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#ma quanti giorni aveva sta settimana?
odioilvento · 6 months
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Ci sono settimane talmente pesanti che alla fine dici: cavolo, finalmente è solo venerdì 17!
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pergiovanni · 2 years
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intervallo pomeridiano
Soundtrack: Veneto d'estate, Post Nebbia Sono sul letto e ho poggiato il mio pc su Pasqualino, il peluche grande dell'orsetto che mi tiene compagnia da circa 15 anni
Fuori ha smesso di piovere, sono giorni in cui tutto sembra fuorché estate. Piuttosto quasi un Settembre anticipato: piove, fa fresco, tira il vento. La felpina di sera sta diventando quasi obbligatoria. Sembrava decisamente più estate a Padova. Non mi sto accorgendo che sta volgendo al "termine" per l'allungamento delle giornate quanto quindi per via del clima quindi Ieri per arrivare ad Amantea c'è voluta un'eternità.. Ho sbagliato a fare cambio a Lamezia Nicastro perchè dovevo farlo a Lamezia Centrale..sono arrivata ad Amantea alle 15:00 con la pioggia fortissima, il cellulare scarico. Arrivata al posto in cui si sarebbe dovuto tenere il workshop, scopro che è stato annullato - nessuna informazione a riguardo. Scrivo di questo incidente a Francesco, che fa il volontariato per la Guarimba quest'anno: non mi ha risposto. Ho girovagato per Amantea da sola, ora rifugiandomi in un ristorante dalla pioggia, ora a prendere un gelato, ora a leggere Kafka e una biografia su Paul Klee. Mi sono sentita un pochino sola, più che altro perché avrei preferito della musica mentre camminavo ieri. Stare senza batteria mi ha lasciato a contatto con la natura ma un po' malinconica. Anche perché La Metamorfosi mi ha lasciato un nonsoche di vuoto, non è stata una lettura leggera. Per dire, magari leggere Sophie Kinsella avrebbe contribuito a colorarmi di un altro umore. Sono stata nel complesso mansueta a girare da sola, ad esplorare. Mi è dispiaciuto non avere una fotocamera, ancora una volta. Anche al FRAC Lidia, la ragazza con cui lavoravo, ne aveva una. Più il tempo passa, più impellente accresce la brama di possederne una. Per esprimermi a livello creativo credo Verso sera mi han raggiunto Noemi e Vanessa con i bambini, Edo e Mattia e mio papà anche, mentre mamma non c'era (poi ho scoperto che c'erano stati liti a casa, che dispiacere). Quando siamo arrivati a parco della grotta il festival era già iniziato. Mi sono messa con i bambini difronte allo schermo per i piccoli per accompagnarli alla visione, ho praticamente fatto volontariato. I bambini potevano votare i corti con degli stickers di stelline, che cosa cute. L'unica cosa è che non c'era neanche un corto in italiano, quindi mi è toccato tradurre nel mentre succedevano le cose. Non ho avuto tempo per spostarmi nel parco dove ci stava il proiettore con i corti per i grandi..sigh. Una cosa per cui ci son rimasta male è stata che nessuno (ne noemi ne vanessa ne i mariti) sono andati a vedere i corti. Neanche uno. Hanno preferito parlare tra di loro su delle panchine..boh. Hanno fatto cosi tanta strada per...parlare? Mi sono sentita come se non fossi riuscita a portare a termine una missione. I mean, sei ad un festival internazionale di cortometraggi e..stai al parco senza vederli? A questo punto stare a Catanzaro Lido non avrebbe fatto alcuna differenza. Riconosco l'aver percorso tanta strada per arrivare fino a li, son stata grata per questo. Solo che...che peccato, no?
Al festival mi sono imbattuta in Fra. Ha rivisto Mattia dopo 4 anni che non lo vedeva, sembrava tra l'indaffarato e il cortese artificioso. Non riuscirò mai a digerirlo. Ho pensato a quanto fosse bello, e a quanto sarebbe stato bello lavorare assieme al festival. Ma quest'anno non avrei mai voluto intralciarlo in un'esperienza che volevo fosse solo sua. In rapporto a lui, dall'esterno, mi vedo come nient'altro più di una pulce. Mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca vederlo, anche se ha salutato tutti quanti con tanta educazione (lo contraddistingue da sempre).
Lavorando con i bambini mi sono sentita veramente una poverina che si è persa il volontariato più bello. Una settimana ad Amantea tra artisti provenienti da tutto il mondo, registi, animatori.. pranzi a base di paella e musica di sottofondo, attaccata al mare e alla natura, immersa tra i murales colorati. Credo ci sarebbe stato spazio anche per me (tolta la parentesi di francesco ovviamente). E' stato spiacevole stare li e pensare ai volontariati fatti come niente rispetto a la Guarimba. Mi sono automaticamente tolta il credito, è un comportamento che si scatena a ripetizione. E' viziato come pattern, uno dovrebbe darsi credito per le cose fatte e non essere invidioso. L'erba del vicino è sempre più verde del resto. Comunque, ci tornerei davvero ad Amantea per vedere i corti siccome non ne ho visti, ma non ho il ritorno sigh
Per quanto riguarda le tue ferie: vienitene in calabria, meme io promoter ufficiale oppure davvero trova delle mete, tipo arte sellaa o l'osteria ai pioppi (parco di divertimenti naturale). entrambi sono due posti che ho nella lista da un bel po' di tempo, come il museo di canova a possano anchee Sono contenta di essere richiamata tra i ricordi della tua estate, spero sempre di poter essere un ricordo lilla
Stammi bene giovi. COMBATTI GIOVANNI COMBAAAATTIIII
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bergamorisvegliata · 2 months
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LE NOTIZIE...QUELLE BELLE
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Il calciatore senior più anziano della Gran Bretagna, a 90 anni, è ancora il "Ninja" dei gol: gioca 3 volte a settimana
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L’attaccante più anziano della Gran Bretagna segna ancora i gol della sua squadra di calcio locale tre volte a settimana, alla veneranda età di 90 anni.
L'allegro Mike Fisher, soprannominato "Ninja" dai compagni di squadra, segna una media di tre gol a partita dopo una carriera calcistica amatoriale iniziata 75 anni fa, nel 1949.
L'ex veterano della RAF si presenta ogni martedì, mercoledì e giovedì per due squadre locali di calcio ambulante dopo aver iniziato a giocare per loro all'età di 82 anni. Prima di ciò, il nonno di due figli ha giocato fino ai 40 anni prima di prendersi una pausa dal bellissimo gioco.
Innamoratosi di nuovo di questo sport a 80 anni, ora appare regolarmente per l'Old Corinthians,
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che gioca su un terreno non di lega Rushall Olympic a Walsall.
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La macchina da gol ha addirittura festeggiato il suo 90esimo compleanno con i compagni di squadra a fine febbraio, segnando cinque gol in una partita contro avversari di 40 anni più giovani di lui. “Mi chiamano tutti ‘Ninja’”, ammette Mike,
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“perché dicono che me ne sono andato in un batter d’occhio, proprio così. Un attimo prima pensi di avermi preso e il minuto dopo me ne sono andato e la palla è in fondo alla rete.
"Se chiedi a qualcuno se gioca con Mike Fisher, non avrà la minima idea di chi stai parlando, ma se dici 'giochi con Ninja' sapranno chi intendi", ha detto.
Mike ha iniziato a giocare quando aveva 14 anni nella Luton and District League nel suo nativo Bedfordshire prima di trasferirsi nelle Midlands dopo aver incontrato sua moglie Doris.
Si innamorò di Doris a Blackpool, dove era di stanza con la RAF. Il calcio della Sunday League in tutto il paese è notoriamente competitivo e costituisce una parte profonda della vita dei membri della squadra. Tifoso del Luton Town, Mike sta senza dubbio celebrando con fervore il ritorno della sua squadra in Premier League per la stagione 2023-2024, dopo essere stato retrocesso nel 1992 e fluttuare tra il terzo, quarto, secondo e persino quinto campionato per una generazione. .
“Amo ancora il calcio e continuerò ad andare avanti finché potrò, o almeno finché continuerò a segnare regolarmente. Quella sensazione di segnare non invecchia mai, anche se lo sono", ha detto, parlando come un vero attaccante. “Ho perso il conto di quanti ne ho segnati, ma di solito ne realizzo quattro o cinque a partita e gioco regolarmente a calcio camminando tre volte a settimana da otto anni. Alcune volte ne ho segnati dieci in una partita", ha detto.
Dopo aver prestato servizio in Libia, Egitto e Iraq nel 1954 come meccanico di motori della RAF, Mike sposò Dorris e si trasferì a Blackpool dove ebbero due figli.
Dorris è morta nel 2020. “Il calcio mi dà un motivo per alzarmi, uscire e rimanere in forma e attivo. Non voglio stare seduto su una sedia tutto il giorno. Ho iniziato a giocare a Luton quando avevo circa 14/15 anni e giocavo come attaccante o attaccante largo come si chiamava allora", ha detto. "Ho giocato per una squadra chiamata Yale una volta che mi sono trasferito nel Black Country e poi ho giocato con la Wednesfield Civil Defense quando avevo circa 33/34 anni." "È stato solo quando mi sono trasferito nel mio appartamento a Bloxwich
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che siamo andati in questo centro comunitario e mi hanno chiesto che genere di cose mi piaceva fare", ha detto Mike. "Ho detto che giocavo a calcio e loro hanno menzionato il calcio ambulante, anche se pensavo che sarei stato troppo vecchio a 82 anni, ci ho provato."
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“All’improvviso, ho iniziato a giocare contro persone tra i 50 e i 60 anni e ho capito che potevo ancora farcela. In questi giorni aspetto solo di metterlo in rete se ne ho bisogno. Sono un po’ come Jimmy Greaves, suppongo”, ha continuato. "Era il classico bracconiere, stringeva l'area e segnava gol da distanza ravvicinata".
Il vecchio compagno di squadra del Corinthians Mike Stevenson, 76 anni, ha detto di "Ninj" semplicemente che "arriva, segna". "Può esserci qualcun altro che gioca ancora regolarmente a calcio a questa età?" Ha aggiunto.
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ljuba28 · 4 months
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la mia storia
Ho conosciuto un ragazzo. Leonardo.
bello direi, non posso dire che vorrei non averlo mai incontrato perchè sotto sotto so benissimo che non è così. stavamo bene insieme, almeno non sempre, continuava a farmi incazzare per ogni singola cosa. E lì ho capito che sono io il problema, continuo ad immaginarmi cosa voglio con la persona sbagliata, convincendomi che possa funzionare in qualche modo. io e lui stiamo bene quando siamo da soli, so che lui mi ha sempre detto di non volere relazioni, ma io ho voluto provarci lo stesso perchè ormai gli avevo regalato il mio primo bacio e diventava un po’ strano vederlo a scuola sapendo che avrei potuto fare qualcosa per noi. quindi l’ho assecondato, gli ho dato tutto il tempo che gli serviva e finalmente, dopo una litigata abbiamo deciso di frequentarci, da lì ero felice di poter dire che finalmente avevo anch’io qualcuno su cui contare. beh dai non proprio, tre giorni dopo mi ha detto che voleva rimanere amici. triste eh? beh abbastanza grazie. dopo verso sera dello stesso giorno mi ha chiamato nel bel mezzo di una mia crisi di pianto; tempismo perfetto. abbiamo parlato per una buona mezz’ora e mi ha detto che sarebbe venuto sotto casa mia per parlare meglio, sentendosi in colpa per avermi fatto stare male. quella sera è il mio roman empire, siamo stati benissimo insieme, ci eravamo solo io e lui, al freddo dei primi di gennaio, ma riscaldati dalle emozioni di entrambi. beh durò effettivamente un po’ di tempo, siamo tornati a litigare per voci che girano su di lui, e dopo tre settimane puntualmente lui mi ha detto che voleva rimanere amici perchè era troppo pesante la situazione per lui. la cosa che mi stupì però, non era tanto il fatto che volesse rimanere amici, ma il modo in cui lo disse, lo disse con così tanta semplicità, come se tra noi non ci fosse mai stato nulla, e penso che questa è stata una delle cose che mi ha ferito di più. dopo messaggi in cui cercavo di sistemare la situazione lui ha detto va bene, continuiamo a frequentarci. cosa non sapevo io, era che lui aveva un’altra. ma non un’altra nel senso che si vedeva e si baciava un’altra, ma nel senso che sta ragazza è di un’altra città, si sono conosciuti per una settimana al mare e ora continua a rinfacciarmi di quanto lui sia effettivamente innamorato di lei. beh potevo pensare che fosse tanto per scherzare, ma lo scherzo è bello finché dura poco no? infatti, una sera dopo che lui fece le sue solite battute mi sono quasi messa a piangere, a piangere dalla realtà che mi era stata sbattuta in faccia, io non avrò mai quella versione di lui, io avrò la versione del rimpiazzo, del rimpianto, ma mai dell’amore. allora quando mi sono svegliata la mattina dopo mi sono ritrovata con un messaggio bello lungo pieno di scuse, eh già, basta poco per illudermi un’altra volta facendomi credere di essere qualcosa di importante. gli ho creduto, gli ho detto che era tutto apposto, ma in realtà non era così. ecco questa è la nostra storia, io sto male e lui sta bene, il fatto è che nemmeno se ne accorge di quanti sbagli lui stia facendo, e io sono ancora qui ad aspettare che lui cambi. Il problema è che il mio cervello sa benissimo che lui non cambierà per me, perchè non sono nulla di speciale per la quale tu devi distruggere le tue abitudini. però il mio cuore non ascolta, il mio cuore ama fino allo sfinimento, ama fino alla distruzione, ama così tanto che poi, dopo un po’ le forze finiscono, e così tutto il mio amore. solo che per arrivare a quel momento vuol dire che lui debba farmi così tanto del male che una persona nemmeno si immagina, perchè io non mi staccherò da lui finché lui non mi distruggerà completamente, e lo dico perchè lo so che non sono emotivamente forte per lasciarlo andare ora, ora che è ancora un punto debole, ora che ancora mi importa troppo di lui. fortunatamente non posso dire che mi piace da impazzire, ma il modo in cui mi tratta, quando mi tratta bene, mi tratta molto bene, è stato il primo ragazzo con cui posso parlare tranquillamente senza momenti di silenzio imbarazzante 
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e-o-t-w · 1 year
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Eyes on the world #142
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Pronti per il ponte del 25 aprile? Anche questo mese sta volando via come se nulla fosse.
Questa settimana torno a parlare più ampiamente della guerra in Ucraina e della situazione in Italia, ma spazio anche a Sudan e Yemen, due realtà che negli ultimi giorni hanno fatto notizia per vari motivi.
Non perdiamo altro tempo, cominciamo 👇
🇺🇦 STORIE DI OPPOSITORI PERSEGUITATI, SCAMBIO DI PRIGIONIERI, SATELLITI VAGANTI: LA SETTIMANA IN BREVE
(1) Riportiamo un attimo il focus sulla guerra in #Ucraina, dato che la settimana ha lasciato qualche strascico. Partiamo innanzitutto dall’oppositore per eccellenza del presidente russo #Putin, Alexei #Navalny, le cui condizioni di salute sono peggiorate di recente per via di un avvelenamento (secondo alcuni dei suoi collaboratori). L’uomo è al momento rinchiuso nel carcere di Melekhovo, a 250 km a est di Mosca, ed è qui che sarebbe avvenuto il fatto. È dall’8 aprile che non si hanno notizie di Navalny, dopo che quella notte un’ambulanza venne chiamata per i suoi forti dolori allo stomaco. A breve potremmo avere novità in merito, ma non è stato l’unico oppositore a fare notizia questa settimana. Da un lato abbiamo avuto Vladimir Kara-Murza, 41enne giornalista e politico russo, condannato a 25 anni di carcere in Russia per alto tradimento (è accusato di aver cospirato in segreto con i governi di alcuni paesi appartenenti alla #NATO, anche se i dettagli non sono mai stati diffusi); dall’altro Ilya Yashin, il cui ricorso contro la condanna a 8 anni e mezzo di carcere è stata respinta. L’uomo è accusato di aver condiviso “informazioni false” in merito alle operazioni dell’esercito russo in Ucraina (divenne famoso nel periodo del noto massacro di Bucha). Tornando a Navalny, il mondo dell’informazione attende novità sul caso, esattamente come per lo scontro più grande in corso tra gli eserciti russo e ucraino a #Bakhmut, dove al momento è il primo a prevalere. Il tutto in attesa di un probabile contrattacco ucraino di primavera, sul quale non vi è traccia nei documenti del #Pentagono trafugati nelle scorse settimane (a differenza di altre informazioni relative all’andamento della guerra); proprio per questo motivo, gli ufficiali ucraini non sembrano particolarmente preoccupati. Nonostante la tensione tra i due schieramenti, la scorsa domenica (in occasione della Pasqua ortodossa), è avvenuto uno scambio di prigionieri: la Russia ne ha liberati circa 130, mentre non è trapelato quanti ne abbia messi in libertà l’Ucraina. Sempre nel weekend i governi di Polonia e Ungheria hanno deciso di non importare più dall’Ucraina grano e altri prodotti alimentari, dai prezzi troppo concorrenziali rispetto a quelli dei settori agricoli locali. Vista la situazione critica nel Mar Nero, Kiev ha dovuto ripiegare sui paesi dell’Est Europa, essendo impossibilitata a raggiungere i clienti abituali (paesi africani e mediorientali in primis), ma Polonia e Ungheria hanno preferito rifiutare a importare tali prodotti per non mettere in difficoltà gli agricoltori locali. Non è escluso comunque che, soprattutto con la Polonia, si possa trovare un accordo. Per la prima volta dall’inizio della guerra, è anche avvenuto l’incontro tra il presidente ucraino #Zelensky e il segretario generale della #NATO Stoltenberg. Infine una curiosità proveniente…dai cieli di Kiev. Qualche giorno fa la #NASA aveva comunicato che un suo satellite defunto (Rhessi) sarebbe precipitato sulla terra tra mercoledì e giovedì, senza dare una precisa localizzazione. La stessa agenzia spaziale ha precisato che la maggior parte del corpo si sarebbe smaterializzata nel rientrare nell’atmosfera. Ebbene, il capo dell’amministrazione militare di Kiev Serhiy Popko aveva riferito che l’allarme aereo risuonato nella capitale nella notte di mercoledì fosse dovuto proprio alla caduta del satellite, ricostruzione immediatamente smentita dalla NASA, che a sua volta ha reso noto che nulla proveniente dallo spazio si sia schiantato su Kiev.
🇮🇹 ULTIME DALL’ITALIA: VISITA DI STATO IN AFRICA, CAUSE AI MEDICI, CONCESSIONI BALNEARI E CASO COSPITO
(2) Tante notizie dall’#Italia questa settimana, con il governo in prima linea in diversi ambiti. Partiamo dalla scorsa settimana, quando tra venerdì e sabato la premier Giorgia #Meloni si è recata in Etiopia per una visita di stato. Qui ha incontrato il presidente etiope Abiy Ahmed e l’omologo somalo Hassan Sheikh Mohamud, ai quali ha parlato di un piano di aiuti per favorire le istituzioni locali e sviluppare le relazioni internazionali con alcuni paesi dell’Africa (il noto “piano Mattei per l’Africa”, che prende il nome dallo storico presidente dell’ENI Enrico Mattei e che coinvolgerebbe anche la Tunisia). Il tutto al fine di arginare il problema migratorio, dal momento che l’Etiopia è uno dei principali paesi dai quali transitano i migranti che raggiungono la Libia e – di conseguenza – il Mediterraneo. L’accordo firmato con Ahmed vede lo stanziamento di 140 milioni di euro (di cui 40 a fondo perduto), che nei prossimi mesi potrebbero alzarsi a 200. A proposito di migranti, in settimana si è parlato ripetutamente della cosiddetta “protezione speciale”, riconosciuta dalla legge italiana (mentre l’asilo politico e la “protezione sussidiaria” sono riconosciute dall’Europa) per chi giunge nel nostro paese da un territorio nel quale è a rischio di persecuzione e non solo. A differenza di quanto dichiarato da diversi membri della maggioranza, la protezione speciale – o versioni simili – è in vigore in 18 paesi dell’UE. Tuttavia, in base alle ultime dichiarazioni, sembra che possa essere abolita dal governo, anche se la sola idea ha generato parecchie polemiche. Nel frattempo è stato nominato il commissario della gestione dello stato di emergenza nazionale sui flussi migratori: si tratta di Valerio Valenti, a capo del dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno. Altri provvedimenti della settimana hanno visto, ad esempio, la rimozione del divieto di vendita di armi agli Emirati Arabi Uniti, introdotto nel 2019 per limitare le attività militari in #Yemen, dove gli EAU hanno sostenuto l’Arabia Saudita contro i ribelli houthi. I recenti sviluppi sul conflitto, che riguardano principalmente il tentativo di raggiungere un accordo di pace, hanno però spinto il governo a procedere in tal senso.
Cambiando argomento, martedì sono iniziate le riunioni della commissione creata dal ministero della Giustizia per gestire la questione delle cause giudiziarie presentate contro i medici sul tema “malasanità”. Il ministro Nordio ha spiegato che il ruolo della commissione non è depenalizzare gli errori medici, ma rivedere le norme che regolano quando e come sia possibile procedere con una causa. Il problema principale è stato rintracciato nella “medicina difensiva”, termine con il quale si identificano le prescrizioni di esami e visite in numero eccessivo per escludere eventuali rischi. In base ai dati dell’Anaao Assomed (tra i principali sindacati di medici ospedalieri) ogni anno si contano circa 35.600 cause giudiziarie contro medici e strutture, molte delle quali sono ancora in attesa nei tribunali e – in generale – solo il 2% finisce con una condanna del medico. Le attuali leggi lasciano ancora diverso spazio per fare causa, perciò sarà compito della commissione evitare di depenalizzare totalmente la categoria e, allo stesso tempo, di intasare i tribunali con cause che non hanno ragion d’essere. Una delle soluzioni sul piatto è presa dalla legislazione francese, dove il paziente riceve un risarcimento economico rinunciando a fare causa, ma anche – al contrario – introdurre provvedimenti contro i pazienti che tentano di ottenere un risarcimento anche laddove non vi sia stato errore medico. Nel frattempo, brutte notizie dalla Corte di Giustizia dell’UE, che ha ribadito come le concessioni balneari – rinnovate automaticamente, ancora una volta, dal governo Meloni – debbano essere sottoposte a una procedura imparziale e trasparente, norma mai recepita da qualsiasi governo dal 2006 in poi. In tutto ciò, Alfredo #Cospito ha sospeso lo sciopero della fame iniziato lo scorso ottobre. Il detenuto anarchico in regime di 41-bis lo ha comunicato al Tribunale di Sorveglianza di Milano, dopo che la Corte Costituzionale ha giudicato illegittimo non prendere in considerazioni delle attenuanti per un caso che lo riguarda (e che potrebbe evitargli l’ergastolo).
🇸🇩 SUDAN SULL’ORLO DELLA GUERRA CIVILE: SCONTRO TRA ESERCITI A KHARTUM. CENTINAIA I MORTI CIVILI
(3) Il #Sudan non sta vivendo un ottimo momento. Sabato scorso sono iniziati degli scontri per il controllo del paese tra il gruppo militare #RSF (Rapid Support Forces, controllato da Mohamed Hamdan Dagalo, vice-presidente del paese e fedele al regime di Omar al Bashir caduto nel 2021) e l’esercito sudanese (comandato dall’attuale presidente Abdel Fattah al Burhan). Pur essendo alleati all’interno della giunta militare, il gruppo RSF ha sempre mantenuto una discreta autonomia, rimanendo separato dall’esercito sotto il controllo di Dagalo. L’intenzione di far tornare tutto il potere nelle mani del governo centrale e il conseguente scioglimento del gruppo ha acceso la miccia per lo scoppio del conflitto. Interessata soprattutto la capitale #Khartum, ma anche diverse altre città del paese. Il bilancio attuale è di oltre 300 morti civili e almeno 3000 feriti, ma i dati sono – purtroppo – provvisori e non contemplano i soldati caduti in battaglia. Ben nota una delle persone aggredite, comunicata lunedì dall’Alto rappresentante per gli Affari esteri europei Joseph Borrell: si tratta – secondo le prime ricostruzioni – di Aidan O’Hara, a capo della delegazione diplomatica dell’UE in Sudan. Il timore è che lo scontro possa molto presto trasformarsi in guerra civile, anche perché gli scontri non sono rallentati nemmeno di fronte due tentativi di tregua di 24 ore stabiliti tra lunedì e mercoledì per assistere i civili coinvolti. Le notizie che giungono sono oltretutto molto frammentate, ma si parla di migliaia di persone in fuga dal paese con qualsiasi mezzo (dal momento che l’aeroporto della capitale è fuori uso). Proprio a Khartum sono concentrati gli scontri più violenti, e iniziano a scarseggiare viveri, elettricità e acqua, oltre che medicine.
