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#ma comunque VOI MI DOVETE TENERE
it-d0esnt-matter · 10 months
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MALE DETTI SENSORI
Tuning Lover pt.1
Partiamo subito a pompa con la rubrica sul Tuning, che è il motivo principale per cui ho deciso di riprendere a tenere un blog.
Dovete sapere che ieri sera sono andato letteralmente in crisi a causa di alcuni maledetti sensori di parcheggio che ho ordinato da Aliexpress (tanto so gli stessi che avrei comprato da AutoDoc solo a 10 euro di meno).
All'inizio avevo deciso di acquistare dei sensori colorazione silver che grazie allo sconto nuovo utente ho pagato solo 3,50 euro anziché 7,90. In più, grazie al fatto che ho ordinato anche altre cose di cui vi parlerò più avanti, avevo ottenuto anche la spedizione gratuita. Io contentissimo e soddisfatto concludo l'ordine e pago.
Il giorno dopo, cioè ieri, mi metto a vedere dei tutorial su come montare questi sensori sul mio modello di auto - PANICO - in tutti i video non montavano i sensori sulla parte cromata del paraurti posteriore ma sulla maledettissima parte nera in plastica. Essendo la parte più sporgente aveva anche più senso montarli lì, per non rischiare che il sensore misuri male la distanza, e poi essendo in plastica è anche più semplice da forare con la fresa. Così, prima che spediscano l'ordine, faccio immediatamente il rimborso per acquistare quelli di colorazione nera, anche se ho dovuto usare un altro account per godere dello sconto e ho anche dovuto pagare 2 euro in più per la spedizione, essendo un unico articolo.
Nonostante i risvolti negativi, risolvo così il problema emerso e penso di essere apposto. Ma non è finita qui, perché dopo neanche 10 minuti continuo a guardare altri tutorial e scopro che alcuni montano questi sensori anche sulla parte cromata nonostante sia leggermente meno sporgente, perché comunque il suono di allerta dei sensori parte molto prima e non misura i millimetri e così è anche più sicuro che in caso di lievi tamponamenti i sensori non si danneggino, in quanto protetti dal paraurti in plastica.
Risultato? Mi sto mangiando le mani per aver cambiato la colorazione dei sensori. Non partiamo benissimo direi.
Tutt'ora ho ancora dubbi su quale sia il metodo migliore per montare questi sensori. In fondo la scelta si basa su:
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Fatemi sapere voi dove gli avreste montati. Alla prossima disavventura e Stay Tuned.
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telodicoconamore · 4 months
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Ciao! Il mio nome Rosita e sono qui per aiutare tutti coloro che cercano uno spiraglio di luce, specie nei momenti più delicati della vita. Sono una musicista specializzata in musica liturgica e per questo motivo mi è capitato di vedere tantissime coppie, conoscerle ed ascoltarle. Ho deciso di mettere a disposizione di tutti non solo le mie competenze musicali, ma anche il supporto che mi sento di dare a tutti gli sposi che per qualche motivo si trovano in difficoltà.
Subito dopo il matrimonio molte delle mie spose mi raccontano di essersi pentite di aver fatto delle scelte per cercare di non deludere persone molto vicine. Alcuni sposi mi raccontano di essere caduti involontariamente, in un meccanismo di competizione dove il proprio gusto passa in secondo piano rispetto al desiderio di autoaffermazione e di dimostrare quello che uno può permettersi in senso economico. Mi è stato riferito che spesso il dialogo con la propria famiglia e con gli amici più stretti è difficile. Dobbiamo normalizzare una parola, una parola fatta di due lettere: “no!”.
Dobbiamo imparare che dire no, è un nostro diritto e per nessun motivo dobbiamo giustificare gli abusi sulla nostra persona e sulla nostra volontà. Dobbiamo avere il coraggio di rimanere uniti come coppia anche davanti alle richieste incessanti di genitori che desiderano spingerci a fare scelte diverse dal nostro cuore. Scappate da chiunque vi faccia sentire sbagliati, specialmente in un momento così delicato della vostra vita. Il matrimonio non è un punto di arrivo ma un bellissimo inizio e dovete godere di ogni attimo durante la preparazione. Anche la preoccupazione e la frustrazione che potete provare sono comunque emozioni da non demonizzare, sono emozioni da abbracciare e comprendere.
Il senso di disagio, la frustrazione se elaborate possono condurci ad una evoluzione di pensiero atta a farci trovare una nuova dimensione di noi stessi. Quello che consiglio sempre è parlare tra futuri sposi, nel momento in cui l’incursione gli esterni si fa difficile da sostenere è bene affidarsi ad un fornitore di fiducia. Avere un fornitore di fiducia significa avere una sicurezza, un parere imparziale e certezza di riuscire ad ottenere ciò che desideriamo. Un bravo fornitore non influenza il vostro pensiero ma anzi, cerca di fornire tutti gli strumenti necessari affinché voi possiate vivere il vostro giorno ideale.
Ad oggi molte coppie si affidano a Wedding planner o a Wedding Creator, non solo per mancanza di tempo o per le grandissime capacità degli stessi, ma anche per sopravvivere a tutte quelle pressioni che l’entourage volontariamente o involontariamente fa, per influenzare le scelte dei propri cari. Ho potuto comprendere in questi anni, che spesso a mettere in difficoltà le coppie sono proprio i genitori e i migliori amici i quali, per proprie vicissitudini irrisolte di cui spesso non desiderano nemmeno parlare, tentano di dare una propria impronta all’evento di altri. Un esempio per tutti: la scelta dell’abito da sposa. Sebbene sia bello avere un parere unanime, la cosa migliore da fare è scegliere il proprio abito con persone che negli anni non hanno mai anteposto la loro volontà alla nostra e ch e hanno dimostrato di tenere a noi, piuttosto che alla loro realizzazione personale. In questo modo dovremmo evitare di avere giudizi troppo severi o dati con agredine. Sappiamo bene che sono momenti delicati, momenti idealizzati purtroppo, e sappiamo che basta poco per rovinarli.
Poco sopra, ho utilizzato il termine purtroppo e l’ho fatto per un motivo ben preciso: tutti ma proprio tutti non siamo immuni dalla idealizzazione di persone e momenti. Cresciamo sin da bambini, immaginando come sarà il giorno del nostro compleanno per esempio, il giorno del nostro diploma, il giorno della nascita dei nostri figli, o come spesso capita, il giorno del nostro matrimonio. Il nostro idealizzare ci porta ad auto sabotarci poiché nonostante gli sforzi di tutti, nessuno sarà in grado di renderci felici al 100%. Ci sono cose che sfuggono al nostro controllo e l’unico modo per stare bene con se stessi e godere dei preparativi di un giorno così importante è proprio quello di accettare che siamo umani.
Detto questo, il mio consiglio è quello di iniziare a preparare il proprio matrimonio dopo aver discusso in maniera approfondita con il vostro partner riguardo ai vostri gusti e ai vostri più intimi desideri. Fatto questo decidete insieme le modalità con cui procederete alla creazione del vostro evento. Scegliete con cura le persone a cui affidare ruoli e responsabilità, scegliere una persona piuttosto che un’altra non significa non amare, ma semplicemente prendere una decisione in base al proprio desiderio e al proprio stato d’animo. Non sentitevi in colpa nel delegare, fate solamente ciò che vi fa stare bene. Ricordatevi di essere felici voi! Tanti bacetti!
_RS_
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kon-igi · 3 years
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AVEVO CHIESTO GLI ZOMBIE E M’HANNO MANDATO IL COVID, HO DI NUOVO CHIESTO GLI ZOMBIE E ORA MI MANDANO GLI SPETSNATZ
Lo ammetto: c’è una irrefrenabile nonché insopita (e infantile) parte di me che lavora incessantemente in background per prepararsi alla guerra ed elaborare tutte le strategie di sopravvivenza nel malaugurato caso in cui il tizio col colbacco decidesse di spostare i carrarmatini rossi nella Kamcatka in Ucraina.
Non c’è bisogno che mi parliate di morte, sofferenza e fame... v’ho detto che è quella parte irrefrenabile, insopita e soprattutto infantile di me che parla, o meglio, che pensa, la stessa che qualche giorno fa consolava una tamblera terrorizzata dal terremoto a pochi chilometri da casa nostra consigliandole dove tenere gli scarponi per la fuga notturna e cosa mettere dentro allo bug-out bag 72h.
Il grosso problema è che questa volta siete sareste tutti fottuti.
Il tipo di scenario che si sta profilando all’orizzonte (e che probabilmente si risolverà, (di)spero, in una eterna gara di righelli accostati ai piselli per gareggiare a chi ce l’ha più grosso) non è tra quelli di tipo ‘outbreak’ per cui dovete resistere un tot di giorni e poi ritorna la normalità ma di tipo ‘wear&tear’, dove la normalità a cui siete abituati peggiora in modo più o meno veloce ma implacabilmente.
Diciamo, intanto, che questa volta il cavo oceanico con dentro l’internet è dalla parte giusta del conflitto 
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quindi se nessun informatico s’è fatto venire un’ischemia e mi sta rebloggando indignato per smentirmi, in caso di invasione dell’Ucraina da parte della Russia e successiva risposta da Usa&Co, credo che potrete continuare a usare IG per farvi i selfie in mimetica.
Il grosso problema è che le nostre mucche non scorreggiano abbastanza.
Dietro all’annoso e iperpoliticizzato problema del nucleare italiano ci sta una questione di indipendenza energetica che sullo scacchiere geopolitico mondiale ci rende completamente sudditi per la produzione di energia elettrica, dove tutto si riduce al fatto che non abbiamo sufficienti fonti interne di combustibile (principalmente gas) per propellere le centrali termoelettriche
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(agevolo una foto didattica per quelli che, come me, pensavano che l’elettricità venisse evocata da un pentacolo magico).
Tutti i metodi alternativi alle classiche centrali termoelettriche - centrali nucleari da una parte ed eolico, solare e idroelettrico dall’altra - sono insufficienti a coprire il fabbisogno (6% da gas ‘italiano’ estratto e da biomassa, 7% da eolico, 8% da solare, 15% da idroelettrico e... 0% dal nucleare) e quindi dobbiamo acquistare altrove il restante 64% di propellente.
Certo, se avessimo centrali nucleari nostre il problema non si porrebbe (o meglio, si sposterebbe sull’acquisto del materiale fissile e sulle spese di smaltimento... per non parlare del fatto che geograficamente e culturalmente non siamo il popolo più adatto ad averne) ma tanto per queste che per le centrali ‘green’ di energia eolica, fotovoltaica e idroelettrica, ci vuole TEMPO per progettazione e costruzione (decine di anni) e le scelte politiche che sono state fatte in passato ci hanno fatti arrivare a non averne più a disposizione.
E spero siate consapevoli che avere i pannelli fotovoltaici sul tetto vi rende energicamente indipendenti ma manco per il cazzo.
Tornando alle nostre fantasie di sopravvivenza, sembra che se anche il capo supremo del KGB decidesse di chiudere il tanto citato da ogni TG ‘rubinetto del gas’ verso l’Europa, in ogni caso ci sarebbero canali suppletivi che andrebbero a integrare il fabbisogno interno (li pagheremo con carpaccio di culo ma vabbe’) e io dico per fortuna, visto che un ipotetico Bug Out Bag 72h non potrebbe contenere il necessario per scaldarvi e cucinare nel lungo periodo.
Fortuna voglia che stiamo uscendo dall’inverno ma la maggior parte di voi vive in ambiente metropolitano o comunque urbano, dove non è concepibile scaldare la casa e cucinare col fuoco né tantomeno avere scorte di legna per farlo.
Considerate che sebbene quest’anno io abbia tenuto acceso il riscaldamento a gas (al minimo, per questioni di risparmio) per riscaldare il piano terra di casa mia (100 mq) fino ad oggi ho consumato 15 QUINTALI DI LEGNA (su 30 della mia scorta). Non sono molti per chi conosce questo tipo di riscaldamento e sicuramente se avessi avuto una stufa e non un camino (dove la dispersione del calore è maggiore) ne avrei consumata senza dubbio meno MA SONO UNA QUANTITÀ DI LEGNA CHE IN TERMINI DI SPAZIO O DI APPROVVIGIONAMENTO QUASI NESSUNO DI VOI SI POTREBBE PERMETTERE.
Inoltre ho un bosco di proprietà che potrebbe fornirmene 50 volte tanto. E due cisterne con 2000 litri di acqua potabile e un pozzo con 20.000 litri di capienza (ricordate che l’acqua vi arriva in casa grazie alla pressione in caduta da quelle torri a fungo - dette piezometriche - ma lì in cime ci arriva per mezzo di pompe alimentate da energia elettrica)
E il cibo?
Certo, ho una bella scorta di razioni speciali, conserve casalinghe e scatolette ma tutto è stato pensato per gli zombie, non per un progressivo deterioramento dei canali di approvvigionamento nel lungo periodo... e anche se io sono più ‘dotato’ di spazio e possibilità della maggioranza di voi, l’autosussistenza alimentare grazie a capre, galline e orto è un tipo di utopia survivalista che i nostri nonni e bisnonni ben sanno quanto costa e con cosa la si paga.
Quindi attenzione quando sentirete la terra tremare e l’aria incendiarsi, perché dopo il silenzio e gli avvoltoi senza pietà, arriverò io a fottervi la Manzotin.
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ildapa · 3 years
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Come si può intuire, la quantità fotodocumentaristica è piuttosto elevata e più o meno abbraccia un po’ tutte le cose che mi piacciono davvero. L’architettura fastosa, il degrado urbano ed umano, la passione unica nella musica di strada, come anche quelle cose che volendo potreste definire più frivole, come il mare le albe e i tramonti, il cibo, lo sport in spiaggia, le compagnie, i cani e, a volte, persino i gatti. Però quello che mi riempie di più sono i momenti d’intimità che si possono vivere in luoghi così caotici, dov’è sempre festa. Il caos è qualcosa che va creato. I luoghi privi di spazi destinati allo spazio stesso non saranno mai caotici, ma frenetici, confusi (nessuno ha detto Londra, lo avete pensato voi). Ti schiacciano senza lasciare troppo spazio né all’intimità né alla creatività, che è sempre comunque frutto di una fase intima. Del resto è quando le persone hanno i loro spazi che sono, poi, felici di condividerli. In tutto questo casino si possono trovare i propri deserti di solitudine nei luoghi più pullulanti. E in questi deserti puoi pensare, puoi non pensare più, puoi inviare quel messaggio vocale per cui trovavi sempre la scusa del tempo che ti mancava, ma ti mancava il coraggio, puoi pace con qualcuno o ti ci puoi finalmente arrabbiare, e, dato che rientra in pieno nelle possibilità di svago umane e non dobbiamo tener davvero conto di nessuno, puoi metterti a testa in giù. Sembra una cosa così, ma se ve ne andate sempre in giro per fare quello che dovete fare, sempre circondati dalle persone con cui e per cui le fate, poi ve ne dimenticate, ad un certo punto, che potete pure fermarvi e mettervi a testa in giù.
Ps: Ovviamente mi ci sono messo anch’io al parco calistenico, ma nessuno mi ha fotografato. Spero.
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Quando inizierai ad amarti, sceglierai di amare chi ti piace.
Prima ancora di imparare a leggere e a scrivere, il bambino apprende l’attaccamento e l’amore; l’amore che cerchiamo nella nostra vita da adulti è spesso la testimonianza di ciò che abbiamo vissuto da bambini.
Alcuni di noi sono rimasti bloccati in un modello relazionale sbagliato o addirittura autodistruttivo, così, nella ricerca del partner, ripropongono uno schema pre-modellato durante l’infanzia.
Lo schema distorce il concetto d’amore e a farne le spese è la vita di coppia.
L’Amore è la ciliegina, non la torta
Mi piace pensare alle relazioni romantiche come alla ciliegina sulla torta. La Torta è già bella e deliziosa da sola e la ciliegina aggiunge dolcezza e divertimento. In modo analogo, siamo belli e meravigliosi da soli e una relazione sana aggiungerà dolcezza e divertimento alla nostra vita.
Non tutti amano le mie analogie ma è così: quando ti senti solo, insoddisfatto o incompleto, cercherai un partner in grado di riempire i tuoi vuoti emotivi, un partner in grado di farti sentire amabile. Purtroppo, se pensi che il tuo partner potrà guarire le tue ferite emotive o colmare i tuoi vuoti interiori, non fai altro che predisporti a una dose maggiore di dolore.
A guarire le ferite emotive inflitte durante l’infanzia dovrai pensarci da sola grazie a un compagno prezioso, l’amor proprio. Certo, quando la situazione è più ingarbugliata l’amor proprio non arriva da solo o comunque non basta: in questi casi è meglio lasciarsi guidare da uno psicoanalista o psicoterapeuta.
Amiamo come siamo stati amati
L’amore che abbiamo appreso in tenera età condiziona ogni nostra relazione, amorosa, amicale o lavorativa. Le relazioni che intrecciamo sono la testimonianza del nostro vissuto infantile.
Spesso sono le sovracompensazioni a spingerci tra le braccia della persona sbagliata, tendiamo a ricercare il partner con una ferita interiore compatibile alla nostra, partner che non sono in grado di donarci amore in modo sano e così inciampiamo in storie sbagliate, una dopo l’altra.
Per esempio, se durante l’infanzia avete appreso un modello codipendente, probabilmente, finirete con un partner con problemi di dipendenza affettiva, problemi di salute (mentale ma anche fisica, dove dovete elargire le vostre cure)… la relazione dovrà farvi sentire utile, perché avete perso il concetto di amore come coronamento di una base già solida.
Come rompere gli schemi
I modelli appresi durante l’infanzia possono essere modellati o addirittura modificati profondamente. Tutti noi abbiamo tendiamo a ripetere determinati modelli comportamentali, non solo in ambito sentimentale. E’ difficile rompere uno schema una volta che si è radicato ma ciò non significa che non possiamo provarci e riuscirci. Imparare ad accettare se stessi e sentirsi una “persona degna d’amore” vi metterà sulla strada giusta per incontrare il partner con il quale istaurare un rapporto d’amore sano.
Per iniziare il vostro cammino dovreste vivere quella che gli psicoterapeuti chiamano esperienza emotiva correttiva. Per mettervi sulla buona strada, seguite questi piccoli consigli:
Introspezione:
Mettersi in contatto con se stessi
Molte persone, prima di cercare un partner, dovrebbero imparare ad amarsi e conoscersi più profondamente.
Riflettete sui vostri sentimenti, sulle emozioni che provate e che cosa ve le fa provare. Non basta dire “sono risentita” o “mi sento sola”… analizzate queste sensazioni. Un diario può essere uno strumento utile per iniziare a comprendersi e accettarsi.
