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#corso di disegno Roma
24hdrawinglab · 2 years
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Disegna in tre giorni anche se parti da zero
Disegna in tre giorni anche se parti da zero. Con 24H Drawing Lab e il Metodo Edwards impari a disegnare in un tempo brevissimo anche se pensi di non avere alcun talento per il disegno. Potrai finalmente realizzare il tuo sogno e recuperare il tempo che hai passato a non disegnare. In cosa consiste il Metodo Edwards? Da decenni ormai il Metodo Betty Edwards è largamente utilizzato nella…
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ROMA. Premierato, la bocciatura del Pd: “Opposizione netta, forte e motivata”
“La destra ha sempre sognato una modello di maggiore concentrazione dei poteri in mano al capo. L’Italia l’ha già provato e non è andata bene, non è la strada per migliorare la qualità di vita delle persone”. Usa queste parole la segretaria del Pd Elly Schlein, nel corso di una conferenza stampa convocata in Senato per fare il punto su premierato e riforme costituzionali, per attaccare il disegno…
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garadinervi · 2 years
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Michele Spera, La progettazione grafica tra creatività e scienza, Foreword by Tonino Paris, Corso di laurea in disegno industriale, Prima Facoltà di Architettura, Università di Roma La Sapienza, Gangemi Editore, Roma, 2001
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lamilanomagazine · 1 year
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Cagliari: si presenta alla MEM “Ennio Zedda – Il fumettista Zezé”.
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Cagliari: si presenta alla MEM “Ennio Zedda – Il fumettista Zezé”. La MEM di Cagliari rende omaggio all'illustratore sardo Ennio Zedda, che dagli anni '30 agli anni '70 fu uno degli artisti più significativi del panorama nazionale, e lo fa esponendo una parte della sua collezione di periodici. È visitabile dal 14 aprile sino al 10 maggio 2023, dal lunedì al venerdì dalle 9 del mattino alle 7 di sera, e il sabato dalle 9 alle 13.30. “Nato a Macomer nel 1910 per trasferirsi ancora bambino a Cagliari e morto a Roma nel 1993, Zedda con le sue opere ha dato davvero un grande contributo all'illustrazione italiana”, ha rimarcato stamani l'assessore alla Cultura Maria Dolores Picciau incontrando i giornalisti proprio alla Mediateca di via Mameli 164. Frutto di una donazione fatta all'Archivio storico comunale circa dieci anni fa “Ennio Zedda – Il fumettista Zezé”, questo il titolo della mostra, “dà la possibilità a tutti coloro non conoscono abbastanza questo illustre artista di conoscerlo meglio”. Inoltre, “rientra a pieno titolo nell'ambito delle iniziative di promozione e valorizzazione culturale e delle arti che l'Amministrazione comunale di Cagliari sta portando avanti”. Nel corso della sua lunga carriera, Zedda si è dedicato dunque al disegno e alla caricatura. Ma contemporaneamente ha collaborato ai giornali umoristici cagliaritani: Su Pibireddu (pubblicato nel 1926), Pibiri e Sali (nato nel 1918) e soprattutto Biddio, che ospita nel 1927 e nel 1928 le sue caricature firmate con lo pseudonimo Zezé. Nel dicembre del 1928, con la fondazione del Lunedì de L'Unione Sarda, la sua attività di disegnatore comincia ad avere maggiore rilievo e visibilità a livello regionale. Zedda realizza vignette e testate dallo stile conciso e ricco di dinamismo. Continua inoltre a dedicarsi all'illustrazione pubblicitaria, eseguendo tavole per alcuni negozi cittadini (si ricordano quelle per la gelateria Marcello, per la filiale FIAT di Cagliari e per la ditta di abbigliamento Costa Marras). Nel 1930 all'età di 20 anni, stanco dell'ambiente cagliaritano, si trasferisce a Roma dove riesce ad avere il primo incarico professionale come illustratore, inconfondibile tratto morbido, tondeggiante e moderno. Collabora poi con i periodici Il Balilla e La Piccola Italiana: qui prenderanno vita personaggi come Arturino, Mariella e i fratellini, Carolina e Gavino con i quali rievoca, in modo sognante e fiabesco, la sua Sardegna. Nel dopoguerra sarà impegnato ad illustrare la pagina centrale de Il Giornalino, settimanale dei piccoli, dove darà vita alla figura del pastore sardo Pippo Pentola, personaggio che ritroviamo nelle Favole del villaggio del 1948. Nel 1954 ebbe un'importante collaborazione come cartellonista per l'Ente Nazionale Prevenzione Infortuni, curando l'inserto "Dora e Lilli" con i suoi omonimi personaggi. Negli anni '60 la RAI - Radiotelevisione italiana realizza un filmato-intervista su Ennio Zedda e il suo personaggio Arturino, nel programma condotto da Umberto Eco. La collaborazione con Il Giornalino termina nel 1969 e, da questo momento in poi, Zedda si concentrerà sull'attività letteraria, affiancando al disegno questa sua nuova passione. Muore a Roma nel 1993. “A distanza di molti anni – ha rimarcato Anna Maria Cabras, artefice della donazione – i disegni realizzati completamente a mano sono testimonianza del talento e della grande destrezza di Zedda”. All'incontro della mattina di venerdì 14 aprile 2023 alla MEM anche Francesca Desogus, funzionario del Comune e responsabile del Sistema bibliotecario. “La mostra – ha detto – è stata allestita dal personale della Biblioteca Studi Sardi coadiuvato dal personale dell'Archivio Storico”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lukegiallo · 2 years
