"C'è un prima e c'è un dopo il dolore.
Io ero un'altra persona, prima.
E mi rimarrà per sempre il dubbio se il vero me stesso fosse il ragazzo incosciente di allora o l'adulto contorto che ne è seguito".
RELATO "Lo onírico". publicado anteriormente en febrero de 2021.
RELATO “Lo onírico”. publicado anteriormente en febrero de 2021.
Dormitaba sibilante como aspirando todo el oxígeno que había a su disposición. La apnea le asestaba azotes que provocaban un sueño superficial y un despertar súbito. A veces, al emerger de ese estado onírico, le burbujeaban imágenes insistentemente, que él identificaba como causas de ese malestar que le hostigaba siempre al despertar. Algunas eran cuerpos ensombrecidos e irreconocibles, con…
comunque vorrei far notare che gli unici che si sono spaventati per il mio morso di vipera sono stati tutti gli altri: io ero tranquilla come un pascià.
il che dovrebbe costringermi a pormi delle domande sul mio reale stato mentale e di maturità, ma NON LO FARÒ.
ora, qualcuno mi dica dove posso andare ad accarezzare dei serpenti.
Un'Italia senza religione cattolica: un'Italia Civile.
Cosa sarebbe, oggi, la chiesa cattolica in Italia se migliaia di famiglie non avessero commesso l'abuso di iscrivere (battezzare) un neonato incosciente in quella setta di sciamani? Sarebbe estinta: essa e i suoi principi misogini, xenofobi, omofobi, che danneggiano la società.
E' la chiesa cattolica a fare apologia del maschilismo, della misoginia: 'battersi per le donne' vuol dire, in primo luogo, eliminare il problema educativo alla radice e poi PUNIRE SEVERAMENTE ogni setta di sciamani, come la chiesa, poiché causa primaria dei femminicidi.
La religione, la religiosità sono fra le cause primarie di odio sociale: sono deleterie, in campo di Diritti Umani sia il cristianesimo quanto l'islam; per arginarli serve vietare l'indottrinamento religioso imposto fin da bambini. La 'spiritualità' deve essere una Scelta.
Non importa 'chi'; importa che ci si esponga con Forza, con Coraggio contro chi è, di fatto, in Italia, la fonte d'ogni tipo d'intolleranza verso i 'diversi', cioè la chiesa; è quella setta di sciamani o fomentare odio sociale: deve finire questa brutalità fatta passare per 'educazione'
"C'è un prima e c'è un dopo il dolore. Io ero un'altra persona, prima. E mi rimarrà per sempre il dubbio se il vero me stesso fosse il ragazzo incosciente di allora o l'adulto contorto che ne è seguito."
È una giornata qualunque della sua vita da impiegato, Marcello riceve una telefonata:
Pronto, Marcello? Vieni in Piazza di Spagna, c'è il Rugantino, una sala da tè, ci vediamo lì, devo presentarti una persona.
Quella persona era Visconti. Con lui Marcello, ha aperto le porte al proprio destino, varcando la porta d'oro del teatro, ma questo ancora non lo sapeva. Luchino lo ha allenato con le dovute durezze, riservate a un purosangue, alimentando in Marcello la chiara e sicura voglia di potercela fare. Gli ha insegnato la sacralità di quel palcoscenico, e del peso che le parole hanno. Lo ha forgiato, stancato, esortato, stimolato, esaltato, rivendicato e messo in discussione. Visconti ha sfidato il suo istinto, con un occhio attento al futuro e Marcello si è lasciato sfidare, così, semplicemente, in un giorno qualunque. Il mestiere dell' attore, è cominciato così, davanti ad un tè, mentre la vita si rimetteva in gioco con un banale "si", detto con la incosciente e ostinata voglia di giocare.
«Visconti mi ha messo in teatro e mi ha insegnato buona parte di quello che so, non solo il mestiere ma il gusto del mestiere, da uomo moderno, il non essere guitto, una cosa che tanti attori bravi non capiscono, pur essendo dotati di grandi possibilità. A parte naturalmente, insegnarmi a recitare, a capire certi testi, a capire come valorizzarsi […]. Questa partenza mi ha fatto capire le mete da perseguire, anche nel cinema».
