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#musica italiana del momento
crisvola · 2 years
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Musica Italiana del Momento, SFUMATURE di Cristian Nevola ancora in rotazione su Emergenti in Adozione
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diceriadelluntore · 4 months
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Storia Di Musica #329 - Diaframma, Siberia, 1984
Nella scatola ritrovata in soffitta, questo disco stava sotto un altro, con la copertina leggermente rovinata dall'umidità (e che sarà protagonista di una prossima Storia di Musica). All'interno c'era il bigliettino da visita di un negozio di dischi, Data Records 93, Via dei Neri, Firenze. Il disco di oggi è l'inizio di una delle più intense e importanti storie musicali italiane degli ultimi 40 anni nel nostro paese. Tutto inizia a Firenze, fine anni '70, quando l'onda punk in Europa è al massimo livello: in un liceo si formano i CFS, con Federico Fiumani alla chitarra e due suoi amici, Gianni Cicchi (batterista) e Salvatore Susini (bassista). Suonano cover delle band punk rock britanniche, nel 1980 Susini se ne va e viene sostituito dal fratello di Cicchi, Leandro, e nascono così i Diaframma, nome scelto per la comune passione dei tre per la fotografia (il diaframma fotografico è il meccanismo usato in ottica per regolare la quantità di luce che deve attraversare un obiettivo). Sin da subito, si appassionano alle sonorità post punk che in quegli anni saranno chiamate darkwave, ispirati a gruppi leggendari come i Joy Division o i primissimi The Cure di Robert Smith. Nel 1981 conoscono Nicola Vannini, un giovane cantante, e gli propongono di entrare nel gruppo: pubblicano in pochi mesi due canzoni unite in un singolo, Pioggia/Illusione Ottica e poi Circuito Chiuso (1982) e Altrove (1983). Vannini non si ambienterà mai del tutto, e poco prima delle registrazione del loro primo disco, viene sostituito da Miro Sassolini. Nelle stesse settimane, vengono scritturati da una neonata casa editrice musicale, la IRA Records di Firenze: fondata da Alberto Pirelli insieme alla moglie Anne Marie Parrocel diviene una delle etichette più attive e creative del panorama italiano. Ne è esempio il primo disco prodotto, Catalogue Issue, una compilation con alcune delle più interessanti band del territorio, tra cui oltre che i Diaframma si ricordano i Litfiba, i Moda, ed gli Underground Life. Pirelli coniò lo slogan nuova musica italiana cantata in italiano, dando consistenza all'impegno delle 4 band sull'utilizzo della lingua italiana nella musica alternativa del nostro paese, contro l'anglofila e l'alglofonia dominante di quegli anni.
Tutto è pronto per il primo disco: scritto tutto da Federico Fiumani, prodotto da Ernesto De Pascale (che fu anche grande giornalista di musica) Siberia esce nel Dicembre del 1984. È un album in cui l'eleganza e la forza espressiva della musica incontra la poetica decadente di Fiumani, che nella voce di Sassolini trova un interprete perfetto del suo pensiero musicale e artistico. 8 brani che sono una carrellata di immagini che regalano sensazioni fredde, pungenti, dominate dalle falciate chitarristiche tipiche della musica del periodo e dal ritmo sincopato della batteria, e illuminati dai testi romantici e decadenti di Fiumani. Siberia, che apre il disco, è già l'emblema: una chitarra malinconica, il basso dai toni ombrosi ed un elegante sassofono accompagnano una voce tenebrosa rendendo il brano misterioso, Aspetterò questa notte pensandoti,\nascondendo nella neve il respiro,\poi in un momento diverso dagli altri\io coprirò il peso di queste distanze…\di queste distanze… di queste distanze. Non da meno Neogrigio, angosciante, turbinante, ventosa, capolavoro per i più sconosciuto. Impronte è una dolente poesia ritmata (Ho preferito andare prima di esser lasciat\Prima che il cuore da solo scivolasse nel buio\Insieme ai ventagli ingialliti\Resti un lampo intravisto oltre i vetri del treno\Nello spazio improvviso sopravvive in un sogno), e arriva un altro capolavoro: Amsterdam, dal leggendario ritornello (Dove il giorno ferito impazziva di luce\Dove il giorno ferito impazziva di luce) è una speranza di uscita dal dolore, e l'anno dopo, nel 1985, diventerà un formidabile duetto con i Litfiba di Piero Pelù e Ghigo Renzulli, band amica\nemica di quei tempi e destinata d un futuro radioso. Delorenzo è una ode baudeleriana, incentrata su un asfissiante basso, Memoria è un altro brano di discesa nell'oscurità, potente e misterioso, Specchi D'Acqua dal ritmo incalzante e quasi galoppante, è una fuga dagli incubi (Forse non sento le voci\Che mi allontanano\Sempre più in fretta\Dal ricordo latente\Di quei giorni sofferti), chiude il disco Desiderio Dal Nulla, trepidante, spasmodica, che continua nei suoi testi decadenti a raccontare il disagio.
Il disco fu osannato dalla critica dell'epoca, ma vista anche la dimensione indipendente del progetto, vendette poco. I Diaframma si fanno però un nome nella scena musicale alternativa italiana: è meno cupo ma altrettanto bello 3 Volte Lacrime, del 1986 e dopo Boxe (1988), un po' deludente, Fiumani scioglie il gruppo e lo riforma prendendo le redini anche del canto: pubblicherà con i nuovi Diaframma In Perfetta Solitudine (1990), che segnerà la sua volontà di continuare una carriera solista, tra cantautorato e musica rock, incisiva a volte a tratti scostante, con in primo piano la sua poesia dei testi, mai mancata.
Questo disco verrà ripubblicato in cd per la prima volta nel 1992, con aggiunta di altri due brani Elena e Ultimo Boulevard e nel 2001 con Amsterdam cantata con i Litfiba e numero brani live. Nel 2012, per il suo centesimo numero dell'edizione italiana, la rivista Rolling Stone Italia lo inserisce nella classifica del 100 migliori dischi italiani addirittura al 7.mo posto. È una riscoperta per almeno due generazioni: persino io lo comprai, non conoscendoli e non sapendo che nella soffitta di casa era, integro e impolverato, uno dei dischi più compiuti, affascinanti e belli non solo della stagione new wave post punk degli anni '80, ma dell'intera musica italiana.
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blogitalianissimo · 2 months
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Taylor Swift che non è prima nelle classifiche italiane nonostante la pubblicità incessante che le fanno al Tg1 💀💀
In generale gli italiani danno la precedenza alla musica italiana, e, piaccia o non piaccia è giusto così. Quando artisti stranieri entrano in classifica o si piazzano altissimi (o addirittura primi) per settimane vuol dire che hanno tirato fuori dei brani memorabili (la citata Lady Gaga ai tempi di Bad Romance ad esempio). Taylor Swift manco nel suo prime era così ascoltata nel nostro paese, figurati adesso che sta cacciando album perché teme la concorrenza con la cantante anglofona del momento (ora Sabrina Carpenter, prima ancora Billie Eilish, Katy Perry ecc ecc)
Poi sì OVVIAMENTE essendo una star internazionale lei ha una fanbase fedelissima anche nel nostro paese, la gente che si sta accampando fuori San Siro ne è la prova, ma rimane il fatto che tra la gente comune in Italia non ha mai sfondato più di tanto
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aitan · 7 months
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CHARLES MINGUS E ORSON WELLES
CAPODANNO AL FIVE SPOT
Capodanno 1959, seduto in prima fila, proprio sotto il contrabbasso di Mingus c’era Orson Welles, quasi un alter ego del jazzista, per genialità, esuberanza, fierezza, complessità. E anche per le tante disavventure artistiche. Per Mingus era un idolo, lo seguiva dai tempi radiofonici di The war of worlds, adorava Quarto potere (dove in una scena c'era il suo amico d'infanzia Buddy Collette che suonava il sax in una festa sulla spiaggia), ammirava il suo modo di vestire, il suo impegno politico (sempre in prima linea per la difesa dei diritti civili, il suo Macbeth tutto nero è del 1936), la sua voce (“mi ricorda Coleman Hawkins. Potevi sentirla a un miglio di distanza”). E non era il solo jazzista a essere stato sedotto dalla voce radiofonica di Orson Welles, anche Miles Davis lo citava come un’influenza sul suo modo di suonare: “Fraseggio, tono, intonazione: tutte queste cose possono avere come modello un maestro della parola”.
