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#fornacis
celluloidrainbow · 2 years
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FORNACIS (2018) dir. Aurélia Mengin Anya, a mourning woman, drives to the unknown in her vintage car, a 1961 Facel Vega. Her only traveling companion is a mysterious urn. Consumed by sadness and loneliness, Anya falls into a confused world, where the memories of her lover, Frida, and her fantasies are blended. In the middle of the night, Anya decides to make a stop at the FORNACIS, a godforsaken dive bar, to get some rest. In this atypical cellar, she meets Wolf. The two lost souls get along immediately, the night belongs to them for only few hours... (link in title)
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bagfzm34j2j9 · 1 year
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fashionbooksmilano · 1 year
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Galileo Chini
Ceramiche tra Liberty e Déco   Ceramics from Liberty to Déco
a cura di Claudia Casali e Valerio Terraroli
Gangemi Editore, Roma 2022, 320 pagine, Brossura, 24 x 27 cm,  ISBN  9788849245677
euro 34,00
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Catalogo della Mostra aperta presso il Museo Internazionale delle Ceramiche, Faenza dal 26 novembre 2022 al 14 maggio 2023. Galileo Chini (1873-1956), uno dei protagonisti indiscussi dell'arte italiana, fu un artista poliedrico, versatile, geniale, tra i pionieri del Liberty in Italia, sensibile alle invenzioni della Secessione viennese, ma anche precursore del gusto déco. La grande mostra organizzata dal MIC di Faenza vuole essere un omaggio alla sua passione per la ceramica, alla quale si dedicò, dal 1896 fino al 1925, prima con L'Arte della ceramica e poi con le Fornaci S. Lorenzo. La sua varia e molteplice attività ideativa e progettuale fu originale e personalissima, essendo tra i primi ad avviare una produzione in chiave moderna, quale espressione della sua epoca, in linea con quanto a livello europeo le manifatture stavano esprimendo e sperimentando.
31/03/23
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daimonclub · 3 months
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Ricordi e bucce di mandarino
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Ricordi e bucce di mandarino Ricordi e bucce di mandarino. Un articolo che narra una serie di ricordi di famiglia stimolando la memoria con il profumo e l'aroma delle bucce di mandarino. La vita è talmente corta e talmente stupida che non si può fare a meno di ribellarsi; ecco perché scrivo, non potevo andarmene via senza lasciare il ricordo del mio passaggio. Carl William Brown Per essere felici bisogna eliminare due cose: il timore di un male futuro e il ricordo di un male passato; questo non ci riguarda più, quello non ci riguarda ancora. Seneca Quando mia madre era ancora viva ero sicuramente più felice di oggi dove posso solo avere ricordi del suo amore e un sorriso su una foto che mi rende così triste! Carl William Brown I ricordi sono la nostra storia personale, il filo che tiene insieme i momenti preziosi della nostra vita. Maya Angelou E purtuttavia il nostro pensiero non può fare a meno di spingersi oltre i confini della vista più effimera per incontrare in quella terra desolata piena di vuoto e di ricordi il sogno di un’esistenza migliore. Carl William Brown Il nostro animo è un asilo di persone e di cose, che vivono indipendenti con la loro realtà ineffabile; perciò ne siamo responsabili, il ricordo è un dovere. Guido Piovene I ricordi sono come le stelle, brillano di luce propria anche quando la notte è più buia. Emily Dickinson Noi siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni e i ricordi. Carl William Brown Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli amici possono solo leggere il titolo. Virginia Woolf I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume. Ennio Flaiano Oggi il tempo è poco nuvoloso, fa un po' più caldo rispetto ai giorni scorsi, in casa nella stanza in cui ho il computer e sto scrivendo ci sono 19,5 gradi, ma io ho freddo. In cucina il termometro vicino alla finestra, ancora quello di mia nonna, a molla, segna 17 gradi. Nella camera dei miei genitori, ora non più riscaldata dopo la morte di mia madre lo scorso ottobre, ci sono circa 18 gradi, probabilmente anche meno, mentre davanti alla mia camera ce ne sono 18,5, forse 19 nel bagno. Tuttavia il post di oggi, non è destinato a parlare approfonditamente del tempo, anche se mi dicono che alla sera è calata una fitta nebbia, o del caldo e il freddo, teoria cara al nostro vecchio maestro Aristotele, e qui potremmo dilungarci un bel po', ma al contrario si focalizza sui ricordi, sugli aromi e gli stati d'animo, benché non risparmi varie divagazioni e riflessioni sulla temperatura e sul clima più in generale, non solo quello atmosferico. Domani, 27 Gennaio è il giorno della memoria, e quindi non siamo fuori tema, ma anche in questo caso non ci dilungheremo su questo argomento e quindi gli dedichiamo solo un breve aforisma, eccolo: Auschwitz è stato un dramma. È stato un dramma che il mondo si fosse voltato dall’altra parte. In pratica quello che in molte occasioni succede ancora oggi.
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Ricordi di famiglia Ritorniamo invece al tempo e ai ricordi, mentre un paio di autoambulanze squarciano il silenzio di questo 28 gennaio 2024, già, perché non scrivo quasi mai i miei testi in una sola volta, ma un poco alla volta, pòerché sono piuttosto pigro, anzi con l'avanzare dell'età e dei disturbi potremmo a ragione dire, pigrissimo, devo infatti abituarmi all'estrema e irreversibile staticità della tomba. Da notare comunque che questa mia sorta di indolenza ben si abbina con il mio stile di scrittura aforistica, infatti l'aforisma non richiede molto tempo per essere scritto, e d'altro canto con la sua rapidità espressiva controbilancia la mia pigrizia produttiva. Al momento la mia temperatura interiore è abbastanza gelida e il mio morale è molto basso, sono molto triste e melanconico, afflitto da una patologica nostalgia per il passato e da una paurosa ansia per il futuro. Diciamo la verità, benché sia sempre stato un tipo un po' fuori dalla norma e sopra le righe, da quando sono morti i miei genitori, mi sembra di essere tornato il bambino pauroso della mia infanzia più insicura, in realtà non sono mai cresciuto del tutto, sono sempre rimasto un povero Peter Pan incompleto, e ora per di più anche solo e non troppo in salute. Domani sarà il primo giorno della merla, il famoso trio di fine gennaio, 29,30 e 31, di solito considerati i giorni più freddi dell'anno, forse sarà anche per questo che mio papà, nato il 30 Gennaio del 1926, si è sempre lavato con l'acqua fredda, senza troppi problemi. Per me ovviamente non è la stessa cosa, anche se in questi giorni il trauma per la sua morte, avvenuta nell'Aprile del 2012, Aprile per Eliot il mese più crudele, e aggravato da quella di mia madre il 3 Ottobre del 2024, Ottobre un'altro mese estremamente crudele a mio avviso, mi rendono l'atmosfera sempre più gelida. Tuttavia, dato le variazioni climatiche e il riscaldamento globale, complice un anticiclone africano chiamato Zeus, i meteorologi ci informano che saranno giorni più caldi del solido, di almeno una decina di gradi.