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hello dal corso di #monteverde #roma #disegnando la #pseudo #casapapanice #luke_giallo💛 #luke_arancio🧡 #luke_blackandwhite🤍🖤 #smdp #sketchermaledettideperiferia #sketch #sketching #disegno #disegnare #draw #drawing #bianconero #blackandwhite #matita #disegnarematita #disegnareamatita #disegnomatita #disegnodiarchitettura #disegnoarchitettura #architetturadisegnata #drawingarchitecture #architetturacontemporanea #contemporaneo (presso Via Carini - Roma) https://www.instagram.com/p/CpXZEWKM7pZ/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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enkeynetwork · 4 months
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personal-reporter · 11 months
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Hayez, L’officina del pittore romantico a Torino
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E' dedicata a Francesco Hayez la mostra che alla  Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino propone un viaggio attraverso arte, storia e politica che pone a confronto dipinti e disegni, con oltre 100 opere provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private alla scoperta del mondo dell'artista e dell'officina del pittore per svelarne tecniche e segreti, fino al 1 aprile 2024. La mostra Hayez. L’officina del pittore romantico alla Gam - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino si suddivide in dieci sezioni in successione cronologica. Si parte con gli anni della formazione tra Venezia e Roma, dove Hayez godette della protezione e dell'amicizia di Canova, per proseguire fino alla prima affermazione a Milano e alle ultime prove della maturità. Una speciale sezione è dedicata ai disegni per la Sete dei Crociati, la sua opera più ambiziosa, che il pittore aveva visto come il suo capolavoro, eseguita tra il 1833 e il 1850 e destinata al Palazzo Reale di Torino, dove si può ancora vedere. Nel percorso espositivo si attraversano le tappe dell’intensa vicenda biografica dell'artista, ma anche il suo percorso creativo e, oltre alle opere inedite o poco viste, si potranno ammirare in mostra alcuni dei capolavori, come La Meditazione dei Musei Civici di Verona-Galleria d'Arte Moderna Achille Forti e l’Accusa segreta dei Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia, cui è accostato Il Consiglio alla Vendetta, un prestito proveniente da Liechtenstein. La novità della mostra sta nel mettere in rapporto per la prima volta i dipinti e i disegni, così da poter ricostruire e di comprendere il procedimento creativo dell'artista, introducendo il visitatore direttamente nell' atelier del pittore. Nell'opera di Hayez, ultimo rappresentante della grande pittura veneta, il disegno sembra a una prima analisi secondario rispetto al colore, infatti i suoi contemporanei rimanevano colpiti dal suo particolare modo di procedere basato sul momento, con continui ripensamenti, anche e soprattutto in corso d’opera. Ma di Hayez si conoscono anche i disegni, il più delle volte tracciati con un gesto rapido e immediato, quasi fossero appunti visivi, e solo in rarissime occasioni riportati nelle grandi dimensioni per la successiva traduzione su tela, oltre a disegni e acquerelli che riproducono fedelmente alcune delle sue opere più celebri e che hanno costituito un notevole strumento di diffusione delle sue invenzioni. Indiscusso protagonista del Romanticismo, Hayez fu capace di estendere il respiro della sua pittura dalla storia all’attualità politica e fu uno dei più grandi ritrattisti di tutti i tempi, e ha saputo interpretare con la sua produzione lo spirito della propria epoca e protagonista di cambiamenti epocali, testimoniando il passaggio dal Neoclassicismo al Romanticismo. Celebrato da Giuseppe Mazzini come vate della nazione, Hayez condivise con Manzoni e Verdi gli stessi ideali stringendo con loro un rapporto unico, di amicizia e di intesa culturale e il suo lavoro ancora oggi riesce a comunicare sentimenti e valori universali, attraverso una dimensione civile che attualizza la storia. La mostra Hayez. L'officina del pittore romantico è organizzata e promossa da Fondazione Torino Musei, GAM Torino e 24 ORE Cultura–Gruppo 24 ORE, a cura di Fernando Mazzocca ed Elena Lissoni, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera. Read the full article
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jacopocioni · 2 years
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I caffè di Firenze: fra caffè ed arte.
