopotutto, ho vissuto solo capodanni scolastici. Al limite capodanni universitari - che non vi si discostano poi più di tanto.
Ogni sprazzo di primavera mi stringe le viscere, e ogni spasmo enterico ha il ritmo di un pendolo. Ad ogni oscillazione gli anni passano, sempre uguali, e io mi stringo un po' di più in un ammasso di carne simile ad un pulcino in un tritatutto. Quando alzo lo sguardo verso il cielo di saturissimo celeste, percepisco sempre un peso interiore su tutta la cassa toracica, quasi vi fosse un gigante che preme all'altezza del cuore distribuendo equamente la pressione su tutta la superficie del petto. Le prime giornate di primavera sono un finanziamento per un attacco di panico: lo sento a rate, ogni giorno, senza che mi blocchi mai davvero.
Chiunque mi prende per folle, per pazza: "La primavera è la stagione più bella, tutto rinasce". Ma dopotutto, non hanno sempre pensato che fossi diversa? Il loro feedback sul mio odio per la primavera procede di pari passo con le origini di questo spleen baudelairiano. Un uroboro temporale in cui sono l'outsider perché la primavera mi angoscia, e la primavera mi angoscia poiché mi ricorda i tempi del liceo in cui ero un outsider. Spesso mi dicono che sono cambiata rispetto a quel periodo: identica al di fuori, ma irriconoscibile psicologicamente. Se prima pensavo fossi solo stata brava a sviluppare attitudini sociali nel tempo, ora mi chiedo se io sia solo una neurodivergente che ha imparato negli anni a fare masking. Sono solamente diventata abile a capire quali sono gli atteggiamenti che piacciono alla gente per farci amicizia? Perché, se tutti prima sembravano disprezzarmi o ignorarmi, adesso vengo descritta in termini così positivi come carattere e affetto? Talvolta mi dico che avevo solo una classe di persone non affini a me, salvo pochi compagni. Eppure sono stata da sempre più capace a stringere amicizie singole che quelle di gruppo, e sempre con gente a me simile.
La situazione è migliorata solamente all'università: mentre la gente intorno a me maturava, e cresceva, e diventava più in linea con quel che io ero in grado di dare loro, io avevo usato quel tempo, in cui ero precoce per maturità, per imparare a fare tante cose: dal disegno al canto, dalla moda alle lingue, dalla scrittura alla matematica, dalla cucina alla natura. La mia multipotenzialità mi ha tenuto impegnato il cervello, quando avrei solo voluto nascere più stupida e piú serena. O quantomeno ci ha provato, poiché tutt'ora preferirei essere felice, piuttosto che sentirmi dire quanto io sia "profonda", "stimolante", "intelligente", e cagate varie. Ché avere la mente sempre a tremila, assetata di perché sul mondo, sugli altri e su se stessi, cercando connessioni tra tutto lo scibile umano, sentire le emozioni al doppio del normale, è solo profondamente deprimente. E opprimente.
E non sapere le ragioni di questa complessità che mette un muro tra te e gli altri diviene solo la prova di quanto quella sbagliata possa, solo ed esclusivamente, essere te. E che se non riesci mai a sentirti parte del tutto, quel tutto consistente nella tua cerchia di pari (come solo gli adolescenti possono reputare), la ragione sei sempre te.
Un profondo senso di inadeguatezza accumulato lungo ogni anno scolastico liceale, ogni anno l'ennesimo anno in cui pensi "Questa volta le cose cambieranno" per poi, in primavera, tirare le somme e
realizzare
che si tratta
sempre
della solita
inadeguatezza sociale
da cui non puoi mai scappare.
E se per anni è stato così, adesso la sindrome dell'impostore galoppa feroce in me. Come è possibile che io sia in grado di avere così tante amicizie significative che durano anni? Sono stata forse io a cercare sempre le persone ed elemosinare la loro attenzione finché non si sono arrese alla mia amicizia? Banalmente: no. Ma le prime idee che balenano nel mio inconscio sono sempre queste.
E se mascherassi così tanto da fingere, al punto che anche persone di cui mi importa poco mi cercano?
Banalmente: no. È solo perché la mia natura da persona disprezzata non mi permette, a sua volta, di disprezzare gratuitamente le persone, ma mi fa cercare sempre di mettermi nei loro panni, con le migliori intenzioni possibili. E, ancor più banalmente, perché quando odio una persona, o quantomeno la disprezzo, appare chiaro con i miei gesti e il mio volto.
Che ridere: la ragione che cerca di autoassolvermi dove l'inconscio mi dice di non valere nulla.
"Davvero bravi si diventa solo se si pensa di non esserlo mai abbastanza".
