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#il problema è la morale
ilfascinodelvago · 7 months
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L'educazione delle masse è stata assunta dalla televisione. E la televisione è dovunque nelle mani dei privati, cioè del Potere. Dunque agisce nel loro interesse, e contro l'interesse degli spettatori, cioè delle masse. Solo che il suo funzionamento è assai più pervasivo, più potente, più subdolo: l'educazione si realizza manipolando. E la manipolazione avviene in forme accattivanti, divertenti, solleticanti, tendenti al massimo ascolto. Così siamo stati “educati". Dunque il problema all'ordine del giorno è mettere a fuoco una verità elementare. È la tv a plasmare gli individui e a definire lo stato psicologico, intellettuale, morale di un popolo intero. In quanto tale, essa non dovrebbe essere né al servizio dei pochi, né fuori dal controllo democratico dei molti. In una società “debole”, cioè con un livello civile ridotto o elementare, la tv ha effetti più devastanti. Cento trasmissioni sono devastanti per lo stato intellettuale e morale di un intero paese. Hanno prodotto lo spettacolo necessario per stemperare gli obiettivi di trasformazione sociale; per oscurare, marginalizzare, ridicolizzare la critica al sistema; per produrre il rumore di fondo sufficiente a impedire l’ascolto di altre voci. Penso che per fare la televisione bisogna avere la patente. Perché l'informazione è un diritto e non può essere subordinata al mercato; perché la cultura è un patrimonio comune; perché l'educazione è un dovere.
P.P. Pasolini
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susieporta · 1 month
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La mancanza d'amore genera sempre una mancanza d'essere.
Quando non siamo amati, o non ci sentiamo amati, abbiamo la netta percezione di non valere nulla. Soprattutto se questo accade quando siamo piccoli con i nostri genitori.
Se l'altro ci ama, se soddisfa le nostre aspettative di essere riconosciuti, di ricevere affetto, cure, gratificazioni, noi ci sentiamo visti.
Sentendoci visti, ci riflettiamo nei suoi occhi come in uno specchio, nel quale vediamo, finalmente, noi stessi.
È l'atteggiamento di cura, di amore, di interesse da parte dell'altro importante nei nostri confronti, a creare in noi la convinzione di essere qualcosa.
Qualcosa che è degno di essere amato.
Il valore che ci viene dato dall'altro, ci incoraggia a dare valore a noi stessi, e a considerarci come delle persone che hanno il diritto di esistere.
E proprio grazie a questa convinzione, che viene rinforzata attraverso l'atteggiamento dell'altro e mediante le interazioni tra noi e lui, che noi creiamo in noi stessi una nostra identità.
Il nostro io.
Se tutto questo viene a mancare, oppure risulta zoppicante, intermittente, o ambiguo; se l'amore dell'altro e il valore di cui ci investe risultano a corrente alternata, noi cominciamo a dubitare di noi stessi.
Avviene nel nostro intimo, nella nostra interiorità, quello che Claudio Naranjo chiama obnubilamento dell'essere.
Questa perdita del nostro essere, intesa come vuoto d'essere, non può essere messa da parte.
Da adulti, infatti, proviamo questo vuoto d'essere che ci spinge ad una ricerca spesso drammatica, tormentata e angosciante.
Potremmo dire che tutta la nostra esistenza si avvita di continuo all'interno di un labirinto invisibile rappresentato da questa assenza.
Il nostro stesso carattere non è altro che una formazione reattiva compulsiva, drammatica e spesso inconsapevole, alla mancanza del nostro essere o alle parti mancanti di esso, che sentiamo come tormento diffuso e indefinito nella nostra anima.
Ora, il problema è che noi andiamo a cercare la conferma di queste nostre parti mancanti, o del nostro essere stesso, servendoci di aspetti fallaci, maschere comportamentali e illusioni cognitive, che in qualche modo possono ricostruire in noi, anche attraverso il feedback degli altri, un'immagine compensatoria di quella presenza d'essere che, a qualche livello, sentiamo mancarci.
Alcuni lo fanno attraverso il perfezionismo perché in questo modo ottengono un qualche tipo di riconoscimento, dagli altri e da loro stessi.
Altri lo fanno attraverso il servire indefessamente le altre persone, fino allo sfinimento.
Altri ancora attraverso il dominio, il controllo, la rabbia esplosiva o implosiva.
Altri ancora attraverso il senso di colpa, il giudizio di sé, il vittimismo, il tutto ricoperto dalla patinata vernice rinforzante della virtù morale.
Questi atteggiamenti sono tutte modalità compensative attraverso le quali noi cerchiamo il nostro essere laddove non c'è.
E più lo cerchiamo attraverso queste modalità compensative, più ce ne allontaniamo.
Il trucco è comprendere che dietro alle nostre paure, mancanze e bisogni esistenziali negati, si nasconde quell'essere che tanto cerchiamo all'interno di comportamenti stereotipati, di formalità vuote e di astrazioni.
Se ne sta acquattato nel vuoto, pronto a farsi scoprire e al tempo stesso a lasciarsi costruire da noi, se ci dedichiamo a noi stessi con amore, gratitudine e semplicità.
Il nostro essere, come un seme cui viene data la possibilità di germogliare se piantato nel terreno giusto, emergerà da sé.
Dobbiamo solo avere fiducia nella potenza realizzativa della vita stessa.
©Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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generalevannacci · 5 months
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Gianluca Cicinelli
Il governo di Giorgia Meloni, fatto più grave che sia una donna a prendere questa decisione, sta introducendo politiche per permettere alle organizzazioni anti-aborto di accedere liberamente ai consultori, con finanziamenti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), riducendo di conseguenza le risorse disponibili per la sanità pubblica.