A Firenze: caffè, leccornie, artisti e letterati tra Otto e Novecento ovvero ma lo sai dove ti siedi? Gilli, Paszkowski, Giubbe Rosse, Rivoire, Castelmur, Gran Caffè San Marco Caffè Gilli la vetrata liberty con l’orologio Firenze tra Otto e Novecento non era nuova ai ritrovi in centro città; già dal Settecento poteva vantare diversi luoghi d’incontro dove consumare dolciumi o bevande scambiando chiacchiere e toscanacce battute, ma anche opinioni e considerazioni in un’atmosfera sospesa tra le delizie del palato e la gradevolezza dell’ambiente. Piacevolezze di un tempo e non solo: antiche osterie, ormai scomparse ma di cui resta precisa traccia nei toponimi cittadini, testimoniano che da sempre Firenze ha prediletto questi luoghi di ritrovo in cui gli intellettuali del tempo, come il Magnifico, si ritrovavano bevendo del buon vino, gustando mangiari e discorrendo amenamente o animatamente. Se dei locali settecenteschi rimane poco più che il nome, possiamo ancora sedere in piazza della Repubblica, allora Vittorio Emanuele, ai tavolini di Gilli, delle Giubbe Rosse e di Paszkowski, o gustare una dolcezza da Giacosa o da Rivoire. E il fenomeno non può essere considerato solo fiorentino ma va esteso alla Toscana, con Firenze a rappresentarla tutta nella storia particolare dei Caffè. Caffè, birrerie, cioccolaterie terre del gusto ma in cui sono state scritte anche pagine di storia letteraria e artistica o che comunque erano al centro dei movimenti che le creavano, nello scambio, nello scontro e nel confronto. E mi piace allora perdermi in quel tempo di socialità fisicamente condivisa e creativa e, come in un viaggio con la macchina del tempo (nel nostro caso cronaca e fotografia), ricostruirne la storia, le curiosità, le immagini.
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Gilli in un disegno tratto dalla pagina dell’associazione Cffè storici E cominciamo con Gilli, perché è stato il più antico Caffè di Firenze: nato nel 1733 non proprio come caffè ma come bottega di “pani dolci” era allora in via de’ Calzajoli angolo via delle Oche, in quel tratto che si chiamava ancora corso Adimari. A metà Ottocento lo troviamo come caffetteria in via degli Speziali, dove offriva anche rosolio e assenzio i liquori preferiti dell’epoca, non lontana dalla nuova e definitiva sede, nel 1910, in Piazza della Repubblica, con aperture in Via Roma oltre che nell’allora Piazza Vittorio Emanuele accanto a Pazskowski. Era frequentato dall’alta società, ma anche da artisti, borghesi e benestanti affermando successivamente la sua prerogativa di caffè letterario. Oggi se all’esterno gli spazi ricavati sulla piazza hanno i caratteri di un’attività recente, l’interno è invece un salto nel tempo: l’arredamento belle epoque, l’antico orologio che sovrasta la vetrata liberty di accesso alla sala da tè, la cioccolata in tazza e non, che Gilli produce da oltre due secoli… Accanto a Gilli il Caffè Centrale, poi Paszkowski, ma che i Fiorentini chiamavano “puzzuschi”; nacque come birreria.
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Un tappo che riporta il marchio della birra Karol Paszkowski, nobile polacco, dopo un soggiorno negli Stati Uniti tornò in Europa dove sposò un’austriaca imparando a Vienna la tecnica della birrificazione. Arrivato a Firenze nel 1903 fu pioniere di quest’arte in Italia rendendo famoso, soprattutto nell’Italia centrale, il prodotto con il proprio nome per ben trent’anni quando il marchio venne assorbito dalla bresciana Wührer. Aveva locali grandiosi che si affacciavano con ben tredici porte sulla piazza, su via Tosinghi e su via Brunelleschi, riccamente decorato con specchi e varie suppellettili e un’orchestrina che gli conferivano le caratteristiche di Caffè Concerto. Si affermò come Caffè letterario per la frequentazione assidua di artisti, letterati e musicisti tra cui i membri fondatori delle Riviste “La voce” e “Lacerba” rispettivamente Prezzolini e Papini e Soffici e, tra i suoi tavolini, lo stesso Dino Campana offriva i suoi “Canti Orfici” agli avventori. E nel tempo altri intellettuali noti siederanno nelle sue sale: D’Annunzio, Montale, Saba, Pratolini saranno clienti abituali. Ai Caffè di Firenze avanguardia e tradizione fanno la storia della letteratura e non solo italiana. Ma è dall’altra parte della piazza che le avanguardie la fanno da padrone: alle Giubbe Rosse.