🇾🇪 YEMEN: PRINCIPIO DI ACCORDO TRA HOUTHI E ARABIA SAUDITA. TRAGEDIA NELLA CAPITALE SANA’A
(4) Sembra poter avere un seguito l’accordo portato avanti tra Arabia Saudita e il gruppo di ribelli #houthi, che controlla parte dello Yemen. Lo scorso weekend sono stati liberati centinaia di prigionieri nell’ambito di uno scambio che coinvolgerà quasi 900 persone. Un passo importante per il raggiungimento della pace nello Yemen, che tuttavia continua a vivere un periodo di estrema povertà (si parla di 33 milioni di bisognosi, pari a circa l’80% della popolazione). La vera notizia della settimana ha del tragico, dal momento che almeno 80 persone hanno perso la vita durante un evento andato in scena mercoledì sera nella capitale Sana’a. Centinaia di abitanti si erano radunati vicino una scuola dove dei commercianti locali avrebbero distribuito somme di denaro pari a 10 euro a persona, in occasione della festività di fine Ramadan. Sembra che alcuni soldati appartenenti al gruppo Houthi abbiano sparato in aria per cercare di controllare la folla e che uno dei proiettili abbia colpito accidentalmente dei cavi elettrici, provocando un’esplosione e la conseguente fuga travolgente dei presenti. Molti sono rimasti intrappolati nel caos e sono morti schiacciati o di asfissia. I due commercianti che hanno dato vita all’evento con l’ente benefico che rappresentavano sono stati arrestati per non aver preso accordi con la polizia nell’organizzarlo. L’unica speranza che resta agli yemeniti è un accordo tra Arabia Saudita e Iran/houthi che possa mettere fine alle ostilità.
Voliamo alle brevi, oggi molto ricche 👇
🇫🇷 Adesso è ufficiale: la maggior parte della nuova riforma pensionistica francese è stata approvata dalla Corte Costituzionale, compresa la sua parte più contestata (che innalza l’età minima per andare in pensione da 62 a 64 anni). Per quest’ultima, è stata respinta la richiesta di referendum popolare promossa da diversi gruppi parlamentari di sinistra. Come prevedibile, non sono mancate le proteste, dalla capitale Parigi a numerose altre città (Rennes e Marsiglia in primis). Poche ore dopo l’ok della Corte, il presidente #Macron ha promulgato la riforma, che è stata trascritta sulla Gazzetta Nazionale.
🇯🇵 Ancora problemi durante un comizio in #Giappone. Dopo la morte dell’ex premier Shinzo Abe lo scorso anno, ucciso durante un incontro pubblico all’aperto, l’attuale primo ministro Fumio Kishida è uscito illeso dal lancio di un ordigno a bassa potenza verso di lui nel corso di un comizio lo scorso sabato (una bomba carta o un fumogeno, probabilmente). La persona responsabile è stata subito immobilizzata e arrestata, ma non è ancora chiaro il motivo del gesto. Sempre in Giappone, il giorno prima, il governo ha approvato un progetto per aprire il primo casinò del paese. È una decisione storica perché fino al 2018 erano illegali, ma poi una legge di quell’anno li ha autorizzati purché aiutassero a incentivare il turismo. Verrà costruito a Osaka e inaugurato probabilmente nel 2029.
🐄 Curioso, per quanto tragico, incidente in un’azienda casearia del #Texas, la South Fork Dairy Farm. 18 mila mucche hanno perso la vita a causa di un incendio avvenuto lunedì scorso. Anche un dipendente è rimasto ferito gravemente, ma è in condizioni stabili. Lo stato è uno dei maggiori produttori di latte di tutti gli Stati Uniti e l’incendio – in base alle prime stime – potrebbe provocare danni per decine di milioni di dollari. Ogni mucca aveva un valore di circa 2.000 dollari.
🇮🇹 A distanza di otto mesi dalla sua nascita, il cosiddetto Terzo Polo (ovvero l’unione dei partiti “Italia Viva” di Matteo Renzi e “Azione” di Carlo Calenda) ha annunciato ufficialmente lo scioglimento.
💊 Torniamo in USA per parlare di #aborto. Partiamo dalla Florida, dove il governatore repubblicano Ron DeSantis (probabile avversario di Donald Trump per le primarie del Partito Repubblicano) ha firmato una legge che vieta di abortire dopo le prime 6 settimane di gravidanza. Bisognerà attendere il parere della Corte Suprema della Florida per far sì che la legge entri in vigore. Sempre nello stesso ambito, la (Corte Suprema) statunitense ha deciso di sospendere fino a oggi, 21 aprile, le sentenze che avevano limitato l’accesso al mifepristone nelle ultime settimane (si tratta di uno dei farmaci più usati per interrompere una gravidanza, ne avevamo parlato la scorsa settimana), ma dovrà comunque esprimersi sulla sentenza di un tribunale federale del Texas che aveva deciso di togliere dal mercato il farmaco in tutti gli USA.
🚨 Sempre negli Stati Uniti, a New York, sono stati arrestati due uomini con l’accusa di aver collaborato nella creazione di una stazione di polizia segreta per conto del governo cinese (ovviamente senza alcuna autorizzazione). Pare che sia stata aperta nel 2022 a Manhattan, con l’obiettivo di identificare e tracciare attivisti pro-democrazia attivi sia a NY che sul suolo americano e – potenzialmente – intervenire per reprimere le loro critiche contro il governo cinese. Da quanto emerge, sembra che i due abbiano agito sotto la direzione di un funzionario del governo cinese. Rischiano da 5 a 20 anni di carcere.
🇲🇦 Ricordate la discussa sentenza che, in #Marocco, aveva condannato a poche decine di mesi di carcere tre uomini che avevano abusato ripetutamente di una bambina di 11 anni, poi rimasta incinta? Ebbene, la Corte d’appello di Rabat è intervenuta in secondo grado e ha trasformato la pena di 2 anni in 20 e le altre 2 di 18 mesi in 10 anni (il massimo previsto per questi reati è di 30 anni). L’avvocato della bambina sta pensando di fare ricorso in Cassazione per aumentare ulteriormente le ultime due.
🚀 È partita alle 14:14 dello scorso venerdì la missione #JUICE dell’Agenzia spaziale europea, che consentirà di raggiungere Giove nel luglio del 2031. L’obiettivo è raccogliere dati sulle sue lune ghiacciate in modo da capire come e se sia possibile la vita su altri pianeti che non siano la Terra. Non ha avuto lo stesso successo il primo lancio di #Starship, l’astronave progettata da SpaceX (fondata da Elon Musk). Il mezzo è esploso poco dopo la partenza, poco prima che la navicella si staccasse dal razzo, ma fortunatamente senza nessuno a bordo. Non è ancora chiaro il motivo dell’accaduto. Il primo tentativo di lancio era stato annullato per via di un problema tecnico lo scorso lunedì.
📲 Dopo la radio pubblica statunitense NPR, anche la PBS (la televisione pubblica statunitense) ha comunicato di aver lasciato #Twitter dopo essere stata etichettata dal social come “testata finanziata dal governo”, lasciando intendere una presunta inattendibilità del loro lavoro giornalistico. Sempre Twitter ha cominciato a rimuovere le spunte blu a chi non ha sottoscritto l’abbonamento per mantenerle. Tra questi anche moltissimi personaggi in vista, come Donald Trump, Beyoncé o persino il fondatore del social Jack Dorsey.
🇬🇧 In Regno Unito è stata aperta un’indagine per un potenziale conflitto di interessi che coinvolgerebbe il primo ministro Rishi #Sunak. In base a quanto riportato da diversi giornali britannici, sembra che la Koru Kids (azienda di servizi per l’infanzia di cui è azionista la moglie di Sunak) abbia beneficiato di finanziamenti pubblici. Dopo diverse critiche provenienti dalla stampa (successive all’aver negato potenziali conflitti di interesse) il premier ha fatto sapere di aver già reso nota tale situazione, anche se non pare esservi traccia di alcuna comunicazione in merito.
🇫🇮 Se in alcuni paesi europei le centrali nucleari vengono spente (Germania), in altre prendono vita. Nella centrale Olkiluoto, in #Finlandia, è entrato in funzione il terzo reattore, il più grande d’Europa e il primo ad acqua pressurizzata (una nuova tecnologia che garantisce efficienza e sicurezza). In base alle prime stime dovrebbe produrre circa il 14% del fabbisogno elettrico finlandese.
📺 Qualche tempo fa parlammo del caso di #FoxNews, la più famosa e influente tv di destra americana, e della crociata fatta ai tempi delle elezioni presidenziali del 2020 contro la Dominion Voting Systems, l’azienda che si occupò di fornire l’attrezzatura per il voto elettronico, spingendo la teoria supportata dall’ex presidente Donald Trump di possibili brogli elettorali. L’azienda aveva chiesto alla rete 1,6 miliardi di dollari di risarcimento per diffamazione, ma – poco prima dell’inizio del processo – le parti si sono accordate per 787,5 milioni di dollari, senza che venissero affrontate importanti valutazioni sul piano mediatico e – soprattutto – etico, visto l’enorme bacino di spettatori quotidiani.
🔫 Oltre 14 mila persone sono state arrestate nell’ambito di una gigantesca operazione dell’#Interpol sul traffico di armi in America Latina. Sono state sequestrate circa 8.000 armi, 305 mila proiettili, ma anche 203 tonnellate di cocaina e 372 tonnellate di precursori chimici (materiale utile alla produzione di droga, in estrema sintesi).
🇪🇺 Dal primo gennaio 2024 tutti i cittadini del #Kosovo potranno entrare nei paesi dell’UE senza richiedere alcun visto. È la decisione del Parlamento Europeo approvata lo scorso martedì, attesa da anni dal piccolo paese dei Balcani (l’ultimo della zona ad attendere il via libera).
🇹🇳 Continua la spinta del presidente tunisino Kais Saied verso la trasformazione della #Tunisia in un paese sempre più autoritario. Lunedì la polizia ha prelevato in casa sua l’81enne Rached Ghannouchi, leader del partito di opposizione e – di conseguenza – uno dei principali oppositori di Saied. Era accusato da tempo di reati riguardanti la gestione finanziaria del partito, ma molti ritengono essere accuse mosse politicamente.
🏳‍🌈 Nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado della Florida sarà vietato parlare di temi legati al mondo #LGBT+. È stato il ministero dell’Istruzione dello stato ad approvare il provvedimento, che non richiede alcuna approvazione legislativa e quindi entra in vigore con effetto immediato. Chiunque violerà le regole, vedrà la propria licenza di insegnamento sospesa.
💻 Sapevate che #Netflix venne fondata nel 1997 per fare concorrenza a Blockbuster, consegnando a domicilio DVD a noleggio, ma senza avere uno store fisico? Ebbene, dopo 25 anni, l’azienda ha deciso di chiudere questo storico servizio (attivo solo negli Stati Uniti). Lo scorso anno ha fruttato un totale di 126 milioni di dollari, a fronte di 31,6 miliardi di ricavi. L’ultima consegna è prevista per il 29 settembre.
⚙ Decisione a suo modo storica dell’Europa che, tramite un accordo tra i rappresentanti di Consiglio e Parlamento Europeo, ha deciso di investire 43 miliardi nella produzione industriale di #microchip. L’obiettivo è raggiungere la quota del 20% della produzione mondiale entro il 2030 (attualmente è ferma al 9%), ma nello stesso tempo anche di emanciparsi dalle importazioni dall’estero di tali materiali, fondamentali per l’elettronica, ma non solo.
❌ Non dorme mai il conflitto tra Cina e Stati Uniti. Il dipartimento del Commercio americano ha multato per 300 milioni di dollari la Seagate, azienda tecnologica rea di aver fornito dischi rigidi alla cinese Huawei, violando le norme sulla vendita e le esportazioni alla stessa Huawei (volte a ostacolare lo sviluppo di tecnologie sofisticate da parte della Cina).
⌨ La sezione News di #BuzzFeed chiuderà definitivamente i battenti. Lo ha annunciato il CEO Jonah Peretti, con la forza lavoro del sito verrà ridotta del 15%. Il progetto non era più sostenibile anche per il declino di Facebook, principale social utilizzato per condividere e diffondere le notizie. La testata, nota per le sue inchieste, vinse il premio Pulitzer nel 2021 per aver documentato la vicenda dei campi di detenzione in Xinjiang.
⚽ Chiudiamo con il #calcio: ottime notizie dalle coppe europee per le italiane impegnate. Decise le semifinali di ogni competizione: in Champions League saranno Milan-Inter e Real Madrid-Manchester City a contendersi la finale, in Europa League Juventus-Siviglia e Bayer Leverkusen-Roma, mentre in Conference League West Ham-AZ e Fiorentina-Basilea.
Alla prossima 👋
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toscanoirriverente · 4 years
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Luttwak ad Affari: “L’Italia è in crisi perché è prigioniera di una casta”
(...) Saremo il Paese più colpito d’Europa dalla recessione per il Coronavirus. Cosa dovremmo fare per uscirne, visto che nessuno ci aiuta?
"Secondo le statistiche tra i i 196 Paesi del mondo l’Italia è il numero 8 per ricchezza totale. L’Italia è uno dei Paesi più ricchi del mondo eppure deve andare in giro come un mendicante perché è occupato da una casta. Questa è la ragione del perché lo Stato italiano non può funzionare. E non può funzionare a causa del sistema legale che è il sistema nervoso dello Stato. Ogni volta che qualcuno ha cercato di riformare questo sistema legale italiano, per aver una magistratura europea, viene bloccato dai magistrati che aprono un qualche processo contro di te o un parente".
Lei dice che abbiamo uno Stato burocratico in cui non c’è giustizia e questa è la causa numero uno del suo cattivo funzionamento?
"In Italia non c’è giustizia. L’Italia è un Paese occupato da caste. E la principale casta è quella dei magistrati, uno dei corpi più lenti e improduttivi del mondo. Qualcuno non ti paga, tu lo porti a processo, lui perde, va in appello, riperde, va in appello di nuovo, poi va in Cassazione e il giudice della Cassazione non scrive la sentenza per un anno, per due anni, per tre anni. E’ successo. Se il poveretto che non è stato pagato ormai da 15 anni chiede al suo avvocato di fare una protesta, di fare qualcosa questo gli risponderà “per carità”. Poi il magistrato andrà in pensione e un altro giudice prenderà l’incarico e rivaluterà gli atti. Come può funzionare uno Stato così?"
E che si dovrebbe fare?
"Le faccio un esempio. Uno Stato così nel suo funzionamento, per esempio oggi con l’emergenza del virus, ha emesso un documento per i pagamenti più semplici possibili ed è di 10 pagine. L’equivalente in Canton Ticino sono 4 domande, occupa un terzo di una pagina, perché lì se dici una bugia in 6 mesi sei in carcere. Da un lato il sistema non da giustizia. Quando te la daranno forse sarai morto.
Mentre dall’altro lato a causa della macchinosità di un sistema medioevale non si muove nulla. Non puoi sapere se il giudice, che si prende tutto quel tempo, non scrive la sentenza e lo fa per ignavia o perché è corrotto. Tu non puoi saperlo. Forse l’imprenditore che non ti paga ha passato una mancia al giudice ma tu non puoi saperlo. Non importa se è ignavia o corruzione il risultato è lo stesso e cioè che lo Stato italiano non può funzionare. Il risultato unico è ricorrere alla criminalità organizzata".
Ma i magistrati imputano al non avere mezzi, strutture, personale l’impossibilità di essere celeri e far funzionare al meglio i procedimenti!
"Hanno sé stessi perché i giudici della Cassazione italiana sono pagati molto meglio che la media dei giudici in Europa. Si lamentano? Non hanno i mezzi perché costano troppo, sono molto ben pagati. Troppo. I giudici della Cassazione guadagnano più dei giudici della Corte Suprema americana che sono solo 7. Loro sono più di un centinaio".
E per i fondi da trovare?
"Cassa depositi e prestiti, nella situazione di oggi, potrebbe funzionare come un fondo sovrano e potrebbe dire fate quella strada, aprite quel cantiere, costruire quel ponte, ma non può farlo perché subito interviene qualche magistrato. Poi in Italia è tutto così strano: prima arrestano le persone poi cercano le prove. Quante volte è successo!? Il caso limite in tutta Europa che è stato esaminato e studiato ovunque da tutti è il caso di Calogero Mannino. Viene accusato di mafia nel 1994, viene processato fino a quest’anno (è stato definitivamente assolto nel 2019, ndr).
La Procura di Palermo perde i suoi processi e ogni volta fa appello e poi lo accusano della stessa cosa ma usando un altro nome. Prima era associazione esterna alla mafia poi è diventato negoziato Stato-mafia. Come può funzionare uno Stato così? Negli Stati Uniti una cosa del genere può anche accadere perché ci possono essere procuratori che fanno politica, ma addirittura in Italia c’è qualcuno di loro che si è buttato in politica. Negli Stati Uniti però faranno un processo contro questo magistrato e lo metteranno in galera. Va in prigione perché ha fatto dei processi contro un cittadino senza avere prove".
 Sono sistemi diversi...
"Ma in Italia c’è addirittura la carcerazione preventiva. Da nessun parte accadono cose così come in Italia. Forse in Corea del Nord. Prima il magistrato ti accusa, poi ti arrestano, poi ti sbattono dentro, poi lui cerca le prove, ma dopo, tenendoti in carcere. Non può funzionare. Nell’Unione Europa ci sono Paesi molto più poveri dell’Italia, come ad esempio la Slovacchia, la Polonia, l’Ungheria. Conte è là seduto per terra che strilla “voglio gli eurobond!” ma chi dovrebbe pagare gli ungheresi? Gli slovacchi? L’Italia vuole solidarietà da un gruppo di Paesi che sono molto più poveri di lei".
Visto questo cortocircuito tra burocrazia, casta di Stato, giustizia, cosa devono fare gli italiani per uscirne?
"Gli italiani sono a casa. E’ una buon occasione per riflettere. E dire: siamo un Paese molto produttivo e ricco ma il nostro Stato non funziona perché il sistema legale che è il sistema nervoso di un Paese non funziona. E’ gestito da una classe di persone che non sono europee. La magistratura italiana non è una magistratura europea. Non so da dove viene, forse è una magistratura da Stato arabo e non importa se le cose non funzionano se per ignavia o per corruzione. Il risultato è lo stesso.
Quelli che hanno accusato Calogero Mannino era i nemici politici e il sistema li ha lasciati fare. Certo i procuratori sono controllati da un corpo professionale ma in Italia questo corpo professionale, che è il Consiglio Superiore della magistratura, è lottizzato da differenti fazioni. Gli italiani devono riflettere. Siamo mendicanti perché lo Stato non funziona. Lo Stato non funziona perché non abbiamo una magistratura europea. Dobbiamo finalmente avere una magistratura europea. Un giudice che non scrive una sentenza in un mese o in una settimana deve essere licenziato".
Non mi sembra che i media televisivi abbiano aperto una discussione su questi temi. Non la pensano così…
"L’opinione pubblica quando vede che il paziente sta morendo perché ha la cancrena deve vedere dove è cominciata questa cancrena. I media devono esaminare due cose per capirlo, non mille, non un milione di cose: il processo di Calogero Mannino (chi lo ha fatto e come, in tutto il mondo cose così non si sono mai viste, è un anomalia gigantesca); e il modulo emesso ieri dal governo per chiedere i fondi e compararlo a quello del Canton Ticino. Solo queste due".
Come liberarsi da questa situazione di Stato disfunzionale e pericoloso per i cittadini?
"Quando una persona sta morendo di cancrena guarda dove è iniziata. Comincia tutto dal non avere una giustizia di tipo europea, dal non avere una magistratura europea. Faccio un altro esempio: il sistema legale francese che è quasi simile a quello italiano ha però una differenza: nessun procuratore può muoversi se non autorizzato da un giudice di istruzione che chiede ai magistrati che accusano: 'tu le prove le hai? Per far durare il processo velocemente, tre giorni!? Ed avere così una risoluzione chiara? No!? Allora non disturbare il cittadino!'. Se tu fai una truffa contro lo Stato ti prendono subito, perché non hai un sistema intasato da tutte questa massa di accuse opinabili, lungaggini, cose barocche e fatte per altri motivi. Ti fanno un processo e ti mandano in prigione rapidamente. Quanti italiani sono in prigione per non aver pagato le tasse?"
Pochissimi... credo qualche centinaio, 200 forse...
"Esatto! In America sono 50.000".
Capisco...
"Perché ti beccano. Racconto l’aneddoto di una signora di New York, proprietaria di grandi alberghi. Ha pagato 800 milioni di tasse ma in quell’anno, qualche anno fa, si è fatta comprare un sofà di poche migliaia di dollari, 3400 dollari, e l’ha portato a casa sua e non in uno dei suoi alberghi come dichiarato. Quando è stata beccata dalle tasse ha preso 3 anni di prigione, di solito sono 5. Aveva 76 anni ed è andata in prigione. Il processo è durato circa un’ora".
Noi saremmo felici anche se durasse una settimana...
"Se fosse accaduto in Italia avrebbero aperto un dossier per investigare cosa ha fatto negli ultimi 60 anni. Forse l’ha fatto altre volte? Sa, ci sono molti modi, per la magistratura araba o turca che l’Italia ha, per non fare il proprio lavoro. Ricordo quando Andreotti era accusato di associazione esterna mafiosa. Invece di fare vedere due fotografie, lui che abbraccia il suo grande amico Salvo Lima e Lima che abbraccia qualche mafioso, si è deciso di accusarlo di tutto, compreso l’omicidio di un giornalista (il riferimento è all’omicidio Pecorelli, ndr). In Italia la signora dell’albergo non avrebbe fatto un giorno di galera. Le avrebbero aperto un’indagine per 27 anni".
La maggioranza dei media descrive i problemi italiani in tutt’altro modo. Come è possibile?
"Allora devono spiegare questo mistero in un’altra maniera. Il mistero di avere uno Stato così ricco ma che fa il mendicante".
(...)
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olstansoul · 4 years
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Sacrifice, Chapter 6
PAIRING: Wanda Maximoff & James Bucky Barnes
"Ehi capitano, pronto per questa nuova sfida?"
La voce di Sam lo distrasse dai suoi pensieri, prima di ogni partita lui era sempre carico sia per lui che per gli altri. Ma chissà perché, proprio quest'oggi aveva dentro di sé un brutto presentimento. Era pronto e ben allenato ma aveva così tanti pensieri nella sua testa che, forse, se non sarebbero scomparsi avrebbero contribuito male alla sua performance in campo. Lui era davvero bravo, metteva davvero tanta costanza e tanto impegno in questo, ma ora a differenza delle altre volte era preso da qualcos'altro ma non sapeva ancora da cosa.
"Abbastanza..."
"Abbastanza? Ehi, cosa succede? Di solito sei carico come una molla..."
"Stasera di meno"
"Spero per te che ti sentirai meglio, non mi va di vederti giù specie in queste situazioni"
"Lo spero anche io, grazie Sam"
Chiuse il suo armadietto e si sedette sulla panca allacciandosi le scarpe, prese la sua maglia con scritto "Barnes 17" sul retro e poi avvolse attorno al suo braccio una fascia dello stesso colore della divisa. Era la cosiddetta fascia del capitano e lo contraddistingue dal resto dei suoi compagni di squadra.
