Tumgik
#ormai non si capisce più niente
pgfone · 11 months
Text
Tumblr media Tumblr media
Rosso di sera..... E poi diluvia
137 notes · View notes
scogito · 16 days
Text
Il compito principale nella vita di ognuno è dare alla luce se stesso (E. Fromm).
Lo sai che significa?
Tanti pensatori e maestri hanno definito il risveglio di Coscienza come la rinascita di sè stessi. Lo hanno detto con parole varie, ma il concetto finale non cambia. Tuttavia ciò che tanti non capiscono è il principio di azione che questo risveglio comporta.
La ricerca interiore è ormai diventata un rifugio ovattato di paroline coccolose e filosofiche, mentre un lavoro serio di consapevolezzati ti fa passare per l'inferno, o giù di lì.
Non è qualcosa che avviene perché un giorno decidi che ti vuoi aprire alla visione interiore, o magari alla prospettiva spirituale di chissà chi, iniziando a riempire la testa di "pensieri positivi".
Lo Spirito non vuole rammolliti, né convinzioni mentali.
Le persone non si rendono conto che arrivare all'autenticità di sé stesse comporta fare concretamente qualcosa, non restare nella testa.
Devi riconoscere e comprendere quello che vuole la tua Essenza e quello che ti chiede di fare. Devi sapere ascoltare le motivazioni e le sue intenzioni, anche e soprattutto quando ti fanno male.
Devi agire.
Nemmeno valgono certe risposte inutili date da gente che si fa addirittura pagare. Pure a me una "professionista" mi disse che ero un canale di luce, e sai a che mi è servito? A niente. Al buio. Alla cazzata completa. Al sentirmi la mattina seguente ancora più incasinata su quello che dovevo fare davvero.
Le belle etichette che tanto piacciono a chi vuole sentirsi dare ragione e immaginarsi luce cosmica in terra, sono per i distorti.
Mettiti in pratica, esci dall'astratto!
Capisci quanto vuoi essere lusingato oppure quanto vuoi sgretolare le tue maschere, soprattutto vedi dove cade l'indicatore della bilancia, perché è già una spia di quello a cui veramente dai attenzione.
Chi capisce cosa fare delle sue esperienze è già a un buon punto di svolta.
24 notes · View notes
thecatcherinthemind · 18 days
Text
La cosa che più mi ferisce è che il suo massimo sforzo equivale a una cosa che io farei solo con persone che mi stanno sul cazzo. Per una persona a cui tengo io farei mille volte tanto, mentre per me non fa assolutamente un cazzo di niente. Ha sempre una scusa per non farsi vivo e quando siamo insieme passa il tempo a parlare del lavoro e a lamentarsi di ogni cazzo di cosa. Giuro che sembra sempre una seduta psicologica da cui io esco distrutta. Vedere fallire l'ennesimo rapporto mi distrugge, ma la cosa peggiore è che ogni volta che c'è una discussione o un momento triste ripenso a quanto io preferissi il mio ex: parlo della persona che più mi ha distrutta in assoluto. Lui è arrivato a farmi mancare il mio ex, perché mi trattava molto meglio. Non ce la faccio più a finire in questa spirale in cui giustifico sempre chi mi tratta di merda perché "non è semplice come sembra, i rapporti hanno dei contrasti". Guardando a questo rapporto ci sono stati SOLO contrasti; finché eravamo solo amici andava tutto bene, ma da quando abbiamo deciso di iniziare un rapporto di coppia (ormai oltre un mese e mezzo) ci siamo visti sì e no 4 volte, di cui tre abbiamo discusso e l'altra semplicemente ero troppo stanca per discutere. Non ce la faccio più a fare da supporto morale e psicologico a una persona che evidentemente mi usa solo per quello e non capisce che ogni tanto i rapporti devono anche essere leggeri. Mi accusa di essere insensibile, quando io ho provato in tutti i modi ad andargli incontro: ha sempre problemi di stomaco, ha attacchi di panico e ansia che gli bloccano la digestione quindi da quando ci conosciamo nessuna cena fuori, nessun pranzo fuori, nessun pasto decente se non roba fuori orario in cui ancora un po' devo imboccarlo perché non mangia un cazzo. Inoltre è pure viziato: questo non lo mangia, l'altro nemmeno, quell'altro solo se glielo prepara suo padre, quell'altro assolutamente non lo vuole perché gli viene ansia a mangiarlo. Quando viene da me ha sempre una lamentela pronta e non so mai come farlo felice: quando vado da lui, passiamo il tempo a non fare assolutamente niente, mentre lui ovviamente si lamenta del lavoro, dei problemi personali e frigna perché non mi metto nei suoi panni. Nel frattempo io ho dovuto affrontare cose che nemmeno lui saprebbe sopportare perché "tu sei molto più forte di me, io mi sarei già ucciso". Quindi giustamente mi carichi anche dei problemi tuoi.
Le poche proposte che fa mi sembrano cose assurde, tipo andare la sera tardi in posti in mezzo al nulla "per parlare", a cui rispondo sempre che "se anche usciamo di giorno nessuno ci fa la multa". Sembra quasi che abbia una relazione con qualcuna e voglia solo vedermi la sera per non farsi scoprire. Sono stanca e mi sento distrutta perché mi riduco sempre a chiedere di dimostrare quanto ci tenga a me, quando è palese che la risposta sia ZERO. Qualcuno direbbe che merito di meglio, lo so, ma sono sempre lì a dire "sicura di meritare di meglio?" perché praticamente mi ritrovo a piangere perché l'amore che mi viene dato non è proprio amore, ma è un trattamento da tappabuchi.
9 notes · View notes
saraconfa · 1 year
Text
Tumblr media Tumblr media
Sono un disastro
Buongiorno! Eccomi qui esattamente venerdì 8 settembre, da una parte possiamo vedere la mia faccia affranta degli ultimi mesi. Che dire, da quando sono tornata a Milano (non che voglia ritornare in Germania, per carità 😂) sono ricaduta nel mio solito circolo tossico (livello psicologico, chiariamoci). Non sto qui a parlarne non mi sembra il caso, parliamo invece del fatto che non ho concluso esattamente niente della mia vita. Amici? Amore? Stabilità? Sono cose cosi lontane? No, perché o io sono una sfigata (cosa molto probabile) o non si capisce perché non abbia nemmeno una delle tre cose. Per non parlare del lavoro, che sono praticamente da giorni ossessionata dal telefono aspettando una risposta di lavoro, che ovviamente ormai non arriverà (anche se il tipo mi ha detto che mi avrebbe scritto anche per un “no”, devo sperarci?) mi avrà fatto tipo una friend-zone? (😂)
Dall’altra parte possiamo vedere una Sara speranzosa, ho fatto anche alcuni passi avanti.
Partiamo dal fatto che sono ritornata dalla psicologa, per me un passo molto grande, anche perché mi rifiuto di passare un altro anno come tutti gli scorsi.
Ho iniziato a prendermi cura di me, iniziando da un piano nutrizionale e allenamento (questi argomenti sono abbastanza delicati).
Da qualche giorno, sto cercando di darmi da fare e tenermi occupata, piano piano sto iniziando a farcela. Soprattutto ho voluto riniziare il mio “lavoretto”, che spero torni a farlo come prima se non di più.
Ho cambiato alcune abitudini della mia vita, sia privata che sociale.
Bhe diciamo che riguardo le cose positive sono ancora all’inizio, spero tanto di aumentare quelle positive ed eliminare non dico tutto, ma la maggior parte quelle negative.
Non sono solita a parlare di cose mie su qui, ma oggi va così. Ovviamente l’ho messa un po’ sul ridere, perché è meglio 😅.
Cambieranno le cose?