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Caffè Paszkowski in una foto d’epoca Quando i fratelli Reiminghaus, tedeschi e fabbricanti di birra, nel 1896 aprirono il loro Caffè birreria, nella piazza era stato costruito da un anno l’arco che ancora oggi possiamo vedere, chiamato dai fiorentini “Arcone”, dopo la demolizione del Mercato Vecchio e del Ghetto, cosa che dispiacque ai più, compreso Telemaco Signorini che ne fermò il tempo su varie tele disturbato dalle distruzioni e soprattutto dalle porcherie che venivano su al loro posto. Sorse nel luogo dove, quando esisteva ancora il Mercato vecchio, c’era una vineria. Era diventato il punto di riferimento della comunità tedesca a Firenze, con le sue due grandi vetrate di cui una serviva da ingresso e con i camerieri “attillati in uno smoking rosso fiamma e con un ampio grembiule bianco che li fasciava tutti come una sottana” da cui il nome dato dal nuovo gestore nel 1910.
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La copertina del libro di Viviani edito nel 1933 dal titolo Giubbe Rosse Così ce lo presenta Alberto Viviani, poeta e pittore fiorentino, cronista degli avvenimenti e dei personaggi di quegli anni nel suo libro “Giubbe Rosse” edito nel 1933: Due grandi vetrate, una chiusa ed una che serviva da ingresso, sormontate da un fregio in legno massiccio con un angiolo ghiotto di birra, sotto una grande scritta: “Reinighaus”; molte lampade ad arco, di quelle che oggi si riscontrano soltanto a Parigi e che spandono una strana luce riposante, sfolgoravano all’ingresso Nella prima sala placidi e massicci tedeschi immersi nella lettura ”Le Giubbe Rosse” erano fornite dei quotidiani e delle riviste di tutto il mondo Più che un caffè le prime due sale avevano l’aspetto di un circolo di lettura ma la pace sonnacchiosa venne sconvolta quando dal 1913 la terza sala diventò la sede fissa del gruppo di “Lacerba” e quindi dei futuristi fiorentini. Fu proprio a partire da questa data che Papini e Soffici frequentatori fino a quel momento del Paszkowski e del Castelmur si stabilirono definitivamente alle Giubbe Rosse. Questo girovagare tra i Caffè non deve stupire, da sempre letterato ha fatto rima con squattrinato e i nostri artisti e innovatori non facevano eccezione: si sistemavano dove il credito era ancora disponibile!
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La cioccolata a vapore in un vecchio manifesto di Rivoire che la reclamizza Piazza Signoria, Palazzo Lavison costruito su progetto dell’architetto Landi nel 1868 al posto della Loggia dei Pisani e della chiesa di Santa Cecilia: la grande ricostruzione di Firenze capitale era cominciata e, come ebbe a scrivere il Pesci, fedele cronista di quegli anni, i “buzzurri”, calati in Toscana dopo la proclamazione, si erano accaparrati i posti migliori per le loro botteghe; è lì, nei grandi fondi commerciali del palazzo che nel 1872 si insedierà la fabbrica di “cioccolata a vapore” del piemontese Rivoire. In effetti la posizione che ancora oggi occupa il locale è davvero mirabile. Il fondatore, Enrico Rivoire, era torinese e fornitore della casa reale; quando la capitale fu trasferita da Torino a Firenze, il cioccolattiere si trasferì al seguito, ma preferì restare quando la capitale nel 1870 fu spostata a Roma probabilmente incantato dallo spettacolo che la bella piazza offriva…
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Caffè Castelmur in un disegno a illustrazione del romanzo di Carlo Lorenzini in arte Collodi Non lontano, su via dei Calzaioli angolo via dei Tavolini, un caffè oggi scomparso ma che ha riempito della sua storia e dei suoi trascorsi varie pagine, anche negli scritti dei protagonisti “ogni volta che ripenso alla bella compagnia del quieto e grave Castelmur” scriveva Ardengo Soffici in una lettera indirizzata all’amico Papini parlando del caffè tra i più antichi della città impiantato dagli Svizzeri nel 1700, detto pertanto anche Helvetico, dove al posto del vino si “mescevano” le nuove bevande: caffè e cioccolatte. Talmente rinomati e apprezzati, i suoi prodotti di pasticceria parteciparono alla prima Esposizione nazionale dell’appena nato Regno d’Italia, tenuta a Firenze nel 1861 presso la Stazione Leopolda, riadattata allo scopo. Se agli inizi della sua attività il locale era frequentato dagli svizzeri e dai tedeschi, nella lunga vita del Caffè Castelmur, anche i fiorentini e letterati illustri lo avevano eletto a proprio punto di ritrovo. Così come il fondatore della rivista “Il Leonardo” nei primi anni del Novecento o come Carlo Lorenzini in arte Carlo Collodi con spirito arguto nel suo “Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno. Guida storico umoristica”, pubblicato nel 1856, lo descriveva nella pagina dedicata ai fiorentini al Caffè “è il piede a terra di tutti gli oziosi e di tutti gli intelligenti di pasticceria e di bevande spiritose. Le sue manifatture sono accreditatissime presso i buon-gustai e meritatamente. La sua posizione topografica lo rende necessariamente il luogo di Stazione di tutti i vagabondi, che traversano dalla mattina alla sera, la popolatissima via dei Calzaioli”.
