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#la-nero-maestro
aitan · 6 months
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CHARLES MINGUS E ORSON WELLES
CAPODANNO AL FIVE SPOT
Capodanno 1959, seduto in prima fila, proprio sotto il contrabbasso di Mingus c’era Orson Welles, quasi un alter ego del jazzista, per genialità, esuberanza, fierezza, complessità. E anche per le tante disavventure artistiche. Per Mingus era un idolo, lo seguiva dai tempi radiofonici di The war of worlds, adorava Quarto potere (dove in una scena c'era il suo amico d'infanzia Buddy Collette che suonava il sax in una festa sulla spiaggia), ammirava il suo modo di vestire, il suo impegno politico (sempre in prima linea per la difesa dei diritti civili, il suo Macbeth tutto nero è del 1936), la sua voce (“mi ricorda Coleman Hawkins. Potevi sentirla a un miglio di distanza”). E non era il solo jazzista a essere stato sedotto dalla voce radiofonica di Orson Welles, anche Miles Davis lo citava come un’influenza sul suo modo di suonare: “Fraseggio, tono, intonazione: tutte queste cose possono avere come modello un maestro della parola”.
Il 1959 sarà un anno d’oro del jazz per quantità, qualità, creatività. Al Five spot, piccolo, fumoso, maleodorante locale di Bowery, scelto come luogo di riferimento da artisti e intellettuali, l'anno comincia con un formidabile double bill: sono di scena, uno dopo l’altro, Sonny Rollins, alla testa di un trio con il bassista Henry Grimes e con il batterista Pete La Rocca, e Charles Mingus con il pianista Horace Parlan, il batterista Roy Haynes (che sostituisce il fedelissimo Dannie Richmond arrestato) e i sassofonisti Booker Ervin e John Handy. È la prima sera dell’anno, ma nel club di Bowery dei fratelli Joe e Iggy Termini è anche l’ultimo impegno di quel prestigioso, favoloso cartellone con Mingus molto irrequieto per tutta la scrittura. Aveva appena registrato la musica per il film di John Cassavetes Shadows, una colonna sonora bocciata nel rimontaggio finale (la stessa cosa sarebbe successa anni dopo con Todo modo di Petri), aveva ripreso i suoi musicisti brutalmente e una volta aveva minacciato violentemente i clienti di un tavolo che, durante il suo set, non smettevano di parlare. Oltretutto ogni sera tendeva ad allargare il suo set e Sonny si inferociva, talvolta rifiutandosi di suonare. Ma era un gran clima, entusiasmante e effervescente. Rollins era in un momento di transizione, alla vigilia di un ritiro clamoroso per rinnovare il linguaggio del suo sax tenore con il leggendario e solitario corso di aggiornamento stilistico sul ponte di Williamsburg: «In un posto tranquillissimo, un angolo morto che oggi sarebbe impossibile ritrovare con il traffico che c’è» il suo racconto, dove poteva esercitarsi liberamente.
Anche Welles, come Mingus, era reduce da una delusione cinematografica: la Universal gli aveva tolto di mano la post-produzione del nuovo film, L’infernale Quinlan, ne aveva tagliato una ventina di minuti e aveva fatto girare nuove scene, modificando il primo montaggio. Più o meno nello stesso periodo era finito in soffitta un documentario intitolato Viva Italia (Portrait of Gina) perché Gina Lollobrigida aveva messo un veto, non gradendo il suo ritratto di giovane attrice ambiziosa e la Abc tv lo aveva bocciato ritenendolo cosi poco ortodosso da non poter essere trasmesso. Era un film di mezz’ora scarsa sull’Italia, paese che Orson ha frequentato per 20 anni (la terza moglie è stata l’attrice italiana, Paola Mori). Dopo un lungo oblio (Orson aveva perduto l'unica copia esistente all'Hotel Ritz di Parigi) è stato riscoperto nel 1986, proiettato al festival di Venezia ma poi di nuovo bandito su intervento della Lollobrigida.
La presenza del regista di Quarto potere al Five spot non era casuale
Nel club di Bowery si poteva incontrare chiunque, da Jack Kerouac che leggeva le sue poesie, alla mitica baronessa Pannonica de Koenigswater scesa dalla sua Rolls Royce, a William de Kooning che voleva respirare la libertà del jazz, a Leonard Bernstein che si divertiva a curiosare nella notte, allo scrittore Norman Mailer con la sua passione per quella musica. Ma la musica da sempre è stata una grande passione di Welles. La mamma pianista gli aveva fatto prendere lezioni di piano e violino e Orson aveva anche mostrato un certo talento, tanto da essere considerato un ragazzo prodigio. In gioventù era stato un grande sostenitore del jazz di New Orleans, ma sicuramente ammirava Charles Mingus per la sua musica e la sua personalità, il suo impegno, il suo agire tellurico.
(Marco Molendini)
Non potevo non condividerlo.
Due miei ingombranti miti nella stessa foto, nello stesso locale, nello stesso articolo.
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fashionbooksmilano · 8 months
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Bemberg e l'arte di Gruau
Progetto e realizzazione Milano Comunicazione
Testi di Benedetta Barzini
Bemberg, Milano 1995, 126 pagine, 24x30cm, cofanetto in cartoncino nero, Testo bilingue italiano/inglese
euro 180,00
email if you want to buy [email protected]
Edizione originale di questa rassegna celebrativa per i 75 anni della ditta Bemberg. Ricostruzione storica diacronica dei filati più celebri - Cupro e Ortalion - via la produzione grafica ideata da Gruau per la Bemberg
A partire dal 1955 inizia la collaborazione dell’azienda con il famoso grafico René Gruau, pseudonimo di Renato Zavagli Ricciardelli delle Caminate (Rimini, 1909 – Roma, 2004), che crea delle locandine  per i prodotti Bemberg nei loro prioritari settori di impiego.
Bemberg era ormai diventato un affermato brand in ambito tessile, il sodalizio con René Gruau, ne consacrò il mito. Dalla sua matita nacquero una serie di raffinati manifesti pubblicitari che rendevano unici e riconoscibili i manufatti Bemberg grazie anche alla sua inconfondibile firma formata da un G con in cima una stella. Gruau è stato un maestro di eleganza e di stile, un grande protagonista nella storia della pubblicità e della moda. 09/02/24
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missfreija · 1 year
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title: /// (mi rifiuto di dare un titolo lol)
fandom: vampire chronicles
pairing: armand/marius
romance, fluff, venice era
Il pennello intinto di nero scorreva veloce nello spazio della tela, stretto tra le dita sottili di Marius che, in piedi tra le pieghe del suo abito ampio, dipingeva la fine dell'umanità per mano del Dio cristiano. Le sue labbra si increspavano in un guizzo di nervosismo, mentre gli occhi, ombreggiati dai capelli biondi, gli conferivano un’ espressione assorta. Tra le mura del palazzo echeggiò un lontano rimbombo di passi. “Maestro, non dovrebbe affaticarsi troppo, è da più di una settimana che non stacca le mani da quel lavoro.” Gli occhi pensosi erano mutati in pozze colme di beatitudine non appena il giovane umano dai capelli ambrati ebbe varcato la soglia. “Dovresti sapere che non ti è permesso entrare in questa stanza senza il mio consenso, Amedeo" mormoró il vampiro, accennando un lieve sorriso indulgente. Amedeo si avvicinò alla composizione con curiosità, mentre Marius si accingeva a riprendere la sua meravigliosa opera, dopo aver ripulito frettolosamente le macchie di pittura disseminate sul pallido braccio. “Che concetto si cela alla base della vostra nuova creazione?” domandò il giovane. “È scaturito da un mio sogno.” Precisò. “Devi sapere, Amedeo, che ciò che per gli umani pare molto tempo, dal calar del sole al sorger della luna, per una qualsiasi divinità equivale a meno di un secondo. Così, il sole si abbassa sulla terra sfumando di rosa aranciato il cielo e le nuvole per poi scomparire, lasciando il palcoscenico alla luna ed accendendo le costellazioni davanti agli occhi di Dio. Rifulgono i bianchi marmi dei templi nella notte, colonne scanalate dai capitelli fioriti d'acanto sostengono fregi rappresentanti imprese eroiche e miti del passato. Bassorilievi muti fissano le tenebre della terra sovrastate dalle splendenti stelle accompagnate dal chiaro volto di Proserpina. E un soffio da oriente, vento ormai debole, adagia una corona intrecciata di fiori, in via di appassire, sulla gradinata di fronte all'alta ed imponente statua del Cristo. Io mi trovavo in questo scenario e piangevo, come morte, persone ancora in vita, guardando l'oro delle nuove città bagnarsi del sangue causato dalle guerre e i cadaveri dei morti venir risucchiati nel regno degli inferi, ove si nasconde il più profondo male dell'uomo, nutrimento demoniaco o forma del demonio stesso. Mi trovavo, in questa illusoria macchinazione febbrile, proprio nel cuore della strage, dove gli arcangeli sterminavano le creazioni dell’umanità. Desideravo scomparire, chiudere gli occhi e tornare a dipingere: illuminare il cielo nella raffigurazione per cancellare la notte che tentava invano di rammentarmi tele e dipinti passati, mai dimenticati nel mio cuore.” Il signore del palazzo veneziano sorrise amaramente, posò il pennello e premette una mano sulla schiena di Amedeo, attonito, in un invito a precederlo. Si avviarono lungo un buio porticato che si affacciava sul cortile. Gocce di pittura nera rigavano i volti di cento angeli nel cielo al tramonto.