Il 1959 sarà un anno d’oro del jazz per quantità, qualità, creatività. Al Five spot, piccolo, fumoso, maleodorante locale di Bowery, scelto come luogo di riferimento da artisti e intellettuali, l'anno comincia con un formidabile double bill: sono di scena, uno dopo l’altro, Sonny Rollins, alla testa di un trio con il bassista Henry Grimes e con il batterista Pete La Rocca, e Charles Mingus con il pianista Horace Parlan, il batterista Roy Haynes (che sostituisce il fedelissimo Dannie Richmond arrestato) e i sassofonisti Booker Ervin e John Handy. È la prima sera dell’anno, ma nel club di Bowery dei fratelli Joe e Iggy Termini è anche l’ultimo impegno di quel prestigioso, favoloso cartellone con Mingus molto irrequieto per tutta la scrittura. Aveva appena registrato la musica per il film di John Cassavetes Shadows, una colonna sonora bocciata nel rimontaggio finale (la stessa cosa sarebbe successa anni dopo con Todo modo di Petri), aveva ripreso i suoi musicisti brutalmente e una volta aveva minacciato violentemente i clienti di un tavolo che, durante il suo set, non smettevano di parlare. Oltretutto ogni sera tendeva ad allargare il suo set e Sonny si inferociva, talvolta rifiutandosi di suonare. Ma era un gran clima, entusiasmante e effervescente. Rollins era in un momento di transizione, alla vigilia di un ritiro clamoroso per rinnovare il linguaggio del suo sax tenore con il leggendario e solitario corso di aggiornamento stilistico sul ponte di Williamsburg: «In un posto tranquillissimo, un angolo morto che oggi sarebbe impossibile ritrovare con il traffico che c’è» il suo racconto, dove poteva esercitarsi liberamente.
Anche Welles, come Mingus, era reduce da una delusione cinematografica: la Universal gli aveva tolto di mano la post-produzione del nuovo film, L’infernale Quinlan, ne aveva tagliato una ventina di minuti e aveva fatto girare nuove scene, modificando il primo montaggio. Più o meno nello stesso periodo era finito in soffitta un documentario intitolato Viva Italia (Portrait of Gina) perché Gina Lollobrigida aveva messo un veto, non gradendo il suo ritratto di giovane attrice ambiziosa e la Abc tv lo aveva bocciato ritenendolo cosi poco ortodosso da non poter essere trasmesso. Era un film di mezz’ora scarsa sull’Italia, paese che Orson ha frequentato per 20 anni (la terza moglie è stata l’attrice italiana, Paola Mori). Dopo un lungo oblio (Orson aveva perduto l'unica copia esistente all'Hotel Ritz di Parigi) è stato riscoperto nel 1986, proiettato al festival di Venezia ma poi di nuovo bandito su intervento della Lollobrigida.
La presenza del regista di Quarto potere al Five spot non era casuale
Nel club di Bowery si poteva incontrare chiunque, da Jack Kerouac che leggeva le sue poesie, alla mitica baronessa Pannonica de Koenigswater scesa dalla sua Rolls Royce, a William de Kooning che voleva respirare la libertà del jazz, a Leonard Bernstein che si divertiva a curiosare nella notte, allo scrittore Norman Mailer con la sua passione per quella musica. Ma la musica da sempre è stata una grande passione di Welles. La mamma pianista gli aveva fatto prendere lezioni di piano e violino e Orson aveva anche mostrato un certo talento, tanto da essere considerato un ragazzo prodigio. In gioventù era stato un grande sostenitore del jazz di New Orleans, ma sicuramente ammirava Charles Mingus per la sua musica e la sua personalità, il suo impegno, il suo agire tellurico.
(Marco Molendini)
Non potevo non condividerlo.
Due miei ingombranti miti nella stessa foto, nello stesso locale, nello stesso articolo.
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fridagentileschi · 6 months
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Voglio mettere qualcosa degli Squallor ma non posso scrivere il titolo perché il politically lo censura...due parole su di loro che non possono essere paragonati a nessuno perché non appartenevano a nessun partito...erano liberi...Anarchici, sfrontati, senza pietà per nessuno, apparentemente senza senso ma in realtà intelligentissimi. Hanno perculato tutto e tutti, dalla politica al sesso, con musica e arrangiamenti stratosferici. I Frank Zappa italiani, con la differenza che a causa della loro attività principale di musicisti per il "mainstream" (hanno composto il 70% della musica italiana) non si sono mai concessi al live. In questo video fanno il verso alla telenovela del momento: anche i ricchi piangono...con un titolo un po' modificato 😂 geniali...
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vintagebiker43 · 2 months
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@ Memorie di una vagina
Quando avevo 20 anni Morgan mi piaceva un casino.
Non che lo abbia mai propriamente amato, il mio unico vero amore del panorama italiano è sempre stato quel signore di Manuel Agnelli. Però mi piacevano i pezzi dei Bluvertigo e pure i suoi. Mi piacevano gli arrangiamenti che faceva dei classici della musica italiana. Mi piacevano gli stralci delle prime edizioni di X Factor in cui era giudice. Mi piaceva il suo eloquio forbito da tizio che ha fatto il classico. Mi piacevano i suoi spiegoni.
Mi piacevano anche le interviste che faceva con Daria Bignardi, in cui parlava, e suonava, e si raccontava, mettendosi a nudo, non per puro esibizionismo, ma per scelta. Perché l’imperfezione può essere una scelta, perché l’auto-miglioramento può essere un comandamento da rifiutare in un mondo che ti dice che puoi fare tutto ed essere tutto anche se non è vero.
Perché si può essere outsider, si può fare fatica, si può anche fallire, concludere poco, non fare un disco da chissà quanto, non trovare una collocazione, né la giusta ispirazione. Si possono avere dipendenze da cui non si guarisce, e custodire ferite che non si rimarginano, che spesso ne chiamano altre, e altre ancora peggiori, e tutto questo esiste, magari non luccica, ma è parte della vita. O almeno, questo era ciò che io vedevo nella sua parabola.
Ero, in modo sciocco e certamente puerile, affezionata alla sua fragilità, ai suoi denti da tabagista, gialli come i miei; alle foto che lo ritraevano giovane, truccato, con le unghie pittate in un’epoca di machismo; mi piaceva che fosse ribelle, imprevedibile, sempre un po’ strafatto come i poeti maledetti francesi, rock in quel senso autodistruttivo in cui molti artisti si sono dissolti in passato.