Andò verso di loro e insieme si diressero verso la porta per accedere alla palestra, ma prima ancora di uscire fu fermato. Sharon, lo stava aspettando con le braccia incrociate sotto il seno messo un po' in risalto dell'uniforme da cheerleader.
"Ehi..."il suono inconfondibile e fastidioso della voce di Sharon gli arrivò alle orecchie e non aveva persino voglia di voler parlare con lei.
"...spero che tu sia abbastanza preparato"
"Lo sono...dovrei entrare, quindi se mi lasci passare..."
"Sei nervoso? Mi ricordo che per le tue partite da capitano non ti sei mai comportato così..."
"Beh...c'è sempre una prima volta, vero?"disse lui provando a togliersela di dosso ma ottenendo solo una leggera spinta da parte della bionda.
"È colpa di quella, vero?"
"Colpa di chi scusa?"
"Di quella ragazza, non pensavo che tu fossi capace di fare questo a me..."
"Fare cosa? Ti ho detto dall'inizio che fra me e lei non c'è nulla...""Almeno avresti potuto scegliere qualcuna che mi avrebbe superato ma con quella lì sei sceso solo in basso..."
"Come scusa?"
"Hai sentito bene quello che ho detto e certamente non te lo ripeto..."
"Non permetterò che i tuoi stupidi capricci da quattordicenne possano allontanarmi da lei, non te lo ripeto più Sharon...fra me e lei non c'è nulla, quello che dovrebbe essere preoccupato fra noi due sono io..."
"Davvero? Sei preoccupato? E per cosa? Sai benissimo che senza di me il posto nell'azienda di mio padre te lo sogni"
"Tranquilla, mi risparmierò quest'incubo"
Nel frattempo, a casa Maximoff...
"Salva progetto...e finito!"disse lei cliccando sull'icona salva, per poter conservare nella cartella dei file di letteratura, la sua relazione personale sul libro che aveva finito di leggere, in modo che l'avrebbe consegnata alla professoressa Potts la settimana successiva.
Non che lo avesse finito per davvero, ma sapeva esattamente di che libro si trattava, considerando che aveva visto anche il film e allora decise di anticiparsela. Chiuse il computer e fece un respiro profondo, buttandosi con la schiena sul letto e con i suoi capelli che coprivano quasi tutti i cuscini, si girò verso la sua scrivania e vide il quaderno che aveva usato due giorni prima per poter prendere gli appunti di fisica.
"Se voglio che mi ascolti, dovrei studiarli già da ora..."disse lei con un leggero sbuffo ma subito si alzò e si diresse vicino la sua scrivania.
Si alzò con calma, per evitare che da un momento all'altro potesse cadere per colpa delle sue gambe e del forte mal di schiena che aveva da questa mattina. Avrebbe tanto voluto andare alla partita del capitano Barnes ma purtroppo c'erano cause di forza maggiore che non gliel'hanno permesso. Arrivò fino alla sua scrivania dove c'erano il suo libro, quello che aveva letto per fare la sua relazione e il suo quaderno. Li prese tutti e due lanciando il quaderno sul suo letto e prendendo il libro fra le mani.
"Bene, dove eravamo rimasti?"chiese lei vedendo che il fiore che aveva come segnalibro era messo quasi alla fine.
Si rimise sul letto prendendo la pagina dove erano segnate le poche cose che James le aveva detto e iniziò a leggerle notando come tutto le sembrava abbastanza facile da poterlo capire.
Dopo solo un'ora, era quasi ora di cena, decise di rimetterlo a posto sulla sua scrivania dove poggiò anche il suo computer e il suo astuccio che le era servito per poter trascrivere gli appunti a penna. Aprì la porta di camera sua e scese le scale per andare di sotto in cucina, era vuota si sentiva solo il trambusto della televisione, suo fratello stava giocando con i videogiochi e lei al pensiero sorrise. Aprì la dispensa, non aveva molta fame e quindi decise di arrangiarsi con semplice panino e alcune merendine. Certo dover mangiare poco non le faceva bene, visto che le sue ossa e i suoi muscoli ne risentivano di più ma, così come tutte le cose, a Wanda non importava.
"Wanda? Stai prendendo le mie merendine?"
Restò ferma sul posto sentendo la voce del fratello che l'aveva sentita arrivare in cucina.
"No, perché pensi che io possa mangiare le tue merendine se sono le tue preferite?"chiese lei a suo fratello e subito dopo ne mangiò un pezzo.
"Perché ti ho vista scendere le scale, oggi non hai mangiato nulla e so che la prima cosa che hai aperto è stata la confezione di merendine"
"Ma sei stato tutto il tempo con gli occhi nel videogioco dai!"
"Wanda! Non finirai le mie merendine preferite!"disse lui alzandosi dal divano e sentendo che suo fratello stava arrivando, si fece un scorta e iniziò a correre.
"Si, se non mi prenderai!"disse lei che iniziò a correre dal lato opposto della penisola dove stava per arrivare il piccoletto.
Lei continuò a correre arrivando fino alla porta di camera sua dove si chiuse dentro, mentre suo fratello bussò al di fuori della porta e iniziò a lamentarsi.
"Wanda, apri la porta"
"Ne ho prese solo due"
"Ne hai prese tre, ti ho vista..."
"Guarda che fanno male più a te che a me"
"Gne gne gne"
Lo sentì allontanarsi e quando suo fratello aveva raggiunto il piano di sotto lei iniziò il suo tipico sabato sera.
Nei spogliatoi della palestra della scuola, dopo la partita...
"Tre falli, te ne mancavano due e potevi essere espulso e tu cosa fai? Esageri arrivando a sei e, non solo, ci fai perdere persino la partita"
James non badava alle mille proteste che il suo migliore amico stava dicendo e neanche a quanti falli aveva fatto e che stava per elencare.
"Hai tenuto la palla in mano per più di cinque secondi senza palleggiare, hai commesso il fallo dell'infrazione, hai saltato con la palla in mano, hai iniziato a palleggiare e poi hai smesso...ma cosa ti..."iniziò a dire Steve
"Hai finito di fare l'elenco di tutti gli errori che ho commesso oppure preferisci autocommiserarmi ancora di più?"
"James..."
"No, niente James...anche Rumlow ha sbagliato e peggio di me"
"Tu rischi grosso, sei il capitano della squadra"
"Oh...bene, allora l'azione che ha fatto..."
"Lascia perdere per un attimo Rumlow e sta a sentire noi"
"Mi stava mettendo le mani addosso Sam, capisci? E con lui ci sono passati sopra, ed io? Non posso avere un cretino nella mia squadra che farebbe a pugni con un suo compagno e cosa farebbe con la squadra avversaria o al di fuori?"
"Ho capito, mi è chiaro il concetto. Ora, ti vai a fare una doccia, ti vesti e andiamo tutti e tre a farci un giro, ci stai?"
"Va bene...scusatemi, non pensavo di  poter reagire così"
"Tranquillo"dissero Steve e Sam con piena tranquillità e consapevolezza che il loro migliore amico era solo frustrato.
"Dopotutto ha ragione, insomma è Bucky non reagirebbe mai di questa maniera a meno che non venga provocato"
"Già che lo chiami Bucky per lui è una provocazione"disse ridendo Sam.
I due iniziarono a svestirsi e andarono anche loro a fare la doccia, tornarono e si rivestirono con dei vestiti puliti mentre il castano li aspettava all'uscita con il suo borsone sulla spalla destra.
"Oh era ora! Sembrate una ragazza quando ci mette tanto a prepararsi"
"L'unico ad essere fidanzato qui in mezzo sei tu James"gli ricordò Steve.
"Evitiamo l'argomento Sharon e le sue millemila preoccupazioni inutili che riguardano solo scarpe e colori dello smalto"disse il sottoscritto procurando una risata fragorosa da parte di Sam.
Il loro sabato sera era appena iniziato.
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leojfitz · 4 years
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di giorni non contati
When this is over // when this is under // a foot of water // hold me forever
Non li sta contando i giorni, e comunque anche se lo stesse facendo non sarebbe affatto perché sta pensando costantemente ad Edoardo. Ne ha avuti periodi di merda nella sua vita, decisamente molto più brutti e pesanti di questo qua, e si sente anche un po' in colpa con il se stesso di dieci anni fa che se la passava decisamente peggio, per essersi lamentato per un momento di questa quarantena. Isolamento, come diavolo deve chiamarlo. Ma questo lo sa solo lui, tutto sommato, e sta cercando di mantenere un certo contegno davanti a Matteo. Oddio, dipende cosa si intende per contegno, è passata solo una settimana da quando quel poveraccio ha avuto la sfortuna di sentire una di quelle sue telefonate particolari con Edoardo. Fino a quel momento era riuscito a non farsi sgamare, o forse (sta giungendo adesso a questa conclusione) fino a quel momento Matteo aveva sopportato in silenzio. Una settimana fa gli aveva detto che poteva avere la decenza di avvisare, o magari abbassare il tono di voce, che quei versi se li sarebbe ritrovati nei peggiori incubi. Quindi forse a Matteo non è che proprio abbia bisogno di dirlo, come si sente, immagina che lo sappia benissimo. 
Insomma, non li sta contando i giorni. Sta sempre con quel telefono in mano in attesa di un messaggio, di un'altra telefonata, ma di nessuno in particolare. Non è mai vagamente deluso quando è qualcuno che non sia Edo a chiamarlo. O almeno, spera di recitare abbastanza bene la parte per non farlo capire. E non è neanche che non li voglia sentire, comunque, è che Edo vuole sentirlo un po' di più di tutti gli altri. Ci sono tante cose di cui non può parlare con altre persone, tante cose che sono solo loro: nel corso degli anni hanno creato un linguaggio comune, incomprensibile agli altri, ma che è stato una naturale conseguenza del tempo infinito che hanno passato insieme. Gli album registrati insieme, i tour, i viaggi. Non se lo ricorda neanche più quando è stata l'ultima volta che si sono fermati per così tanto tempo, sono anni. 
Come non ha contato quegli anni non sta contando neanche i giorni, quindi. E poi è il tre aprile, è appena uscito il singolo e deve fare tante di quelle telefonate di lavoro, con i giornalisti. Edo troverebbe pure occupato se provasse a chiamare. Per un giorno possono pure non sentirsi comunque, non sarebbe la prima volta nelle loro vite. Ha appena chiuso una delle varie telefonate quando sta per mandargli un messaggio, perché tutto sommato ha una forza di volontà veramente pessima - non in generale, nella vita, ma per quanto riguarda Edoardo. Se si ripromette di fare - o, in questo caso, non fare - una cosa che riguarda Edo può star certo che la razionalità lascerà il suo corpo ed accadrà l'esatto contrario. Comunque questa volta è l'ennesima telefonata a salvarlo, il messaggio lasciato lì, scritto a metà. Poco male. 
Il giornalista gli chiede da quanti giorni è là dentro. Non li sta contando, quindi improvvisa. Non riesce a smettere di pensare a quel dannato messaggio lasciato a metà, di questa domanda scema che gli è balenata in testa poco prima. Ormai ha il pilota automatico attivato, gli stanno facendo le stesse domande a ripetizione da tutta la giornata, non deve neanche concentrarsi. Ed è ovvio che quando non è concentrato sul lavoro, stia pensando ad Edoardo. A quanto fosse più bello, l’isolamento volontario al Villaggetto. Quasi glielo dice, al giornalista, della gioia di essere lì a mangiare frutta a tutte le ore del giorno e della notte, poi si rende conto che la sua mente sta pericolosamente deviando su territori decisamente non condivisibili con il giornalista, tipo quella notte in cui hanno fatto sesso in spiaggia e si sono ritrovati sabbia addosso per giorni, nei posti più impensabili. 
I giorni che ora non sta contando. Conclude la telefonata e riapre i messaggi, e quella stupida domanda rimasta a metà. Ora forse avrà un po’ di tregua, torna a digitare. Se conosce abbastanza Edo sa che gli risponderà con un insulto, o che lo chiamerà per insultarlo, per essere ancora più efficace. Cancella il messaggio e lo chiama direttamente lui, a quel punto. E per fortuna che si è detto che potevano pure non sentirsi per un giorno. 
“Pensavo fossi troppo preso dalla stampa, oggi,” gli risponde. 
“Abbastanza, ma ho trovato cinque minuti liberi solo per te. Che stai a fà?” Matteo deve aver capito chi ha chiamato, perché improvvisamente il volume della musica del pezzo a cui sta lavorando è aumentato di parecchio. 
“Stavo a lavorà su una cosa nuova, dopo magari te lo mando,” gli dice Edo. “Ma quell’altro è diventato sordo? La sento fino a qua la musica sua.” 
“No c’ha paura che è una delle telefonate nostre, ormai l’ho traumatizzato a vita.” Edo si mette a ridere, lo sente muoversi per la casa, forse si sta mettendo sul letto. Lo sta visualizzando con una certa facilità, ma non dovrebbe. Non è la giornata giusta. 
“Ed è una di quelle telefonate? Non so’ preparato.” 
“No che poi me ricominciano a chiamà e devo sembrà una persona seria, se me distrai mo non riesco più,” gli spiega. Poi gli viene in mente di una volta in cui si erano chiusi nel cesso di un posto in cui dovevano fare un’intervista ed è abbastanza sicuro che Edoardo stia rivivendo la stessa scena nella sua testa perché nessuno dei due dice niente per un po’. Poi si ricorda della domanda, giusto. “Ti volevo fà una domanda scema, comunque.” 
“Me piace che lo dici come se fosse ‘n evento eccezionale.” 
“No dai pensa che è ‘na cosa quasi seria, pure se è scema,” gli dice, ormai ha perso lo slancio che gli hanno dato le dieci telefonate precedenti con la stampa, Edoardo gli ha fatto già perdere un po’ la lucidità e sta vaneggiando. “Niente, me chiedevo se te ricordi quand’è stata l’ultima volta che non ce siamo visti per così tanto tempo di seguito volontariamente.” La chiave è la parola volontariamente, lo sa. Edoardo sospira, ci pensa un po’. Ci sono stati tanti periodi della loro vita in cui non si sono visti per tanto tempo, ma è sempre successo in maniera casuale, forse, o almeno Lauro ha l’impressione che per molti anni si sia semplicemente fatto trascinare dagli eventi, e la gente entrava e usciva dalla sua vita con una facilità impressionante. Ringrazia ogni giorno il fatto che Edoardo ci sia rientrato per non uscirne mai più. 
“Me devi fà prende a male così nel primo pomeriggio, eh? Negli ultimi anni me sa mai, Laurè.” 
“Sì appunto, stavo a pensà la stessa cosa.”
“Poi non è che devi pensà che sto a contà i giorni, comunque, eh, però me pare che sia così.” 
“No, ma infatti, figurate se li sto a contà io.”
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gloriabourne · 5 years
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The one with the heart tattoo
"Stavo pensando di farmi un tatuaggio."
Quella frase era uscita dalla bocca di Fabrizio con una naturalezza disarmante, mentre se ne stava ai fornelli a preparare la cena ed Ermal finiva di apparecchiare la tavola.
L'aveva detto come se fosse una constatazione banale, come se stesse dicendo che fuori stava piovendo o che si era scordato di comprare lo zucchero.
Ermal sollevò lo sguardo e lo fissò aggrottando la fronte - anche se Fabrizio, girato di schiena, non poteva vedere la sua espressione - e disse: "Un altro?"
Fabrizio si strinse nelle spalle, poi si voltò verso Ermal e chiese: "Pensi che sia una cattiva idea?"
"Penso che inizi a esserci poco spazio libero sul tuo corpo" ammise Ermal.
Amava i tatuaggi di Fabrizio. Gli piacevano da sempre e non ne aveva mai fatto segreto, ma da quando si conoscevano c'erano state numerose aggiunte ed Ermal iniziava davvero a pensare che fossero un po' troppe le macchie di inchiostro che coloravano il corpo del compagno.
Insomma, amava i suoi tatuaggi, la storia che ognuno di essi raccontava, ma ancora di più amava la pelle di Fabrizio. Amava il colore ambrato, il contrasto che faceva quando stava a contatto con la sua pelle pallida.
Ed era consapevole che una decisione simile spettasse solo a Fabrizio - in fondo il corpo era suo - ma non aveva potuto fare a meno di dimostrarsi vagamente contrariato.
"Sarà una cosa piccola, te lo prometto" disse Fabrizio avvicinandosi a lui e lasciandogli un bacio a stampo sulle labbra.
"Quanto piccola? E dove?" chiese Ermal, ormai rassegnandosi all'idea di vedere un altro disegno sul corpo perfetto del suo uomo.
Fabrizio scosse la testa. "Non ho intenzione di dirtelo. Non ancora."
Ermal sospirò, ma non disse altro.
Lasciò cadere il discorso consapevole che pochi giorni più tardi avrebbe scoperto l'ennesimo tatuaggio sul corpo di Fabrizio. Sapeva che era solo questione di tempo.
E pur non essendo esattamente felice di quella decisione, lo avrebbe accettato senza problemi.
C'era stato qualcosa nello sguardo di Fabrizio mentre parlava di quel tatuaggio, una scintilla che lo aveva spinto ad accettare la cosa senza farsi troppe domande.
Era come se il romano fosse non solo entusiasta di farsi fare un nuovo tatuaggio, ma soprattutto entusiasta di farlo vedere a Ermal.
"Dimmi almeno che non sarà come quella rondine spiaccicata" disse Ermal con tono rassegnato, mentre riempiva due bicchieri di vino e ne porgeva uno a Fabrizio.
Fabrizio afferrò il bicchiere soffocando una risata. "Non ti piace proprio quella rondine, eh!"
"Per niente. Quindi spero che questo tatuaggio sia migliore."
Fabrizio sorrise prima di bere un lungo sorso di vino.
Sarebbe stato senz'altro migliore. Se non altro per il significato che gli avrebbe attribuito.
  Come Ermal aveva previsto, non era passato molto tempo prima che Fabrizio si recasse da sua sorella per fare l'ennesimo tatuaggio.
In realtà, Fabrizio non lo aveva nemmeno informato ed Ermal se n'era accorto per caso quando quella sera il compagno si era sfilato la maglietta mostrando una garza sul torace, proprio all'altezza del cuore.
"Alla fine l'hai fatto" disse Ermal avvicinandosi a lui, notando dalla grandezza della garza che il tatuaggio non era molto grande ma nemmeno così piccolo come aveva sperato.
Fabrizio annuì posando la maglietta su una sedia e cercando con lo sguardo quella che abitualmente usava come pigiama.
Ermal arrivò in suo soccorso afferrando la maglietta bianca di Fabrizio da sotto il cuscino e porgendogliela.
"Posso vederlo?" chiese curioso.
Fabrizio scosse la testa. "La garza sta lì per un motivo. Non volevo che lo vedessi. Non è ancora finito."
Ermal aggrottò la fronte. Non era un esperto in materia, ma sapeva bene che erano pochi i tatuaggi a cui Fabrizio aveva riservato più di una seduta e di solito lo aveva fatto solo per quelli più complessi o che necessitavano un ritocco.
"Che significa che non è ancora finito?"
Fabrizio non rispose, deciso a mantenere un alone di mistero su quel tatuaggio ancora per un po'.
Ma Ermal non sembrava volersi arrendere e disse ancora: "Dai, Bizio! Solo una sbirciatina!"
E di fronte allo sguardo supplichevole di Ermal, Fabrizio cedette.
Con un sospiro scostò leggermente la garza, permettendo a Ermal di vedere il nuovo tatuaggio.
Il più giovane lo fissò per un attimo. Quel tatuaggio non sembrava nello stile di Fabrizio.
Gli piaceva, certo, ma non riusciva a capire del tutto per quale motivo lo avesse fatto.
"È un cuore" disse continuando a fissarlo.
Fabrizio annuì togliendo del tutto la garza. Ormai Ermal l'aveva visto, non aveva più senso tenerlo nascosto. Poi disse: "Manca ancora la scritta all'interno."
"Che ci vuoi scrivere?"
Fabrizio si voltò, cercando di sfuggire allo sguardo di Ermal. Doveva ammettere di sentirsi un po' in imbarazzo per tutta quella storia e non sapeva come fare a dire la verità a Ermal senza fare la figura dell'idiota.
"Vorrei scriverci qualcosa di importante per noi. Qualcosa che mi ricordi te, la nostra storia. Ma Romina mi ha fatto notare che scriverci il tuo nome sarebbe un po' troppo palese e difficile da spiegare, nel caso si venisse a sapere. Quindi penserò a qualcos'altro" spiegò Fabrizio.
Ermal si sentì improvvisamente un idiota per essersi mostrato contrario a qualcosa che non era altro che una dimostrazione di amore nei suoi confronti e di devozione verso la loro storia.
Lo raggiunse silenziosamente, abbracciandolo da dietro e appoggiando il mento sulla sua spalla. Fabrizio si rilassò immediatamente conto di lui, facendo sorridere Ermal.
Era incredibile il potere che entrambi avevano l'uno sull'altro. Erano in grado di accendersi e allo stesso modo di calmarsi a vicenda.
"Il mio nome è già scritto nel tuo cuore. Non hai bisogno di un tatuaggio che te lo ricordi" sussurrò Ermal stringendolo a sé.
Anche se, doveva ammetterlo, l'idea che Fabrizio avesse sulla sua pelle un simbolo della loro storia lo rendeva felice. E lo eccitava più di quanto avrebbe mai immaginato.
  Nei mesi seguenti, Ermal e Fabrizio avevano finito per vedersi sempre meno, complici gli impegni di entrambi che li avevano tenuti separati.
Fabrizio era stato impegnato con la promozione del nuovo album, Ermal aveva partecipato a vari eventi in giro per l'Italia e appena erano arrivate le vacanze estive Fabrizio era partito per la Sardegna con i suoi figli, mentre Ermal si era goduto qualche giorno in barca con gli amici.
Non era facile restare separati per così tanto tempo, sopportare la mancanza dell'altro, ma allo stesso tempo sapevano che mantenere i propri spazi non avrebbe fatto male.
Erano entrambi attaccati alla propria libertà e, pur consapevoli di quanti benefici la loro relazione avesse sulle proprie vite, non volevano abbandonare quei piccoli spazi che si erano creati per loro stessi.
La mancanza però si sentiva. Tanto, forse troppo. Così era diventato ormai abitudinario mandarsi a vicenda foto e video dei luoghi in cui si trovavano, o semplicemente di loro stessi.
Un modo per condividere ogni cosa con l'altro pur mantenendo la propria libertà.
Ermal però non aveva potuto fare a meno di notare che in ogni foto che Fabrizio gli mandava, il tatuaggio sul petto fosse nascosto. Faceva sempre ben attenzione a far vedere solo il bordo del cuore e nient'altro, tenendo nascosta la scritta che aveva aggiunto appena qualche settimana dopo essersi tatuato quel cuore.
Ermal ricordava benissimo il giorno in cui Fabrizio gli aveva detto di aver ultimato il tatuaggio. Aveva cercato di convincerlo a inviargli una foto, a dirgli quale fosse la parola che alla fine Fabrizio aveva inserito in quel cuore, ma il romano non si era fatto convincere.
E anche durante le vacanze sembrava intenzionato a non svelargli quel mistero.
Fino a quel giorno.
Quando Ermal aveva ricevuto la notifica di Instagram che lo informava di un nuovo post sul profilo di Fabrizio, non ci aveva nemmeno fatto caso. La maggior parte delle foto che Fabrizio pubblicava, lui le aveva già viste in anteprima.
Così aveva ignorato la notifica per almeno un'ora, mentre se ne stava tranquillamente sdraiato in spiaggia a chiacchierare con Leonardo.
Avevano parlato, scherzato, scattato qualche foto, ed Ermal si era ricordato della notifica di Instagram solo quando ormai stava per appisolarsi sul bagnasciuga.
Afferrò il cellulare curioso e aprì l'applicazione schiacciando direttamente sul banner della notifica, in modo che sul suo telefono apparisse direttamente l'immagine postata da Fabrizio.
Per poco non si strozzò con la sua stessa saliva notando che in quella foto il tatuaggio si vedeva bene. E soprattutto si vedeva nella sua interezza.