Marius entrò nella stanza e i suoi occhi non ebbero bisogno di attendere qualche istante per abituarsi alla nuova atmosfera dalla scarsa luminosità. Il tenue bagliore sprigionato dalle poche candele sul tavolo era più che sufficiente per illuminare il suo mondo circostante. Pian piano andò notando la radiosa ed armoniosa figura che rimaneva semi sdraiata sull'ampio letto dai cuscini di prezioso velluto. Era abbastanza longilinea e sorrideva verso il vampiro, il ritratto della paziente attesa. La pelle chiara rifletteva la luce soffusa delle candele che sprigionavano profumi delicati di spezie e di sandalo, le gambe distese sui soffici cuscini erano leggermente piegate per dare una postura eretta al bacino. Marius mosse un passo verso l'oggetto del suo desiderio. Un sottile velo di seta, che copriva le spalle del giovane ucraino, era scivolato lentamente di lato nascondendo in parte i capezzoli che risaltavano più scuri nella sua trasparenza. Un braccio in tensione, il sinistro, reggeva il busto affondando la mano tra i cuscini mentre l'altro si scaricava rilassato su di un fianco mostrando l'avambraccio. Il giovane portava al dito un onice di piccole dimensioni. Lo sguardo limpido di Amedeo pareva ebbro di gioia, le sue palpebre inondate di una misteriosa polvere dorata che scuriva il contorno dell' occhio dando un' apparenza di intensa profondità. Le mani statuarie sul suo bacino fecero perdere l'equilibrio a quella postura precaria; il suo corpo si distese sui cuscini e la pelle fremette a quel contatto, bramando una connessione più penetrante e appagante. Il capo era reclinato sulla spalla sinistra, gli occhi ora semichiusi e ombreggiati dalle ciglia scure. ''Siete finalmente tornato, Maestro'' mormorò il cherubino. Quell'amore rendeva completa e significativa tutta la sua esistenza di giovane ragazzo umano, e Marius in qualche modo lo sapeva. Posó baci morbidi come petali sulle gote e sui capelli di Amedeo, con immensa gentilezza mentre il giovane si metteva a sedere e reclinava il capo in avanti per accogliere quel gesto, lottando contro le lacrime che minacciavano di rigargli le guance e contro l'emozione che gli serrava la gola. Le sue mani cercarono il petto ricoperto dalla tunica di Marius. Era troppo forte il desiderio di far scorrere le labbra sulla pelle marmorea del suo signore, in una scia di baci adoranti. Le labbra rosee si socchiusero in un respiro più profondo degli altri; il giovane alzò la testa con un movimento quasi felino, trascinante, e incontrò lo sguardo di Marius. Le iridi brune simili a granato parevano celare arcani antichi ed impenetrabili. Il potere insito in quello sguardo lo sopraffece. Armand serrò gli occhi al socchiudersi delle labbra fredde sulle proprie, baciando con trasporto il suo signore. Sotto il peso del corpo del vampiro, l'umano alzò involontariamente una gamba e la seta strusciò contro il suo fianco. La mano destra di Amedeo corse a sistemare una ciocca dei capelli chiari del maestro dietro l'orecchio; erano setosi e parevano vivi, sciogliendosi fino alle spalle in una morbida cascata color miele. Le sue labbra lasciarono intravedere visibili per un attimo i bianchi denti in un sorriso, la lingua rossa per un istante passò ad inumidire il labbro superiore, ma fu fermata, come animale intrappolato, tra canini aguzzi. Marius scoprì le parti nascoste di quel corpo che aveva imparato a conoscere; con adorazione, passò le dita tra i capelli profumati che giacevano sparsi sulla superficie morbida delle lenzuola. ''Esprimi i tuoi desideri, Amedeo''
Marius parlò con inflessione melodiosa, quasi vibrante, e con una punta di decisione nel tono, ma parve infinitamente dolce alle orecchie rapite di Amedeo. Gli attimi di felicità che aveva condiviso con lo scomparso Andrei gli restarono nei ricordi.
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diceriadelluntore · 11 months
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Storia Di Musica #298 - X, Under The Big Black Sun, 1982
Le due voci di oggi, nel percorso mensile di scoperta dei gruppi in cui la voce leader è maschile e femminile, rappresentano il duo più spettacolare, più estremo e più stupefacente (in molti sensi). Furono agli inizi degli anni ’80 la nuova sensazione della musica punk americana (che ricordo aveva caratteristiche molto diverse da quello europeo, musicali si, ma soprattutto ideologiche). La storia parte con John Nommensen Duchac, un musicista statunitense cresciuto nei dintorni di Los Angeles. Nel 1978 in piena stagione punk insieme ad un chitarrista rockabilly che collaborò con Gene Vincent (quello di Be-Bop-A-Lula) e Etta James, Billy Zoom, e un batterista che ama il country e il blues, D.J. Bonebrake, inizia a suonare nei locali alternativi di Los Angeles. Nel 1979 l’incontro con una poetessa beat (definizione sua) Christene Lee Cervenka, che viene convinta a cantare. Lei cambia il nome in Exene Cervenka, John in John Doe, che è il nome usato negli USA per indicare un uomo la cui reale identità è sconosciuta. Scelgono un nome per il loro gruppo del tutto coerente con la loro idea di apparire enigmatici e “qualunquisti”: X. Con questo nome incidono i primi due singoli, Los Angeles e Adult Book, che comparivano in una compilation dal titolo Yes L.A., la risposta sarcastica ad un progetto simile sulla new wave newyorchese, che si intitolava No New York prodotto da Brian Eno. L’incontro decisivo avviene al Whisky Club di Los Angeles dove li vide suonare Ray Manzarek, colonna dei The Doors. Con il suo aiuto firmano un contratto discografico e nel 1980 esce Los Angeles. Album epocale anche per la iconica copertina (una X in fiamme su sfondo nero) la band mostra il suo lato alternativo allo stesso punk: mini storie nichiliste (Your Phone’s Off The Hook, But You’re Not), inni alla malinconia (The Unheard Music, Nausea, costruite anche con il Farfisa in stile Doors di Ray e usate recentemente in documentari e in famose serie TV), la ripresa di Los Angeles e una cover arrabbiata di Soul Kitchen come omaggio al maestro in consolle. Critica e pubblica sono estasiati e gli X iniziano ad essere la prima vera sensazione del punk californiano. Sull’onda di Los Angeles, nel 1981 la band replica con Wild Gift. Stavolta la copertina è a colori accesi, sempre con Manzarek in produzione, il disco è tutto dominato dai duetti acidi di John Doe e Exene, e musicalmente il punk rock si alterna a momenti dove l’amore di Zoom per il rockabilly ha la meglio (In This House That I Call Home), con due dediche speciale alla città degli angeli, mai così decadente come in Universal Corner e Beyond And Back. Anche questo disco è un successo di critica e pubblico. Alla prova del nove del terzo album, arriva l’atteso capolavoro.