Oggi, dopo anni di liti pubbliche, sproloqui smodati, comportamenti misogini, sbrocchi omofobi, bullismi sanremesi, cause giudiziarie, simpatie discutibili, amicizie improbabili, tentativi stentati di tornare in sé, ma chi è poi questo sé verrebbe da chiedere, ebbene oggi leggo i fatti riportati da Lucarelli. Leggo gli screenshot dei suoi messaggi. E mi arrendo.
Provo solidarietà, per Angelica Schiatti che ha subito questa persecuzione (immaginate, immaginate le conseguenze psicologiche di certi messaggi).
Provo rabbia, per un sistema che lascia passare 4 anni dalla prima denuncia e intanto nulla di fatto, a parte ripetuti tentativi di indurre la vittima a trovare un accordo col suo stalker! Però, mi raccomando, a novembre dipingiamoci un baffo rosso sulla guancia, mentre contiamo il numero delle vittime sull’abaco impossibile della violenza di genere.
Provo delusione, per l’artista che ho apprezzato, per l’ignoranza che ha dimostrato, per la stupidità.
Provo disprezzo, per le connivenze sistemiche e istituzionali di cui questa violenza campa e prospera. Provo disgusto, per un uomo adulto, un uomo colto, uno che ha vissuto, uno che ama l’arte, la musica, la letteratura, e poi è capace di una tale miseria. Nel 2024. A cosa serve la cultura, se non ci salva dalla brutalità?
Infine, mi chiedo quanto ci si possa odiare, per fare di sé questa maschera grottesca. Quanto male si può invecchiare? Quanto in basso si può cadere? Quanto privi di amor proprio bisogna essere, per diventare questo genere di persona? Quando esattamente si decide di abdicare alla bellezza, di rinunciare alla civiltà? C’è un momento preciso o è un lento processo degenerativo?
Che gran peccato, ridursi così, Marco Castoldi, in arte Morgan. Non so se era questo ciò che desideravi per te. Non so cosa tu abbia mai desiderato per te. Non lo so. Non ti conosco. Per fortuna, mi tocca dire. Oggi mettiamo un punto. Definitivo. Di non ritorno.
Che gran peccato. Che cazzo di schifo.
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multiverseofseries · 3 months
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Sei nell'anima, il film Netflix su Gianna Nannini: più fiction che rock
Sei nell'anima, film che racconta la storia di Gianna Nannini dagli esordi fino al successo nel 1983. Più fiction che cinema, ma con un'ottima protagonista: la rivelazione Letizia Toni. Su Netflix.
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"Non comprometterti mai, sei tutto ciò che hai" scrive con il rossetto sullo specchio la giovane promessa della musica italiana Gianna Nannini. Tratto dalla sua autobiografia Cazzi miei, pubblicata nel 2016, il film sulla vita della cantante rivela tutto nel cambio di titolo. È vero, i "cazzi suoi" ci sono, ma gli sceneggiatori Cosimo Calamini e Donatella Diamanti, con la regista Cinzia TH Torrini, hanno scelto una linea più morbida, anche rassicurante, nonostante i duri temi trattati. Da quel titolo rock, imprevedibile, come è la cantante di Siena, si è passati quindi a Sei nell'anima, una delle sue canzoni più famose. La prova del nove è arrivata dalla fonte primaria: quando le viene chiesto perché la scelta proprio di quel brano come titolo di un film sulla sua storia, Nannini dice: "Perché questa canzone fa sentire sempre tutti meglio. Rappresenta una perdita e tutti ne abbiamo una". Peccato: un'artista come lei avrebbe meritato un racconto molto più complesso.
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Letizia Toni è la giovane Gianna Nannini
Se il libro di partenza è quasi una seduta di psicoterapia, in cui Nannini si racconta a briglia sciolta, rivelando anche parti tragiche del proprio vissuto, come la morte per overdose di un'amica all'inizio del suo arrivo a Milano per tentare fortuna come cantautrice e, soprattutto, la grave crisi nervosa avuta durante la realizzazione dell'album che l'avrebbe portata al successo, Latin Lover, uscito nel 1982, nel film di Cinzia TH Torrini tutto è edulcorato, sbiadito. I fatti salienti del percorso dell'artista vengono accumulati uno dietro l'altro come delle figurine, senza dar loro nessuno spessore. Sembra quasi che gli sceneggiatori abbiano deliberatamente scelto di non costruire la drammaturgia del racconto: tutto sembra accadere all'improvviso e quasi per caso in Sei nell'anima.
Eppure di cose interessanti e forti ne sono accadute nell'esistenza di una delle cantautrici più importanti d'Italia, unica nel suo genere, sempre troppo poco celebrata rispetto alla sua importanza nel panorama musicale del nostro paese. Nannini è stata infatti una ragazza del 1954 che, in un'epoca in cui non si parlava ancora di emancipazione femminile (le donne hanno votato per la prima volta solo otto anni prima della sua nascita!) ha scelto di ribellarsi al padre, a capo di un'azienda dolciaria, che la voleva a lavorare con lui, per seguire il proprio sogno. Da sola è andata a Milano, da sola ha proposto con ostinazione le canzoni scritte, cantate e suonate da lei, quando invece la maggior parte delle artiste erano semplicemente interpreti. Non solo: Nannini è tra i pochissimi ad aver fatto rock in Italia, tra i primi ad aver adottato un look androgino, icona LGBTQ+, compagna per 40 anni di una donna, madre a 50 anni. Di cose da raccontare ce n'erano in abbondanza per costruire una storia entusiasmante e anche un po' selvaggia. Invece siamo di fronte a una fiction Rai fotografata come un teen drama. Con tanto di pioggia digitale a sottolineare i momenti drammatici. Un po' di compromissione, purtroppo, c'è stata.
Letizia Toni è Gianna Nannini
Da piattaforma all'avanguardia e spericolata, che ha realizzato prodotti innovativi quali House of Cards, BoJack Horseman, Sense8 e The O.A., Netflix si sta trasformando sempre di più in una succursale della Rai. La "novità" sta però nel dare a tutto una confezione più internazionale: quella che al momento va per la maggiore è, dicevamo, lo stile da teen drama. Ovvero fotografia cupa, pioggia digitale, scene madri urlate, frasi sussurrate, musica martellante, montaggio frenetico (a proposito di montaggio: il materiale di partenza era di tre ore, poi ridotto a metà. Cosa sia successo in post-produzione non ci è dato sapere, ma è un'informazione che fa sorgere domande). Poco importa che si racconti la vera storia di Gianna Nannini o si porti su schermo il successo letterario del momento: tra Sei nell'anima e Fabbricante di lacrime (recensione qui) non c'è differenza.
Ed è veramente un peccato che anche la rocker d'Italia abbia subito questo appiattimento del gusto ormai sempre più capillare e premiato dall'algoritmo. Proprio lei che è sempre stata la nota fuori dal coro. Per fortuna un elemento da salvare c'è: la protagonista Letizia Toni. L'attrice, toscana anche lei, spicca per carisma e talento: è lei a cantare nella maggior parte delle scene, dopo aver studiato la giusta respirazione proprio con Nannini. Le movenze, gli sguardi sono perfetti: Toni ha studiato bene il personaggio, senza però cadere nell'effetto parodia o "Tale e quale show". Purtroppo però la sua bravura non basta a risollevare un progetto senza anima, nonostante il titolo.