Non crediate che sia facile riconosce i propri stati emotivi: in genere quando chiedo a qualcuno “come ti senti?” piuttosto che rispondermi con il nome di sensazioni, parte la similitudine “è come se…”. Imparate a dare un nome alle vostre emozioni, vi farà bene.
Analizzate le decisioni:
Attirate ciò che il vostro inconscio desidera
Vi farà capire che non siete vittima del destino, anzi: siete padroni della vostra vita e avete voce in capito! Riflettere sulle proprie decisioni vi aprirà gli occhi su quelli che sono i vostri reali desideri e bisogni.
Riflettete sulle esperienze che avete avuto, le decisioni che avete preso fino a questo momento…. aumentate la consapevolezza sul motore che muove il vostro comportamento.
La consapevolezza vi aiuterà a fare scelte diverse in futuro. Scelte più sane circa i rapporti da intrecciare.
Self compassion:
Non giudicatevi, non condannatevi
Perdonatevi gli errori commessi in passato, giudicarvi non servirà a nulla.
Autogiudicarsi severamente non solo è crudele ma innescherà nella vostra mente convinzioni negative sulla vostra persona.
La self compassion vi permettere di riconoscere i vostri bisogni e amarvi anche in tempi difficili come la fine di un rapporto, la solitudine e la paura. Quando vi parlate, fatelo con affetto, immaginate di star parlando a una vostra cara amica…. la giudichereste condannandola o provereste a consolarla?
Lavorate sui confini:
Tenete fuori abusi emotivi e verbali
Tracciate dei confini ben precisi oltre i quali, il partner o un amico, non dovranno mai spingersi. Il vostro confine dovrà tagliare fuori qualsiasi inizio di manipolazione, abuso emotivo o verbale. Aumentate le vostre aspettative e fissate nuovi standard. Quando iniziate una relazione, i confini sono indispensabili per tenere lontane le storie sbagliate.
Aver cura di sé:
Custodite il vostro bambino interiore
Pensate alla genitorialità, un tempo si pensava che essere genitori severi e intransigenti, impartire punizioni e un’educazione severa, potesse servire a tirare su figli sicuri e forti. Per fortuna quello che si pensava decenni fa oggi è stato del tutto sfatato: i metodi educativi più efficaci sono quelli che si basano sull’incoraggiamento e sull’accrescimento delle risorse personali.
Quando cessate di darvi le dovute cure, vi comportate con voi stessi proprio come farebbe un genitore di qualche generazione più vecchio. Volete essere davvero così retrogradi e severi?
Iniziate a tranquillizzare il vostro bambino interiore sulle paure che da anni si porta dentro. Siate buoni e gentili con lui, curatelo e accuditelo. Premiatelo e incoraggiatelo. Desiderate il meglio per lui!
Sostenetevi e regalatevi amore sano e incondizionato. Anche se sbagliate: accettate il fallimento e siate solidali con voi stessi.
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bee-ingquinn · 3 years
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Comunque dicevano che la prima regola era non parlare del club (09/04)
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Mani appoggiate sul bordo del banco, e testina alta con un bel ghignetto stampato in volto. « Non tutti sanno il motivo di questa convocazione » e ora gli occhietti guizzano in particolare su CECI, EMILE e NICO « Ho avuto un’idea » oh no « e lo sto proponendo solo a voi perché mi fido » e quindi non potete deluderla (!), e qui lo sguardo cade inevitabilmente sulla BFF, per ovvie ragioni. « Non voglio girarci troppo intorno » e quindi niente chiacchiere inutili sulle caramelle oggi « Ma dovete giurarmi che non direte niente a nessuno, e dimostrarmi quindi che ho fatto bene a scegliere solo voi » e qui ora lo sguardo cade su TUTTI quanti. Manco stesse mettendo su l’Esercito di Silente sotto la Umbridge (…). Però è davvero seria, e gli occhietti passano su TUTTI, nessuno escluso, con un sopracciglio un po’ alzato in attesa del loro giuramento solenne.
Emile: Non dice nulla, ma annuisce. E poi, visto il tono con cui MAEGAN ha parlato della cosa, diciamocelo, bara anche un poco. O ci PROVA. Magari sfrutta anche il silenzio, o il fatto che benché siano in tanti, sono sicuro meno che a lezione. Ma cerca con gli occhi la figura della CORVONERO mentre, invece, a livello empatico, sembra PROVARE a sondare le emozioni altrui. E` inpratico, ancora, e ignorante su quello che sa fare, soprattutto. Ma lo ha fatto, oramai, abbastanza volte da capire come concentrarsi. CERCA di abbassare quello sputo di barriera empatica che giusto i mesi ad Hogwarts gli hanno concesso, in favore della singola emozione maggiore che MAEGAN prova. Perché se sotto quel tono serio c`è da preoccuparsi, almeno si preoccupa subito, oh. Che stia pensando di andare in guerra praticamente lo si evince da due cose: la rigidità muscolare, e il fatto che miracolosamente se ne sia pure stato zitto.
Nico: Lui è uno di quelli che non sa il motivo, sì… infatti all’ “ho avuto un’idea” va subito a muovere la mano destra col palmo in alto in direzione della CORVONERO, come a dirle di proseguire e pure spedita che mica abbiamo tutto il giorno. « Ma se ti fidi » e qui la situazione cambia. « non devo dimostrare proprio niente. » Poi dai Meg… lui, con i segreti… ha l’accesso vip. Per stavolta si abbasserà a queste quisquilie. « Ti giuro che sarò una tomba. » Magari non letteralmente, ecco. « Poi appunto tu devi fidarti della mia parola. » Quindi siamo da capo a dodici, cara MEG. « Spara. Chi dobbiamo seppellire? »
B: Quando arriva la richiesta di un giuramento solenne (?) non perde tempo, staccandosi dal banco e facendo un paio di passetti avanti mentre la mano destra va a posarsi contro il petto – lì dove sotto la pelle c’è il cuoricino giallonero. « Giuro solennemente » di non avere buone intenzioni « Di non rivelare o parlare con nessuno a parte i presenti di quello che faremo » gli angoli delle labbra vanno a piegarsi spontaneamente verso l’alto, quasi non resistesse alla tentazione di ghignarsela « O vedremo. Va abbastanza bene o vuoi che mi inchino anche? Sai, per effetto » apposto « Comunque sai che non dico niente a nessuno. » lo sai, vero? Se l’è fatto il Silencio, pure se metaforico.
Bly: « Non così tanto formali, su » guardando l`altra BLYTHE « Nessuno di noi vuole essere beccato, è già un buon motivo per tenere il becco chiuso.» si stringe nelle spalle alzando le sopracciglia, una certa ovvietà nel tono di voce « Però potremmo comunque decidere cosa succede alle spie, così, per precauzione » un sorrisetto malizioso le incurva le labbra, mentre squadra i compagni uno a uno. Che kattivah.
Yara:  Fa eco a NICO nella sua risposta quando MEG finisce di parlare aggiungendo a voce alta « Puoi fidarti » mentre fa cenno affermativo con la testa come per dare forza alle sue parole « Non siamo mica JONAS o BRAN che andiamo a raccontare tutto ai professori » e no, la frecciatina ai due infami non poteva mancare.
Ceci: « Giuro di stare zitta molto zitta. » … « Solennemente. » la parola le piaceva, la sta rubando all’altra TASSA. Con una manina che si porta al petto, per dimostrare estrema sincerità, proprio. Però è vero, è sincera. « E’ morto qualcuno? » prioritario. Perché ha sentito NICO parlare di sepolture. Un’occhiata più lunga a EMILE, dato che lo vede zitto – e una alla WARTON, visto che parla di spie. Curiosità, eh, che vuole sapere anche lei cosa succede. Continua a starsene molto accigliata e addocchiare MAEGAN, manco avesse paura di perdersi la spiegazione principale.
Liù: Il suo giuramento si limita ad un cenno del mento, anche se è la punizione per le spie proposta dalla WHARTON che le fa offrire a quest’ultima un lieve incurvamento di un angolo delle labbra, fino a che la testa ruota verso YARA quando apre bocca e quel mezzo sorriso si spegne « Tu piuttosto. Sei una cornacchia con il becco largo. » sbuffa pure, gentilissima proprio eh.
Quello sguardo serio, infatti, cade al primo giuramento solenne che arriva proprio da CANARINO, per lasciare spazio al solito ghigno malandrino. Di quelli che non promette niente di buono, ma tant’è. « Se vuoi » fare l’inchino, è ben accetto, e un guizzo di sopracciglia testimonia il suo divertimento alla cosa. « Ma vi ho detto che mi fido » e questo è per rispondere a NICO chiaramente, « voglio che siate convinti e che non vi tiriate indietro – o se lo fate » e fa anche una piccola pausa ad effetto « che rispettiate il segreto » questo è il succo, anche se qui non facciamo nessuna fatica a contare ciecamente su TUTTI i presenti in stanza. Un sorriso a chi ha promesso cieca fiducia, e anche a LIU’ nonostante il solo cenno di testa. « Sapete che c’è il club di duello per i grandi, no? » e fa anche una pausa in attesa di cenni e assensi vari « Ecco, io non penso sia giusto che noi veniamo esclusi » e lo pensa solo lei sulla base del niente, ma okay.  (...)  « Non voglio litigi » categorica, un’altra volta « Se avete qualcosa contro l’altro avrete modo di sfidarvi come dei veri maghi e streghe » e quindi senza insulti « usando la vostra bacchetta e un po’ di fantasia ». (...)  « Appuntiamoci tutte le idee » quindi sia i nomi, sia i loghi sia tutte le cose bellissime che vengono proposte e che aumentano l’entusiasmo della piccoletti. « SIII, il nome in codice! » necessario diremmo qui, e ora lo sguardo divertito cade su YARA (sempre che l’incanto abbia fatto effetto) e « potremmo chiamarci Languelingua » lo dice divertita, ma insomma lei la proposta la fa. Anche se la regia dice che sono accette idee migliori. « Per il simbolo mi fido ciecamente di voi » e guarda chiaramente CECI e LIU’ « fatene uno grinzafichissimo!!!! » perché loro devono essere i più bellissimi. L’attenzione viene spostata su CANARINO e « Non ammetterei » al torneo « tutti coloro che pensano che un Impulsus sia magia nera » e fuori quindi i moralisti vari « e coloro che potrebbero fare da spioni » ciao team serpeverde.
Nico: E anche sul nome ha da ridire, sbuffando nel sentire il “Languelingua”. « O Mangialumache magari. » È ironico ovviamente, è per far capire quanto non apprezzi l’altro nome (?) « L’idea dei colori delle 4 case è bella. I nastrini non so… forse è eccessivo » o da femmine.
B: « Piace anche a me l’idea dei quattro colori. Però i nastrini » occhiata verso NICO « Sono un tocco di classe, mica possiamo tenerci uno stemma noioso con scie colorate e basta » insomma go big or go home. La proposta di MEG le fa scappare una mezza risata, portandola a spostare lo sguardo su di lei « Non male come nome. Però non pensate sarebbe un po’ sospetto? Immaginate dire tipo davanti ad un professore, “ehi, più tardi ci troviamo per il Languelìngua?” » poi sguardo veloce verso il GRIFONDORO « O Mangialumache » annuisce nel dargli ragione, per bocciare il nome – senza cattiveria MEG, ti amiamo sempre – ovviamente. « Però ammetto di non avere idee migliori quindi… possiamo pensarci su, senza fretta » prova a proporre con un sorriso di default.
Bly: « Non possiamo lanciarci incantesimi senza senso, un duello ha un certo... Ordine, di solito » contesta con l`aria offesa, ma non va oltre. È d`accordo sul nome, annuisce distrattamente « Per me va bene tutto » scrolla le spalle « Anche il simbolo sì, fate come volete. » e liquida la questione con un gesto della mano, lei vuole solo punire i traditori.
Ceci: Lo sguardo è verso LIU’ « Siii » approva, l’enfasi sulle i aggiuntive segnala l’entusiasmo annesso. « Potremmo tenere le scie – e magari i nastri fanno tipo – non so. Stendardi? Cioè, non proprio nastrini, più nastri grossi. Da stendardo. » ah, chiarissimo. « E secondo me le scie dovrebbero essere con i glitter, ma perché brillano e perché sono carini, capito. » no. Però è per il go big or go home, anche se sta cercando di mediare tra le idee che ha sentito. Cosa medi, non si sa. « Però basterebbe dire che vogliamo incontrarci per esercitare il – Mangialumache, e sarebbe meno sospetto? Se dovessero sentirci. Anche se non dovrebbero sentirci. » come risolvere il problema alla base, perché non sembra avere problemi.
« Va bene ci penseremo! » ecco, tutti quanti! « Se a qualcuno viene in mente lo dice » ma a chi? E dove? e quando? Panico. (...)  « Dobbiamo decidere un giorno preciso » sì, ecco. Necessario « E magari possiamo fare dei gruppi ? » proposta avanzata proprio a caso eh, date tutte quelle antipatie scomode nel gruppo.  « Sto ancora calcolando tutto. » stratega proprio « Dobbiamo trovare anche un modo per comunicare in fretta fra di noi » e ora guarda NICO affinchè lo segni. Galeoni magici? Ah no. « E poooi, sì, qualcuno si deve occupare di capire quando incastrare gli incontri » e guarda EMILE, che aveva avanzato al proposta e magari vuole farlo lui (!).
Nico: « Gli stendardi sono meglio dei nastri » ammette, molto tranquillamente proprio. « È meglio così secondo me » risponde a LIU stavolta. « Devono essere persone di cui possiamo fidarci! Dovremo anche esporre gli altri studenti per questa cosa, e se finissero per fare la spia e mettere nei guai non solo noi, ma pure i più grandi? » Potrebbe essere un problema, quindi meglio mantenere il cerchio ristretto, che è anche più facile per gli incontri. 
B: Uno scrollare di spalle segue invece la risposta di CECI su cui sposta sugli occhi, arricciando il naso « Oppure possiamo seguire il consiglio di quel vecchio film babbano su un… club segreto di botte? Comunque dicevano che la prima regola era non parlare del club » un bacio a chi la capisce, con tutto il cuore.
Bly: « Perfetto allora, quando sarai certa aggiornarci » con un piccolo cenno del capo, che qua se ci muoviamo troppo esplodiamo. Stringe le labbra « Per gli incastri potrei pensarci anche io, se non lo vuole fare EMILE » propone così, almeno fa qualcosa, lancia uno sguardo al tassorosso « O potremmo farlo insieme, comunque un modo si trova. » annuisce convinta.
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marjane-satrapi-10 · 5 years
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Quando a disi nemm l’è nemm
Nelle ultime settimane penso che abbiate sentito le mie bestemmie, la tesi come vi ho già detto l’ho consegnata, ed è andata sorprendentemente bene, anche se come mi aspettavo mi hanno penalizzato per la storia del plagio della mia ex compagna di tesi. Complimenti commissione, vi siete mangiati la promessa che mi avete fatto due settimane fa, ma comunque vi ho spaccato il culo con la parte non plagiata della tesi. 
Va beh, andiamo ai ricordi felici, più o meno. Andiamo al raccontare cose a caso per farmi dimenticare completamente lo stress. Perchè vi giuro che mi sono presa un raffreddore della Madonna a causa dello stress. Sono molto esaurita, penso che voi l’abbiate capito.
La frase che ho deciso di mettere come il titolo ha la paternità di Guido, uno splendido esemplare di boscaiolo che nell'ultimo anno mi ha fatto perdere numerose ore di sonno, fatto roteare gli occhi al cielo così tanto che ora devo fargli fare il tagliando dei 20mila chilometri e fatto fare così tanti momenti meditazione che adesso dovrei essere un bonzo tibetano.
No, non era una mia ex fiamma, ma lo è stata per L. Per chi ha letto i miei precedenti post sa di chi sto parlando. Per chi non l’ha fatto (MALE. scherzo vi voglio comunque bene) L. è una conoscenza d’infanzia, io, lei e suo fratello siamo definiti fratelli dal vicinato. Ed è vero. C’è stato un periodo dove ero più a casa loro che a casa mia. Il loro papà mi ama alla follia, e non mi sorprende. Riesco a tenere testa a suo figlio e sopportare sua figlia allo stesso tempo. Come ho detto prima, mi manca solo un altro minuto di meditazione per farmi dare la cittadinanza onoraria in Tibet. Stile tessera punti.
Diciamo che è da un anno che lui è motivo di gossip e patemi da parte di tutto il gruppo. Perchè L. è davvero pesante quando si parla di Guido.
Come al solito il periodo di carnevale fu galeotto, e questi due casi umani decisero che il momento più opportuno per scatenare la loro potenza una sera di carnevale. Avete in mente il funzionamento delle bombe atomiche? Ecco, pure i casi umani funzionano così. Separati possono essere controllati, una volta insieme. CIAO MAMMA TI HO VOLUTO BENE CIAO. È stato l’inizio di un cataclisma che ha terrorizzato la vita del restate gruppo d’amici.
L. ci chiamava nel cuore della notte per dirci che Guido era passato in moto sotto casa sua, e sfiga vuole che la metà delle volte chiamava me per prima. Grazie Odino per avermi dato un nome che inizia con l’A. Te ne sarò per sempre grata. Quando sarà il momento io ti devo dire un paio di robine, ma non preoccuparti, a tempo debito.
Dovete capire che L. è una banderuola al vento quando si parla si sentimenti. Si prende delle cantonate atroci per delle persone atroci e ancora più velocemente cambia l’oggetto del suo amore. Negli ultimi due anni la lista di cotte è stata assurda. Perchè Guido era onnipresente, ma comunque c’erano altri casi umani nella sua vita. Penso che sia una fedele sostenitrice del “chiodo scaccia chiodo”.
Vorrei essere capace di elencarveli tutti, ma la lista è davvero troppo lunga. Ma forse potrei per sbaglio farci dei post a riguardo se mi avanza tempo e voglia di sfogarmi su cose a caso.
Ciao bellini
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Attorno a me la gente parla di profumi, sapori e ricordi autentici che io non conosco.
Provengo da una famiglia di media classe, sono bianca e italiana. Questo dovrebbe rendermi le cose ventimila volte più semplici della maggior parte degli altri ragazzi nel mondo. Eppure sto male, eppure non riesco nemmeno a parlare, eppure mi sento un alieno.
Sicuramente il motivo è da ricercarsi nel mio cervello. Qualcosa non va.