Under The Big Black Sun esce per la Elektra (la casa discografica dei Doors, ultimo regalino di Manzarek) nel 1982: in copertina un disegno del famoso Alfred Harris. Under The Big Black Sun è un album che sulla solita base schizzata e veloce del punk innesta altri stili, per un disco seminale per le generazioni successive: la meravigliosa Hungry Wolf e Motel Room In My Bed sono super rock e tutte giocate sui duetti vocali tra Doe e Exene, e dominati, soprattutto la seconda, dalla stupenda chitarra affilata di Zoom e il drumming di Bonebrake. La poesia del duo si districa tra sbavate storie d’amore, finite spesso in adulteri (Riding With Mary) o nella desolazione di una metropoli che è nerissima e maledetta (Because I Do). La sorella della Cervenka, Mary, morì durante le registrazioni, e a lei Exene dedica la toccante Come Back To Me (dove compare addirittura un sax). Zoom giganteggia anche in Real Child Of Hell e nella famosa How I (Learned My Lessons). C’è spazio anche per una “ballata” (The Have Nots) e per una ripresa di un brano blues (passione profonda di Doe, che con i due maschi della band farà due dischi di country blues con il nome The Knitters) Dancing With The Tears In My Eyes, di Dubin e Burke, nel repertorio di Leadbelly. Il momento magico continua con il successivo More Fun In The New World (1983) in cui si vira più verso tematiche sociali e non più solo personali, con due canzoni che diventeranno famose, The New World e una cover di Breathless di Jerry Lee Lewis, usata nella colonna sonora di All'Ultimo Respiro, remake americano del 1983 del classico di Godard Fino All'Ultimo Respiro, con Richard Gere protagonista. Di questi quattro dischi la celeberrima e mai troppo ringraziata etichetta discografica Rhino ha ripubblicato tutti i dischi rimasterizzati, con l’aggiunta di numerose chicche, anche live. John Doe ha affiancato alla carriera musicale anche una da attore, con ruoli anche in film famosi (Il Duro Del Road House, L'Ultima Volta Che Mi Sono Suicidato, Boogie Nights - L'Altra Hollywood tra gli altri) e ha partecipato a due serie TV molto famose qualche anno fa come Roswell e One Tree Hill. Exene Cervenka invece ha pubblicato diversi libri di poesia. Fino al 1985 i due erano anche sposati (poi la Cervenka sposerà Viggo Mortensen, da cui si separerà a sua volta), e non mi sembra un caso che dopo la loro separazione quel mix speciale e imprevedibile di punk e poesia di cui erano capaci sia diminuito. Date un ascolto ai loro lavori, tra l’altro in pieno stile punk durano pochissimo (Los Angeles in versione originale 27 minuti).
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mucillo · 2 years
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Subcomandante Marcos
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Marcos è gay a San Francisco,
nero in Sudafrica,
asiatico in Europa,
chicano a San Isidro,
anarchico in Spagna,
palestinese in Israele,
indigeno nelle strade di San Cristóbal,
ragazzino di una gang a Neza,
rocker a Cu,
ebreo nella Germania nazista,
ombudsman nella Sedena,
femminista nei partiti politici,
comunista nel dopo Guerra fredda,
detenuto a Cintalapa,
pacifista in Bosnia,
mapuche nelle Ande,
maestro nella Cnte,
artista senza galleria o cartelle,
casalinga un sabato sera in qualsiasi quartiere di qualsiasi città di qualsiasi Messico,
guerrigliero nel Messico della fine del XX secolo,
scioperante nella Ctm,
reporter di note di riempimento nelle pagine interne,
donna sola nella metro alle 10 di sera,
pensionato annoiato nello Zócalo,
contadino senza terra,
editore marginale,
operaio disoccupato,
medico senza impiego,
studente anticonformista,
dissidente nel neoliberismo,
scrittore senza libri né lettori e,
certamente,
zapatista nel sud-est messicano.
Marcos è tutte le minoranze rifiutate e oppresse,
resistendo,
esplodendo,
dicendo “¡Ya basta!” – Ora Basta!
Tutte le minoranze nel momento di parlare e maggioranze nel momento di tacere e sopportare.
Tutti i rifiutati cercando una parola, la loro parola, ciò che restituisca la maggioranza agli eterni frammenti, noi.
Tutto ciò che dà fastidio al potere e alle buone coscienze, questo è Marcos.
E, per questo, tutti noi che lottiamo per un mondo diverso,
per la libertà e l’emancipazione dell’umanità,
tutti noi siamo Marcos.
Io si, lo sono.
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white-queen-lacus · 7 months
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I'm on my way to sharing the epilogue of my YuuMori ff on EFP, yet I can't help but share this Adlock scene because I'm very satisfied with the result! ❤️ I'll put it under spoilers, mostly because it's quite long!
Nel percorrere il salone, Sherlock vide la combriccola impegnata a seguire le spiegazioni di Herder nel mostrare le sue invenzioni. Qualcuno mancava all’appello, ma chi gli interessava non era presente. Nel notare l’assenza del cappotto bianco, soffrì al pensiero di dover lasciare il tepore per affrontare il gelo, ma indossò ugualmente il suo soprabito nero, per poi uscire da una porta laterale. Nel varcare la soglia, si voltò non appena vide Bond, schiena appoggiata al muro e mani in tasca, intenta a osservare il gioco di luci che attraversava il cortile in lontananza. Nell’accorgersi di lui, sgranò gli occhi azzurri. “Sherly?!” esclamò, raddrizzandosi.
“Hai intenzione di rimanere qui a congelare?” chiese, stringendosi nel cappotto.
Bond lo guardò perplessa, poi sorrise con aria maliziosa. “Devo ricordarti la volta che ti sei spogliato per darmi i tuoi vestiti rimanendo in mutande o quella in cui ti sei tuffato nel Tamigi con Will?”
Sherlock non sapeva se essere impressionato o sentirsi a disagio, quindi si appoggiò con la schiena al muro accanto allo stipite opposto della porta. Il fiato gli uscì in uno sbuffo visibile e si limitò a osservare a sua volta i giochi di luce. Pochi istanti e capì cosa ci trovasse. Non aveva mai visto delle luci correre insieme, poi a scatti, poi inseguirsi in percorsi lunghi e tortuosi. Era magnetico. “Herder ne sa una più del diavolo, eh?”
Bond inclinò appena la testa. Sorprenderla nei modi più disparati era da lui, ma raramente l’aveva visto temporeggiare per qualcosa. “Già…” disse tuttavia, tornando a guardare le luci. “Dubito che ci sia qualcuno di più geniale di lui.” aggiunse, con l’intento di punzecchiarlo facendo leva sulla sua proverbiale megalomania. 
Sherlock, invece, non vi dette corda, alzando gli occhi al cielo. Aveva la stessa postura e la stessa espressione di quando, presentandosi a lui in abiti femminili al posto di Moneypenny, durante la missione al Kensington, l’aveva scorto appoggiato al muro, in attesa. Soprabito invernale e sigaretta mancante a parte, ma l’odore del tabacco era sempre lì. Bond gli rivolse uno sguardo nostalgico. Gli aveva detto, in quell’occasione, che la magia di Cenerentola sarebbe durata soltanto per quella notte e così era stato. Dopo aver risolto il caso, Sherlock era andato via e lei aveva fatto ritorno a casa sorbendosi le frecciatine di un redento Moran e i complimenti del maestro Jack. Dopodiché, aveva riposto l’abito azzurro e la parrucca che riproduceva fedelmente i suoi lunghi capelli biondi nell’armadio. Se la parrucca le era tornata utile per ingannare il visconte Simmons, l’abito era rimasto lì, intoccato. 
“Sherly… è tutto a posto?” chiese, con un tono ora sinceramente preoccupato. “C’è qualcosa che devi dirmi, vero? Che ti ha detto tuo fratello?”