Conclusioni
In conclusione Sei nell'anima, il film di Cinzia TH Torrini non rende giustizia alla storia della rocker Gianna Nannini, la cui vita spericolata e controcorrente avrebbe meritato un racconto molto più complesso, non una fiction Rai travestita da teen drama. Molto brava invece la protagonista Letizia Toni: un talento da tenere d'occhio.
👍🏻
L'interpretazione della protagonista Letizia Toni: un talento da tenere d'occhio.
👎🏻
La scrittura didascalica.
Il montaggio che riduce tutto a una raccolta di figurine.
La recitazione non all'altezza di alcuni personaggi di contorno.
La fotografia.
La pioggia aggiunta in digitale.
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pettirosso1959 · 1 year
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FREEZE CORLEONE,
IL PROTOTIPO DEL NUOVO RAGAZZO EUROPEO: GENITORI DIVORZIATI CHE NON SI PARLANO, MULTIETNICO, MULTICULTURALE E CANTANTE TRAP.
Mentre in Italia si discute della pesca di Esselunga e se non sia un desiderio legittimo vedere i propri genitori tornare insieme c'è chi sta AVANTI e per trovarlo basta valicare le alpi
Ma per conoscerlo dobbiamo fare un bel passo INDIETRO, diciamo ai primissimi anni 90.
Siamo in Sicilia, esattamente a Palermo e la protagonista di questa storia è una ventenne centrosocialara. Erano i primi tempi della globalizzazione e tra le altre cose un po' tutti conoscono nuovi costumi e nuove culture che a sinistra vengono assunte come salvifiche e come necessarie per cambiare la società italiana in meglio: "immigrati non lasciateci soli con gli italiani" insomma, quella roba lì.
La ragazza palermitana, coerentemente col suo pensiero, ospita a casa un immigrato del Senegal con cui ovviamente fa subito un figlio che nei suoi pensieri è femminista, meticcio, di sinistra e laico.
Diciamo che non va proprio così ma questo lo vedremo dopo.
Quello che lei vede subito è il suo amato scappare dalla camera da letto per tornare nel suo paese, dove lo aspettano le sue otto mogli. D altronde è quella la sua cultura e forse la ventenne siciliana non lo sapeva cosi trovandosi da sola emigra a Parigi dove nasce il piccolo Lorenzo con la promessa che un giorno il padre sarebbe tornato mettendogli quindi il suo cognome, Dhakate.
Il padre effettivamente torna ma 11 anni dopo. Nella versione senegalese dell' islam la madre deve crescere il bambino fino a quando non c è il primo segno di pubertà. Arrivato quel momento la responsabilità dell' educazione è del padre che lo prenderà sotto la sua ala protettrice e gli insegnerà la parola del Profeta.
Lorenzo viene iscritto in un college in Canada, dove vive il ramo maschile della sua famiglia, ma sembra poco interessato allo studio dato che inizia subito la carriera che più gli interessa: lo spacciatore, in particolare di Lean ( una droga sintetica sciroppata a metà strada tra popper e cocaina inventata dai chimici inglesi per Churchill di cui era ghiotto).
A 20 anni però l'imprevisto: gli salta il carico della vita perché arrivano centinaia di litri di prodotto falso dall' Alaska.
Dopo la crepa presa non si perde d animo e si trasferisce in Francia, dato che è cittadino transalpino grazie allo ius soli, e li inizia a fare musica trap in versione "Cloud drill" , la nuova tendenza molto più ambiente filosofica proveniente da Londra. Diventa subito discretamente famoso grazie alla sua crew, i 667 ( "un numero in più di SoroSSatana con cui non scendiamo a patti") nel suo sobborgo, LES Liles, dove approfondisce la sua cultura politica e religiosa e diviene simpatizzante dell' ideologia nazionalsocialista e praticante dell' islam radicale, la versione wahabita.
E li diventa FREEZE CORLEONE, il nuovo astro nascente della trap francese e tutti scommettono sul suo futuro.
Ed a ragione perché il suo momento col destino lo vive l'undici settembre, data scelta diciamo non a caso, nel 2020, all uscita del suo primo disco, "La Menache fantome" con etichetta la major Universal.
" Determinato ed ambizioso come un giovane Adolf negli anni 30"
" La musica dei bianchi fa schifo ma noi ne@ri arriviamo sui carrarmati tedeschi e conquistiamo Parigi"
" Fratello Bin L. guidaci a New York in modalità avion"
" Vado in campo e smarco gli ebrei sulla Maserati come fa Marco Verratti"
" Israele come Babilonia, nel nome del Profeta"
Le sue canzoni diventano subito inni nelle banlieue, in particolare la sua dove detta legge ( qui vigono solo tre valori: l'Islam, il verbo di Adolf. H. e la Lean dichiarerà nella sua prima Intervista), la Universal si rende conto di aver fatto un autogol e rescinde il contratto per giusta causa. "Ma ormai è tardi" direbbe qualcuno.
Difatti Lorenzo sta già a due dischi di platino dopo solo un mese e questo fa arrabbiare non poco il ministro degli interni, il falco macroniano Gerardo Dermanin.
Quest' ultimo quindi posta su Twitter una canzone di Corleone affermando che "questa immondizia antisemita non ha diritto di cittadinanza in Francia" ricevendo svariate critiche dai giovani di seconda generazione che gli fanno presente che se Charlie Hebdo può fare certe vignette allora anche Corleone può cantare le sue canzoni in cui inneggia ai campi di concentramento, all invasione tedesca dell' Europa e all undici settembre.
Non fa una piega se non fosse che proprio Lorenzo risponde al twit affermando "che se ne frega tutti i giorni della Shoah".
Così scatta immediatamente il mandato di arresto per lui che però riesce a fuggire in Senegal dove compra proprio un carrarmato con cui giura di invadere la Francia dove torna dopo otto mesi, decaduta la pratica di arresto, e realizza insieme al suo amico Julienne Schwarzer il singolo più venduto e famoso della storia della Trap francese "Mannschaft".
Arriva a 5 dischi di platino nel frattempo e con la sua crew detta legge nei locali di mezza Europa vestiti con le tute del Psg e del City( le squadre più forti in Europa a proprietà ovviamente araba wahabita) anche se Lorenzo in particolare esibisce sempre quella della Roma di cui è tifoso, in primis nella sua foto più famosa dove usa 1kg di hashish come guancialino a destra e a sinistra.
Chissà che ne pensa la madre che voleva un bimbo aperto, di sinistra e multiculturale e si ritrova come figlio il trapper più famoso in Francia di simpatie nazionalsocialiste, islamista, misogino e maschilista.
Una pesca dell' Esselunga sciroppata alla Lean per tutti, barista.
[Dario Berardi]
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chouncazzodicasino · 1 year
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A me la zona dove vivo piace molto.
Peccato che questa sia la stagione delle feste e dei matrimoni, quindi tutti i casali e le tenute qui vicino a quest'ora pompano la musica al massimo e noi lontani, anche oggi, ci dobbiamo sorbire la solita compilation da matrimonio "classico".
Mio momento preferito quando becchi il matrimonio che a quest'ora mette il mitico gigidag e allora, dopo aver accennato un po' dei miei famosi passetti che di solito incendiano la pista ma sul letto con le gambe in aria a Barba, mi addormento contenta.
Ma oggi non è uno di quei giorni, oggi è un giorno da matrimonio con musica italiana del momento e vocalist che parla, una serataccia insomma.
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klimt7 · 2 years
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Il FESTIVAL DI SANSCEMO
L'idea che sia tutto pensato a tavolino da giorni, se non da settimane.