Una misura specifica è stata adottata attraverso un emendamento proposto dal deputato Lorenzo Malagola di Fratelli d’Italia, già passato in commissione Bilancio della Camera, che modifica l’articolo 44 del disegno di legge del Piano riguardante la sanità.
L’emendamento, come riportato dal Quotidiano Sanità, autorizza le regioni a destinare i fondi del Pnrr per la salute a sostenere i servizi nei consultori che possono includere, senza oneri aggiuntivi per le finanze pubbliche, l’apporto di enti del terzo settore con esperienza nel supporto alla maternità.
Questo emendamento in realtà è superfluo, poiché la legge 194/78 già permette ai consultori di collaborare con volontari come assistenza per le maternità difficili, il suo scopo reale è quindi quello di fornire sostegni finanziari pubblici ad associazioni vicine al governo e palesemente contrarie all’aborto. Un attacco senza precedenti alla legge 194.
Organizzazioni come la “Pro vita e famiglia” promuovono proposte di legge come quella di costringere le donne a sentire il battito cardiaco e vedere un’ecografia del feto prima di un aborto. Le forze che sostengono il governo in alcune regioni hanno già dispiegato tutta la loro ideologia anti abortista. Per esempio in Piemonte, dove il “Movimento per la vita” ha ricevuto l’autorizzazione per gestire uno spazio di ascolto fetale negli ospedali.
I consultori offrono già supporto a chi sceglie di proseguire una gravidanza, semmai sono fortemente limitati nei fondi e nel personale. In Italia l’accesso all’aborto è tra i più bassi al mondo mentre l’obiezione di coscienza degli anti abortisti è altissima e diviene spesso un ostacolo al lavoro dei consultori.
Il becero cinismo del governo Meloni non fa che aggravare il dolore e lo stress psicologico delle donne che cercano aiuto nei consultori. Iniziative come quella di costringere una donna ad ascoltare il battito cardiaco del feto non servono a far cambiare idea alle donne ma a colpevolizzarle, manipolando il senso di colpa.
Le donne del centrodestra non hanno niente da dire sull’argomento? Quando in Italia l’aborto era reato le donne delle classi più agiate superavano l’ostacoio andando ad abortire in Svizzera o in strutture compiacenti. Erano le donne dei ceti medi e bassi a dover ricorrere a strumenti, come le “mammane”, che spesso provocavano la loro morte. Difficile credere che tutte le elettrici del centrodestra siano ricche e favorevoli a questa ulteriore restrizione dei diritti delle donne che riguarda anche loro.
Ormai non è più questione politica ma etica. Un’involuzione che non riguarda soltanto le scelte in economia o in politica estera, discutibili ma legittime. Quando un governo politico si assume la responsabilità di diventare “governo etico”, obbligando a un’unica morale i suoi cittadini e violando i diritti civili e umani, va verso la strada intrapresa decenni fa da altri governi, rappresentati senza vergogna dal simbolo della fiamma nel logo del partito che esprime il presidente del consiglio.
Il professor Luciano Canfora è stato querelato da Giorgia Meloni esattamente per aver posto in rilievo questa comunanza ideologica con un passato totalitario di governi “etici”, che, al di là della parola usata per descriverla, nella sostanza pone esattamente il problema etico che molti italiani e italiane iniziano ad avere con questo governo.
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ma-come-mai · 10 months
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L'educazione delle masse è stata assunta dalla televisione. E la televisione è dovunque nelle mani dei privati, cioè del Potere. Dunque agisce nel loro interesse, e contro l'interesse degli spettatori, cioè delle masse. Solo che il suo funzionamento è assai più pervasivo, più potente, più subdolo: l'educazione si realizza manipolando. E la manipolazione avviene in forme accattivanti, divertenti, solleticanti, tendenti al massimo ascolto.
Così siamo stati “educati". Dunque il problema all'ordine del giorno è mettere a fuoco una verità elementare. È la tv a plasmare gli individui e a definire lo stato psicologico, intellettuale, morale di un popolo intero. In quanto tale, essa non dovrebbe essere né al servizio dei pochi, né fuori dal controllo democratico dei molti. In una società “debole”, cioè con un livello civile ridotto o elementare, la tv ha effetti più devastanti. Cento trasmissioni sono devastanti per lo stato intellettuale e morale di un intero paese. Hanno prodotto lo spettacolo necessario per stemperare gli obiettivi di trasformazione sociale; per oscurare, marginalizzare, ridicolizzare la critica al sistema; per produrre il rumore di fondo sufficiente a impedire l’ascolto di altre voci (…).
Penso che per fare la televisione bisogna avere la patente. Perché l'informazione è un diritto e non può essere subordinata al mercato; perché la cultura è un patrimonio comune; perché l'educazione è un dovere.