Sherlock realizzò di non aver con sé le sigarette. Sempre un passo davanti. Non era mai facile, quando si trattava di Bond. Di Irene. Ogni volta che pensava di raggiungerla, lei sfuggiva. Era stato più semplice, durante la mascherata. Ma quando le maschere cadevano, lui era soltanto un uomo che non aveva idea di come gestire quel sentimento che era nato come semplice incomprensione, poi ammirazione, poi… non sapeva più nemmeno lui stesso come definirlo in un modo che significasse, per lui, dover ammettere qualcosa che aveva sempre rifuggito. Sapeva anche che rivedere quella che John aveva definito la Donna era qualcosa che non avrebbe mai ritenuto possibile e che non era in grado di capire perché ogni qualvolta si avvicinassero, lei finisse con l’allontanarsi. Proprio come le luci del percorso. Correvano insieme, si bloccavano, si inseguivano. Eppure, in un angolo remoto della sua mente, non riusciva a non pensare a quanto fosse orgoglioso del fatto che, in quei tre anni, fosse diventata la punta di diamante del MI6 al punto tale da suscitare la curiosità della stessa Sua Maestà. Più in basso però, nel suo cuore, avvertiva qualcosa di profondamente diverso e sconvolgente. 
“Sherly, dannazione! Ti sei incantato o cosa?”
Battendo le palpebre, si decise a prendere un enorme respiro, poi voltò appena il viso verso Bond. Non aveva idea di che espressione avesse, ma ne vide le guance farsi rosse.
“Sei felice?” domandò, al posto di rispondere. 
“Che… domanda è?” chiese di rimando, incerta. 
“La vita che hai ora… ti rende felice?” 
Il sopracciglio sinistro tremolò e Sherlock affilò lo sguardo. “Beh… non posso dire che non lo sia… insomma, guarda… sono James Bond. L’agente con licenza di uccidere.”
Lui annuì, ripensando alle sue lacrime, la notte in cui si erano congedati. Se non avesse scommesso sul Lord del Crimine, Irene sarebbe morta per mano di Mycroft. E facendolo, Irene era morta ugualmente, dando vita a James Bond. Si chiese se quella fosse davvero la sola strada percorribile, se alla fine, Irene Adler non poteva esistere più. La donna che mai avrebbe potuto dimenticare. La sola che aveva totale controllo sulla sua razionalità tanto da spingerlo persino a mandare in fumo il suo stesso appartamento e a mostrarsi proprio a lei per prima, dopo esser tornato. Non ultimo, quel tarlo che gli arrovellava il cervello al pensiero di lei stretta al suo braccio, della sua espressione inintelligibile… della voglia totalmente irrazionale di stringerla a sé e di prenderne le labbra carnose in un bacio. E poi, quel gesto che aveva fatto quando, prima di scappare dalla residenza Simmons, aveva posato la mano sul ventre fasullo con aria pensierosa… e, durante la cena, il modo in cui i suoi occhi si erano spalancati per un istante mentre Moneypenny annunciava il lieto evento, per poi addolcirsi.
Bond sospirò, notando che Sherlock era completamente chiuso in chissà quali pensieri. A quanto pareva, era di malumore e non aveva intenzione di aprirsi. D’altronde, il fatto che avesse più volte invocato di tornare in America le sembrava già abbastanza penoso. Aveva persino pensato di indossare un abito da donna, quella sera… blu, perché il blu le donava, come lui le aveva detto una volta. Ma negli ultimi tempi, Sherlock sembrava aver deciso di metter da parte qualunque sentimento provasse per lei in favore della risoluzione dei casi che si erano presentati nuovamente alla porta del 221B. Eppure, in quel momento le aveva chiesto se fosse felice. La verità era che era tornata ad esserlo, dopo che lui aveva fatto ritorno. La sola idea le era bastata persino ad esser pronta a mandare al diavolo l’identità che aveva assunto pur di trascorrere del tempo insieme. E non era abbastanza. Distolse lo sguardo, rincantucciandosi nel cappotto. “Io rientro. Effettivamente, c’è troppo freddo.” disse, facendo per rincasare. 
“Irene. Irene Adler.”
Nel sentire il suo nome pronunciato con tono serio e fermo, si bloccò.
“James, Sherlock.” lo corresse, tagliente.
“Per me sei sempre Irene, lo sai.”
Gli occhi azzurri di Bond si fecero lucidi e il suo cuore mancò un battito. “E questo dovrebbe bastarmi, ora?”
“Sei troppo intelligente per chiedermi qualcosa di cui sai già la risposta.”
Bond sbottò, voltandosi di scatto e afferrando Sherlock per la collottola. “Ma voglio sentirlo ugualmente. Da te. Che tu mi dica… una volta per tutte… che cosa provi davvero… Sherlock…” disse e nel mentre, la sua risoluzione si fece sempre più debole, così come la sua presa, nel perdersi negli occhi blu notte dell’uomo che la guardavano come mai. Sherlock tolse le mani dalla tasca, sollevandole fino a posarle sulle sue. Per fermarla. Perché non prendesse freddo. Perché anche soltanto il poterla toccare era la prova che entrambi erano vivi.
“Sei tra gli agenti del MI6 che potranno spostarsi in missione all’estero.” disse e Bond lo guardò con gli occhi sbarrati, incredula. “Cosa?!”
Sherlock strinse la presa. “Se le circostanze lo dovessero richiedere… vorresti farmi da partner?”
“Eh?”
“Sì, insomma… in coppia… come coppia… cioè… aaaaaaah! Maledizione!!” incespicò nelle sue stesse parole, imbarazzato.
“Mi stai chiedendo di… aspetta… non capisco… perché non riesci semplicemente a dire le cose come stanno?!” protestò Bond che, diversamente da lui, capiva fin troppo bene, dal suo modo di fare, che intendeva altro ma, ogni volta, era capace di farla diventare matta. 
“Perché non è facile, Irene! Non è facile…” disse, infine, tornando a guardarla. Nella loro vicinanza, nonostante i capelli corti e l’assenza di trucco, Irene era lì e lo guardava a sua volta, bella, indomita e brutalmente capace di farlo capitolare su una graticola. 
“Quando mai qualcosa per te è stata facile? Tu ami i misteri… le cose complicate…”
Sherlock sospirò, vinto. Persino risolvere il mistero del Lord del Crimine si era infine rivelato meno difficile che capire il cuore e le azioni di quella donna. “E tu sei il mistero più complicato di tutti…” 
Irene sgranò gli occhi, col cuore che aveva preso a batterle forte. Ciononostante, si morse le labbra per non dargliela vinta. “Dillo ancora…” sussurrò, con voce tremante.
Nel sentirla, riconobbe in quel tono lo stesso con cui gli aveva detto addio una volta. Si era voltato altrove, perché non vedesse che in quell’istante, anche lui era commosso. E le aveva detto che si sarebbero rincontrati, se lei fosse stata viva. Lo era. Lo sentiva dai battiti che palpitavano con più forza nei polsi di Irene. E da quel viso che aveva contemplato in foto, poi ogni qualvolta fossero insieme. “Anche se pensi che non sia così… io ti vedo, Irene. E voglio te al mio fianco.” sussurrò, addolcendo la presa intorno alle sue mani, per poi voltare la situazione in suo controllo, provocandole un sobbalzo a quel gesto inaspettato, portandola con le spalle al muro e, come le luci che tornavano a giocare insieme, abbandonarsi a un bacio a lungo agognato da entrambi.
Nessuno di loro due, tuttavia, aveva notato che in alto su quella porta, come sulle altre, pendeva leggermente del vischio, mentre la mezzanotte scoccava, annunciando a tutti il Natale.