Ci sono dettagli che è impossibile non notare e permettono di comprendere alla perfezione l'idea di spettacolo che hanno in Rai e che ha, questo eroico personaggetto [ "AMA"] , che viene definito DIRETTORE ARTISTICO di Sanremo.
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Il finto stupore della moglie di Amadeus al momento in cui, suo marito viene baciato sulla bocca dall'attrice Rocio Munez Morales (moglie a sua volta di Roul Bova).
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Il finto panico di Amadeus quando BLANCO sfascia il palco e distrugge la scenografia di rose rosse.
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Rosa Chemical vestita da clown, che scende in mezzo alla platea per andarsi a sedere, sculettando, su Fedez e poi lo invita sul palco per un bacio passionale a favore di telecamere.
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L'espressione da barbie di Chiara Ferragni che vede molestato sessualmente il marito e non si toglie dalla faccia il solito sguardo da ebete.
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Il sorriso compiaciuto di Fedez che torna a sedersi in poltrona.
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"Che si parli male o si parli bene" del suo spettacolo, per Amadeus è perfettamente irrilevante. Purchè se ne parli il più possibile!
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Il suo obiettivo è fare ascolti?
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E allora ben vengano le polemiche di qualsiasi tipo, dagli attacchi polemici di quei finti moralisti di FRATELLI D'ITALIA fino ai fischi dei sanremesi che vedono presi a calci i loro bellissimi fiori.
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E se le polemiche non scoppiano, bisogna attizzarle di proposito, con episodi e fattacci "ad hoc". Finalizzati a scatenarle.
Che si alzi qualsiasi tipo di polverone sulla rassegna canora nazionale, purchè se ne parli su tutti i giornali, in ogni programma Tv e specialmente sui social sui quali, un boomer come Amadeus, si sentiva fino a ieri, debole e poco considerato.
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The show must go on and the auditel must grow
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La grande recita continua.
Evviva la credulità popolare.
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Chi la vuole una Rai che per fare spettacolo e macinare ascolti e sponsorizzazioni, ingaggia uno stuolo di provocatori di professione ? Chiara Ferragni, Rosa Chemical, Fedez, Blanco, Achille Lauro & company?
Cosa c'entra con la musica uno scappato di casa come Rosa Chemical ?
E questi sarebbero i nuovi campioni della tradizione canora italiana?
Questi i talenti?
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lamilanomagazine · 2 years
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Modena, La Tenda tra musica Jazz e il ricordo di Pier Vittorio Tondelli
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Modena, La Tenda tra musica Jazz e il ricordo di Pier Vittorio Tondelli. Sono la figura e le opere di Pier Vittorio Tondelli e la musica jazz i protagonisti del week end alla Tenda, dove prosegue con due appuntamenti la rassegna culturale inserita nell’ambito delle attività proposte dall’assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Modena. Le iniziative, con inizio alle ore 21, sono a ingresso gratuito. Si sviluppa, in particolare, tra la musica e le letteratura l’evento di venerdì 16, ovvero il secondo appuntamento della "Trilogia della Via Emilia" di SquiLibri, il collettivo di attori, narratori e musicisti che esplora la letteratura contemporanea proponendo reading in cui le letture di brani si alternano allo storytelling accompagnato da musica dal vivo. La serata intitolata "Storie di un libertino postmoderno" è dedicata allo scrittore reggiano Tondelli e fa seguito a quella di novembre su Gianni Celati e Luigi Ghirri, mentre il 20 gennaio il percorso si concluderà con l’ultima "tappa" incentrata su Antonio Delfini. Malgrado la scomparsa a soli 36 anni di Aids, Pier Vittorio Tondelli ha trasmesso sulla carta una tale carica vitale da risultare tuttora vibrante e seminale. La ricognizione sulla sua opera prende avvio dal suo libro d’esordio, "Altri libertini", per arrivare fino a "Camere separate", passando per "Pao Pao", "Rimini", "Un weekend postmoderno" e "Biglietti agli amici". Il collettivo SquiLibri è composto da Stefania Delia Carnevali, Eleonora De Agostini, Claudio Luppi, Francesco Rossetti, Daniele Rossi e Luca Zirondoli. Spazio alle note live, invece, sabato 17, con la musica jazz della rassegna Arts&Jam curata dall’associazione Muse e da JazzOff produzioni. In concerto, sul palco della struttura di viale Monte Kosica, si esibisce il Marco Frattini trio, in cui il batterista che dà il nome alla formazione è affiancato da due tra i maggiori esponenti della nuova impronta jazz italiana, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Claudio Vignali al pianoforte. "Nel 2004 mi capitò di ascoltare le composizioni in piano solo di Chilly Gonzales", racconta Frattini. "Da quel momento quelle musiche non smisero più di risuonare dentro di me. Non sentivo solo il piano, sentivo percussioni, archi, variazioni tematiche, insomma mi ritrovai ad arrangiare involontariamente i brani del compositore canadese nella mia mente. Inconsciamente le mie scelte di arrangiamento erano mosse da un desiderio di contrastare in qualche modo il ‘pieno’ della musica moderna attraverso un vuoto metaforico e sonoro che riuscisse ad abbracciare tutto quello che il mio percorso artistico mi aveva permesso di vivere. Un vuoto pieno di musica senza confini di genere, vissuto come infinita potenzialità sonora". Il calendario completo di tutte le iniziative e le modalità di prenotazione sono consultabili sui canali social e sul sito web de La Tenda . Per informazioni: mail [email protected], telefono 059 2034808.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lapolani · 2 years
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Panthera redolens. La lingua della poesia italiana [*]
• Venerdì 21 ottobre (ore 21:15):  Lapo Lani legge versi scritti tra il I sec. a.C. e il XIII sec.
 • Sabato 22 ottobre (ore 21:15): Andrea Matucci legge versi scritti nel XIX e XX sec.
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Teatro Comunale Pietro Aretino
Via Bicchieraia, 32 - Arezzo
Le due serate sono organizzate dall'Associazione Castelsecco APS e dalla Fondazione Guido d'Arezzo, con il contributo di SemAr S.r.l.
[*] “Panthera redolens” (“pantera profumata”) è l’immagine con cui Dante Alighieri definisce, nel "De vulgari eloquentia", la nuova lingua poetica italiana, il "volgare illustre". 
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Rimane di grande fascino il processo linguistico e culturale che ha segnato, tra il I secolo a.C. e il II secolo d.C., la trasformazione del latino letterario nelle numerose varianti del latino volgare, lingue parlate dalle diverse popolazioni della penisola italica. Da questo momento iniziarono a farsi sempre più evidenti le divergenze fonetiche e lessicali tra la lingua scritta e parlata dalle persone più colte e autorevoli, e la lingua parlata dal popolo. Ma ancora più affascinante rimane il processo che, a partire dal III secolo d.C., portò le varie forme del latino volgare, attraverso un lento e incontrollabile processo evolutivo dotato di un'energica propulsione espressiva, ad assumere la complessità di vere e proprie lingue, chiamate lingue neolatine o lingue romanze. Questo enorme patrimonio di idiomi, nato spontaneamente dagli strati non elitari della popolazione, fu codificato, a partire dal XIII secolo, da alcuni letterati e poeti attraverso un minuzioso e lento processo intellettuale, al termine del quale verrà creata la lingua letteraria chiamata "Volgare illustre", da cui nascerà la lingua italiana, la stessa che, attraversando i travagli del tempo, diverrà l'italiano moderno e contemporaneo.  