Mentre gli altri vivevano, provavano emozioni e crescevano, io avevo paura di tutto, speranze megalomani e sognavo di vivere dentro un fumetto. Ero una bambina che camminava dentro una grossa palla trasparente ma indistruttibile in cui non poteva entrare nessun altro: faceva passare l’acqua e il cibo, ma non le persone.
Mamma e papà un po’ erano consapevoli della mia stranezza, ma apparire normali e felici aveva la priorità su tutto, anzi: apparire speciali e stupire gli altri aveva la priorità su tutti. Avevo dunque sempre qualcosa da dimostrare e qualcosa in me che andava cambiato.
“Tolto l’apparecchio sarai più bella”
“Con i capelli ordinati sarai più bella”
“Se mangerai così sarai più bella”
E allo stesso tempo inseguivo un ideale di perfezione imposto dagli altri, mentre la mia testolina, amante dei fiori e dei supereroi, iniziava a sviluppare paure e reazioni di risposta strane. Mai sono stata una persona eccessivamente socievole, non riuscivo a giocare con gli altri e temevo la competizione con loro, perché c’era sempre.
Con lo sviluppo ho dovuto provare ad accettare che non sarei mai stata la Barbie che disegnavo sui fogli da bambina.
E non ci sono riuscita. Perché arrendersi è per chi è come me e io non vado bene.
Per anni ho modificato il mio aspetto per diventare la bambola che tutti sognavano diventassi; esattamente come una Gheisha, il mio aspetto doveva essere perfetto e adeguato, accompagnato da una spiccata scioltezza nel parlare e da una quantomeno superficiale conoscenza di tutto, affinché non fossi mai inferiore al mio interlocutore.
Crescendo ho visto il sogno degli altri, ormai diventato il mio, di vedermi crescere come una bambola svanire. E lì si è scatenato l’inferno.
Troppo occupata a diventare di porcellana, non avevo mai saputo creare veramente legami con gli altri. Era sempre stato un adulto a sceglierli per me. Tutto l’insieme di valori e credenze di famiglia mi stava crollando sotto i piedi, così mi aggrappavo ancora di più al mio nucleo affinché mi proteggesse da tutto e da tutti.
Finché non ha iniziato ad attaccarmi pure lui, anzi in realtà lo aveva sempre fatto: aveva sempre distrutto me pur di ottenere la bambola. E allora io ho continuato a tenere in piedi la messa in scena perché era l’unica certezza che avevo. Nel mentre ho provato a distruggere il mio corpo in ogni modo, ma senza farlo pesare sulla mia famiglia. La mia famiglia era sacra.
Sono diventata brutta, sola e ancora più strana; alternavo fasi in cui ero carina e dolce ma comunque sociopatica.
E oggi non so cosa voglia dire provare determinate cose. Non ne so parlare, non le saprei descrivere.
E dovete scusarmi perché mentre voi andavate ad esplorare un posto, imparavate a cucinare, vi buttavate al mare, io sognavo di salvare Tokyo dagli alieni durante i lunghi periodi di preparazione in cui mamma uccideva i miei capelli e mi riempiva di pizzo, mi costringeva ad usare scarpe laccate che non avevo il permesso di rovinare.
Mentre voi imparavate a vivere, io imparavo a temere la vita. Mentre voi imparavate a cavarvela, io imparavo ad avere paura e a non mettermi nei guai. Mentre voi iniziavate a vivere, io vi osservavo da una sempre più spessa sfera trasparente
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allmadamevrath-blog · 6 years
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Sette sataniche. Sette sataniche internazioneli. La Chiesa di Satana di LaVey
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LaVey
La Chesa di Satana di LaVey ha ormai diffusione internazionale e si riscontrano aderenti anche in Italia. Nel 1966 Anton Szandor LaVey proclamò la costituzione della Chiesa di Satana, e dichiarò il 1966 il I anno di Satana. I princìpi essenziali della Chiesa sono le Nove Affernazioni Sataniche e i Nove Peccati Satanici; così come  presentati nella Bibbia Satanica. -Le nove affermazioni sataniche1. Satana rappresenta indulgenza invece di astinenza!2. Satana rappresenta l'energia vitale invece di sogni spirituali di cornamuse!3. Satana rappresenta saggezza manifesta invece di autoinganno ipocrita!4. Satana rappresenta gentilezza e tenerezza a chi le merita invece di amore sprecato agli ingrati!5. Satana rappresenta vendetta invece di porgere l'altra guancia!6. Satana rappresenta responsabilità a chi è responsabile invece di considerazione per vampiri psichici!7. Satana rappresenta l'uomo giusto come un altro animale, talvolta migliore, molto spesso peggiore di quelli che camminano a quattro zampe, che, a causa del suo "sviluppo divino, spirituale, intellettuale", è diventato l'animale più vizioso di tutti!8. Satana rappresenta tutti i cosiddetti peccati, finché tutti loro portano a gratificazione fisica, mentale, o sentimentale!9. Satana è stato il miglior amico che la Chiesa abbia mai avuto, perché egli l'ha tenuta in affari tutti questi anni! -I nove peccati satanici1. Stupidità. Il primo della lista dei peccati satanici.Il peccato capitale del satanismo. E' troppo brutto che la stupidità non sia dolorosa. L'ignoranza è una cosa, ma la nostra società prospera continuamente sulla stupidità. Dipende dalle persone andare dietro ad ogni cosa che gli viene detta. La media promuove una stupidità istruita con una postura che sia non solo accettabile ma lodevole. I satanisti devono imparare a vedere attraverso i trucchi e non possono permettersi di essere stupidi. 2. Pretenziosità. Un atteggiamento vuoto può irritare moltissimo e non è l'applicazione delle regole della Bassa Magia. Va di pari passo con la stupidità per quello che tiene i soldi in circolazione in questi giorni. Tutti vengono fatti sentire dei fenomeni, sia che escano come la merce sia che non. 3. Solipismo. Può essere molto dannoso per i satanisti. Proiettare le vostre reazioni, risposte e sensibilità su qualcuno che probabilmente è molto meno sintonizzato di voi.  E' l'errore di aspettarsi che la gente vi dia òa stessa considerazione, cortesia e riispetto che voi naturalmente date loro. Essi non lo faranno. Invece, i satanisti devono sforzarsi di applicare il detto di <<Trattare gli altri come essi vi trattano>>. E' laborioso per molti di noi e richiede costante vigilanza per non cadere in una confortevole illusione che tutti siano come voi. Come è stato detto, certe utopie sarebbero ideali in una nazione di filosofi, ma sofrtunatamente (o forse fortunatamente, da uun macchiavellico punto di vista) siamo  lontani da questa situazione. 4. Autoinganno. E' nelle Nove Affermazioni Sataniche ma merita di essere qui ripetuto. Un altro peccato cardinale. Non dobbiamo rendere omaggio a nessuna delle vacche sacre che ci vengono presentate, inclusi i ruoli che ci si aspetta vengoano giocati da noi stessi. L'unica occasione in cui l'autoinganno deve essere accettato è quando è buffo, e stando attenti. Ma allora, non è autoinganno!5. Conformità al Gregge. Questo è ovvio dall'atteggiamento satanico. Va bene conformarsi ai desideri di una persona, se alla fine questo vi fa bene. Ma solo gli sciocchi vanno dietro al gregge, lascianddo che un'entità impersonale vi detti legge. La chiave è scegliere un maestro con saggezza invece di diventare schiavi dei capricci di molti. 6. Mancanza di prospettiva. Ancora, questo ouò portare a molta sofferenza per il satanista. Non dovete mai pedere di vista chi e che cosa siete, e quale minaccia potete essere, per la vostra stessa esistenza. Noi facciamo la storia ora, ogni giorno. Tenere sempre in mente il più ampio quadro storico e sociale. Questa è una chiave importante per entrambe la Bassa e l'Alta Magia. Vedere gli schemi e mettere insieme le cose come desiderate che i pezzi vadano a posto. Non essere sviati dalle costrizioni di legge * sapere che voi state lavorando a un livello completamente differente dal resto del mondo.7. Dimenticare le Passate Ortodossie. Essere consapevoli che questo è uno dei modi per lavare il cervello alla gente accettando qualcosa di nuovo e diverso, quando in realtà è qualcossa che viene ora presentato in una nuova confezione. Ci si aspetta che noi andiamo in estasi per il genio del creatore e dimentichiamo l'originale. Questo crea una società disponibile. 8. Orgoglio Controproducente. La seconda parola è importante. L'orgoglio va bene fino al punto inn cui cominciate a togliere il bambino dall'acqua del bagno. La regola del satanismo è questa: quando esso smette di funzionare per voi, e quando vi siete messi in un angolo  e l'unico modo di uscirne è dire, mi dispiace ho fatto un errore, desideravo che noi arrivassimo a un compromesso in qualche modo, allora fatelo. 9. Mancanza di estetica. Questa è l'applicazione fisica del fattore di bilancio. L'estetica è importante nella Bassa Magia e deve essere coltivata. E' ovvio che la maggior parte delle volte nessuno può raccogliere soldi dai classici standard di bellezza e forma, così che esi vengono coraggiati in una società consumistica, ma un occhio alla bellezza, all'armonia, è un essenzaìle strumento satanico e deve essere applicato per la più grande efficacia magica. Non è quello che è riitenuto piacente - è quello che è. L'estetica è un fatto personale, riflette la propria natura, ma ci sono delle configurazioni universalmente considerate piacevoli e armoniose che non dovrebbero essere negate. Satanisti si nasce: è un modo di vedere la realtà e soprattutto di sentire che è innato, indipendente dalla religione nella quale si viene educati. Noi cerchiamo dei compagni di viaggio, e non facciamo proselirismo perché lo consideriamo controproducente per la nostra religione. A coloro che non condividono la nostra stessa natura, ma che sono comunque interessati alle religioni del Lato Sinistro, In una edizione della Bibbia Satanica di La Vey, i Nove princìpi satanici suonano in termini leggermente differenti da quelli precedentemente citati: 1. Satana rappresenta appagamento, non astinenza!2. Satana rappresenta esistenza vitale, non sogni spirituali impossibili. 3. Satana rappresenta la deturpata saggezza, non l'ingannevole ipocrisia!4. Satana rappresenta la bontà per coloro che la meritano, non amore sprecato verso gli ingrati!5. Satana rappresenta la vendetta, non "porgere l'altra guancia"!6. Satana rappresenta la responsabilità per il responsabile, invece che occuparsi di vampiri psichici!7. Satana rappresenta l'uomo soltanto come animale, talvolta migliore, molto spesso peggiore di quelli a quattro zampe poiché, a causa del proprio "divino sviluppo spirituale e intellettuale", è diveuto il più vizioso fra tutti!8. Satana rappresenta tutto ciò che è chiamato peccato, partendo da tutti quelli che così definiscono la gratificazione fisica, mantale ed emozionale!9. Satana è stato il miglior amco che la chiesa abbia mai avuto, per gli affari che le ha procurato in tutti questi secoli!
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litterallylost-blog · 7 years
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SANE ABITUDINI PER IL VOSTRO DISTURBO ALIMENTARE
💫 BEVETE ACQUA. lo avrete letto e straletto ovunque, ma veramente, tenere il vostro corpo idratato è fondamentale. controllate il colore della vostra pipì, se tende ad essere trasparente, allora siete sulla buona strada. 
💫 tè e tisane contano per quanto riguarda l’idratazione. tè verde, nero, tisana al finocchio, ai frutti di bosco, alla menta e zenzero, i gusti sono tantissimi. trovate quello che preferite e sperimentate gusti diversi, visto che in inverno non c’è niente di meglio che riscaldarsi dal gelo provocato da un’alimentazione scorretta con una bella tazza di tè fumante. 
💫 ricordate anche che il tè verde è ricco di ossidanti, attiva il metabolismo dei grassi e regola i livelli di zuccheri nel sangue (ottimo post-abbuffata, ancora meglio dopo il ciclo abbuffata-vomito-buco nero nel cuore)
💫 cercate di mangiare alimenti sani e lavorati il meno possibile. in generale cerco di mangiare cibi a basso contenuto di carboidrati, preferendo le verdure e la frutta. se siete vegetariani/vegani questa sarà già la norma per voi, se non lo siete forse potreste provare ad affiancarvi a questa alimentazione estremamente sana. comunque, evitare carboidrati come 🍝, pane, dolcetti in generale (specialmente se non integrali), aiuterà molte persone a diminuire il gonfiore del viso, della pancia e del corpo in generale. la ritenzione idrica è una brutta bestia, solo a me capita che se mangio una molecola di pane mi ritrovo col viso tondo come un palloncino?
💫 io cerco di non superare le 800 kcal al giorno, e quando la depressione non mi ancora al letto puntandomi un coltello alla gola, cerco di bruciarne almeno la metà. mangiare schifezze una volta a settimana è 🆗, se per i restanti sei giorni non vi abbuffate o mangiate porcherie. veramente, potete permettervela una 🍕 e cioccolata a settimana, se per il resto vi attenete al programma. parola di una ex 64 kg che in questo modo è arrivata a 42. inoltre mangiare di più un giorno a settimana, aumenta il metabolismo e placa la voglia di certi cibi.
💫 non digiunate troppo a lungo. personalmente io digiuno non più di due giorni a settimana, e a volte nemmeno consecutivi. in questi giorni assumo solo calorie liquide (principalmente latte di riso o soia, oppure yogurt). l’importante è che beviate un po’ di più se non mangiate, e che quando ritornate al vostro regime alimentare non vi abbuffiate, ma iniziate a reintrodurre il cibo lentamente con un po’ di insalata, frutta o verdura.
💫 PER FAVORE EVITATE DI VOMITARE/USARE LASSATIVI. in entrambi i casi danneggerete gravemente il vostro corpo ed in entrambi i casi non espellerete che una minima parte delle calorie che avete ingerito. lo so che in certi momenti qualsiasi cosa sembra migliore che tenere il cibo dentro di sé, ma PER FAVORE non fatelo. andate a correre piuttosto, saltate (solo!) il pasto successivo, ma non ricorrete a questi metodi. se avete bisogno di parlare perché vi sembra di impazzire, piuttosto scrivetemi, sfogatevi con qualcuno.
💫 fate diventare l’esercizio quotidiano parte della vostra routine. non vedetelo come “momento dell’esercizio”, cercate di andare a piedi invece che prendere l’autobus, fate le scale, prefissatevi un certo numero di km da fare al giorno. ci sono moltisse app per contare i passi che vi dicono anche le kcal bruciate, dateci un’occhio! io cerco di camminare almeno un’ora al giorno, cinque giorni su sette, ovviamente ho iniziato prima con 15 minuti, poi 30 minuti e via dicendo - non pretendete di riuscire a fare tutto subito! dovete essere gentili e pazienti col vostro corpo, gli servirà tempo per cambiare. anche le attività domestiche di pulizia sono un buon esercizio, se fatte con la giusta energia e non mosciamente. l’esercizio fisico comunque se volete dimagrire è fondamentale, non potete dimagrire rimanendo sul letto a rebloggare thinspo tutto il giorno. l’esercizio fisico vi aiuterà a bruciare calorie, velocizzare il metabolismo, tonificare i muscoli che altrimenti perderete completamente via via che andrete a braccetto col vostro dca. non ammazzatevi di esercizio tutti i giorni, sarebbe solo controproducente.
💫 ricordate di far riposare il vostro corpo, se lo merita. cercate di dormire almeno 7 ore a notte, non state col telefono a letto prima di dormire, è scientificamente provato che disturba la qualità del vostro sonno. e voi avrete bisogno di dormire, con a malapena 400 kcal nello stomaco ogni giorno, per settimane, mesi.
💫 quando arriva il momento dell’abbuffata - quando semplicemente DEVI mangiare, il tuo cervello è talmente affamato che non ti dà possibilità di pensarci nemmeno su e improvvisamente ti ritrovi in cucina ad aprire dispensa sportelli frigo e anche la madonna - cerca di mangiare frutta e verdura. lo so, per qualcun* di voi suonerà assurdo, ma vi assicuro che quando arriverete a metà mela o alla fine della seconda carota, non avrete più troppa voglia di abbuffarvi. così niente sensazione di gonfiore, sporco, sonnolenza e mal di pancia post-abbuffata da 3000 kcal, ma anzi vi sarete regalati una manciata di vitamine in più. e comunque, meglio una mela che un pacco di biscotti inzuppati nella nutella, no?
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berna282 · 4 years
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DOLPHIN & DOG SPECIAL FRIENDSHIP - Vangelis: Song Of The Seas
ABBIATE TENERO AFFETTO  GLI UNI PER GLI ALTRI’’
‘’CON AMORE FRATERNO ABBIATE TENERO AFFETTO GLI UNI PER GLI ALTRI’’ .ROMANI 12:10.
E INVECE FRA VOI SIAMO STATI PREMUROSI COME UNA MWADRE CHE NUTRE I SUOI PICCOLI E NE  HA TENERA CURA.COSI ,NEL NOSTRO RENERE AFFETTO PER VOI,ERAVAMO DECISI NON SOLO A TRASMETTERVI LA  BUONA NOTIZIA  DI DIO,MA ANVCHE A DSARVI NOI TESSI, TANTO CI ERAVATE  DIVENTATI CARI. ( 1TESSALONICESI 2:7,8)
‘’E’ ,ECCO  ,S O CHE NESSUNO DI VOI,A CUI HO PREDICATO IL REGNO ,VEDRA’  PIU’ LA MIA FACCIA. ( ATTI 20:25)
ALLORA TUTTI SCOPPIARONO IN UN GRAN PIANTO ABBRACCIARONO PAOLO E LO  BACIARONO AFFETTUOSAMENTE, ( ATTI 20:37)
TENERE AFFETTO E AMORE 
COSI’ ,NEL NOSTRO TENERO AFFETTO PER VOI,ERAVAMO DECISI NON SOLO A TRASMETTERVI LA BUONA NOTIZIA DI DIO,MA ANCHE’A DARVI NOI STESSI, TANTO CI ERAVATE DIVENUTI CARI. ( 1TESSALONICESI 2:8)
ALA DEVOZIONE A DIO L’ AFFETTO FRATERNO ,ALL’ AFFETTO FRATERNO L’ AMORE. ( 2PIETRO 1:7)
IL VOSTRO AMORE SIA SENZA IPOCRISIA. DETESTATE CIO’ CHE E’ MALVAGIO, ATTENETEVI A CIO’ CHE E’ BUONO.  CON AMORE FRATERNO  ABBIATE TENERE AFFETTO  GLI UNI PER GLI ALTRI. PRENDETE LINIZIATIVA NEL MOSTRARVI ONORE A  VICENDA.( ROMANI 12:9,10)
COME AMORE FRATERNO ABBIATE TENERO AFFETTO GLI UNI PER GLI ALTRI. PRENDETE   L’INIZIATIVA NEL MOSTRARVI ONORE A VICENDA. ( ROMANI 12:10)
FINCHE’ NE ABBIAMO LA POSSIBILITÀ’, DUNQUE ,FACCIAMO DEL BENE A TUTTI,MA SPECIALMENTE A QUELLI CHE  APPARTENGANO ALLA NOSTRA FAMIGLIA DELLA FEDE. ( GALATI 6:10)
OPRA CHE VI SIETE PURIFICATI MEDIANTE LA VOSTRA UBBIDIENZA ALLA VERITA’,VCON IL RISULTATO DI UN AFFETTO  FRATERNO SENZA IPOCRISIA, AMATEVI DI CUORE LI UNI GLI ALTRI INTENSAMENTE. ( 1PIETRO 1:22)
‘’AMMAESTRATI DA  DIO AD AMARVI GLI UNI GLI ALTRI’’
E’ A  CAUSA DELL’ AUMENTO DELLA MALAVITA L’ AMORE DELLA  MAGGIORANZA SI RAFFREDDERÀ ( MATTEO 24:12) 
QUANDO ALL’ AMORE FRATERNO   ,NON AVETE BIS OGNO CHE VE NE SCRIVIAMO, PECHE E’ DIO  CGE VI INSEGNA AD AMARVI GLI UNI GLI ALTRI. ( 1TESSALONICESI 4:9)
CONDIVIDETE QUELLO CHE AVETE CON  I SANTI SECONDO LE LORO NECESSITA’. SIATE  SEMPRE OSPITALI. (ROMANI  12:13).