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seoul-italybts · 1 year
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[✎ ITA] Weverse Magazine : Articolo - V, il Visualista | 10.09.23⠸
🌟 Weverse Magazine 🗞
V, il Visualista
__ Tra le ispirazioni del membro dei BTS ci sono il jazz, Ante Badzim, Colin Firth, le pellicole in bianco e nero e molto altro __
__ di SONG HOORYEONG | 10. 09. 2023
Twitter  |  Orig. KOR 
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Nel video musicale di “Rainy Days” - uno dei singoli rilasciati nelle settimane precedenti all'uscita del suo primo album solista, Layover, V intinge una baguette nella vernice bianca e la usa per dipingere su un pannello di vetro. L'immagine che disegna potrebbe essere una qualche sorta di alieno o anche un autoritratto, ma, in ogni caso, l'intento è quello di immortalare emozioni ed umori passeggeri come solo V potrebbe fare. La sua tavolozza creativa gli permette, infatti, di esprimere frammenti della sua immaginazione attraverso foto, dipinti, il parlato, la recitazione e la musica. Inoltre, V può trarre ispirazione da ciò che vede, ascolta, sperimenta ed apprezza.
In questo articolo, abbiamo cercato di seguire lo sguardo attento di questo talentuoso visualista—maestro nel trasformare i sensi in immagini concrete.
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Jazz
Non è un mistero che V abbia un debole per il jazz. Infatti, come ha spiegato in un'intervista con Weverse Magazine: “Quando hai una passione per qualcosa da lungo tempo, quel sentimento non fa che intensificarsi, e quando c'è qualcosa che mi piace, non posso non provare a farci qualcosa. Crescendo, ho sempre ascoltato molta musica jazz, che mi piace molto, ed è lo stile musicale che vorrei fare ora.” Il suo amore per il jazz è talmente profondo, da arrivare a definire la scena di High Society in cui Bing Crosby e Louis Armstrong cantano “Now You Has Jazz” una delle sue preferite in assoluto, quando ne ha condiviso un link. Inoltre, ha anche tessuto le lodi del genere su Weverse, dicendo che è “una vera e propria benedizione il potersi lasciar commuovere dal jazz”. Ha anche consigliato il film drammatico Born to Be Blue, visto il suo amore per Chet Baker, e ha postato un video Instagram in cui suonava in playback la tromba su “Autumn Leaves” - strumento che ha imparato a suonare durante delle video-lezioni seguite nella seconda stagione di In the SOOP. In un'altra intervista con Weverse, V ha parlato di tutta l'ispirazione che riesce a trarre dal jazz, spiegando che il jazz classico, come quello di Louis Armstrong, “mi permette di crearmi immagini mentali. Ad esempio, può capitare che io stia ascoltando della musica, mentre cammino per strada, di notte, e certe canzoni mi permettono di immaginare cose e quasi visualizzarle di fronte a me.”
Dato che V vorrebbe fare musica che “crei immagini sinestetiche dal senso di mancanza che si prova in assenza di qualcuno”, non sorprende che, per lui, la musica sia un medium attraverso il quale esprimere immagini in suono. Il jazz, specialmente quello del passato, non è servito solo ad infondergli una sensibilità unica, fin dalla più tenera età, ma anche a corroborare il suo immaginario. In un intervista con W Korea, V ha svelato che è proprio per questo motivo che il suo nuovo album, Layover, ha sonorità jazz e, per lo stesso motivo, ha anche cantato classici del genere, come “It’s Beginning to Look a Lot Like Christmas” e “Cheek to Cheek” - nella video-performance “Le Jazz de V”, rilasciato in occasione della FESTA di quest'anno. V non si limita ad esprimere il jazz attraverso la musica, ma anche nel modo in cui sa trasporre il genere ed il suo immaginario nel mondo d'oggi.
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Vante
V ha preso il nome del fotografo australiano Ante Badzim e vi ha aggiunto il suo nome d'arte per crearsi il soprannome Vante, che usa quando posta foto scattate personalmente o per discutere di quelle di fotografi per cui prova ammirazione. Dopo che V ha consigliato alcuni lavori del fotografo tedesco Hannes Becker e del canadese Callum Snape, nel 2019, entrambi i fotografi hanno risposto postando degli scatti dedicati a V, accompagnati dall'hashtag #photoforvante.“Sento una certa affinità con gli artisti stranieri”, ha confidato V a Vogue Korea. “Credo la solidarietà sia importante. Apprezzare il loro lavoro e trarne ispirazione credo mi aiuti anche ad imparare qualcosa di nuovo.” Ed è vero, il membro dei BTS non tiene particolarmente in considerazione parametri come la nazionalità, il genere o il livello di fama, quando si tratta d'arte, comunicando invece con artisti di tutto il mondo, dato che ne ha una visione e comprensione tutta personale. In una occasione, quando era in America per uno dei tour mondiali dei BTS, V si è imbattuto in una mostra d'arte a Dallas e ha acquistato un'opera, poi ha preso la mano dell'artista - autore di questo lavoro - tra le sue, e gli ha detto,“Le auguro che la sua giornata sia luminosa”. Vante è nato come alter ego usato per parlare del suo hobby per la fotografia, ma, man mano che continuava ad usarlo per parlare dei suoi artisti preferiti e dei loro lavori, questo soprannome è diventato molto di più e ora V lo usa per discutere qualsiasi forma d'arte. Possiamo farci un'idea del suo personale stile pittorico, se prendiamo ad esempio la giacca che ha decorato di suo pugno, alcuni episodi di In the SOOP, di Run BTS o anche il suo profilo Instagram.
V ha sempre condiviso talmente tanto di ciò che gli piace con le/gli ARMY, attraverso quest'altra personalità, Vante, che non è difficile immaginare che tipo di opere potremmo trovare sotto l'etichetta “by Vante”. Tutto questo spiegherebbe anche come mai così tante persone hanno attribuito il dipinto creato usando una baguette, nel video musicale di “Rainy Days” - rilasciato l'11 agosto - a Vante. Proprio come è avvenuto per le origini del nome Vante, è facile intuire ciò che sta a cuore a V, se osserviamo ogni sua mossa - talmente è aperto alle influenze che trae dalle sue passioni e dal dialogo con altri artisti.
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보라해, I Purple You, 紫
In “Blue & Grey”, una canzone di BE scritta da V, l'artista esprime i suoi sentimenti attraverso metafore legate ai colori: “Il significato di queste lacrime, riflesse nello specchio / È il colore che nascondo sotto il mio sorriso, blu e grigio.” In un'intervista con Weverse, V ha spiegato che il testo è anche espressione di ciò che provava quando ha scritto la canzone: “Quando mi fisso su pensieri simili, tutto mi sembra grigio ed io sono blu [*being blue = triste].” Nella canzone “4 O’CLOCK”, cui ha lavorato con RM, V descrive il passare del tempo usando vari colori, come quando canta “Tutto il mondo è blu al chiaro di luna” o quando descrive un canto udito in lontananza come un richiamo per il “rosso mattino”. Allo stesso modo, il testo di “Blue”, traccia del suo nuovo album, prende in prestito vari colori —"Verde, giallo, rosso e blu”—per esprimere i sentimenti di chi ascolta. E questo suo particolarissimo modo di esprimere emozioni attraverso i colori – quasi fosse un artista con una tavolozza di emozioni – non è esclusivo della sua musica, infatti lo ritroviamo anche nel suo modo di parlare. È stato V ad inventare la parola borahae (“I purple you”), che è ormai inesorabilmente legata ai BTS. Nel 2016, quando i BTS stavano tenendo il loro MUSTER – un grande evento studiato per incontrare le/i fan – V ha notato che le/gli ARMY nel pubblico avevano una pellicola viola attorno alle loro ARMY Bomb. Commosso a questa vista, V ha pensato all'espressione borahae perché, come ha spiegato, il viola è l'ultimo colore dell'arcobaleno e quindi rappresenta anche un legame solido e costante, basato sulla fiducia reciproca, che resiste fino alla fine. Questa parola, dunque, è diventata l'ennesimo simbolo di affetto tra le/gli ARMY e i BTS, e V ha poi ampliato la gamma di lingue in cui questo suo neologismo coreano poteva essere espresso, aggiungendo termini come “I purple you” e “紫” [*murasaki = 'viola' in giapponese], di modo che questo amore viola potesse essere percepito in diverse parti del mondo. Non solo! È diventato un simbolo talmente d'impatto, che l'intera Seoul si è tinta di viola in occasione del 10° anniversario del gruppo. Ma ormai borahae trascende il suo scopo originario – esprimere l'amore reciproco che c'è tra le/gli ARMY e i BTS – ed è entrata a far parte della coscienza pubblica come un'espressione usata per descrivere il legame che si ha con un'altra persona. È stato V a dare origine a boraehae, e l'ha fatto grazie alla sua speciale percezione del mondo tramite colori e parole.