I nostri interventi, articolati in due giornate, non indugeranno molto sulle cause di questo lento e inesorabile processo, e neppure cercheranno troppo di evidenziare le trasformazioni fonetiche, lessicali e grammaticali che hanno segnato le svolte della lingua italiana. È nostro interesse, invece, rievocare, attraverso la lettura e l'ascolto, la materia musicale che ha caratterizzato alcune fasi del processo di metamorfosi.
Nella prima giornata si ascolterà il suono della metrica latina di tipo quantitativo, leggendo versi di Virgilio, Ovidio, Properzio, Catullo, una musica virile, decisa, materica, quasi del tutto priva di assonanze, allitterazioni, anafore; per poi soffermarsi sul suono della prosa di Andrea Cappellano, scritta in un ammorbidito mediolatino, e sui versi di Guglielmo d'Aquitania, uno dei primi trovatori, il cui linguaggio, segnato dalla morbidezza delle vocali e delle sillabe in rima, si adeguava alla musicalità delle canzoni e delle ballate; finiremo con la lettura di alcuni versi scritti in lingua volgare nel XIII secolo, caratterizzati da una metrica di tipo accentuativo, e dolcificati dalla sistematica presenza della rima e dell'allitterazione, forme espressive capaci di rendere fortemente orecchiabili, e quindi memorizzabili, i sonetti, i poemi, i poemetti, le ballate, le laudi: udiremo le voci di Giàcomo da Lentini, Giuttone d'Arezzo, Brunetto Latini, Cecco Angiolieri, Iacopóne da Todi, Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti, Dante Alighieri.
Nella seconda giornata si percorrerà il secolo della crisi e del progressivo abbandono delle forme metriche chiuse e regolari (sonetto, canzone, ballata) per arrivare, dal Leopardi dell’Infinito (1819) all’Ungaretti di Natale (1919), alla riconosciuta affermazione del verso e della metrica libera. Con ulteriori letture (Rebora, Gatto, Montale) si mostrerà poi come l’abbandono della regolarità del ritmo e della rima abbia avuto una compensazione nel vertiginoso aumento delle figure stilistiche musicali e del fonosimbolismo, in una ricerca di disarmonia espressiva adeguata alla modernità, simile a quella che i musicisti della prima metà del '900 sperimentarono, e che la musica, e con lei la poesia, sta tuttora sperimentando. Tutto si potrà dire o pensare della poesia contemporanea, ma di una cosa siamo certi: se non è musica di parole, e quindi non fa esprimere alle parole ciò che normalmente non esprimono, non è poesia, è solo prosa che va a capo.
Noi non sapremmo dire se il processo di facilitazione, avviato dai letterati e dai poeti che hanno pazientemente codificato la lingua italiana a partire dal XIII secolo, sforzo teso a rendere accessibile a tutti il nuovo linguaggio, abbia, piegandosi a ulteriori semplificazioni e riduzioni avvenute nelle epoche successive, ricoperto la superficie materica e tragica del mondo con una pellicola liscia e cromata, fino a nasconderla e a renderla irriconoscibile. Un mondo che certo oggi non è più lo stesso dei secoli scorsi; forse è addirittura peggiore, ma sicuramente è molto più grande, più complesso, più profondo, più imprevedibile. Potremmo dire più "dantesco".
Lapo Lani e Andrea Matucci Milano/Arezzo, settembre 2022
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L'immagine della locandina è un particolare di "Panthera redolens", un disegno di Lapo Lani.
Fotomontaggio ritoccato con acrilici e successivamente elaborato con processi digitali. Anno: settembre 2022. Collezione privata.
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diceriadelluntore · 3 months
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Storia Di Musica #331 - Antonello Venditti, Sotto Il Segno Dei Pesci, 1978
L’ultimo disco di questo scatolone incredibile che ho ritrovato in soffitta è uno dei dischi più famosi di sempre fatti in Italia. È un disco che segna un momento storico per il nostro Paese a cui indirettamente anche lui contribuisce, e uno più personale, che proietta l’autore a diventare una delle voci più famose, e incisive, della canzone italiana. È anche l’opportunità per raccontare di un cantautore che troppo spesso è stato bistrattato per il suo essere “commerciale” (definizione che per me ha valore di assoluta stupidità). Il disco di oggi esce l’8 Marzo 1978. 29 anni prima, era nato nello stesso giorno l’autore, Antonello Venditti. Proprio per questo, il titolo, profondamente autobiografico, è Sotto Il Segno Dei Pesci. Dico subito che nello scatolone ho la fortuna di avere una prima edizione originale: la stupenda copertina di Mario Convertino, designer celeberrimo di fortunatissime copertine di album e uno dei primi ad usare la grafica in TV (Mister Fantasy del 1981, di cui cura sigla e grafica, alle videosigle de La Domenica Sportiva nel 1986, e persino la grafica delle partite dei Mondiali di Italia '90) insieme ai due pesci colorati vi sono in rilievo i dodici segni dello Zodiaco. Venditti arriva a questo disco dopo un percorso artistico particolare. L’inizio, famosissimo, è al Folkstudio, il locale romano dove stringe amicizia con Giorgio Lo Cascio, Ernesto Bassignano e soprattutto Francesco De Gregori: a quel momento dedica una delle strofe più famose della canzone italiana, quattro ragazzi con la chitarra e il pianoforte sulla spalla, di Notte Prima Degli Esami. La It di Vincenzo Micocci gli dà l’opportunità di fare un disco insieme a De Gregori, e nasce così nel 1972 Theoruis Campus. Il disco segna però un distacco tra i due, su cui la stampa musicale ha ricamato cose assurde e per la maggior parte inventate (su tutte che Pianobar di De Gregori fosse indirizzata a lui). Segue quindi il percorso di un cantautorato febbrile e intenso, estroverso e popolare, incentrato sulla passione per la sua città, Roma (a cui dedicherà veri e propri inni, come Roma Capoccia, E Li Ponti So’ Soli da L’Orso Bruno del 1973, Campo De’ Fiori da Quando Verrà Natale del 1974, e sul raccontare storie forti e niente affatto scontate. Tra queste ultime, Mio Padre Ha Un Buco In Gola (Le Cose Della Vita, 1973) sugli attriti generazionali, Canzone Per Seveso (da Ullalà, 1977) per l’ecologia, e soprattutto una carrellata di canzoni dedicate a figure femminili che faranno epoca, come Lilly (dall’omonimo album del 1975), struggente, una delle prime canzoni italiane scritte sulla droga, Maria Maddalena (1977), sulla prostituzione.