 COLUI CHE NON SPARGE CALUNNIE  CON LA SUA LINGUA,  CHE NON DIFFAMA GLI AMOICI; COLUI  CHE RESPINGE CHI E’ SPREGEVOL,E , MA  ONORA CHI TEME GEOVA -; COLUI  CHE NON RIMANGIA LA PAROLA , ANCHE SE DOVESSE RIMETTERCI  COLUI CHE NON PRESTA DENARO DI CHI E’ INNOCENTE CHI AGISCE CODSI’ NON SARA’ MA I SCOSSO. ( SALMO 15:3-5)
CIO’ CHE RENDE GRADITO UN UOMO E’ IL SUO AMORE LEALE, EDE E’ MEGLIO ESSERE POVERI CHE BUGIARDI ( PROVERBI 19:22) 
E INTERESSANTE GLI UNI’ DEGLI ALTRI PER  SPRONARCI  ALL’ AMORE  E ALLE OPERE ECCELLENTI. MA NON  TRASCURANDO  DI RIUNIRCI  INSIEME,,COME  INVECE  , ALCUNI FANNO ABITUALMENTE, MA INCORAGGIANDOCI A VI9CENDA, TANTO PIU’ CH3E VEDETE AVVICINARSI IL GIORNO. ( EBREI 10:24,25)
DOVRESTE ‘ALAGARVI’?
LA NOSTRA BOCCA VI HA PALATO FRANCAMENTE, CORINTI ,E  IL NOSTRO AFFETTO PER VOI NON E’ LIMITATO ;E IL VOSTRO  TENERO AFFETTO  PER  NOI  A ESSERLO. PERCIO’ ANCHE VOI. PARLO COME A FIGLI -CONTRACCAMBIATECI, APRITE VISTRO CUORE. (   2 CORINTI 6:11.13)
COM AMORE FRATERNO ABBIATE TENERO AFETTO GLI UNI PER GLI  ALTRI. PRENDETE L’INIZIATIVA NEL MOSTRARVI ONORE A VICENDA ( ROMANI 12:10) 
EPURE SOLO  POCHE COSE SONO NECESSARIE,O UNA SOLA. DAL CANTO SUO, MARIA HA SCELTO LA PARTE BUONA,E NON  LE SARA’ TOLTA’’. ( LUCA 10:42)
POI’DISSE ALL’ UOMO CHE LO AVEVA INVITATO:’’QUANDO ORGANIZZI UN PRANZO O UNA CENA,NON CHIAMARCI I TUOI AMICI ,I TUOI FRATELLI,I TUOI PARENTI O I TUOI VICINI RICCHI.ALTRIMENTI ANCHE  LORO POTREBBERO INVITARTI A LORO VOLTA,E IN QUESTO MODO SAREOME SE VENISSI RIPAGATO. INVECE , QUANDO FAI UN BANCHETTO,INVITA POVERI,STORPI,ZOPPI, CIECHI,  E ALLORA SARAI FELICE,PERCHE’ LORO NON HANNO BULLA PER RIPAGARTI; SARAI INFATTI RIPAGATO ALLA RISURREZIONE DEI GIUSTI. ( (LUCA 14:12-14)
SPERO COMUNQUE DI VEDERTI PRESTO,E ALLORA PARLEREMO DI PERSONA,.  ABBI PACE.  GLI AMICI TI MANDANO I LORO SALUTI. SALUTA GLI AMICI UNO A UNO. ( 3 GIO0VANNI 14)
SEUNO DICE: ‘’IO AMO DIO’’,MA POI’ ODIA SUO FRATELLO ,E’ BUGIARDO. INFATTI CHI NON AMA IL PROPRIO FRATELLO,CHE PUO’ VEDERE,NON PUO’ AMARE DIO,CHE NON PUO’ VEDERE. E DA LUI ABBIAMO QUESTO COMANDAMENTO:CHI AMA DIO DEVE AMARE ANCHE  ANCHE IL PROPRIO FRATELLO. ( 1 GIOVANNI 40:20,21)
LA FIDUCIA CHE ABBIAMO IN LUI E’ QUESTA : QUALUNQUE COSA  CHIEDIAMO IN ARMONIA CONN LA SUA VOLONTÀ ,LUI CI  ASCOLTA.  E SE SAPPIAMO CHE LUI VCI ASCOLTA QUALUNQUE COSA CHIEDIAMO,SAPPIAMO CHE AVREMO LE COSE CHIESTE DATO CHRE LE ABBIAMO CHISTE A LUI. ( 1 GIOVANNI 5:14,15)
SOPRATTUTTO ,ABBIATE INTENSO AMORE GLI UNI  PER GLI ALTRI, PERCHE’ L’ AMORE COPRE UNA GRAN QUANTITÀ DI PECCATI. ( 1PIETRO 4:8)
APRITE IL VOSTRO CUORE AD ALTRI!
CHI SI ISOLA PERSEGUE I SUOI DESIDERI EGOISTICI: VA CONTRO OIGNI SAGGEZZA. ( PROVERBI 18:1)
NON VI CHIAMO PIU’ ‘SCHIAVI’. PERCHE’ IO SCHIAVO NON SA QUELLO CHE FA IL SUO PADRONE.MA VI HO CHIAMATO ‘AMICI’. PERCHE’ VI HO FATTO CONOSCERE TUTTE LE COSE CHE HO SENTITO DAL PADRE MIO. (GIOVANNI 15:15)
IN OGNI CODSA VI HO MOSTRATO CHE, FATICANDO COSI, DOVETE ASSISTERE QUELLI CHE SONO DEBOLI E DOVETE RICORDARVI DELLE PAROLE DEL SIGNORE GESU’,CHE DISSE: ‘C’E’ PIU’ FELICITA’ NEL DARE CHE NEL RICEVERE’’’. ( ATTI 20:35)
SE DUNQUE C’E’ QUALCHE INCORAGGIAMENTO IN CRISTO  QUALCHE CONSOLAZIONE CHE NASCE DALL’ AMORE, QUALCHE COMUNIONE DI SPIRITO ,SE  CI SONO TENERO AFFETTO E COMPASSIONE   ,RENDETE COMPLETA LA MIA GIOIA AVENDO LO STESSO MODO DI PENSARE E ,O STESSO AMORE,ESSENDO PERFETTAMENTE  UNITI E DELLO STESSO PENSIERO. NON FATE NULLA PER RIVALITÀ’ O VANAGLORIA, MA,CON UMILTA’.  CONSIDERANDO GLI ALTRI SUPERIORI A VOI.; NON CERCATE SOLAMENTE IL VOSTEO INTERESSE,MA ANCHE QUELLO DEGLI ALTRI. ( FILIPPESI 2:1-4)
E’ MEGLIO UNA RIPRENSIONE APERTA  CHE UN AMORE NON DIMOSTRATO(PROVERBI 27:5)
GLI OCCHI RAGGIANTI FANNO RALLEGRARE IL CUORE, E UNA BUONA NOTIZIA RINVIGORISCE   LE OSSA. ( PROVERBI 15:30)
CO,ME MELE D’ORO IN VASSOI D’ARGENTO LAVARATO E’ UNA PAROLA DETTA AL MOMENTO GIUSTO. (  PROVERBI 25:11)
IL VETRO AMICO AMA IN OGNI CIRCOSTANZA E SI DIMOSTRA UN FRATELLO NEI MOMENTI DIFFICILI. ( PROVERBI 17::17)
‘’IO TI HO APPROVATO’’ 
E DAI CIELI VENNE UNA COCE:’’TU SEI MIO FIGLIO,IL MIO AMATO FIGLIO.IO TI HO APPROVATO ‘’.( MARCO 1:11)
INFATTI IL PADRE VUOLE BENE AL FIGLIO E GLI MOSTRA TUTTE  LE COSE CHE LUI STESSO FA, E GLI MOSTRERÀ’ OPERE PIU’ GRANDI DI QUESTE, AFFINCHÉ’ VI MERAVIGLIATE. ( GIOVANNI 5:20)
GESU’ DISSE: IN VERITA’ VI DICO:NON C’E’ NESSUNO CHE, AVENDO LASCIATO CASA O FRATELLI O SORELLE O MADRE O PADRE O FIGLI O CAMPI PER AMOR MIO E PER5 AMORE DELLA BUONA NOTIZIA, NON RICEVEìA ORA,IN QUESTO PERIODO DI TEMPO , CENTO VOLTE TANTO ,DI CASE,FRATELLI,SORELLE,MADRI ,FIGLI E CAMPI,INSIEME A PERSECUZIONI,E NEL SISTEMA DI COSE FUTURO LA VITA ETERNA. ( MARCO 10:29,30)
FINCHE’ MNE ABIAMO LA  PSSIBI8LITA’,DUNQUE  FACCIAMO DEL NBENE A TUTTI, MA SPECIALMENTE A QUELLI CHE APPARTENGANO ALA NOSTRA FAMIGLIA DELA FEDE. (GALATI 6:10)
E A RIVESTITEVI DELLA NUOVA PERSONALITÀ’ CHE E’ STSATA  CREATA SECONDO LA VOLONTÀ’ DI DIO IN VERA GIUSTIZIA E LEALTA. ( EFESINI 4:24)
NON ESSERE UNO CHE SI OFFENDE FACILMENTE, PERCHE’ L’OFFENDERSI RISIEDE NELL’ ANIMO DEGLI STUPIDI. ( ECCLESIASTE 7:9)
ALLO STESSO MODO VOI CHE  SIETE PIU’ GIOVANI SIATE  SOTTOMESSI A CHI E’ PIU’ ANZIANO DI VOI.  MA RIVESTITEVI TUTTI UMILTA’ NEI CONFRONTI DEGLI ALTRI,PERCGE’ DIO SI OPPONE AI SUPERBI,MA MOSTRA IMMERITATA BONTA’ AGLI UMILI. ( 1PIETRO 5:5)
‘’GEOVA E’ MOLTO TENERO IN AFFETTO’’
 PERCHE’ CERCHIAMO DIO, ANCHE ANDANDO A TASTONI ,E DAVVERO LO TROVIAMO, BENCHE’ IN REALTA’ NON XSIA LONTANO DA OGNUNO DI NOI. (ATTI 17:27)
AVVICINATEVI A DIO,ED EGLI SI  AVVICENERA A VOI,PULITE LE VOSTRE  MANI, O PECCATORI,E PURIFICATE I VOSTRI CUORI ,O INDECISI. ( GISACOMO 4:8)
GEOVA  E’ VICINO A QUELLI CHE HANNO IL CUORE AF FRANTO; SALVA QUELLI DALLO SPIRITO ABBATTUTO. ( SALMO 34:18)
GEOVA E’IL MIO PASTORE.  NON MI MASCHERA’ NULLA . MI FA RIPOSARE IN PASCOLI ERBOSI; MI GUIDA LUNGO I SENTIERI NDELLA  GIUSTIZIA  PER AMORE DEL SUO NOME . BENCHE’ IOO CAMMINI NELLA VALLE DELLA PROFONDA OMBRA, NON TEMO ALCUN MALE PERCGE’ TU SEI CON ME; LA BTUA VERGA E IL TUO BASTONE MI RASSICURANO. MI IMBANDISCI UNA TAVOLA DAVANTI AI MIEI NEMICI. COSPARGI  D’OLIO LA MIA TEESTA, ; IL MIO CALICE E’ RICOLMO. BONTA’ E  AMORE LEALE MI ACCOMPAGNERANNO DI CERTO PER TUTTA LA VITA, E DIMOSTRERÒ NELLA CASA DI GEOVA PER TUTTI I MIEI GIORNI. ( SALMO 23 SOPRASCRITTA -6)
IL PADRE STESSO,INFATTI,VI VUOLE BENE, PERCHE ’ VOI AVETE  VOLUTO BENE A ME E AVETE CREDUTO CHE PROVENGA DA DIO. ( GIOVANNI 16:27)
TUTTO CIOI’ CHE E’ STATO SCRITTO IN PASSATO E’ STATO SCRITTO PER ISTRUIRCI, AFFINCHÉ MEDIANTE  LA NOSTRA PERSEVERANZA E IL CONFORTO DELLE SCRITTURE AVESSI9MO SPERANZA. ( ROMANI 15:4)
O GEOVA,CHI SARA’ OSPITE NELLA TUA TENDA? CHI RISIEDERE SULO TUO MONTE SANTO? COLUI CHE CAMMINA CON INTEGRITÀ’, CHE FA CIO’ CHE E’ GIUSTO E DICE LA VERITA’ NEL SUO CUORE; ( SALMO 15:1,2)
QUELLI CHE TEMONO GEOVA DIVENTERANNO SUOI INTIMI AMICI, ED EGLI FARA’ LORO CONOSCERE IL SUO PATTO. ( SALMO 25:14)
ECCO, NOI CONSIDERIAMO FELICI QUELLI CHE HANNO  PERSEVERATO.VOI AVETE SENTITO PARLARE DELLA PERSEVERANZA DI GIOBBE E AVETE VISTO QUELLO CHE GEOVA ALLA FINE  GLI RISERVO’, DATO CHE GEOVA E’ MOLTO TENERO E MISERICORDIOSO. ( GIACOMO 5:11) 
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kon-igi · 4 years
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SE AVRETE LA PAZIENZA DI SEGUIRE IL MIO RAGIONAMENTO
Non è un ragionamento complicato... anzi, è di una semplicità sconvolgente, ma così sconvolgente che se ve lo proponessi tout court, dopo due righe smettereste di seguirlo per mandarmi affanculo. E avreste ragione, perché salterei subito alla conclusione, una di quelle all’apparenza assurde e inaccettabili.
Non vi prenderò molto tempo [edit: invece sì]
Intanto la paura. La paura è un’ottima cosa, evoluzionisticamente parlando: vi tiene lontani dai pericoli, vi fa campare a lungo e vi permette di fare un sacco di figli a cui trasmettere le vostre paure affinché anche loro campino a lungo e facciano etc...
Paura --> sopravvivenza lontano dalle cose paurose perché pericolose.
Ok... quanti di voi hanno la patente e una macchina?
Molti. 
E immagino pure che un grande numero di voi guidi in modo sereno e automatico, magari bestemmiando in mezzo al traffico o insultando saltuariamente il coglione di turno, ma fondamentalmente senza pensare di continuo alla Nera Signora con la Falce che vi guardava con malignità oh oh cavallo.
Ecco, nel 2019 ci sono stati 82.048 incidenti stradali (in media 224 al giorno e 10 ogni ora) che hanno causato 1.505 morti (4 al giorno) e 113.765 feriti (310 al giorno e 12 ogni ora).
Vi piace avere la casa in ordine e pulita? 4,5 milioni di incidenti domestici annui di cui 8.000 mortali. 
Assumete farmaci? Ogni anno 40.000 persone muoiono per effetti avversi, sovradosaggi o terapie sbagliate.
Eppure continuate a guidare la macchina, pulire casa e a prendere le vostre medicine.
Perché? Perché vi siete abituati a sentire snocciolare questi numeri oppure non li conoscevate e vivevate bene lo stesso.
La paura mitigata dalla routine quotidiana... vuoi che succeda proprio a me?!
Cosa accadrebbe se ogni mattina vi facessero vedere foto di auto accartocciate e cadaveri sull’asfalto in pozze di sangue coperti da lenzuoli? O le ustioni di una pentola di acqua bollente o di olio rovente? O i femori fratturati ed esposti dopo una caduta dalle scale? O il vomito sanguinolento da emorragia gastrica per un’aspirina di troppo? O un neonato in coma perché s’è sbafato una confezione di Tavor della mamma?
Sono cose che succedono OGNI GIORNO ma vi siete così tanto assuefatti al problema da non averne più paura.
Eppure un sacco di persone muoiono per questo, molte di più che per Covid-19.
Certo che qua stiamo parlando di una cosa nuova, inaspettata e piombataci addosso in poco tempo.
Fino a poche settimane fa il problema più grosso era il collega che aveva mangiato troppo aglio o vostra madre che s’era fissata col vostro culone e invece ora SBEM! in casa reclusi senza mettere il naso fuori ché si sentono gli zoccoli dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse con Pestilenza a guidare la pariglia e i monatti con le campane che snocciolano la lista dei riposanti in pace.
Io vi prego solo di fare uno sforzo razionale e una volta abbandonata l’aneddotica personale della conta dei morti tra i conoscenti (per dire, i contagiati guariti tra i miei conoscenti sono DIECI VOLTE TANTO gli infettati deceduti e sarà pure deformazione professionale ma io di certo non mi fisso su quel 10% di morti) potrete rendervi conto che voi non avete paura del Covid-19, voi avete l’irrazionale paura di una generica morte per una causa a cui non avete fatto in tempo di abituarvi.
Covid-19 è il nome che avete dato alla paura di non poter tornare a sentirvi al sicuro, con ogni media analogico e digitale sempre più lacerato in due tra la morbosa e astuta perfidia nel tenervi incollati ai propri bollettini e un diafano residuo di senso civico nel tentare di farvi capire quanto uscire di casa a slinguazzare i passanti sia pericoloso.