Ma allora, mi ritengo brava o no? Sono solo una falsa modesta, una plusdotata che si nasconde dietro il dito della depressione e dell'inadeguatezza per trovare un modo di scendere al pari degli altri? Oppure una parte di me cerca di dirmi brava, per proteggermi dall'altro lato di me stessa che invece mi prenderebbe a calci fino a farmi contorcere a terra in posizione fetale, e continuerebbe ad insistere con violenza la punta dello stivale contro le mie gengive insanguinate, con denti mancanti e il naso ormai rotto e gocciolante rosso carminio?
Chi cazzo sono io adesso?
Ed è possibile che adesso io stia finalmente raggiungendo, pian pianino, la pace verso un primo abbozzo di autoassoluzione?
Vorrei, o anzi voglio, mettere un punto a quella che ero. Voglio smettere di vedere allo specchio la diciassettenne disagiata conosciuta solo per il suo saper disegnare bene e il suo riflesso da figlia iperindipendente e iperresponsabile, e riscrivere i miei contorni di trentenne normale e sociale, mora e bassina.
Mi sembra di aver appena iniziato il processo, eppure lo spleen per la primavera del cielo sopra di me, che mi sovrasta ricoprendo la mia vita attuale con un telo -un telo a forma di giornate soleggiate di quarto e quinto superiore - mi inonda di malessere. Io non sono più quella ragazza delle superiori. E ogni giorno me lo viene dimostrato.
E allora perché mi accompagna ancora questa angoscia esistenziale?
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architetta2024 · 7 months
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Le nuove maniglie d’autore di Fusital
H 382 è il “nome in codice” della maniglia che il designer di fama internazionale Joe Cheng ha disegnato per Fusital.
Secondo Alessandro Mendini “nell’architettura, la maniglia è una specie di miniatura. Essa appartiene alla storia del costume, e rispetto a una casa ha lo stesso compito estetico che un gioiello ha rispetto corpo umano.” La maniglia non è un “semplice” accessorio funzionale all’apertura di una porta, ma un dettaglio ad alto contenuto di design, un elemento capace di caratterizzare una stanza intera.
Se queste affermazioni ci sembrano oggi quasi banali, il merito è anche di figure come Carlo Edoardo Valli, imprenditore che negli anni Settanta ha saputo rivoluzionare il concetto di maniglia con Valli&Valli, commissionando ai più noti architetti e designer del panorama internazionale la creazione di maniglie capaci di coniugare funzionalità ed estetica.
Il brand Fusital di Valli&Valli rappresenta al meglio il concept di “maniglia d’autore”. In 45 anni di attività il marchio ha collaborato con i grandi maestri del progetto per la realizzazione di veri e propri pezzi unici: Gae Aulenti, Achille Castiglioni, Antonio Citterio, Vittorio Gregotti, Massimiliano Fuksas, Renzo Piano, Norman Foster, Frank Gehry, Zaha Hadid.
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In questa galleria: le maniglie della collezione H 382, disegnate da Joe Cheng per Fusital
Fusital continua la sua tradizione di maniglie uniche con uno dei protagonisti della scena contemporanea: il designer Joe Cheng, di Hong Kong. Linee essenziali e pulite, profilo arrotondato e privo di spigoli, volume snello e un’elegante simmetria sono i tratti distintivi della Collezione H 382 CCD Duemilaventi disegnata da Cheng. Elemento caratteristico della maniglia è un cerchio sul fronte che può essere personalizzato e realizzato in una finitura differente rispetto al corpo principale. Prodotta in ottone, la maniglia H 382 è disponibile in tre finiture differenti, Orantop, Bronzop e Tortora, che ricordano i colori della natura e della terra; su richiesta è comunque possibile optare per una delle finiture speciali Fusital a catalogo. La collezione comprende: maniglie da porta, da finestra, pomolo, maniglione e chiusura privacy.
Artigianalità e avanguardia, minimalismo e funzionalità: la maniglia H 382 è l’essenza della contemporaneità e dello stile Fusital. Non a caso ha vinto nella categoria “Sistemi, Componenti e Materiali” gli Archiproducts Design Awards 2021, il concorso internazionale di design organizzato da Archiproducts con l’obiettivo di riconoscere, premiare e celebrare l’eccellenza del design in diverse categorie.
Prodotto: Collezione H 382 CCD Duemilaventi Designer: Joe Cheng Azienda: Valli&Valli Marchio: Fusital Sito web: www.vallievalli.com/it/it/le-nostre-maniglie/products/fusital/maniglie/h382-ccd-duemilaventi
Fonte:https://www.domusweb.it/it/advertorial/2022/01/31/joe-cheng-fusital.html
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ci-gi · 1 year
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Un'estate come quella del duemilaventi non ricapiterà.
Per i motivi positivi o negativi che siano.