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@thv
A soli 43 minuti dal lancio del suo profilo Instagram, V aveva già raccolto 1 milione di iscritti, e 10 milioni dopo 5 ore e 52 minuti, stabilendo un nuovo record mondiale. Ad oggi (5 settembre) V può vantare oltre 61 milioni di follower, il numero più alto tra le celebrità coreane. Tutto sommato, quindi, possiamo dire che V è uno degli influencer più noti al mondo. Secondo Lefty, impresa che si occupa di marketing, lavorando con e analizzando l'attività degli influencer, il post in cui V ha taggato il brand di lusso CELINE aveva un EMV, o earned media value [* il valore di guadagno stimato per un post o interazione social di successo] di $12 milioni, il più alto tra tutti i post creati durante la Fashion Week. Il suo profilo Instagram ci dà un assaggio di com'è la vita di una celebrità iconica come lui, selezionato, infatti, come ambassador di CELINE e, in seguito, anche Cartier, nonché solo il secondo cantante uomo – dopo Elton John - ad esser mai apparso individualmente sulla copertina della rivista di moda britannica Pop. Ma V usa il suo profilo anche per condividere regolarmente aggiornamenti sulla sua vita quotidiana con il suo sconvolgente numero di follower.
Nel suo feed possiamo trovare spaccati di vita come il post riguardo il ciondolo porta chiavi di Molang, appuntato alla tasca dei pantaloni, la borsa di plastica piena zeppa di snack che V regge tra i denti mentre Jung Kook è in posa con la mano sulla spalla di V o quello insieme al suo cagnolino, Yeontan, mentre l'artista esprime un desiderio di fronte ad una tavola rituale. Inoltre, V considera Instagram come un altro mezzo per comunicare con le/gli ARMY, che lui stesso descrive come suoi “carissimi amici”. Una volta, ha postato una storia in cui mostrava una sua caricatura disegnata da un artista di strada a Montmartre, Parigi, e in seguito ha regalato il disegno ad una fan, in aeroporto. “Ho deciso di postare solo ciò che mi piace”, ha detto in una precedente intervista con Weverse. “Su quel profilo, posso mostrare il mio estro e stile personale. E non credo di dovermi preoccupare di ciò che può pensare la gente.” Proprio come ha detto, il suo Instagram è una compilation di alcuni dei suoi momenti di vita preferiti—dove i tanti mondi di questa multi-sfaccettata star di fama mondiale e quello dello spensierato ventenne entrano in contatto, tutto quanto ben confezionato a nome @thv. 
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Attore
V si reinventa in entrambi i video musicali rilasciati prima dell'uscita del suo nuovo album solista. Nella clip di “Love Me Again”, è in piedi, da solo, in quello che sembra un po' un assaggio di una performance live, le emozioni ridotte al minimo ed espresse unicamente attraverso lo sguardo ed un lieve tremito. Il video di “Rainy Days” è più rilassato e stazionario, con un'interpretazione del tutto naturale da parte di V.
Poi abbiamo il teaser di “Blue”, in cui crea un po' di tensione tra le rapide sequenze in cui cammina e poi guida, apparentemente ansioso di trovare qualcuno. In alcuni video passati, come il “The Most Beautiful Moment in Life on stage: prologue”, V doveva interpretare un personaggio con un'aura ed emozioni complesse, difficili a rendersi, e farlo nonostante non avesse particolare esperienza nella recitazione. Nel video musicale di “Spring Day”, è il primo ad apparire sulla scena e ha il compito di trasmettere, attraverso un primo piano, la profondità emotiva di questo brano, sfruttando unicamente l'espressività del suo sguardo. “In quel periodo, il mio modello era Colin Firth”, ha detto V nel libro BEYOND THE STORY: 10-YEAR RECORD OF BTS riguardo l'era The Most Beautiful Moment in Life. “Mi piaceva un sacco il suo stile, la sua aura, e anche io volevo trasmettere quel tipo di vibe.”
V ha sempre trovato ispirazione nel jazz, nella fotografia e nell'arte, ma prende spunto anche dalle performance cinematografiche di vari attori per capire come recitare al meglio nei video musicali e sul palco. In un'altra intervista con Weverse Magazine, ha detto di aver guardato tanti film adolescenziali e musical, in previsione di “Butter”, e ha poi cercato di riflettere la stessa atmosfera vista nel film Cry-Baby. Inoltre, ha anche improvvisato la scena all'inizio della performance di gruppo alla 64a edizione dei Grammy Awards, dove lo vediamo sussurrare qualcosa all'orecchio di Olivia Rodrigo. Un attore, quindi, sì, ma V è anche regista di se stesso per come trae ispirazione da altri interpreti nonché da una gran varietà di fonti per poter mettere in scena personaggi sempre nuovi.
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Vintage
V adora tutto ciò che è analogico. Ha postato molte foto a pellicola, sui social media, spiegando che questo suo amore per gli scatti vintage è da attribuirsi all'atmosfera ed ai sentimenti unici che i colori di questo tipo di scatti possono catturare. V ha anche attraversato una fase in cui abbinava baschi, coppole, giacche doppiopetto, tracolle marroni e altri articoli decisamente vintage ai suoi abiti quotidiani. Il suo amore per il classico ed il vintage è ancor più evidente, se prendiamo in considerazione i progetti per cui V ha curato l'aspetto visuale. In un video intitolato “Me, Myself and V, 'Veautiful Days'”, parte del progetto BTS’s Special 8 Photo-Folio, V ha spiegato che, per il suo servizio fotografico, la scelta è ricaduta su uno stile classico perché gli piace l'atmosfera che trasuda da tutto ciò che è passato, come i film in bianco e nero, e ha aggiunto che è convinto che “tutto si rifà ai classici”. Inoltre, nei retroscena di questo progetto, ha spiegato che il suo obiettivo era mettere in risalto l'atmosfera vintage, e che quindi ha voluto usare esclusivamente la luce naturale perché il tutto sembrasse un vecchio film anni '80.
La sua visione artistica è evidente anche nei video musicali rilasciati, finora [*l'articolo risale a prima dell'uscita dell'album, n.d.t.], insieme a Layover: il teaser di “Blue” sembra un po' un vecchio film in bianco e nero, “Rainy Days”, una pellicola sgranata in stile vintage, “Love Me Again” richiama lo stile rètro attraverso gli effetti da vecchio schermo CRT. Grazie a questi video, V può esprimere appieno il senso di mancanza e solitudine—emozioni, queste, che sono alla base della sua musica.
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Visualista
“Dare vita concreta ad un progetto o concept artistico fino ad allora solo immaginato è, senza dubbio, già elettrizzante di per sé , nonché una grandissima soddisfazione – sia che si tratti di video musicali o servizi fotografici.” ha detto V a W Korea, spiegando perché ha preparato un video musicale per ognuna delle canzoni di Layover, e perché sono usciti ben 4 round di foto concept per promuovere l'album. Nel 2021, quando - in occasione dell'intervista “Full Story”, riguardo i retroscena della produzione dell'album BE, dei BTS, gli è stato chiesto quale fosse la direzione della sua musica, V ha risposto, “Voglio esprimere con autenticità ciò che provo realmente, ciò che faccio nella mia vita e come la sto vivendo”. Recentemente, durante una diretta Weverse, V ha parlato molto candidamente di come sono state le riprese per il suo nuovo album, dicendo “Credo mi rappresenti al meglio... che dica 'Sono Kim Taehyung e questo è ciò che mi piace'.” Le riprese sono state piuttosto estemporanee, quindi V non era neppure truccato—molto semplicemente, la direttrice di ADOR, nonché produttrice generale di Layover, Min Hee Jin, ha chiesto, “V, domani hai un po' di tempo? … Usciamo un po'”. Essenzialmente, Layover è un catalogo di tutte le scelte estetiche per cui V ha sempre optato. Usando le parole della produttrice Min, “L'attenzione non vuol essere su quanto sia incredibile V, ma sulla sua semplicità”.