Lo vedremo nella prossima puntata, rimanete collegati! 😉
Bacino da Sara 🩷
P.s (non ho le lentiggini, magari)
48 notes · View notes
astra-zioni · 4 months
Text
Da qualche tempo ritorna il tema del rapporto con gli altri, e perché questo si deteriori sempre, continuamente, come una condanna.
Ho smesso di considerarla una condanna derivante da mie mancanze o da mancanze altrui ma più come una naturale conseguenza delle cose.
Quando una persona ha ricevuto amore nella sua vita, lo vedi: lo vedi da come cammina, come si muove nello spazio, lo vedi con la sicurezza che queste persone possiedono nel parlare con gli altri, nel raggiungere i propri obiettivi, nell’avere una solida autostima. E questo avviene perché è come se dietro di loro avessero una corazza di amore solido apposta tra le scapole.
Le persone che non sono state viste, non sono state amate, le riconosco: da come parlano, da come si muovono - è come se girassero scorticate a nudo.
Ormai posso dirlo con certezza, i miei genitori non mi hanno mai voluto autenticamente bene, perché a loro volta erano persone che non sono state amate e protette da chi era chiamato a farlo, e quando non ti viene insegnato e trasmesso l’amore non riesci neanche a provarlo, e se lo provi lo provi a condizioni, lo provi a fasi alterne, lo provi a intermittenza; generando, conseguentemente, una prole confusa, una prole che non capisce quando è amata se lo è davvero e in base a cosa.
Io penso che mio padre abbia cominciato a volermi autenticamente bene e dunque a stimarmi come essere umano quattro anni prima della sua morte. A quel punto ero ormai grande, si chiacchierava dei più svariati temi, riconosceva che avevo dell’intelletto, e forse anche dei valori, ci trovavamo sempre io e lui a parlare o in silenzio. Per questo, dopo il suo suicidio, la cosa straziante è stata dover accettare che lui avesse deciso di andarsene proprio quando avevamo appena cominciato a volerci bene davvero.
Le mie storie sentimentali si infrangono sempre nello stesso punto: questo vuoto desertico che nessuno sente ma comprende solo per vie cognitive. Avendo avuto ormai la mia buona dose di esperienza nei rapporti umani posso dire con certezza che l’unica persona che nella mia vita ho autenticamente amato è stata mia sorella, perché il suo vuoto combacia col mio, abbiamo attraversato lo stesso inferno. È simile a quando due soldati che hanno passato la trincea assieme poi diventano inseparabili. Il motivo è semplice: solo loro due possono realmente capirsi. Ed è anche il motivo per cui i tossicodipendenti finiscono con i tossicodipendenti, i punk con i punk, i letterati con i letterati, non è semplice etichettismo egoico di appartenenza, il filo comune è sempre lo stesso: l’esigenza di sentirsi capiti e di capire veramente qualcuno.
Talvolta questo porta a dinamiche disastrose (vedi i tossicodipendenti), e infatti non ho alcuna intenzione di morire in due di overdose, (per ora), il punto è capire quanto questo vuoto interiore che mi porto dietro dalla nascita possa incastrarsi con quello di un’altra persona. Non è facile, non è impossibile, ma richiede una consapevole solitudine autoindotta. Il problema principale, credo, sia capire cosa sia l’amore per noi e cosa vogliamo ricavarne da questo sentimento sempre più astratto e confuso, ed io voglio ricavarne la comprensione autentica, sentita, sincera. Per farci che poi? Niente, tutto? Il punto è che non mi interessa il fine utilitaristico di questo processo, sono certa che potrebbe non portarmi necessariamente ad avere dei figli, una famiglia e una casa felice e accomodante; il punto essenziale è che se il discrimine è sentirsi capiti e capire l’altro anche solo nello spazio di un’ora, per alcune persone, vale più di cento case, cento bambini e cento cene; vale più di qualsiasi miraggio di felicità.
Non so dove mi porterà questa ostinata ricerca, probabilmente da nessuna parte, ma per la prima volta nella mia vita non ho più intenzione di cedere pezzi di me a favore di qualcuno, affinché sia più “adattabile” a non so quale schema sano e funzionale di coppia.
“La gente ti toglierebbe volentieri pezzi di te, se potesse; ma questo è Frankestein, non è amore”.
Ed io stavolta voglio tenermi tutta intera.
10 notes · View notes
arreton · 4 months
Text
Non so se è perché devo guidare all'andata e al ritorno, ma quando arrivo nella rsa dove lavoro mi sento al sicuro. Inizio a fare le mie cose e non penso più a niente, non che quando non sono a lavoro penso a qualcosa di specifico, ultimamente ho il cervello troppo saturo per riuscire a fare un pensiero anche solo minimamente articolato, però c'è molta pesantezza, molta ansia, e una sorta di paralisi che non mi fa fare altro che o fissare il vuoto o dormire. Invece quando arrivo nella rsa tutto si disperde, resta una pressione nella testa, magari un tono basso, ma guardo ciò che ho intorno e allora mi distraggo.
A me piace infatti osservarli e mi piacerebbe anche capirli se non parlassero in dialetto. La cosa che più li lega, oltre alla malattia, è la forte concentrazione che hanno. Sono molto focalizzati, non so bene su che cosa ma pochissimi di loro sembrano svampiti, la maggior parte invece è molto concentrata. Ci sono i casi diciamo meno gravi dove magari ormai vivono nel "loro mondo" ma camminano e riescono ad essere anche chiacchierini e vivaci: Venanzio o Venazio non riesco a capire, è un po' il burlone del gruppo va sempre di qua e di là, chiede se può aiutare, ieri andava dietro ad una ASA e le voleva portare il sacco della spazzatura, poi dice che ha sempre mal di pancia così ieri chiedeva all'infermiere qualcosa per il mal di pancia, l'infermiere gli diceva "Sì ora te la do" ma a Venanzio non gliela si fa e allora "non prendermi in giro"; poi c'è Mina o Nina anche qua non ho capito, lei dice che era una barista ed infatti a volte gli fa trovare le sedie sul tavolo o lava le mani nel water, lei fa sempre avanti e indietro molto indaffarata e concentrata, non si capisce cosa vuole dire perché emette perlopiù dei balbettii e l'altro giorno voleva togliermi il mop per lavare a terra; qualche altra signora poi si prende la borsa e cammina con la borsa come se fosse lì solo in visita; pio c'è Anna, un signora forte che l'altro giorno spazzava a terra e si incazzava perché gli camminavano sopra e allora iniziava a dire qualcosa che sembrava poco carino in bergamasco; poi ci sono almeno un paio di Marie una chiede sempre cosa deve fare adesso e voleva fare la pizza in bagno ma non sapeva come, l'altra invece è una donnina piccola dal viso rotondo che sembra una bambina e se ne esce sempre dicendo "che vita di meerda" e lo dice sempre sorridendo. I primi giorni che sono arrivata c'era una signora molto chiacchierona che a quanto pare era arrivata anche lei da poco, era ordinata nell'aspetto e parlava tantissimo con tutti ed era molto concentrata nel discorso che faceva pure se abbastanza sconnesso, adesso invece sentivo il medico parlare con la famiglia che le avevano cambiato il farmaco ed era per questo che era abbattuta ma se ne sta seduta in silenzio sulla sedia col capo chinato e anche l'aspetto è trasandato.