I numeri vengono spesso proposti senza contesto o efficace spiegazione - in buona o in cattiva fede - le foto ritraggono rianimazioni od obitori pieni e quindi è ovvio che ognuno nella propria testa trasformi ogni città in un ospedale gigante e ogni strada in un cimitero.
Non è così.
C’è una pandemia. Molti si ammalano, quasi tutti stanno a casa, qualcuno finisce in ospedale e pochi muoiono. Punto.
La vostra paura - quella che v’ha fatto sopravvivere finora - fa cherrypicking e vede solo i morti. 
Quindi moriremo tutti.
Ribadisco, non è così... fidatevi, se dovete, ma capitelo, se potete.
Il problema non è il Covid-19... il problema sarà quando potrete (vorrete?) uscire di nuovo e vi troverete a vivere con regole d’ingaggio psicotiche, ancora meno fiducia di quanta eravate soliti dare (e quindi ricevere) e un sottile ma sempre presente senso di claustrofobica paura sociale che davvero vi farà sopravvivere... ma solo quello, senza mai più vivere veramente.
Non vi sto avvertendo per potervelo rinfacciare poi... mi sto solo dispiacendo per il futuro che condividerò con voi.
Parte 2, quella meno filosofica
E comunque, per essere pragmatici, vi dico perché ho definito il #iorestoacasa una ‘patetica cagata mostruosa’: perché, nel lungo periodo, avrà la stessa utilità del Papa che dice che l’Aids si sconfigge con l’astinenza sessuale.
Senza dubbio è stato utile per arginare l’esponenzialità dei contagi ma è da stupidi credere che la gente possa rimanere a casa per sempre - se non dai una data precisa diventa automaticamente per sempre - e da super-stupidi indignarsi se la gente ritornerà a uscire (e da Imperatore degli stupidi fare le battute e chiedere sarcasticamente cos’hanno di più i genitori di bambini cinesi da riuscire a tenere a casa i loro figli in quarantena senza lagnarsi. Un fucile puntato addosso, coglione).
Quando un UX designer scrive il libretto delle istruzioni di un prodotto/servizio/procedura/etc (grazie @heresiae di avermi illuminato sulla gente) non parla né al laureato, né al diplomato, né a un utente medio... parla a quell’idiota che in modo idiota farà la cosa idiota che nemmeno il più idiota degli idioti si sognerebbe mai di fare idiotamente con quel prodotto, con quel servizio o con quella procedura.
Il Politico lungimirante questo lo sa e - segnatevelo - Borrelli ha commesso un grandissimo errore nell’affermare che non servono le mascherine perché basta la distanza sociale.
Tecnicamente ha ragione: se tutti stessero a due metri di distanza il contagio scemerebbe nel giro di poco... ma il post sugli italiani ciarloni strusciatori smanaccianti l’ho già fatto.
Promessovi che gli italiani tornaranno a uscire a breve (minacce o meno, quindi tenete pronte le fotocamere per fare argutissimi post di denunzia su FB) e giuratovi che manterranno la distanza sociale ma manco per il cazzo, spero che a qualcuno venga in mente DI RENDERE OBBLIGATORIA PER LEGGE LA MASCHERINA ALL’ESTERNO.
Avete fatto sorridere tutti gli addetti ai lavori con le vostre mascherine chirurgiche o ricavate dal grembiule a fiori di nonna con cui credevate di avere una qualche minima protezione E INVECE NO PER NULLA ma se questa enorme leggenda metropolitana ha avuto un indubbio vantaggio è senza dubbio quello di aver intrappolato la schifosa saliva degli infetti dietro a quella mascherina a fiori.
Gli sciocchi egoisti credevano di proteggere se stessi e invece proteggevano gli altri.
Continuate così, anzi, mi auguro che facciano un multa a tutti quelli che non ne indossano una - fosse anche solo una sciarpa o una t-shirt piegata in quel modo che oramai si vede fare in ogni video di youtube - e forse in questo modo sarà possibile rendere inoffensiva la carica dei futuri untori che da qua a pochi giorni ricominceranno a sciamare in strada.
E INVECE BISOGNA RIMANERE IN CASA! 
Sì, bisognerebbe anche amare il prossimo proprio e guarda che brutto lavoro di bricolage hanno fatto all’ultima persona che ha provato a spiegarcene i vantaggi.
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wdonnait · 4 years
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Sognare di sposarsi : cosa significa e simbologia
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Sognare di sposarsi : cosa significa e simbologia
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Uno dei sogni più ricorrenti in tante persone è quello di sposarsi.
C’è chi rivive questa esperienza o chi la prova per la prima volta e i significati annessi a tale sogno sono davvero numerosi.
Questo perché non sempre sognare il matrimonio risulta essere legato al rito in sé ma può nascondere alcune interpretazioni. A volte è un modo per farci capire alcuni desideri nascosti o sentimenti particolari che proviamo nei confronti di una determinata persona. Tuttavia, per poter comprendere al meglio il messaggio di questo sogno, è importante focalizzarsi sui dettagli.
Ecco alcuni esempi!
Sognare di sposarsi con un estraneo
Svegliandovi il mattino seguente, penserete: ma chi era la persona con la quale mi stavo sposando stanotte?
Non sempre c’è una risposta a tale domanda. Magari si trattava di qualcuno che conoscete, soltanto che i suoi tratti estetici erano completamente diversi.
Oppure, può davvero capitare che si trattasse di una persona ignota. In quest’ultimo caso, è probabile che si desideri un forte cambiamento. Se foste già impegnati sentimentalmente, sognare di sposarsi con un estraneo è sinonimo di problemi all’interno della coppia.
Nel vostro inconscio, potrebbe esserci la voglia di abbandonare l’attuale partner, perché ci sono alcuni lati del suo carattere che non vi garbano più. Rifletteteci un attimo: le cose tra di voi continuano ad andare bene? O ultimamente vi siete ritrovati spesso a litigare (anche per questioni futili)?
Sognare di sposare il proprio partner
Quando si sogna il matrimonio con il proprio partner, l’interpretazione è abbastanza semplice.
Significa che quella persona è giusta per voi, o che comunque non vedete l’ora di ottenere una certa stabilità che desideravate da tempo.
Ma anche qui, dovete tener conto di un aspetto. La cerimonia andava liscia come l’olio o c’era qualche intoppo?
Nel caso in cui lo svolgimento della cerimonia dovesse presentare problemi, allora due sono le opzioni: o temete che qualcosa possa andare storto, oppure non è la persona che volete davvero.
Sognare di sposare un ex
C’è anche chi sogna di sposare un ex.
Questo sogno è sinonimo di nostalgia verso il passato. Magari in realtà non avete del tutto voltato pagina e vi piacerebbe riallacciare i rapporti con quella persona.
In alternativa, può essere che il vostro ex vi abbia lasciato una specie di “trauma”. La paura di ricadere nella sua trappola vi porta ad uno stato di agitazione. Di conseguenza, sognare il matrimonio con lui/lei è una paura presente nel vostro inconscio.
Infine, può essere che lo abbiate visto o pensato qualche giorno prima. Pertanto, vi ha lasciato nella mente qualche pensiero o forse vi ha scombussolati sentimentalmente.
Sognare di sposare un parente
Ad alcuni succede anche di sognare il matrimonio con un parente.
Una cosa alquanto strana e che potrebbe avere molteplici significati, in senso metaforico. Ad esempio, il fatto di sposarsi può semplicemente rappresentare una forte unione con quella persona. Ciò significa che avete un legame forte e indissolubile o che comunque vi fidate ciecamente.
In alternativa, il matrimonio con un parente significa che quest’ultimo ha bisogno di voi. Magari sta attraversando un periodo difficile (tipo dal punto di vista economico) e vi sentite in dovere di aiutarlo.
Sposarsi con l’abito nero
Infine, c’è chi sogna di sposarsi con l’abito nero.
Se quello bianco è sinonimo di purezza e felicità, quello nero non promette niente di buono.
Ovviamente, non si fa riferimento solo ed esclusivamente ad un lutto. Può essere che significhi un amore che dovrà affrontare una serie di problemi. Oppure, che state nascondendo qualcosa al vostro partner e pensate che l’abito bianco non vi rappresenti del tutto.
Queste sono soltanto alcune delle interpretazioni del sognare un matrimonio, ma ce ne sono davvero tantissime e possono significare sia buoni che cattivi presagi.
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maki-tsune · 7 years
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Il bacio d’argento
Nota autrice: Si basa su uno spoiler specifico della 5 stagione di VIKINGS, con un personaggio di mia invenzione. Sto scrivendo le altre storie con lei, ma non sono ancora pronte. Per questo ho voluto scrivere subito questa, anche se la definirei “la coppia che si spezza prima ancora di essere scritta.” Cerco comunque di basarmi sugli episodi, e visto che si basa solo su uno spoiler, il proseguimento della storia dipenderà da ciò che accadrà nella 5 stagione.
Buona lettura.
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Si respirava un’aria fresca a Kattegat e il sole ormai era calato, ma qualcosa stava accadendo al porto di Kattegat, che negli anni si era ingrandita. “Cosa sta succedendo?” Helea si fece spazio tra gli uomini, accalcati al porto. Vide due uomini litigare a gran voce e uno accusava l’altro. “Lo so che sei stato tu. Ti ho visto.” “Tu non hai visto nulla, perché io non ero là!” “È inutile che neghi!” “Basta!!” Urlò Helea mettendosi tra i due e allontanandoli con le braccia tese. “Mi dite perché discutete?” I due uomini la guardarono in silenzio. “Cosa c’è? Non sono di vostro gradimento?” li schernì infastidita. “Per questo non volete parlare con me?” “No. È che…” tentò di spiegarsi l’uomo alla sua sinistra. I baffi e la barba rossastra tremavano in cerca di parole per giustificarsi. “È che… cosa? Avanti.” Lo ammonì. “L’ho visto aggirarsi tra le barche, come se stesse cercando qualcosa.” Helea teneva ancora le braccia alzate e si girò alla sua destra. “È vero?” Domandò lei all’uomo biondo con le treccine ai baffi e la barba libera. “Pff. Certo che no! Mente.” “E con quale scopo dovrei mentire, eh?” “Non lo so. Diccelo tu. Ti ho visto che in battaglia mi hai preso di mira.” Helea stava perdendo la pazienza e mentre i due litiganti si puntavano il dito contro e ritrovarono l’aggressività per accusarsi, la donna mora in mezzo a loro abbassò le braccia dietro la schiena ed estrasse due pugnali che si ritrovarono a puntare le lucenti lame contro le loro gole. Si ammutolirono di colpo, sentendo la punta affilata vicino la trachea, impauriti anche a deglutire. “Bene. Ora che avete chiuso quei forni che avete per bocca, ora mi state a sentire. Io non so chi ha visto cosa. Non so se avete bevuto o se è un conto in sospeso tra di voi. Sta di fatto che non siete a casa vostra e dovete comportarvi in un certo modo.” Sospirò cercando di ritrovare la calma, continuando a osservarli. “Ora vi toglierò le lame dalla gola, ma voi rimarrete muti finché non vi darò il consenso di parlare. E se osate fiatare, anche solo per contraddirmi, giuro che vi uso come miei manichini d’allenamento.” Fece una pausa per far entrare in testa le sue parole, allentando la pressione delle lame dalle gole in modo che potessero almeno deglutire. “Ora scuotete la testa su e giù per dirmi di sì, o verso destra e sinistra per dirmi di no, quando vi farò delle domande.” Sembrava stesse parlando con dei bambini cocciuti. I tre mantennero la posizione che avevano assunto e lo stesso i presenti che si erano accerchiati attorno alla zuffa. “Avete capito cosa dovete fare vero?” Guardò prima alla sua destra dove aveva posato lo sguardo mentre guardava i presenti. Treccine annuì lentamente. Poi Helea guardò alla sua sinistra aspettando risposta. Annuì anche Barba Rossa. “Ottimo. E ora cerchiamo di risolvere la situazione.” Allontanò le lame dalle gole e impugnò i pugnali al contrario con la lama verso il basso a contatto con gli avambracci, sempre pronta a colpire se infrangessero il suo ordine. “Treccine. Siete stato accusato di girare per le imbarcazioni, ed è alquanto grave poiché mette in rischio la fiducia e la lealtà di questa immensa flotta verso di voi. Avete qualcosa da dire?” mantenne il pugnale con il mignolo e l’anulare della mano destra e aprì le altre tre dita come permesso per poter parlare. L’uomo biondo deglutì. “Dico solo che si sta sbagliando. Non ero io quello che ha visto.” Si sentì una specie di grugnito di dissenso e Helea girò la testa d’istinto alla sua sinistra e con volto basso alzò lo sguardo con espressione dura sul viso. Barba Rossa capì e cercò di tenere a freno l’istinto di rispondere, sia a parole sia a versi. Helea invece tornò a guardare Treccine, che si stava comportando in modo insolito sotto i suoi occhi. Distoglieva lo sguardo, sudava e teneva bassa la testa. “Stai forse dicendo che c’era qualcuno, ma non eri tu?” chiese Helea dandogli sempre la possibilità di parlare. “N-no! Io… io non ho detto questo. Non so cosa abbia visto, ma qualsiasi cosa fosse io non c’entro.” Helea lo studiò alla luce dei focolari che si accesero e al bagliore della luna. “D’accordo.” Disse sospettosa. “Qualcuno ha visto qualcosa? Ci sono testimoni della versione di Barba Rossa?” Helea si girò per vedere la cerchia attorno a loro e studiò i loro comportamenti. Aveva adocchiato qualcuno, ma solo dopo capì che erano favorevoli a Barba Rossa poiché la maggior parte che parlò faceva parte della sua flotta e tutti loro dissero la stessa cosa, per salvare il loro capo e concludere alla svelta quella disputa. “Barba Rossa. Ora tocca a te dirci per bene cosa hai visto e ti prego, non tralasciare nessun dettaglio della serata.” Come fece per la mano destra, così fece per la sinistra. Tenne l’elsa del pugnale con le ultime due dita e aprì le altre per concedergli il dialogo. “Oh beh. Ecco… quello che vi hanno detto loro. Stavamo parlando e bevendo e quando sono uscito ho visto una figura per le barche e visto che mi sembrava sospetta perché saltava da una barca all’altra, allora mi sono avvicinato per vedere meglio e l’ho visto. Chiaro come la luna questa sera. L’ho visto frugare tra le cose rimaste nelle barche.” Helea alzò un attimo gli occhi al cielo e domandò dubbiosa “Di cosa stavate parlando?” “Non sono affari tuoi.” “Oh sì che lo sono, se vogliamo andare tutti a dormire stasera.” “Stavamo…” era un po’ restio nel risponderle. “Stavamo… parlando dei prossimi saccheggi, dei bottini e dei viaggi da affrontare.” Helea ripose i pugnali nelle fodere a croce dietro la schiena e si mise di fronte a Barba Rossa. Gli mostrò il dorso delle sue mani, con la sinistra che nascondeva il pollice dietro il palmo e la destra che mostrava solo il mignolo e l’anulare, le mani poste una accanto all’altra. Barba Rossa assottigliò lo sguardo per un momento. “Cosa significa?” Helea sciolse le mani. “Non significa nulla.” Sogghignò. “Allora cos’era quel giochetto?” “Era un giochetto? Perché? Quante dita hai visto?” domandò curiosa. “Uhm. Sette?” domandò a sua volta. Helea sogghignò e si girò per guardare Treccine. Era alquanto impaziente anche se stava cercando di mantenere la calma. Così la ragazza riposò lo sguardo su Barba Rossa. “E secondo te, cosa ci faceva sulla barca?” domandò Helea. “Non lo so. Dovresti chiederlo a lui. Ma girare in quel modo non mi è piaciuto affatto.” “Hai ragione. Non è bello quando qualcuno rovista tra le proprie cose, ci si potrebbe perfino vergognare.” Helea guardò Treccine che a sua volta la guardò subito e poi guardò i compagni vichinghi. “Vergognare di cosa?” chiese l’uomo di nuovo alla sua sinistra. “Non saprei, forse di aver trovato qualcosa…” guardò ancora Treccine e puntò l’occhio dietro di lui per non insospettire la folla, ma non ricevette nessuna reazione dal biondo. “… oppure perduto.” Treccine trattenne il fiato. Helea se ne accorse e aveva capito cos’era successo. “Che sciocchezze. Vi state basando su idee non fondate. Io ho detto e vi ripeto che non ero io.” Il suo respiro si fece rapido e sudò. “Sì. Hai ragione. Non sei stato tu.” Disse Helea. “Come?” chiesero Treccine e Barba Rossa increduli. E non erano gli unici sentendo il brusio come sotto fondo. “Mi stai dando del bugiardo?” domandò Barba Rossa gonfiando il petto e con cipiglio. “Non lo siamo tutti?” Helea sogghignò ancora ma questa volta in modo più evidente. “Sfido chiunque qui, adesso, che mi dica la verità: io non mento. E chi lo dice sappia che sta mentendo in quel preciso istante.” Helea studiò tutti i presenti. Nessuno si mosse. “Ottimo. Allora c’è qualcuno di voi che conosce la verità in se stesso. È un bene esserne consapevoli.” “Con questo cosa vuoi dire? Cosa ti fa credere che sta mentendo?” chiese una voce dal gruppo. “Il fatto che ho mostrato sei dita con le mani e non sette come ha detto e che la luna non è poi così chiara stasera a causa delle nuvole.” “Mi avete confuso con le mani, non significa nulla.” Protestò Barba Rossa nell’intento di ricordare il numero delle dita. “Non sono io che vi ho confuso, ma la vostra bevuta. Ditemi, quanti boccali avete bevuto? O avete bisogno di mettere a fuoco anche quel numero?” Abbozzò un sorriso divertito e riprese a parlare. “Si sente dall’alito che avete bevuto davvero tanto e visto che avete parlato di saccheggi, ciò è l’ultimo ricordo che avete. Per tanto avete pensato di vedere una figura e che questa cercasse qualcosa nelle barche della flotta. In realtà, non avete visto nessuno e avete ingiustamente accusato la prima persona che avete visto.” I brusii aumentarono. “Quindi, non ho visto nessuno?” domandò Barba Rossa toccandosi la testa, per lo sforzo nel ricordare. “Assolutamente nessuno.” “E i testimoni non contano?” chiese un altro uomo lì presente. “No. Perché sono suoi uomini e vogliono salvare la pellaccia di questo capo ubriaco.” “Come lo avete capito?” chiese uno di questi uomini. “Non ne ero molto sicura ma grazie a voi, ci avete dato ora la conferma di ciò che ho detto. Per tanto direi che abbiamo concluso. Potete fare quello che stavate facendo, ma attenzione a quello che fate.” Il cerchio di persone si diradò e alcuni continuavano a parlare tra loro. Barba Rossa si sentiva confuso e uno dei suoi uomini lo portò in una casa per fargli smaltire la sbornia. “Tu resta.” Ordinò a Treccine che se ne stava andando. “Perché? Non abbiamo finito?” Helea lo squadrò e incrociò le braccia con disapprovazione. “Oh, giusto. Che maleducato.” Si schiarì la voce. “Grazie.” Abbozzò un sorriso cortese e fece per andar via, ma Helea lo bloccò con poche parole. “Cos’hai perso?” Treccine si bloccò di colpo. “Come?” “Mi hai sentita. Barba Rossa ha ragione. Ti ha visto. E voglio sapere cosa hai perso per andare in giro a cercare questo misterioso oggetto nelle barche di Barba Rossa.” “E tutta quella storia così convincente, dov’è finita? Avete convinto persino me.” “Ho detto che tutti mentono, o sbaglio? L’ho fatto anche io. Ora smettila di prendere tempo, se non vuoi che ti taglio la gola.” Ghignò compiaciuto dalla sua astuzia “In questo modo non saprai cosa ho perso.” “Ma almeno lo hai ammesso. Mi posso accontentare.” Helea sogghignò ed estrasse di nuovo un pugnale con la mano destra da dietro la