La parola all'interno del cuore, quella che Fabrizio aveva deciso di aggiungere, era punk ed Ermal - ricordando il discorso fatto con il compagno qualche mese prima - proprio non riusciva a capire come quella parola avesse a che fare con lui o con la loro storia.
Forse semplicemente Fabrizio aveva cambiato idea e aveva scelto di tatuarsi qualcosa che non avesse a che fare con la loro relazione. In effetti, Ermal non poteva biasimarlo. Era stato lui a dirgli che non c'era bisogno di un tatuaggio che parlasse di loro.
Eppure, per un breve attimo, aveva quasi sperato di vedere sul petto di Fabrizio qualcosa che parlasse di loro. La loro storia messa in bella vista, ma senza che nessuno se ne accorgesse.
Gettò un'occhiata verso Leonardo, trovandolo profondamente addormentato accanto a lui, e poi si alzò dal suo asciugamano. Camminò per qualche passo, fino a trovarsi con i piedi a mollo nell'acqua, e poi finalmente cercò il numero di Fabrizio e avviò la chiamata.
Il romano rispose quasi subito ed Ermal non poté evitare di sorridere sentendolo rispondere alla telefonata con un: "Ciao, amore mio."
"Ho visto la foto" disse Ermal. "Punk? Davvero?"
Fabrizio si mise a ridere mentre si allontanava di qualche passo per poter parlare tranquillamente. Libero e Anita erano intenti a giocare e avrebbero tranquillamente sopportato l'assenza del padre per qualche minuto.
"Alla fine ho cambiato idea. Non mi andava di sbandierare ai quattro venti qualcosa di così privato come la nostra relazione e anche se avessi scelto una parola che solo per noi due aveva significato, mi sarei comunque sentito come se stessi facendo qualche tipo di dichiarazione. E non mi va. La nostra storia dovrebbe essere solo nostra" spiegò Fabrizio.
"Quindi ti sei tatuato la scritta Punk dentro a un cuore. Sensato" lo prese in giro Ermal.
Fabrizio sorrise. Poteva sembrare una cazzata, una parola messa a caso, ma in realtà lui era felice di essersela fatta tatuare.
E sicuramente era felice di aver preso quella decisione piuttosto che tatuarsi qualcosa di più personale.
"L'hai detto tu che non ho bisogno di tatuarmi il tuo nome. Tu sei già nel mio cuore. In quello vero, non in quello tatuato" disse dolcemente Fabrizio.
Ermal sorrise mentre abbassava lo sguardo e fissava un'onda infrangersi ai propri piedi.
Fabrizio aveva la capacità di renderlo felice ogni secondo della sua vita, anche solo con una frase. E se per un attimo era stato dispiaciuto nel vedere che Fabrizio aveva cambiato idea e si era tatuato qualcosa che con lui non c'entrava nulla, in quel momento non poteva che concordare con lui.
Non avevano bisogno di tatuaggi che testimoniassero ciò che provavano, che imprimessero sulla pelle i loro sentimenti.
Ciò che sentivano l'uno per l'altro era così forte che quasi sembrava qualcosa di tangibile, anche senza bisogno di un vero segno visibile sui loro corpi.
"E poi..." aggiunse Fabrizio richiamando l'attenzione di Ermal. "Se proprio dovessi tatuarmi qualcosa che riguarda te, lo farei in un posto più nascosto. Che ne so, magari su una coscia."
Ermal sorrise e rispose: "Meglio direttamente su una natica. In fondo, mi pare di essere l'unico a poter godere della visione di quella parte del tuo corpo."
"Potrei farci un pensierino, eh! Non scherzarci troppo" disse Fabrizio.
Rimasero a parlare ancora qualche minuto, raccontandosi come erano andate le rispettive giornate e i programmi per il giorno seguente. Poi si salutarono con la promessa di sentirsi più tardi.
Ermal tornò a stendersi sul suo asciugamano mentre Leonardo, che intanto si era svegliato, stava guardando distrattamente il telefono.
"Tutto ok?" chiese senza spostare lo sguardo dallo schermo.
Ermal annuì. "Sì, tutto ok."
Poi si voltò verso Leonardo e disse: "Posso chiederti un favore?"
  Quando pochi minuti dopo Ermal ricevette il messaggio di Fabrizio, si rese conto che il favore che aveva chiesto a Leonardo - che poi era semplicemente fargli una foto in riva al mare - aveva ottenuto l'effetto sperato.
Fabrizio gli aveva inviato un messaggio farcito di faccine arrabbiate - anche se Ermal era certo che non fosse davvero arrabbiato - in cui gli chiedeva se fosse impazzito a pubblicare una foto del genere tra le storie di Instagram.
La risposta di Ermal, pronta come al solito, non si era fatta attendere.
 La mia dopo 24 ore sparisce. La tua no. Quindi io che dovrei dire?
 Doveva ammetterlo, l'aveva fatto per provocarlo.
Perché lui si era sentito morire vedendo quella foto di Fabrizio, poco prima. Si era sentito andare letteralmente a fuoco vedendo l'uomo che amava in una posa che non voleva essere sensuale, ma che per lui lo era.
E allora l'unica cosa che poteva fare era ripagarlo con la stessa moneta.
Abbassò lo sguardo sentendo il telefono vibrare tra le sue mani e lesse il messaggio di Fabrizio.
 Hai ragione, solo che mi manchi da morire. Non vedo l'ora di vederti.
 Ermal sorrise. Il sentimento era reciproco.
Ma oltre a vedere Fabrizio, moriva dalla voglia di vedere il suo nuovo tatuaggio e baciarlo come faceva con ogni singola macchia del suo corpo quando facevano l'amore.
E anche se in quel cuore alla fine Fabrizio aveva deciso di inserire una parola che nulla aveva a che vedere con la loro relazione, per Ermal quello sarebbe sempre stato il tatuaggio che parlava di loro. E lo avrebbe amato esattamente come amava Fabrizio.
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morikopen · 5 years
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Di recente avevo intenzione di aprire una piccola rubrica con le mie reazioni (divertenti o meno) su una certa serie che sto seguendo e che mi sta appassionando; tuttavia, essendo che poi sarebbe risultata un grande spoiler per chi mi segue su questo blog, alla fine avevo deciso di sfogarmi in privato. E finora l’ho fatto, sempre.
Ora, però, è giunto il momento di dire qualcosina che resti indelebile anche per il pubblico. (Anche perché, se tutto quello che è accaduto nell’ultimo capitolo si conferma nel successivo - ed è probabile che sarà così, a meno che non esistono delle equivalenti delle famose “sfere del Drago” anche in quella serie... allora sì che saranno davvero lacrime.) Per chi non segue una certa serie che ha il nome “BLACK” alla fine del titolo, dunque: spoiler! subito dopo. Perciò vi prego di non proseguire con la lettura, se non volete sapere nulla di questa serie e della sua evoluzione fino al capitolo 30.
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Pensieri a caldo. (Scritti una settimana fa) La prima volta che ho visto l’ultima pagina del nuovo capitolo ho pensato: “Non è possibile, me lo sto sognando.” La seconda volta: “No... dai, non ci credo. Non può finire così!” La terza: “... ma gli autori sono diventati matti?! Così, all’improvviso?!” E la quarta: “Caspita, che batosta per i nostri sentimenti.” Che noi lettori fossimo abituati all’atmosfera pesante di questa serie è vero. Che sempre noi lettori ormai fossimo abituati a vedere ovunque stragi di cellule in questa serie... anche questo è vero. E che noi, infine, fossimo abituati al pensiero “Tanto prima o poi moriranno tutti, anche i protagonisti; perciò teniamoci sempre pronti per il peggio”... beh. Anche se si spera sempre che accada il contrario per loto... anche questo è, purtroppo, vero. Tuttavia, alle tristi dipartite di personaggi amati, che siano improvvise o annunciate, non ci si abitua mai. Ed è questo il caso dell’ultimo capitolo del BLACK. Vi dirò la verità: nel mio caso dovevo ancora riprendermi dalla combo Capitolo 24 + 25, dove un personaggio che nel frattempo avevo imparato ad amare ci aveva rimesso la vita insieme a molti dei suoi colleghi... e, ora, arriva anche questo. Nella scena finale una dei protagonisti giace al suolo... e insomma, se voglio fare qualche giro di parole per non dirlo in maniera cruda e diretta: in condizioni peggio di quelle critiche. Quando ho visto quella scena, io... dentro di me ho urlato di rabbia. Non voglio mentirvi se mi aspettavo che prima o poi anche lei avrebbe incontrato il suo tragico destino; però... mi aspettavo una fine decisamente diversa per questo personaggio. Mi aspettavo, ad esempio, che sarebbe morta insieme all’amato protagonista e ammettiamolo, tutti quanti abbiamo sperato che sarebbero finiti insieme anche in questo XD, oppure che - almeno - gli avrebbe rivolto qualche emozionante parola prima di sacrificarsi anche per il suo bene. E invece... niente. Così, all’improvviso, a terra nell’ultimo pannello, senza nemmeno il tempo di scambiare qualche battuta con lui (e probabilmente anche con le sue colleghe) nel corso della battaglia. Se penso che lei non aveva fatto nulla di male in tutti e 30 i capitoli... mi viene da piangere per questa fine che ha fatto. Non se lo meritava, davvero. Una tragedia in tutto e per tutto.
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(E voglio ricordarla così, con il dolce sorriso mostrato nella copertina del capitolo. Sigh.)
Piccola nota di fondo: se invece nel prossimo capitolo si scopre che lei in qualche modo è ancora viva e si salva per miracolo - mandando all’aria tutto il contenuto di questo post... prometto di esultare anche qui. Perché quella ragazza si merita tutto l’affetto di questo modo - soprattutto da parte di noi fan! :D --- Pensieri a freddo. (Scritti oggi dopo una serie di riflessioni, LOL) Chiacchierando con alcune persone nei giorni scorsi, sono saltate fuori ulteriori ipotesi sull’evoluzione della vicenda mostrata nell’ultima pagina dello scorso capitolo - tra le quali, prima di tutte, quella che l’ultima scena sia stata creata apposta per sviare il lettore e indurlo a pensare al peggio (e così farlo stare in pena per due settimane, accidenti a loro XD) E, a distanza di una settimana, devo ammettere che ciascuna di queste ipotesi mi ha ridato un po’ di speranza. Io, personalmente, data la cornice tragica entro la quale si sta svolgendo l’intera storia, sono per l’ipotesi di una possibile “reincarnazione” del personaggio coinvolto. Ma... con conseguente “non ricordo nulla della vita precedente e, se la ricordo, non voglio accettarla/non mi interessa perché quello non sono io”. Come Tohya Hachijo in Umineko, per darvi un’idea. Risulterebbe da un lato una piccola gioia per noi lettori che siamo tanto affezionati a quel personaggio, ma dall’altro comunque qualcosa di triste perché il rapporto con il protagonista cambierebbe un po’... ... e ammetto che la cosa, per quanto possa far male, potrebbe essere interessante. Sempre meglio che vederla fuori gioco e basta, no? Perciò, staremo a vedere. Noi speriamo sempre in un risvolto positivo nel prossimo capitolo; se ciò non dovesse esserci (come è normale che sia, ormai siamo abituati ai “mai una gioia” di tutti i personaggi presenti in questa serie), beh... 
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Appunto. (ಥ﹏ಥ) (Si ringrazia il Kingdom Italia per la traduzione italiana di questa scena del Capitolo 14!) --- Bonus:
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(For @stellaskia) Quanto mi rappresenta Bonolis in questo momento, mentre prego gli autori della serie di darci una piccola gioia nel prossimo capitolo. Quanto. XD
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Bagnino al lido AU - la vendetta
(perché con le millamila cose che ho da scrivere PERCHÉ NON PRENDERE IN MANO QUALCOS'ALTRO)
L'estate era terminata, la stagione ai lidi pure e la ggente deve tornare a lavoro/scuola/vita
E Fabrizio dovrebbe tornare ai suoi lavori invernali
E questo significa, suo malgrado, lasciare la Puglia e in particolare Ermal
Le sue idee oscillano dal "meh, quindi ci teniamo in contatto" al "ti prego vieni a Roma con me trovo io lavoro a Bari non lasciamoci mai più 5ever"
Ermal invece ha cominciato a fare il cadavere dal primo accenno oh no
Marco provava a tirarlo su, a fargli prendere per il culo Vige, qualsiasi cosa ma gniente
Sad Ermal is sad
Fabrizio ha il contratto della camera fino a metà settembre, poi ha il culo a terra e un lavoro in officina a Roma che lo aspetta ma a Bari c'ha Ermalino
Che in due mesi è diventato più necessario dell'aria che respirava dell'acqua quando hai sete degli zuccheri con la pressione bassa
Ecco, ogni momento in cui non vedeva Ermal si sentiva come dopo aver corso una maratona sotto il sole cocente senza un goccio d'acqua
Poi lo ritrovava ed era tutto bello bellissimo più che bello tutti a gnegnarsi sulla spiaggia e sono pure andati a un vero appuntamento, pensa te
"Fabbrì, lo sai che con le avventure estive non vai agli appuntamenti" "e che non lo so, Cla, che non lo so"
Ed è lasciato unsaid che Ermal non era un'avventura estiva ma questo se possibile rendeva tutto PEGGIO
Ermal, dal canto suo, è un pessimista di natura. Si stava preparando alla rottura come ci si prepara per il sole ad est: sai che accadrà e sai di non poterci far niente a riguardo
Le ultime due settimane neanche arrivavano in spiaggia, tanto Fabrizio non lavorava e nessuno voleva stare in mezzo alla gente davvero
"regazzì, che dobbiamo fare?" "Ma che ne so io, sei tu quello navigato"
Conversazioni fatte su letti sfatti ma non dal sesso, che finivano sempre nella stessa maniera
Ermal fissa il soffitto, Fabrizio che guarda lui, le mani unite nel mezzo
Perché non ti innamori in due mesi, no? Non dai il tuo cuore a qualcuno che potresti non rivedere la stagione dopo.
You just don't.
Ma non puoi neanche impedirti di provare cose e al tuo stomaco frega un cazzo che tra una settimana l'altro se ne torna a Roma quello che vuole è stare là, insieme, adesso
Ermal non va neanche a salutarlo assieme agli altri
(Fabrizio non si aspettava nulla di diverso)
E rimane incazzato tutto il giorno con tutti he just can't help it
It's so unfair
E il cellulare pesa in tasca di messaggi non mandati e chiamate non restituite e si stava comportando come un ragazzino perché dopotutto lui!!!!!era!!!!!un!!!!!ragazzino!!!!!
E Fabrizio lo stava capendo a spese sue, e sinceramente gli cominciavano a girare pure i coglioni
Cioè se non voleva rispondere bene! fantastico!!
Però poteva avere la decenza di dirglielo di persona invece che ignorarlo e basta
Fosse stato là probabilmente sarebbe andato di persona a dirgliene quattro
But then again, fossero stati abbastanza vicini probabilmente il problema non si sarebbe posto, no?
"Che te ne viè a 'nciuciatte co' 'nregazzino" osserva saggiamente il fratello, che come le peggio comari ha voluto sapere perché il fratello era tornato a Roma (ROMA!!!) come un condannato a morte
E ovviamente lo ha stalkerato su tutti i social
E Fabrizio non ne voleva sapere niente eh
Ma uno sguardo potrebbe averlo lanciato.
Potrebbe
E potrebbe essersi fatto convincere a creare ALMENO instagram
Però non lo segue ecco questo mai ha la sua dignità lui
(seh, chi ce crede Fabbrì)(ma tanto se Ermal non lo segue mica può sapere che Fabrizio passa le giornate a spizzarsi i profili di Marco e Vige per vedere che fa)
(Fabrizio non ha C H I A R A M E N T E considerato il fattore Vige in tutto ciò)
Ermal didn't took it so well che Fabrizio seguisse i suoi amici e non lui e ovviamente lui non avrebbe seguito e that's it.
("ma Ermal" "Andrea stai zitto che sei peggio di Jon Snow" "cioè?" "Cioè non sai un cazzo")
E dai di questo tira e molla ridicolo in cui Ermal è arrivato a requisire il cellulare di Paolino perché aveva l'app figa che scarica le storie
E Fabrizio aveva imparato a fare le storie sul letto mezzo ignudo
E durano fino a Natale
"cioè non gli scrivi e non rispondi quando ti scrive lui PERÒ non lo vuoi manco dimenticare? Ma ti fa così schifo la pace e la serenità dell'anima?" "Montanari sei inutile" "si dice veritiero, Meta"
Però sapete com'è, il Natale e a Natale si dice la verità e la verità è che a Ermal il Natale fa schifo e tutti stanno a festeggiare a fare i cosini pure Marco c'aveva la zita e lui al massimo aveva Deeno
A cui vuole bene benissimo ma,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,
Non è Fabrizio
E a lui manca Fabrizio
Quindi, coraggio a due mani, tanti quanti i bicchieri di vino calati, e compone il numero
Al primo squillo realizza che probabilmente era impegnato con la sua famiglia e non avrebbe voluto parlare con lui
Al secondo che probabilmente non voleva neanche sentirlo dopo che lo aveva ignorato per mesi
Al terzo dovrebbe probabilmente attaccare ma non fa letteralmente in tempo a finire di formulare il pensiero che la voce profonda e roca di Fabrizio gli risponde
E che gli dici se non "Buon Natale"
Se Fabrizio avesse riattaccato non lo avrebbe biasimato affatto
Ma Bizio è speciale e quindi gli risponde tutto contentino perché!!!!!!!!!!!! finalmente!!!!!!!lo aveva chiamato!!!!!!!!!!!!!!!!!
E quindi chiacchierano di cose stupide però rimane che bisogna spiegare quella chiamata con qualcosa di più serio di 'gLi AuGuRi Di NaTaLe"
Ma Ermal mica gli viene da dire "no è che mi mancavi da morire, sai com'è, non so come gestire le separazioni evvvabbbé" quindi che si dice?
Puttanate, ovviamente
"no Comunque ti chiamavo perché con Marco e Paolino pensavamo di venire un paio di giorni a Roma nelle vacanze di Natale e quindi ci si potrebbe vedere. Sempresevuoinoncenessunproblemasenonvuoieh"
"davvero?" No.
E quindi com'è e come non è si mettono d'accordo per verdersi un giorno tra il 2 e il 5 a Roma. Roma la capitale d'Italia. Roma dove vive Fabrizio. Roma Roma. SPQR.
"quella Roma?" Chiede uno più che sconcertato Marco
"no, quella su Marte. Certo che quella Roma"
Paolino e Marco si guardano per un lungo momento
"Ermal tu sai che ti vogliamo bene, giusto?"
"è più o meno il principio su cui baso queste idee malsane, Paolino Paperino"
"non so quanto ti conviene sfottere una parte fondamentale del tuo magico piano eh" "mi fa strano dirlo ma hai ragione, Montanari"
"è che sono andato in panico capite? Non volevo sentirlo o chiamarlo o altro ma prima che me ne rendessi conto avevo già fatto il numero e poi ci siamo messi a parlare e... E.... E mi mancava, ecco. E quindi ho pensato a sta cosa e mia madre non mi darebbe mai il permesso e so che è un dispendio di soldi e giorni di vacanza soprattutto ora che siamo in quinto e dovremmo studiare però.."
Quel monologo era la manifestazione di una vulnerabilità rara in Ermal, almeno con loro
"dobbiamo farlo, vero?" Domanda Marco a Paolino con lo sguardo. "Eh mi sa di si" risponde questi, già calcolando le possibili catastrofi che ne usciranno.
"però ci portiamo Anna" "E Vigentini" "guarda Pastorino che se volevi impedirci di fare alcunché bastava dirlo non devi per forza arrivare così in basso"
E quindi la compagnia del tamburello in tempo 5 giorni e due bugie grandi come Bari organizza il viaggio più della speranza che esista
Dove mangiamo? Dai Kebabbari. E dormire? Ci pensa Paolino. Che diciamo ai nostri genitori? Che siamo alla casa in montagna di Renga. Ma non ci ha invitato. Appunto.
Andrea è: molto confuso. Ma è un romantico e si accontenta di fare un road trip nella macchina scassata di Marco con i suoi amichetti (che bellino Andrea gli vu bi)
Nel frattempo Ermal scende a patti con quello che sta facendo e "E SE FOSSE TUTTO UN ERRORE"
"ti conviene capirlo prima che superiamo gli Appennini coglione"
Però seriamente, vale la pena fare tutte quelle cose? Per una cotta estiva? E se Fabrizio non provasse quello che prova lui? Magari è andato avanti. Magari si è trovato qualcun'altro.
Probabilmente è successo, voglio dire lo avete visto no
"veramente no" fa notare Anna, e Ermal ricorda che il suo monologo interiore in realtà era bello che esteriore
Neanche le caramelle dell'autogrill riescono a calmarlo ed è abbastanza certo che Marco sarebbe smontato presto dalla macchina per menarlo
Ma Marco è BRV e invece gli fa solo un mezzo cazziatone
"ascolta: sto povero cristo ti ha scritto e provato a chiamarti per due mesi, e tu lo hai ignorato. Gli hai detto che andavi a Roma e praticamente era una Pasqua. Alla peggio, la finite e basta. Alla meglio.."
Alla meglio manco loro lo sapevano
Però avrebbero potuto scoprirlo insieme
Incredibile come passamo veloci 87 pu---8 ore e più di macchina quando racconti un sacco di pare
Perché come nelle meglio cose la fine ve deve lascià col cliffhanger no?