Pier Paolo Pasolini
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canterai · 8 months
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Vi spiego la situazione per cui mi sono imbestialita perché altrimenti passo per una persona ingenua, invece purtroppo sono prometeo. Praticamente amica non viene invitata al compleanno di altra amica, composto da prima parte cena e seconda parte discoteca o simili, con la scusa "non ci sono persone che conosci/andiamo a ballare la techno e se non ci sei mai andata il primo approccio potrebbe essere leggermente traumatizzante". Amica, che soffre di sindrome dell'esclusione e rimane molto male per il fatto che una persona a lei cara abbia preferito stare con altre persone con scuse, a detta mia, poco valide (è troppo sensibile per la techno ma non per rimanerci male?), mi chiede, per non stare da sola, di vederci io e lei. Ovviamente acconsento subito, perché quante volte mi sono trovata nella sua posizione soffrendo da cani? Oggi la sua amica le scrive "guarda alla fine alcune persone non vengono quindi se ti va di venire a cena a me farebbe molto piacere, tanto verso le dieci e mezza dovremmo finire". Premesso il fatto che crolla la sua scusa di prima, perché non è che magicamente ora amica conosce chi c'è alla cena, il problema è che prima l'avevo sentita dire ad una testuali parole "no ma un sacco di persone stasera devono andare da x e non possono venire da me, chi invito allora?". Il mio disgusto raggiunge livelli plateali, ma proseguiamo. Amica, che fa i salti di gioia perché pensa che improvvisamente la sua amica abbia realizzato quanto la sua assenza si sarebbe sentita ecc ecc, non sa in realtà di essere un rimpiazzo, ma ben contenta accetta di andare alla cena. E io? Si scusa molto con me, mi chiede se ci possiamo vedere comunque, o prima o più tardi, dice di sentirsi in colpa e le solite cose. E a me questo comportamento non va. Dopo averle fatto da psicologa e supporto morale, averle dato la mia totale disponibilità su qualunque cosa volesse fare, mi ritrovo tutto ciò rigettato indietro per buttarsi tra le braccia dell'amica che l'ha invitata come rimpiazzo, e inoltre dovrei anche rifarle da supporto perché ora si sente straordinariamente in colpa nei miei confronti, teme che io pensi che sia una persona orribile ecc ecc. Sono solo stanca.
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abr · 11 months
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Non c’è odio come l’odio verso gli ebrei. C'è un'affermazione ebraica che risale probabilmente a duemila anni fa e che viene recitata durante il servizio del Seder pasquale: "In ogni generazione sorgono per annientarci". Si noti che non dice "perseguitarci" o "schiavizzarci" ma "annientarci". La domanda è: perché? Chi crede all'esistenza del Diavolo afferma che la colpa attribuita agli ebrei è aver portato all'umanità il Dio in cui crede la maggior parte del mondo: han scritto la Bibbia che è la base del Nuovo Testamento e del Corano; han dato al mondo cristiano il suo Messia. Chi odi tutto questo odia gli ebrei. I due gruppi che hanno cercato di sterminare gli ebrei negli ultimi cento anni, i nazisti e gli islamici (non tutti i musulmani), odiano quel codice morale, i primi per affermare la loro antropologica superiorità (e quindi il loro Potere Assoluto), i secondi per rimuovere qualunque cosa preceda e vada oltre il Corano (e quindi il loro Potere Assoluto). I non ebrei che liquidano l’Iran, Hamas o Hezbollah come problemi degli ebrei sono degli sciocchi. Milioni di occidentali persero la vita perché la maggior parte delle persone considerava Hitler e i nazisti un problema degli ebrei.
tradotto da articolo di Denis Prages su https://www.wnd.com/2023/10/hamas-slaughter-confirmed-everything-believed/?utm_source=facebook&utm_medium=wnd&utm_campaign=dlvrit&utm_content=2023-10-24
Aldilà di visioni millenaristiche che per carità, ci stanno, oggi la situazione è molto più prosaica e molto più "bassa".
ci sono i sinistri che vedono nell'Islam e nella Tratta "il nemico del mio nemico è mio amico" (poveretti, saranno i primi a venir violentati e sgozzati);
ci sono poi gli occidentali frustrati, quelli che han deciso spintaneamente (mentori i nostalgici perdenti) di rinnegare l'occidente cioè se stessi (bei pirla!):
primo, confondendo i Dems. Usa pro Ucraina etc. con gli Usa tout court (ma un conservatore Usa vale cento destri europei: spiaze);
secondo, consequenziale, confondendo l'Occidente intero con la lobby Dems./Popolare mondiale, quella si oramai irrecuperabilmente nelle mani dei woke.
Veniamo al punto: codesti bei pirla!, prolungando l'ombra sinistra 100% woke boldrina di un paio di bastardi solipstisti egoisti avidi mai visti in nessun Tempio - Soros e Schwab - ti estrapolano l'esistenza di una "lobby ebbraica globbalista". Che esiste, solo con WOKE al posto di ebraica.
Alla fine il cerchio si chiude: i bei pirla (cit.) MARCIANO DIVISI MA COLPISCONO UNITI AI I SINISTRI.
Dimmi con chi vai e ti dirò cosa sei.
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ross-nekochan · 4 months
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Racconti di viaggio - parte 3
Ultimo punto dell'India è: la tradizione e la famiglia.
L'India mi è parsa una Napoli del dopoguerra anche per questo: l'attaccamento che hanno nei confronti della famiglia è fortissimo. E il matrimonio è uno dei mezzi che hai per ringraziarla. Perché sei obiettivamente obbligato a sposarti, tant'è vero che se non ti riesci a scegliere un partner, ebbene, allora ci pensano loro (roba da 19mo secolo europeo proprio). La coppia sposata va a vivere a casa del marito, letteralmente, non nel palazzo come spesso si fa al sud che si va al piano di sotto o di sopra, nono, proprio nello stesso appartamento (che sono anche più piccoli dei nostri).
Il matrimonio dura diversi giorni, anche se mi hanno detto che la cosa è molto variabile. L'India, più che una nazione è un continente: non si parla la stessa lingua (l'inglese è la lingua comune ufficiale ma non la sanno parlare tutti), non si crede nella stessa religione e le variazioni nella stessa possono essere innumerevoli (peggio del cristianesimo). Il matrimonio a cui ho partecipato io è durato quasi una settimana, anche se io ho vissuto solo 3 giorni: il primo giorno cena con tutti i parenti di entrambe le famiglie; il secondo, meno formale, solo tra i propri parenti; il terzo, cena grande con tutti quanti e col rituale più importante che dura fino al mattino seguente. Ma ci sono state altre funzioni e rituali a cui non ho partecipato. Nota curiosa: nella cultura indù non esiste lo scambio di fedi. Però ci si scambia una corona di fiori che ha bene o male la stessa valenza.