Você pragueja baixinho e sonolenta sobre ter tomado aquele remédio um tempo antes de terminar tudo que precisava fazer no dia. O único efeito que você esperava era o de alívio da dor de cabeça insistente e na sensação de coceira na garganta, mas, além disso, ganhou de brinde toda aquela latergia.
Está alheia quando coloca os pés dentro de casa. É envolvida pelas paredes reconfortantes e que a protegem ainda mais do frio que castiga o fim de verão e abre o começo do outono.
Joga a bolsa em qualquer canto e o corpo pesado sobre os lençóis arrumados da cama de casal. Embola-se sobre a colcha pesada de qualquer forma, e não demora muito até que as pálpebras pesadas caiam sonolentas.
Você não sabe quantas horas haviam passado desde que chegara. A dor de cabeça não é mais presente, mas o desconforto na garganta é tão grande e sufocador que, ainda embalada naquele estado entre o incosciente e o consciente, arranha a garganta, pigarreia como se tentasse coçar. Engole o excesso de saliva.
Mas o que te faz grunhir irritada é a risadinha alta demais pelos sons que você faz, e as mãos pouco cuidadosas e frias demais para a temperatura do seu corpo que chegam aos seus sentidos.
– Jaehyun. – Ralha arrastada e rouca. – Tire suas mãos geladas de mim.
– Você tá queimando, dobe.
Jaehyun eleva seu corpo, até que esteja sentada. Você entreabe os olhos e quase sorri com o apelido idiota e o rosto estúpidamente bonito e um tanto preocupado do seu marido.
– Teme – Rebate, coça os olhos embotados e febris. – Que horas são?
– Quatro e meia. Que horas você chegou, hein?
Senta a sua frente, tirando os cabelos da frente do seu rosto. Usa o torso da mão para conferir sua temperatura mais uma vez.
– Não sei... lá pelas uma? – Pergunta para si mesma, observa pelo vidro da janela a chuva que caía do céu acizentado.
– Você dormiu com a roupa que chegou.
Avisa e você olha pra si mesma, fazendo uma careta de nojo. Nunca teria deitado com as roupas que passou a manhã interia na rua se tivesse nas condições normais.
– Ugh! Que nojo! Vamos ter que trocar esses lençóis. – Pisca os olhos, dramática ao encarar o rosto do Jung. – Me ajuda a tomar banho?
Jaehyun assente, levantando-se.
– Vamos lá, Dobe!
Ajuda a tirar sua roupa, entram ambos de baixo do chuveiro, na água morninha. E boa parte do tempo você só fica agarrada a ele. Manhosa, deixa que ele faça boa parte do trabalho de limpá-la. Os dedos massageiam seu couro cabeludo quando aplica o shampoo, tira todo o sabão com cuidado e certifica-se que nenhuma parte tenha passado despercebida.
Após, ajuda a vestir o pijama e até meias. Senta-se em frente a penteadeira e Jaehyun usa os dedos para desembaraçar os fios do seu cabelo, enquanto, simultaneamente, usa o vapor quente do secador para tirar o excesso de água. E você sabe que seu cabelo vai ficar duro e arrepiado depois porque ele não passou nem um óleo ou creme para mander os fios no lugar, mas não se importa e nem reclama. Sente-se grata e amada.
Espera que ele termine, e só aí ele passa os dentes do pente para tirar qualquer nó que tenha passado despercebido pelos dígitos.
Você inclina a cabeça para trás, sorrindo arteira.
– O quê? – O Jung indaga, te olhando de cima.
– Eu quero um beijinho do homem aranha.
Jaehyun nega com a cabeça, mas sorri e debruça, estica os lábios para colar no seu. Superficialmente e úmido. Você fecha os olhos com o cantato aprazível e gostosinho. Jaehyun dá repetidos selares antes de se afastar.