In fin dei conti, V è sia un musicista che un visualista che sa esprimere la propria musica anche attraverso ciò che mostra visivamente al pubblico. In passato, aveva già cercato di esprimere questo stesso sentimento in un'intervista con Weverse Magazine, dicendo: “Spero le/gli ARMY riescano ad immaginare qualcosa, quando ascoltano la mia musica, anche se non ci sono immagini specifiche cui far riferimento. Un po' come quando, ascoltando la colonna sonora di un film, ci tornano in mente scene della pellicola.” Layover, dunque, è una rappresentazione visiva del mondo di V e raccoglie tutti i sogni e desideri mai provati dall'artista nel sperimentare con ciò che ha a cuore ed è di suo gusto—nello stesso modo in cui l'immagine tratteggiata da V in “Rainy Days” ci restituisce una sua raffigurazione perfetta.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
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È stata una sfida alla cancel culture e una vittoria contro l’ossessione della correttezza politica di questo nostro tempo.
È stato soprattutto un trionfo con standing ovation "Un ballo in maschera" che Riccardo Muti ha diretto con la Chicago Symphony Orchestra (CSO) giovedì, in forma di concerto. Un evento, anche perché eseguito con la frase originale del primo atto del libretto, dura verso i neri. E cantare
"s’appella Ulrica dell’immondo sangue de’ negri”
a Chicago, dove i conflitti razziali sono un nervo scoperto, è stato un gesto forte.
«Ho voluto lasciarla perché cambiare il testo non cambia la Storia, mentre conoscerla nella sua crudeltà è importante per le nuove generazioni», spiega Muti.
«L’ho fatto perché Verdi non è un razzista e quella frase disumana, in bocca al personaggio del giudice, è per denigrare lui, non la maga “nera” a cui è rivolta, che viene difesa dagli altri nella stessa scena. Verdi era una persona di grande moralità, oltre che un grande musicista, voleva attaccare la legalità cieca, non i neri. Quando l’ho spiegato, ho chiesto al tenore Lunga Eric Hallam se si sentisse disturbato a cantare la frase. Lui, sudafricano, nero, mi ha detto: “Maestro, no problem”».
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di Anna Bandettini | 25 giugno 2022 riccardomuti.com
Foto Napolifanpage
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iomoodyiodorian · 13 days
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Ieri quasi di getto ho scritto questo racconto di cui vi chiedo cosa ne pensiate.
Il titolo è "la mia fine"
Credo che ad ognuno di noi sia sembrato se non una, forse più volte nella vita di sentirsi come dire, morti.
Di non avere più alcun desiderio ne facoltà ne tantomeno bisogno di vivere.
Quella che sto cercando di raccontarvi non è un’esperienza di premorte.
Non ci sono ne luci bianche ne un grande vortice nero che ti tenta di attirare ed assorbire.
Non ci sono voci angeliche ne demoniache che ti chiamano ed invitano ad unirti a loro.
O forse si, qualcosa di questo in qualche modo forse c è davvero.
Una parte di me si era persa, si era staccata.
Non so dire in che percentuale ma so esattamente il momento in cui è successo.
Durante quell’ultimo abbraccio quella sera mite e senza pioggia una parte di me se ne stava andando.
Insieme a desideri, certezze, sogni ed emozioni.
Il grande buco nero, il passero rosso, la carezza di Han Solo già trafitto a Kylo Ren, Eloisa che vede i fratelli compiere quell’atto disumano, Lew Asbhy che muore davanti a Moody un secondo prima di ritrovare l’amore della sua vita, la maschera funeraria di Dante, la spada avvelenata con la quale era stato ferito mortalmente Amleto.
Qualcosa di tutto questo mi stava iniziando a chiamare.
E mentre mi chiamava una parte della mia anima  si staccava dal mio corpo.
Mentre le lacrime di lei scendevano e mi diceva basta ed io li con la sigaretta in mano senza poter fare altro qualcosa da dentro di me stava fuggendo.
Non sapevo dove stesse andando ne tantomeno perché.
Sapevo solo che stava succedendo.
La sensazione era tangibile, reale, spaventosa, ma quello era solo l’inizio della fine.
O la fine dell’inizio.
E poi è arrivata.
La fine.
Ci sono tanti modi con cui possa arrivare la fine.
Può arrivare con il complesso di edipo ed il dio lucertolino che la intona.
Che è poi la stessa riportata su un terreno bruciato dal napalm e da una frase che parla di un castigo esemplare.
Poco prima che il tutto venisse avvolto da un immenso cuore di tenebra.
Può arrivare con una dedica al proprio mentore sussurrandogli semplicemente “goodnight andy, goodbye”
Con una frase che ancora non ho tatuato ma che presto farò:
Sempre loro.
Sempre Moody ed Asbhy.
“Mi mancherai molto Moody”.
“Tu mi manchi già”.
O con la voce femminile più sexy che abbia mai sentito ed una banalissima quanto inutile caduta dalla bicicletta.
O per le complicazioni da eccesso di alcool.
O con lui accerchiato ed accerchiatore che prima uccide il maestro e poi viene ucciso dall’allievo.
O con la strada impazzita ed il cielo crollato.
Su di una croce capovolta dopo aver detto tre volte due sole lettere.
Oppure lanciandosi da una scogliera.
O mangiando bacche velenose per non morir di fame.
Oppure già morto a R’lyeh nella sua attesa sognante.
La mia è arrivata tramite una voce.
Quella voce che odio ed amo, che venero e non sopporto, che ascolterei per ore oppure taccerei dicendo solo “andrà tutto bene”.
Quella voce che richiama il secondo album del gruppo più famoso ma non più bravo del brit pop e che al tempo stesso mi sfrantuma le palle.
Non era la voce di una donna.
Non era la voce di un uomo.
Ne di un bambino od una bambina.
Era la voce di un’anima.
Quell’anima era già andata via da tempo dal suo corpo ma a nessuno neanche a lei stessa era dato sapere dove fosse andata.
Quell’anima non era solo ferita.
Era lacerata e sanguinante.
E mi stava chiamando.
Dicendo soltanto poche parole:
“non ce la faccio più voglio morire”
In quel preciso istante mentre il mio corpo combatteva contro il più grande dolore che abbia mai dovuto sopportare è arrivata la mia fine.
Quel che rimaneva della mia anima, anch’essa lacerata si è staccato definitivamente dal mio corpo.
Il mio corpo è rimasto vivo nel combattere il dolore ed alla fine purtroppo e per fortuna è riuscito a sconfiggerlo.
Ed è così che è arrivata la mia fine.
Mentre quell’anima lacerata piangeva e mi chiamava disperatamente ed al tempo stesso mi mandava via.
In quel momento è apparso tutto così chiaro.
Non avevo paura ad addormentarmi perché non sapevo come mi sarei svegliato.
Non volevo più svegliarmi per non dover più affrontare alcuna forma di dolore.
In quel momento, all’apice del dolore, le nostre anime si sono toccate per la prima volta e legate per qualcosa a cui per un tempo immemore non avremmo ne saputo ne voluto dare alcun nome.
E la notte si è trasformata in giorno.
Ed il buio è diventato luce.
I quadri sono diventati gallerie d’arte.
Le foto sono diventate film.
L’inverno è diventato estate.
Le montagne sono scese al livello del mare.
Il dolore è diventato comune.
E la paura, la paura è diventata terrore.
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nosferatummarzia-v · 1 month
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Biografia
"La mercenaria Katana"
Nascita di Katana
Tatsu Yamashiro era una semplice ragazza della media borghesia giapponese, abile nelle arti marziali (passione incoraggiata dai genitori).