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muatyland · 2 years
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Nove vite e dieci blues. Un'autobiografia | Mauro Pagani
Nove vite e dieci blues. Un’autobiografia | Mauro Pagani
Cercare accordi, andare a tempo con gli altri, improvvisare, questo è abituato a fare un buon bluesman. Così Mauro Pagani ha sempre cercato nella sua vita – nelle sue vite – di andare a tempo con il mondo, di volta in volta ricominciando, rivisitando, reinventando. Lo stesso ha fatto con il suo passato, quando una sera di gennaio del duemilaventi una sconosciuta fatica a ricordare l’ha sorpreso,…
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punti-disutura · 4 years
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Veniva da chiedersi, allora, se tutti i problemi umani derivassero dai nostri corpi, quelle cose precarie, più deboli o più forti, più chiare o più scure, più alte o più basse. Perché ci creavano così tanti problemi? Perché li usavamo per metterci l’uno contro l’altro? Perché pensavamo che il contenuto del corpo significasse qualcosa? Perché usavamo il corpo per trarre le nostre conclusioni quando il corpo stesso è così sconclusionato, inaffidabile?
Catherine Lacey, “A me puoi dirlo”, BIGSUR, gennaio 2020.
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maxbertolini · 4 years
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...duemilaventi. . . . #duemilaventi #covid_19 #curvacontinua (presso Vigodarzere) https://www.instagram.com/p/CJn5DzsHDEt/?igshid=17e0mvumhy0u2
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ilmiobimbosora · 5 years
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💢HANGAR93💢 Ti siamo sempre vicino, specie quando tutto ti sembra difficile. Quando sei nello spogliatoio, quando sudi e quando sei per strada. La tua fatica non è mai sprecata, è ritmo per i tuoi sogni. #nevergiveup #nowinstore Hangar93 #spring #summer #duemilaventi #newcollection #collezione2020 #lovely #fashion #sportswear @hangar93 (presso IL MIO BIMBO SORA) https://www.instagram.com/p/B9PKw-rAfia/?igshid=fpac6d9ttp80
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marco-poli · 4 years
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Girovagando in notturna. #marcopoli #fopperdirlo #duemilaventi #toscana2020 #marcopoli #maiarrendersi #sempreinquietante #avantiadognicosto #unicoeinimitabile #sonosemprequi #primalamontagna #sempreallavoro #montagnapistoiese #sanmarcellopiteglio #abetonecutigliano #sambucapistoiese #marliana #appenninopistoiese (presso Piazza Del Duomo Pistoia) https://www.instagram.com/p/CE4sYcGj6IIJ8rT_3Hkc7YBbAgJz0C3jUogEXs0/?igshid=togxcfbyrgb7
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momina96 · 4 years
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Sii sempre come il mare ... 💙
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isognidivictoria · 4 years
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Sono un anno come un altro
ma la colpa a me mi danno.
Bisestile porta sfiga,
ma la colpa non è mia.
Mi hai odiato da gennaio,
ti ho punito con febbraio.
C'è qualcuno biricchino,
sembra un re, ma non lo è. 👑
Passerò alla memoria
come il peggio della storia.
Per alcuni porto gioia
ma per altri porto noia.
Non odiarmi se son diverso
Se mi cambi è lo stesso.
Che sia io o che sia un altro,
per miracolo io non cambio.
Victoria Panaro
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personal-reporter · 5 years
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Palazzo Ubertini, dimora delle arti e sede prestigiosa di importanti eventi, ha ospitato dal 1 dicembre 2019 al 7 gennaio 2020 il tanto amato personaggio Jack Skeletron, rappresentato da un’istallazione dell’Artista Alessio Gullì alta oltre 4 metri, organizzata dall'Associazione Culturale VIBRA. Per informazioni [email protected] +39.335.189.2475 www.vibra.site #palazzoubertini #jackskeletron #vibraeventi #ortasangiulio #ortalake #lakeorta #piemonteturismo #lagodorta #telethon #christmas #natale2019 #duemilaventi #epop #orta_lake #igers_piemonte #orta_incoming #visitlakeorta #lagodorta #piemonte #ortalake #lakeorta #borghitalia #isoladisangiulio #visitnovara #laghidiitalia #pettenasco #lagodortalovers #ortalakeitaly #ortasangiulioisland #italia #ig_piemonte #volgopiemonte (presso Palazzo Penotti Ubertini) https://www.instagram.com/p/B7DEid-n2mb/?igshid=9nu6dn85ytda
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womanbride · 5 years
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Vittorio Camaiani presenta DuemilaVenti
Vittorio Camaiani presenta DuemilaVenti
VITTORIO CAMAIANI Collezione “DuemilaVenti FW  2019-2020
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Vittorio Camaiani – Elena Parmegiani
Grande successo per la presentazione della nuova collezione di Vittorio Camaiani per l’autunno/inverno 2019/2020 intitolata “DuemilaVenti” presso l’incantevole dimora ottocentesca Villa Montanari Rosati, Patrocinata dal Comune di Porto San Giorgio. Da circa dieci anni si ripete l’appuntamento moda estivo…
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punti-disutura · 4 years
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[…] L’amore è in ciò che manca, è l’io che manca.
Patrizia Valduga, “Lezione d’amore”, Einaudi, 2004.
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