schiena. “Aspetta, aspetta.” Treccine si portò le mani avanti per proteggersi. “Non posso dirtelo. È un segreto.” “Oh, ora capisco perché ti vergogni e non l’hai ammesso davanti a tutti. Per un segreto perduto.” “Come hai fatto a capirlo?” Helea sorrise compiaciuta. “Non sei l’unico a chiedermelo. Di che segreto si tratta?” “Se rispondi alla mia domanda ti dirò del segreto.” Si guardarono per un lungo momento negli occhi. Mentre lui si perdeva negli occhi chiari della donna, lei cercava di carpire altre informazioni. O per lo meno se si poteva fidare. Rispose semplicemente “Dettagli.” Treccine sapeva che era il suo turno, ma ora che non aveva la lama sulla gola riusciva a inquadrarla meglio anche se c’era solo la luce delle torce di fuoco. Più bassa di lui, il trucco scuro che esaltava gli occhi chiari, i capelli scuri con la zona sinistra raccolta in più trecce e il ciuffo che andava verso destra dove i capelli erano più liberi e leggermente mossi. “Una moneta.” Provò ad avvicinarsi a lei. “Una moneta così speciale? Avanti. Parla.” Stava esaurendo la pazienza e la punta della lama funzionava sempre come incentivo. Questa volta non alla gola ma più in basso. Molto, molto più in basso. All’altezza dell’ombelico e poco più giù. Treccine ghignò. “Immagino che se faccio un altro passo mi sventrerai.” “Immagini bene.” “E va bene. Ma un segreto va detto da vicino.” “Non così vicino. Ti sento benissimo anche se sussurri.” Fece un passo indietro per precauzione. “Una moneta inglese da consegnare a Ivar. Ma l’ho persa durante il ritorno a Kattegat e me ne sono accorto troppo tardi. Qualcuno della mia flotta forse ha visto la moneta che mi sarà caduta sulla barca. Per questo sono tornato a controllare.” “Sulla barca di Barba Rossa? Mi credi così stupida?” “Forse ci speravo, ma visto che mi hai salvato non lo credo più.” “Come ringraziamento voglio la verità.” “Non sei davvero così… cattiva. Altrimenti avresti detto la verità a tutti e avrei perso la faccia.” “Se è una moneta importante devo saperlo. Ora. Altrimenti la faccia te la faccio perdere in un altro modo e non sarà così clemente come credi.” Lui ridacchiò “Ho tenuto d’occhio tutti. La moneta è riconoscibile perché è l’unico pezzo grigio in mezzo all’oro e l’ho visto in tasca di una serva. L’ho seguita ed è stata portata su una di quelle barche e quando ne è scesa non lo aveva più con sé. Stavo controllando le sue tre barche, non ho fatto nulla di male.” “Questo l’ho capito. Ma perché questa moneta è così importante?” “Bisogna vederlo per capirlo.” “L’hai trovato?” Helea si dimostrò ansiosa. Si frugò in tasca “Immaginavo me lo avresti chiesto.” Le mostrò la moneta, tra l’indice e il medio. Helea prese in mano la moneta e la guardò. “Perché non l’hai ancora mostrata a Ivar?” “Perché è molto impulsivo. Poi per la battaglia, la morte del fratello che lui stesso ha ucciso...” “Hai paura di Ivar come tutti gli altri” Helea sorrise divertita. “Tu no. Vero? Gli stai sempre accanto, ma non sei come lui fino in fondo.” “Tu non sai nulla. Immagini bene ma credi male.” Rispose rigirandosi la moneta tra le dita. “L’effige e la scritta, sono diverse dalle solite monete. Hanno cambiato la faccia di chi c’era prima e se prima c’era Re Ecbert…” “…Questo è il figlio Aethlwulf.” Helea alzò lo sguardo in preda a un ragionamento repentino. “Sai quando è stato fatto questo cambiamento?” “Rispetto alle altre monete sembra nuova. Forse è passata una stagione.” Helea sorrise furba “Grazie Treccine. È una informazione utile. E lo dirò io a Ivar, non preoccuparti.” “Non mi chiamo Treccine..” prima che potesse finire la frase  fu interrotto con un “Non mi interessa.” E treccine ridacchiò. “Te ne prenderai il merito?” “Non ne sono il tipo. Ma almeno non sarai tu ad affrontarlo.” Lo guardò ancora e gli mostrò la moneta con un sorriso sulle labbra, come segno di ringraziamento. “Mi dirai da dove viene questa passione per il loro culto?” chiese ancora al biondo. “Non è passione. È solo curiosità. E poi dovresti saperlo meglio di me che conoscere il proprio nemico è un vantaggio.” Helea sorrise nel ricordare quelle parole e sentirle pronunciare da un’altra persone le fece effetto. “Sì. Sì lo so bene. Grazie per avermelo ricordato.” Helea si allontanò andando dove Ivar si era diretto. Ovvero casa sua, dove era cresciuto, ora spoglio del padre e della madre e forse anche di vita. Helea non sentendo voci pensò che fosse solo, vedendo solo la luce delle candele accese che passavano tra le assi di legno, ma quando aprì la porta con il sorriso sulle labbra per la notizia, il suo “Ivar…” le si bloccò in gola. Ivar era seduto a capotavola davanti al tavolo dove mangiava e accanto a lui, sulla sua sinistra e seduta sul tavolo, c’era una giovane donna bionda. Le loro labbra vicine, scambiandosi un bacio, fece sparire il sorriso di Helea e le pareti del suo stomaco si irrigidirono. Quel “Ivar” che pronunciò dissolvendosi dalla sua bocca si sentì comunque assieme alla porta aprirsi, ma Helea li aveva visti lo stesso prima che Ivar si accorse di lei. “Helea…” disse con tono sorpreso e il cuore in gola. “Perdonate l’interruzione” disse sarcastica, con una mano che stava andando al fianco per brandire l’ascia e iniziò a fare dei passi indietro. Come se stesse combattendo contro se stessa. “Helea… cosa… come mai qui?” chiese Ivar appoggiando il gomito sul bracciolo della sedia e le dita a coprirsi le labbra. Come voler nascondersi o negare l’evidenza. “C’era un problema…sì…” Helea stava combattendo con il suo istinto omicida. “Un problema. Uhm. E sei riuscita a risolverlo? Vero?” chiese ancora Ivar con tono quasi imbarazzato. Helea si sforzò e gli mostrò un sorriso subdolo e ironico “Ma certo. Ovvio che l’ho risolto. Ma essendo TU il capo della flotta, dovresti essere TU a occupartene. Invece di stare qui e….” le si girò lo stomaco ripensando a quel bacio. “…Fare quello che stavi facendo.” “Ci sei tu. Anche per questo, no?” alzò le dita dalla sua posizione come se fosse una cosa ovvia. Helea ridacchiò nervosa e scosse la testa incredula. “Eheheh, no. No Ivar. No.” Stava stringendo così forte l’ascia al suo fianco sinistro che la mano le divenne bianca e nonostante la distanza, Ivar si rese conto del gesto e deglutì senza farsi notare. La donna era ancora nella stanza, seduta sul tavolo, con la testa bassa e leggermente imbarazzata. “Ne possiamo parlare?” azzardò Ivar abbassando gli angoli della bocca “Uhm?” fece spallucce. Helea arricciò il naso con un sogghigno macabro e pieno di istinto omicida. “A tuo rischio e pericolo, Ivar. A tuo rischio. E. Pericolo.” Indietreggiò ancora uscendo nel buio della serata. Ivar guardò in basso alla sua destra spalancando gli occhi, come se voleva chiedersi cosa avesse combinato. La donna bionda gli carezzò il braccio. “Tutto bene Ivar? Sento una strana pressione…” Si girò di scatto con un sorriso finto. “Uhm? Ahh… no. No. Va tutto bene. Alla grande.” Sorrise e rispose con le espressioni facciali che solo lui poteva fare. “Scusami un attimo.” Sorrise nervoso. Ivar si alzò dalla sedia e camminò con le sue stesse gambe verso l’ingresso e prima di uscire controllò se Helea era nei paraggi per attentare alla sua vita. La vide allontanarsi nella sua giacca bianca stretta in vita, con il bordo del cappuccio in pelliccia tirato sulla testa. Provò a raggiungerla, nonostante lei camminasse con l’ascia in mano, Ivar era deciso a rischiare e parlarle. “Helea…” camminò a fatica, doveva ancora far l’abitudine alle protesi in ferro che il fratello più giovane di Helea, Helorn, gli aveva costruito per camminare.  “Helea…” ma lei non si fermò e non rispose nemmeno, così Ivar azzardò ancora e si mise a correre anche se era presto. Troppo presto. Si mise a correre sul dolore trattenendo i gemiti ma le smorfie erano ben evidenti anche se Helea gli dava le spalle, non curante. “Helea…” la prese per il braccio sinistro, quale brandiva l’ascia, e con il fiatone per lo sforzo si fermarono. Ma Helea per la rabbia alzò il braccio sinistro per divincolarsi e gli tirò un pugno sul viso con il destro. Ivar la lasciò e barcollò all’indietro cercando di sostenersi sulle gambe. “Ah!” si lamentò per il colpo sul naso. “Aaah!!” Helea urlò di rabbia e abbassò l’ascia su di lui. Ivar se ne accorse in tempo e le bloccò il polso incredulo. “Woooh. Sei impazzita?” disse atterrito. “Ora sai come si sarà sentito Sigurd.” “Hoooh.. questo è un colpo basso.” Arricciò le labbra infastidito. “No.” Helea gli tirò una ginocchiata nella pancia. Ivar sussultò e si piegò appena in avanti. “Questo. È un colpo basso.” “Mnn…” Ivar trattenne un gemito di dolore rimanendo piegato in avanti, con una mano sulla pancia e l’altra sulla gamba, mentre sigillò le labbra in un sorriso contenuto. Helea stava respirando affannosamente e si passò l’ascia nella mano destra, mentre Ivar alzò l’indice in segno di attesa per riprendersi. Poi alzò anche lo sguardo e le sorrise stizzito ma divertito. “Non guardarmi con quell’aria divertita. Sono furiosa con te!”  Hai finito?” le chiese rialzandosi. “Io no. E tu?” Helea rispose nervosa. “Io non ho neanche iniziato.” Aprì le braccia e le fece ricadere ai fianchi. “Ah no? Lo credi sul serio?” chiese arrabbiata e si rigirò l’ascia nella mano. Un fendente laterale con la parte del legno del manico stava arrivando sulla parte destra di Ivar. Lui lo schivò abbassandosi e con un passo la placcò dal busto spingendola in un vicolo e la fece scontrare con la schiena contro la parete in legno di una fattoria. “Uugh..” Helea sentì l’impatto. “Vuoi calmarti?” le chiese Ivar con un tono infastidito misto a cortesia, bloccandola con i polsi alti vicino le spalle. Si sorprese che ancora aveva l’ascia nella mano destra e che provò ancora a fare forza. Il moro corrugò la fronte e poi la rilassò assai compiaciuto dalla sua determinazione. Ma dovette farle cadere l’arma se non voleva rischiare e parlare con lei. Le prese il polso destro e lo sbatté con forza contro la parete mentre Helea si lamentava di rabbia e cercava di contrastare la forza di Ivar assieme al dolore. Dovette sbattere il polso almeno due volte prima di farle cadere l’arma per terra. Il rumore venne attutito dal terreno morbido e dall’erba che stava crescendo. Ivar finalmente sorrise vittorioso e guardò Helea sotto la sua forza, vinta dal cacciatore, anche se la bestia continuava ad agitarsi. I due ragazzi si guardarono, ansimanti per la breve lotta ma intensa. Ivar rimase in silenzio e l’ammirò alla luce della luna e delle fiaccole accese. Era una giovane donna così bella e selvaggia, di una stagione più piccola di lui e più bassa di statura, anche se di poco. I capelli neri e leggermente mossi riflettevano il bagliore della luna che le crearono un riflesso bianco, come una corona. Le labbra che continuavano a vibrare suoni duri, ma che man mano sapevano di arresa con le smorfie che le accompagnavano, gli ricordò la loro morbidezza durante i baci scambiati e le parole sagge che proferivano. Spostò lo sguardo sugli occhi cerulei di lei, così chiari nella notte anche se nuvolosa. Erano occhi tristi, feriti e colmi di rabbia e sembrava vedesse anche un pizzico di delusione. Aveva il desiderio di baciarla e avvicinò le labbra alle sue. Helea girò di lato la testa, con una smorfia di disgusto. “Non voglio quelle labbra contaminate.” Ivar sogghignò divertito e si ricordò i momenti di capriccio e le pene di desiderio che gli faceva passare. Adorava sentire quella scossa che gli passava lungo la schiena quando lo rifiutava. “Allora…Ora possiamo parlare?” Ivar alzò un sopracciglio e anche l’angolo delle labbra. “Di cosa.. che ti fai le principesse adesso?” Helea lo aggredì a voce con incredulità e rabbia. “Non è vero. Non è successo nulla.” Helea si infuocò di più, come l’elemento che dominava. Gli tirò una testata mentre ringhiava di rabbia. “Continui a negare l’evidenza. Ti ho visto!” “Uhm…” Ivar mandò indietro la testa e si sentì confuso per un attimo ma non mollò la presa. Anzi, le alzò i polsi sulla testa e li trattenne con una mano per pulirsi il naso con il dorso del pollice libero e si controllò: glielo aveva fatto sanguinare. Ivar spostò lo sguardo su di lei tenendo la testa bassa e la inclinò appena di lato. “Non mi piace essere trattato in questo modo. Lo sai benissimo.” La guardò serio. “Non mi intimidisci, Ivar.” Rispose sprezzante. Poi vide il ragazzo annuire appena con le labbra basse.  “Forse me lo merito.” “Forse. Forse?!” Helea ringhiò ancora più infastidita. “Va bene. Me lo merito.” Ghignò. Le bloccò i polsi con entrambe le mani. “Ma, non sono stato io a iniziare.” “No, ma ci sei stato.” Gli tirò un calcio in mezzo le gambe, lui la lasciò libera e si piegò di nuovo in avanti, con una mano sulla parete in legno. “Ugh!” soffriva e ridacchiò dolorante. Helea raccolse da terra l’ascia ai suoi piedi, la fece volteggiare in aria con un giro, riprendendola nella mano sinistra. Vide Ivar rialzarsi mentre lei si era spostata e non gli diede il tempo di riprendersi. “Queste non te le meriti!” Con l’ascia colpì dietro la gamba sinistra di Ivar, protetta dal ferro della protesi, come se avesse in mano un uncino gli tirò la gamba in alto per fargli perdere l’aderenza con il terreno, facendolo ritrovare con la schiena per terra. “Se proprio ci vuoi stare con la principessa, abbi almeno il fegato di farlo nel tuo stato naturale. Poi vediamo se ti accetterà e se ti amerà.” Ivar la guardò con serietà. Odiava essere trattato in quel modo e aveva trattenuto la sua furia per troppo. Si sentì ferito. “Mi stai dando sui nervi. Questo è davvero un colpo basso, perfino per te. Ma almeno so cosa pensi di me.” Si rialzò a fatica. “Pensi che strisciare sia il mio stato naturale, come se fossi un verme? Pensi che mi piaccia?!” le urlò mentre si rialzò e la afferrò dal collo. “Tutti che camminano e mi guardano dall’alto come se avessi bisogno della loro pietà. Sono stufo! Di non essere trattato alla pari, solo perché sono uno storpio! Queste gambe mi servono! E non ci rinuncio per un tuo attacco di gelosia!” Ivar la guardò mentre stringeva la mano al collo con forza, ma nel momento in cui se ne accorse, allentò la presa e le urlò infastidito “Te la stai prendendo a cuore per un bacio innocente! Senza valore! Non hai fatto tutto questo casino quando ti ho detto di…” si interruppe arricciando le labbra, cercando di calmarsi. Helea sapeva che stava parlando della donna che diventò la moglie di suo fratello Ubbe. “Lei non contava nulla per te. Era solo una schiava e un capriccio. E poi ci eravamo conosciuti da poco, non mi interessava cosa avessi fatto con le altre prima di me.” “E adesso cosa cambia. Mnn?! Cosa?!” Ivar alzò le braccia, lasciandole il collo libero e fece qualche passo indietro mettendosi le mani sui fianchi in attesa di una risposta. Helea si massaggiò il collo, ma non aveva paura di Ivar da molto tempo. “Cambia, che lei è una principessa! Per la barba di Odino, ancora non te ne rendi conto? Pensavo di valere qualcosa per te. Non un’altra di quelle donne usa e getta di poco conto!” Ivar spalancò la bocca incredulo “Tu SEI di valore per me.” Chiuse gli occhi per riprendere il controllo di sé e abbassò il tono di voce avvicinandosi a lei. “Se lo fossi davvero, quel bacio non doveva esserci.” Fece un passo indietro e Ivar si fermò. “È stato un momento di debolezza.” Scuoteva la testa e si massaggiò la fronte chiudendo gli occhi e riaprendoli. Non sapeva neanche lui cosa fosse successo. Portò di nuovo la mano sul fianco e guardava basso, incerto. “Oh, quindi quando sarai debole e apparirà lei, perché sarà così, tutte le volte che soffrirai apparirà lei che aspetta in agguato per colpire, e finirete a letto insieme, tutte le volte, perché è quel che ci vuole per risollevare l’umore a Ivar sez’ossa.” SI percepì un tono ironico nella voce e Helea scosse la testa incredula. “Stolto. Nel frattempo ti userà e si vanterà di te.” Parlava gesticolando e agitando l’ascia come avvertenza. “È questo quello che pensi di lei? Non la conosci nemmeno.” “Da quel che mi risulta non la conosci nemmeno tu. Però a differenza di te, so cosa passa per la testa di una donna, specialmente con quei vestiti. Tutta d’oro e fintamente preziosa.” Ivar sogghignò divertito. “Ho visto giusto. Sei gelosa?” avanzò di nuovo. Lei di risposta fece un passo indietro, contro voglia. “Pensa a quello che ti pare. Ma non voglio che ti capiti qualcosa di brutto. Ho cercato di aiutarti a vedere te stesso per quello che sei.” “Uno storpio.” Rise e si passò la lingua tra denti e il labbro inferiore. “Sei proprio testardo. E sono stanca di dovertelo dire. Non ti servono le gambe per essere quello che sei. Se gli déi te le hanno tolte è perché sono un pagamento per il dono che ti hanno dato. Ma sei così cieco che non riesci neanche a capirlo se qualcuno te lo spiega.” “Cieco e storpio, che bell’accostamento eh?” ghignò Ivar. “Solo tu ti vedi storpio. Io vedevo un ragazzo diverso, fuori dagli schemi. Ma non per la tua malformazione. Ho apprezzato e poi amato quella persona irriverente e spontanea e…. vera. Ti amo Ivar Lothbrok. Ti amo con tutti i pregi e i difetti. E se le persone hanno paura di te o ti sottovalutano o ti allontanano perché hai ucciso tuo fratello o per qualsiasi altro motivo ti sentirai solo, ricordati di chi è stato al tuo fianco e che ha creduto in te e visto in te qualcosa che nemmeno tu vedi. Perché solo allora capirai di averla persa per una principessa.. perché a me non interessava il tuo titolo o il tuo nome. Volevo farti capire chi eri. Ricordi ciò che ti avevo detto? In quelle frasi incomprensibili per te? Sarò tua quando non sarai Ivar figlio di Ragnar, ma Ivar Lothbrok. Ivar Senz’ossa. Perché tu potessi realizzarti e accettarti per quello che sei.” Ivar era sorpreso e rimase a bocca aperta. Mai si era confessata a lui in modo così libero e esplicito. “E se gli dei vogliono quella… principessa per te, allora che sia fatta la volontà degli dei.” “Non starai dicendo sul serio spero. Nessuna può sostituirti e…” si avvicinò veloce e le prese la mano libera dall’ascia, la destra. “…un bacio che sarà mai?” “Ivar, anche se per te può non significare nulla, ricordati che per una donna è una risposta a una domanda che non ti ha fatto. Te la ritroverai spesso tra i piedi, ma ti prego, rimani libero.” Helea ripose l’ascia al suo fianco e tolse la mano da quella di Ivar. “Helea…” le prese la sinistra e questa volta le tenne stretta la mano e con l’altra le carezzò il viso guardandola con uno stato di malessere interiore. “…Sai che non riesco a esprime i buoni sentimenti ma esternare solo quelli.. burberi.” Ridacchiò con gli occhi lucidi. “Non voglio rinunciare a te. Anche se bacerò milioni di donne, o finirò a letto con loro, non saranno te.” Prese fiato per non piangere davanti a lei. “Non puoi immaginare l’accrescimento del mio desiderio di poter camminare, da quando ho passato il primo momento con te. Per poter passeggiare con te, prenderti la mano, vederti negli occhi come adesso, in piedi. Litigare come stasera.” Ridacchiò nervoso e impaurito, passandosi leggermente la lingua sul labbro inferiore, con sguardo basso, per poi guardarla negli occhi. “Le stampelle erano il primo passo per sentirmi più vicino agli altri, ma i momenti che ci sono stati prima, sei stata tu a non farmeli pesare troppo. E ora, pensandoci, posso dire che sei stata tu a farmi camminare. In tutti i sensi possibili.” La guardò speranzoso e impaurito. “Hai un destino amaro Ivar. Non avevi bisogno delle gambe per stare con me. Mi piaceva strisciare con te, perché eri a stretto contatto con la terra e la natura e riuscivo a capire meglio il tuo punto di vista. E a proposito di vista, avevi una visuale importante dal basso, perché alzavi la testa per vedere e affrontare con coraggio la realtà. Solo questo ti rendeva superiore agli altri capaci solo di guardare dall’alto in basso. Però…” Tolse le mani del ragazzo dal viso. “Tu non lo hai mai voluto vedere. E ora, credo di capire come si è sentita Lagertha quando Ragnar l’ha tradita. Ricordo ancora gli sguardi persi di tuo padre. Non ha mai smesso di amarla ma Lagertha si è sentita offesa e umiliata, come mi sento io adesso. Perché per me l’amore è importante, ma forse per te è troppo grande.” Tolse le mani dalle sue. “Per te sarà stato solo un bacio, ma per me è come se ci fossi stato a letto. Ti prego di rispettare la mia decisione.” “Ti prego, ripensaci.” “Non sono io che ho baciato un’altra donna.” “Hai sempre detto che c’è una soluzione in qualsiasi cosa, perché con l’amore dovrebbe essere differente?” “Perché l’amore è l’eccezione in tutto. È così grande e forte che ha una legge solo per sé.” “Quale?” “Non lo capisci? Amare e non tradire.” La voce di Helea era sempre più calma e si mutò in tristezza.  “Ti amavo, Ivar Lothbrok.” Concluse Helea sentendosi più libera con sé stessa e con i suoi sentimenti. Infine, appoggiò la mano sul torace di lui, ma Ivar fraintese il gesto e appoggiò la mano sulla sua trattenendo le lacrime e serrando la mascella. “Non è il momento più opportuno, ma mi sento obbligata di dirti: te lo avevo detto.” Gli lasciò la moneta d’argento. Ivar lo prese e lo guardò. “Cos’è?” chiese con voce straziata, schiarendosi la voce. “Una moneta con il profilo del figlio di Re Ecbert.” “C’è una guerra in atto e loro pensano a modificare le monete? Buon per noi. Li coglieremo di sorpresa e ci prenderemo il loro oro.” Sorrise sforzandosi, alzando lo sguardo e leccandosi le labbra. “Ivar, se risale davvero a qualche stagione fa, questo vuol dire che prima di morire ha lasciato tutto il Regno e l’eredità a suo figlio. Sai cosa significa questo sulle terre che vi ha dato vero? Il documento firmato.” Ivar si stava rigirando la moneta tra le dita, alzò lo sguardo senza sorriso e gli si illuminò il viso di rabbia. “Lo sapevo che dovevamo fare l’aquila di sangue. Lo sapevo e l’ho detto!” Strinse la moneta nel pugno con forza. “Dovevo farlo io! Ma i miei fratelli non mi hanno voluto ascoltare e ora, quella carta è semplice carta! Non vale nulla! Tutti gli sforzi fatti e le perdite subite, per nulla!” Camminò nervoso avanti e indietro e tornò avanti alla ragazza. Strinse con forza la moneta e la lanciò per terra, mettendoci sopra il piede. “Giuro che gliela farò pagare, a suo figlio e a tutti i suoi alleati.” Helea sogghignò, ritrovando la persona che amava. Però dovette negarlo, non se la sentiva di rinnegare le sue parole e per adesso nemmeno di tornare sui suoi passi. “Io vado a casa, Ivar. Sappi che potrai continuare a contare su di me.” “E allora resta.” Le prese il braccio. Lo guardò. “Mi sono sfogata abbastanza, grazie. Quando vorrò prenderti ancora a calci in culo so dove trovarti.” Ivar ridacchiò. “Ed è per questo che amerò solo te.” Si passò il dorso della mano sulle labbra, pulendosi la bocca dalla contaminazione. “Allora lasciami i miei spazi e lasciami andare. Probabilmente abbiamo da pensare tutti e due.” Ivar non volle lasciarla andare. “Non ho bisogno di pensarci, so quello che voglio.” La attirò a sé baciandola intensamente, amando quelle labbra morbide così come se le ricordava, passando l’altra mano tra i capelli mossi. “Se un bacio significa andarci a letto, allora preferisco farlo con te. Per davvero.” Le sussurrò a fior di labbra, fronte contro fronte e rimasero in silenzio così. Il cuore di Helea galoppava veloce imporporandole il viso, ma voleva fuggire via da quel dolore. Aveva appoggiato la mano libera sul petto di Ivar durante il bacio, volendo e non volendo respingerlo via. Passarono secondi interminabili prima che Ivar esaudisse il suo desiderio e le lasciò il braccio. “Sappi che non ti lascerò andare così facilmente. Non sono mio padre, e combatterò per averti di nuovo al mio fianco. Puoi star certa che lo farò e questo bacio è una promessa, non solo una dimostrazione.” “Oh, lo so che lo farai. Ma non puoi fuggire dalla volontà degli dèi.” Helea abbozzò un sorriso amaro e  si allontanò da lui prima che la lacrima le rigasse il viso. “Non temo la loro ira!” le urlò. “Dovresti.” Rispose ad alta voce prima di svoltare una curva. Percorse una strada un po’ lunga, doveva abituarsi all’espansione di Kattegat e a tutte le strade nuove, un buon modo anche per schiarirsi le idee. Tornata a casa, si asciugò le lacrime ripetendosi di non mostrare più a nessuno le sue debolezze e cercò di soffocare quell’amore che aveva nutrito per Ivar. Se già si sentiva tradita da un bacio, come poteva stare con Ivar, che stava incrementando la sua fama e il suo potere e le donne si sarebbero accerchiate attorno a lui? Forse doveva combattere per lui, così come lui avrebbe fatto per lei. O forse sarebbero scappate dalla paura vedendo la vera natura di Ivar e non serviva porre sforzi. Di una cosa era certa: non voleva pensarci quella sera. Aveva la testa piena di informazioni, eventi, che le rimbombavano forte nella mente e per il dolore se ne andò a dormire nel suo caldo e comodo giaciglio in paglia della sua fattoria. Fece fatica ad addormentarsi, pensando anche alla moneta. E se fosse solo un monito per distrarli? Se ci fosse stata solo quella moneta in circolazione? Entrambi i fronti avevano subito molte perdite in fatto di uomini ma i cristiani ancora di più in fatto di soldi. E le guerre dovevano essere investite monetariamente. Come potevano permettersi di rifare il conio, con le spese di una guerra in vista? Non aveva senso. Helea chiuse gli occhi continuando a pensarci, finché non si addormentò senza accorgersene. Mentre Ivar era rimasto immobile sul posto. Tornando a pensare all’imbroglio di Re Ecbert, tolse il piede dalla moneta e la guardò con astio. “Giuro che mi vendicherò e questo sarà il simbolo e il ricordo della mia vendetta.” Si disse mentre lo raccoglieva e lo stringeva nella mano. Nell’abbassarsi si guardò le gambe, ingabbiate nella struttura di ferro, e volle vedere se Helea avesse ragione. Tornò a casa e si affacciò dalla porta. Abbozzò un sorriso nel scoprire che la ragazza bionda non c’era più, stanca di aspettare il suo ritorno. Tornò ad accasciarsi sulla sedia posta a capotavola, solo e privo di vita, come lo era prima di quel bacio traditore. Rimase seduto a pensare alle parole di Helea, a ciò che era successo, ai momenti passati con lei e all’amore che provava ripensando al suo viso e ai suoi occhi glaciali, mentre girava tra le dita il simbolo della vendetta.
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La strada bruciata delle magliette a strisce di Marco Philopat Sono passati cinquantasette anni dalla rivolta dei ragazzi in maglietta a strisce scesi piazza a Genova per impedire un congresso di neofascisti. Un convegno voluto anche dall'allora governo del democristiano Tambroni, che da pochi mesi era diventato presidente del Consiglio grazie ai 14 voti dei parlamentari dell'Msi. La determinazione dei manifestanti fecero fallire quel tentativo di sdoganare, per la prima volta dal dopoguerra, gli eredi del tragico ventennio. Quel convegno fu infatti annullato. Nell'estate del 1960 ci fu un terremoto, di quelli imprevisti, violento e allo stesso tempo liberatorio. In prima fila negli scontri di piazza, da Genova a Catania, da Reggio Emilia a Palermo, da Roma a Bologna, c'erano giovani sui vent'anni, operai figli di operai che pagarono cara la loro voglia di farsi sentire. La pagarono con il sangue. In undici rimasero sull'asfalto, crivellati dalle sventagliate dei mitra e dai colpi di pistola. Altre centinaia finirono in ospedale o sul banco degli imputati come pericolosi sovversivi e condannati a scontare anni di carcere. Sapevano di rischiare grosso eppure scesero in piazza convinti che andasse fatto, che quello era il loro dovere, l'unico modo per dire no al ripetersi della storia. Per questo motivo i ragazzi con le magliette a strisce rimasero impresse nel mio cervello appena ne venni a conoscenza. Sentii parlare di loro, per la prima volta in vita mia, quando indossavo con orgoglio la mia nera corazza punk. Fu il libraio Primo Moroni che mi spiegò bene cosa accadde il 30 giugno 1960 a Genova. “Andammo sulle barricate a fare a cazzotti con i celerini e carabinieri che difendevano i fascisti. Eravamo tutti giovani, generosi e intransigenti, portavamo i jeans, avevamo il mito dell'America e siccome i soldi in tasca erano pochi ci vestimmo con delle magliette comprate per trecento lire nei grandi magazzini. Non ci interessava una vita passata solo lavorando, preferivano guadagnare meno ma avere più tempo libero, però quando ci fu da protestare non ci tirammo certo indietro.” Era uno dei suoi strepitosi racconti orali che per noi ventenni di allora rappresentava una specie di rappresentazione cinematografica a dir poco epica, con i moti dei movimenti operai come protagonisti. C'era stato anche lui a Genova quando aveva 24 anni e partecipò agli scontri in prima fila dopo aver mal interpretato una telefonata del responsabile del servizio d'ordine di una sezione della Fgci milanese alla quale era iscritto. Inutile dire che per noi punk, che consideravamo i nostri vestiti come uno dei pochi strumenti per esprimere rabbia e ribellione, quelle magliette a strisce furono una precisa indicazione sui nostri futuri doveri. D'altronde, come tentò sempre di sottolinearci Primo, non avevamo inventato proprio niente. Già il grande poster incorniciato che il libraio teneva alla sue spalle ci consigliava di guardare un po' oltre la nostra divisa. Era infatti una foto d'epoca che ritraeva la Banda Bonnot, anarchici francesi nonché rapinatori di banca che vestivano in nero come noi, che vivevano in una comune ed erano vegetariani come noi. (Ai quei tempi noi punk stavamo tutti al Virus di via Correggio). A Milano poi c'erano stati i giubbotti di pelle della Volante Rossa, i capelloni beat che inneggiavano al libero amore, gli studenti con l'eskimo e infine i trench bianchi della famosa banda Bellini... Le magliette a strisce orizzontali bianche e blu o bianche e rosse furono un segno distintivo che riunì i giovani contro il ritorno del fascismo, in una lotta fino all'ultimo sangue come quello dei Morti di Reggio Emilia, (7 luglio 1960), immortalati nella celebre canzone di Fausto Amodei. Cosa portò alcuni ragazzi a scegliere un indumento come simbolo di una rivolta contro l'autorità costituita? Cosa li mosse? Non erano bandiere rosse quelle che sventolavano, erano semplici magliette comprate al discount. Ma soprattutto perché dopo il 1960 non ci fu più niente di così dirompente nel rapporto tra i simboli della rivolta e l'impegno politico? Dopo tanti anni si potrebbe anche affermare che noi non siamo stati capaci di tramandare l'importanza dell'adottare nuovi simboli in grado di rappresentare un'opposizione intransigente alle attuali derive totalitarie. Resta il fatto che i ragazzi con le magliette a strisce non furono mai così irrimediabilmente ostacolati dai loro rappresentanti istituzionali come invece capitò alla mia generazione. Per farvi un esempio vi vorrei riportare le parole che l'allora deputato del Psi Sandro Pertini, pronunciò a Genova il 28 giugno 1960. Sarà ricordato come “u brighettu”, il fiammifero, a significare che accese la fiamma della sollevazione popolare. Sandro Pertini arrivò attraversò Piazza della Vittoria a Genova strinse la mano ai vecchi compagni partigiani e salì sul palco accolto dall'ovazione di trentamila antifascisti. “Le autorità romane sono impegnate a trovare quelli che ritengono i sobillatori, gli iniziatori, i capi di queste manifestazione di antifascismo” gridò con tutto il fiato che aveva in gola. “Non c'è bisogno che s'affannino. Lo dirò io chi sono i nostri sobillatori. Eccoli qui: sono i fucilati del Turchino, della Benedicta, dell'Olivetta e di Cravasco, sono i torturati della Casa dello studente, che risuona ancora delle urla strazianti delle vittime e delle risate sadiche dei torturatori.” Gli applausi lo interruppero per diversi minuti. Poi Pertini continuò. “Io nego che i missini abbiano il diritto di tenere a Genova il loro congresso. Ogni iniziativa. ogni atto, ogni manifestazione di quel movimento è una chiara esaltazione del fascismo. Si tratta, del resto, di un congresso qui convocato, non per discutere ma per provocare e contrapporre un passato vergognoso ai valori politici e morali della Resistenza” Pertini chiese a tutti di scendere in piazza per tutelare la libertà conquistata con il sacrificio di migliaia di innocenti. “Oggi i fascisti la fanno da padroni, sono di nuovo al governo, giungono addirittura a qualificare come un delitto l'esecuzione di Mussolini. Ebbene, io mi vanto di aver ordinato la fucilazione di Mussolini, perché io e gli altri membri del CLN non abbiamo fatto altro che firmare una condanna a morte, pronunciata dal popolo italiano vent'anni prima.” Pertini comunque non fu il solo a stare a fianco dei ragazzi in rivolta, lo dimostra il fatto che al processo sui fatti di Genova e quelli siciliani o di Reggio Emilia, gli imputati per gli scontri furono difesi dai migliori avvocati dell'apparato del Pci, tra cui Umberto Terracini che aveva redatto la Costituzione e il capo partigiano Giovanbattista Lazagna. Inoltre i vertici del partito togliattiano cominciarono una seria autocritica interna per capire lo scollamento tra il movimento spontaneo e la strategia del Pci. “Non bisogna perdere il contatto con le masse entrate in lotta” dicevano. Le testimonianze che dimostrano tutta la lacerazione di quel dibattito sono riportate da molti libri. Il primo è uscito da qualche settimana e s'intitola Al tempo di Tambroni di Annibale Paloscia per Mursia, poi c'è lo stupendo romanzo del 2008, L'estate delle magliette a strisce di Diego Colombo per Sedizioni e infine un capitolo del breviario di racconti orali di Cesare Bermani, Il nemico interno per Odradek, dove potete trovare le ragioni della telefonata mal interpretata da Primo Moroni. Vedere i dirigenti del Pci barcamenarsi tra i Teddy boy e le magliette a strisce presumibilmente usate da personaggi trasgressivi come Picasso e Brigitte Bardot, fa oggi morire dal ridere. Emilio Sereni s'interrogava sulla “gioventù sotto una direzione che non è la nostra.” E in effetti le iscrizioni alla Fgci erano in calo mostruoso (365 mila nel '56, 229 mila nel 1960). C'era chi accusava i giovani di aver subito una “deteriore influenza dal clericalismo e dall'americanismo” e chi invece sosteneva il dialogo, certamente non fu facile per tutti loro controbattere alle tesi dello scrittore Carlo Levi apparse sul settimanale “ABC”. “Spingere con la forza e non tacere. Dovete usare la vostra forza per sovvertire, protestare. Fatelo voi che siete giovani.” diceva Levi e quindi, rivolto ai dirigenti del Pci notava. “Questi fatti impongono a tutti un esame approfondito, e l'elaborazione, o la modificazione di programmi e di metodi: lo studio preciso di fini concreti, nati dalla coscienza popolare. La fiducia, rinata attraverso l'azione, è un bene prezioso che non può essere deluso e dissipato”. Su quelle magliette a strisce, e in senso più ampio sulla passione per i modelli trasgressivi dell'american way of life trasmessi dai film come The Wild one o con le scosse del Rock 'n' Roll, nessuno dei dirigenti comunisti o socialisti riuscì mai a capirci qualcosa. Eppure non erano in pochi quelli che avevano compreso quanto quei modelli erano sedimentati tra i giovani e quanti immaginari di società diverse e vissuti generazionali affascinanti avessero sprigionato. Negli ultimi 50 anni i partiti che avrebbe dovuto rappresentare i diritti dei lavoratori e delle fasce più deboli della società si sono trasferiti piano piano dall'altra parte della barricata, ormai è palese. Durante gli anni Settanta furono impegnati a spegnere ogni fuoco possibile che nasceva spontaneo tra le masse diseredate, ripiegando sulla criminalizzazione dei sobillatori, come a dire: “Se non ci fossero gli estremisti di sinistra, il mondo sarebbe perfetto.” Poi, dopo essersi battuti soprattutto per dimostrare di essere all'altezza della modernità, di essere persone raffinate e di buone maniere e amici del business globale, hanno raggiunto l'apice nel dopo G8 2001, (ancora una volta a Genova), con la deleteria questione della nonviolenza. E lì è crollata la maschera. È vero che da parte nostra, e intendo ragionare sui quei pochi punk e autonomi che restarono a galla durante gli anni del riflusso, non ci fu la capacità di smontare i meccanismi di cancrena sociale che si svilupparono attorno alle nostre roccaforti liberate. Forse non capimmo bene ciò che si nascondeva dietro la gelateria dei gusti colorati e degli stili di vita che stava prendendo piede nelle nuove generazioni. Non capimmo neanche la danza degli spettri dei rave nel limbo fluorescente di una bolla destinata prima o poi a scoppiare, senz'altro fummo travolti dal bling bling degli anni '00 con il luccicare delle fibbie dolcegabbana a simboleggiare la resa definitiva del nostro futuro. Non sta a me provare a fare analisi, sono solo un grande appassionato delle magliette a strisce e di tutte le creature simili che si sono susseguite nel corso del tempo. Però di una cosa ne sono sicuro, noi fummo contrastati in primo luogo da ciò che rimaneva dell'apparato dell'ex partito comunista italiano teso nella sempre più spasmodica ricerca di un paese normale... Purtroppo oggi l'orologio della storia è ritornato brutalmente indietro e i fascisti non solo sono stati ampiamente sdoganati, ma hanno addirittura riconquistato il potere e l'egemonia culturale. Ora che l'insolente corruzione dei politicanti e la tracotanza padronale hanno dilagato, sono ancora pochi coloro disposti a non naufragare di fronte alla paura nei confronti della passione per la libertà e l'uguaglianza. E noi continuiamo a essere orfani di quelle magliette strisce, che oltre a difendere i diritti già acquisiti, riuscirono a rilanciare sul futuro per conquistarne nuovi. -Antonietta Agostini-
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Episodio 1: Pilota
Una comunità amichevole del deserto, dove il sole è caldo, la luna è meravigliosa e luci misteriose passano sulle nostre teste mentre noi tutti facciamo finta di dormire.