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Letto con prete e monaca Pensieri, ricordi, rabbia, frustrazione, avversione per il passar del tempo, e molti sensi di colpa mi attanagliano, benché sia abituato a tutto ciò, e ai sacrifici costanti, ma di tutto ciò ne parleremo un'altra volta, aggiungo solo che tra alcuni giorni, dal 3 al 24 Febbraio ci sarà il Carnevale di Viareggio, bene, una manifestazione che ho semprem desiderato di vedere dal vivo, e che per un motivo o per l'altro non sono mai riuscito a frequentare, questo solo per dire, che sono abbastanza avvezzo ad abbracciare le avversità, causate nella mia vita, sempre da cause di forza maggiore ed inevitabile. Da sottolineare comunque che a proposito del tempo, o meglio del clima e delle temeprature, quando ero piccolo in paese in inverno si vedevano i candelotti di ghiaccio che si formavano sotto i cornicioni delle case, cosa del tutto scomparsa nelle nostre zone al giorno d'oggi. Mio padre da piccolo non aveva l'acqua in casa, ed essendo il figlio maggiore, doveva recarsi alla fontana in strada e portarla con dei secchi fino al terzo piano della sua piccola abitazione, dove vivevano in 7, genitori più cinque figli. Mia madre era stata più fortunata, e l'acqua arrivava in casa, nel lavandino sotto le scale, grazie ad un pozzo e ad una pompa azionata a mano. All'epoca il bagno in casa era un confort da super ricchi, per cui nella nostra realtà non se ne parlava nemmeno. La Tv non esisteva, e ci si scaldava con la stufa, a legna naturalmente. Con tempo le cose andarono pian piano migliorando e con il boom economico anche le abitazioni e i servizi migliorarono. Così quando i miei genitori si sposarono, e dopo che nacqui io nel 1960, arrivò in casa mia a Fornaci, in provincia di Brescia, il gas nelle bombole che alimentava solo il fornello della cucina e che ci veniva fornito dalla ferramenta del paese, era il mitico Ci-orlanda che le portava ancora a spalle, salendo poi al secondo piano della casa in cui vivevo. In realtà il personaggio di cognome faceva Fusardi, e la ferramenta esiste tuttora, e forniscono sempre anche le bombole a GPL, ma lo si chiamava ancora, per rispetto della tradizione, con il nome del suo predecessore, che io però non ho mai conosciuto. Ed ora ci avviciniamo sempre di più al vero nocciolo del testo, in quanto nel piccolo appartamento in cui vivevamo, composto all'inizio da una cucina, una sala da pranzo e una sola camera, a cui con il passare di alcuni anni si aggiunsero ancora due stanze, ci si scaldava con una stufa a cherosene. Il combustibile, in taniche da 20 litri di colore blue, ci venivano consegnate sempre dalla stessa ferramenta e poi mio padre prima e alcune volte con l'aiuto anche di mia madre venivano portate al terzo piano, ovvero nel nostro solaio. Alcune volte un po' di taniche le ho portate su anch'io, quando ebbi la forza ovviamente per farlo.
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I miei genitori nel 1983 Bene, siamo giunti finalmente al climax del nostro post e da qui partiremo per alcune speculazioni sul tempo, la memoria e ovviamente gli stati d'animo attuali dovuti anche alla situazione economico, politica, sociale e affettiva odierna. Dunque eravamo rimasti alla stufa a cherosene, che era situata nella sala da pranzo e scaldava anche la cucina, la camera perciò era fredda, e alla sera quando andavamo a letto ci si scaldava con la borsa dell'acqua calda, mentre prima i miei nonni usavano il prete e la monaca, e solo in un secondo momento, quando si aggiunsero ancora due stanze, e quindi avevamo due camere, una sala, una sala da pranzo o tinello che dir si voglia ed una cucina, le stude a carosene diventarono due, benche quella in sala, non sempre veniva accesa, e le camere rimasero sempre fredde. A questo punto è d'obbligo per i giovani lettori, sempre che ve ne siano, cosa che dubito parecchio, una piccola spiegazione sul prete e la monaca. In pratica funzionava così: il prete era una sorta di telaio, che era messo fra il materasso e le coperte, formato da due coppie di assicelle ricurve, unite agli estremi, poste lateralmente sopra e sotto di una “gabbia” avente una base ricoperta di latta, per evitare bruciature nelle lenzuola date da eventuali fuoriuscite di faville dal braciere che vi veniva posto, cioè la monaca. Sollevando le coperte creava una sorta di bolla di calore che riduceva l’umidità delle coltri delle fredde stanze da letto nella stagione invernale. Detto ciò, ritorniamo al nostro racconto. Comunque la temperatura non è del tutto ottima oggi, certo non fa estremamente freddo, ma nemmeno il caldo che avevano preannuncitato. Prima di continuare con questo scritto, visto che di solito alterno varie attività, un po' per necessità e un po' perché rifletto e penso, magari troppo sul da farsi, abitudine che poi si era accentuata quando facevo del trading online, ho abbassato le tapparelle, ho acceso un po' di candele, un po' di piccole lampade, il coniglio a led e visto che non li ho ancora tolti, due alberelli di Natale, uno dei quali gira anche, così un po' con le loro luci e un po' con il lieve rumore di quello dinamico, mi sento un po' più in compagnia, sempre triste in ogni caso, soprattutto quando guardo le fotografie di mia mamma, sempre sorridente, sparse per le varie stanze. A proposito della stufa a cherosene, prodotto del resto in vendita ancora oggi, naturalmente molto più tecnologicamente avanzato, quando si avviava, non sempre partiva subito, anche perché la procedura di accensione era abbastanza particolare, si doveva infatti regolare la fuoriuscita del combustibile tramite una manopolina graduata e poi gettare un batuffolo di cotone imbevuto nell'alcool nella camera di combustione, quindi se il liquido non iniziava a bruciare subito, si diffondeva per tutta la stanza un forte odore di cherosene, e poi si doveva ripetere l'operazione, il tutto ovviamente dipendeva anche dal tiraggio della stufa stessa, che aveva un tubo che usciva dalla canna fumaria nel muro della cucina.