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Gran Caffè San Marco in Piazza San Marco angolo via Larga in una vecchia foto. Lasciamo via de’ Calzaioli e ci dirigiamo verso Piazza San Marco dove all’angolo con via Larga, oggi Cavour, nel 1870 aprì il Gran Caffè San Marco, con il nome di “Caffè Fanti” il generale la cui statua in bronzo, opera di Pio Fedi, fu posta nel 1872  fra le aiuole del giardino al centro della Piazza. Ritrovo degli studenti della vicina Facoltà di Lettere e dei frequentatori della Biblioteca Marucelliana o dell’Accademia delle Belle Arti o della Libreria di Ferrante Gonnelli, nella vicina Via Cavour, o dal nutrito gruppo di professori e intellettuali come Luzi e Bigongiari, solo per citare i nomi di alcuni tra i maggiori esponenti toscani di quel movimento che prese il nome di Ermetismo (oltre a Bo, Parronchi, Macrì). Quel Caffè, e non le aule della vicina università, era il più frequentato dai giovani di allora, con Renato Poggioli, lo slavista, a fare da maestro, lì la sede della vera università. Read the full article
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danilorocca · 2 years
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Astensionismo, Politica confusa, Sinistre divise, Potere a pochi, numericamente pochi e Leader isolati dal Mondo
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Adesso si contano, sono in Senato, in Parlamento, sono arrivati, ancora vivi, è caduto un governo, ne è caduto un altro, e un altro, si è votato di nuovo, hanno vinto le destre, disputandosi i soliti loro voti, destre che non hanno la maggioranza del Paese, governo di minoranza, non hanno il 50, né il 51.
Loro, le sinistre, intanto continuano a dilaniarsi. A rassicurarsi. Siamo secondi. Come se il mondo non esistesse, come se esistesse solo la loro sopravvivenza. La propria. Effettiva.
E si lodano, sempre, parlando bene di sé e male dell'altro, e l'altro è il Pd. M5S.
Le sinistre sono state le grandi assenti del confronto elettorale 2022, infatti hanno vinto le destre, con il loro maggior partito che ha il 26%... Lega 8.
Sinistre assenti perché occupate a mettersi al centro di uno scenario in cui l'IMPORTANTE non è l'Italia; sono loro. La loro persistenza tra chi è eletto.
Italia Viva, la sinistra movimentista di Grillo, anche Sinistra Italiana e i Verdi. Calenda non è mai stato di sinistra, un liberale. Il Pd che muore di isolamento.
In questi anni queste sinistre hanno animato uno scontro tutto interno a delle persone che hanno potere, sostenute da una folla di smanettoni sui social. Uno scontro interno di cui interessa solo, SOLO agli smanettoni dei social.
Il disegno complessivo e unitario, tra più linee di pensiero, per dare una alternativa e una guida ad un Paese in cui il voto NON HA IDENTITA'. Un partito oggi prende il 40? Domani può dovere pregare per non scomparire, è del tutto assente. I valori non compaiono, anche perché sono altrove.
In decine di città migliaia di giovani hanno manifestato venerdì scorso per il Fridays for Future.
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Un Tweet dall'account di Fridays for future! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Eppure con i ragazzi la politica non ha parlato, i professionisti del voto erano tutti lì a chiedere il voto ad un elettorato astratto che non li vota più.
Letta, Bonelli, Fratoianni hanno parlato non con i ragazzi, che Confindustria non vuole, ma almeno di questi grandissimi movimenti che riempiono le piazze?