I novelli sposi non si sono mai baciati o abbracciati per tutto il tempo. Probabilmente è dato anche dal fatto che spesso ci si sposa non per amore, ma perché ci si vuole bene, come se si fosse fratelli. Ed è già tanto se si considera che ci si debba sposare per forza.
Infatti anche nei film indiani le scene con baci o leggermente erotiche sono inesistenti e viene messo in scena solo una versione di amore puro, quasi infantile. Il sesso è ancora tabù e la donna deve ancora mantenersi vergine fino alla prima notte da sposa. Allo stesso tempo, lo stupro e la violenza sulle donne è ancora un problema serissimo e le donne che denunciano o che raccontano niente sono praticamente pochissime mosche bianche.
Questi sono i motivi principali per cui l'India è una potenza economica ed è il paese più popoloso al mondo. Quando esistono valori forti come la famiglia, la società ha un futuro perché vivi tutto come obbligo morale ma naturale. Nella nostra cultura da primo mondo questo valore fondamentale si è perso e si vive per sé stessi e nessun altro. È vero, si è liberi, senza catene, ma questa libertà ha un costo psicologico e sociale che spesso non viene menzionato: la solitudine, la depressione, la difficoltà nell'instaurare nuove relazioni interpersonali e, finendo la catena, al calo demografico.
Molto probabilmente l'India affronterà lo stesso problema nei prossimi decenni, dato che, persino la Cina la sta attualmente affrontando. Chissà come diventerà.
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der-papero · 11 months
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Quando ero ragazzo avevo un cane, si chiamava Tommy.
Ne avevo avuti altri nella mia vita, ma ero troppo bimbo per averne ricordi, Tommy invece l'ho visto nascere e abbiamo fatto un pezzo di vita insieme. La cagna di mia zia fece la cucciolata, e diede ad amici e parenti un cucciolo, e me ne capitò uno. Era tipo una pallina quando lo portai a casa.
Avevamo una casa gigantesca con un cortile enorme, con tanto di giardino, alberi e aiuole, quindi aveva spazio per fare buche, cagare ovunque, in piena libertà. Non ha mai avuto un collare, né l'abbiamo mai attaccato con una catena, non gli abbiamo mai fatto mancare nulla, colazione, pranzo, cena, un tetto sulla testa, non l'abbiamo fatto castrare, è cresciuto come la mamma l'ha messo al mondo. Nonostante tutto questo, non abbiamo mai mostrato un amore costante e duraturo nei suoi confronti, non gli abbiamo mai torto un capello, sia chiaro, ma non lo tenevamo davanti ad un camino per dargli i biscotti, per intenderci.
Altro elemento è che, nei primi anni '90, nel mio comune c'era un forte problema di randagismo, le strade erano piene di cani senza padrone che vagavano in cerca di cibo, e si erano formati diversi branchi. Questo comportò che quando Tommy raggiunse l'età "adulta", iniziò ad unirsi ad uno di questi branchi, che lo aspettava ogni mattina fuori al mio cancello, e tornava la sera a casa solo per mangiare e stare al coperto.
Passa sì e no un anno, e un giorno Tommy decide di non tornare più a casa. Inizio a cercarlo per i quartieri, e lo trovo, nel suo branco, intento a fare cose da cani. Un po' cagato addosso, temendo una reazione del branco, lo prendo per riportarlo a casa, si lascia prendere ma si vedeva che non aveva voglia di tornare. Il giorno dopo scappa di nuovo col branco, esco per cercarlo ma stavolta niente, sparito, per sempre.
La morale di questa storia è: potete scegliere di non voler bene a qualcuno o a nessuno, questi sono affari vostri, ma quando poi venite abbandonati, siete pregati di non rompere il cazzo.
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t-annhauser · 1 year
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L'ecologismo passatempo per ricchi
L'ecologia la facciamo noi paesi avanzati e il lavoro sporco lo lasciamo fare ai paesi emergenti, che sono emergenti e devono continuare ad esserlo, in eterno, perché se emergessero definitivamente dovremmo aggiungere un posto a tavola anche per la servitù, e non è bello, non sta bene. Cina e India sporcano e producono per tutto il resto del pianeta, in Cile e Australia fanno grossi buchi nella terra per estrarre quel litio che permetterà agli europei di conservare l'aria pulita e intatti i propri paesaggi, patrimonio dell'umanità. Con le nostre politiche green, nuovo galateo dell'aristocrazia occidentale che governa il pianeta, diamo il buon esempio alle maestranze che lavorano per noi, e gli facciamo pure la morale, mentre noi, petulanti, ne usciamo virtuosi e con gli stivali puliti. La nostra arroganza è così ben camuffata da virtù ecologista che ormai la percepiscono solo gli altri, i poveri cristi della corte dei miracoli che si prendono gli avanzi della civiltà dei consumi, mentre il nostro problema principale è la scelta mattutina fra colazione salata e fette biscottate a ridotto apporto calorico. L'ecologismo è l'ultimo giochino di società della frollata aristocrazia occidentale.
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falcemartello · 2 years
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Breve storia.
Al signor Mario si rompe il telecomando della tv e scende al negozio sotto casa per comprarne uno nuovo. Il negoziante puzzone però non accetta il pos. 