E quindi ve mollo con
La compagnia dello sbarbatello ENTRA NELLA CITTÀ ETERNA
*musica apocalittica qui*
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sciatu · 5 years
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Foto di NINO LOMBARDO da uno dei suoi servizi matrimoniali
IL MARESCIALLO MUSCARA’ E IL CASO SANTUZZO
Quando arrivarono le 9:30 un allarme scattò nella testa del maresciallo Muscarà per avvertirlo che era il momento di prendere il caffè. Per lui era un rito. Si alzava molto presto al mattino, verso le 5:00, e sbrigate le attività mattutine, la barba, il primo caffè e dare da mangiare a Carlo Alberto, il cane che dopo aver lavorato nell’antidroga era venuto a stare in pensione da lui, partiva per l’ufficio, dove lavorava con la mente fresca e sgombra fino appunto alla 9:30. A quell’ora, qualsiasi cosa succedesse, lui doveva avere il suo caffè. Si diresse verso la stanzetta dove in caserma tenevano la macchinetta del caffè, un luogo sacro che lui aveva fatto predisporre con tanto di armadietto per le cialde, lavandino e, nel centro della saletta, la macchina di caffè. Vi trovo l’appuntato Cacace e la recluta Petyx, un ragazzo appena arrivato di origine albanesi che veniva appunto da Piana degli Albanesi e che contrariamente all’appuntato era biondo con la pelle chiara. Cacace stava ridendo e Petyx era tutto rosso in volto. “Ci stiamo divertendo vedo…” fece serio Muscarà “Comandi…” risposero i due salutando. “Comodi , siamo nella stanza del caffè, non all’altare della Patria, non c’è bisogno di salutare” I due si rilassarono “Allora, come mai ci stiamo divertendo?” fece benevolo il maresciallo “E’ che Petyx si è trovato una fidanzata !! - fece tutto allegro Cacace – e lo sa chi è…” “Non lo so ma sono sicuro che me lo stai per dire” “E’ la figlia del ragioniere del comune, il dottor Parisi, se la ricorda” “Mi sembra che sia una bella ragazza” “E’ bellissima – fece piccato Petyx – e l’appuntato mi prende in giro perché è invidioso” “E chi non lo sarebbe maresciallo… fagli vedere la foto Petyx, guardi maresciallo….” fece Cacace prendendo bruscamente il cellulare che Petyx esitava a mostrare in cui si vedeva una ragazza con una gran massa di capelli ricci e due bellissimi occhi verdi, che quasi brillavano sulla pelle scura e sulle labbra rosse. “una bella ragazza, complimenti - fece Muscarà ammirato e restituendogli il cellulare – mi raccomando non far sfigurare l’Arma. Cacace ma la relazione sull’ispezione alla serra piena di Cannabis, dove l’hai messa?” Cacace si fece serio “Maresciallo la sto finalizzando, devo metterci una data e ho finito” “E allora appena finisci di bere vedi se riesci a mettere questa data: è tre giorni che l’aspetto” “Comandi maresciallo” fece serio Cacace, salutando e tornando nel suo ufficio Il maresciallo si rivolse verso Petyx “Alle volte è un rompicoglioni, ma è un bravo collega, non te la prendere se entra troppo in confidenza” “No maresciallo, non si preoccupi” fece la recluta sorridendo con un sorriso da bambino troppo cresciuto. Muscarà lo salutò e se ne tornò nel suo ufficio a combattere con le carte. Poiché però in testa aveva uno schedario e di tutte le persone che conosceva teneva una breve memoria, ogni volta che incontrava Petyx gli chiedeva come stava la fidanzata e lui orgoglioso e felice rispondeva che andava tutto bene e gli raccontava le ultime cose che avevano fatto, qualche gita, qualche pizzata con i colleghi e così via. Capitò che dovendo andare a fare un sopralluogo per un furto, si fece accompagnare da Petyx e mentre erano in macchina chiese come ormai d’abitudine come andava con la ragazza. Questa volta la recluta fece una faccia triste. “Eh maresciallo le donne chi li capisce. L’altra volta l’ho portata con me dai miei e tutti come capirà mi hanno accolto con tanta gioia e affetto, soprattutto mia madre. Ecco, Concetta, la mia fidanzata, appena ha visto questa scena è diventata triste e per tutto il resto della giornata non ha detto una parola” “Magari era gelosa della suocera” “Anch’io ho pensato questo, ma mia madre, contenta che le avevo portato quella bella ragazza, le parlava, chiedeva sempre la sua opinione, l’ha trattata come una regina e lei non è che la evitava o non le parlava, le rispondeva tranquillamente, le sorrideva anche ma io, che la conosco bene, ho capito che le era successo qualcosa” “Sai com’è, magari l’ambiente nuovo…” “Ieri le ho chiesto che cosa avesse, se mia madre o qualcuno dei miei l’avesse offesa, ma lei ha risposto di no, che erano tutte persone amabili, che non aveva niente da rimproverar loro. Poi però ha incominciato a dire che forse ci vediamo troppo. Che io sono carabiniere e forse mi sta troppo attaccata, che era meglio se ci vedevamo di meno e così via… insomma, non ci capisco più niente” “Sono cose di donne – tagliò corto Muscarà - vedrai che se ti vuole bene chiarirà tutto. Tu comunque, quando sei in servizio a queste cose non ci pensare, il nostro è un lavoro dove non bisogna distrarsi e bisogna stare sempre in campana” “Sissignore” rispose laconico Petyx. Muscarà però capì che lui ci pensava ancora, visto che quando gli chiese di scattare delle foto del luogo in cui era avvenuta l’effrazione, lui tornò dalla macchina con il metro invece della macchina fotografica. Al ritorno da dove avevano effettuato il sopralluogo il maresciallo si fece lasciare in piazza e dopo aver preso il pane, ed aver salutato la signora Nunziatina che vendeva nel negozio accanto verdure, entrò da Ciccio, il barbiere. “Maresciallo, vederla è un piacere” “Ciccio, per farti vedere che ti voglio bene, faccio finta di crederci e ti ringrazio, anche se so che sei un bugiardo” rispose sulla porta d’ingresso a voce alta così che tutti quello che passavano in piazza lo potessero sentire e credessero che considerasse Ciccio un bugiardo e un quaquaraquà. In realtà Ciccio era uno dei suoi migliori informatori e sapeva tutto quello che avveniva in paese. Mentre Ciccio lavorava su i suoi capelli ed era a lui vicinissimo, gli chiese sottovoce “Cicciu, ma dimmi na cosa, chi sai da figghia du dutturi Parisi” Ciccio si staccò da lui ad ammirare la sfumatura che aveva fatto e riavvicinandosi disse sottovoce “Maresciallo Cettina, è una ragazza bellissima e intelligentissima. E’ tutto studio, chiesa e famiglia, ora si fici zita cu chiddu novu, l’abbanese” “Questo lo so Cicciu, ma… c’è cosa? che ne so, i suoi che non ci piacciono gli abbanesi o i carabbineri?” “Maresciallo chi dici! – rispose sconcertato Cicciu – il dottor Parisi è uomo attaccato e ciri da chiesa: non odierebbe mai nessun abbanese e nessun carabiniere! E’ lui che guida l’uscita du santuzzu nostru quando c’è la festa grande, è un uomo devotissimo, per lui la parola odio o risentimento non esistono” “mha, stranu…” rispose Muscarà Ciccio lasciò passare qualche minuto e poi a voce bassissima e con qualche esitazione iniziò “Eh che la figlia … non è veramente sua figlia….” “E’ adottata ?” “Si, loro non lo fanno sapere e non lo dicono, ma non hanno avuto figli e la moglie si è fatta cento volte tutto il viale che porta alla Matrice in ginocchio, per chiedere la grazia di un figlio. Ma u signuruzzu questa grazia non gliela ha data o meglio, gliel’ha fatta facendole adottare Cettina, e non le dico la gioia del dottor Parisi quando nica nica l’hanno portata a casa. Ha fatto una festa che neanche uno sposalizio; lo sa il calice in oro che il prete usa quando c’è la messa dei battesimi? Quello lui l’ha regalato alla Madonna, come grazia ricevuta…..” Il maresciallo restò colpito da quello che Ciccio gli aveva detto. “Ma sai anche dove era nata ? “ “Maresciallo questo non glielo so dire, so che andavano sempre a Palermo e che è una ragazza che è stata sempre voluta bene e che ha dato tante soddisfazioni ai suoi genitori.” Il maresciallo pensò che avevano finito ma Cicciu continuò a pettinarlo e ancor più sottovoce aggiunse “Cettina è bellisima, e tanti a vurrianu…” “E c’è qualcuno in particolare che lo vuole più di altri?” “C’è Santuzzu u pisciaru chi ci va d’arreti. Uh canusci a Santuzzu….?” “Come no è l’ospite d’onore del nostro casellario giudiziario: ogni settimana c’è qualcosa che lo riguarda” “e allora sapi quanto è violento, a unu chi andava dietro a Cettina gli ha spaccato la faccia, gli hanno dovuto rifare il naso” “È un avvertimento?” Chiese preoccupato Muscarà “un consiglio maresciallo. – poi guardando fuori scosse la testa – nomini u diavulu….” Il maresciallo girò gli occhi e vide un carusazzu alto con i muscoli da palestrato e tatuato che girava con un altro ragazzo in piazza: quello era  Santuzzo. Muscarà si sbrigò e uscì  curioso di vedere cosa faceva Santuzzu in piazza. Entrò quindi nel negozio a lato dalla signorina Nunziatina  e le chiese cosa avesse di fresco tanto per avere il tempo di studiarsi Santuzzo. Lei gli propose dei peperoni gialli da fare con il pan grattato. La signorina non era una sua informatrice ma aveva la frutta e gli ortaggi migliori del paese e per lui era un punto di riferimento quotidiano. Piccola, con sempre lo stesso grembiule e i capelli raccolti da un fazzoletto come le donne di un tempo, gli forniva sempre prodotti freschissimi ed i consigli per cucinarli, cosi, quando sua moglie non c’era più Nunziatina, invecchiata anzitempo e sempre sulle sue, era essenziale per  la sua cena. La signorina si mise a scegliere i peperoni migliori. “Oggi sembrava che doveva piovere invece guarda che sole” Disse osservando fuori dalla finestra del negozio. Santuzzo indicava all’amico la casa di Cettina mettendosi a ridere. In quel momento uscì di casa il dottor Puglisi, il padre di Cettina e Santuzzo lo scimiottò mentre il vecchio veloce se ne entrava in un vicolo che dava sulla piazza. “Chiddu è stottu - commentò alle sue spalle la signorina Nunziatina osservando anche lei santuzzo – è sempre che corre dietro alle donne e a quella santa della figlia del dottore non le dico cosa non le fa….” “Gli dà fastidio?” “Uhhh – fece la vecchia mentre metteva in una busta i peperoni e dell’origano per condirli – si jo saria so patri nun sapi quanti moffi ci aviria datu… “ fece mostrando il piccolo pugno ed il braccio magro bianco con tante piccole venuzze blu. “Ecco qua maresciallo i peperoni, mi raccomando, li faccia come le ho detto” e si aggiustò lo scialle per vento freddo che spazzava la piazza. Il maresciallo la ringraziò e usci dirigendosi verso la caserma che era appena girato l’angolo della strada principale che dava sulla piazza. Nell'attraversare la piazza guardò severamente Santuzzo che rispose al suo sguardo con uno di sfida. Muscarà non sapeva perché, ma aveva la sensazione che Santuzzo non sarebbe finito bene.+
Qualche settimana dopo Muscarà se ne era andato sulla costa per mangiarsi una pizza in riva al mare. Era domenica e anche quando c’era ancora sua moglie avevano l’abitudine di non cucinare la domenica sera e di mangiare qualche sciocchezza fuori casa tanto per non andare a letto a stomaco vuoto. Si era portato dietro un buon libro con l’intenzione di leggerne qualche pagina mentre aspettava che gli portassero la pizza o il pane condito a seconda di quello che sul momento gli ispirava di più. Arrivato nel piccolo locale in cui era abituato ad andare lo trovò tutto pieno perché stavano festeggiando un compleanno e se ne stava tornando verso la macchina quando si sentì chiamare. Vide che a uno dei pochi tavoli che non era stato aggiunto alla lunga tavolata del compleanno c’erano seduti Petyx e Cettina. “Maresciallo, venga a sedersi qua … c’è posto…” gli fece sorridendo Petyx “Non vorrei disturbarvi, vi saluto e vado ….” “Resti maresciallo – gli fece sorridendo Cettina che gli sembrò bellissima – ci fa piacere …. George mi parla sempre di lei, almeno la conosco finalmente” Alla fine maresciallo accettò, si disse perché aveva un po’ di fame, ma in realtà stare li con Cettina e Petyx gli ricordava quando c’era ancora sua moglie. Avevano finito di mangiare il primo piatto che Petyx fu chiamato al telefono e poiché con le voci che venivano dal tavolo del compleanno non sentiva niente si allontano verso il parcheggio per parlare. “E’ sua madre – disse sorridendo Cettina – quando lo chiama lo tiene un ora al telefono” “e a lei non dispiace ….” chiese curioso il maresciallo “No, mi fa piacere che George abbia questo rapporto con la madre” Questa risposta suscitò la curiosità del maresciallo. “Ma mi ha detto George che quando siete andati a trovare i suoi genitori, lei, ecco, sembrava un po’ … gelosa” “Ah si – rispose Cettina ricordandosi quel momento - ma non proprio per i genitori di George - rispose facendosi triste -  è che vede, non so se lei lo sa, perché l’ho detto solo a George, io sono stata adottata quando ero neonata. Ora che sono grande volevo conoscere chi era mia madre, perché mi aveva lasciato. Sa, sono cose che alla fine uno si porta dentro anche se mamma e papà Puglisi mi vogliono bene e sono i migliori genitori di questo mondo, quando ho saputo di essere stata adottata, mi è venuta questa sensazione, questo bisogno di sapere, di capire. È come avere dentro un vuoto che non riesco a riempire con niente. Con papà abbiamo fatto la domanda per sapere chi era mia madre e possibilmente incontrarla, ma proprio prima della visita a casa di George mi hanno fatto sapere che mia madre, ha risposto negativamente. In due righe ha detto che non vuole incontrarmi e la cosa mi ha colpito e … mi ha fatto male. - fece Cettina abbassando la testa -  Che motivo aveva di non vedermi? ormai è passato tanto tempo e per me era un modo di avere una storia mia. Così quando ho visto l’affetto che per lui aveva la mamma di George, mi sono sentita, ecco … triste! Perché una madre rifiuta la figlia e anzi non la vuole neanche vedere? che cosa le ho fatto? Insomma sono stata un po’ in crisi, anzi pensavo di lasciare George perché mi vergognavo di dirgli che non so di chi sono figlia, poi però è passato. Mio padre mi ha suggerito di parlarne con George; gli ho detto che non conoscevo mia madre, magari era una ragazza madre o una prostituta e che l’avrei capito se lui voleva lasciarmi. George mi ha risposto che il passato è passato e bisogna guardare avanti e forse è meglio fare così” “Guardi, io di persone strane ne ho viste moltissime – disse Muscarà per levarle quel velo di tristezza che le era venuto – e ho capito che è difficile giudicare una persona se non se ne conosce a fondo il carattere e la storia e non potendole giudicare, dobbiamo accettare quello che hanno fatto perché non avrebbero potuto e forse voluto fare diversamente. Per cui, finché non comprendiamo appieno chi sono e da quale situazione arrivano, non possiamo giudicarle” Cettina sorrise “Anche papà mi ha detto così. Forse più avanti riproveremo…” Petyx tornò in tempo per il dolce dicendo che sua madre aveva invitato il maresciallo a mangiare da loro. Il maresciallo lo ringrazio e dopo esser rimasto un'altra mezzora li lasciò da soli nella pace di chi si ama.
Quello che Cettina gli aveva detto lo aveva colpito. Come era possibile che una madre, dopo così tanti anni, non volesse vedere sua figlia. Cosa c’è più forte dell’amore tra una madre e un figlio? Perché lo si voleva cancellare?  Questo pensiero gli restò in testa e il giorno dopo chiamò al tribunale dei minori il giudice Teresa Pozzallo, che era una persona ben addentro il problema delle adozioni e con cui in passato aveva lavorato su diversi casi. Rispose la segretaria che gli passò subito il giudice “Teresa, io sono Muscarà – fece il maresciallo appena senti il giudice – ma dico io non vieni più a trovarmi qui in campagna. Ti faccio trovare le provole e il salame” “Tu Muscarà sei una tentazione infernale! ogni volta che vengo ingrasso di un chilo ed ho la macchina che poi puzza come una salumeria!!! Come stai?  quando vieni a Palermo che andiamo a Mondello a mangiare” “Ma forse la prossima settimana ci passo. Spero che il Capitano al suo solito non mi tenga in caserma per tutto il giorno.” “Dimmi che ti serve che tu appena nomini salami e provole poi chiedi sempre qualcosa” “Ma che dici  Teresa, questa volta chiamavo per sentire come stai, ma già che ci sei mi spieghi una cosa? Ieri parlavo con una ragazza che è stata adottata, e mi ha detto che ha cercato di contattare la madre ma questa si è rifiutata. Ma dimmi è possibile una cosa del genere?” “Certo Muscarà, la madre che da in adozione un figlio ha diritto che i suoi dati non vengano passati al figlio naturale per almeno cento anni. Nessuno può dire al figlio chi era sua madre senza il suo consenso” “Ma questo non capisco, una madre dopo venti anni non avrebbe piacere a sapere che fine ha fatto sua figlia?” “Dipende come è nata la figlia. In Italia ogni anno trecento neonati vengono dati in adozione. Molti sono figli di una scappatella, qualcuno di una violenza, altri non possono essere mantenuti perché la madre è minorenne, diversamente abile, o lo ha avuto da una relazione occasionale. Magari la madre di questa ragazza poteva averla avuta tradendo il marito, o è la figlia di un religioso o è lei una religiosa, oppure quando l’ha avuta era in carcere e magari in giovanissima età. Di questi casi ce ne sono tanti. Se è nata circa vent’anni fa mi sono interessata di diversi casi come questi. Figlie di prostitute o tossicodipendenti nate in carcere e date subito in adozione” “Ma scusa, mettiti nei panni di uno di questi bambini, non hai il diritto di sapere chi è tua madre” “Muscarà, qui entriamo in un’area difficile. Molti di questi bambini nascono proprio perché la madre può scomparire altrimenti non verrebbero neanche fatti nascere. Purtroppo, nella realtà quotidiana, non tutti i bambini hanno gli stessi diritti” “Tu dici allora che potrebbe essere stata una madre in prigione o in comunità che si è liberata della figlia” “Potrebbe essere così, questi casi erano purtroppo la normalità”
Muscarà continuò a parlare per qualche minuto con il giudice, ma quello che il giudice aveva detto lo aveva fatto incazzare. Soprattutto quella frase  “… non tutti i bambini hanno gli stessi diritti” gli aveva fatto girare enormemente le palle. Gli ricordò suo padre, quando frequentava la quinta elementare ed aveva portato a casa un quattro in matematica. Suo padre guardò il foglio e poi gli diede uno schiaffo che lo spostò di tre passi. “Nun cianciri -  gli disse serio suo padre – ti ho restituito quello che mi hai dato picchì pi mia stu quattru – e gli fece vedere il foglio  con il quattro in rosso in bella evidenza – questo è: uno schiaffo che mi hai dato! Jo travagghiu a junnata e tra tutti i travagghiaturi nto paisi, jo nun ho nessun diritto. Ma io a scuola non ci sono andato ed è giusto cosi. Tu pirò , tu ci stai andando a scuola, e ci devi andare per avere quei diritti che a me e a tuo nonno non hanno mai dato. E ora ti presenti qui con questo quattro! e che devo fare? ti devo battere le mani per quanto sei stupido? Finirai anche tu, con una campana al collo come le pecore con l’unico diritto di essere sfruttato come tutti i tuoi nunnavi!” Buttò sul tavolo il foglio e se ne uscì con la faccia scura. Da allora Muscarà si era fatto l’idea che il mondo era diviso in tre parti, chi non aveva nessun diritto come le pecore e i suoi avi, chi i diritti se li prendeva come quelli che studiavano e che così potevano difendersi da quelli che non avevano bisogno di avere diritti per comandare, come il barone che aveva il latifondo dove suo padre lavorava. Perciò, pensare a dei bambini nati con meno diritti degli altri gli fece provare la rabbia che suo padre aveva provato vedendo il suo quattro, la rabbia di chi quei diritti li voleva mentre altri li buttavano. Appena messo giù il telefono chiamò il carcere femminile e si fece passare un sovrintendente suo amico “Peppino, jo sugnu, Muscarà come stai?” “Muscarà, dimmi veloce che mi mancano degli uomini e devo fare i salti mortali da una scrivania all’altra” “Peppino, se io volessi sapere vent’anni fa chi s’era nel carcere, tu me lo puoi dire?” “Ti fai fare la richiesta del giudice, io guardo al compiuterre e ti faccio sapere…” “Peppino, ti rifaccio la domanda: si può sapere, senza chiedere l’autorizzazione al giudice,  chi c’era vent’anni fa in carcere con una età intorno ai venti anni e magari incinta?” “Ahhh Muscarà, ci sono le regole, tu sempre eccezioni vuoi, ma se io passo col rosso, tu che fai chiudi un occhio o mi dai la multa Ah? per questo l’Italia va a rotoli…..” “Peppino, ma che minchia dici? ma se tu non hai mai preso una multa in tutta la tua vita” “Dicevo a titolo di esempio Muscarà!” “Va bhe , va bhe come non detto” “Ecco bravo come non detto!, ma poi che ti serviva saperlo” “Ah quante cose domandi, era per una ragazza, una bravissima sfortunata ragazza che cercava sua madre” “Ma queste cose non si dicono Muscarà, ci vuole il permesso del giudice” “Ma era per me, per capire, per sapere, non è che ora mi presentavo da lei e le buttavo sul tavolo la foto della madre: Peppino carabiniere va bhe, ma non sono minchione!” “Ah va bhe, comunque non si può, non si può” “Peppino grazie lo stesso come non detto” “Va bene prego! te le mando nel pomeriggio, ora ho da fare ciao” Muscarà sorrise. Peppino era sempre così, diceva sempre di no e poi mandava le informazioni che poteva.