E se ci hanno parlato, se ne hanno parlato, perché sono soli, loro sono soli, davanti al voto?
Dei ragazzi di Fridays parla solo Francesco, #Pontifex delle urgenze terribili che la natura ci pone di fronte parla solo Francesco.
Tutti gli altri sono zitti, come dei sorci, salvo poi arrivare compunti sui luoghi delle tragedie.
La sinistra non guarda alla società civile, alla sensibilità dei giovani, liscia il pelo agli industriali, non si è mai visto. O sta zitta per un posto bello comodo in Senato o in Parlamento.
Gli ambientalisti Verdi: non li vota nessuno. A cosa servono?
Mentre sui social si gioca alla politica gioco, mentre a Roma tra i nuovi governanti un esponente del partito di maggioranza, che ha il 26% vuole cambiare la Carta costituzionale, come se l'Italia fosse sua, la sinistra non trova accordo, gioca con i propri disaccordi come se la politica fosse materia di diletto. Per sé.
La natura, questa epoca, i drammi in corso, le tragedie che ci vengono incontro hanno una sola domanda da porre all'uomo, i tuoi capricci, sono sostenibili? La tua sete di potere, è sostenibile, i tuoi consumi, lo sono? Sai essere austero? O sai solo dire balle...
Tutte domande che non possono essere eluse. Mentre un pugno di donne e uomini a Roma giocano alla politica, pensando a fare la guerra tra sigle che appartengono allo stesso campo, pensando di cambiare la Costituzione di fare cose importanti, rianimare persino il nero, il mondo va avanti, acceso e pesto. Rianimarlo sarà una impresa per le sinistre del futuro.
Rocca 2022 sept 2022
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24hdrawinglab · 2 years
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Regalare un corso di disegno... Senza offesa.
Regalare un corso di disegno… Senza offesa.
Regalare un corso di disegno… Senza offesa. Ogni anno sotto Natale la nostra casella di posta ha un unico subject: “come faccio a regalare un corso di disegno a una persona che dovrebbe migliorare la sua tecnica, senza che si senta offesa?” Cominciamo col dire che i nostri pensieri non coincidono necessariamente con le percezioni che gli altri hanno di sé. Quella persona potrebbe esservi grata…
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Vedila, quell'Aquila
Ma che bella, signorina. Questo è stato il mio primo pensiero osservando quei palazzi appena ritinteggiati, quei marciapiedi puliti e sistemati e quelle piazzette che mi hanno ricordato un po’ Vienna e un po’ Lubiana. Ma poi.. quanto è grande il manto verde che c’è attorno a questa città?  
Le boutique, e che boutique, siori. Le marche più note del Made in Italy, e non solo, spopolano per tutto Corso Vittorio Emanuele e… ho notato dei negozi per la casa davvero “niente male”. Me la potevo comprare quella candela a forma di cuore, con le foglie dorate incorporate nella cera? Sì, forse non avrei fatto male.
E invece… Sì, che ho preso al mercato, quei 4 tipi di insalata e quei pomodori giganti con tanto di “Signorina, se non è soddisfatta, domani torna e me lo dice? Ok?”. Wow! E a Roma chi mi aveva mai servito con tanta dedizione e gentilezza pulendomi l’insalata una per una e scartando "quelle foglie attorno", da non mostrare al pubblico.
Per la Basilica di Collemaggio, poi, ho avuto veramente una folgorazione. Intravisto da lontano il disegno geometrico della facciata, mi sono detta “è lì che devo andare a vedere che cosa custodisce questo edificio”. Entrando, oltre al piacevolissimo clima, sono rimasta colpita dall’illuminazione, dall’opera di restauro e da quel classico silenzio spirituale che si sente nelle chiese.
Dare e avere una seconda chance è importante anche per una città sconvolta. Dal lat. *cominitiare, comp. di com - (=cum) e initiare «dar principio»], ricominciare in tanti casi della vita è essenziale,  come lo è stato per L’ Aquila. 
Visitatela e non ve ne pentirete: https://www.quilaquila.it
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svediroma · 3 years
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🌸Il Mercatino Giapponese🌸
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Il Mercatino Giapponese nasce nel maggio 2007 dal desiderio di un gruppo di giapponesi residenti a Roma di creare uno spazio di incontro ed un contenitore che potesse avere la funzione di avvicinare la cultura nipponica a quella del loro Paese di adozione. Quel primo appuntamento che è cominciato quasi per gioco si è trasformato nel tempo, sotto la guida delle fondatrici Kayo Fujii e Noriko Nishikawa e attraverso il sodalizio pluriennale con Il Circolo degli Artisti, in un punto di incontro per tutti gli amanti della cultura, presente e passata, di quel meraviglioso mondo che è il Sol Levante.