Benvenuti a Night Vale.
Buongiorno, ascoltatori.
Per iniziare, mi è stato chiesto di leggere questo avviso veloce:
Il Concilio Cittadino annuncia l’apertura di un nuovo Parco per Cani all’incrocio tra Earl e Somerset, vicino a Ralph’s. Vorrebbero ricordare a tutti che i cani non sono ammessi nel Parco per Cani. Le persone non sono ammesse nel Parco per Cani.
È possibile che notiate delle Figure Incappucciate nel Parco per Cani.
Non avvicinatele. Non avvicinatevi al Parco per Cani.
La recinzione è elettrificata e altamente pericolosa. Cercate di non guardare il Parco per Cani, e specialmente non guardate le Figure Incappucciate nemmeno per un secondo. Il Parco per Cani non vi farà del male.
E ora, le news.
L’Anziana Josie, vicino al Parcheggio, dice che gli Angeli le si sono rivelati. Dice che erano alti tre metri, radianti e che uno di essi era nero. Dice che l’hanno aiutata con varie faccende domestiche. Uno di loro ha cambiato una lampadina per lei - quella del porticato. Offre di vendere la vecchia lampadina, che è stata toccata da un Angelo. Era l’Angelo nero, se questo dovesse addolcire il prezzo per qualcuno. Se siete interessati, contattate l’Anziana Josie. È fuori vicino al Parcheggio Auto.
Un nuovo uomo è arrivato in città oggi. Chi è? Che cosa vuole da noi? Perché ha una capigliatura così bella e perfetta? Perché ha un camice così bello e perfetto? Dice di essere uno scienziato. Bhe… siamo tutti stati scienziati in un momento o nell'altro delle nostre vite. Ma perché ora? Perché qui? E che cosa pensa di fare con tutti quei becker e aggeggi ronzanti nel laboratorio che ha preso in affitto - quello vicino al Big Rico’s Pizza?
Nessuno fa delle fette di pizza come Big Rico. Nessuno.
Un promemoria per tutti i genitori lì fuori: parliamo di sicurezza quando portate i vostri figli fuori a giocare nella macchia e nel deserto. Dovete dar loro molta acqua, assicurarvi che ci siano alberi che diano ombra nella zona e tenere d’occhio i colori degli elicotteri.
Gli elicotteri che sorvolano la zona sono neri? Probabilmente sono del Governo del Mondo. Non è una buona area per giocare quel giorno.
Sono blu? È la Polizia Segreta dello Sceriffo. Terranno d’occhio i bambini, e raramente ne prenderanno uno.
Sono dipinti con complessi graffiti raffiguranti uccelli intenti a catturare una preda? Nessuno sa che cosa siano questi elicotteri, o che cosa vogliano. Non giocate nell’area. Ritornate a casa vostra e chiudete le porte fino a che un Poliziotto Segreto dello Sceriffo non lascerà un garofano sulla veranda per indicare che il pericolo è passato. Copritevi le orecchie per attenuare le urla.
Inoltre ricordate: la Gatorade è in pratica soda, quindi date ai vostri bambini la vecchia acqua liscia e magari qualche fettina di arancia mentre giocano.
Un jet che volava nello spazio aereo locale è scomparso, per poi picomparire nella palestra della Scuola Elementare durante un allenamento di basket, disturbandolo non poco. Il jet ha rombato nella palestra solo per una frazione di secondo. E prima di poter abbattere giocatori o pareti, è svanito di nuovo. Questa volta, apparentemente, per sempre.
Non ci sono ancora segnalazione su se e come questo influenzerà il programma di gioco dei Mountain Lions di Night Vale, e anche se questo potrebbe essere opera dei loro acerrimi nemici, i Cactus di Desert Bluffs.
Desert Bluffs cerca sempre di prevalere su di noi, con uniformi più strane, spuntini pre-gara migliori e, forse, trasportando un jet commerciale nella nostra palestra, ritardando l’allenamento di almeno parecchi minuti.
Vergogna, Desert Bluffs, vergogna.
Quel nuovo scienziato - che sappiamo si chiama Carlos - ha indetto un incontro cittadino. Ha la mascella squadrata e denti come un cimitero militare. I suoi capelli sono perfetti, e tutti noi odiamo, invidiamo, e allo stesso tempo.
L’Anziana Josie ha portato dei muffin di mais che erano decenti, ma mancavano di sale. Ha detto che gli Angeli avevano preso il suo sale per una missione Divina, e che non era ancora riuscita a comprarne dell’altro.
Carlos ci ha detto che siamo di gran lunga la comunità più scientificamente interessante negli Stati Uniti, e che è venuto a studiare cosa sta succedendo. Ha sorriso, e tutto in lui era perfetto, e me ne sono innamorato all’istante.
Agenti governativi di una vaga ma minacciosa agenzia assistevano alla scena in disparte. Ho paura per Carlos. Ho paura per Night Vale. Ho paura per chiunque bloccato tra quello che sa e quello che ancora non sa di non sapere.
Stamattina abbiamo ricevuto comunicato stampa. L’Associazione del Lavoro di Night Vale è fiera di annunciare l’apertura del nuovissimo Porto e Area di Ricreazione del Lungomare di Night Vale. Io stesso mi sono recato presso queste strutture recentemente, su loro invito, e posso dirvi che sono davvero fantastiche.
Robuste aree di attracco fatte con materiali di riciclaggio eco-friendly, una passerella per i pedoni, e molti stand pronti per i venditori locali di cibo e i mercanti, per trasformarlo un affollato mercato pubblico.
Ora, ci sono delle preoccupazioni sul fatto che, dato che siamo nel bel mezzo del deserto, non c’è acqua reale al lungomare. E questo è di sicuro un inconveniente, sono d’accordo.
Tanto per cominciare, la passerella sta attualmente passando sopra sterpaglie e rocce. L’Associazione del Lavoro non ha proposto nessun rimedio specifico per questo problema, ma ciononostante mi hanno assicurato che il nuovo porto darà una grande spinta a Night Vale.
Magari aspettate che la prossima inondazione la raggiunga per vivere un’esperienza completa del lungomare.
La sezione locale dell’NRA (Associazione Nazionale del Fucile) sta vendendo degli adesivi per paraurti come parte della loro campagna di raccolta fondi. Ne hanno inviato uno alla stazione per avere un po’ di pubblicità. E noi siamo qui per servire la comunità, quindi sono felice di annunciarvelo. Gli adesivi sono fatti di vinile buono e robusto, e recitano:
Le pistole non uccidono le persone. È impossibile essere uccisi da una pistola. Siamo tutti immuni ai proiettili ed è un miracolo.
State fuori dalla vostra porta sul davanti e gridate “NRA!” per ordinarne uno.
Carlos e il suo team di scienziati ci avvisano che una delle case nel nuovo stabilimento di Desert Creek, dietro alla scuola elementare, in realtà non esiste.
“Sembra che esista,” ci ha spiegato Carlos con i suoi capelli perfetti. “Come se fosse proprio lì quando la guardi. Ed è in mezzo a due case identiche, quindi avrebbe più senso che fosse lì piuttosto che il contrario.”
Ma, dice, hanno fatto degli esperimenti e la casa è definitivamente non lì. In questi momento, gli scienziati sono radunati al marciapiede di fronte alla casa inesistente, sfidandosi a vicenda per andare a bussare alla porta.
Ieri si è sentito un grande ululato proveniente dall’Ufficio Postale di Night Vale. I postini sostengono di non saperne nulla, ma i passanti hanno descritto il suono come il distruggersi di un’anima umana per mezzo di magia nera.
Il Segugio Apache - non so se avete visto questo tizio in giro. È quello che sembra avere origini slave, ma che indossa un copricapo indiano che sembra uscito da un qualche cartone razzista e ritiene di essere capace di leggere le tracce sull’asfalto. È apparso sulla scena, e ha giurato che avrebbe scoperto la verità.
Nessuno ha risposto perché è molto difficile prenderlo sul serio in quel suo copricapo.
Luci. Viste nel cielo sopra l'Arby’s. Non l’insegna luminosa dell'Arby’s. Qualcosa di più alto, e oltre quello. Sappiamo la differenza. Abbiamo scoperto il loro gioco. Capiamo il gioco delle “luci sopra l'Arby’s”.
Invasori da un altro mondo.
Signore e signori, il futuro è qui, ed è circa 30 metri sopra l'Arby’s.
Carlos e i suoi scienziati, alla stazione di monitoraggio vicino alla Route 800, dicono che i rilevatori sismici mostrano grandi oscillazioni sismiche - ciò significa che il terreno dovrebbe muoversi su e giù. Non so come sia il terreno da voi, ragazzi, ma qui è fermo come potrebbe esserlo la crosta di un piccolo globo che viaggia attraverso un vuoto senza fine.
Carlos dice che hanno ricontrollato i rilevatori e lavorano perfettamente. Per farla breve, sembrano esserci terremoti catastrofici che nessuno può sentire, attualmente in corso proprio qui a Night Vale
Bhe, inviate comunque una richiesta di risarcimento. Vedete quello che riuscite a ottenere, no?
Tempo per il traffico, ascoltatori.
La polizia ci avvisa riguardo alle auto fantasma sulle autostrade: macchine visibili solo in lontananza raggiungendo velocità inimmaginabili, partendo da luoghi sconosciuti per destinazioni ancora più sconosciute. Vorrebbero ricordarvi che non dovreste regolare la vostra velocità con queste apparizioni,  e farlo non sarà considerato come “seguire il flusso del traffico”.
Ad ogni modo, dicono che probabilmente è sicuro andare alla stessa velocità delle misteriose luci nel cielo, dato che le entità o organizzazioni responsabili sembrano essere guidatori attenti e ragionevoli.
E ora, il meteo.
[“These and More Than These” di Joseph Fink]
Bentornati, ascoltatori.
Il sole non è tramontato all’ora giusta, oggi, riportano Carlos e il suo team di scienziati. Sono quasi certi di questo. Hanno controllato diversi orologi e il sole è decisamente tramontato dieci minuti dopo del previsto.
Gli ho chiesto se avessero delle spiegazioni ma non hanno fornito nulla di concreto. Per la maggior parte del tempo sono stati seduti intorno ad un orologio da tavolo, fissandolo, mormorando e fischiando.
Nonostante ciò, dobbiamo essere grati di avere il sole. È facile dimenticarsene in questo caldo, caldo, caldo clima del deserto, ma le cose sarebbero un po’ più difficili per noi senza il sole.
La prossima volta che il sole sorgerà, qualsiasi ora essa sia, prendetevi un momento per essere grati di tutto il tepore e la luce e anche, sì, l’estremo calore dei quali la nostra comunità del deserto è dotata.
Il Concilio Cittadino vorrebbe farvi ricordare una cosa riguardante i livelli del Paradiso e la gerarchia degli Angeli. Il promemoria è che voi non dovreste sapere nulla di tutto questo.
La struttura del Paradiso e la sua cartella organizzativa sono informazioni privilegiate, conosciute solo dai membri del Concilio Cittadino, solo per necessità. Vi prego, non parlate e non interagite con nessun Angelo che potreste incontrare mentre fate shopping da Ralph’s o al Complesso della Pista da Bowling e Sala Giochi Desert Flower. Dicono solo bugie e non esistono.
Riportate tutti gli avvistamenti di Angeli al Concilio Cittadino per trattamento.
E ora un breve annuncio del servizio pubblico.
Alligatori: possono uccidere i vostri figli?
Sì.
Sempre su questa linea, se posso dire la mia, penso che il modo migliore di morire sia essere inghiottito da un serpente gigante. Entrare prima coi piedi e poi per intero in un liquido viscido darebbe alla vostra vita una perfetta simmetria.
Tornando al Complesso della Pista da Bowling e Sala Giochi Desert Flower, il suo proprietario, Terry Williams, riporta che ha trovato l’entrata di una vasta città sotterranea nella zone del recupero dei birilli della Pista 5. Ha detto che non ci si è ancora avventurato; non ha fatto altro che dare un’occhiata alle sue strane guglie e i suoi ampi viali.
Inoltre riporta voci di una folla distante nelle profondità della metropoli sotterranea. Apparentemente l’entrata è stata scoperta quando una palla da bowling ci è accidentalmente rotolata dentro, scivolando giù nella città sottostante, emettendo suoni che rimbombavano per miglia attraverso l’inimmaginabile caverna.
Quindi, sapete, qualsiasi popolazione sia lì sotto, ora loro sanno di noi, e potremmo sentirne di più da loro molto presto.
Carlos, perfetto e bellissimo, è venuto nei nostri studi durante la pausa precedente ma ha rifiutato di rimanere per un’intervista. Aveva qualche tipo di scatola lampeggiante in mano, coperta di fili e tubi. Ha detto che stava setacciando “materiali” in zona.
Non so che materiali intendesse, ma sicuramente quella scatola fischiava e trillava molto. Quando l’ha messa vicino al microfono sembrava , bhe, un mucchio di uccellini appena nati che si svegliano dalla nanna. Un vero casino.
Carlos sembrava nervoso. Non avevo mai visto quell'espressione su qualcuno con una mascella così scolpita. Se ne è andato di fretta. Ci ha detto di evacuare la struttura. Ma dopo, chi sarebbe qui per parlare dolcemente a tutti voi, lì fuori?
Pronto per un’altra notte limpida e una bella serata qui a Night Vale. Spero che tutti voi abbiate qualcuno con cui dormire. O, almemo, che abbiate dei bei ricordi di quando lo avevate.
Buonanotte, ascoltatori. Buonanotte.
Proverbio del giorno: Guarda a nord. Continua a guardare. Non arriverà nulla dal sud.
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