Roba fin troppo niche ma ho realizzato che idealmente Alfred è L'Armadillo di Bruce Wayne (sì, L'Armadillo di Zerocalcare) e, a me che mi diverto con poco, questa cosa fa morire dalle risate.
Cioè immaginate Gordon che fa partire il batsegnale alle 3 di notte e Bruce che si veste da Batman chiedendo ad Alfred il suo supporto tecnico mentre Alfred, giustamente, stava dormendo, e gli risponde "Sì, sì, Master Bruce, mo te raggiungo col coso, come se chiama, er coso dai...ah, sí, te raggiungo cor cazzo".
Alfred che spiega a Bruce la tecnica segreta del "se beccamo" per parlare con Selina.
Bruce che torna a casa alle 5 del mattino col costume da pipistrello, distrutto dopo una notta a inseguire Catwoman, e Alfred che lo accoglie con "Hai scopato?" "No" "Sei cintura nera di come se schiva la vita"
Bruce che si lamenta dei problemi che affliggono la sua vita da miliardario e Alfred che gli risponde "Guarda che mi sa che è peggio annà a lavorà in cantiere, così, a occhio".
La reazione di Alfred a Bruce Wayne che sceglie di diventare Batman è "Te l'hai indagata 'sta cosa co' un professionista? Che quando una cosa po anna' liscia, te te metti a fa i numeri da circo per farla veni' a sangue e merda?"
Bruce che sta a rispiegare ad alta voce la sua tragic backstory e Alfred che gli fa "Ma perchè m'hai attaccato 'sta pippa, per famme sanguina' l'orecchie? Io già a so' 'sta storia, so' il maggiordomo tuo, te ricordi, sì?"
Bruce che fa tutti i suoi monologhi epici sul bene, sul male, sulla giustizia, e Alfred che gli risponde "Guarda, è uno spunto interessante, però nun mo o devi di' a me, anzi sai che facciamo ora? Lo segnaliamo a un amico mio, che pensa un po' è proprio la persona preposta a raccogliere queste idee. Lo sai chi è? STOCAZZO"
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~ È proprio quando non ci pensi più che le cose accadono, quell’attesa si allieva col passare dei giorni, quella curiosità viene pian piano messa da parte… imparando da avere più pazienza del solito. Dici a te stessa di non avere fretta perché se qualcosa è destinata a te, accadrà. Così ieri è accaduto, in quel non luogo, virtuale, siamo ufficialmente diventati “amici”. In quell’inizio realizzi serenità… seppur vengo a conoscenza che il tuo cuore è già impegnato.~ 💎
È strano come la vita ci riservi sorprese proprio quando meno ce lo aspettiamo. A volte, nel momento in cui lasciamo andare le aspettative, tutto sembra allinearsi in modo quasi magico. L’idea di diventare "amici" in un contesto virtuale, dove le distanze si annullano e le parole possono fluire liberamente, porta con sé un senso di leggerezza e connessione.
La serenità di quell'incontro, tuttavia, si mescola a una dolce malinconia, sapendo che il tuo cuore ha già trovato un altro rifugio. È un promemoria che l’amicizia può avere molte forme e può fiorire anche in situazioni complesse. La pazienza che ho coltivato mi permette di apprezzare questo nuovo legame, anche se sotto una luce diversa.
Ogni interazione può essere un passo verso una maggiore comprensione di se stessi e degli altri, un'opportunità per crescere e scoprire nuove sfumature di affetto e amicizia. E così, con il tempo, si impara a trovare gioia anche nelle piccole cose, anche quando il cuore è già occupato.
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Tutto è cambiato da quel 2010,
anni passati buttata in un letto,
salvata per miracolo, le ore sotto i ferri sono state dieci,
per me sono state eterne, mi sentivo inerme,
“la paziente ha perso troppo sangue, la situazione é complicata,
non ho mai creduto a Dio, sempre pregato gli angeli che mandano segnali dal cielo,
questa vita ti ha maneggiata bruscamente, mai stata delicata,
ti ha tolto l’uso dei tuoi arti,
non sapendo che il tuo punto di forza é insito nel tuo carattere,
quanta forza di volontà, non ti fai mai abbattere,
ma dimmi un giorno come farò a dimenticarti?
Conservo con me quel delfino trovato in una giornata triste dentro un cassetto,
tuo figlio é sempre quello di un tempo,
un concentrato di ansie e incertezze,
che scrive i suoi mostri sopra un foglietto,
dicevi “non piangere”, guarda dentro la tasca,
di anni ne avevo 6, a scuola piangevo ogni santo giorno,
tant’era la paura della solitudine, che chiedevo alle maestre sé fossi rimasto solo, insicuro delle mie stesse insicurezze,
speravo nessuno vedesse, stringevo il delfino,
chiudevo gli occhi, allontanando quelle paranoie trasportate dalla burrasca,
di idee negative succubi di voci “cattive”,
ti chiedevo “Mamma?