Il desiderio è la cosa più importante, è un'attrazione un po' incosciente, è l'affiorare di una strana voce che all'improvviso ti seduce, è una tensione che non riesci a controllare, ti viene addosso non sai bene come e quando... e prima di capire sta già crescendo. Il desiderio è il vero stimolo interiore è già un futuro che in silenzio stai sognando, l'unico motore che muove il mondo....♠️🔥
In questa sequela di piogge e allerte meteo che ha interessato il mio preg.mo comune mi ha urtato particolarmente la frase:
"Invitiamo la cittadinanza a effettuare solo gli spostamenti necessari"
Io capisco che il senso profondo sia di suggerirti di aspettare un paio di giorni se avevi messo in conto di andare a trovare tua zia Crispina a Sant'Annacquato in Argine però (e mi rendo conto che sembro Marzullo): cos'è "necessario"?
Con un’uscita così metti automaticamente le basi per quelle belle faide sociali tipo: ipotizziamo che una persona venga atterrata da un rigagnolo impazzito e poi sepolta da uno smottamento e ci cada sopra un platano divelto. A parità di disgrazia se salta fuori che stava andando a lavorare è tragedia pura. Se stava andando alla lezione di zumba è facile immaginare uno stracciamento di vesti tipo "ma cosa ci faceva in giroh?". Se invece era l'insegnante di zumba si apre il cortocircuito moralistico per cui tecnicamente stava andando a lavorare, ma a fare un lavoro forse non necessario. Probabilmente scatterebbe comunque la gogna pubblica visto che lo zumba come le puzzette piace solo a chi le fa (cit.)
Capisco sia un tema di difficile gestione perché magari c'è un margine di rischio che non giustifica la chiusura di tutte le attività produttive e in qualche modo devi comunicarlo però l'impressione è che, come non troppo tempo fa, trapeli sempre questa vocazione intrinseca al martirio (forse diretta conseguenza delle nostre Gloriose Radici Cristiane™) per cui se ti esponi ad un rischio perché lo decidi tu sei un incosciente ma se lo fai perché Devi allora rischi esattamente uguale ma esci pure, l'importante è che l'accento della vita sia su sofferenza e pentimento.
POST (purtroppo) PIÙ SERIO DI QUELLO CHE INIZIALMENTE SEMBRI
Io sono un otaku di seconda generazione cioè ho coltivato una passione per manga e anime giapponesi negli anni 70-80 e sono stato poi aiutato da Figlia Grande&Moroso a rinnovarla coi prodotti che, a differenza di allora, oggi sono disponibili a valanga.
Sarò coinciso, seguitemi.
Esiste un manga, poi trasposto in anime, che adoro sopra ogni altro per la sua originalità della storia e per la caratterizzazione dei personaggi.
Jojo’s Bizarre Adventure.
Può darsi abbiate visto qualcosa dell’anime sotto forma di gif o in immagine (appunto) bizzarra ma, in sintesi, è la storia dei membri di una famiglia il cui nome e cognome hanno le sillabe Jo+Jo e che attraverso gli anni scoprono e usano un potere chiamato STAND, una sorta di proiezione della loro personalità che agisce e combatte in modo (ribadisco) bizzarro.
(Star Platinum, lo Stand di JOtaro kuJO)
Questo anime mi piace così tanto che per diletto io e figlia grande giochiamo a immaginare quale possa essere lo stand di ogni persona che conosciamo, delineandone le caratteristiche e i poteri, e poi ci fermiamo lì perché io faccio schifo a disegnare (il mangaka è il suo moroso ma ha sempre troppi altri progetti per buttarmi giù almeno una bozza).
Naturalmente quelli riusciti meglio sono gli stand della nostra famiglia: il mio si chiama Heart On John e il suo attacco speciale Rocket Man (l’autore del manga usa spesso nomi di gruppi musicali, cantanti o composizioni), quello della mia compagna La regina della Notte e il suo attacco Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen, quello di figlia grande, invece, Judge Dread col suo Judgement Day...
Sembra un’idea sciocca ma posso assicurarvi che per come sono stati costruiti ne verrebbe fuori una storia molto godibile.
Se mi conoscete un po’, però, sapete che tutto quello che scrivo e mostro di me è sempre permeato da un aura divertente e ironica perché non c’è mai stata una sola volta in cui i miei problemi si siano risolti dopo un attacco di autocommiserazione... i problemi rimanevano e io avevo in più la voce rauca per i lamenti.