Si vedono infatti spesso anche scene strazianti: c'è ad esempio una signora che gira sempre disperata, l'altro giorno era venuta a trovarla non so chi forse il marito e allora lei ansimava e come a voler piangere e farfugliava qualcosa ed il marito le teneva il viso tra le mani guardandola intensamente negli occhi preoccupato e impietosito nel vederla così; alcuni poi li tengono legati sulle sedie forse per impedire loro di alzarsi perché non ce la fanno a stare in piedi da soli e non lo capiscono; altri invece sono in una carrozzina di quelle elettriche molto alte, come una signora che la mettono sempre nella seconda sala da pranzo e ogni volta che arrivo mi segue fissa in quello che faccio con lo sguardo che sembra incuriosito, poiché sulla sedia a rotelle non sempre può seguirmi con lo sguardo e quando non mi guarda più sembra molto assorta nei suoi pensieri, poi si accorge nuovamente della mia presenza e mi guarda e muove le labbra molto lentamente come se volesse dirmi qualcosa, ieri allora le ho sorriso e lei ha ricambiato facendomi un sorriso così bello che mi ha commossa. Anche le Asa o Oss che sono sembrano molto gentili pure se a volte ricevono dei dispetti o delle brutte parole, alcune soprattutto sembrano dispiaciute di vedere quelle persone in quello stato, li trattano come dei bambini ma non come degli stupidi.
Questo forse è il primo luogo di lavoro che non vorrei lasciare, infatti penso spesso che se potessi permettermi un part time resterei volentieri qua. Nonostante addetta alle pulizie non vengo schifata da nessuno, mi salutano quasi tutti anche i familiari e hanno rispetto per quello che faccio. Mi sono anche riscoperta chiacchierina: a volte scambio qualche parola coi malati, altre volte con qualche assistente. Fino ad ora insomma questo posto mi ha fatto bene.
11 notes · View notes
t-annhauser · 11 months
Text
Parlo spesso in dialetto, se ci fosse qualcuno che parlasse il mantovano parlerei tutto il giorno in mantovano, ma ormai sono sradicato dalla mia terra e non ho più speranze: chiamatemi Ismaele.
Questo post è per @fattilinguistici. La sopravvivenza del dialetto nel nord Italia è questione complessa e variegata, per esempio a Milano il bel dialetto parlato ne l'Aldalgisa di Gadda ormai va scomparendo, i milanesi si sono fatti troppo "civili" e mitteleuropei (sarcasmo) e ripudiano il dialetto come una cosa da vecchi e da miserevoli, che li costringe a una mesta vita di provincia (il milanese tipo è assolutamente odioso, si salva solo @egemon). In veneto il dialetto invece non conosce mai crisi, a tutt'oggi è una lingua largamente e orgogliosamente parlata sia in provincia che in città, tant'è che i veneti si sentono un po' un'etnia a parte, non dico tutti, ma un buon numero che contribuisce certamente a fare massa critica (nonno docet: "piove a sece rovese", "vaca miseria impestada fino a i oci"). A Como, dove ogni tanto ritorno, in città si sente parlare dialetto ma solo da persone di una certa età, tra le nuove generazioni va ormai scomparendo sostituito da un odioso accento brianzolo, e il dialetto parlato non va oltre qualche espressione tipica ("pan poss", pane raffermo, e cose del genere). Io che sono intimamente un conservatore e che guardo con struggimento ai miei primi vent'anni di vita in provincia di Mantova, parlo orgogliosamente il dialetto del basso mantovano, ricco di inflessioni venete ed emiliane ("sta 'tenti ca ta strabuchi!", attento che inciampi), e lo rivendico come se fosse la lingua degli hobbit o il nanico delle montagne brumose ("Baruk Khazâd! Khazâd ai-mênu!") e le faccio una testa così anche alla mia compagna che vorrebbe inculcarmi invece qualche parola di cosentino dell'hinterland a me che tutt'al più mastico e parlo un po' di scaleoto, cioè di calabrese imbastardito dal basso campano-lucano ("ma tu parli napoletano!" mi dice quando azzardo un "jamu ninne, guagliò!").
Chiudo con nonna di Scalea che diceva sempre: il nostro dialetto si capisce, non il vostro che non si capisce niente.
20 notes · View notes
mewscarrafone · 6 months
Text
TOKYO MEW MEW REWATCH - EP 45
Tumblr media
- Saprai la verità molto presto.
Ma perché? Ma che ne sa Ryou, che logicamente dovrebbe essere confuso come tutti gli altri! Questa è una delle parti dove New ha fatto un miglioramento: eliminare tutto il teatrino dei sospetti su di lui, e mostrarlo mentre cerca risposte insieme agli altri invece di fargli dire frasi a effetto canis mentulae.
Tumblr media
Ah, nel doppiaggio italiano si parla di bisboccia tutta notte. Mica male. I sottotitoli inglesi fanno qualcosa di molto più allusivo, e io nuovamente resto con il dubbio amletico di 'ma quale sarà quello più fedele all'originale?'.
Tumblr media
- Sì, finalmente l'idea giusta per risolvere quel buco di trama ... e le parole giuste per fare fluire quel dialogo in piena coerenza con tutti i personaggi... questa scena verrà benissimo, sì. No, aspetta, ora devo mettermi lì e scriverla io?
Come sarebbe a dire che non è così che è andato questo monologo?
Tumblr media
- Okay mettiti al lavoro, io vado a lavare i piatti.
- Ma scusa non avevi detto che mi avresti insegnato?
- Se lo facessi io per te non varrebbe molto!
A' Faccia de Culo, non è quello che ti ha chiesto! C'è una zona grigia tra 'fare il lavoro al posto di qualcuno' e 'mollargli un libro e dirgli di attaccarsi', e quella zona grigia si chiama appunto 'insegnare'!
E lei che ci crede pure. Logica shojo.
Tumblr media
Ecco, dopo che lei ha quasi demolito la cucina lui finalmente si decide a dare una mano. Con Ryou che sta lì a guardare ma con grande dignità e rispetto si astiene dal dire/fare alcunché.
Tumblr media
Devo dire che tutta la parte di questo discorso è ... in egual misura disturbante e pietosa. Kisshu ovviamente ha zero considerazione per Ichigo come persona, par de course, ma al tempo stesso si capisce che dopo i ripetuti fallimento su tutti i fronti e l'essere stato allontanato dai suoi compari il suo contatto con la realtà è decisamente tracollato. In particolare per come prospetti a Ichigo di andarsene da soli da tutto e da tutti, dopo essere stato il più ardente propositore della lotta per gli alieni indipendentemente da Deep Blue: questo ormai non capisce più niente.
Tumblr media
Bello come siano già arrivati tutti al gran completo, le ragazze già trasformate, e non facciano che rimanere lì impalati a guardare il dramah.
Tumblr media
Personalmente apprezzo moltissimo questa scena perché pone un'ottima base al voltafaccia finale di Kisshu. Perlomeno questa del vecchio anime è l'unica delle versioni che ci provi. Nel manga cambia idea ogni due secondi, era lì che gongolava all'idea di uccidere Ichigo pochissimo prima di farsi ammazzare per lei, ma almeno ha avuto un momento in cui ha rinunciato a ucciderla. In New peggio che andar di notte, tenta di strangolare Ichigo dopo la sua crisi di pianto e si ferma solo perché interrotto dal Cavaliere Blu.
In questa versione Kisshu è sempre fuori come un balcone, finché non arriva questo momento in cui crede di avere effettivamente ucciso Ichigo. Per una manciata di secondi ha avuto esattamente quello che pensava di volere, la distruzione della ragazza che l'ha rifiutato, e si è reso conto che no, al contrario, anche vederla con qualcun altro era preferibile al vederla morire. In pratica questa scena ha preso il posto dell'addio finale nel manga, visto che da ora in avanti Kisshu lascerà effettivamente in pace Ichigo - se non in una finta per scatenare il potere del Cavaliere Blu.
Ed ecco qui perché la versione di Kisshu del vecchio anime è la mia preferita: restano fermi i tratti di squilibrio e instabilità, certo, ma c'è un arco caratteriale invece che un cambiamento repentino e apparentemente immotivato.
Tumblr media
E se il vecchio anime rende un ottimo servizio a uno dei miei personaggi preferiti, per controbilanciare corre a sminchiarne un altro. 'Scommetto che sei rimasta sorpresa' ... a rigore di logica dovresti esserlo anche tu, Masaya!