Sotto Il Segno Dei Pesci uscirà una settimana prima del sequestro Moro. Ne diventerà suo malgrado una sorta di colonna sonora, in un disco cruciale che assomma, in una maniera decisiva la contestazione e il riflusso, le storie dell’amore intimo e l’impegno per le lotte sociali, le speranze pubbliche e le frustrazioni quotidiani. Ne è esempio il ritornello, che conosciamo tutti, della title track, dedicata alla storia di Marina e di Giovanni (due veri suoi amici) delle loro paure sul futuro, del cambiare città perchè “Tutto quel che voglio, pensavo\È solamente amore\Ed unità per noi\Che meritiamo un'altra vita\Più giusta e libera se vuoi\Corri, amore, corri, non aver paura”. È il disco con cui “ricompone” con De Gregori: gli dedica la scarna e delicata Francesco, (Possiamo ancora suoniamo ancora l'ultima volta\Senza rimpianti, senza paura\Come due amici antichi\E nient'altro di più di più di più) e soprattutto Bomba O Non Bomba, che parla di due ragazzi, Antonello e Francesco (De Gregori, naturalmente), e ripercorre il cammino dei due protagonisti, e gli incontri fatti, a Sasso Marconi, Roncobilaccio, Firenze e Orvieto (in ordine cronologico le uscite dell’Autostrada Del Sole, direzione Roma), per raggiungere il successo, rappresentato da Roma come meta finale. È anche un disco per le donne: Sara (“svegliati è primavera”) è una toccante storia di una ragazza incinta, amica della prima moglie Simona Izzo al Liceo Mamiami di Roma, di un ragazzo “mammome e anaffettivo” (Ma Sara, mi devo laureare, e forse un giorno ti sposerò\Magari in chiesa (…) tu non sei più sola, il tuo amore gli basterà\Il tuo bambino, se ci credi nascerà); Giulia è invece la prima canzone che parla apertamente di un amore lesbico all’interno di una coppia eterosessuale, il punto di vista del testo è dell’uomo che si trova a ragionare sull’allontanamento della sua amata, la canzone è un gioiello del disco, potente e struggente, È Giulia che ti tocca\È Giulia che ti porta\Via da me (…) Lei è solo troppo anche per te\Lei è solo un po' confusa\E ti prego non portarla\Via da me. C’è pure la canzone sociale di Chen Il Cinese, la deliziosa Il Telegiornale, che sembra scritta adesso “TG1, TG2, che confusione\Ma almeno rimane il pregio dell'informazione\E tra una smentita e l'altra e un sorriso ministeriale\Ci fa capire che le cose non vanno poi\Troppo male.
Il disco fu registrato a Roma nei Trafalgar Recording Studios e a Londra ai Marquee Studios; il tecnico del suono è Gaetano Ria, che si occupa anche del missaggio insieme a Tim Painter. Tra i musicisti sono da ricordare i componenti del gruppo degli Stradaperta, già collaboratori di Venditti in Lilly; anche Carlo Siliotto e Pablo Romero avevano già suonato con il cantautore (entrambi nell'album Quando verrà Natale), ed inoltre suona nell'album il tastierista dei Goblin, Claudio Simonetti. Durante le session dell'album venne registrata anche un'altra canzone, Italia, che però non venne inserita nel disco (solo nel 1982 sarà pubblicata in Sotto La Pioggia). Il disco venderà tantissimo: 700.000 copie quell’anno, Sotto Il Segno Dei Pesci\Sara singolo Numero Uno, riuscendo, come pochissimi, a intuire l’umore della piazza. Perché è un fatto che forse per la sua produzione quantitativamente molto elevata rispetto ad altri grandi cantautori, e spesso per alcune sue scelte facili, abbia sempre avuto critica feroce. Il problema della “musica commerciale” è la scusa di chi deve per forza contestare le scelte artistiche non per quelle che sono (un lavoro artistico ha tutto il diritto di essere considerato brutto). Venditti fu accusato di disimpegno negli anni ’80, su cui per anni la critica ha ironizzato sul suo intimismo da supermercato, seppure nonostante dischi non così belli come questo scriverà inni generazionali, ne elenco un paio: Ci Vorrebbe Un Amico e Notte Prima Degli Esami nel 1984 da Cuore, In Questo Mondi Di Ladri del 1988 che venderà più di un Milione di Copie, Alta Marea, cover di Don’t Dream It’s Over dei Crowded House del 1991. Ditemi se è poco.
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micro961 · 20 hours
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Michele & Marcos - Il nuovo brano “Jessica Rabbit”
L’immagine della “femme fatale” viene sdoganata
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Michele & Marcos pubblicano il loro nuovo singolo “Jessica Rabbit”, disponibile sugli stores digitali dal 23 agosto 2024 e nelle radio in promozione nazionale dal 20 settembre 2024. Il sound e lo stile rispecchiano il connubio di generi che caratterizza il duo, mescolando Pop/Funky, Dance/EDM. Jessica Rabbit è simbolo di una personalità femminile, dai tratti apparentemente forti ma che, in realtà, cela le sue fragilità dietro una maschera sociale, plasmata dal cosmetico: questo diventa espediente garante della sua accettazione psicologica come donna.
L’obiettivo della canzone è creare l’occasione perfetta per varcare il confine con l’accettazione sociale, sdoganando l’immagine della “femme fatale” che, per quanto criticata e dibattuta dalla notte dei tempi, si riconosce come donna comune nel momento in cui il mascara le scivola via, scavando solchi nel trucco, i “fiumi neri lucidi” di cui si parla nel brano.
È l’immagine che apre alla donna senza filtri che, nella sua vita, prescindendo la professione e la considerazione della società che la attornia, si dichiara desiderosa di conoscere l’amore sincero puro e senza falsi intenti.
Ascolta il brano
Storia degli artisti
I due giovani artisti si incontrano casualmente ad una masterclass di scrittura tenuta dall’autrice “Federica Abbate” e notando affinità artistica decidono di provare a lavorare insieme. Nascono i primi brani e le collaborazioni, così come le partecipazioni a diversi contest locali e nazionali. L'8 settembre, il duo apre il concerto di Dargen D'Amico presso il Castello di Santa Severa (RM), fra i pochi vincitori del contest "Spaghetti Land". A Novembre 2022 partecipano al contest sanremese di "Area Sanremo", rientrando prima fra i 46 prescelti (su più di 700 iscritti) e poi risultando vincitori effettivi fra i 20 premiati dell'edizione del 2022, unici abruzzesi ad aver raggiunto questo traguardo completamente da soli. Il 31 Dicembre portano la loro musica sul palco del concerto di Capodanno in Piazza Salotto a Pescara davanti a tantissime persone presenti. Dalla vittoria ad Area Sanremo iniziano a raccontare la loro esperienza e a portare la loro musica nelle scuole, nei Live e nei primi palazzetti organizzando ciò che si è fatto conoscere con il nome di “School Tour”. A dicembre 2022 vengono premiati dalComune di Montesilvano come giovani talenti della musica italiana leggera. Durante la settimana del Festival Di Sanremo 2023 vengono chiamati (in quanto vincitori di Area Sanremo) ad esibirsi sul SUZUKI STAGE, il palco accanto l’Ariston che ha visto manifestarsi i concerti di Annalisa, La Rappresentante di Lista, Nek e Francesco Renga, Piero Pelù ed Achille Lauro. Nel corso della settimana del festival sanremese 2024, il singolo “Ballare” è stato nominato brano rappresentativo del Pescara Calcio nell’ambito del campionato indetto da Lega Pro (Serie C – Ufficiale), aggiudicandosi la finale con un secondo posto. Il progetto si propone di creare e rilasciare nuova musica e contenuti, favorendo l'unione e l'amicizia che contraddistingue il duo e le persone fidate dei quali essi stessi si circondano come il produttore ed amico Flavio De Carolis. A Maggio 2024 partecipano al Festival Abruzzese “Due note a Vasto” aggiudicandosi il primo premio con i loro brani “Ballare” e “London Eye”: ospiti della serata Bugo, Il Cile, Ascanio & Luk3 e tanti altri.