Nella cinematografia horror classica esiste una definizione per la figura della protagonista che sopravvive fino alla conclusione del film, che pur soffrendo terribili sciagure e torture riesce a sconfiggere lo psicopatico di turno.
Ed è questo il nome dello stand di mia figlia piccola
FINAL GIRL
Più la colpisci e la ferisci, più lei diventa cazzuta e quando il tizio con la maschera da hockey o la faccia di pelle sembra avere la meglio, lei si tira su e gli pianta nel culo una motosega.
Non amo la narrazione della guerriera che sconfigge il male che la affligge perché è molto facile che più spesso ci si debba convivere, soprattutto se non si tratta di un problema fisico, ma in questo caso la motosega le è stata data e prima dei titoli di coda state sicuri che la pianterà dove deve.
Dopo 20 giorni di antibiotici sempre più potenti, antidolorifici e cortisone per febbre troppo alta e una gola che si chiudeva sempre di più, l’abbiamo portata semi-incosciente e febbricitante in pronto soccorso, da dove poi è stata trasferita d’urgenza al reparto infettivi.
Potrei divertirvi raccontandovi quello che ha fatto al triage del PS quando le ho suggerito di non minimizzare i sintomi ma anzi di esagerarli un po’ (c’erano decine di persone con taglietti del cazzo e mal di testa vari) ma quello credo meriti un post a parte... corredato del suo audio whatsapp in cui mi urla con voce roca COL CAZZO CHE FACCIO IL TEST DELL’HIV MICA SONO UNA TOSSICA EROINOMANE! e io che le spiego, cercando di non ridere, che lo somministrano di default a chi entra in quel reparto... oppure di quando non voleva consegnare la provetta col campione di feci per la coprocultura all’infermiere figo perché poi magari lo incontrava fuori.
È ancora ricoverata, sta un po’ meglio e molto probabilmente si tratta di cytomegalovirus o mononucleosi con manifestazione severa, però se quello che non ti uccide ti rende più forte, magari adesso anche basta.
Comunque questa è lei, la mia Final Girl
E a casa stiamo aspettando tutti di vederla ritornare mentre ripulisce la sua motosega dal sangue dello stronzo che ha avuto la pessima idea di intralciarle il cammino.
P.S.
Perdonate la melodrammaticità e il colpo di scena acchiappalike ma in realtà volevo solo sfogarmi e sdrammatizzare un po’... e oramai ben sapete che io ci riesco solo in questo modo :)
Si sbagliavano: perché a sedici anni sapevo tutto, leggero, incosciente, coraggioso. A venti i primi dubbi, intorno ai venticinque le prime incertezze, a ventotto il terreno ha iniziato a mancarmi sotto ai piedi e a trent’anni non capivo più niente.
«Crescerai, imparerai.» Non è vero.
«Ma certo: crescerai, imparerai.» Tutte bugie.
Andrebbe detto l’esatto contrario: crescerai e la vita sarà ancora più complicata, diventerai adulto e non capirai niente, goditi questo momento, goditi i giudizi dati così, in scioltezza, a cazzo di cane; goditi i mille errori, le mille spericolatezze, le mille improvvisazioni del cuore; sorridi a chi ti considera ingenuo, a chi ti dice:"Sei un immaturo"; non ascoltare chi ti rinfaccia scelte azzardate e passi falsi, un giorno sarai tu a rinfacciarli a te stesso, sarai tu. E sarà dolorosissimo.
Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti
IL COLORE DEL VENTO
Sono cresciuto nel vento.
Della mia città, Catanzaro.
Delle estati su uno spicchio del Mar Jonio.
A catturarlo nelle vele, con timore incosciente.
Terribile buon amico.
Echeggia nella memoria ogni sibilo.
Racconto di storie senza parole.
Immagine di colori antichi.
Attende.
E io attendo lui.
Polvere sollevata tra i mille colori della terra.
- I dipinti sono di Franco Azzinari (1949), calabrese, “pittore del vento”
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata