#c. fiamma
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vubree · 2 years ago
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"no es nada dramático" aclara, aunque quizá no debería "el camión de suministros se descompuso de camino a aquí, así que no hay nada de vender" mirada se quedan prendada de fiamma y se pregunta si estará decepcionada por la historia. de cualquier forma, una sonrisa le tira de los labios "no quería lidiar con tus clientes, ya están de mal humor por el calor y por lo que ponen en el periódico" que resulta dolorosamente evidente, ese pequeño pueblo donde todos se esforzaban por mostrarse amables y correctos comienza a mostrar grietas en el entramado. "trabajar aquí parece más divertido, seguramente hay persona que sí te cuenta historias interesantes" la cabeza le cae a un costado, como esperando escuchar alguna en ese mismo momento. "la gaseosa suena bien, mejor que el agua..." aprovecha ese momento para descansar los codos encima de la barra, recostando medio cuerpo sobre la superficie "¿también sirven comida?" .
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’ no te delataré si me cuentas por qué te escapaste. ’ en realidad no piensa delatarla y punto, no tiene motivos para querer generarle un mal, pero le gustaría escuchar una historia que la entretenga un poco, ser bartender todas las noches se torna repetitivo y solitario, interactuar con clientes es la única parte divertida del trabajo. ’ ¿viniste a devil’s tears para beber un vaso de agua? ’ pregunta entre sorprendida y extrañada con la petición, de todos los tragos que hay escoge la opción más normal e insípida. ’ puedo servirte una gaseosa con mucho hielo, supongo. ’ encoge sus hombros, sigue pensando que quizá aquel no es el sitio para una chica como aubree, pero se lo guarda, prefiere no perder la compañía.
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tizianacerralovetrainer · 4 months ago
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⭕ SI SUPERA SOLO CIÒ CHE SI ATTRAVERSA
Un uomo che non è passato attraverso l’inferno delle passioni non le ha mai superate: esse continuano a dimorare nella casa vicina, e in qualsiasi momento può guizzarne una fiamma che può dar fuoco alla sua stessa casa.
Se rinunciamo a troppe cose, se ce le lasciamo indietro, e quasi le dimentichiamo, c’è il pericolo che ciò a cui abbiamo rinunciato o che ci siamo lasciati dietro le spalle, ritorni con raddoppiata violenza.»
C. G.Jung – Ricordi, Sogni, Riflessioni
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journaldecuisine · 5 months ago
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TORTA DI PANE E MELE AL CARAMELLO
Dosi x 8 pers:
140 g di Farina - 6 Mele Stayman - 60 g di Mandorle tritate -
1 Arancia bio - 330 g di Yogurt bianco intero - 250 g di Pane raffermo - 4 Uova - 130 g di Zucchero semolato - 2 cucchiai di Zucchero di canna - 650 ml di Latte intero - 1 cucchiaino raso di Cannella in polvere - 1 bustina di Lievito per dolci - Sale.
Per la decorazione:
160 g di Zucchero semolato - 1 cucchiaino di Cannella in polvere
80 ml di Acqua.
Scaldate il latte con la scorza di arancia grattugiata (senza la parte bianca, che è leggermente amarognola) e spegnetelo prima che bolla. Fatelo intiepidire e versatelo in una ciotola capiente; aggiungete il pane spezzettato e lasciatelo ammorbidire. Sbriciolatelo con la punta delle dita, dovrà risultare morbido ma il latte non dovrà colare.
Lavate le mele, sbucciatele e tagliatele a pezzettini; mettetele via via in una seconda ciotola con il succo dell’arancia filtrato, la cannella e mescolatele. Trasferitele poi nella ciotola con il pane e rimestate.
Sbattete leggermente le uova insieme allo zucchero semolato e un pizzico di sale, usando una frusta a mano, poi unite lo yogurt e mescolate ancora. Versateli nel composto di pane e mele, quindi unite anche le mandorle tritate; setacciatevi la farina con il lievito, mescolando con una spatola.
Foderate uno stampo a cerniera del diametro di 22 cm, con un foglio di carta da forno, bagnato e strizzato, facendolo aderire bene a fondo e pareti. Versate il composto ottenuto, battendolo leggermente per far uscire eventuali bolle d’aria; cospargetelo con lo zucchero di canna, mettetelo in forno già caldo a 180°C (funzione statica) e lasciatelo cuocere per circa 40 minuti, finché sarà gratinato sulla superficie.
Mentre la torta cuoce, preparate il caramello morbido. Versate lo zucchero e la cannella in un pentolino con il fondo spesso e i bordi alti. Cuocetelo su un fornello piccolo e a fiamma molto bassa, in modo che la fiamma non lambisca le pareti; mescolate lentamente con un mestolo in legno. Lo zucchero all’inizio cristallizzerà ma poi, poco alla volta, tornerà liquido. Se vi accorgete che lo zucchero tende a scurire, togliete il pentolino dal fuoco, sempre mescolando; rimettetelo sul fuoco e continuate così finché lo zucchero si sarà sciolto.
Poco prima che lo zucchero si sia sciolto del tutto, fate bollire dell’acqua (metà rispetto al peso dello zucchero) in un tegamino, spegnete e mettete il coperchio.
Quando lo zucchero sciolto ha assunto un colore ambrato, levate il pentolino dal fuoco. Mettete il coperchio, lasciando solo una piccola fessura: versate da lì l’acqua bollente, piano e in varie riprese. Fate molta attenzione, proteggete anche le mani con dei guanti in modo da non scottarvi. Appena il composto smetterà di bollire, mescolate con un mestolo in legno e tenete sul fuoco altri 2 minuti. Fate raffreddare il composto che diventerà viscoso.
Fate intiepidire leggermente la torta e decorate la superficie con il caramello; tagliatela a fette e servitela.
By: https://spadellandia.it/dessert/torte-e-crostate/torta-di-pane-alle-mele-e-caramello/
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levireonhato · 7 months ago
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https://www.tumblr.com/hollowforhollow/767388163575545856/httpswwwtumblrcomlevireonhato767383240612937?source=share
Sì poteva solo / lontanamente / immaginare quanto lo sguardo palesemente curioso del corvino potesse arrecare fastidio o imbarazzo al medesimo interlocutore per quanto indagatore e severo potesse essere; era uno sguardo attento alla continua ricerca dei più piccoli ed insignificanti dettagli che gli altri non riuscivano a notare. Eppure non aveva intenzione di cessare quel suo studio tanto attento quanto rigoroso, non se immaginava ch'egli aveva senza dubbio qualcosa che nascondeva nella parte più recondita della sua essenza; qualcosa a cui / probabilmente / nessuno aveva libero accesso. D'altronde chi non aveva almeno un segreto riguardante la propria anima?
Dimitri parlava, mentre Levi ascoltava silenziosamente il strano placido concerto dei suoi pensieri. Le sue parole avevano catturato la sua attenzione, ma era sempre molto sospettoso. Era abituato a scavare sempre molto prima di convincersi, o farsi un'idea.
«Mh» fece un mezzo e finto sorriso, quasi come se lo stesse prendendo in giro, guardandolo poi con una profonda serietà. Sembrava che lo stesse trafiggendo con i suoi occhi taglienti e grigi. Aveva tutta l'aria di chi stesse per architettare un modo per ucciderlo e scegliere un luogo dimenticato da dio in cui scavargli una fossa. No, niente di tutto questo entrava nella mente del Reonhato. Ed ecco che il corvino decise finalmente di rivolgergli parola.
«”Vecchio / amico / di famiglia”, eh… perché no? Potrebbe rivelarsi assai piacevole» chiaramente nel tono da lui usato traspariva una forma blanda di ironia, scavando nei ricordi di Dimitri, ma quello che aveva trovato era solo morte, sangue, disprezzo, odio. Tutte emozioni negative.
«Quanto un attacco di diarrea suppongo.» Com’era sempre così raffinato nell'esporre le sue figure retoriche. Stavolta l'ironia aveva abbandonato il tono di voce. Forse inconsciamente voleva spaventarlo, ma a quanto sembrava non ci stava riuscendo per niente, almeno con Dimitri. Era davvero un tipo strano Levi. Rimaneva piuttosto indecifrabile come persona, lo era sempre stato sin da piccolo. Giravano voci su di lui e chiunque non abbia mai avuto il / piacere / di conoscere Levi Reonhato, si immaginerebbe un uomo molto brutto e molto sgradevole. Ma a pelle si poteva essere abbastanza certi che fosse uno di cui ci si potesse fidare sul serio. Uomo complesso ma allo stesso tempo anche molto onesto e diretto.
«Non racconto mai la mia vita a nessuno. E' mia e basta, non voglio essere / compatito /, piuttosto preferisco essere disprezzato.»
Levi non è un tipo di cui si fida facilmente, col tempo aveva perso molta fiducia, specialmente nell’umanità. Né avrebbe accettato l’aiuto di nessuno, anche quando non sarebbe stato in grado di cavarsela da solo. Questo lato lo aveva sicuramente preso da sua madre Laia: preferirebbe morire piuttosto che fare affidamento sugli altri.
«/ Ma / potrei fare qualche eccezione, oggi, con te. Ho sempre pensato che l’unica cosa che ci accomuna – purtroppo – è che siamo attratti dall'oscurità come le falene dalla luce» concluse il corvino, concedendogli stranamente una piccola opportunità. Il corvino era uno che non andava tanto per il sottile e nei propri occhi baluginava l'efferatezza, con cui ogni tanto amava duettare. E mentre lo scrutava, capì che Dimitri non aveva cattive intenzioni almeno per adesso, sebbene quegli occhi e quel perfido sorriso gli suggerisse il contrario.
«Ci terrei a precisare però che sono molto bravo a smascherare le bugie, quindi non provare ad ingannarmi, Dimitri.»
Lo freddò il giovane Reonhato, senza perderlo di vista neanche per un secondo. Sarà un pezzo di ghiaccio, ma anche il ghiaccio può bruciare. Brucia la pelle se ci rimani a contatto troppo a lungo e il suo ghiaccio non era da meno. Le scottature da ghiaccio fanno male, come quelle da fiamma. Ecco com'era il suo ghiaccio. Uno sguardo che ti penetrava dentro, in ogni cellula, in ogni anfratto. Aveva una freddezza che ti rimaneva addosso per sempre.
«Qui vicino ci deve essere un piccolo locale niente male. Potremmo andare lì» suggerì infine il corvino, decidendo finalmente di seguire il rosso, mantenendo sempre e comunque una certa distanza di / sicurezza /. Nella vita non si sai mai, eh Levi.
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inmateofthemind · 10 months ago
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Homeland, for any OC of your choosing!
(going to still with the ones I know for certain b/c I am sick to death of seeing this damn thing in my drafts lel)
Fiamma Trein: Little lady was born in Fleur City, but she has lived in the Shaftlands since (three years in one city, then in Trein's after he adopted her)
Alan Desrosiers: Fleur City, along with his 'crazy' mother Maureen.
Gareth/'Mic': Sunset Savannah, and damn proud of it too
Puck Pratt: Queendom of Roses, much to this hometown's dismay whether I decide to specifically make him a Clock Town boy is still up in the air, though
Kentigern Vaughan: While I don't have his Homeland persay, I do know he is the "Boy King" of a small kingdom within it Taglist: @cyanide-latte @ramshacklerumble @tixdixl
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whileiamdying · 1 year ago
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SETE is a call to the world, I want to bring awareness about the barbaric practice of female genital mutilation that still prevalent in many parts of Africa and at the same time, give the children the space they deserve as they represent our hope for a better future. Peace and love.
"Sete" with the participation of the Brooklyn Youth Choir Video directed by Mattia Amadori Production : OLO creative farm DOP and colorist : Ugo Perazzini Gimbal and drone : Max de Ponti Stylist : Naomi Brunschwig Producer : Matteo Montini VFX : Simone Vullo Editing assistant : Anya Trabuio Production : Andrea Corti, Ester Molteni Family 1 : Gisèle Bakoro Dembélé, Awa Tangara, Abdoulaye Karim Sanogo Family 2 : Sinka Naada Yum Ines, OUedraogo Doreza Mariam, Abdoulaye, Mangane Surgeons : Korotoumou Tangara, Sitan Keita, Aichata Kane Dancer : Adiara Traoré Costume : JK Dressing Images : Soungalo Traoré Art director : Jean Kassim Dembélé Camera assistant : Souleymane Coulibaly, Kakou Djiré Children : Cecilia, Fiamma, Noemi, Angelica, Camilla, Alice, Viola, Camilla, Adam, Lucio Featuring performance by rooklyn Youth Chorus Conductor & artistic director : Dianne Berkun Menaker Special thanks to MANTERO Sera and Moritz Mantero for the fabrics, Teatro Sociale di Como and Barbara Minghetti for the theatre, Baita Boletto-Fabrizio and Baita Bondella for hosting us (P) & (C) Montuno Producciones y Eventos, SL Under exclusive license to 3ème Bureau/Wagram Music
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fallimentiquotidiani · 2 years ago
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Considerando che l'acciaio fonde a 1500 °C. Ci vorrà una bella fiamma.
Esattamente
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incamminoblog · 3 months ago
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Don Paolo Zamengo"Crollano le nostre torri"
Domenica 23 Marzo (DOMENICA – Viola)III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)Es 3,1-8.13-15   Sal 102   1Cor 10,1-6.10-12   Lc 13,1-9 “Voglio avvicinarmi: perché il roveto non brucia?” Così diceMosè. Una interpretazione rabbinica rivela che il roveto è ilpopolo di Israele, un popolo tra le spine, un popolo nellasofferenza. E la fiamma che arde è Dio. Dio è vicino al suopopolo che soffre.Infatti questo…
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vorticimagazine · 3 months ago
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Gianduiotto originale, un’eccellenza Piemontese
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Vortici.it, questa volta ha deciso di prendervi per la gola, parlandovi del gianduiotto originale...
Parliamo del gianduiotto originale, in dialetto “giandojòt”, un'eccellenza Piemontese o meglio di Torino. La leggenda narra che il gianduiotto sia nato come conseguenza del blocco continentale del 1806 imposto da Napoleone, il cacao in quel periodo era difficilmente reperibile, oltre a essere particolarmente caro.
Si dice quindi che, in Piemonte, molti chocolatier, come Michele Prochet, avessero iniziato a produrre cioccolato sostituendo parte dell’impasto con le nocciole, un prodotto tipico e abbondante nelle colline della regione. Certamente tempo dopo, l’invenzione di una macchina per la preparazione industriale del cioccolato, da parte di Giovanni Martino Bianchini, ha contribuito notevolmente alla creazione di ciò che oggi chiamiamo gianduiotto.
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L’arrivo di Pierre Paul Caffarel nella Torino del 1832, cambia le sorti del panorama cioccolatiero. Insieme al chocolatier Michele Prochet, Paul Caffarel fonda la Caffarel Prochet & C. e come tutti gli altri pasticceri e chocolatier dell’epoca, a causa del rincaro del cacao, sostituiscono una parte dell’impasto del cacao con le nocciole delle Langhe, presenti in abbondanza nel territorio. Si perfeziona l’impasto, macinando e tostando finemente le nocciole, fino ad arrivare alla creazione del “givu” (letteralmente mozzicone, ma da interpretare con il significato di bocconcino), l’antenato del gianduiotto. L’esordio vero e proprio del Gianduiotto originale, cioccolatino torinese per eccellenza avviene nel Carnevale del 1865: in quest’occasione una maschera tipica piemontese, Gianduja, distribuiva i famosi cioccolatini alla gente in festa e da questo momento in poi furono chiamati gianduiotti.
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Il nostro racconto non è certo  finito qui…A forma di barchetta rovesciata il gianduiotto o giandujotto è stato il primo cioccolatino ad essere impacchettato singolarmente, nel 1865, una vera e propria novità per quei tempi. Ancora oggi si presenta avvolto in carta dorata o argentata, che lo impreziosisce e ne preserva la fragranza. Un tempo si consumava solamente nel periodo natalizio, oggi si trova facilmente e tutto l’anno, in casa, ma anche in molte sale d’attesa di uffici, studi medici. Un delizioso dolcetto sempre piacevole da mangiare in qualsiasi momento della giornata, da solo o in compagnia di un buon caffè. Diverse le varietà di ripieni diffusi in commercio: al latte, fondente, al caffè, al peperoncino, al pistacchio.
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In passato, l’elevata quantità di nocciole presente nell’impasto non consentiva, di fatto, al cioccolatino di essere prodotto in forme e per lungo tempo il gianduiotto veniva tagliato a mano. Oggi, invece, sono due i metodi maggiormente usati per la sua produzione: l’estrusione e il concaggio. L’estrusione è il metodo che prevede la colatura dell’impasto direttamente su piastre senza uso di stampi, ma con l’aiuto di specifiche macchine progettate ad hoc. Una tecnica che consente di produrre Gianduiotti dalla consistenza né troppo morbida né troppo compatta. Il metodo del concaggio, invece, si riferisce propriamente al gianduiotto stampato, una tecnica produttiva più industriale. In questo caso l’impasto contiene una percentuale minore di cioccolato ed è, necessariamente più solido, dovendosi staccare, senza rompersi, dallo stampo. Prima di proseguire vi mostriamo come  il cacao diventa cioccolato:Come possiamo preparare dei deliziosi gianduiotti fatti in casa? Ecco la semplice ricetta e qualche utile trucco. La ricetta per 12 gianduiotti: Ingredienti: 200 gr di cioccolato fondente 100 gr di nocciole sgusciate Preparazione: Tostare le nocciole uniformemente per qualche minuto a fiamma bassa, lasciarle raffreddare e poi frullarle al mixer fino a quando non libereranno i loro oli ed inizierà a formarsi la pasta di nocciole. Far sciogliere il cioccolato a bagnomaria, facendo bollire dell’acqua in un pentolino e spezzettando il cioccolato in un recipiente sovrapposto. Successivamente unire la crema di nocciole precedentemente ottenuta e il cioccolato ben fuso ed omogeneo. Mescolare il tutto con l’aiuto di una piccola frusta in modo da far amalgamare perfettamente i due ingredienti. Versare il composto ottenuto nello stampo (preferibilmente in silicone, facilmente reperibili in commercio) e lasciare raffreddare i Gianduiotti per almeno un paio d’ore. Per estrarli più facilmente dallo stampo ecco un piccolo trucco: mettere i gianduiotti raffreddati in frigorifero per circa 30 minuti. Immagine di copertina e altre immagini: Pixabay Read the full article
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romanogrecosblog · 4 months ago
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LA VITA NUOVA - 8. (on Wattpad) https://www.wattpad.com/1519986368-la-vita-nuova-8?utm_source=web&utm_medium=tumblr&utm_content=share_reading&wp_uname=romanogreco
CAPIOLO 8°
La sera precedente si era cenato in casa di Stefano e Stefania, e quella stessa sera, vigilia di Natale, supponevo si dovesse rispettare la tradizione delle tredici portate a tavola, quindi non capivo come si potesse parlare di un pranzo al ristorante. Una volta a terra, si sono formate due fazioni. Aldo con la sua nuova compagna Melania, i coniugi inseparabili, Ettore il bevitore e Corrado supersprint – ormai andavo coniando soprannomi per ciascuno di loro – propendevano per il pranzo in una trattoria lì vicino. Gli altri cinque avrebbero preferito limitarsi a uno spuntino. A quanto pareva ero incappato in una comitiva repubblicana: la maggioranza ha vinto. Gli sconfitti si sono consolati commentando che si sarebbero limitati a un’insalata.
La testa di un bue decapitato, che campeggiava sull’insegna, avrebbe tolto l’appetito perfino a un cannibale, ma il gruppetto in attesa davanti all’ingresso deponeva a favore del locale. Stefano e sua moglie sono entrati a chiedere un tavolo per noi tutti e sono tornati assicurandoci che l’attesa sarebbe stata breve. Invece, dopo un buon quarto d’ora, nessuno di quelli che aspettavano prima di noi era ancora entrato. Un certo malcontento ha cominciato a serpeggiare, sono state avanzate proposte di andare da un’altra parte. La situazione è stata salvata dall’apparizione di una cameriera che ha offerto a tutti bruschette e spiedini di carne fumanti, lì, sul marciapiede. Poi, finalmente, ci hanno lasciati entrare.
Il locale si componeva di due piccole sale, una delle quali era stata riservata al nostro gruppo. Il soffitto con le travi a vista e il rivestimento in legno delle pareti gli conferivano un aspetto rustico, accogliente. Il tavolo era stato disposto a formare una C, quasi a voler abbracciare il camino acceso. Tutti abbiamo preso posto, sfregandoci le mani intirizzite, e l’atmosfera si è subito rianimata.
Aldo e Melania si sono seduti sul lato corto di quella C, e solo dopo ne ho compreso il motivo. Le gemelle e Corrado hanno preso posto con le spalle alla fiamma, di fronte a me e Lucia; Ettore e Antonella alla nostra destra, e a seguire i due Stefani, sull’altro risvolto della C.
Sono stati serviti i primi e la carne. Io, Lucia e le gemelle abbiamo tenuto fede ai propositi iniziali, limitandoci a delle insalate o poco più. Ettore non ha smentito la fama di gran bevitore, e Corrado gli ha tenuto dietro. Le mani di Aldo erano spesso fuori vista e Melania fingeva indifferenza. Potevo solo immaginare che le accarezzasse le ginocchia, se non addirittura che andasse oltre. Fra gli altri si sono intrecciati discorsi che io seguivo a tratti: i due Stefani cercavano di convincere Antonella a investire in non so quali azioni in Portogallo, mentre Ettore insisteva a consigliarle l’acquisto di immobili. Una delle gemelle scambiava con Lucia commenti su una comune conoscente che doveva sottoporsi a un intervento chirurgico. A un certo momento Corrado, posando nel piatto l’osso scarnificato della bistecca, mi ha chiesto se volessi provare la sua Lamborghini. Gli ho risposto che avevo posseduto e guidato soltanto delle utilitarie: certamente avrei rischiato di danneggiarla.
«Allora devi venire con me. Non puoi morire senza aver viaggiato almeno un volta in una vera macchina.»
Lui ha riso forte, però a me non è sembrata una frase di buon gusto. Ma aveva bevuto, così gli ho risposto, sforzandomi di non risultare scortese: «Lo farò, un giorno o l’altro».
Ero sicuro che quel momento non sarebbe arrivato mai, invece mi sbagliavo.
Un cameriere si è avvicinato col carrello dei liquori. Corrado ha accettato subito, imitato da Ettore e da qualche altro. Dopo un paio di giri di superalcolici, finalmente siamo usciti. È stato allora che Aldo, con Melania a fianco, ha annunciato: «Lucia, Pietro, scusateci. Dobbiamo fare dei giri… per qualche acquisto».
Involontariamente ha lanciato un’occhiata verso il primo piano dell’edificio, dove, sul vetro della finestra, appariva il disegno di un letto e la scritta: “Casa de hóspedes”. Due altre parole che si aggiungevano al mio vocabolario di portoghese.
Tutti abbiamo finto di credergli e si è discusso sulla distribuzione nelle macchine: gli Stefani, Ettore e Antonella avrebbero fatto salire Lucia. A me non è rimasto che occupare il posto accanto a Corrado, sulla Lamborghini; le gemelle dietro.
«Ci vediamo più tardi, mi ha salutato Lucia.»
Ho sperato che qualcuno, lassù, fosse in ascolto, mentre osservavo Corrado che non riusciva a centrare il pulsante dell’avviamento.
Ho proposto una passeggiata sul molo. Il sole ancora era alto e altre persone si godevano la giornata pressoché primaverile. Si poteva visitare il porticciolo e ammirare le imbarcazioni lussuose che vi erano ormeggiate; oppure cercare una caffetteria all’aperto, ordinare delle cioccolate calde e qualche dolce locale, declamavo con entusiasmo.
L’indice di Corrado ha colpito per caso il pulsante e il motore si è avviato.
«Si va,» ha esultato.
La Lamborghini era orientata verso il mare e per un buon tratto ha proseguito in quella direzione, poi ha inchiodato, proiettandoci tutti in avanti. Corrado è riuscito in qualche modo a inserire la retromarcia e a sterzare nella maniera giusta. Il cambio automatico e i sensori elettronici lo hanno aiutato a portarci all’uscita del porto.
Le gemelle, dietro, parlottavano fra loro, tranquillissime. Io lo ero molto meno.
«Bella macchina,» gli ho detto, «comoda. Vien voglia di godersi il viaggio, calmi calmi, senza fretta.»
«Oh, ma non è mia,» ha esclamato lui, «l’ho noleggiata. Io non ho niente di mio, non mi conviene. Per questo sono venuto in Portogallo. Con la mia pensione di funzionario statale, in Italia campicchiavo, qui posso permettermi il lusso.»
C’era traffico, semafori, pedoni che attraversavano, si andava piano, e questo, in certa misura mi tranquillizzava.
«Vedi l’anello? L’orologio?» ha agitato il polso, «li tengo un po’ e li rivendo, quasi allo stesso prezzo. Sono fatto così, mi piace cambiare.»
Io avevo fatto mille conti, prima di decidermi a partire, e alla fine avevo optato per il nord proprio perché gli affitti delle case erano più bassi e quello che la televisione chiama Il costo della vita più contenuto.
«Devi avere una buona pensione,» ho affermato l’ovvio, ma solo per tenerlo impegnato nella discussione.
«Non solo,» ha aggiunto, «ho venduto appartamento e casa vacanze e ho diviso il ricavato in tre quote, una ciascuno ai due figli e la terza per me. È un gruzzolo che mi consente i miei piccoli capricci.»
Non ha nominato una moglie e io mi sono astenuto dal chiedere informazioni. Intanto le gemelle avevano smesso il loro chiacchiericcio e prestavano attenzione. Mi sono domandato se avessero un qualche ruolo, nel mondo dorato che si era costruito il mio compagno di viaggio.
Il cartello che indicava la rampa per l’autostrada mi ha allarmato.
«Qual è il limite di velocità,» gli ho chiesto.
«Centoventi.»
«Ah, bene.»
«Ma le multe sono accettabili.»
Quella sua considerazione non mi è piaciuta.
«Oh, ma abbiamo tutto il tempo del mondo,» ho replicato.
E lui: «Non vuoi provare l’ebbrezza della velocità, per una volta nella vita?»
Ho pensato che poteva essere una di troppo. Lui sembrava sobrio, rispetto alla partenza dal porto, ma supponevo che nelle vene dovesse ancora scorrergli più alcool che globuli rossi.
«No, no, centoventi va benissimo.»
Al casello non c’era coda, Corrado ha ritirato il tagliando e la sbarra si è sollevata.
L’accelerazione mi ha schiacciato contro la spalliera.
«Evviva,» ha fatto un gridolino una delle gemelle dopo pochi secondi, «centotrenta… in aumento.»
«Centoquaranta,» ha rilanciato l’altra.
«Centosessanta,» ha esultato la prima.
Un elicottero bianco-celeste con la scritta “GNR” sulle fiancate ci ha superati a bassa quota.
«La polizia,» hanno detto in coro le gemelle.
Corrado ha tolto il piede dall’acceleratore. Abbiamo proseguito a meno di centoventi fino all’uscita di Albufeira. Mentre eravamo fermi alla sbarra, un poliziotto si è avvicinato al finestrino del guidatore e ha detto qualcosa. Io non l’ho capito, ma indicava un’autopattuglia col lampeggiante acceso accostata sulla destra.
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circeepf · 4 months ago
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New italian fanfiction
C’erano quattro ragazzi, prima che tutto avesse inizio. Avery, Nott, Dolohov. E Lord Voldemort. I tre non erano ancora seguaci. Non erano fedeli. Ma erano i primi. Prima della guerra, prima dei marchi incisi sulla pelle, prima ancora che Lord Voldemort diventasse il Signore Oscuro, c’era un patto silenzioso, un legame che non aveva bisogno di essere pronunciato. Una promessa di ribellione, potere e un solo destino. Bellatrix pensava di conoscere ogni sfumatura del suo Maestro. Ma non sapeva di loro. Non sapeva di ciò che li aveva uniti. E poi c’era lui, Avery, con il suo sorriso enigmatico, con il suo legame silenzioso e indissolubile con il loro capo. Ci sono le loro storie che sopravvivono solo nei sussurri, e le verità che bruciano più di qualsiasi marchio a fuoco. E quando la fiamma si accende, nessuno può scegliere cosa verrà consumato.
spin off The Master of Dark Art
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carashirai · 11 months ago
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Sotto la luce della luna
Era una primavera più fresca del solito, eravamo scappati dalla città per passare alcuni giorni in un tranquillo paesino bagnato dal mare. Quella sera, poche ore dopo il tramonto, decidemmo di fare una passeggiata sul bagnasciuga, lui mi prese per mano e in silenzio iniziammo a camminare l'uno a fianco dell'altro; ricordo ancora la sensazione delle sue dita intrecciate fra le mie, avevano una presa ferma, ma allo stesso tempo immensamente delicata; lui era alto solo qualche centimetro più di me, quindi non avevamo problemi a tenere il passo.
Si sentiva il leggero fruscio delle onde che si riversavano sulla sabbia, il lontano stridio dei gabbiani, dalla città invece non arrivava nessun suono, era come se in quel momento fosse esistita solo la natura e noi due, era come una bolla, bellissima e delicata nella sua iridescenza, seppur di breve esistenza.
Durante tutta la serata non ci scambiammo una parola, non era necessario, il nostro amore non aveva bisogno di essere espresso a parole, bastava uno scambio di sguardi, una carezza sul viso, un buffetto sul naso, un sorriso, anche solo una sistemata al colletto della camicia. Tutto quello che ci dovevamo dire era già stato detto, in quel momento bastava solo lui e le nostre dita intrecciate.
Ad un certo punto lui si fermò a qualche passo davanti a me, si girò lentamente e mi guardò negli occhi, lentamente la sua mano lasciò la mia per essere poi depositata sulla mia guancia, dopo poco venne seguita dall’altra, che venne posizionata nell’altro lato del viso; con gentilezza asciugò le lacrime inconsapevoli che avevano iniziato a scendere qualche momento prima, non diedi nessuna giustificazione e allo stesso modo lui non chiese nulla, poiché in fondo, conoscevamo entrambi la malinconica realtà che si celava dietro quelle lacrime salate.
In quel piccolo ritaglio di mondo non esistevano pregiudizi, morale, sguardi pieni d’odio, commenti bisbigliati colmi di veleno; nell’aria permeava soltanto l’affetto condiviso fra due esseri umani.
In che modo i sentimenti dovrebbero essere legati all’istinto primordiale insito nell’uomo? L’umanità prospera poiché si riproduce e lo stesso si può dire con gli animali che popolano la Terra, prima nacque l’istinto e poi nell’essere umano arrivò il sentimento.
L’uomo compie l’atto della riproduzione per piacere del corpo ed estasi dell’anima, allora perché nella società molti ancora precludono l’amore fra i sessi tra uomo e donna? 
Dopo che finì di asciugarmi le lacrime appoggiai le mie mani sulle sue e mi abbandonai completamente a lui; l’amore è un sentimento difficile da spiegare, può essere consolazione e disperazione, felicità e tristezza, timidezza e disinibizione.
Nonostante tutte le sue sfumature ricordo perfettamente cosa provai quel giorno, ogni singola cellula del mio corpo voleva avvicinarsi a lui, fino a diventare una cosa sola, il mio cuore era avvolto da una fiamma che bruciava, bruciava fino a non lasciare più nulla, sentivo di poter passare al suo fianco una vita e anche qualsiasi cosa ci sia dopo la morte, dolore e sofferenza persero significato; dire che lui era la mia anima gemella è riduttivo, era l’altra metà di me stesso, lo specchio della mia anima, noi due eravamo il frutto della divisione dell’essere umano di Platone, in origine insieme eravamo perfetti, una volta separati ci cercammo l’un l’altro instancabilmente per colmare il vuoto che avevamo dentro, fino a ritrovare la perfezione perduta.
Poi calò la notte, tornammo al piccolo casolare e andammo direttamente nella camera da letto, i vestiti scivolarono dai nostri corpi come gocce di rugiada dai fili d’erba la mattina, le nostre labbra si unirono con dolcezza e le nostre membra nude cercarono quelle dell’altro, lui mi fece stendere con delicatezza sulle lenzuola fresche del letto e un brivido passò per la mia schiena, iniziò a baciarmi le caviglie e piano piano salì fino ad arrivare al pomo d’Adamo, ogni suo gesto era di venerazione, del corpo e dei crudi sentimenti che fluttuavano nell’aria, in quel momento di estrema intimità e desiderio.
La luce lieve della luna entrava dalle finestre socchiuse, le tende venivano quasi impercettibilmente mosse dal leggero venticello notturno, si udivano i cric-crac dei grilli nel giardino e noi ci unimmo.
Quella giornata non fu che l’inizio di numerose che vennero a seguire.
Ora sono qui, guardo il tuo viso immobile, con la mano sul tuo petto, dove il cuore ha smesso di battere ormai da tempo, il mio invece è affogato da un’immensa sofferenza, eppure, se potessi tornare indietro, non cambierei una singola cosa.
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weirdesplinder · 1 year ago
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Podcast Amiche di drama e trama: Fallout
Io e Anna vi raccontiamo la nostra opinione sul teleflm Fallout, con pochissimi spoilers, promesso. 
Trama: Tratto dalla serie di videogiochi chiamati appunti Fallout, ambientati in un mondo post-apocalittico distrutto da una guerra nucleare scoppiata nel 2077 fra Stati Uniti e Cina. Nel giro di un solo giorno, le bombe hanno distrutto il mondo, trasformandolo in una grande wasteland contaminata piena di mostri, creature modificate dalle radiazioni e insidie in ogni dove. L’America s i era preparat a questa eventualità costruendo i Vault, bunker antiatomici dell’azienda Valut-Tec. Ogni gioco di Fallout inizia con un abitante del Vault costretto a uscire dal bunker ed esplorare la zona contaminata. In questo caso nel telefilm ci troviamo nella vecchia Los Angeles, sede del Vault 33: la giovane Lucy esce dal suo vault e incontrerà sulla sua strada nemici come alleati, in particolare l’organizzazione militare della Confraternita d’Acciaio e un ghoul pistolero in vita fin da prima lo scoppio della guerra.
 Link: https://www.primevideo.com/dp/0MGF1TY1ROU0HR21BEVL7CXLGQ?ref
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Serie tv Amazon Prime che vi suggerisco: https://youtu.be/YBnG5B7fqJc 
Serie tv Netflix che vi suggerisco: https://youtu.be/hq40qr7BJcU 
Alcuni dei miei film preferiti: https://youtu.be/lbLyNpCyY5o 
Ehi! Ho scritto un fantasy, La fiamma del destino: https://amzn.to/3pqasAX
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tanadelgigante · 1 year ago
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Ricette: Polpette di zucca e ceci
Ottime polpettine vegan che non faranno dispiacere ai carnivori.
Ingredienti:
300 g di zucca pulita
250 g di ceci cotti
40 g di farina tipo 1
10 foglie di salvia
2 foglie di alloro
pan grattato
sale e pepe q.b.
olio evo q.b.
Preparazione:
Mondate e, se usate una zucca dalla buccia dura, eliminate la buccia della zucca. Tagliatela a cubetti e cuocete in microonde (io ho usato 600W per 8 minuti). In una padella con olio, fate soffriggere alcuni secondi salvia e alloro, poi aggiungete zucca, sale e pepe. Mescolate bene e saltate a fiamma vivace. Rimuovete le foglie di alloro e frullate nel tritatutto fino ad ottenere un composto un po’ granuloso. Frullate anche i ceci precedentemente lessati e conditi con sale, pepe e olio. In una ciotola aggiungete la farina mescolando bene, se necessario regolate di sale e pepe . Formate le polpette e passatele nel pan grattato prima di disporle su una teglia coperta di carta da forno. Cuocete in forno statico a 200°C per 20 minuti, poi, se necessario accendete il grill fino a doratura. Ottime ance accompagnate da maionese vegan (seguirà ricetta).
Postato da La Tana del Gigante
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manifestocarnivoro · 1 year ago
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SPEZZATINO DI VITELLO CON PURÈ
Un’idea gustosa e semplice per preparare la carne di vitello? Lo spezzatino con purè di zucca. Per cucinare questa ricetta sfiziosa per quattro persone servono 800 grammi di polpa di vitello. Si inizia ricavando lo spezzatino dalla polpa. In una padella, occorre poi sciogliere il burro e rosolare la carne su tutti i lati. Aggiungere un battuto di sedano, carote e cipolle e sfumare con il vino bianco. Una volta evaporato l’alcool, aggiungere timo, sale e pepe. Bagnare con il brodo di vitello e cuocere con il coperchio per 35-40 minuti a fiamma media. Regolare di sale e pepe a fine cottura. Per il purè, cuocere la zucca in forno a 180 °C per 30-40 minuti dopo averla condita con olio e sale (la zucca si può anche cuocere a vapore). Schiacciare la zucca e le patate in uno schiacciapatate. In un pentolino, aggiungere latte, burro, sale, pepe e noce moscata, quindi portare a bollore e, con una frusta, ottenere la consistenza del purè. Quando il composto è omogeneo, togliere dal fuoco e mantecare con il Parmigiano. Impiattare con il purè di zucca sulla base e sopra lo spezzatino. Per un tocco di gusto in più aggiungere anche un po’ di fondo di cottura.
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uominiedonneblog · 2 years ago
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Ricetta di Cucina Cotechino con Sformatini
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Vediamo come preparare un piatto tipico della regione Lazio, i Cotechini con Sformatini. Anche se ormai viene preparato nella maggior parte delle regioni dell'Italia centrale. Ingredienti Per 4 persone. 2 1/2 kg di cotecchini 250 g di lenticchie 1 cipolla 200 g di passata di pomodoro 2 cucchiai di olio extravergine di oliva 2 foglie di alloro 1 cucchiaio di bacche di ginepro Sale e pepe Preparazione Ricetta di cucina Cotechino con sformato Praticare dei piccoli fori sulla pelle del cotecchino e immergere il cotecchino avvolto in un panno in una grande pentola di acqua fredda. Ricetta Cotechino con sformatini. Coprire e portare delicatamente a ebollizione. Una volta raggiunta l'ebollizione, ridurre la fiamma al minimo e far bollire per 2 ore e mezza. Nel frattempo, lavare le lenticchie, eliminare eventuali impurità e lessarle in acqua salata e condita con pepe e bacche di ginepro per 20 minuti. Nel frattempo, soffriggere la cipolla tritata nell'olio, aggiungere l'alloro e la passata di pomodoro e cuocere a fuoco vivo per 10 minuti. Aggiungere un pizzico di sale e pepe alla salsa di pomodoro, aggiungere le lenticchie e insaporire per qualche minuto. Trasferire le lenticchie dalla salsa di pomodoro in quattro stampi e cuocere in forno preriscaldato a 200°C per 8 minuti. Togliere dal forno e disporre su un piatto grande. Tagliare il cotecchino ancora caldo a fette sottili, non troppo spesse, e disporle intorno allo sformato di lenticchie. Questi sono i dettagli della ricetta di cucina "Cotechino con sformato". Difficoltà media. Tempo di preparazione 30 minuti. Tempo di cottura 3 ore Vi potrebbe interessare la ricetta di cucina Cotechino Vestito Read the full article
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