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Mia mamma nel 2018 Così per ovviare al cattivo odore, ma di solito anche quando la stufa si accendeva bene, in inverno, quando c'erano a disposizione arance e mandarini, si ricorreva alle bucce di questi agrumi, che posizionate sul coperchio della caldaia della stufa emanavano un gradevolissimo profumo. Probabilmente anche i miei nonni avranno fatto lo stesso, e i miei genitori non facevano altro che continuare la tradizione. All'epoca io non sapevo di certo che le bucce di mandarino contengono una varietà di sostanze nutritive e composti bioattivi. Ci sono le fibre, ottime per la digestione, la vitamina C, gli oli essenziali, i polifenoli e una varietà di fitochimici, nessuno me lo aveva detto, ma l'unica cosa importante per noi era l'odore che si sprigionava scaldandole, e questo era più che sufficiente per farcele amare. Sono poche le persone a cui non piacciano i mandarini. Il loro sapore e il loro profumo rende unica la stagione invernale. Inoltre, il mandarino ha una gran quantità di sostanze nutritive ottime per il nostro organismo, in quanto, riescono a rafforzare il sistema immunitario. In genere, quando lo consumiamo, siamo soliti buttare via la sua buccia. In realtà, questo ‘scarto’ ha potenzialità che è bene sfruttare piuttosto che buttare via. È proprio nella buccia, infatti, che si celano le proprietà maggiori del mandarino. Ci sono vitamine, oli essenziali, minerali e altre sostanze molto utili al nostro fabbisogno quotidiano. In medicina, le bucce di mandarino, vengono impiegate anche per creare farmaci o cosmetici. Si possono usare però anche in cucina, per il giardino e più in generale nella vita di tutti i giorni. Tuttavia in casa mia il loro unico utilizzo era metterle sulla stufa e gustarsi il prodigioso e particolarissimo aroma agro dolce che emanavano. Oggi purtroppo l'atmosfera in casa mia non è più la stessa, mio padre, il cui compleanno sarebbe domani, 30 Gennaio, è morto 12 anni fa, e il trauma è stato grande, tuttavia c'era ancora mia mamma, e anche se ammalata da un punto di vista affettivo era per me una grandissima risorsa, ma poi a 90 anni, ovvero lo scorso ottobre se ne andata anche lei, e io, essendo figlio unico, sono rimasto da solo.
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Compleanno di mio papà Certo in casa tutto mi ricorda mia madre, soprattutto le sue fotografie da dove mi guarda sorridente, ed è lo stesso anche per mio padre, anche se le sue fotografie sono meno espressive, ma il silenzio che mi circonda è lì a ricordarmi che i bei tempi sono finiti, e si sono dissolti senza quasi che mi accorgessi che avrebbero rappresentato i momenti più belli della mia vita, ma ahimé solo quando si sarebbero trasformati nel ricordo del mio passato più spensierato. Ora non mi resta che sopportare il mio dolore, la mia angoscia, la mia nostalgia, la mia melanconia e pensare, aspettare, che anch'io mi dissolva, e ritorni probabilmente polvere, diciamo pure cenere. Nel frattempo, sperando di riuscire a concludere aluni miei lavori, in questi mesi invernali, ricchi di mandarini, arance e clementine, prendo una padella antiaderente e gli poso sopra delle bucce, preferibilmente di mandarini, alcune volte anche di clementine, quasi mai di arance, accendo il gas a bassa intensità, e aspetto che la fiamma faccia il suo lavoro grazie al quale potrò nuovamente gustare, cercando di ingannare il tempo, come facevo da piccolo, il magnifico profumo degli oli essenziali delle bucce di mandarino, l'unica cosa che non è cambiata rispetto al mio passato in famiglia. Certamente è comunque un'atmosfera triste e artificiale; così perso nei miei pensieri talvolta le faccio anche bruciacchiare un po' e poi magari ne mangio una o due, anche perché aiutano pure la digestione. Nel frattempo poi mi soviene il grande Proust, famoso per il suo capolavoro "Alla ricerca del tempo perduto" ("À la recherche du temps perdu"), il quale aveva una concezione molto particolare del tempo. In breve, Proust sosteneva che il tempo non fosse lineare e irreversibile, ma che potesse essere recuperato attraverso la memoria. Nella sua opera, il narratore riflette sulle sue esperienze passate e sui ricordi associati ad esse, suggerendo che il tempo non è semplicemente una successione di momenti, ma piuttosto un'entità elastica che può essere reinterpretata e rivissuta attraverso la memoria.
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Mio papà nel 1984 Il concetto chiave è la "recherche du temps perdu" o "la ricerca del tempo perduto", indicando il desiderio di recuperare il tempo trascorso attraverso la memoria. Proust credeva che i ricordi, spesso scatenati da stimoli sensoriali come odori o gusti, potessero trasportare il soggetto indietro nel tempo, offrendo una sorta di immortalità ai momenti passati. Purtroppo però a mio avviso il tempo è legato allo spazio, ai luoghi, alle persone, tutte cose uniche e ahimé irripetibili, che si consumano, si dissolvono, si degradano, e benché siano delle uniche, vere e proprie opere d'arte, per vari motivi su cui rifletterò in un altro scritto, si consumano, si degradano, fino a dissolversi per sempre. Il tempo in questo caso non è altro che un'entità fisica, un sistema, che procede più o meno lentamente verso una situazione cerescente di disordine, e genera in questo procedere un'entropia crescente, fino a diossolversi e a creare sempre più caos attorno a sè, e purtroppo anche nella mia mente. Rimangono solo le bucce di mandarino e i ricordi, certo, ma non per molto, le persone invece, uniche ed irripetibili se ne vanno, scompaiono, si dissolvono nel vento, non esistono più, inghiottite dal nulla cosmico, e questo purtroppo è il nostro tragico destino. Anche se non mi piace, dovrò farmene una ragione, e a questo punto l'unica modifica che posso fare è quella di cambiare il mio testamento è lasciare scritto che quando morirò, di mettere nella cassa una buona quantità di bucce di mandarino, così quando mi bruceranno, perché di sicuro lo faranno, almeno ci sarà forse un odore un po' più lieve e gradevole. P.S. Con le bucce di mandarino potete farci anche altre molte cose, ad esempio i canditi, oppure degli infusi, tisane e bevande varie, inoltre potete aromatizzare l'olio o il sale, oppure creare dei liquori e arricchire i vostri dolci o fare delle marmellate. Un altro modo per riciclare le scorze di mandarino consiste nell'essiccarle. Potete farlo facilmente a casa, posizionando le scorze in una teglia e lasciandole per circa due ore nel forno a bassa temperatura, non oltre i 50° C. Una volta prive di umidità, quindi secche, potrete trasferirle nel mixer e ridurle in polvere. Anche in questo caso gli utilizzi sono vari e creativi: ne basta una spolveratina per regalare un tocco agrumato a diverse preparazioni, come le zuppe, i risotti o i dessert al cucchiaio. Read the full article
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Alpi Apuane: la sua storia industriale e le sue vecchie fabbriche
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Alpi Apuane: la sua storia industriale e le sue vecchie fabbriche
Sembrerà strano e a molti suonerà come un termine incompatibile ma esiste anche l’archeologia industriale. Ci siamo sempre immaginati l’archeologia come una materia che studia e raccoglie documentazioni e materiali di tempi lontanissimi, risalenti a migliaia e migliaia di anni fa, ma come detto l’archeologia non è solo quella. Sono passati oramai oltre due secoli e mezzo dalla prima rivoluzione industriale e da quando verso la seconda metà del ‘700 la macchina a vapore prese il sopravvento. La rivoluzione industriale comportò una profonda ed irreversibile trasformazione della società, tanto da sviluppare lo studio di questa branchia dell’archeologia, meglio nota come archeologia industriale. L’archeologia industriale studia tutte le testimonianze inerenti al processo di industrializzazione, allo scopo di approfondire la conoscenza della storia e del passato industriale. Le testimonianze a cui fare riferimento sono molteplici: i luoghi dove sorgevano questi stabilimenti, lo studio delle vecchie macchine, i processi di lavorazione e le fonti fotografiche e orali. La prima volta che si sentì parlare di questa branchia di studi archeologici risaliva agli anni cinquanta del ‘900, in Inghilterra e tale espressione venne usata nel 1955 da Michael Rix professore dell’università di Birningham, in un suo articolo pubblicato nella rivista “The amateur historian”.