Nel corso di un decennio il Mercatino Giapponese si è evoluto nella struttura dei propri eventi, accogliendo al proprio interno, oltre alla mostra mercato tradizionale a tematica Giapponese, una serie di attività correlate che hanno trasformato i suoi appuntamenti in un vero e proprio festival della cultura nipponica.
La collaborazione con location più grandi e di prestigio ha permesso di poter ospitare migliaia di visitatori in una sola giornata e di allestire mostre, workshop, spettacoli live, conferenze, dimostrazioni di arti marziali, degustazioni e molto altro ancora. Un vero e proprio Villaggio del Giappone ma nella splendida cornice di Roma.
Il mercato giapponese ha una lunga storia a Roma, quindi eravamo molto entusiaste di andarci. È aperto per tre giorni al mese, e all'arrivo ci hanno già detto quando sarebbe stato il prossimo appuntamento. Nel mercato c'erano molte parti diverse della cultura giapponese, a partire dalla loro cultura dei fan fino a come interagiscono con la natura e la spiritualità.
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Nella prima foto che Alba ha scattato, possiamo vedere dei bellissimi ventagli giapponesi in mostra; ci sono 3 tipi di ventagli giapponesi: Uchiwa, Sensu e ventagli di guerra. Il ventaglio Uchiwa proviene originariamente dalla Cina, è piatto e rigido. I ventagli che possiamo vedere sono i Sensu, sono belli decorati con dipinti giapponesi e forme di design.
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Nella foto successiva, sempre scattata da Alba, possiamo vedere alcuni peluches. Sono per lo più dello studio Ghibli, su cui potrete leggere un approfondimento nel nostro blog nei prossimi giorni. Si tratta dello studio più famoso in Giappone, e i giocattoli nelle foto sono molto amati.
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Nell'ultima foto abbiamo un albero bonsai. Il bonsai è l'arte di coltivare varietà ornamentali, artificialmente nanizzate, di alberi e arbusti in vaso. La tradizione dei bonsai risale a molto tempo fa. Originariamente veniva dalla Cina, dove la gente tentava di produrre interi scenari naturali in piccoli vasi che imitavano la grandiosità e la forma degli scenari della vita reale, mentre il "bonsai" giapponese tenta solo di produrre piccoli alberi che imitano la forma degli alberi della vita reale. Prendersi cura di questi alberi richiede molto sforzo e tempo, eppure qui possiamo vedere così tanti bei bonsai. Vorrei poterli portare a casa con me :)
Questa visita al mercato giapponese ha avuto molti altri aspetti. Si poteva godere di ottimo cibo e bevande (abbiamo provato diversi tipi di sake, quello alla pesca è sicuramente il migliore), si poteva avere il proprio disegno personalizzato di magliette anime fatto al momento, si poteva provare un kimono e imparare di più sulla sua creazione e storia, si poteva comprare molto altro merch anime, tra cui orecchini, collane, o adesivi.
Ho fatto diversi acquisti e sono molto contenta di tutto. Il prossimo mercato sarà aperto nei giorni 6 e 7 novembre, quindi sono molto felice perché ho intenzione di andarci di nuovo.