E allora lui indignato lascia la merce sul banco e se ne va. D’altronde al signor Mario fottesega che quello c’ha la tassazione al 45%, le bollette da pagare, l’affitto del locale, le commissioni bancarie.
È un evasore e deve fallire, punto e basta. Tornato a casa e compra il telecomando su Amazon, che quelli sono onesti e si fanno pagare cashless. Starà un giorno senza televisione ma sticazzi. Vuoi mettere perdere una comoda sera spaparanzato sul divano a guardare Lilli Gruber a confronto della lotta contro l’evasione fiscale?
Passa un anno. È quasi sera e il signor Mario, assiduo lettore di Repubblica, è seduto sul cesso a leggere il giornale. C’è scritto che Amazon ha pagato 700 milioni di euro di tasse a fronte di 9 miliardi di ricavi. Più o meno l’8%. E un dubbio atroce lo assale.
Ma proprio nel momento in cui l’illuminazione del momento Fantozzi mentre legge i libri del compagno Folagra sta per redimerlo per sempre zzzzzz clap! Si fulmina la lampadina del bagno. Buio pesto.
Cerca tentoni la carta igienica ma la sua mano non incontra nessun rotolo di morbidezza.
Pare sia finita. Allora il signor Mario tutto sporco e trafelato scende di casa per comprare il necessario dal piccolo negozio sotto casa.
D’altronde è un’emergenza e non si può andar troppo per il sottile. Le questioni di principio possono aspettare.
Con suo sommo sgomento, però, scopre che il piccolo esercente ha chiuso i battenti per sempre.
Come hanno fatto la merceria, l’alimentari, il fruttivendolo, la macelleria, il panificio eccetera eccetera. Abbandonando il quartiere al suo destino di dormitorio senz’anima.
Certo ci sarebbero sempre il minimarket pakistano e il bazar cinese, ma le recensioni online dicono che le lampadine Made in China consumano quanto un Boeing 747, emettono più radiazioni di una Tac e rischiano pure di esploderti in testa.
E la carta igienica è talmente chimica che la pelle ti diventa color verde palude e ruvida come carta vetrata grana 40. Allora apre l’app di Amazon per fare l’ordine, tanto il corriere arriva al più tardi domani pomeriggio. Per stasera si arrangerà.
E invece no. Il colosso dell’e-commerce ha fagocitato tutta concorrenza e pertanto non consegna più in 24 ore.
Adesso fa un po’ come gli pare e consegna in 7 giorni lavorativi. Morale. Il signor Mario passa un’intera settimana a cacare a lume di candela e pulirsi il culo col suo giornale preferito. Chissà.
Magari riflettere in penombra lo aiuterà a capire il problema vero dove sta.
Fine.
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tiaspettoaltrove · 7 months
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Parliamo dell’ossessione per il pene.
Voi donne eterosessuali avete un problema, e lo sapete: siete troppo ossessionate dal pene. Questo blog non vuole giudicare, puntare il dito, ergersi su un piedistallo, fare la morale o tacciarsi di bigottismo. No, qui si fanno ragionamenti assieme in modo approfondito (e a volte originale), e si cerca di capire il perché un determinato fenomeno accada. Tutte siete ossessionate dal pene: chi più, chi meno, chi non lo sa, chi fa finta di non saperlo, chi se l’è dimenticato. Ma è una realtà inoppugnabile, che come tale va affrontata. E perché siete così? È in realtà molto semplice. Il pene rappresenta il primo schizzo di vita, il primo accenno. Nelle fasi successive e cruciali, lo sappiamo bene, tutto è in mano alla donna. La vita stessa, concretamente e completamente, nasce dalla donna. Ed è donna, umanamente parlando. Ma l’uomo ha, glielo si conceda, l’assaggio di quella nuova esistenza che s’andrà a generare. Già questo, capite bene, basterebbe a motivare quel richiamo irresistibile che arriva, arriva a tutte, presto o tardi. È una sollecitazione filosofica, primordiale, ancestrale. “Mi accosto alla fonte del liquido della vita”, se così vogliamo dire. In modo inizialmente anche involontario, magari. Incuriosito. V’è poi l’elemento erotico, potente, dal forte eco animalesco e passionale. Più ricercato, se vogliamo, eppure all’apparenza più vorace, immediato, affamato. Non debbo certo dirvelo io: il pene in senso assoluto non è nemmeno bello. Non lo è quando non scorre nelle vene il sangue della virilità. E non lo è nemmeno a patto che chi ci ha creato non sia stato piuttosto generoso con noi. In quel caso, ecco, dobbiamo spostare totalmente il piano del discorso. E qui, sì, cambia tutto. L’assoluto diviene relativo. Ed esistono, sì, anche dei membri belli. Molto belli, in alcuni casi. Valorizzati da un particolare glande, o da una grandezza importante, o ancora da una consistenza (durezza) significativa. Lo posso capire il vostro problema, non sono stupido. Io stesso, nonostante dei maschi mi faccia schifo tutto a livello sessuale, fisico e spesso anche mentale, so riconoscere un bel pisello. E apprezzarlo conseguentemente da un punto di vista artistico, visivo, concettuale. Come risolvere la situazione, quindi? Ve lo dico io: riuscendo a spersonalizzare l’organo riproduttivo, ricordandosi che non è niente di più. Un ragazzo che ci prova con voi ve lo fa vedere e ce l’ha molto bello? Ok, perfetto, ma di chi è quel bestione? Comunque sia di un ragazzo che, nella stragrande maggioranza dei casi, è o si rivelerà prima o poi una pessima persona. O una deludente persona, quantomeno. Quindi, vale la pena ossessionarsi? Io dico proprio di no. Personalmente, le stesse conclusioni arrivo a farle coi corpi femminili. Certo, talvolta è molto difficile (perché i corpi femminili mi piacciono veramente tanto), ma questo giochino aiuta molto, col tempo. Io sono un’eccezione, perché ho un bel pisello e un bel cervello, ma di solito non è così. Non soffermatevi.