L’ingresso della SMI a Fornaci di Barga
Ma questa disciplina si può anche applicare in Garfagnana? La nostra è stata terra prevalentemente agricola o dedita alla pastorizia, eppure anche noi abbiamo la nostra storia industriale di tutto rispetto. Faremo quindi un viaggio nelle vecchie industrie della Garfagnana, naturalmente questo articolo non vuole essere un saggio di archeologia industriale (nemmeno ci si avvicina) però per chi è curioso da queste poche righe può prendere ispirazione per qualche sua personale e più approfondita ricerca.
  “…Mentre vedevasi l’Italia tutta camminare a gran passi per la via del progresso nelle associazioni e nelle industrie al fine di rendersi indipendente dagli stranieri ai quali fummo fin qui indirettamente tributari: nel mentre fuori di questa regione, sorgono ovunque società che fondano stabilimenti, opifici e stabiliscono nuove industrie; addolora il mirare questa bella parte della nostra terra italiana, fornita dalla natura di tanti doni per i quali altri sacrificherebbero ingenti tesori onde goderne, starsene neghittosa (n.d.r: pigra,negligente), non curante del presente e del bene che per l’avvenire può derivarle dall’uso di questi tesori. Non vi sarà alcuno che vorrà porre in dubbio essere la Garfagnana in generale un paese ricco d’ogni sorta di prodotti agricoli, di tesori nascosti nelle viscere dei suoi monti e sotto i letti dei fiumi e torrenti: ma nessuno vorrà poi niegare che questa Garfagnana sia la parte d’Italia che men siasi slanciata nella via del progresso rispetto all’agricoltura, al commercio ed all’industria…”
Prima dell’avvento dell’industria in Garfagnana si viveva così
Questa impietosa analisi di fine’800 di Paolo Stella (maggiore del regio esercito che prese residenza nella nostra valle)non lascia scampo, descrive la Garfagnana come una regione ricca di risorse naturali che non riesce a sfruttare, per favorire la nascita di nuove industrie che porterebbero ricchezza e benessere. L’Italia ha intrapreso la via dell’industrializzazione e la Valle del Serchio è ancora indietro e non ne vuole sapere di uscire dal suo torpore. Eppure le sue acque e il suo marmo sarebbero veramente da sfruttare per favorire nuove industrie, come già fanno nel versante opposto della Apuane.
Già delle cave infatti erano state aperte verso la metà dell’800 nella zona di Arni, addirittura i cavatori garfagnini andavano a lavorare nelle cave versiliesi e massesi. Ma perchè tutto questo? Mancanza di strade? Di capitali? O di spirito d’iniziativa? Non di meno la situazione era la medesima per lo sfruttamento delle acque del Serchio e dei suoi affluenti, possibile che in un momento in cui stava prendendo piede l’industria idroelettrica a nessuno fosse venuto in mente di sfruttare una zona ricca di acque come la Garfagnana? Volevamo forse rimanere una regione dedita ancora all’agricoltura? e coltivare il nostro orticello per il fabbisogno personale?
Operaie all’interno della SMI
D’altronde noi garfagnini siamo sempre stati un po’ allergici alle novità, per indole siamo abitudinari, ma il progresso non si ferma e non si fermò nemmeno (e a maggior ragione)nel nascere del nuovo secolo, quando agli inizi dell’900 un fremito di rinnovamento scosse dall’apatia tutta la valle. Fu così che proprio nel 1900 i comuni di Vagli e di Minucciano dettero il via alla prima e vera propria industria nostrana, quando due contratti di concessione per lo sfruttamento del marmo locale furono dati ad altrettante società di estrazione, dove dietro di esse c’erano prestanome e capitali esterni di banche. Nell’anno successivo la “Società anonima marmifera di Minucciano” cambiò nome in “Società marmifera Nord Carrara” acquisendo anche le concessioni sul bacino marmifero di Vagli (dal 1921 la Nord Carrara entrerà a far parte del Gruppo Montecatini).
Gorfigliano il trenino che trasporta il marmo
L’industria infatti non portò solo posti di lavoro per i garfagnini ma favori anche l’arrivo della ferrovia, la costruzione di nuove strade e cosa altrettanto importante la gente prese coscienza della propria posizione sociale, nacque così una classe operaia che ben presto diede luogo alla nascita di associazione ed enti per la tutela dei propri interessi, del resto l’incremento di questa nuova classe sociale (nel settore marmi)non era da trascurare dato che nel 1906 gli occupati erano circa 800 arrivando poi ai 3000 del 1920. Anche lo sfruttamento delle acque prese vita, quando fu operante la “Società idroelettrica garfagnina” che costruì gli impianti nel comune di Sillano, sorsero poi altre industrie idroelettriche “foraggiate” queste da capitali esterni, ecco allora nascere nel 1913 la diga di Corfino-Villa Collemandina e poi nel tempo gli impianti di Castelnuovo, Gallicano e Pontecosi. La diga di Vagli nascerà per ultima, nel secondo dopoguerra. Questa attività fu indubbiamente fonte di lavoro, ma ben presto nacquero disservizi, la gente protestava con l’impresa distributrice di energia, la S.E.L.T (SOCIETà ELETTRICA LIGURE.TOSCANA), paradossalmente molti paesi non erano raggiunti dall’elettricità…e ciò continuò fino agli 60 del 1900.
Centrale elettrica Gallicano
Non mancarono naturalmente le industrie manifatturiere, anzi queste furono la maggior parte. Già nel 1880 a Castelnuovo esisteva “la Fabbrica dei Tessuti”(nel tempo prenderà il nome di Valserchio tessuti) fondata dal Conte Carli, per molti e molti anni fra vicende alterne questa azienda darà occupazione a molte donne della valle. Sempre nel settore tessile a Gallicano nel 1904 nascerà anche la Cucirini che produrrà filati, ancora a Gallicano nei soliti anni la “S.I.P.E Nobel” porterà un suo stabilimento di polvere da sparo. Dall’altra parte del fiume, a Fornaci di Barga, ecco nascere la fabbrica per eccellenza della valle.