Michele Fazio     
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Marcos Marcelli
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waiting in the airport
Mi cielo, me gustan mucho tus notas durante los vuelos, también las espero y disfruto mucho, aún no entiendo porque dices que no eres tan bueno con las palabras, a mí me parece que no es así, me gusta leerte, es ligera, fluye y me hace sonreír.Gracias por tomarte el tiempo de buscar un lugar para mí espera, he decidido quedarme dentro del aeropuerto porque está lloviendo a mares afuera y por que estoy cargando varias cosas. Me encuentro en un lugar tranquilo, comiendo un pan con tomate, berenjena y pollo, sabe bien, no me encanta la comida de los aeropuertos, es cara y no es precisamente la mejor pero aquí todo me sabe bien.Ayer hemos pasado un lindo y divertido momento, en la mañana la sesión de fotos con mi nuevo amigo Ibo, fue muy amable conmigo y me regaló una muñeca tradicional a mi y a mi nueva amiga de Malasia, se unió a nosotros al recorrido que dimos después. Lamentablemente ya no pudo unirse al paseo nocturno porque no tenía auto para llegar a nosotros y yo no pude ir por él porque ya era tiempo de salir y andar y había más personas esperando.La caminata fue muy agradable, caminamos alrededor de 40 minutos cuesta abajo, solo teníamos un par de lámparas con velas y una linterna, a mitad del camino encontramos un árbol lleno de manzanas pequeñas y pudimos cortar algunas y comerlas, estaban súper ricas, dulces y lindas. Más adelante un árbol de ciruelas, también cortamos algunos para comer, me sentí en cuento campirano para niños, porque había luna llena, cielo despejado así que podía ver las estrellas perfectamente, el aroma era a tierra fresca porque había llovido un poco y solo bastaba alzar un poco la mano para tomar una manzana y comer.Hacía frío, sabes que tu soulmate es de climas cálidos… así que aunque llevaba dos playeras, un abrigo grueso, una scarf en el cuello y la mochila que cubria mi espalda, yo estaba titiritando de frío.Finalmente llegamos a un claro en medio de las formaciones de roca, estaba precioso, todos dijimos: woow! Al mismo tiempo cuando nos abrimos paso en ese lugar, si caminamos unos pocos metros más hay un risco, es peligroso pero bello, una de las chicas dijo que era como una pequeña réplica del gran cañón en USA, no lo sé, tengo mis dudas así que tendré que ir a averiguarlo personalmente, me acompañas mi cielo?Luego encendimos la fogata, esto tomó tiempo porque toda la hierba seca estaba humedecida pero luego de 20 minutos lo logramos y pudimos calentarnos un poco, sacamos las cervezas y cacahuates, yo llevaba dulces turcos para compartir, platicamos sobre nuestro idiomas, sobre la diversidad de pensamientos, sobre algunas experiencias perturbadoras de miedo, de ovnis, de lobos y perros salvajes, de todo un poco, fue una linda velada. Finalmente se acabó la leña y tuvimos que emprender el regreso por un camino diferente, subimos la colina y encontramos una vista bella de los pueblos que componen Capadocia.Después del recorrido, recordamos Ana ( la chica mexicana) y yo que habíamos quedado de ir al restaurante de un señor que nos había invitado a tomar una copa de vino en su restaurante, en honor a mi despedida del lugar. Estaba cansada pero decidí ir porque el había sido muy amable con nosotras, fuimos y tome cerveza en lugar de vino, no está mal pero creo que las cervezas mexicanas son mejores, luego de platicar un poco sobre la vida y lo corta que es, nos invitó a pasar a su cava de vinos subterránea, estaba llena de vinos de todas partes, aunque tenía antojo de probar algunos, no lo hice porque a veces me puedo marear fácilmente.Regresamos a la primer sala, y entonces empezamos a hablar de musica y… sacó de un rincón de la sala, un precioso instrumento de cuerdas con panza, es como si una mandolina italiana y una guitarra hubieran tenido un romance y bueno… tuvieron un hijo, trataré de recordar el nombre para decírtelo después. Se puso a tocar y cantar, mi amiga Ana se durmió en el sofá y yo simplemente contemplaba las manos de ese hombre tocando el producto de ese romance italoturco.
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sounds-right · 7 days
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Heartbeat torna a far scatenare tutti con "Slave to the Rhythm", riproposta da Relight Orchestra e G. Motta
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Esce su Heartbeat nell'autunno 2024 una versione tutta nuova di brano storico di Grace Jones, "Slave to the Rhythm". Heartbeat, cuore house delle tante label di Media Records, la casa discografica italiana creata da Gianfranco Bortolotti, torna quindi a far ballare il mondo con musica di qualità assoluta. Nel 1991, lanciando la label Heartbeat, collaborando con sette DJ tra cui Ralf e Claudio Coccoluto, Bortolotti ha trasformato Media Records nella casa discografica dei DJ, mettendo al centro della produzione questa nuova figura emergente.
Il primo brano del nuovo corso di Heartbeat è appunto una nuova versione di "Slave to the Rhythm". Come dicevamo, l'hanno realizzata Relight Orchestra, ovvero Robert Eno (dj, produttore) e Mark Lanzetta (violinistra), con il contributo di Gianluca Motta, A&R di UMM e pure del nuovo corso di Heartbeat. "Il brano è nato da un'idea che Gianluca Motta ha condiviso con noi Relight", spiega Robert Eno. "Condividiamo la passione per questo brano di Grace Jones. 'Slave to the rhythm' infatti è un vero capolavoro". 
La produzione è fluita velocemente senza intoppi? 
"Direi proprio di sì. Appena Gianluca ci ha parlato dell'idea, gli ho subito rimandato una bozza di stesura il giorno dopo. Poi, insieme alle parti suonate di Mark Lanzetta, il brano ha acquistato l'impatto da pista attuale. Ci siamo divertiti a realizzarlo".
Come si è arrivati alla struttura finale?
"L'ultimo tocco, decisamente importante, è la voce. Ramona, la cantante, l'ha contattata proprio Gianluca e ha dato un grande contributo al brano. Lo stile del brano è quel Disco Pop che tutto il mondo oggi attribuisce a produttori come Purple Disco Machine. In realtà però noi Italiani facciamo arrangiamenti simili da ben prima. Abbiamo una cultura funky-house molto radicata. Basta pensare alla versione disco che nel 2007 noi Relight facemmo per "Fly "di Samuele Sartini, altro artista di UMM / Media Records".
Com'è, per voi Relight Orchestra, collaborare con etichette del gruppo Media Records come UMM e Heartbeat per voi?
"Per noi Relight è un vero onore. Io suonavo tutti i dischi di quelle label già negli anni '90 in Riviera. In quel periodo mark Lanzetta invece era ancora un violinista classico, ma adorava quel suono dance e underground".
Come vedete il panorama internazionale e italiano di clubbing e musica elettronica?
"Per noi il panorama dance globale è bellissimo in questo momento rispetto a 10 anni fa. Nella house music funzionano i suoni funky, afro e techno. In pratica tutto il nostro catalogo Relight anni 2000 è molto più attuale oggi che nel periodo dell'EDM da festival. 
La nostra 'Elegibò' continua a fare ascolti, anche fra i ragazzini. Mentre i dj nei locali con pubblico 'overì suonano un sacco di remix fati da noi per Gloria Gaynor, Santa Esmeralda etc.  Nel clubbing Italiano è un po' la stessa cosa: soffrono un po' i club perché la gente predilige gli eventi. Ciò però crea tanti nuovi contesti musicali, perfetti per uno spettacolo che unisce live e dj set come quello che proponiamo noi Relight Orchestra".
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