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questouomono · 1 year
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Questo uomo no, #136 - Quello che lui è l'erede di Giulio Cesare
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Impazza la solita inutile ipocrita polemica su un libro scritto da un generale dell'esercito e pieno delle opinioni più discriminanti che si possano immaginare. E non è difficile immaginarle, visto che buona parte dell'opinione pubblica italiana le condivide. Ovviamente "condannare" l'autore di questa autopubblicazione non serve a nulla; uno vale l'altro, e di gente che la pensa in questo modo è piena l'Italia. È molto più difficile, come diceva una nota condottiera di persone che non aveva bisogno di divisa, "chiamare le cose col loro nome".
Gli stralci del libro che i giornali fanno a gara a pubblicare non si soffermano molto a lungo nell'analisi, né il più delle volte hanno gli strumenti per farla - o il coraggio di portarla fino in fondo. Come sa bene chi lavora con le questioni di genere e le discriminazioni, l'uso violento che si fa nel libro della parola "normale" è uno degli strumenti discriminanti più noti, longevi ed efficaci: confondendo il normale con il generale (la cosa si tinge di un sinistro umorismo) i più confondono "quello che è giusto che accada" con "quello che accade più di frequente". Se lo fanno o meno in malafede è un loro problema morale, ma che questa confusione ancora regni sovrana nella pubblica opinione è un problema etico.
Prendiamo a esempio l'omosessualità. In natura le specie fanno, riguardo il genere, la qualunque: sono ormai accertate scientificamente omosessualità e transgenderismo in numerose specie; in più, per molte specie è del tutto naturale avere individui che cambiano genere durante la loro vita, anche più volte a seconda delle condizioni ambientali, come sono naturali ogni tipo di comportamento e organizzazione sociale, dalla monogamia a vita al branco indistinto nel sesso e nell'accudimento. Quindi, per quanto certamente comportamenti non generali, sono certamente naturali. Il fatto che alcuni di questi comportamenti non siano numericamente la maggioranza, in natura non conta nulla: alla natura interessa mantenere alto un tasso di diversità, quindi anche se certamente l'omosessualità (e, già che ci siamo, il transgenderismo) non è il comportamento di maggioranza, è una naturale costante presenza. Esattamente come accade nella specie umana.
La parola normale - dovrebbe bastare il vocabolario - significa invece che c'è una norma, una regola; e questa regola, com'è oramai scientificamente accertato, in natura non c'è. Nessuno nega che, per molte specie, l'eterosessualità è necessaria alla riproduzione della specie, e infatti rimane il comportamento della maggioranza; ma questa non è una regola, e soprattutto non elimina né discrimina gli altri casi riguardo il genere. In nessuna specie non umana è stato osservato accanimento di qualsiasi tipo contro gli individui non etero. Che esistano individui non eterosessuali, o che non siano interessati alla riproduzione, non ha finora mai compromesso l'esistenza di nessuna specie. Per quello che scientificamente sappiamo, le specie scompaiono per violente o coatte modificazioni dell'habitat naturale o perché altre specie (di solito quella umana) le sterminano per i loro motivi privati. Di norma in natura ce n'è una sola: preservare le diversità e farne sempre accadere un certo numero, non maggioritario ma necessario. Un po' come in quel comportamento sociale che si è inventato la specie umana e che ha chiamato democrazia.
Socialmente le norme, le regole che descrivono cosa è normale e cosa non lo è, sono invenzioni del tutto umane che cambiano molto frequentemente, come qualsiasi storico o sociologo non in malafede può confermare. Non sono affatto naturali ma sociali: vengono usate dalle organizzazioni umane, grandi e piccole, per mantenersi nel tempo. Il normale è quindi ciò che serve a preservare nel tempo un certo gruppo sociale in una posizione di potere, o quantomeno rilevante e identitaria; ignorando, più o meno consapevolmente, che la normalità cambia continuamente proprio per adeguarsi ai continui cambiamenti sociali, e che il perenne atteggiamento nostalgico di valori e mondi che realmente non sono mai esistiti è il sintomo di una completa inadeguatezza - eufemismo per ignoranza - di sé e dell'idea del mondo che si ha.
Chi pensa, com'è scritto in quel libro autoprodotto di cui in questi giorni si parla tanto, che il comportamento non etero (un esempio tra i tanti) sia non normale, mostra diverse cose: 1) ignoranza di fronte a come funziona la natura, compresa la specie umana; 2) ignoranza dei comportamenti sociali più efficaci che, in natura come nelle situazioni non naturali costruite dall'uomo, prescrivono sempre la salvaguardia delle diversità e delle differenze; 3) una sostanziale debolezza ideologica di fondo, nel sentirsi attaccati dalla presenza di queste minoritarie diversità che, pur avendo gli stessi diritti di qualsiasi altro gruppo sociale, non sono una minaccia né per la specie né per le istituzioni artificiali create dalla specie umana; 4) una profonda debolezza personale, nel creare la figura immaginaria di "eroe" di valori del passato con illustri predecessori, fingendo o non rendendosi conto che: 4a) non c'è nessun eroismo nell'appartenere alla maggioranza delle persone etero, e in più in una posizione sociale di grande rilevanza e potere; 4b) non c'è nessun eroismo nel professare "valori" antiscientifici, antistorici e antisociali come quelli descritti e sostenuti nel libro autoprodotto di cui si parla tanto; 4c) quelli di cui si parla sono "valori" che la società ha rigettato innumerevoli volte nella sua storia, essendo appartenuti periodicamente a ideologie genericamente appellabili come autoritarie (dai vari colori, dal nero al rosso al verde all'arancione) e che hanno tutte perso irrimediabilmente le loro guerre - visto che parliamo di un autore di libro che ha un altissimo grado militare - e i cui attuali esponenti politici devono continuamente fare acrobazie per non farsi rinfacciare l'adesione a quei valori - visto che un ministro di destra è stato costretto a destituire l'autore di questo libro autoprodotto e a dissociarsene pubblicamente.