Il resto della giornata scivolò via senza infamia e senza lode e nel tardo pomeriggio passò dalla signorina Nunziatina che gli pulì dei carciofi appena arrivati tagliandogli il gambo e le punte, gli diede un vasetto di alici e gli fece mille raccomandazioni su come cucinarli. Carlo Alberto, il suo cane, lo aspettava con la sua statuaria posa alla porta del giardino. Muscarà lo fece entrare in casa per farlo mangiare e intanto gli chiedeva come aveva passato la giornata. Aveva messo sul fuoco i carciofi ripieni di mollica condita con formaggio, prezzemolo e acciughe e sopra gli aveva messo delle fette di provola che si sarebbero fuse sulla mollica ed aveva ricoperto tutto con un foglio di carta pesante. Apparecchiò il piccolo tavolo e si versò un bicchiere di vino rosso aspettando che i carciofi si cuocessero. Quando la cucina era pieno del profumo dei carciofi ormai quasi pronti, suonò il cellulare di servizio. Sentì subito la voce nervosa di Cacace “Maresciallo, deve venire subito, c’è stato un omicidio, nel vicolo dietro la piazza hanno trovato Santuzzo con la gola tagliata” “Arrivo” disse laconico Muscarà e spense il fuoco dei carciofi. Carlo Alberto lo guardo serio serio sdraiato sul piccolo divano che c’era in cucina, disapprovando la sua uscita senza aver neanche mangiato. Muscarà allargò le braccia e lo salutò dicendo che sarebbe tornato presto. Mentre andava verso la piazza si disse che c’era qualcosa che non andava: chi avrebbe avuto il coraggio di ammazzare Santuzzo tagliandoli la gola? Uno pericoloso come lui non era meglio ammazzarlo a colpi di fucile da caccia o di pistola? Chi aveva avuto l’incoscienza di avvicinarsi ad un Santuzzo incazzato brandendo un coltello? Un pazzo o un disperato di sicuro. Arrivato in piazza vide del movimento in un angolo della stessa, vicino a dove c’era il negozio di Ciccio. si avvicino e vide che c’era Petyx. “George che è successo ?” “E’ li all’inizio del vicolo - disse laconico la recluta – Cacace mi ha detto di stare qui ad aspettarla” Quando arrivò all’angolo del vicolo vide che per terra c’era il corpo di Santuzzo coperto con un grembiule uguale a quello che aveva Nunziatina quando lo serviva con una grande tasca nel mezzo dove lei conservava tutto. Il grembiule, benché scuro era  ormai  tutto pieno di sangue. Osservò Petyx che era impallidito. “Resta qui” gli disse avvicinandosi. Ma Petyx si diresse più avanti verso la strada su cui sfociava il vicolo dove per terra, perpendicolarmente al corpo di Santuzzo, c’era Cettina con intorno Ciccio e la signorina Nunziatina che le aveva messo il suo scialle sotto il collo. Più in la per terra c’era un piatto rotto con qualcosa che sembravano dolci, forse rispedde. Il Maresciallo si avvicinò “Cacace dimmi tutto” L’appuntato, che era al lato del corpo di Santuzzo si avvicinò. “Mi ha chiamato Cicciu con il cellulare, aveva sentito qualcuno urlare sul retro del negozio ed è uscito dalla porta dietro, ha visto Cettina e Santuzzo per terra, è corso da lei perché il corpo di Santuzzo non si vede dalla strada, quando l’ha raggiunta la vista stordita con un grosso ematoma sulla faccia. Allora si è girato ha visto il corpo di Santuzzo e quasi sveniva. La signorina Nunziatina e Petyx sono arrivati dopo. Cettina si stava riprendendo.” “E come mai Petyx non è venuto con te?” “Aveva detto che andava in garage, ma dice sempre cosi quando ha appuntamento con Cettina, si incontrano sempre dietro la caserma “ “E come mai ora è qui? È venuto lui o gli hai telefonato?” “L’ho chiamato mentre venivo qui” Muscarà lasciò perdere Cacace e si avvicino a Cettina; la vide con gli occhi aperti ma stordita e disorientata; la signorina Nunziatina le teneva la testa e le accarezzava la fronte, con gli occhi le chiese se era grave “E’ stordita, ha detto che du bastasi le ha dato un pugno e l’ha fatta cadere per terra sbattendo la testa e non ricorda altro. Stiamo aspettando il dottore” Petyx era accanto alla sua zita e le teneva la mano. Muscarà si alzò e andò a sollevare il grembiule che copriva il morto ed osservò il corpo di Santuzzo. Nella gola c’era un taglio netto che andava da un’orecchia all’altra. Aveva gli occhi ancora aperti e la bocca piena di sangue, anche la mano sinistra era piena di sangue, forse aveva cercato di fermare l’emorragia, la sua mano destra era pulita e sembrava stringere qualcosa, ma quando lui fece forza sulle dita vide solo dei fili, forse dei capelli o del tessuto. Intorno a lui c’era un lago di sangue. Il taglio aveva tranciato di netto la giugulare e lui doveva essere morto quasi subito affogando nel suo sangue. Muscarà guardo il resto del corpo ma non trovò niente di interessante. Gli mise la mano in tasca e senti il dorso di un coltello. Non aveva fatto in tempo a toccarlo o forse pensava di non averne bisogno. Cercò di memorizzare la posizione di Cettina. Quando Santuzzo gli aveva dato un pugno, doveva essere di fronte a lei, quindi dava le spalle alla strada su cui si affacciava il retro del negozio di Ciccio. Poiché dalla parte di Cettina non vi erano tracce di sangue, Santuzzo si doveva essere voltato, doveva aver avuto il colpo e cercando di respirare e di fermare l’emorragia con la mano sinistra era indietreggiato fino al vicolo cadendo all’indietro. Guardò il vestito di Cettina ma non vide nessuna goccia di sangue; dall’ematoma che aveva doveva aver avuto un bel pugno e quindi doveva essere subito caduta a terra, non poteva essere stata lei a colpire Santuzzo. L’assassino veniva sicuramente da dietro la vittima. Arrivò il dottore poco dopo i genitori di Cettina che si misero a gridare convinti che Santuzzo avesse ammazzato la figlia. “Cacace, chiama i vigili e fai chiudere il vicolo e la strada con una macchina a traverso, Dottore per favore porti la signorina in caserma. Ciccio, signorina Nunziatina, venite anche voi in caserma. Petyx, tu aiuta Cacace a tenere lontano la gente. Cacace hai chiamato la scientifica ?” “Si Maresciallo stanno venendo ma sa come se la prendono comoda….” “Va bene , non fate avvicinare nessuno” Poi prese il telefono e incominciò a chiamare i superiori e il commissariato competente. Dopo una mezzora di telefonate decise di andare in caserma e si porto dietro Petyx per raccogliere le testimonianze mentre Cacace lo lasciò con i vigili a transennare la strada e ad aspettare la scientifica chiedendogli di far andare in caserma il commissario di polizia quando arrivava. Arrivato nel suo ufficio accese per abitudine il computer e vide che c’era un messaggio di Peppino. Gli diede velocemente una lettura e lo mandò in stampa e mentre raccoglieva i fogli arrivò il commissario Russo. “Muscarà ma è mai possibile che non c’è mai un omicidio in orario di ufficio? Hai già un’idea o dobbiamo stare qui tutta la notte a romperci i cugghiuni cercando fantasmi?” “Commissario, faremo veloce veloce, qui siamo in campagna e non nella metropoli, si figuri se in paese non si sa già chi è stato: qui nessuno si fa i cazzi suoi!” “Oh meno male, così si fa – si sedette al posto di Muscarà – fozza facemu viatu” Muscarà fece entrare Cettina, la fece sedere sulla sedia a destra del commissario e lui si sedette alla sua sinistra, Cacace che era rientrato si era seduto per verbalizzare. “Cettina ora dicci tutto quello che ti ricordi “ Stavo andando da George a portargli due rispedde che avevo fatto – il commissario la guardo interrogativo – George, cioè la recluta Petyx mi aspettava alla porta del garage della caserma, cosi ho fatto un pezzo di piazza sono entrata nel vicolo e me lo sono trovata davanti. Era li che rideva e mi ha chiesto se stavo andando dal mio “sbirro”. Puzzava di sambuca e birra, doveva essere mezzo ubriaco. Io gli ho risposto che la cosa non gli doveva interessare. Lui disse che solo chi non conosceva sua madre poteva andare con uno sbirro, perché invece di volere bene a qualcuno del paese si buttava tra le braccia di uno sconosciuto come ogni donna di malaffare e concluse “tale madre….” Io mi arrabbiai e gli risposi che invece al paese sua madre la conoscevano tutti perché ogni maschio gli era andato insieme e che se io non conoscevo mia madre lui non conosceva suo padre dei tanti che ne aveva e di pensare a sua madre invece della mia. Lui, appena gli ho detto di sua madre è diventato tutto rosso si è arrabbiato e mi ha incominciato a colpire e sono caduta battendo la testa e perdendo i sensi.” A questo punto si fermò aggiustando la borsa del ghiaccio che aveva sulla guancia dove era stata colpita, il gonfiore era tanto che l’occhio destro era quasi chiuso. “Va bene Cettina, abbi pazienza dieci minuti che il commissario poi ti vuole chiedere qualcosa” le disse Muscarà Il commissario lo guardò perché in realtà non aveva niente da chiedere, ma capì che Muscarà aveva qualche idea. Mentre Cettina usciva, il maresciallo chiamo Petyx e gli disse qualcosa nell’orecchio. Lui fece un cenno di assenso e corse via. Entrò Ciccio e Nunziatina e il maresciallo fece sedere lui al suo posto e lei al posto di Cettina “Ciccio, racconta al commissario cosa è successo” “Eh nenti … commissario, io stavo mettendo a posto perché oggi tra il vento e il freddo non c’era nessuno in piazza. A nu cettu puntu sentu buci, prima nu gridu, poi ancora buci. Io mi scantai, aprii di dietro e usci la testa a vedere e vidi Cettina per terra, sono corso a vedere cosa aveva e ho visto che aveva mezza faccia mulancianata e paria studduta. Io la chiamo “Cettina, Cettina”, ma lei neanche mi sente, poi mi giru e vidu chiddu tuttu chinu i sangu e mi sono spaventato sono corso in negozio dove avevo lasciato il cellulare e ho chiamato la caserma. Quando sono uscito di nuovo c’era Nunziatina chi stava ciccannu di rianimare Cettina” “Accussi fu – confermò Nunziatina – ho sentito gridare ma stavo mettendo le cassette nel frigo, quando ho messo la testa fuori ho visto Cicciu piegato sul marciapiede, ha girato la testa a destra ed è corso in negozio, allora ho visto qualcosa per terra che sembrava una fimmina e sono andata a vedere, quando ho visto che era Cettina mi sono chinata per aiutarla e poi è arrivato di corsa u carabbineri biondu” Muscarà chiese a entrambi se Santuzzu avesse qualcosa nella mano destra, ma entrambi dissero che non si ricordavano. Muscarà chiese inoltre chi avesse messo il grembiule sul volto di Santuzzo e Nunziatina rispose che era stata lei perché Cicciu stava quasi per svenire a vedere tutto quel sangue e Cicciu confermò diventando pallido al solo ricordo. Alla fine Muscarà guardando il commissario gli chiese “Chiaro no? Ora sappiamo quello che è successo!” Il commissario lo guardò “Quindi?” “Quindi penso che possiamo dire a Ciccio di andare. Ciccio vai, domani vieni a firmare la tua deposizione.” Si alzò anche Nunziatina, ma il Maresciallo le chiese di restare “Devo chiederti ancora una cosa resta ancora un minuto per favore. Raccogliamo le idee, sappiamo cosa è successo prima e dopo la morte di Santuzzo, dobbiamo capire cosa è avvenuto nel mezzo di questi due momenti. – si rivolse al commissario – innanzitutto la morte. Hai visto il taglio con un angolo di quarantacinque gradi come se l’omicida fosse più basso di lui? la cui cosa ci fa sospettare di tutto il paese visto che era il più alto del paese, ma questo è comunque un elemento importante. Un altro elemento importante è che Santuzzo aveva un coltello in tasca, quindi non sospettava del suo assassino, non lo temeva e questo ci fa pensare che sia stato sorpreso perché se avesse temuto l’assassino si sarebbe messo sulla difensiva” “Questo è chiaro, ma anche di sorpresa non era facile farlo fuori” Obietto il commissario, Muscarà sorrise “Se tu fossi cresciuto per strada o in una prigione, non avresti avuto problemi a farlo fuori, soprattutto se ti fa avvicinare” Muscarà prese un pennarello rosso e un foglio di carta che appallottolò. “Cacace per favore mettiti nel centro della stanza – quando l’appuntato fu al suo posto il maresciallo prese nella mano sinistra il pezzo di carta e il pennarello nella mano destra tenendolo stretto come se fosse un coltello all’altezza del grembo – supponiamo che Cacace sia Santuzzo e io il suo assassino, mi avvicino a lui e per un secondo lo distraggo” il maresciallo lanciò la palla di carta che fece una piccola parabola e fini presa nella mano destra di Cacace. In quel momento Muscarà descrisse con la mano destra un arco dal fianco sinistro a quello destro e sul collo di Cacace apparve una striscia rossa lasciato dal pennarello. “Vedi? Io ho usato una palla di carta, ma avrei potuto usare una qualsiasi altra cosa …”
Mentre parlava bussò Petyx che guardò il superiore e gli diede un sacchetto di carta. Il maresciallo lo aprì e si fece serio rinchiudendolo e dandolo al commissario. Prese anche uno dei fogli di carta del messaggio di Peppino e senza guardarlo lo mise davanti al commissario e continuò a parlare “Dicevo, poteva usare qualche altra cosa per distrarlo … tipo …. Uno scialle” disse voltandosi verso Nunziatina “Ecco – continuò Muscara  - questo volevo chiederti Nunziatina: il coltello, quello lungo e affilatissimo, quello con cui mi hai tagliato il gambo dei carciofi, ,che tenevi nella tasca grande che il tuo grembiule ha sul davanti, dove è finito? Il grembiule era sul volto di Santuzzo così non potremo mai sapere se fosse se era macchiato di sangue, ma il tuo coltello dov’è?” “Maresciallo che ne saccio io sarà in negozio vicino alla cassetta dei carciofi!” Il commissario prese il sacchetto di carta portato da Petyx e abbassandone un lato mostrò il manico del coltello dove, vicino al manico c’era del sangue. “No era sotto il bancone dove c’è la bilancia, dove lo avevi buttato facendo il giro dei negozi sul lato della piazza ed entrando nel tuo negozio. Poi sei uscita di nuovo di dietro, quando Cicco era corso a telefonare. Forse però bastava vedere il tuo scialle che in qualche punto è smagliato. Magari dove Santuzzo lo stringeva quando era morto e tu lo hai tirato prima di chinarti su Cettina, lasciando dei fili tra le sue dita. Analizzando quelle fibre avremmo saputo subito che venivano dal tuo scialle, a tu nel frattempo saresti già fuggita!” Nunziatina lo guardò facendo la faccia stupita “Maresciallo che dici pacciu nisciu? Jo mazzai a Santuzzu ? e chi mutivu avia” “Nunziatina, non fare la parte dell’innocente, non offendere l’intelligenza del commissario! Abbiamo il coltello, le fibre dello scialle, già bastano e avanzano, se guardassimo le tue scarpe e il tuo vestito scopriremmo altre tracce di sangue. Confessa, ma non per me o per il commissario, confessa soprattutto per Cettina. Chiudiamo questa cosa senza fare troppo casino, lei ha già sofferto: una famiglia che ti ama non basta soprattutto quando tu sai che avresti avuto un'altra famiglia se qualcuno non ti avesse rifiutato senza dirti perché. E domani sicuramente la vostra storia sarà su tutti i giornali e la diranno come conviene a loro. Pensaci se chiudiamo tutto qui ora fai in tempo a parlarci, potrai dirle come sono andate veramente le cose, e lei ti crederà perché glielo dirai tu” Muscarà allungò la mano e chiese al commissario il foglio che gli aveva messo davanti e lui glielo passò guardando severamente Nunziatina. Il maresciallo lo fece vedere alla vecchia e lei si rivide come era nella foto di una scheda segnaletica tantissimi anni prima. Il commissario gliela diede. “Parlaci tu Nunziatina, non le fare sbattere anche questo in faccia dai giornali, da chi non sa quello che è accaduto e che dirà le bugie che vorrà.” Nunziatina la prese poi abbasso le mani quasi a levarsela davanti e fissando un punto nel vuoto disse solo “A facissi ntrasiri”
Muscarà fece un gesto e Cacace usci rientrando con George che sorreggeva Cettina ancora traballante e  che fece sedere di fronte a Nunziatina “Cettina – disse Muscarà sorridendole e spostandole dei capelli dall’occhio gonfio – Nunziatina ti deve dire delle cose, delle cose che prima, per i motivi che ti dirà, non ha potuto dirti. Tu ascoltala poi George ti porterà a casa.” Nunziatina la guardò e sorrise con gli occhi lucidi le prese le mani e gliele strinse con le sue mani magre e forti che ora a toccarla, quasi tremavano “Hai gli stessi occhi di tuo padre – le disse alla fine alzando gli occhi e guardandola – tuo padre era buono ed era uno degli uomini più belli che avevo mai conosciuto. Io … io era nata in carcere, e ci sono rimasta fino a quando non incominciai a camminare. Quando uscimmo e incominciai a capire il mondo chiesi a mia madre di mio padre ma lei rispose che non era degno di chiamarsi padre e che non valeva la pena averne uno e bastava lei. Così mi fece da madre e da padre e in mezzo alla miseria in cui eravamo, mi fece crescere per come poteva. quando avevo sedici anni mi prese il suo padrone e incominciai a lavorare per lui. Mia madre prese una brutta malattia e mori qualche anno dopo. Incontrai tuo padre a vent’anni ed era bellissimo, Ci innamorammo, cosi restai incinta ma il padrone lo caccio via ed io per non perderti rubai ad una vecchia buttandola per terra in strada, finendo in carcere dove il padrone non poteva farmi abortire a calci come aveva fatto con le altre. In carcere il padrone mi disse che non avrei più visto tuo padre e che se fossi uscita con te ti avrebbe venduta a qualche famiglia che poteva pagare, una di quelle che non poteva adottare perché troppo vecchia o con problemi con la giustizia. Tu non meritavi questo, nessun figlio merita questo, ma tu eri la figlia di tuo padre e per quanto nella mia vita io non ho avuto mai fortuna, ora volevo che tu l’avessi, che uscissi da quelle strade dove non c’era futuro e speranza. Allora ti diedi in adozione e ti lasciai andare salva e in una buona famiglia. Quando sono uscita il padrone mi picchiò e mi mandò a lavorare nel bordello peggiore dove il cliente può fare di te quello che vuole. Io vivevo solo perché mi stordivo con qualcosa e non ero cosciente del mondo intorno a me che non valeva la pena di vivere. Facevo le peggiori cose, per distruggermi e cancellare tutto quello che ero, ma tu eri sempre dentro di me, eri l’unica luce nella mia notte eterna. Verso i trentacinque anni incontrai un vecchio che veniva al mercato ortofrutticolo e poi a divertirsi nel bordello dove lavoravo. Si innamorò di me o forse voleva qualcuno che si prendesse cura di lui e pagò facendomi andare via: ormai ero pelle ed ossa, ero invecchiata di colpo, nessuno altro, se non solo lui, mi cercava e il padrone fu contento di sbarazzarsi di me pensando che forse avevo già la malattia di mia madre. Il vecchio mi portò qui, facendomi disintossicare da tutto il male che avevo dentro di me o che mi prendevo e tornai a rivivere.  Alla fine mi trattava come una moglie sapendo però che per me non era nulla ma a lui andava bene cosi e a me, che ero lontano dal padrone e che non dovevo essere una donna da usare, andava bene lo stesso.  Lui si ammalò e dopo qualche anno mori lasciandomi tutto. Mi aveva detto di vendere tutto e di andarmene via al nord per farmi una famiglia. Lui non sapeva però perché ero rimasta con lui. Quando ero arrivata ti avevo visto passare in piazza mano nella mano con la signora Puglisi e mi hai ricordato me da piccola. Poi vidi i tuoi occhi e quando mi dissero che eri adottata capii che eri tu, quella che avevo stretto in braccio solo per un paio di mesi ma che mi aveva riempito il cuore, per la prima volta, di quello che chiamano amore. Alla fine, anch’io ero una madre e ti avevo voluta con tutte le mie forze perché allora credevo ancora all’amore e che mi avrebbe salvato dalla miseria in cui ero. Per questo sono rimasta e non sono fuggita via dal vecchio come volevo fare, perché qui c’eri tu e ogni giorno ti potevo vedere e vederti bella e felice come sei e sentirmi felice ed orgogliosa di te per la prima volta nella mia vita. Poi ho visto che quello ti stava dietro. Lo vedevo ogni sera spiarti e seguirti, a ingiuriarti per colpa mia ed allora mi tenevo pronta, stavo attenta a tutto quello che facevi. Ieri l’ho visto entrare ed uscire dal bar prima che chiudesse e quando sei passata, lui è corso nel vicolo dietro il mio negozio e dopo che è passato sono uscita e l’ho seguito stando nell’ombra del muro. Ho sentito quello che ti diceva e come difendevi una madre che non conoscevi; quando ti ha colpito non ci ho visto più gli sono andata incontro insultandolo e gli ho lanciato lo scialle e lui ridendo l’ha preso al volo e allora …. Ho fatto quello la strada mi ha insegnato …. Mia madre diceva che noi eravamo quelle che nessuno difende e che noi stesse dovevamo pensare a difenderci. Ho fatto cosi. Domani di me ti possono dire quello che vogliono, ma l’ho fatto perché lui non ti avrebbe mai lasciato in pace, perché lui ti trattava come in tutta la vita avevano trattato me ed era uguale a tutti quelli che mi avevano usata e conte avrebbe provato a fare lo stesso, ma tu non lo meritavi, almeno questo, non lo meritavi.” Finì guardandola negli occhi come se aspettasse un verdetto Cettina la guardava stupita, incredula. “Ma… io ti ho cercata … perché non mi hai voluto incontrare … poi …. tu mia madre?” disse incerta non riuscendo a vedere nella vecchia Nunziatina niente di simile a lei Nunziatina sorrise “Non ti meritavo. Ma ti ho voluta, ti ho desiderata perché sei stata l’unico regalo di chi ho amato, ma i figli hanno dei diritti ed io i tuoi non li ho rispettati, non ti ho dato nulla di quello che un figlio deve avere, non potevo avere nessun diritto su di te. Dirti poi il perché e per come ti avrebbe solo fatto soffrire, non era giusto darti il marchio infamante di essere figlia di una poco di buono, di una puttana che ti ha fatto nascere in carcere – Nunziatina si fermo e si asciugo gli occhi - Dovevo proteggerti almeno da questo. Tu forse non vi avresti fatto caso ma gli altri ti avrebbero giudicato per questo. Io non volevo che mia figlia fosse considerata diversa dagli altri come era successo a me per tutta la mia vita. Poi, io l’ho sentito dal primo momento che eri tu, me lo diceva il cuore e me lo dicevano tante altre cose” e nel dire questo le diede il foglio di carta che le aveva dato Muscarà e Cettina si vide in bianco e nero, con gli occhi scuri ma per il resto esattamente eguale nei capelli nella forma degli occhi e del volto nella foto che la scheda segnaletica riportava. Nunziatina si levò il fazzoletto che portava per raccogliere i capelli, senza il quale nessuno l’aveva mai vista e scuotendo la testa diede volume ai suoi capelli ricci e grigi. I capelli si allargarono tornando al volume originale e Cettina vide di fronte a se un'altra se stessa invecchiata, con la stessa massa di capelli che la caratterizzava e, ora che l’osservava da vicino, con la stessa forma degli occhi e del naso. L’osservo stupita per qualche secondo poi scivolò dalla sedia su cui era e inginocchiata di fronte a Nunziatina l’abbracciò piangendo.
Il commissario si alzo e sistemandosi i pantaloni disse con voce neutra. “Muscarà mi offri un caffè che devo scappare a Palermo che ho un altro omicidio….” Muscarà allargò le braccia quasi a protestare che oltre a fare il suo lavoro doveva pure offrire il caffè, ma con la scusa del caffè se ne uscirono tutti quanti lasciando Petyx con le donne che piangevano. Quando rientrò a casa Muscarà sentì ancora il profumo dei carciofi. Carlo Alberto sdraiato sul divano lo guardò severamente quasi a rimproverarlo che rientrava cosi tardi. Muscarà fece finta di niente, mise due carciofi dentro il microonde e andò a spogliarsi, poi torno in cucina e preso il piatto si sedette al tavolo per mangiare. Carlo Alberto fece rumore masticando, leccandosi il naso con la lunga lingua e mugolando di disapprovazione. “ho capito ho capito – disse Muscarà seccato – la prossima volta dico al morto di morire di giorno! Sei contento? – e sottovoce aggiunse – che rompicoglioni che sei! Perché non ti lasciato con la finanza….” Carlo Alberto si voltò dall’altra parte disgustato e offeso. Muscarà addento la prima foglia di carciofo e chiuse gli occhi da piacere che provò.
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paoloxl · 5 years
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La scorsa settimana è stata caratterizzata dall’esprimersi feroce della repressione nella città di Torino e dall’esplosione della rabbia e della solidarietà in questa così come in altre città.
Uno spazio occupato di Torino – l’Asilo – è stato sgomberato dopo 24 anni di occupazione, lotta e resistenza. Sei compagn* sono stati arrestat* con l’accusa di associazione sovversiva nell’ambito dell’operazione denominata “Scintilla”. Altre dieci persone sono state arrestate durante il corteo che sabato ha riempito le strade di Torino: alcune di loro sono arrivate al carcere dopo essere passate per l’ospedale a causa della violenza delle guardie. Altre tre persone erano state fermate nella giornata di giovedì durante i disordini che hanno accompagnato la procedura di sgombero: al momento risultano in libertà e per una di loro è stato comminato il divieto di dimora da Torino.
Un bilancio grave ma che non sconvolge. Un bilancio che si inserisce pienamente nei tempi attuali, segnati dall’inasprirsi della repressione, dal contrasto alle lotte, dalla chiusura degli spazi di autorganizzazione, dalla marginalizzazione delle persone che infastidiscono lo sguardo del cittadino medio benpensante a colpi di decreti sicurezza. L’importanza di inserire questa ennesima operazione di polizia in un contesto più ampio è cruciale se vogliamo decostruire da subito la narrazione che i media stanno proponendo.
In queste ore le varie testate giornalistiche continuano a descrivere l’Asilo e le compagne e compagni che in questi anni hanno costruito quella realtà come dei mostri, ‘terroristi’ fuori dalla realtà, facendo eco a Questura e politici nel cercare di spaventare le persone ‘normali’ e cercando di fiaccare l’amore e la solidarietà per uno spazio sgomberato e per le persone arrestate.
Istituzioni e media, dipingendo uno scenario in cui ci sono occupanti buoni e occupanti cattivi, cercano di tagliare il collegamento tra l’Asilo e il resto delle persone che quotidianamente portano avanti diverse forme di resistenza.
Lo spauracchio del linguaggio da anni di piombo ci fa sorridere e non perché le lotte portate avanti in questi anni anche con il contributo dei compagni e delle compagne dell’Asilo non siano state determinate, ma piuttosto perché non si può non essere solidali con quelle lotte e quelle azioni. Crediamo che chi in queste ore è nelle mani della polizia sia in possesso di una visione della realtà molto più concreta di quanti colgono l’occasione per indignarsi sulle vetrine rotte e lo dimostra la solidarietà che stanno ricevendo in queste ore da Torino, dal resto del paese e fuori dai confini nazionali.
Vorremmo chiedere a chi si lascia ancora ammaliare da questa narrazione scandalistica dopo anni e anni di criminalizzazione dei movimenti: come si fa? Come si fa a non reagire alla violenza istituzionale? Come si fa ad essere solidali per la disobbedienza civile di Mimmo Lucano e non portare solidarietà a chi si impegna nella lotta contro i CPR?
Come collettivo transfemminista queer la questione della violenza dei confini fisici e ideali è sempre stata al centro della nostra riflessione e di ogni rete di cui abbiamo fatto parte, cittadina, nazionale e transnazionale.
In un periodo in cui la violenza delle frontiere si dipana in tutto il suo orrore non possiamo che sostenere quelle realtà che provano a combatterla e quelle persone, migranti e immigrate che la violenza dei confini e del colore la affrontano ogni giorno e che quei confini provano a superarli.
Per questo rilanciamo l’appello a tutte le soggettività, ai collettivi e reti lgbtqia+, alle transfemministe e femministe invitandole a prendere parola contro la gigantesca macchina repressiva in moto, e non solo a Torino.
Occorre, inoltre, sottolineare che da questa narrazione tossica rimangono strumentalmente fuori due elementi centrali.
Da un lato bisogna ricordare a gran voce che le compagn* arrestat* coinvolte nell’operazione Scintilla sono accusat* di associazione sovversiva per aver portato avanti negli anni una lotta determinata contro la detenzione amministrativa delle persone immigrate senza documenti.
Senza voler entrare nel merito delle carte giudiziarie e dell’impianto accusatorio della procura torinese, l’obiettivo più ampio dell’operazione è palesemente quello di fiaccare la lotta contro i CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) che a Torino aveva come obiettivo la chiusura del CPR di Corso Brunelleschi già più volte distrutto – come altri in Italia – dalle rivolte delle persone recluse. I CPR sono galere, sono luoghi in cui si fa materiale e visibile la frontiera, sono posti da cui si esce con un decreto di espulsione o direttamente con un volo di rimpatrio. Sono l’anello più visibile di un ingranaggio complesso che ha come obiettivo quello di serrare le frontiere e respingere all’esterno chi tenta di varcarle.
Creati dal governo di centro-sinistra alla fine degli anni ’90 del secolo scorso hanno di recente trovato una loro nuova età dell’oro con il Ministro degli Interno Minniti e, oggi, con Salvini. Impossibile riformarli e impensabile chiedere – a chi poi? – di migliorare la qualità delle condizioni di detenzione. I CPR vanno chiusi perché luoghi di privazione della libertà. A fronte di questa rivendicazione, la procura di Torino ha fatto calare la scure della repressione su 6 compagn* che sono ora in isolamento, privati della loro libertà in attesa di giudizio e che rischiano molti anni di carcere se condannat*. A loro non può che andare la nostra solidarietà.
Ma c’è un altro punto che occorre sottolineare, ovvero a cosa lascia spazio lo sgombero dell’Asilo e perché quello spazio era cosí scomodo per l’amministrazione torinese. L’Asilo occupato si trova nel quartiere torinese di Aurora, da anni dato in pasto alla più becera gentrificazione.
La riqualificazione del quartiere ha per esempio portato all’apertura del palazzo di alto design firmato Lavazza; oppure alla creazione di una scuola di scrittura/storytelling diretta dall’illustrissimo Baricco dove ti insegnano a scrivere alla modica cifra di 5.000 euro l’anno. L’ondata di gentrificazione sta anche portando anche alla chiusura dello storico mercato del Balon di Porta Palazzo: chiunque vive quel mercato come luogo di incontro, scambio informale e mezzo di sopravvivenza, viene spinto ai margini e illegalizzato.
L’Asilo occupato e le tant* compagn* che vi gravitano attorno rappresentano uno spazio di resistenza a questo processo di svuotamento del quartiere e di sistematica eliminazione dell’indecenza intesa come non normalità in tutte le sue forme.
Ci sembra tutto questo veramente così lontano?
Gli attacchi agli spazi occupati oramai sono più che frequenti in tutta Italia. A Roma sono iniziati gli sgomberi a partire da quelle realtà più marginalizzate e, senza troppo nasconderlo, si punta a ripulire la città dagli spazi di autogestione. Gli spazi delle donne sono costantemente sotto attacco, da ultimo la casa delle donne “Lucha y Siesta”, attiva da quasi 10 anni nel contrasto alla violenza sulle donne e spazio prezioso di autorganizzazione per tutt* noi, rischia di chiudere perché il proprietario ATAC Spa (merda!), in crisi finanziaria, vuole vendere lo stabile.
L’apparato repressivo è poi sempre più normalizzato nella quotidianità.
Ci si è oramai abituati alle camionette di polizia e carabinieri che stazionano nei quartieri; non ci si gira più per le retate e i controlli dei documenti delle persone razzializzate per strada, sugli autobus e nelle stazioni; ci si indigna solo per qualche ora per la morte di freddo di persone che dormono in strada. Nel frattempo fioccano ordinanze che come unico obiettivo hanno quello di limitare la socialità a forme accettabili e decorose.
Questa crociata dell’ordine e decoro ha come nemiche tutte quelle persone che non rientrano nella norma ‘famiglia-nazione-lavoro’ e noi Cagne ci sentiamo decisamente chiamat* in causa.
Pensate che reagiremo semplicemente proteggendo i rimanenti miseri spazi di agibilità dove ci volete confinare? Pensate male. Questo è per noi il momento di immaginare tanto e fare molto di più!
Libertà per tutte e tutti Solidarietà con gli/le arrestat*
Cagne Sciolte
Per esprimere solidarietà alle persone arrestate, vi consigliamo di seguire gli aggiornamenti pubblicati da Radio Black Out e Macerie Torino. Il luogo di detenzione infatti potrebbe cambiare nei prossimi giorni a seguito di trasferimenti.
Per ora le indicazioni più aggiornate sono le seguenti:
Per l’operazione Scintilla: Rizzo Antonio – Salvato Lorenzo – Ruggeri Silvia – Volpacchio Giada – Blasi Niccolò – De Salvatore Giuseppe. Per il corteo di sabato: Antonello Italiano – Irene Livolsi – Giulia Gatta – Giulia Travain – Fulvio Erasmo – Caterina Sessa – Martina Sacchetti – Carlo Mauro – Francesco Ricco Sempre per il corteo di sabato, dopo essere stato all’ospedale, è in arresto anche Andrea Giuliano.
Al momento si trovano tutti nel carcere torinese: C.C. Lorusso e Cutugno via Maria Adelaide Aglietta, 35, 10149 Torino TO. Tutt* riportano contusioni inferte dalla polizia durante il fermo. —————————————————————————– Gabriele Baima, in carcere da giovedì per la manifestazione davanti a Palazzo nuovo, è stato rilasciato con un divieto di dimora a Torino. Gli altri due arrestati di giovedì sono stati scarcerati. —————————————————————————– Arrestati/e di sabato: Udienza terminata oggi. Il PM ha chiesto custodia cautelare in carcere per tutti/e. Capi d’imputazione: 2 resistenze (1 durante arresto), lesioni, porto d’armi, devastazione e saccheggio. Il GIP si riserva di decidere tra stasera e domattina. Tutti hanno rilasciato dichiarazioni. —————————————————————————–
Gli arrestati/e sono tanti, alcuni con accuse gravi che li costringeranno alla detenzione per lungo tempo.
Chiediamo ai solidali un benefit per sostenerli/e al conto intestato a Giulia Merlini e Pisano Marco IBAN IT61Y0347501605CC0011856712 ABI 03475 CAB 01605 BIC INGBITD1
Nei giorni scorsi è girata una versione scorretta dell’IBAN, ci scusiamo.
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latinabiz · 3 years
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L'Omelia della Veglia Pasquale di Don Luigi Ruggiero del 3 aprile 2021
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Don Luigi Ruggiero - foto di Pietro Zangrillo Don Luigi Ruggiero - foto di Pietro Zangrillo Don Luigi Ruggiero - foto di Pietro Zangrillo Don Luigi Ruggiero - foto di Pietro Zangrillo Don Luigi Ruggiero - foto di Pietro Zangrillo Don Luigi Ruggiero - foto di Pietro Zangrillo Don Luigi Ruggiero - foto di Pietro Zangrillo Don Luigi Ruggiero - foto di Pietro ZangrilloDon Luigi Ruggiero Omelia di Don Luigi Ruggiero del 3 aprile 2021 - audio di Pietro Zangrillo https://youtu.be/EaUdRxDhxZY Omelia di Don Luigi Ruggiero - video di Pietro Zangrillo La “madre di tutte le veglie", con le quattro parti in cui questa funzione ci trasporta nella Risurrezzione di Gesù. Don Luigi Ruggiero, cappellano dell'ospedale “Dono Svizzero” di Formia, ha voluto mettere in evidenza sia l'aspetto dell'angelo che annuncia il ritorno alla vita del Cristo pèer notificarlo ai discepoli e a Pietro, ma anche il ruolo del cristiano di essere la luce, il liveto e il sale del mondo: “Alleluja, Alleluja, Alleluia! Qualcuno diceva: Alleluja non si dice durante la Quaresima? Ma Alleluja significa Gloria a Dio, e quindi nella Quaresima si dice Gloria a Dio, Gloria a Cristo. Ma al di la delle parole certamente la lode a Dio bisogna renderla, Gloria a Dio, bisogna rendere Gloria a Dio sempre e comunque, anche nei momenti quando noi diciamo no, in momenti che tanto sono gioiosi. Tant'è vero la Liturgia e quest già abbiamo già detto pure noi, ecco prima dell'Avvento, prima del Natale durante l'Avvento, e prima della Pasqua durante la Quaresima ci stanno le due giornate le domeniche della gioia, del “leatare” e del “gaudere”, la terza domenica di Avvento e la quarta di Quaresima. Dire che per noi cristiani il rapporto che è ciò che è buono e ciò che è anche cattivo, quando c'è Cristo con noi non dobbiamo temere nulla, perché il Signore Gesù Cristo è il Signore della vita, è il Signore di ogni bene, di ogni cosa positiva, quindi le cose buone che solo Lui perché Dio ci può donare. Non so voi cosa avete pensato, io non ci ho mai fatto caso sinceramente, si parla di Pietro e quest'angelo dice: “Andate e dite ai discepoli e a Pietro”. Stavolta Pietro è presentato come il responsabile della comunità, non è solo Gesù che dice “Tu sei Pietro”. Ecco l'angelo che sottolinea questo aspetto come per dire “Andate da Pietro, andate dai fratelli,” e ricorda come già aveva detto Gesù prima della Passione che lo avrebbe preceduto in Galilea. Non dimentichiamo mai che la Galilea è la regione alta, a nord della Palestina, la galilea è sinonimo di luogo dove tutto è mischiato, bene e male, il luogo diove si passa per andare ad Occidente ed a Oriente, è il luogo delle lingue più diverse, che si parlano tante lingue perché è una zona di commercio, una zona di passaggio, quindi tutte quelle caratteristiche che pottremmo applicare in tutti gli altri settori della vita politica, strategica, economica e compagnia bella. E da lì Gesù comincia a predicare, è andato in Galilea a predicare dopo il Battesimo. Quindi non è andato a Gerusalemme, non è andato nella città santa, e qui mi preme un po' mettere in evidenza perché è un'aspetto che cerchiamo di riprendere in queste prossime settimane. Tutto quello che è stato preparato, abbiamo anche seguito nelle preghiere alla fine delle letture e qualche preghiera in modo particolare, il tempo dei profeti da quando Dio chiama Abramo, quindi possiamo fare i calcoli e qui possiamo dare anche i numeri, Abramo stava al 1850-1900 avanti Cristo, quindi quando Sabramo è stato chiamato, e poi tutto quello che è successo dopo nei figli di Abramo, c Giacobbe, i discendenti di Giacobbe, le tribù di Israele e compagnia bella fino a Gesù, c'è stata una preparazione di duemila anni, se possiamo dire così. E quando arriva Gesù che nasce, manco ci si accorge, ecco non ci si rende conto di ciò che sta avvenendo. Eppure di Gesù si sapeva che sarebbe nato, il luogo dove sartebbe stato, Nazaret, il luogo dove sarebbe nato, Betlemme, il nome, sara chiamato Re Emmanuele Dio – con - noi, Gesù il salvatore, sarà chiamato Nazareno. Se vedete le domande che abbiamo ascoltato in questi giorni passati prima di questa Settimana Santa, quel mettersi contro comunque e Gesù e quei poveri Giudei erano un po' anche ignorantelli, ma dalla Galilea mica ci sono profeti, non sapevano per esempio che Giona era della Galilea. Ma Gesù chi lo conosce, il Messia noi sappiamo mica deve venirte dalla Galilea, perché pensavano di Nazaret tu guiarda che Nazaret nons apevano, se si fossero informati che Gesù è nato a Betlemme, e Betlemme significa la città di Davide, significa, ecco, il discendente, il Messia promesso dalla discendenza di Davide. Insomma anche questo aspetto che un po' si deve non solo dire, ma come siete ignoranti, ma qualche volta anche noi siamo ignoranti, ma al di là della conoscenza, diciamo, intellettuale che possiamo avere delle cose, l'anima delle cose che non devono mai venir meno questi aspetti importanti che deve essere l'anima delle cose, è questa fede in Gesù Cristo. Quando Gesù è venuto e ha annunciato l'amore di Dio, l'amore dei fratelli, ha insegnato con la parola e con la vita ed è morto sulla croce per noi, ci ha dimostrato quanto Dio amam l'umanità nonostante tutto. Scusate se mi ripeto in certe cose, io avrei detto andatevene perchè vi prendo a calci tutti quanti. Qualcuno mi dirà: ma stai sempre a dire la stessa cosa. Per me è stata una cscoperta anche questa sinceramente come sacerdote e come uomo: ma lì sotto la croce ci stavo pure io. E Gesù, morendo sulla croce, ha salvato il mondo dalla creazione e lo ha salvato prima della fine di questo mondo. Quindi c'è quel momento, il centro il Mistero Pasquale, la morte e risurrezione di Gesù, che deve essere anche nella nostra vita, la nostra fede, che diventa anche il punto e il tempo dello Spirito, il tempoche stiamo vivendo noi. E in un certo qual modo calcolate duemila anni prima e lo gustiamo duemila anni dopo. Quindi come si dice, qualcuno dice, in una maniera azzardata, ma stai dicendo stupidaggini, però dobbiamo pensare che il tempo di un cambiamento, di svolta che ci deve essere nel mondo, nella terra. E qui il tempo della Chiesa, il tempo dello Spirito Santo, il tempo nostro, il tempo di rivedere, rimane sempre fondamentale Cristo morto e risorto, ma la conversione del primo annuncio di Gesù fa, e tutti dobbiamo sentirci nel bisogno di dire: ma di può sempre ricominciare da capo. Anche quelli che hanno un percorso di vita spirituale avanti, è insoimma lavorare perché il Regno di Dio diventi sempre più realtà, che verrà la fine, ci saranno delle svolte, ci saranno tante cose che forse non si riusciranno a capire e ad accettare come le malattie, le pandemie, le morti, qualcuno si azzarda a dare anche dei numeri dicendo: i due terzi, i tre terzi, i tre quarti dell'umanità, ecco, perirà, e ci sarà un resto a qui al là di quello che potrà succedere. Certamente io mi devo salvare l'anima insieme ai miei cari, è quell'impegno che abbiamo preso un pochettino in queste settimane scorse che è uno degli impegni che dobbiamo prendere nel tempo di Pasqua: la preghiera, lla soferenza, l'offerta, la penitenza, il digiuno, diciamo, di rinunciare anche alle cose piccole nostre che possono aiutare, ad aiutare a dare tutto di me, di offrire tutto di me al Signore. Insomma, anche se nelle case non sempre tutti la penseranno alla stessa maniera, ci deve essere sempre qualcuno che si fa carico per tutti. Io devo pensare a mia moglie, a mio marito, insieme ci dobbiamo salvare, io devo pensare ai miei figli, ai miei ghenitori, insieme ci dobbiamo salvare, io mi devo mettere con i mioei fratelli, von i miei parenti, insomma questo aspetto della salvezza che dipende anche da me, se non altro per dire si e no a Dio. Perché vede Dio è onnipotente, però ha una debolezza, come qualcuno dice, debole nelle preghiere, nelle penitenze, ma mi permetto di aggiungere noi siamo più potenti di Lui in qualche modo, se pensiemo che possiamo ditre anche no all'amore. Dio non può dire no all'amore, deve dire sempre si perché è anche amore. Noi abbiamo anche la libertà di poter dire: si Signore, accetto il tuo amore; no Signore, se tu permetti io scelgo altro. E' questo il discorso del tempo della Chiesa, il tempo nostro, possiamo anche rifiutare Dio. Ecco si parla tanto di questo allontanarsi da Dio, la famiglia che non è stata distrutta dal peccato originale, nemmeno dal diluvio universale e oggi l'uomo vuole avere la presunzione di distruggere questo mondo che è quello della famiglia, la vita, quella ridicolaggine e stupidità di tanta gente, ecco c'è anche una espressione molto pesante per le persone che, per esempio, sono contro l'aborto e magari chi maltratta una bestiola usa la stessa espressione e magari non si rendono conto che anche un bambino che deve nascere e potrtebbe nascere un bambinio piccolo che viene seviziato, tutto il discorso anche dei vaccini quando si parla, non si riesce a …... non ho sentito. Perché quelli che dicono di no, dicono no, non sanno parlare, io dico grazie a Dio che la televisione non mi funziona, forse è una cosa provvidenziale. C'è anche qui questo momento che stiamo vivendo, noi cristiani abbiamo un ruolo importante, dobbiamo essere veramente sale, di essere luce, di essere lievito, anche se il cero a volte sembra spento perché là sta acceso, non si vede, noi dove stiamo? E' qui che diventa importante la testimonianza, la Chiesa, anche mettere in discussione. Questo fatto di mettere in discussione il Papa, è questo o non è questo il Papa, i Sacramenti e l'altro giorno persone che ho avuto in parrocchia, voi avete sentito di Gallinaro, che a un certo punto hanno fatto la scelta di Gallinaro, prsone che hanno sempre fatto la comunione, hanno sempre prregato, adesso dicono non è vero più, non è vero quello che dici tu. Fino adesso cosa abbiamo creduto? Che cosa hai creduto? Quindio non è questione forse siamo d'accordo o non siamo d'accordo su certe idee, però ci sono tanti di quei segni che a volte anche inconsciamente, vedui qeulli dei cosiddetti cristiani che vanno a messa, andavano e adesso non ci vanno più, che hanno paura. Questa espressione sarebbe interessante raccogliere ed espressioni più o meno leggere, più o meno pesanti, non so non rispettare, è vero tu puoi fare tutte le scelte che vuoi, ma se permetti acìnche io come te posso fare le mie scelte. E' però se tu porti avanti le tue idee, non rispetti le persone, inomma si definiscono altre cose. Insomma npoi crisrtiani davvero dobbiamo crderci in Gesù Cristo, dobbiamo credere nell'uomo, nella vita umana che è fondamentale, e dobbiamo credere al creato e alle creature tutte, anche ai fiuori e alle piante, e anche negli animaletti, ma soprattutto Dio e l'uomo e il mondo sono da amare. E qui il discorso da amare Dio e il prossimo come se stesso è fondamentale, il vivere negli ambineti e santificare non solo sanificare, adesso si dice santificare con i nostri ambienti, i luoghi dove noi viviamo, le situazioni che viviamo di gioia e di dolore hanno bisogno di Dio. Spesso si fanno tante iniziative, i compleanni, le feste, gli anniversari, non so, è capitato anche a voi nelle feste con i diciotto anni si fa tutto e non si prega, per esempio. L'altro giorno stavo pensando, nella pastorale degli infermi sono ormai quasi venti anni che sto qui all'ospedale, solo un caso è capitato delle persone che vanno in poensione hanno avuto la bella delicatezza e attenzione, ecco Costantino, la sorella, la amma che è andata in pesnione, di dire una messa di ringraziamento. Mi ricordo li nel salone nella sala conferenze e cjhi voleva venire e poi si è fatto altro, per dire grazie. Gli unici che hanno fatto una cosa del genere, dico ma gli altyri sono anche cristiani, a parte andare o non andare a messa, ma quanto li ha edificati. Allora anche qui il discorso di noi cristiani, credenti e non credenti, che siamo tante volte, perché a volter siamo un po' più credenti, a volte meno, però su certe cose dobbiamo anche un po' ritornarci e quindi anche alla Paqua di quest'anno, pensiamo rispetto alla Pasqua dell'anno scorso, di due anni fa e degli altri anni, quanto sono andato avanti nella fede, quisanto sono andato avanti con la mia famiglia nella fede, quanto nella mia comunità, nel mio mondo dove lavoro, il mio vicinato, il mio parentado, cioè quanto noi cristiani siamo ad essere lievito e sale e luce. E triste quando, questo è un altro aspetto che abbiamo provato a chiedere, invece di prendere in considerazione questi giorni dio Pasqua, la pace che dovremmo chiedere per le famiglie. Non so voi, a me è capitato spesso nelle varie parrocchie dove sono stato, ma anche al paese mio, quando si nominano certe famiglie, soprattutto con certe persone, è sinonimo di diavolo, du terrore, perché è vero anche che io e te non centriamo niente con i nostri nonni che sono stati e hanno fatto i cretini perché bisogna dire così, e degli strascichi che rimangono in quella famiglia non voglio averw a che fare. Ma tu che centri? Perché mio nonno e mio bisnonno …. Allora questo non si finisce mai se nonm ci si riconcilia. E qui il dono del perdono, anche della divina volontà che è quella dell'amore di Dio che deve essere accolto con Gesù, condividerlo con Lui questo amore e anche questo perdono, e lo dobbiamo fare questo lavoro. E allora nella mia famiglia, io mi ricordo a casa mia quando si parlava, con tutta la buona volontà, ho visto anche con quanta difficoltà tra fratelli, tra parenti, tra vicinio, insomma a volte con cose anche pesanti. Ed allora chiedere perdono, credere in Gesù significa anche ringraziare certamente per tutti i doni, cvhiedere aiuto per le necessità più diverse, chiedere anche perdono, riconciliarsi e riconciliare, e farlo pure per chi non lo fa. Ecco l'atto divino nostro quando lo facciamo con Gesù, che anche se a casa mia non ci sta nessuno che lo fa, lo faccio solo io, nel posto di lavoro solo io, dice il mio paese solo uno che prega, fa peniternza, si fa carico per riparare i peccati dei suoi paesani, ecco tuta la Chiesa, tutto il mondo si salva e viene aiutato a santificarsi. Quindi basta solo una persona, io dico mezza persona, ma perché se ci sta, si incomincia magari si raggiungono tanti obiettivi, non importa. Anche quel poco, quel mezzo, quel passo, è l'inizio di fare anche grandi passi, tante miglia, e quindi dobbiamo un pochettino rivedere la nostra vita, ma nella luce di Gesù Cristo morto e risorto. Ecco, morire al male, al peccato è la prima risurrezione che dobbiamo fare in noi, chiedere la grazia che deve essere la guida, il riferimento, cioè la luce, la grazia significa l'aiuto di Dio, la luce e la forza di Dio, cioè quello che Dio vuole lo voglio anch'io. E cerco, con il suo aiuto, con la sua grazia si dice, ma con il suo stare con Lui, il suo stare con noi insieme, nelle famiglie ci deve stare Gesù. Il discorso che dicevamo di benedire, e tante volte nelle famiglie è normale che si convive, per esempio. Oggi due belle notizie: due persone che convivono da un po' di tempo, ecco una cosa che è successa non tanto positiva, si sono decise di sposarsi. Meno male, e si sono ricordati qualcuno che il nonno, il papa ….. eppure tu dicevi, tanti anni fa, eh, bisogna che la grazia di Dio è importante nella casa, la benedizione di Dio, e se noi non accostiamo ai sacramenti, ecco noi mettiamo fuori Gesù dalla porta della nostra casa. Insomma anche qui essere sale, essere lievito, essere luce, essere presenza di Dio da incarnare e c'è molto da lòavorare in questo senso, Non so voi, ma a me è capitato tante volte, non lo so, perché ho la faccia brutta, dioce: ma lo sai, Don Luigi, mi ricordo..... e quanto senti dire da qualcuno mi ricordo che tu dicevi, io magari un paio di volte dicevo queste cose, ma poi ho pensato e dici bene, è vero quello che mi dicono. E allora, guarda un pochettino, però mi confesso pure, spesso per le persone che si sono allontanate, non le ho avvicinate, e non solo a me ma a Gesù pure. Stamattina mentre scendendo e facevo questa considerazione, avevo l'intenzione di pregarci perché è un momento che io personalemente sto vivendo, la difficoltà di queste persone che non si accostano ai sacramenti per tanti motivi, nelle persone che magari le chiami e rispondono, magari hanno visto che sei tu e chiudono il telefono. Pensi, come capita pure a me, chiudo perché sto occupato, poi magari richiamo, ma poriecco magari me lo scordo, passa tuitto, ma poi guarda un po', mò faccio così, il giorno di Pasqua di domani, proprio il momento della preghiera, mi faccio una bella carrellata e dire: Buongiorno, neanche Buona Pasqua, solo Buongiorno. Se lo fai può essere una cosa di cattiveria, generale. No, voglio dire buongiorno Pietro, buongiorno Maria, buongiorno personalizzato. Quindi saranno dici, venti, cinquanta, gari a uno a uno dedicare prima della messa epoi emttere tutto sull'altare. Ecco, a volte sembra propmario poco, ci vuole, a volte una telefonata, un messaggio, un semplice come stai. E allora il saluto, il ricordarci, il guardarci neglòi occhi, con queste mascherine io le vedo positive in qeusto senso pure, perché c'è da guardarci di più negli occhi, a non abbassare la guardia perché non è questo il momento, è un pezzo di stoffa, ma se può dare un po' di sollievo, anche questo serve. Ecco mettiamo un pochettino tutto davanti al Signore, tutto di noi in positivo, tutto positivo positivo, e il cosidetto negativo che tante volte è positivo, non accolto, insomma mettiamo la nostra quotidianità, le nostre scelte, le nostre decisioni, nostre e di tutti quanti quelli che conosciamo, tutti gli uomini che desiderano un po' di bene, un po' di pace, un po' di amore.” Read the full article
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olstansoul · 3 years
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Sacrifice, Chapter 27
Pairing: Wanda Maximoff & James Bucky Barnes
"Oh ma guarda chi si rivede!"