- Eliada Ballazhi
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lamilanomagazine · 6 months
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Roma: riforestazione, tornano i pini a piazza Venezia
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Roma: riforestazione, tornano i pini a piazza Venezia Il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri e l'Assessora all'Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti Sabrina Alfonsi hanno presenziato all'avvio dell'intervento di messa a dimora di dieci pini nel quadrante di piazza Venezia. In particolare, sono stati collocati cinque pini e un cipresso in Piazza San Marco, quattro pini in Piazza dell'Ara Coeli e un pino all'inizio della salita di Via delle Tre Pile. Con questo intervento, coordinato dal Dipartimento capitolino Tutela Ambientale, si vuole ricostituire l'assetto arboreo dell'area con la sostituzione delle alberature mancanti a seguito dei crolli e degli abbattimenti avvenuti la scorsa estate. A Piazza San Marco, il 13 luglio 2023, si era verificato il crollo di un pino di circa 25 metri di circa 80 anni che aveva coinvolto anche due cipressi. Le analisi effettuate avevano evidenziato che l'apparato radicale era stato attaccato da un fungo cariogeno e che risultava ulteriormente compromesso a causa dei lavori di sistemazione del marciapiede probabilmente risalenti al Giubileo del 2000. Il successivo 20 luglio 2023 un altro crollo aveva interessato un pino antistante all'Insula romana anch'esso risultato colpito alle radici da fungo cariogeno. Immediatamente dopo i crolli erano state disposte in tutta l'area, compresa quella iniziale di Via dei Fori imperiali, le prove di trazione sui pini presenti che avevano portato all'abbattimento di tre pini e un cipresso a Piazza San Marco, di quello restante di fronte all'Insula e del pino all'inizio della salita di Via delle Tre Pile. Nell'area di fronte all'Insula non verranno effettuati nuovi reimpianti per la mancanza di spazio adeguati a garantire la crescita e la stabilità di nuovi pini e per i lavori di realizzazione della Metro C. Questo intervento si inserisce nel piano complessivo di messa a dimora, entro l'anno, di circa 10mila alberature stradali con interventi di deceppamenti di essenze abbattute negli anni passati e di ripristino di vecchie 'tazze' tombate. Dall'inizio del 2024 sono oltre 4.500 le alberature stradali già piantate utilizzando, tra le altre essenze, ligustri, tigli, peri da fiore, pruni magnolie, lecci, frassini, sophore, aranci, aceri e jacarande. Gli appalti prevedono anche almeno 25 interventi di irrigazione l'anno, il ripristino o sostituzione dei tutori eventualmente danneggiati e delle legature, il controllo della verticalità dell'essenza, la fertirrigazione al termine dell'anno di manutenzione, la sostituzione delle piante non attecchite o essiccate nel corso dei due anni di manutenzione prevista da contratto. "La messa a dimora dei nuovi pini a Piazza Venezia è un segno di attenzione e cura per il verde, i parchi e le ville storiche della città su cui l'amministrazione ha portato gli investimenti dal 6,7 milioni del 2020 ai 33 milioni del 2022 e 34 milioni del 2023. Per il nuovo bando 2024-2026 di manutenzione integrata del verde verticale e orizzontale sono circa 100 milioni i fondi stanziati. Siamo al lavoro in tutti i quadranti della città con un piano specifico dedicato alle alberature stradali con interventi importanti quali, ad esempio, quelli realizzati a Via dei Gracchi, Viale Marconi, Via di Villa Chigi, Via di Sacco Pastore, Via Tigrè, Viale Leonardo Da Vinci, Via Faleria, Via Albertoni e Via De Carolis", ha dichiarato il Sindaco Gualtieri. "Con questo intervento a piazza Venezia, a tutela dell'immenso valore storico e paesaggistico dei pini, manteniamo l'impegno preso dopo i crolli verificatisi lo scorso luglio, restituendo ad uno dei luoghi iconici della città il suo assetto originario. Con questo obiettivo abbiamo aperto un tavolo con la Sovrintendenza capitolina per pianificare gli interventi di messa a dimora e ricollocare tutti i pini mancanti riprendendo, per quanto possibile, il disegno storico dei luoghi. Per questo intervento sono state scelte alberature di circa 25 anni di età e con un'altezza media di 8 metri, pini che da subito si integreranno nel paesaggio del centro della città. Questa messa a dimora dialoga con gli altri interventi di piantagione di pini come i nuovi 20 di Viale delle Terme di Caracalla e i 200 collocati nel Parco di Monte Mario" ha aggiunto l'Assessora Alfonsi.        ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lukegiallo · 2 years
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finito! è molto bello, forse il migliore mai fatto, tre ore e cinquanta di lavoro e ho le dita tutte indolenzite. ve lo farò vedere in un prossimo post... hello dal corso di #monteverde #roma #disegnando la #pseudo #casapapanice #luke_giallo💛 #luke_arancio🧡 #luke_blackandwhite🤍🖤 #smdp #sketchermaledettideperiferia #sketch #sketching #disegno #disegnare #draw #drawing #bianconero #blackandwhite #matita #disegnarematita #disegnareamatita #disegnomatita #disegnodiarchitettura #disegnoarchitettura #architetturadisegnata #drawingarchitecture #architetturacontemporanea #contemporaneo (presso Via Carini - Roma) https://www.instagram.com/p/CpXpAJWNMuQ/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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michelangelob · 3 years
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La mia Leda
Andando a visitare la mostra “Michelangelo. Un artista universale” attualmente in corso ai Musei Capitolini, ho potuto vedere con piacere che è stato esposto il disegno della mia amata Leda. Vi voglio raccontare qualcosa a riguardo che forse non tutti sanno. Il duca di Ferrara, Alfonso I d’Este, nel 1512 andò a Roma per far pace con Giulio II. Infatti il pontefice l’aveva scomunicato un paio…
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desginocreativo · 4 years
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