Queste debolezze, queste opinioni fragili come la maschilità che le produce, sono alla base di quella imbarazzante credenza che caratterizza le persone più ignoranti e impaurite (se non in malafede) di fronte alle questioni di genere sollevate da soggettività che reclamano i loro sacrosanti diritti umani: la dittatura delle minoranze. Un ridicolo ossimoro che è la giusta sintesi di secoli di varie ideologie di gruppi politicamente o ideologicamente conservatori o reazionari, che per giustificarsi hanno sempre bisogno di raccontarsi sotto attacco di qualcosa, di instillare paure invece di diffondere consapevolezze.
In più, visto che sono soprattutto le persone più convinte di questi "valori" sostanzialmente disumani a sostenersi con serietà, è quasi inevitabile che personaggi come l'autore di questo libro autoprodotto si coprano di ridicolo: l'autore si professa infatti, tra le altre cose, erede di un Giulio Cesare che, oltre a scrivere molto meglio di lui, oltre a essere militarmente decisamente più preparato ed esperto di lui, sessualmente tutto era tranne che quello che oggi intendiamo - e l'autore del libro autoprodotto intende - con "uomo etero". Giulio Cesare probabilmente, di un uomo che professa queste opinioni deboli e ignoranti ne riderebbe di gusto, anche perché saprebbe che al rango di generale, nel suo mondo, non arriverebbe mai. Noi invece, suoi contemporanei, ce ne preoccupiamo, perché a quel rango ci è arrivato ed è ben spalleggiato da molte altre persone. Cosa che è sintomo di altri fenomeni sociali molto preoccupanti.
Questo uomo no.
P.S. per chi volesse una bibliografia in merito, può cominciare da questa. Buone letture.
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ninocom5786 · 1 year
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Caro Briatore, che sei diventato miliardario con il lavoro altrui, che fai la morale su chi può o non può studiare negli atenei in base al mestiere del proprio padre, non capisci un cazzo di noi figli di operai, contadini, falegnami e muratori.
Io sono figlio di un operaio oramai in pensione da poco e ci ho messo 10 anni per laurearmi in lingue straniere. Adesso lavoro come assistente amministrativo a TD presso un istituto comprensivo nel bresciano.
E quelli come me non dovrebbero permettersi la laurea solo perché si è figli di lavoratori? E allora cosa dovrei fare, l'operaio come mio padre per forza? E tu come li paghi i tuoi dipendenti nelle tue aziende? Come troppi imprenditori fanno, naturalmente, solo miseri salari con più ore di lavoro.
La tua morale su chi può o non può andare all'università mi fa tantissima pena perché di noi figli di lavoratori non capisci una mazza. Tu pensa per i fatti tuoi che il resto ci penso io. E se fossi tuo figlio, mi sarei vergognato di avere un padre ricco così balordo, ignorante, arrogante e persino sfruttatore.
Se ci sono così tanti e anzi troppi suicidi nelle università e i figli di dirigenti di aziende e banche si laureano in così poco tempo, è perché la nostra università non è più eccellente, è scadente così come tutto il sistema scolastico italiano.
Il problema non siamo noi giovani che non riusciamo ad avere la laurea e un lavoro, non è questione di non aver voglia di lavorare, il problema vero siete voi che lagnate per mancanza di dipendenti nei settori più ambiti per poi pagare sotto i mille euro e lavorare più di otto ore.
Verrà un giorno, spero al più presto possibile, che voi e i vostri figli immersi nei miliardi vi metteremo con le pezze al culo e asseggerete ciò che noi stiamo affrontano.
Non è invidia, mio caro, è disgusto per ciò che vedo perché la vita che voi fate non è bella, è assolutamente brutta, cupa, grigia e triste.
A noi ci fare un baffo.
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mewscarrafone · 7 months
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TOKYO MEW MEW REWATCH - EP 42
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- Aspetta, prima chiediamolo a Zakuro!
Per una volta che Ichigo si dimostra la persona più matura e ragionevole nella stanza, va a finire tutto così in malora.
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- Ti prego portami con te.
Il simpaggio raggiunge livelli di guardia.
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- La squadra Mew Mew si scioglierà e noi perderemo sicuramente contro gli alieni!
Oh ma in questo episodio l'animale che presta il DNA a Purin è stato temporaneamente sostituito da un gufo? Di solito lei non è così pessimista!
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Altro bel rimando a come gli alieni siano in una situazione di merda, e conseguente litigio anche tra loro per come procedere. Bello che in questi episodi, anche se filler,gli antagonisti abbiano la stessa attenzione dei protagonisti.