Operaie e operai della Cucirini di Gallicano
Era il 1916 quando la S.M.I (SOCIETA’ METALLURGICA ITALIANA) nacque per incrementare lo sforzo bellico producendo munizioni per la “Grande Guerra” che era in corso. Questa fabbrica cambierà per sempre il modo di vivere dei garfagnini, fu il più grande stabilimento industriale di sempre, presente in zona, arriverà ad occupare migliaia e migliaia di persone (fra le quali moltissime donne). Sembrerà strano ma proprio in quegli anni si comincerà a prendere coscienza che la Garfagnana poteva essere sfruttata anche da un  punto di vista turistico e sviluppare quindi una nuova risorsa economica. Sul finire dell’800 erano già presenti dei villeggianti e sui giornali locali si affittano case per vacanze. Nel 1904 proprio per sviluppare questo settore fu pubblicata una guida corredata da molte fotografie e da carte topografiche. La questione turistica cominciò anche ad essere dibattuta sui giornali locali, si cercò di dare linfa vitale a questa nuova “industria”, proprio come dovrebbe succedere oggi, dove ancora questa risorsa non viene ancora messa a profitto come si deve. Questo stralcio di articolo del 1927 tratto dalle colonne de “La Garfagnana” sembra essere stato scritto ieri data la sua corrente attualità:
1946 “La domenica del Corriere” pubblicizza la Garfagnana turisticamente
“…l’industria principale, che parrebbe la più possibile ad essere sfruttata, quella turistica, è purtroppo da scartarsi. Per varie ragioni…Mancano poi gli alberghi e i pochi esistenti non offrono il cosiddetto comfort moderno, che per i nuovi ricchi culmina nei divertimenti di ogni genere, leciti ed illeciti. La borghesia e la classe sociale più eletta inoltre hanno le loro ville altrove. Il ceto professionista trova la Garfagnana fuori mano a causa delle poco agevoli comunicazioni. Chi può dunque venire preso da noi? Non resta che il modesto impiegato”. Fu un cambiamento epocale quello dell’avvento dell’industria in Garfagnana, c’è chi ebbe a dire che i problemi per valle fossero finiti e che la povertà che ci affliggeva da secoli fosse definitivamente sconfitta, in parte fu vero…uno stipendio sicuro, la certezza di una continuità lavorativa…ma non era oro tutto quello che luccicava, ed in risposta a chi faceva notare la tanto decantata ricchezza metteva in evidenza che per il momento serviva “a due cose soltanto, a formare i dividendi delle imprese forestiere e versar quattrini nelle tasche dell’erario”.
  Bibliografia
“Dal fascismo alla resistenza. La Garfagnana fra le due guerre mondiali” di Oscar Guidi. Banca dell’identità e della memoria anno 2014
“La Garfagnana” articolo pagina 2 anno 1927
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storiearcheostorie · 1 year
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SCAVI / Le antiche pipe del Kurdistan e le loro fabbriche raccontano storia e segreti del tabacco
#ARCHEONEWS #SCAVI / Le antiche pipe del #Kurdistan e le loro fabbriche raccontano storia e segreti del tabacco. La scoperta della missione di #CaFoscari a #TellZeyed I dettagli e le foto su Storie & Archeostorie @cafoscari
Nelle immagini, frammento di pipe con decorazione (foto: Ca’ Foscari) Le antiche pipe del Kurdistan raccontano la storia e i segreti del tabacco e come funzionava il ciclo di produzione grazie a una nuova scoperta della missione archeologica dell’Università Ca’ Foscari Venezia nel sito di Tell Zeyd dove è stato rinvenuto un laboratorio per la produzione di pipe in terracotta risalente al XVIII…
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I don't get this 1977 villa in Annivitti, Manziana Italy (part of Rome). The design is just weird. 5bds, 3ba, €470K / $503K. I know, there will those of you who "unironically love it," but at least admit it's weird. Calling it "The Transformer House."
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In the huge main room, the fireplace and conversation pit are central and you can see the mezzanine, clear up to the glass rooftop.
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That's some fireplace. It looks like you burn logs and stuff on that flat surface and it goes straight up the flue.
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Also, sliding doors all around the room open to the yard.
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Since it is a mid-century modern home, the kitchen features original cabinetry.
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The tower you see on the exterior is for the stairs.
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At the top of the stairs, there's the fireplace chimney and I don't know if the little ladder is decorative or if it has a purpose.
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Looking down from the mezzanine.
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The bedrooms are weird, but meant to be flexible spaces. Those protrusions on the sides of the house are the bedrooms. This one has a wooden platform for the mattress, and a built-in closet.
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You can put mattresses on the tiers, too.
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Then, at the top is a glass window so you can see down to the property.
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This bath is pretty spacious.
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The bedrooms offer different options. This one has an air mattress on the floor.
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In this one, the mattress is on one of the tiers.
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This bath features colorful MCM tile.
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Stairs leading to the basement.
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Rec room with a fireplace. I don't know what the triangular thing is.
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The basement has glass sky lights along the ceiling. The description says "tavern," so it mean mean the bar on the left.
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I don't know what this structure is.
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Some sort of pyramid outside. Looks like you can go in there?
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It appears to be the top of this roof.
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Bedroom protruding out the side of the house.
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Looks like there's a lot of nice property, approx. 2.47 acres, but according to the description the house needs to be refurbished.
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elbiotipo · 9 months
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In Campoestela, the Esteloplatense Confederation spreads across the Avis Fornacis constellation and the aether current of the same name... These are some worlds of interest:
Aerolito: A warm world of vast dry forests and wetlands, surrounded by rings. Because of them, it's perpetually lighted by shooting stars.
Aurora: The largest population and industrial center of the Confederation. Known by its epynomous auroras that can be seen even over the bright cities.
Esperanza: The original generation ship that blazed the Avis Fornacis aether current. Now parked in an orbit as the Confederation's ceremonial capital.
Finistelle: The end of the Avis Fornacis current, an icy moon located above the galactic plane, visited for its incredible views.
Libertad: A world of cold forested archipelagos, with a very well developed maritime culture because of the little space among the mountainous islands
Llanquille: A cool moon with extense glaciers separating patches of forest. Every patch has it's unique ecology, and nature services work overtime to protect them
Madre Tierra: The homeworld of humanity and many other species, much like other Human star leagues, the Esteloplatense Confederation has historic territories here.
Morfilod: A ringed gas giant and one of the few known breeding orbits of space whales. Usually inhabited by researchers, now there are more tourists...
Rosa: An agrarian small moon, not a tourist destination but known for its flower fields planted into art that can be seen from orbit
San Ignacio: A moon warmed by tidal vulcanism, known by its fertile hidden valleys among the capricious geographic forms.
Soledad: An ancient world orbiting a warming star. Covered in deserts and salt flats, yet still having a thriving ecology in the former depths
Taragüí: A tidally locked world with long rivers and marshlands on the inhabited portion, crossed by great bridges. Largest producer of yerba mate.
Tinto: A red world rich in iron and other metals, originally one of the main industrial centers of the Confederation, now trying to rebrand itself as a producer of luxury goods.
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pianetatrillafon49 · 2 months
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Fuori (dal) campo.
La sceneggiatura è costruita dal suono, mura come divisorie fra vita e morte, mura sonore a pieno schermo, con il sangue che esce dalle orecchie di un buio schiacciante. Assomiglia all'Orrore (È questo il modo in cui finisce il mondo / Non già con uno schianto, ma con un piagnisteo - Eliot). L'edilizia floreale di un angolo di paradiso all'inferno, extra luminoso. Mentre i camini bruciano senza sosta e la cenere impone un contrasto elevato il candore agghiacciante è nei luoghi, negli abiti di Rudolf Höss ("Non lasciate che io mi avvicini nel regno di sogno della morte / Lasciatemi indossare / Travestimenti ricercati" Eliot), nelle parole di un lavoro come se fosse qualsiasi, nella candeggina fittizia che ricopre le anime marcescenti al di qua dei forni.
Glazer mette in scena il film definitivo sull'Olocausto, omettendo tutto il possibile, puntando il dito senza la retorica del non sapevo o lo ignoravo, perché chi ha visitato e visto i campi ha sentito l'odore della carne, ha visto i luoghi e le fornaci, ma non ha mai udito il sonoro della morte. Un volume monolitico. E se per 2001 di Kubrick era l'inizio di un'odissea, per Glazer (con Mica Levi) è la testimonianza definitiva della soluzione finale a cui è giunto l'uomo nel suo viaggio conradiano.
E mentre l'anima marcisce il corpo espelle liquidi improvvisi, anch'esso impossibilitato a sopportare l'Orrore, perché divisa l'anima, possa almeno essa stessa essere evacuata, recisa, gassata, vomitata.
[la zona d’interesse, Jonathan Glazer, Gran Bretagna, Polonia, USA, 2023]
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Tutte le emergenze domestiche in Brescia hanno solo una semplice risposta! Servizi Urgenti Brescia 24H, contattaci!
Immagina una situazione in cui il tuo lavandino improvvisamente smette di funzionare, hai perso la chiave di casa, si sono presentati problemi elettrici o hai problemi di drenaggio. Questi scenari potrebbero non essere al primo posto nella tua lista, ma sono esattamente i tipi di situazioni urgenti che noi di Servizi Urgenti Brescia 24H abbiamo pensato e preparato ampiamente.
Servizi Urgenti Brescia 24H è dedicato a servire le diverse esigenze dei residenti di Brescia. Siamo specializzati nel fornire servizi idraulici, elettrici, di serratura e di drenaggio di alta qualità, garantendo che tu abbia qualcuno a cui rivolgerti ogni volta che sorgono emergenze.
Inoltre, il nostro servizio clienti è sempre a disposizione per assisterti. Una volta contattato per fissare un appuntamento, uno dei nostri tecnici professionisti si arriverà prontamente al tuo indirizzo, completamente equipaggiato e pronto a affrontare il problema.
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Lasciaci portarti in un breve viaggio per mostrarti quali servizi sono inclusi e le aree di Brescia in cui li offriamo:
Pronto Intervento Idraulico
Montaggio scaldabagno
Installazioni Idrauliche
Riparazioni Idrauliche
Montaggio Lavandino
Montaggio Doccia
Sblocco Lavandino
Sblocco Vasca
Sblocco WC
Contatta al numero: 0305356138
Pronto Intervento Fabbro
Manutenzione Serrande
Apertura Porta Blindata
Apertura Porta Normale
Riparazione Tapparella
Riparazione Serrande
Riparazione finestre
Apertura cassaforte
Cambio Serratura
Contatta al numero: 0305356728
Pronto Intervento Elettricista
Installazioni Elettriche
Manutenzione Elettrica
Certificazione Elettrica
Riparazioni Elettriche
Assistenza Elettriche
Cambia Salvavita
Corto Circuito
Impianto Elettrico
Contatta al numero: 0305356530
Pronto Intervento Spurgo
Spurgo Fognature
Spurgo e Disostruzione Tubazioni
Spurgo e Pulizia Pozzi Neri
Pulizia Scarichi Fognari
Pulizia fosse biologiche
Contatta al numero: 0305356676
Dove Operiamo?
-  Brescia Nord – Borgo Trento, Mompiano, Vill. Prealpino, S. Bartolomeo, Casazza, S. Eustacchio, S. Rocchino
- Brescia East – Buffalora, Caionvico, S. Eufemia, S. Polo Case, S. Polo Cimabue, San Polino, S. Polo Parco
- Brescia Sud – Don Bosco, Folzano, Fornaci, Lamarmora, Porta Cremona, Chiesanuova, Vill. Sereno
- Brescia Ovest – Chiusure, Fiumicello, Urago Mella, Vill. Badia, Vill. Violino, Primo Maggio
- Brescia Centro – Brescia Antica, Porta Milano, Centro storico nord, Porta Venezia, Centro storico sud, Crocefissa di Rosa
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Ti invitiamo a visitare il nostro sito web all'indirizzo https://serviziurgentibrescia.it/  per ulteriori dettagli sui nostri servizi e per conoscere meglio il nostro team. Per assistenza immediata, chiamaci al 800134967.
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tanadrin · 1 year
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Sometimes Latin stems differ in one case a bit due to a mere spelling convention: fornax, fornacis just spells the final -/ks/ in the nominative with one letter, because the Romans happened to have a useful letter inherited from the Greeks for the /ks/ combination; the nominative ending is a simple -s. Sometimes they differ because of regular sound changes: older honos, honoris is due to rhotacization of medial, voiced /s/, though analogy eventually levelled it to honor in the nominative as well. The third declension has a lot of these fun alterations, since it was descended from the PIE athematic declension, with no theme vowel between the root and the inflectional ending--this meant a slightly more diverse environment for preserving older stems in forms like the nominative.
But Iuppiter is really fun, because a whole-ass word get dropped in between the root and the inflectional ending in the nominative and the vocative: -piter is an epithet, “father,” attached to an old word for “day” (Proto-Italic *djous, *djouwes; there’s that purely consonantal nominative vs the vocalic genitive producing different outcomes in the root again! In this case we see the conditioned alternation of u and w, which goes back to PIE). You can see how that epithet could become so common as to be fully integrated into the word in the vocative and nominative. But the oblique form remained just *djouw- > Iov-, and Old Latin still frequently had the standalone form Diovis in all cases (Diovis, Diovis, Diovi, Diovem, etc.). You also apparently got Old Latin Diespiter, with the epithet present in all forms (Diespiter, Diespitris, etc.). Dies, the normal word for ‘day’ in classical Latin, is a back-formation replacing *djous, from the accusative form diem.