Nel manga, e in New, è reso molto ben chiaro che Masaya non è consapevole nella trasformazione ner Cavaliere Aò, anzi, quando lo fa davanti ad Ichigo reagisce con sorpresa lui stesso, e rimane confuso al proprio 'nome da battaglia' come se non l'avesse mai sentito prima.
E questa cosa ha senso, succede poco prima della rivelazione su Deep Blue e nel frattempo nessuno riesce a farsi troppe domande perché ci sono diverse battaglie in rapida successione e non ne hanno il tempo materiale.
Ma se Masaya fosse stato consapevole fin dall'inizio come questa versione sembra implicare ... la cosa non sta in piedi. Masaya per quanto ne sa è un ragazzo normalissimo, se di colpo si fosse trovato con la capacità di trasformarsi in guerriero alieno avrebbe avuto un milione di domande. E molto probabilmente ne avrebbe parlato con Ichigo, quando lei gli avesse rivelato di essere una Mew Mew: non solo avrebbe avuto un 'segreto' da rivelarle a propria volta, ma forse lei sarebbe stata in grado di dargli risposte, visto che ha subito una trasformazione a sua volta. E sicuramente le avrebbe fatto comodo un alleato sempre con lei, invece di fargli comprendere il pericolo col sesto senso o roba del genere.
Poi, la reazione degli altri: lì tranquilli che guardano la scena, al massimo sono sembrati un po' sorpresi al momento. Altro che lasciarli mangiare i cioccolatini, avrebbero dovuto fare a Masaya un terzo grado che CIA scansate proprio, soprattutto perché alla rivelazione si sarebbe aggiunto il fattore 'perché minchia l'hai tenuto nascosto scusa'.
Tumblr media
COS'È.
9 notes · View notes
notenough57 · 1 year
Text
Fingere. Fingere continuamente. Che sei guarita e non hai più bisogno di queste cose. Non hai più bisogno di ferirti per stare meglio. E invece non è così. Magari stai bene un anno, magari anche tre. E poi torna quella cosa che ti scatena il casino in testa, che ti fa sentire impotente. Che l'unica soluzione per sopportare quel dolore interno che ti divora e che fa marcire i tuoi organi, è farsi del male. E fingere che sei andata avanti. Tu non ci pensi nemmeno più a queste cose.
Vai in bagno, prendi la lametta o un altro oggetto e te le suoni, di santa ragione. Quasi ti piace il dolore. E il segno che ti lasci ti dà soddisfazione. Pensi "sono stata brava". Ti sei finalmente calmata. Ed è in quel momento che arriva la vergogna. E cerchi quasi di mentire a te stessa. Ti copri anche per te. Non è successo nulla. Non hai fatto niente di male. Ed esci, fingi con le persone che ti sono intorno. La maggior parte neanche se ne accorge. E ti sembra tutto tornare alla normalità. Il casino che avevi si è placato e senti solo un ronzio.
Ma in realtà non se n'è andato, è solo dormiente. Attende solo la prossima occasione per uscire. E lo sai bene, anche se ti ripeti "è stata l'ultima volta". Lo sai che non è vero.
Come si fa a scappare da se stessi?
Vorresti parlarne ma chi capirebbe una cosa del genere? Chi non ti prenderebbe per pazza? Nessuno capisce il sollievo. Nessuno capisce che non è un capriccio. Nessuno ti prenderà mai sul serio. Con questa consapevolezza ti senti ancora più sbagliata e sola. Sei pazza. Le botte te le meriti. Ti meriti ogni singola ferita. Non vali nulla.
Poi pensi alla te bambina, quanto ha sofferto. E pensi che non se lo merita altro dolore. Che meritava qualcuno che la proteggesse e le volesse bene. Nessuno c'è stato per lei. E ora si sta autodistruggendo. Ti senti ancora più in colpa perché vorresti proteggerla quella bambina, che è ancora dentro di te da qualche parte.
Vorresti dirle "Ti proteggo io, non sei sola". Vorresti poter fare ciò che non hai potuto da piccola. Ma non puoi, ormai è troppo tardi. E siete tutte e due bloccate in corpo che odiate, che vi ha portato dolore. State soffocando entrambe in un corpo troppo piccolo per potervi contenere insieme. E il dolore fisico è l'unica boccata d'aria che avete.
26 notes · View notes
flame-in-the-wind · 1 month
Text
Amavo mio padre con tutto il mio cuore, ricordo i momenti passati con lui con estremo affetto, nonostante molte cose io le stia pian piano dimenticando. Le cose con mia madre invece sono sempre state un po' diverse, più fredde e distaccate. Forse un po' per carattere, o perché si dice che le figlie femmine siano un po' più legate ai padri, non lo so. Abbiamo passato molti anni separate e questo ha aumentato la distanza tra di noi, non mi sono mai confidata, non le ho mai parlato dei miei problemi e delle mie preoccupazioni, quando siamo tornate a vivere insieme ero ormai adulta, le fasi più difficili della mia vita le avevo affrontate e superate da sola. Vivere insieme non è stato semplice all'inizio, non ci conoscevamo affatto e il muro che c'era tra di noi era diventato spesso e solido, muro che adesso stiamo pian piano abbattendo. Avevamo due visioni del mondo diverse, due generazioni opposte che entravano in conflitto, convinzioni che stiamo cercando di allineare, stereotipi e pregiudizi che sto cercando di estirpare. Parliamo tanto, soprattutto di mio padre, mi racconta aneddoti passati, ricordi che hanno condiviso o che semplicemente ha ascoltato da lui, questo ci ha avvicinate parecchio e ne sono felice. Mi sprona a fare le cose da sola e non le importa se non ho amici, non mi giudica per questo, non mi giudica se riempio il soggiorno e la mia camera di manga e cose a tema anime, nonostante si ostini a chiamare 'pupazzi' le mie action figure, non giudica questo aspetto di me all'apparenza infantile. Non le ho ancora parlato del mio orientamento sessuale, non so se capirebbe, l'asessualità è un argomento complicato, difficile da capire, soprattutto per una persona che di orientamenti non ne capisce un granché, abbiamo lavorato molto sulle altre lettere dell'acronimo e sono già solo contenta di questo, spero però che potremmo fare lo stesso anche per quella A che un po' rivela chi sono. Una cosa di cui dobbiamo ancora lavorare parecchio sono sicuramente i tatuaggi, ogni volta che torno a casa con uno nuovo è sempre un po' contraria e nonostante l'ultimo sia dedicato a lei, questo non ha cambiato molto la sua visione.
So che preferirà sempre gli altri suoi figli, rispetto a me, ormai ne ho preso consapevolezza e l'ho accettato, fa ancora male a volte, ma non mi importa; sento di amare anche lei, a modo mio, le voglio bene e voglio prendermi cura di lei, perché non ha avuto una vita semplice e se lo merita. E niente, avevo bisogno di buttare fuori tutto questo, sono giorni difficili per me, sto prendendo decisioni che non pensavo avrei mai preso e sto riflettendo tanto su di me e sulla vita in generale, volevo sfogarmi e ormai questo blog è come una sorta di diario per me, che di sicuro userò più spesso. Quindi mamma, anche se non avrò mai il coraggio di dirti queste cose, sappi che ti voglio bene e che ci sarò sempre per te, perché ti ammiro e invidio la tua forza d'animo. Sei una grande donna, anche se nessuno lo ha mai davvero capito.
3 notes · View notes
pgfone · 2 years
Text
Tumblr media
Fungo in giardino.
139 notes · View notes
Text
Nuovo giorno nuovo giro. Questa volta posto in italiano, because why not. Piccola storia, perché a volte se gli sceneggiatori non sono capaci di scrivere cose decenti allora ci devi provare tu. Tutti i commenti sono ben accetti. Enjoy 💜
---
Simone avrebbe finito la giornata vomitando, prendendo a pugni qualcuno o semplicemente andandosi a schiantare veramente sulla tangenziale, altro che spazzatura sotto casa di Manuel.
Se da un lato è sollevato che il cretino di 5C si sia svegliato, dall'altro non può fare altro che odiare un po' la situazione, Ernesto, suo padre. E forse anche un po' sé stesso.
Dopo aver salutato il commissario e lasciato l'ospedale, non gli era rimasto altro su cui concentrarsi a parte quelle due parole: futili motivi. Gli risuonavano nelle orecchie, gli rimbalzavano nel cervello, gli pugnalavano il cuore.
Suo padre non sembra notare niente, ma quella non era una novità. Poteva essere così attento in alcune situazioni, tipo in classe con i suoi studenti, e allo stesso tempo l'opposto a casa. O forse era così distratto solo con Simone.
Forse, dopo Jacopo, aveva concluso che Simone non ne valeva la pena.
Forse era Simone il problema.
Chissà se le cose sarebbero state diverse, se a morire fosse stato lui. La vita dei suoi genitori sarebbe stata migliore? Jacopo sarebbe stato migliore? Avrebbe scoperto la cura per il cancro?
Tutte domande idiote, ma che a volte si palesavano nel suo cervello e non volevano uscirne.
C'era solo una persona che lo aiutava a zittire tutto il caos in testa, ma in questo momento non era lì, e lui doveva imparare a sopravvivere da solo.
Improvvisamente sente una pressione sulla spalla, e si accorge in ritardo che il padre stava parlando con lui.
"Come?" si limita a chiedere.
Il padre lo guarda per un attimo come se davanti a lui ci fosse un nuovo filosofo che ancora non capisce ma che è disposto a studiare, per poi distogliere lo sguardo.
"Niente, dicevo ci vediamo a casa?"
"Sì sì, a casa."
Simone riesce a stento a processare quello che gli ha detto Dante che già non lo vede più, scappato verso chissà dove.
Ora è solo, Simone, in un'area affollata. Troppe persone, troppi sguardi, troppi rumoriodorilacrimeviavai.
Non riesce a concentrarsi su niente, tutto troppo presente ma totalmente inafferrabile.
Vede di fronte a sé un parco, e decide di entrare, perché qualsiasi cosa è meglio della strada, e sa già che non riuscirebbe a tornare a casa in moto.
Si addentra nella piccola zona verde, piena di spazzatura e con una vecchia panca arrugginita.
Si siede, e aspetta che il tempo passi. Ogni tanto un soffio di brezza gli accarezza il viso, o il suono di un clacson gli infastidisce le orecchie, ma lì, su quella panca, si ritrova ad esistere, senza doversi sforzare di essere il figlio perfetto, lo studente modello o l'amico comprensivo. Lì è semplicemente Simone, un corpo senza una volontà.
È solo quando gli vibra il telefono in tasca che ritorna un po' in sé, notando il sole sempre più basso e la sua pelle d'oca, nonostante la giacca pesante.
Con mani malferme risponde alla chiamata.
"Pronto?" la voce rauca, chissà se per il freddo od il disuso.
"Ao, a Simò, ma dove cazzo stai? So' du' ore che t'aspetto pa'a cosa de fisica!" la voce di Manuel è come un balsamo per le sue ferite, ma le parole lo fanno sprofondare. Sì, si era completamente dimenticato di qualsiasi cosa che non fossero quelle parole. Aveva lasciato perdere tutto perché non riusciva neanche ad essere felice quando avrebbe dovuto.
Ma che cazzo c'è di sbagliato in me? si chiede, perché ormai è disposto a tutto pur di non sentirsi sempre nel torto, sempre sbagliato.
"Ao, Simò, ce stai?" chiede Manuel, voce leggermente più seria.
"Sì sì, sto qua." e non sa proprio cosa aggiungere.
Nonostante voglia disperatamente la presenza dell'altro al suo fianco, non può che risentire l'eco di vecchie parole e porte di un garage che sbattono.
"Simone, che c'è? 'Ndo stai?"
"Sto tornando, a dopo."
Simone non aveva la minima idea di come tornare a casa. Si sentiva distaccato dal proprio corpo, quindi il motorino era escluso. Ma non aveva la forza di pensare ad altre alternative.
Il telefono continua a squillare, ma lui lo ignora spegnendolo.
Si riposiziona sulla panchina, ma poi sente una voce familiare.
"Accidenti!"
Si alza e trova Viola all'entrata del parco.
"Ehi Viola, tutto bene?"
La testa della ragazza scatta nella sua direzione, e si rilassa leggermente quando lo vede.
"Ehi Simone. Sì, tutto bene. Solo queste stupide buche che non aiutano le ruote."
In effetti il danno era visibile a chiunque: la ruota destra era deformata e lo pneumatico sgonfio.
"Mi dispiace. Vuoi chiamare qualcuno?"
"Probabilmente."
Quando la ragazza non continua, Simone la squadra velocemente. Ha gli occhi lucidi e sembra anche lei un po' distante da tutto.
Anime in pena entrambe. Ma si sa, mal comune mezzo gaudio.
"Se vuoi possiamo sederci sulla panca ed aspettare."
"Aspettare cosa?"
"Che ad entrambi torni la voglia di tornare a casa."
Questa volta è Viola a guardarlo attentamente, ma Simone non ha niente da nascondere, quindi rimane fermo ad aspettare una qualsiasi risposta.
"E come ci arriviamo alla panchina, genio?" chiede la ragazza, uno strano misto di rabbia e divertimento a tingerle la voce.
"Le opzioni sono due. O ti sollevo, oppure spingo la sedia."
"Ma sei scemo? O sei solo cieco? La ruota è completamente andata, non ce la faresti mai a spingerla."
"E secondo te io perché faccio rugby?"
"Ah, quindi non è la prima volta che ti trovi in questa situazione?" cerca di rimanere seria, ma si vede che trattiene a stento la risata.
"Pfff, tutti i giorni. Non sei così speciale."
Finisce la frase e, appena si guardano, scoppiano entrambi a ridere.
Quando entrambi riprendono fiato, Viola gli lancia l'ultimo sguardo, e poi sembra convincersi su qualcosa.
"Va bene, ma non ti fare strane idee."
"Non mi permetterei mai, my lady." dice nel suo miglior peggior accento british. Poi lentamente si avvicina, le passa un braccio sotto le gambe ed uno dietro la schiena e la guarda, aspettando un cenno di assenso che arriva poco dopo.
Allora, la solleva il più delicatamente possibile e la porta fino alla panchina, depositandola e poi tornando indietro per la sedia a rotelle, non pesante quanto si aspettava ma sicuramente non leggera.
Una volta riseduto, lascia cadere la testa all'indietro, e fissa il suo sguardo sulle nuvole arancioni che lentamente percorrono il cielo.
Non ha idea di quanto tempo sia passato, quando sente Viola sospirare.
Allora si gira verso di lei, e la vede con il viso ancora rivolto verso il cielo.
Il silenzio che si crea non è imbarazzante, anzi.
"Perché stavi piangendo prima?" le chiede Simone sussurrando.
"Non sono cazzi tuoi, ti pare?" risponde lei stizzita, lanciandogli un'occhiata torva.
E tutto questo fa sorridere Simo, perché lui a persone che si comportano da porcospini è abituato.
"Non è per sapere gli affari tuoi. È solo per sapere se ti posso aiutare in qualche modo." risponde pacato.
Lei lo squadra di nuovo, e per qualche motivo quella diffidenza, quella poca fiducia nel prossimo gli è molto familiare.
Sospirando, la ragazza distoglie lo sguardo.
"Non credo proprio che il ragazzo perfetto della classe possa capirmi,no?"
E Simone lo sa che è la cosa più scortese che possa fare, ma a sentire quelle parole scoppia a ridere.
Viola lo guarda torvo, e lui ha bisogno di qualche secondo per ricomporsi.
"Viola, ma che cazzo stai a di'? Solo durante l'anno scorso ho scoperto di aver avuto un gemello che è morto quando avevamo tre anni, me lo sono scordato come se non fosse mai esistito, ho quasi perso l'anno perché mi sono immischiato in giri loschi ed ho scoperto di essere gay. Non posso lamentarmi di come vivo perché so che c'è chi sta peggio, ma non è sempre stata una passeggiata, ah."
Finisce il discorso e vede gli occhi di Viola sgranarsi. Ma in quel momento non sente vergogna, o rabbia, o alcun sentimento in particolare. Quasi non si sente più umano.
"Scusa, non lo sapevo." comincia lei, ma lui scuote la testa.
"Non te l'ho detto per farti sentire male o in colpa. Voglio semplicemente dirti che le persone non sono tutte così cattive come pensi."
"Soprattutto tu?" chiede lei.
"Oh no, io sono il peggiore. Ma qualcuno di veramente buono c'è. Tipo Ryan" continua lui, vedendo la ragazza arrossire. Ah, gli etero e i loro stupidi motivi per non stare insieme.
"Non voglio parlarne."
"Va bene." annuisce svelto, e ritorna quel silenzio, come una coperta spessa che li avvolge.
"Ma tu perché sei qui?" chiede la ragazza, senza però girarsi.
"Ernesto si è svegliato e la polizia mi ha contattato per farmi sapere che non continueranno le indagini." dice in un tono di voce neutro, quasi robotico.
Viola si gira verso di lui e corruccia le sopracciglia.
"È un bene, no? Significa che non sei più sotto accusa."
"Si, per carità. Ma significa anche che non proseguiranno le indagini per l'aggressione nei miei confronti. E sai perché? Perché la rissa è scoppiata per quelli che ritengono motivi futili." non si accorge di aver gli occhi lucidi fino a quando Viola non gli tocca il braccio.
Sposta velocemente le mani, stropicciandosi gli occhi fino a vedere dietro le palpebre le stelle.
"Scusa, non volevo scaricarti addosso la situazione." dice dopo aver abbassato le mani.
"Macché. Mi dispiace per quello che ti hanno detto. Se vuoi mio padre conosce degli avvocati, potrei provare a parlargliene."
Ed è in quel momento che Simone vede davanti a sé non la nuova arrivata in classe, ma una persona che sa cosa significa soffrire e che, come lui, non vuole che altri soffrano.
"No, grazie, tanto non porterebbe a nulla."
"Se non ci provi non lo puoi sapere. Però sappi che è una scelta tua."
Ed è una cosa stupida realizzare che sì, la scelta è solo sua. Nessun fattore esterno, non suo padre né la scuola possono decidere se Simone denuncerà o meno.
In un mare in tempesta, dove la sua vita non gli era sembrata altro che sopravvivi o muori, questa è una scelta solo ed esclusivamente sua.
"Io..." inizia, senza saper bene come continuare.
"Ehi, prenditi il tempo per rifletterci. Ma sappi anche che qualsiasi cosa vorrai fare non sarai solo."
Ed eccolo di nuovo qua, a piangere perché qualcuno ha capito il suo dolore, non lo ha minimizzato ed anzi gli sta dando l'opportunità di fare qualcosa a riguardo.
Ed allora non può non buttarsi sulla ragazza ed abbracciarla e, dopo un attimo di esitazione, sente le braccia di lei stringerlo.
Rimangono così finché non le vibra il cellulare. È il padre preoccupato, e Simone coglie benissimo l'ironia, grazie tante.
Dopo che Viola dà l'indirizzo al padre, ritornano a guardare le stelle che ormai fanno capolino nel cielo blu.
Non c'è bisogno di altre parole.
Quando arriva la macchina di Nicola, Simone non ci pensa due volte a prendere Viola in braccio e portarla fino alla vettura, e lei non protesta, anzi gli posa il capo sulla spalla.
Dopo aver recuperato anche la sedia, Simone fa per andarsene, quando sente la manica del cappotto venire tirata, e si gira verso la ragazza.
"Ma che fai? Sali va, che incomincia a fare freddo e voglio tornare a casa."
"Ed allora lasciami?" dice Simone, anche se sembra più una domanda.
"Ho il motorino parcheggiato di là." indica una direzione che ad essere onesto non sa neanche se sia quella giusta.
"Se pensi che ti permetta di metterti alla guida in queste condizioni ti sbagli. Ora sali, ti porto a casa e poi domani torni a riprendertelo"
Simone avrebbe voluto ribattere, ma un'altra voce lo interrompe ancor prima di iniziare.
"Tu sei Simone, no? L'amico di Manuel? So già dove abiti. Sali che ti diamo un passaggio"
Simone allora accetta, per non sembrare scortese eh, non perché non riuscirebbe a distinguere la luce verde del semaforo da quella rossa.
"Abiti a casa di Manuel?" chiede la ragazza dopo essersi allacciata la cintura.
"No, in realtà è lui che vive a casa mia" risponde lui divertito.
Il viaggio verso casa continua silenzioso, con entrambi i giovani che guardano fuori dal finestrino e Nicola che lancia rapide occhiate alla "specie di fratello" di suo figlio.
Arrivano velocemente alla villa e Simone scende dalla macchina, dopo aver ringraziato ancora un paio di volte.
"Buonanotte, Simo. E, pensaci, ok?"
Si salutano così, con Viola che lo guarda serie, lui che annuisce piano e Nicola confuso.
Non fa neanche in tempo a chiudere la porta di casa che è assalito da un'ondata di ricci ribelli e giacca verde.
"Ao, ma dove cazzo sei stato? Vedi che se nun t'è successo niente de grave, te meno io, ah!"
Non ha la forza di rispondere, perché è a casa, in una villa che non ha mai ospitato la sua famiglia, o almeno non che lui lo ricordi. È a casa perché Manuel è lì, preoccupato ed arrabbiato, ma sempre accanto a lui.
E Manuel lo conosce, lo capisce, e gli toglie le mani di dosso, ma non si allontana. Studia attentamente il suo volto, poi lo prende per la manica e lo porta sul bordo della piscina, dove si siedono in silenzio, le gambe penzoloni ed i cuori pesanti.
"Vuoi dirmi che cazzo è successo?" sbotta Manuel, dopo un lungo silenzio.
Simone sospira. Non sa che cosa dire. Come si spiega alla stessa persona che ti ha insultato perché gay neanche sei mesi prima che ora il suo orientamento sessuale non è considerato un'aggravante abbastanza importante per un'aggressione?
"Niente Manuel, sono andato in ospedale per vedere il cretino di 5C, e poi ho incontrato Viola e abbiamo passato il pomeriggio insieme, tutto qui"
"Simò, smettila de dì cazzate che lo sai che n'e sopporto. Ch'è successo?"
Simone sa che dovrebbe mentire, minimizzare, non mostrarsi debole né sofferente. Ma non è mai riuscito a mentire a Manuel. Forse un giorno imparerà, ma quel giorno non è oggi. Allora fa un ultimo disperato tentativo.
"Mi crederesti se ti dicessi che mi sono incantato a guardare il cielo?"
"No, primo perché è palesemente 'na cazzata, e secondo perché a te il cielo fa schifo, troppo grande senza movimento. Preferisci guardare il mare, con la schiuma e le onde ed i pesci."
Vorrebbe ribattere, ma riflettendoci bene Manuel ha ragione, Simone odia la monotonia piatta del cielo. Solo che questo non lo aveva mai detto a Manuel.
"Come fai a saperlo?"
"Cosa che è 'na cazzata? Perché..."
Ma Simone non gli dà il tempo di distrarsi con le sue chiacchiere.
"No, scemo. Come fai a sapere che odio il cielo?"
Manuel sembra studiarlo per un lungo minuto, per poi distogliere lo sguardo.
"Eh, non lo so Simò, me sembri più 'n tipo da mare."
Manuel sta evitando l'argomento, e per quanto Simone vorrebbe insistere, lascia perdere il discorso. Ma solo per il momento.
Allora sbuffa e torna a guardare un punto indefinito davanti a sé.
"È successa una cosa, niente di grave, ma stavo a rosicà, così sono rimasto fuori a sbollire. Poi ho incontrato veramente Viola."
E come poco prima, anche Manuel deve percepire che Simone non ha voglia di parlare in quel momento. Allora si limita ad abbracciarlo per dargli conforto e calore. Simone gli sembrava così pallido al chiaro di luna, come una statua triste e sola.
Simone sente piano piano la stanchezza distendergli i muscoli e rallentargli i pensieri, e si rilassa tra le braccia dell'altro ragazzo.
Si potrebbe addormentare qui, ma sa che sarebbe peggio, anche se il solo pensiero di muoversi sembra impossibile. Così, si scosta leggermente dal corpo dell'altro e cerca di trovare la forza per alzarsi.
Manuel deve aver pietà di lui e, dopo essersi alzato, lo aiuta sù e lo porta praticamente di peso fino alla loro camera.
Simone usa le ultime facoltà fisiche e mentali per togliersi i vestiti e mettersi il pigiama e poi crolla sul letto.
Quando Manuel torna dal bagno, anche lui già in pigiama, trova Simone steso con ancora i piedi su pavimento e sopra le coperte. Sbuffa divertito, ma poi realizza che, se la giornata lo ha sfiancato fino a questo punto, qualcosa di grave deve essere successo, anche se Simone cerca di minimizzare. Si ripromette di farsi dire tutto la mattina, e poi si mette a lavoro per spostare quel testone sotto le coperte ed in un posizione più comoda.
Dopo essere riuscito nell'impresa, resta un attimo a guardare quel volto, ora disteso, e quei ricci arruffati.
Senza neanche accorgersene, si china e sfiora la sua fronte con le sue labbra, prima di ritirarsi. Non è esattamente imbarazzato, e si ripromette di riflettere anche sull'istintiva tenerezza che sente nei confronti del più giovane.
Ma tutto questo domani. Per ora c'è la sua branda che lo aspetta, e magari qualche sogno pieno di mare, di risate e di ricci ribelli.
7 notes · View notes
a-tarassia · 2 years
Text
episodio a caso
Gioco ad animal crossing, sì lo so, con ritardo di circa tre anni. Pare sia un gioco rilassante in cui non devi confrontarti con nessuno, sei tu da solo a compiere missioni semplicissime se decidi di volerle portare a termine, ma nel caso in cui non ha nessunissima voglia e vuoi vagare per la minuscola isola per ore intere senza fare nulla nessuno sta lì a controllarti, non c’è nessuna classifica e non ci sono chat e non ci sono interazioni se non con gli animaletti isolani, tutti tuoi vicini di casa ovviamente visto che l’isola è un quartiere.
Il problema sono sti animaletti, che a prima impressione sembrano sempre gentilissimi e affabili e sorridenti. Ognuno ha la sua fissa, ognuno le sue abitudini e ognuno ha una casa personalizzata a proprio stile e gusto, all’inizio ti presti a visitarli anche perché più interagisci e più ricevi regali e scambi di merce e poi piano piano ti accorgi che sono dei passivi aggressivi. Intanto le cose che ti regalano non servono a un cazzo, tipo che so un costume da coniglio o un grembiule da barman che dici boh ok se proprio dovevi disfartene perché non lo vedi, c’ho l’armadio e lo sgabuzzino pieno  di merda che loro non vogliono e poi una volta finito l’idillio diventano acidi come una suocera che ti odia.
Vai in giro a fare le tue cose e quando ti fermi per salutarli (solo se lo chiede una missione ormai) ti dicono robe tipo: Secondo me dovresti fare più sport Da come corri ogni volta perché non ti iscrivi ai 100 metri campestri? Pensavo non volessi più parlarmi sono 67 ore e 4 minuti che non mi dici ciao Ah che onore che mi saluti, pensavo di doverti chiedere l’autografo Voglio trasferirmi, tu che dici? Se mi dici ok allora me ne vado, dipende tutto da te Vuoi le rape? L’altro giorno sono stato tutto il tempo davanti casa tua sperando che tornassi per poterti salutare, ma non ti ho visto Ehi fermati! Ti volevo chiedere se sai anche ridere ognitanto
Per non parlare di quelli che hanno il negozio e ogni volta che entri ti si incollano addosso come zecche e non puoi muoverti se non calpestandoli
A me animal crossing mi stressa, gli abitanti non sono carucci per niente e ho paura che mi ammazzino di notte
----
Ieri ho chiesto a chatgpt se per favore mi spiegava la guerra in ucraina che mi pare nessuno ci capisce niente e l’AI continuava a spiegarmi i fatti del 2014, allora ho modificato un po’ di volte il prompt fino a farlo precisissimo con date e tutto e mi ha risposto che di quello che è successo dopo settembre 2021 ess* non sa nulla. No real time baby. Allora per tirarmi su il morale ho chiesto se mi scriveva una sceneggiatura su un uomo in love with his sheep but unfortunately the sheep loves the sea more. Sbellicata. Chatgpt sta diventando il mio migliore amico, gli chiedo pure i transiti astrologici, fai tu. Io comunque per lavoro già lo uso, per esser seri.
----
Sto leggendo Open, cioè, ho quasi finito Open di Agassi. La prima vittoria di Wimbledon ero su un aereo e il tipo seduto vicino a me mi ha vista piangere davanti all’ebook reader. Era un sacco di tempo che un libro non mi faceva piangere. Straconsigliato.
----
Sono stata giù dai miei, in Calabria, regione in cui è successa l’ultima tragedia dei morti in mare. Diciamo che finchè non ti muore la gente innocente davanti casa puoi votare tutte le Giorgie che vuoi, però una volta che ti capita davanti e i morti li vedi davvero e sai di cosa si parla quando si parla di umanità allora non ci sono Giorgie che tengono. Sono incazzati. Questo ho imparato.
----
Uno dei film che ho visto e che non vi ho listato è See how they run, su Disney+, carino, serata di intrattenimento se non si vuole nulla di pesante o serio, ma si vuole vedere qualcosa di interessante, ottimo cast, storia che regge e intriga, niente di magistrale, ma vale una serata da passare.
----
Si stanno allungando le giornate, sto meglio. Ciao.
21 notes · View notes
animepersissime · 2 years
Text
Tumblr media
Spiazzata. Un po’ vuota. Non capisco. Dovrei essere arrabbiata, triste, delusa, in realtà mi sento indifferente. Non riesco a leggermi. E’ un’emozione nuova, non ho mai fatto i conti con queste cose. Le emozioni, è tutta una lotta con il cervello.
E’ veramente questo essere adulti? Voglio tornare ad essere piccola, ancora protetta dal mondo esterno. 
Ti amo perché sei la persona di cui mi fidavo. Ti detesto perché continuo ad amarti, nonostante faccia male da morire. Non voglio cancellare ciò che è stato, tu continui a farmi promesse, io continuo a crederci. Non so cosa pensare, in questo momento verità e bugia si sono fuse in un’unica miscela che fa a botte nei miei pensieri.
Non so che fare. Ho svuotato il mio cassetto delle lacrime, ieri sera sono scoppiata mentre ti stavo chiamando, perché i miei sentimenti sono così forti e impossibili da gestire che non riesco ad esprimerli. Pensa a te stessa. 
I giorni a Bergamo ti hanno fatto solo del bene, lontano da tutto e da tutti. Ciò che hai sempre voluto, alla fine stai bene da sola. Come ti senti da sola? Indipendente? Libera? Oppure sola e basta? 
Domani tornerai alla tua vita, alla tua quotidianità. Cerca di restare in piedi, non pensarci troppo, non entrare nello stato di inemotività, quello stato in cui una persona vedendoti ti domanda “che hai?” e l’unica cosa che vorresti fare sarebbe gridare o piangere; mentre tutto ciò che fai è rispondere con un semplice “niente” e finirla lì, dove non è neanche incominciata.
Bergamo ha una luce diversa quando sei triste. In un qualche modo diventa più bella, si notano tutti i suoi dettagli, non è monotona come pensavo. O forse le città sono più belle quando fuori splende il sole?
Il solito baretto, in città alta, è stato il mio posto in questi giorni. Sotto il sole, i raggi del sole che mi baciano la faccia, mentre bevo il mio solito caffè macchiato. I piccoli uccellini che ronzano intorno alle briciole sui piattini ormai vuoti, lasciati sui tavolini bianchi; io circondata da turisti, mezzi inglese e mezzi tedeschi, (forse anche un po’ ubriachi alle 10 di mattina) e dalle signore sulla ottantina, di un certo ceto, vestite anche in una certa maniera, con un cane legato al proprio braccio, che si riuniscono tutte le mattine al solito tavolino, a parlare delle loro vite e dei loro nipoti. 
“E’ andato in Francia per migliorare il francese e non è più ritornato.” “Ho il nipote che non parla, ha quasi due anni, ma niente, speriamo cresca in fretta.” “Su instagram, mi hanno seguito delle donne, sai, quei profili con le donne nude, io le ho bloccate subito.” 
Il loro accento mi entra dentro, non capisco se mi piaccia oppure no. Mi sembra di essere quella riga nera sulla pagina di un libro che devi rileggere tre o quattro volte perché non si capisce molto bene il significato delle parole. Vorrei sapermi leggere meglio.
Anche tua mamma al telefono ti ha sentita distante, svuotata. « Mamma non farmi piangere, sono in mezzo alla gente » con le lacrime ormai copiose sulle guance, come se in quel momento era più importante l’apparire bene.
In mezzo a queste persone felici e con in mano una tazza di caffè o una sigaretta, mi sento un pesce fuor d’acqua. Qui, seduta in un tavolino, al centro e accecato dal sole, io sono in cerca di qualcosa, forse di aiuto, da me stessa. Mi sento fuori dal mondo. Non ho voglia di restare lì, ma allo stesso tempo voglio, perché mi fa del bene. 
Vorrei solo sparire, non ho più certezze. L’unica cosa che faccio è sospirare, prendere i soldi per pagare il caffè e chiamare Alice, per sentirmi ascoltata e forse per sentirmi meglio. 
Ho bisogno che qualcuno si prenda cura di me, perché io non ho il coraggio di farlo.
Dove sei?
4 notes · View notes
Text
È da tanto che dico hai miei di divorziare così ognuno si fa la sua strada.. Sono stanza dei soliti litigi e del continuo nervosismo di mia madre, la mattina alle 4/5 non si dorme più perché basta un niente che la innervosisce. Pretende che tutto sia come e quando vuole lei, ma non capisce che è diventata pesante e che rende le giornate pesanti agli altri. Mio padre è sempre in agonia stanco di questa vita ma non vuole chiudere questo matrimonio finito da tempo… Sono stanca di sentirli litigare già di mattina, stufa di sentire mia madre che si lamenta di tutto. Un’altra giornata di merda… Una delle tante perché ormai è così da tanto tempo.
5 notes · View notes
theangelicrose · 2 years
Text
Questa affascinante donna, nata sotto il segno del Toro, ha una serie di qualità speciali, che la fanno risaltare rispetto alle altre donne dello zodiaco. Bellezza e femminilità, potenza ed individualismo, senso artistico e lealtà, sono solo alcuni dei pregi di questa meravigliosa donna. Ma, per quanto vogliamo credere di essere perfetti, sappiamo già che questo è impossibile. Pertanto, è importante accettare i tuoi difetti così come sono.
Come si capisce anche dal nome del suo segno zodiacale, la donna toro è una delle più testarde donne mai esistite sulla faccia della Terra. Anche se, tutto sommato la donna nata sotto il segno del toro è una creatura molto perseverante e rigorosa e spesso non dispone di spontaneità. È la donna che adora il confort in assoluto, quindi spesso e volentieri potrebbe facilmente cascare nella trappola della convenienza.
La donna toro, ha una estrema resistenza allo stress, proprio perché lei è una che non si tira mai indietro dal sodo lavoro, quindi automaticamente la sua mente e il suo fisico sono molto abituati a questa sofferenza chiamata stress.
È una donna che viene definita molto introversa, per la sua natura, non riesce ad esternare le proprie emozioni, i suoi sentimenti, soprattutto quando si tratta di esprimere tutte quelle sensazioni negative che divorano la sua anima. Il suo più grande difetto è quello che si tiene tutto dentro ed oltre allo stress accumulato si aggiunge anche i disagi emotivi e a quel punto la nostra meravigliosa donna toro, scoppia.
È una donna estremamente forte ma soprattutto riservata, una donna che non riuscirai a farle cambiare idea in nessun modo, non è per niente flessibile e questo, spesso può generare conflitti interiori. Il problema sorge quando questo segno di terra deve subire cambiamenti non indifferenti. Infatti è quel tipo di donna che odia cambiare lavoro, partner e amicizie, proprio perché ricominciare tutto da capo diventa un vero e proprio disagio per la sua salute psicofisica. Forse è l’unica donna dello zodiaco che ha bisogno della sua routine per avere un perfetto equilibrio. Attenzione! La donna toro, non ha paura del cambiamento, ma deve conoscere tutto con molto anticipo, forse per prepararsi psicologicamente e dare il meglio di sé. La possessività e la gelosia della donna toro, potrebbe far scappare a gambe levate un qualsiasi potenziale partner. Non permetterà mai troppe persone intorno alla persona che lei ama, e lei, quando ama, ama in una maniera esagerata.
A volte, la donna toro si dimostra essere anche molto pigra, nonostante possono nascere diverse opportunità di cambiare qualcosa nella sua vita, nel momento in cui si rende conto che per arrivare al successo deve intraprendere tanta strada, abbandona. A meno che, per arrivare a quel successo, non viene spinta da dietro da qualcuno di cui lei si fida ciecamente.
Egoista e materialista, difficilmente si ritroverà con tanti amici intorno a lei, ma quelli che ormai sono entrati nel suo cuore e nella sua mente sono persone pregiate, individui che avranno da questa donna tutto: affetto, supporto morale e materiale e costante presenza.
Se sei una persona molto attiva, non è consigliabile metterti insieme ad una donna toro, proprio perché lei è quella che una volta che ha trovato il suo confort personale, difficilmente accetterà nuove sfide.
Un’altra caratteristica meno positiva della donna toro è la meschinità. Come vi ho già scritto, la generosità del Toro non è onnicomprensiva. Il tratto negativo sopra menzionato è spesso strettamente correlato ad un piccolo danno. La donna toro non è mai stanca di soffrire. È in grado di mettere da parte ogni piccolo centesimo, è affetta dall’enorme ossessione dall’imminenza di giorni molto brutti. Anche se, questa donna non ha problemi quando si tratta di guadagnare, sa perfettamente come fare soldi, in certe occasioni diventa proprio meschina e mangia da sotto le unghie, come si può dire, con l’ardente desiderio di fare maggiori risparmi. In questo modo è sicura di essere al sicuro da qualsiasi tipo di disastro finanziario.
La donna Toro è una persona speciale ed interessante, quindi se ne conosci una, puoi considerarti fortunato. Oltre ai suoi difetti, questa donna è una persona adorabile, su cui puoi fare affidamento per qualsiasi tipo di problema, anche perché se lei ha deciso che tu potrai stare al suo fianco è già scontato che potrai beneficiare di tutto il bello e buono che ha da offrirti
2 notes · View notes