Perché quando gli altri piangono io stringo loro la mano e sorrido?
Se quando piango loro mi fissano, ridendo a squarciagola come in un grido?”
“Ognuno é fatto a modo suo,
non tutti hanno un cuore compatibile col tuo”.
“Non ha importanza se nessuno ti ha compreso,
non ti sei “abbassato”, non hai cercato compassione, per essere accettato”,
Tu come me davi retta a tutti, poi quando c’era bisogno, “ognuno c’ha i sui impegni”, (già!),
strano come poi piangano lacrime di coccodrillo mentre sei disteso su una bara.
Stesso sangue, avvelenato dalla vita, dal pregiudizio inutile di chi fingeva di esserci vicino,
umani come medicine, un giorno ti elevano al settimo cielo, i restanti ti rigettano l’inferno,
finisci in para, dicono “passerà”, nessuno ci tiene, impara.
Ti sento piangere le notti,
con due tumori che si fanno spazio nel tuo corpo, silenziosamente,
mi dici che non molli, anche sei distrutta, “non voglio spegnere quel tuo sorriso”,
io non ne conosco di altri motti,
mi guardi, mi stringi, col corpo che trema, la mia anima lo sente,
io invidio il tuo essere, fragile e tenace,
tu non vivi, sopravvivi, lotti,
come quando ballavi il tango,
cambiavi l’atmosfera,
la tua? La classe di chi soffre senza farlo notare,
a ogni tuo passo il mio cuore accelera,
professionisti che dicevano “incantevole, come
una bambina si diverte in mezzo al fango”.
In una vita di spine, senza una rosa,
sei un’artista nel dipingere le mie giornate,
metti ordine fra miei pensieri come in un quadro a ogni dettaglio i suoi colori,
siamo io e te e papà, stretti dentro un incubo, sappiamo che ogni giornata potrebbe essere preziosa,
ho sempre dato tutto per scontato, bastava dirti grazie, rispettare le tue urla, i tuoi dolori.
Quante volte mi hai detto ti vorrei aiutare?
Ma testardo davo retta solo a me stesso,
capendo che una donna é l’unica soluzione,
se ti sa guardare dentro, é più erotico del sesso,
ti scrivo le mie lacrime del cuore,
quelle che nessuno vede,
mentre dentro sé stessi ogni equilibro cede.
Ti ho detto troppe volte, “se ti spegnessi metterei fine ai miei giorni”,
tu solo una cosa mi hai risposto “fammi rivivere in quei giorni”.
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"Per estirpare le gang dal paese ci vorranno 10 anni, la Svezia ha trascurato il crimine e i problemi di integrazione per troppo tempo".
L'intervista al Financial Times di Dunnar Strömmer, ministro della giustizia svedese, è la pietra tombale sul modello di accoglienza portato avanti da un paese che ora si ritrova la guerriglia in casa e prova, tardivamente, a prendere contromisure.
via https://x.com/LeonardoPanetta/status/1836345885900325347
Modelli nordici da pedinare più che da seguire.
Notare Stormer Uk che non dice certo queste cose in casa sua, non potrebbe, ma viene a Roma e loda apertamente la Meloni, portandosi dietro il suo ministro dell'interno (in una visita estera!): come a dirgli, fatti spiegare, impara qualcosa.
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Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a inseguire le emozioni come gli aquiloni fanno con le brezze più impreviste e spudorate; tutte, anche quelle che sanno di dolore.
Mi piacerebbe che ti dicessero che la vita comprende la morte. Perché il dolore non è solo vuota perdita ma affettività, acquisizione oltre che sottrazione.
La morte è un testimone che i migliori di noi lasciano ad altri nella convinzione che se ne possano giovare: così nasce il ricordo, la memoria più bella che è storia della nostra stessa identità.
Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a stare da sola, ti salverebbe la vita.
Non dovrai rincorrere la mediocrità per riempire i vuoti, né pietire uno sguardo o un'ora d'amore. Impara a creare la vita dentro la tua vita e a riempirla di fantasia. Adora la tua inquietudine finché avrai forza e sorrisi, cerca di usarla per contaminare gli altri, soprattutto i più pavidi e vulnerabili.
Dona loro il tuo vento intrepido, ascolta il loro silenzio per curiosità, rispetta anche la loro paura eccessiva.
Paolo Crepet
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