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romadjpianobar · 2 years
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#Weddingdj Gianpiero Fatica start the party in Laterina, Arezzo, #Tuscany #weddingdj #weddingparty #weddingitaly ##weddingmusic #weddinginitaly🇮🇹 #weddingdjitaly #weddingdjtuscany contact whatsapp or voice -393283334184 [email protected] https://weddingdj.it #bestweddingdj (presso Casa Vacanze Le Fornaci) https://www.instagram.com/p/CgEorchsUIN/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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sonjatwogreyhounds · 1 year
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Augusto Chini(catalogo Pandolfini)
Augusto Chini (second of his name), born in Florence 1904, son of Chino and grandson of Augusto (first of his name) a, studied at the Scuola d'Arte di Santa Croce, pupil of Libero Andreotti and completed his training by graduating in sculpture at the Accademia di Belle Arti in Florence, under the guidance of Domenico Trentacoste.From the mid-1920s he worked at his father's ceramics factory 'Fornaci di San Lorenzo', his small sculptures adorning the vases after 1920, which he inherited, together with his elder brother Tito, around the beginning of the 1930s.In 1925 it was he who directed the production destined for the ceramic decoration of the pavilions of the International Exhibition in Paris.Augusto Chini dies in Borgo San Lorenzo, in 1998
the #sighthound #bulletin
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fashionbooksmilano · 1 year
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Murano Fantasie di vetro
Marina Barovier
Introduzione di Attilia Dorigato
Arsenale Editrice, Venezia 2008, 60 pagine, 48 ill. colori, brossura, 22 x 24 cm, ISBN  9788877431424
euro 12,00
email if you want to buy :[email protected]
Galleria Marina Barovier, Venezia 3 settembre -  29 ottobre 1994
60 esemplari eccezionali in vetro mosaico, a tessere e a canne dei più noti maestri e designer prodotti tra il 1920 e il 1960 nelle fornaci muranesi.
Accanto al vetro soffiatissimo, trasparente e quasi impalpabile dalle tenui colorazioni, che dà corpo a forme di rigorosa semplicità, ma di grandissima raffinatezza, i primi anni del nostro secolo, a Murano, sono testimoni anche dell’incondizionato successo del vetro morsico, noto pure col termine, improprio tuttavia, di murino. Al fascino del vetro murino non hanno saputo resistere artisti quali Vittorio Zecchin, Carlo Scarpa, Fulvio Bianconi, Riccardo Licata e Mario De Luigi, che hanno creato tessuti vitrei assolutamente inediti, nei quali la forma stessa della tessera di vetro veniva pensata in funzione precisa dell’oggetto e delle sue intonazioni di colore. Canne vitree di colori e dimensioni diversi, intrecciate spesso in complessi viluppi, con eccezionale abilità, hanno costituito tessuti vitrei vivaci quanto quelli in vetro mosaico. È a queste Fantasie di vetro che Marina Barovier ha rivolto la propria attenzione nell’ultima delle sue esposizioni, selezionando, ancora una volta, quanto di meglio Murano ha prodotto in questo settore, nel nostro secolo.
20/01/23
orders to:     [email protected]
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Alpi Apuane: la sua storia industriale e le sue vecchie fabbriche
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Alpi Apuane: la sua storia industriale e le sue vecchie fabbriche
Sembrerà strano e a molti suonerà come un termine incompatibile ma esiste anche l’archeologia industriale. Ci siamo sempre immaginati l’archeologia come una materia che studia e raccoglie documentazioni e materiali di tempi lontanissimi, risalenti a migliaia e migliaia di anni fa, ma come detto l’archeologia non è solo quella. Sono passati oramai oltre due secoli e mezzo dalla prima rivoluzione industriale e da quando verso la seconda metà del ‘700 la macchina a vapore prese il sopravvento. La rivoluzione industriale comportò una profonda ed irreversibile trasformazione della società, tanto da sviluppare lo studio di questa branchia dell’archeologia, meglio nota come archeologia industriale. L’archeologia industriale studia tutte le testimonianze inerenti al processo di industrializzazione, allo scopo di approfondire la conoscenza della storia e del passato industriale. Le testimonianze a cui fare riferimento sono molteplici: i luoghi dove sorgevano questi stabilimenti, lo studio delle vecchie macchine, i processi di lavorazione e le fonti fotografiche e orali. La prima volta che si sentì parlare di questa branchia di studi archeologici risaliva agli anni cinquanta del ‘900, in Inghilterra e tale espressione venne usata nel 1955 da Michael Rix professore dell’università di Birningham, in un suo articolo pubblicato nella rivista “The amateur historian”.
L’ingresso della SMI a Fornaci di Barga
Ma questa disciplina si può anche applicare in Garfagnana? La nostra è stata terra prevalentemente agricola o dedita alla pastorizia, eppure anche noi abbiamo la nostra storia industriale di tutto rispetto. Faremo quindi un viaggio nelle vecchie industrie della Garfagnana, naturalmente questo articolo non vuole essere un saggio di archeologia industriale (nemmeno ci si avvicina) però per chi è curioso da queste poche righe può prendere ispirazione per qualche sua personale e più approfondita ricerca.
  “…Mentre vedevasi l’Italia tutta camminare a gran passi per la via del progresso nelle associazioni e nelle industrie al fine di rendersi indipendente dagli stranieri ai quali fummo fin qui indirettamente tributari: nel mentre fuori di questa regione, sorgono ovunque società che fondano stabilimenti, opifici e stabiliscono nuove industrie; addolora il mirare questa bella parte della nostra terra italiana, fornita dalla natura di tanti doni per i quali altri sacrificherebbero ingenti tesori onde goderne, starsene neghittosa (n.d.r: pigra,negligente), non curante del presente e del bene che per l’avvenire può derivarle dall’uso di questi tesori. Non vi sarà alcuno che vorrà porre in dubbio essere la Garfagnana in generale un paese ricco d’ogni sorta di prodotti agricoli, di tesori nascosti nelle viscere dei suoi monti e sotto i letti dei fiumi e torrenti: ma nessuno vorrà poi niegare che questa Garfagnana sia la parte d’Italia che men siasi slanciata nella via del progresso rispetto all’agricoltura, al commercio ed all’industria…”
Prima dell’avvento dell’industria in Garfagnana si viveva così
Questa impietosa analisi di fine’800 di Paolo Stella (maggiore del regio esercito che prese residenza nella nostra valle)non lascia scampo, descrive la Garfagnana come una regione ricca di risorse naturali che non riesce a sfruttare, per favorire la nascita di nuove industrie che porterebbero ricchezza e benessere. L’Italia ha intrapreso la via dell’industrializzazione e la Valle del Serchio è ancora indietro e non ne vuole sapere di uscire dal suo torpore. Eppure le sue acque e il suo marmo sarebbero veramente da sfruttare per favorire nuove industrie, come già fanno nel versante opposto della Apuane.
Già delle cave infatti erano state aperte verso la metà dell’800 nella zona di Arni, addirittura i cavatori garfagnini andavano a lavorare nelle cave versiliesi e massesi. Ma perchè tutto questo? Mancanza di strade? Di capitali? O di spirito d’iniziativa? Non di meno la situazione era la medesima per lo sfruttamento delle acque del Serchio e dei suoi affluenti, possibile che in un momento in cui stava prendendo piede l’industria idroelettrica a nessuno fosse venuto in mente di sfruttare una zona ricca di acque come la Garfagnana? Volevamo forse rimanere una regione dedita ancora all’agricoltura? e coltivare il nostro orticello per il fabbisogno personale?