Appena sentì la voce di Sam, James sorrise andando ad abbracciare sia lui che Steve che erano vicino al cancello principale della scuola.
"Ciao ragazzi mi siete mancati anche voi..."disse lui una volta che si staccò da loro due.
"Dai vieni, così ci racconti cosa succede"disse Sam.
Evidentemente lui non sapeva la questione a fondo ma intuiva che c'era qualcosa che non andava specie riguardo i genitori di James e da bravo amico che si rispetti lo avrebbe aiutato a qualsiasi costo. Proseguirono verso l'entrata della scuola e camminavano tutti e tre insieme, James al centro con Steve e Sam ai suoi lati. Roba da attirare l'attenzione a chiunque ma nessuno dei tre voleva questo. Piuttosto a James serviva qualcuno che lo ascoltasse e chi se non i suoi perfetti migliori amici?
"Quindi quella che lui aveva con sé, non era chi pensavi che fosse?"chiese Steve.
"No..."
"E tua madre come sta?"chiese Sam.
"Dice di stare bene ma per quante volte me l'abbia detto non so se crederle"
"Vedrai che tutto si risolverà..."disse Steve poggiandogli una mano sulla spalla e insieme entrarono nella classe della signora Van Dyne.
James si sedette in mezzo con Sam al suo fianco e con Steve dietro di lui, presero il loro libro e quando la professoressa di storia entrò, dietro di lei entrarono anche Natasha e Wanda con dei sorrisi sulle loro labbra. Anche se la seconda sembrava più terrorizzata che sorridente al massimo. La signora Van Dyne iniziò a fare l'appello e quando finì Wanda iniziò ad alzarsi e James rimase sopreso. Ma era ovvio che lo fosse, non la vedeva da tre giorni ed è stato davvero un duro colpo rivederla. Non che fosse successo qualcosa, almeno non fra loro due. Piuttosto nella testa di James regnava ancora quel sogno strano di questa notte, ma per quanto strano fosse non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine della ragazza che era sopra di lui. Anche se era stato un sogno, poteva sentire perfettamente le mani di lei su tutto il suo corpo e come muoveva i fianchi su di lui.
"Allora ragazzi..."
"Oh, grazie al cielo signora Van Dyne! Se non fosse stato per lei James sarebbe ancora nel mondo dei sogni ad immaginare di fare l'amore con..."disse il suo cervello.
"Oh, perfavore..."gli rispose lui dentro di sé.
"Sai che non mento mai"gli rispose invece il suo subconscio rimanendo zitto per tutto il resto del tempo.
"...non so se ve ne ricordate ma la scorsa settimana avevamo deciso tutti insieme che ognuno di voi avrebbe esposto, come lezione, un argomento di storia. Ed oggi tocca alla signorina Maximoff. Prego Wanda..."
La signora Van Dyne lasciò il posto a Wanda a cui bastò fare un respiro profondo e iniziò a parlare.
"Nel 1941 gli Stati Uniti decisero di restare fuori dal conflitto mondiale che vedeva protagonista l'Europa, scegliendo così l'isolazionismo ma il presidente Roosevelt inviava del materiale militare sia agli inglesi che ai russi. Nell'agosto dello stesso anno in accordo con Churchill firmò la Carta Atlantica una dichiarazione di principio contro il Nazifascismo. Il 7 dicembre 1941 l'aviazione giapponese bombardò la base militare di Pearl Harbor alleata con Hitler..."
James non smetteva di guardarla, non le toglieva gli occhi di dosso un secondo. Era così preso ad osservarla che non sentì Sam chiamarlo al suo fianco.
"Ho una scorta se vuoi..."
"Che cos'hai?"chiese lui non capendo.
"Aspetta ora te li prendo, saranno tutti tuoi..."
James non capiva fin quando Sam tirò fuori una confezione da sei di fazzoletti, piena di motivi molto carini e la maggior parte di questi erano fiori, e li poggiò sul suo banco.
"Cosa vuoi che me ne faccia?"
"Come cosa voglio che ne fai, ti serviranno...non smetti di guardarla"
"Non è vero! Riprenditi i tuoi fazzoletti e poi sono adatti per Rebecca non per me..."
"Vedi, in un modo o nell'altro comunque ti serviranno..."
James li prese e li lanciò addosso a Sam che sorrise mentre Steve li guardava da dietro ridendo con una mano davanti alla bocca. Intanto Wanda continuava a parlare nonostante l'attenzione dei tre fosse un po' scostante, ma mai quella di James.
"Il Giappone credeva di poter creare un'alleanza con l'America in modo da potersi espandere in Cina e nell'Asia Sud Orientale, proprio per questo Roosevelt ruppe l'isolazionismo e dichiarò guerra al Giappone cambiando così l'andamento del conflitto. Fra maggio e giugno del 1942 gli americani sconfissero i giapponesi nelle battaglie navali delle Midway e Guadacanal..."
"Okay, Wanda così può bastare...credo che una A è quello che ti meriti"
"Una A?"chiese lei sottovoce e la signora Van Dyne la rassicurò con un sorriso.
Ritornò al suo posto con un sorriso sulle labbra e con Natasha che sorrideva insieme a lei. James si godette quella scena, fin a quando la lezione di storia non finì e tutti e cinque uscirono fuori.
"Ti sei preoccupata per nulla, visto? Dovresti avere più fiducia in te stessa..."
"Natasha è quasi impossibile farle credere di più in se stessa, ci ho provato ma..."
"James!"disse Wanda entusiasta appena lo vide e si avvicinò di poco per poterlo abbracciare.
James rimase completamente sorpreso da questo gesto e l'unica cosa che fu capace di fare è stata quella di avvolgere le sue braccia attorno alla schiena. Rimasero alcuni minuti così sotto gli occhi curiosi di Sam, Natasha e Steve.
"Oddio, scusa non avrei dovuto..."
"Tranquilla, va tutto bene"
"Allora Wanda, hai pensato di lavorare come guida nei musei? Potresti veramente incartare tutti quanti con la tua voce..."disse Sam e James gli rivolse un'occhiataccia.
"Beh, non è proprio il mio forte...preferisco più i libri"disse lei dando uno sguardo di sfuggita a James.
"Oh, quindi ancora meglio...sappi che a qualcuno qui farà molto piacere ascoltare la tua voce"disse lui con un braccio attorno alle spalle di James.
"Va bene Sam nel caso Wanda ti informerà riguardo il suo lavoro, okay? Per ora noi andiamo nella classe del signor Barton...ci vediamo dopo"disse Natasha trascinando Wanda con sé che non smetteva di guardare James.
"Sei un'idiota"disse Steve che non smetteva di ridere a Sam.
"Quanto hai ragione Steve"disse James rassegnandosi di fronte alle mille prese in giro che gli faceva Sam.
"Non solo Steve ha ragione ma anche io! Non negare che sia così, ti ho guardato tutto il tempo e fin quando non ha smesso di parlare tu non le toglievi gli occhi di dosso...se non ne sei innamorato allora cosa devo pensare?"
James sbuffò mettendosi le mani nei capelli e poi da lì iniziò a nascondere tutto quello che aveva dentro.
"È complicato..."
Durante l'intervallo...
"Io credo che tu gli piaccia, insomma è vero. Non è la prima volta che ti guarda così, ma non ti guarda solo, ti fa sentire bene e questo da quando ti ha cercato dopo quella discussione che hai avuto con Sharon..."
"Può essere"disse Wanda rispondendo alla mega supposizione di Natasha.
Ma in fondo, ovviamente, era vero.
"No, non può essere o è così oppure no"
Stanca delle mille supposizioni e dei mille dubbi che le sarebbero venuti poi, Wanda decise di tirare fuori tutto e non perché si sentiva costretta in quel momento e neanche per zittire Natasha ma perché sapeva che così, in un modo o nell'altro, avrebbe sentito dentro di sé un peso in meno.
"Si, è cosi"
"Che intendi?"
Wanda prese un respiro profondo e decise di affidarsi alla completa fiducia di Natasha.
"Intendo dire che mi piace, che...che mi fa sciogliere il cuore quando si avvicina a me e quando mi guarda con quelle sue pozze blu e..."
"Okay, devo dire che sei innamorata e anche troppo direi!"
"Si, ma è complicato..."
"Hai paura di dichiararti?"
"No, non è questo..."
"E allora cosa?"
Wanda non poteva dirle tutto, non poteva dirle che era complicato per lei stare con James per colpa di un tumore che le stava portando via i migliori anni della sua vita.
Come avrebbe potuto reagire Natasha? Forse bene, perché Wanda era l'unica vera amica che lei aveva avuto e viceversa? Quindi tutto sarebbe andato bene? Oppure male perché non gliel'aveva detto dall'inizio? E poi James? Come avrebbe reagito? Sarebbe stato lo stesso con lei nonostante i mille controlli da fare e le mille paure che le attanagliavano il cuore?
"Se non vuoi dirmelo non fa nulla, okay? Va tutto bene...prenditi il tuo tempo"disse la bionda stringendo la mano di Wanda che come al solito era fredda.
"Intanto potresti fare la stessa cosa..."disse Wanda rivolgendosi a Natasha.
"A che ti riferisci?"
"A Steve, potresti dichiararti tu..."
A quell'affermazione la bionda fece un'espressione spaventata, l'avrebbe fatto si ma forse ci voleva più tempo del previsto però di meno di quello che serviva a Wanda per potersi dichiarare a James. Lei rise all'espressione della bionda e continuarono a rimanere sul quel muretto fin quando non tornarono in classe insieme, una che teneva l'altra e viceversa.
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raccontidiragazzi · 6 years
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Aldo
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Aldo non riusciva a respirare per via del grosso cazzo che gli ostruiva la gola. Quanto tempo era trascorso, giorni, settimane? Non osava chiederlo. L’ultima volta che aveva parlato, solo per chiedere un sorso d’acqua, era stato frustato fino a un passo dalla morte.
«I culi non parlano,» aveva ringhiato una voce nel suo orecchio. «È questo che sei ora, un culo, un buco, e servi solo per essere scopato. Annuisci se hai capito.»
Aldo aveva annuito, poi dopo essere stato appeso al soffitto per i polsi l’avevano frustato, davanti e dietro, e allora aveva gridato fino a perdere la voce.
Molto tempo prima, in un'altra vita, era stato un ragazzo normale. Con una bella casa, un padre, una madre e una sorella più grande, la scuola e un lavoro di paio d’ore a settimana al Quieto, una caffetteria in centro. Era lì che l’avevano preso, mentre rientrava di sera dopo un turno più lungo del solito. L’avevano semplicemente rapito sul ciglio della strada, nessun testimone, nessun indizio. Avevano guidato per ore, con Aldo legato e bendato sul retro del loro furgone. Non si erano nemmeno presi la briga di imbavagliarlo. «Grida e sei morto, frocio» aveva ringhiato uno di loro. Fu sufficiente per metterlo a tacere. Non gli avevano mai chiesto il suo nome, e non gli avevano rivelato il loro. Immaginò che fossero almeno in quattro o forse cinque, dal suono delle loro voci. Alla fine l’avevano chiuso in una cantina, sostituendo la benda con un cappuccio di pelle nera che gli copriva il viso dal naso in su.
Era completamente cieco, e anche il suo udito era attutito dal cuoio spesso e caldo.
«Vi… vi prego,» aveva supplicato. «Vi prego non fatemi del male, farò qualsiasi cosa.»
«Sì, lo farai,» concordò una voce, la stessa del furgone. «Farai qualsiasi cosa, e ti faremo comunque del male.» 
«Perché?»
«Perché ci piace,» disse semplicemente la voce. «Ora sta zitto, frocio.»
Con la maschera sul viso aveva perso quasi completamente la cognizione del tempo. L'avevano stuprato quella prima notte, tutti, e ognuno più di una volta. Avevano infilato il cazzo in profondità nel suo buco del culo, senza curarsi di lubrificarlo.
Ora giaceva disteso su una struttura metallica, con le caviglie incatenate al pavimento, spalancate, e il ventre premuto contro una barra di metallo. Aveva le mani e gli avambracci legati strettamente con lacci di pelle, fino ai gomiti, e gli facevano male le spalle. Un anello di metallo, infilato nella parte superiore del suo cappuccio, era attaccato a un gancio nel soffitto e gli bloccava la testa inclinata all'indietro in un'angolazione dolorosa. Era incatenato alla struttura in modo che la sua bocca e il culo fossero accessibili per i suoi aguzzini.
Dopo un'eternità, il cazzo che gli ostruiva la gola vomitò un torrente di sperma salato ed Aldo soffocò tossendo, rischiando di rimettere tutto. Pregò che lo lasciassero in pace, o almeno che si si fossero stancati di fargli male per il momento, ma non era così. Invece di lasciarlo solo, l’uomo lo liberò dalla struttura e lo trascinò su un piano di legno, dove lo spinse giù, serrandole le caviglie agli anelli posti negli angoli. Tutto il peso gravava sulle sue braccia strettamente legate, ma si costrinse a tacere mentre sentiva le dita dell'uomo tastargli il buco del culo.
«Hai davvero un bel culo,» disse lui mentre lo accarezzava, poi spinse dentro con forza due dita. Aldo si contorse mentre quelle dita prepotenti esploravano le sue pieghe interne. L’uomo aggiunse un terzo dito, poi un quarto, e i suoi modi divennero ancora più insistenti, più rudi. 
Aldo ripensò al suo fidanzato Giacomo, a quanto era stato gentile quando aveva preso la sua verginità, sussurrandole dolcemente all’orecchio quanto stesse bene con lui. Si perse nei suoi ricordi mentre l'uomo allargava sempre di più la sua carne. E si riscosse con una smorfia solo quando lui poggiò la testa sul suo inguine afferrando il suo cazzo con i denti. Lo morse prima usando gli incisivi, poi, girando la testa, afferrò il pene tra i molari, stringendolo finché non gridò. Calde lacrime scorsero dai suoi occhi sotto il cappuccio di cuoio che l’accecava.
Respirò affannosamente quando l’uomo rilasciò il suo cazzo, rilassandosi per il momentaneo sollievo. Ben presto però scoprì che era stato un errore, perché l'uomo all’improvviso spinse l’intera mano nel suo buco del culo già disteso al limite. Cominciò a deflorarlo vigorosamente, prima spingendo dentro la mano fino al polso, più in profondità ad ogni spinta, e poi sempre più a fondo fino ad oltrepassare il retto.
Ci volle molto tempo prima che l’uomo si stancasse di quel gioco. Aldo si contorse e lottò contro le sue spinte, ma non c'era niente che potesse fare affinché quel sadico desistesse. Alla fine tirò fuori la mano e si ripulì sul suo petto. 
«Ecco fatto, frocio, hai il permesso di ringraziarmi.»
Aldo singhiozzò per il dolore e l'umiliazione. Doveva ringraziarlo per aver fatto a pezzi le sue parti interne?
«Gra.. Grazie,» biascicò nonostante tutto, in agonia.
«Ben detto, frocio.» Disse lui chinandosi, e lo baciò con passione sulle labbra. «È un piacere farti male,» proseguì soddisfatto, quasi dolcemente. «Sei un bravo schiavo.»
Poi lo gettò nella gabbia, un piccolo spazio appena sufficiente a farlo inginocchiare. Allacciò i polsi con un cappio al collare di cuoio che indossava, e lo chiuse dentro. Aldo sapeva che la tregua non sarebbe durata, così fece del suo meglio per dormire un po' in quella posizione scomoda e dolorosa, inginocchiato sulle barre d'acciaio che attraversavano il fondo della gabbia. Sospettava che fosse una cuccia per cani di qualche tipo, ma era solo un’ipotesi dato che era stato bendato per tutto il tempo. Dopo pochi minuti, nonostante tutto, scivolò in un sonno agitato.
Sembrava passato solo un secondo quando fu svegliato. Venne tirato fuori dalla gabbia e gli sbatterono la bocca contro l'inguine di uno dei suoi tormentatori. 
«Hai due minuti per farmi venire, frocio.»
Solo due minuti. E il suo cazzo non era nemmeno duro. 
Aldo avvolse freneticamente le sue labbra attorno all’asta flaccida, succhiando furiosamente, mentre usava le mani legate per strofinare le palle dell'uomo. Riuscì a farlo eccitare molto in fretta - il tempo trascorso qui aveva fatto di lui un eccellente succhiacazzi, se non altro - la saliva gli colava sul mento mentre succhiava disperatamente. In breve il cazzo dell’uomo gli vomitò quello che sembrava un secchio pieno di sperma giù per la gola, e lui riuscì a ingoiare ogni goccia.
L'uomo gli schiaffeggiò la faccia con il suo cazzo che si stava già ammorbidendo, e per un attimo fu fiducioso.
«Due minuti, dodici secondi,» sentenziò la voce, ed Aldo singhiozzò sconfitto. «Peccato, frocio, ora dovremo punirti.»
Lo trascinò di nuovo verso il piano, costringendolo ad inginocchiarsi e poggiare il petto sulla superficie di legno. I suoi capezzoli erano stati adorabili quando lo avevano portato lì per la prima volta: piccoli, morbidi e paffuti bottoni rosa. Non riusciva a sopportare il pensiero di quello che dovevano essere diventati, coperti di lividi e bruciature per le frustate e giochi con le sigarette con cui i suoi aguzzini amavano intrattenersi. Ormai non poteva più nemmeno vedere il suo corpo, tanto meno ispezionare i danni che gli avevano inflitto.
In quel momento sentii i suoi capezzoli che venivano tirati, pizzicati e allungati da dita forti e ruvide. Qualcosa di affilato e freddo premette sulla superficie delicata e sensibile della pelle distesa. Un chiodo. Volevano inchiodare i suoi capezzoli al piano. Emise un lamento di protesta e istintivamente cercò di allontanarsi, ma un secondo paio di mani gli afferrò le spalle da dietro, tenendolo fermo in posizione. Il martello colpi ancora e ancora con un rumore sordo, battendo sui grossi chiodi finché ognuno dei suoi capezzoli non fu saldamente fissato al piano di legno. Era aldilà del dolore, e gridò disperato fino a diventare rauco.
«Ecco fatto,» disse finalmente una voce. «Bene, ora apri la bocca, frocio.»
Un attimo dopo sentì il flusso di piscio colpire la lingua, e scorrere velocemente fino in gola. Deglutì con entusiasmo: era l'unica cosa che gli era stato permesso di bere da quando era arrivato, e ormai aveva smesso di esserne disgustato. In effetti, non vedeva l'ora che qualcuno si degnasse di farlo, e ne adorava ogni singola goccia. Era tutto ciò che lo teneva in vita. A volte gli davano da mangiare, gli mettevano in bocca una poltiglia dal gusto orribile. Non sopportava il pensiero di cosa fosse, eppure mangiava con gratitudine. 
Era certo che alla fine l'avrebbero ucciso, ma in qualche modo continuava a sperare – sperava che infine avessero pietà di lui, o che qualcuno magari potesse salvarlo. Sebbene inginocchiato lì, dovunque fosse, con i capezzoli inchiodato a un pezzo di legno e i sensi intorpiditi dalla spessa maschera di cuoio, iniziasse a dubitare che sarebbe mai accaduto.
L'uomo dietro di lui lo fece sollevare e allargare le gambe. Sentì il suo cazzo duro premere contro la coscia, prima che lui lo spingesse contro il suo buco del culo per poi iniziare subito a scoparlo, brutalmente. Singhiozzò, mentre ogni spinta gli lacerava i capezzoli e il suo sangue caldo scorreva sui chiodi. Il dolore era incredibile, lo investiva a ondate, finché alla fine svenne, mentre il cazzo gli scopava inesorabilmente il buco del culo contuso e dolorante.
Si svegliò che era ancora inchiodato al piano, sentiva diverse mani vagare sul suo corpo, sul suo petto tumefatto, le natiche e il ventre. In quanti erano? Avrebbero potuto essere tre uomini, oppure dieci. Uno ad uno lo montarono, scopandogli la bocca e il culo. E alla fine qualcuno gli inserì un oggetto metallico nel buco del culo.
«È una pera,» lo informò una voce divertita. «Nei secoli bui veniva usata per torturare i prigionieri. Si apre di un centimetro ogni volta che giro questo piccolo pomello qui, e volendo può allargare il tuo buco del culo oltre il suo limite». E così dicendo diede una svolta, facendo allargare il mostruoso oggetto. Aldo grugni intorno al cazzo nella sua bocca. Sentì una mano torcergli un capezzolo trafitto, e poi un'altra svolta al dispositivo infernale nel suo buco del culo, che stava iniziando a strappargli le carni. 
Una bocca si posò sul suo pene, leccando, succhiando e mordendo brutalmente. Gli risucchiò il cazzo in bocca, e morse con forza. Aldo avverti il suo buco del culo cedere mentre lo allargavano ulteriormente. Ma un'altra sensazione iniziò a montare dentro di lui - non era piacere, quanto un sovraccarico sensoriale, e iniziò a tremare e contorcersi mentre un orgasmo si diffondeva attraverso il suo corpo torturato.
«Ehi, guardate, il frocetto sta godendo!» Alcuni degli uomini risero. «Gli piace!»
Lacrime di umiliazione iniziarono a scorrere sotto il cappuccio. No, non gli piaceva tutto questo. Ma non osò parlare.
L'uomo tra le sue gambe smise di masticare il suo cazzo per un istante e alzò lo sguardo.
«Gli piace, eh? Vediamo se gli piace anche questo.» E aprì la pera nel suo ano fino al limite. Aldo gridò come un ossesso, e si contorse sul piano mentre la sua carne veniva lacerata.
Quando le sue urla si placarono, gli uomini smisero di ridere. Uno di loro rimosse la pera, e cominciò a strofinare qualcosa che pizzicava sul suo buco del culo. Aldo piagnucolava dal dolore ma era troppo esausto per fare altro che sussultare in risposta al bruciore.
«Sta zitto, frocio,» disse uno degli uomini. «Non vorrai un'infezione, Vero?»
Tutti risero. 
«Già, frocio,» Disse uno eccitato. «Poi non sarebbe più molto divertente.»
«Non sarebbe più tanto carino.» Disse un altro.
«Ma per ora è ancora un bravo frocio, no?» Disse un terzo. Colpendolo forte sul petto, poi iniziò a pisciargli sul viso mentre gli altri ridevano ancora più forte.
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