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Ma quant'è stronza Zakuro in questi episodi? Prima sminuisce tutte le sue compagne di squadra come delle incompenti, anche se le uniche a non fare la cosa giusta (confrontarsi con lei e capire la situazione prima di saltare alle conclusioni) sono state Minto e in misura minore Purin mentre Ichigo e Retasu cercavano di calmarle; poi si incazza per non essere stata avvertita della missione. Ciccia, sei stata tu a piantarle in asso con l'uscita di scena drammatica.
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Eccallà, le famose briciole di backstory che non sono mai e dico mai state spiegate. Vent'anni dopo ancora ci rosico, specie avendo visto bruciare le speranze che New facesse qualcosa di meglio.
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Ripeto, ma quanto dà sui nervi Zakuro in questi episodi? Critica le altre, accusandole di non avere i requisiti per essere eroine, e intanto lei è lì a fare il peso morto. Lo sta facendo per dimostrare qualcosa, certo, ma intanto mentre le altre combattono lei sta ferma in mezzo ai maroni, quindi il resto del gruppo deve pure proteggerla. Voleva che dimostrassero di essere eroine con la forza morale del mandarla a fanculo?
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Devo dire che c'è un bel ragionamento dietro a entrambi gli approcci. Ryou ha ragione a dire che non possono costringere una persona (... ma allora assicurati che la persona compatibile sia d'accordo prima di modificarla, genio) e soprattutto che dato che le battaglie sembrano farsi sempre più dure, una persona riluttante sarebbe solo un intralcio per le altre.
D'altro canto Ichigo ha ragione a ribadire che momenti di stress e sconforto sono capitati a tutte loro, e che non intende lasciare andare Zakuro senza un vero confronto con lei, e possibilmente aiutarla a superare il suo problema.
Tutto sommato un episodio interessante. Zakuro mi ha dato sui nervi, ma non era poco, ci sono già state volte in cui ha attuato comportamenti paradossali per spronare le altre ragazze. Mi sarebbe piaciuto se fosse stato menzionato il filler in cui Minto stessa aveva cercato di lasciare il gruppo, ma cercare una continuity nei filler è come il gatto di Shrodinger.
Però quelle maledette briciole di backstory dannazione...
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In nome dei followers Manuel avrà 5 anni per sempre.
Non ho mai espresso giudizi su fatti e persone, ma stavolta no.
Non se ne può più.
Questa tragedia ha come colpevoli tante persone, in realtà tutti.
La famiglia in primis.
I Genitori classe 1970.
Quaranta e cinquantenni che non han saputo nemmeno inculcare nella testa di questi giovani scollati dalla realtà il senso del pericolo, l’etica, la morale.
Genitori giunti sul posto della tragedia hanno esclamato “tutto si aggiusta basta che non vi siate fatti nulla”.
Poi c’è la società, quella finta democratica perbenista.
Quelli che han permesso che vivere la vita e vivere nel meta verso fosse la
stessa cosa.
D’altronde cosa vuoi che sia tenere incollati bambini a schermi per 5/8 ore al giorno, altrimenti “non posso far niente” no?.
Altrimenti al ristorante non puoi mangiare in pace no?
Una società che a furia di inutili lassismi ideologici ha abdicato figure e ruoli come educatore - genitore, insegnante, prete al nulla di influencer, YouTuber, tiktoker…
L’unico Dio, soldi e potere.
Uno degli assassini ha dichiarato “gli daremo un pacco di soldi ai genitori e tutto torna a posto”.
Il merito della mia generazione è quello di ritrovarsi figli che vivono in una bolla di dissociazione cognitiva dove tutto è possibile.
Dove guidare un mostro da 650 cavalli per 50 ore drogati fa parte delle sfide della vita.
Com era la storia “legalizziamola?”..ecco qui la prova, si muore anche con le canne.
Avete mai guidato un auto che raggiunge i 100 orari in 3 secondi?
Mocciosi che passano dalle auto 50 a mostri solo per il gusto di poterlo fare, di poterselo permettere, diventano roulette russe solo perché possono.
Tutto è concesso in nome di followers, questo è il nostro fallimento, questo abbiamo permesso.
Tutto è acquistabile, tutto, vita inclusa è parametrabile ai soldi.
Hai la Smart? Sei un poveraccio…
Lavori? Studi? Sei uno sfigato…
Ammazziamo un bambino? Si continua a filmare, vuoi perderti la disperazione di una vittima?
“Tutto si aggiusta”.
Beh certo, in questo paese che corre ai ripari solo quando ci sono i morti, che tutela carnefici, che promuove l’ignoranza sacrificando la meritocrazia, in questo paese videogame, tutto si aggiusta.
Basta mettere il gettone giusto come in una sala giochi e tutto ritorna come prima.
Spero con tutto il cuore che non vedano più la luce del sole questi miserabili e tutti quelli che han permesso che questa tragedia accadesse, compreso i followers.
Svegliatevi e recuperate l’educazione dei vostri figli, ne va del vostro e del loro futuro.
Se questi elementi per i bambini diventano esempi da seguire il problema è molto molto serio.
Svegliatevi prima che sia troppo tardi.
Pensate non vi riguardi?
Facciamo un esperimento:
Prendete il telefono dei vostri figli, andate in IMPOSTAZIONI E POI TEMPO DI UTILIZZO e li vi renderete conto di quanto vostro figlio sia lontano dalla vita reale.
Luigi Leonardi
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b0ringasfuck · 1 year
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È già Natale.
Sarà anche vero che il problema del paese non sono i vitalizi ma la gente di merda che ci governa, scelta da altra gente di merda (perchè non sarà una valutazione morale, magari all'inizio non è nemmeno stata colpa vostra, ma ci tocca almeno constatare i fatti).
Però la gente di merda si assegna i vitalizi e voi che la votate PUPPATE FORTE.
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