Operaie all’interno della SMI
D’altronde noi garfagnini siamo sempre stati un po’ allergici alle novità, per indole siamo abitudinari, ma il progresso non si ferma e non si fermò nemmeno (e a maggior ragione)nel nascere del nuovo secolo, quando agli inizi dell’900 un fremito di rinnovamento scosse dall’apatia tutta la valle. Fu così che proprio nel 1900 i comuni di Vagli e di Minucciano dettero il via alla prima e vera propria industria nostrana, quando due contratti di concessione per lo sfruttamento del marmo locale furono dati ad altrettante società di estrazione, dove dietro di esse c’erano prestanome e capitali esterni di banche. Nell’anno successivo la “Società anonima marmifera di Minucciano” cambiò nome in “Società marmifera Nord Carrara” acquisendo anche le concessioni sul bacino marmifero di Vagli (dal 1921 la Nord Carrara entrerà a far parte del Gruppo Montecatini).
Gorfigliano il trenino che trasporta il marmo
L’industria infatti non portò solo posti di lavoro per i garfagnini ma favori anche l’arrivo della ferrovia, la costruzione di nuove strade e cosa altrettanto importante la gente prese coscienza della propria posizione sociale, nacque così una classe operaia che ben presto diede luogo alla nascita di associazione ed enti per la tutela dei propri interessi, del resto l’incremento di questa nuova classe sociale (nel settore marmi)non era da trascurare dato che nel 1906 gli occupati erano circa 800 arrivando poi ai 3000 del 1920. Anche lo sfruttamento delle acque prese vita, quando fu operante la “Società idroelettrica garfagnina” che costruì gli impianti nel comune di Sillano, sorsero poi altre industrie idroelettriche “foraggiate” queste da capitali esterni, ecco allora nascere nel 1913 la diga di Corfino-Villa Collemandina e poi nel tempo gli impianti di Castelnuovo, Gallicano e Pontecosi. La diga di Vagli nascerà per ultima, nel secondo dopoguerra. Questa attività fu indubbiamente fonte di lavoro, ma ben presto nacquero disservizi, la gente protestava con l’impresa distributrice di energia, la S.E.L.T (SOCIETà ELETTRICA LIGURE.TOSCANA), paradossalmente molti paesi non erano raggiunti dall’elettricità…e ciò continuò fino agli 60 del 1900.
Centrale elettrica Gallicano
Non mancarono naturalmente le industrie manifatturiere, anzi queste furono la maggior parte. Già nel 1880 a Castelnuovo esisteva “la Fabbrica dei Tessuti”(nel tempo prenderà il nome di Valserchio tessuti) fondata dal Conte Carli, per molti e molti anni fra vicende alterne questa azienda darà occupazione a molte donne della valle. Sempre nel settore tessile a Gallicano nel 1904 nascerà anche la Cucirini che produrrà filati, ancora a Gallicano nei soliti anni la “S.I.P.E Nobel” porterà un suo stabilimento di polvere da sparo. Dall’altra parte del fiume, a Fornaci di Barga, ecco nascere la fabbrica per eccellenza della valle.
Operaie e operai della Cucirini di Gallicano
Era il 1916 quando la S.M.I (SOCIETA’ METALLURGICA ITALIANA) nacque per incrementare lo sforzo bellico producendo munizioni per la “Grande Guerra” che era in corso. Questa fabbrica cambierà per sempre il modo di vivere dei garfagnini, fu il più grande stabilimento industriale di sempre, presente in zona, arriverà ad occupare migliaia e migliaia di persone (fra le quali moltissime donne). Sembrerà strano ma proprio in quegli anni si comincerà a prendere coscienza che la Garfagnana poteva essere sfruttata anche da un  punto di vista turistico e sviluppare quindi una nuova risorsa economica. Sul finire dell’800 erano già presenti dei villeggianti e sui giornali locali si affittano case per vacanze. Nel 1904 proprio per sviluppare questo settore fu pubblicata una guida corredata da molte fotografie e da carte topografiche. La questione turistica cominciò anche ad essere dibattuta sui giornali locali, si cercò di dare linfa vitale a questa nuova “industria”, proprio come dovrebbe succedere oggi, dove ancora questa risorsa non viene ancora messa a profitto come si deve. Questo stralcio di articolo del 1927 tratto dalle colonne de “La Garfagnana” sembra essere stato scritto ieri data la sua corrente attualità:
1946 “La domenica del Corriere” pubblicizza la Garfagnana turisticamente
“…l’industria principale, che parrebbe la più possibile ad essere sfruttata, quella turistica, è purtroppo da scartarsi. Per varie ragioni…Mancano poi gli alberghi e i pochi esistenti non offrono il cosiddetto comfort moderno, che per i nuovi ricchi culmina nei divertimenti di ogni genere, leciti ed illeciti. La borghesia e la classe sociale più eletta inoltre hanno le loro ville altrove. Il ceto professionista trova la Garfagnana fuori mano a causa delle poco agevoli comunicazioni. Chi può dunque venire preso da noi? Non resta che il modesto impiegato”. Fu un cambiamento epocale quello dell’avvento dell’industria in Garfagnana, c’è chi ebbe a dire che i problemi per valle fossero finiti e che la povertà che ci affliggeva da secoli fosse definitivamente sconfitta, in parte fu vero…uno stipendio sicuro, la certezza di una continuità lavorativa…ma non era oro tutto quello che luccicava, ed in risposta a chi faceva notare la tanto decantata ricchezza metteva in evidenza che per il momento serviva “a due cose soltanto, a formare i dividendi delle imprese forestiere e versar quattrini nelle tasche dell’erario”.
  Bibliografia
“Dal fascismo alla resistenza. La Garfagnana fra le due guerre mondiali” di Oscar Guidi. Banca dell’identità e della memoria anno 2014
“La Garfagnana” articolo pagina 2 anno 1927
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tenebraetuae · 1 year
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San Nicola,
si giocava a zaghetto con la cola dietro la Chiesa di San Nicola,
dal tabacchino si arriva dietro al fontantino,
c’era il forno a due porte che fino ad oggi non si conosce la sua sorte,
da dietro le fornaci stanno dei balconi veramente belli,
ci sono persone con il cuore tenero, quelle che abitano dentro il quartiere
e passando sotto l’arco “no figlio, soldi non ne ho”.
Ci sono le Chiese abbandonate, che quasi tutti hanno dimenticato
stanno Santa Cecilia e Santa Teresa, che è così piccola come entrare ed uscire,
e certi vicoli così nascosti che io da qui non ero mai passato
e girando per il quartiere è assai più bello oggi che ieri
tutta Gravina ne deve parlare, faremo una festa grande,
ogni angolo deve brillare così bella la dobbiamo apparecchiare,
questo quartiere è una meraviglia, da volere bene come un figlio
dev’essere bello come il sole,
Viva San Nicola.
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