La sua vita cambiò quando conobbe i due fratelli Maseo e Takeo Yamashiro, entrambi innamorati di lei; anche se attratta da entrambi, Tatsu scelse Maseo e lo sposò: per vendetta, Takeo si rifiutò di partecipare al matrimonio e si unì alla Yakuza (venendo rinnegato dal fratello, quando lo scoprì); in seguito alla morte dei genitori, Tatsu si riprese dal lutto e iniziò una nuova vita con Maseo dal quale ebbe due gemelle: Yuri e Reiko. Intanto, Takeo scalò i ranghi della Yakuza e sviluppò un gusto esotico per le armi bianche; fu in quell'occasione, che gli vennero presentate una coppia di spade dal Generale Karnz (in seguito, servo di Baron Bedlam): soprattutto una venne gradita (per le sue proprietà mistiche).
Dopo essersi allenato per diversi giorni, Takeo si presentò alla residenza del fratello e lo sfidò, chiedendo Tatsu come premio. Nel corso del combattimento, scoppiò un incendio e, mentre era distratto dalle figlie, Maseo venne ucciso con la spada che diventerà nota come "Soultaker". Tatsu vide morire suo marito e affrontò il cognato, sconfiggendolo; tentando di salvare le due figlie, sentì provenire dalla spada la voce del marito che le disse che erano già morte.
Devastata, Tatsu fuggì e si allenò come samurai presso il maestro Tadashi. Dopo molto tempo, partì per l'America per combattere il crimine: assunse il nome in codice di Katana, in onore della spada che brandiva (e in cui era racchiusa l'anima del marito).
Outsiders
Lo stesso argomento in dettaglio: Outsiders (DC Comics).
Tatsu si recò a Markovia, un immaginario stato baltico, dove rintracciò Karnz e lo uccise, finendo per coinvolgere anche Fulmine Nero (che era insieme a Batman); dopo aver chiarito il malinteso e liberato Fulmine Nero, incontrò una giovane ragazza di nome Halo: insieme, si allearono per salvare Black Lightning, Batman (catturato a causa di un errore di Halo) e Lucius Fox dal loro rapitore, Baron Bedlam.
Batman si era recato a Markovia per salvare Lucius Fox e, dopo aver cercato inutilmente l'aiuto della Justice League, si dimise dall'organizzazione; invece, ispirato dal lavoro di squadra che vide tra Fulmine Nero, Katana, Halo, Geo-Force (il principe Brion di Markovia) e Metamorpho (presente per pura coincidenza), formò gli Outsiders: la squadra riuscì a distruggere la tirannia del barone su Markovia e si trasferì a Gotham City, dove stabilirono il loro quartier generale in un ex-attico di Bruce Wayne. Tatsu diventa il guardiano di Halo e si trasferì assieme a lei nell'attico.
Contemporaneamente, Takeo, vivo e latitante, seguì Tatsu a Gotham City e l'attaccò nell'attico, sconfiggendola e scambiando le loro spade; in seguito, tornò a Tokyo inseguito da Tatsu: gli Outsiders seguirono Tatsu e le offrirono aiuto, nonostante gli avesse chiesto di rimanerne fuori. Takeo portò la spada alla Yakuza; eseguendo un rituale specifico, richiamarono le anime che abitano la spada e gli diedero una forma corporea: tra gli spiriti, erano presenti leggendari mercenari e assassini ma anche Maseo (ora schiavo degli Yakuza). Katana e gli Outsiders li affrontarono e riuscirono a recuperare la "Soultaker" da Maseo: fu costretta a uccidere suo marito ma poi riuscì finalmente a uccidere anche Takeo; Maseo e tutti gli altri spiriti uccisi per la seconda volta dalla "Soultaker", poterono riposare nell'aldilà mentre Takeo venne intrappolato al loro posto.
Ad un certo punto, gli Outsiders si separarono da Batman e si stabilirono a Markovia, dove vennero finanziati dalla corona markoviana: divenuti agenti ufficiali di Markovia, si trasferirono a Los Angeles e stabilirono il loro quartier generale nell'ambasciata markoviana (pur mantenendo un altro quartier generale segreto). Sebbene Tatsu avesse lasciato il proprio passato alle spalle, gli Yakuza tornarono e le inviarono un tengu (con il quale, la catturarono): posseduta dallo spirito malvagio, venne usata come assassina dagli Yakuza; le sue due compagne di squadra, Halo e Bellocchio, riuscirono a salvarla usando altri tengu e il loro leader che le aiutarono in battaglia.
Debito di famiglia
Dopo vari tragici eventi che circondarono i genitori di Geo-Force e Markovia, la squadra si sciolse; tuttavia, gli Outsiders furono costretti a difendere Markovia dai Manhunters. Durante il combattimento, Halo entrò in coma, salvando la vita di Katana: vincolata dal giri-ninjo (un debito d'onore fino alla morte), Tatsu lasciò la squadra per curare le ferite di Halo.
Durante quel periodo, tuttavia, venne avvicinata da un membro della famiglia di suo marito che le chiese di accompagnare la Suicide Squad in una missione per distruggere un grande carico di armi che stava per essere venduto alla Yakuza; Katana rifiutò sulla base del suo giri-ninjo ma fu disposta ad aiutare se la situazione fosse stata davvero disperata; in seguito, l'uomo venne ucciso dall'Oyabun di Daichi-Doku, il quale non voleva che le armi venissero distrutte. In quell'avventura, salvò la vita di Bronze Tiger e Manhunter, rendendoli legati a lei dal giri-ninjo.
Infine, Manhunter la aiutò a sconfiggere l'Oyabun del Daichi-Doku che, in seguito, si suicidò facendosi aiutare da Katana come Kaishakunin.
Ritorno negli Outsiders
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Tempo dopo, gli Outsiders si riformarono e tornarono a Markovia, tuttavia, vennero bollati come fuorilegge e, nonostante il successivo ritiro delle accuse, sorsero delle tensioni: Halo morì nell'esplosione di un assassino ma rinacque in un nuovo corpo e il fatto mise a dura prova la sua relazione con Tatsu. Katana si unì a una squadra con Geo-Force e Tecnocrate, prendendo il comando, e avviò una mite relazione romantica con Joey Hong, un socio orientale di Guy Gardner.
Durante una missione solitaria, il suo vecchio mentore Tadashi mandò Lady Shiva a rivendicare la "Soultaker" di Katana; Shiva affrontò Katana, che stava combattendo contro una banda di spacciatori: ne uccise molti ma si rifiutò di uccidere il membro più giovane, qualcosa per cui Shiva la insultò. L'avversaria, rinomata come la più grande assassina del mondo, uccise Katana con la sua stessa spada; dopo una prova di combattimento con la sua spada (che incluse il confronto con molte delle anime delle persone che aveva ucciso), Tatsu resuscitò; in seguito, trovò il suo vecchio mentore e lo uccise. Le due squadre scisse, alla fine, si riunirono per affrontare minacce più soprannaturali incentrate sul nuovo membro della squadra, Sebastian Faust: Katana e i suoi compagni subirono le torture fisiche e mentali subite dal padre di Faust, Felix, ma resistettero; in seguito, Halo li liberò distruggendo molti dei macchinari di Felix. Poco dopo, il gruppo si separò.
Dopo lo scioglimento, Tatsu mantenne i contatti con i suoi vecchi alleati Outsiders (come Fulmine Nero, Geo-Force e Halo) e, sebbene non operassero come una squadra ufficiale, furono sempre insieme durante le grandi crisi. I suoi stretti legami con Batman la videro anche combattere al suo fianco, diverse volte, in particolare, durante la crisi di Imperiex e l'incidente del Giorno del Giudizio (quando l'Inferno invase la Terra): la battaglia contro l'angelo Asmodel, con i poteri dello Spettro, si svolse a New York. Katana protesse personalmente Madame Xanadu (che custodiva il resto dei poteri di Asmodel, con uno scudo mistico); la protezione di Xanadu venne aiutata da Dottor Occult, Straniero Fantasma e Alan Scott.
Più tardi, Katana assistette Batman quando lui e Superman vennero dichiarati fuorilegge; venne chiamata anche da Black Canary, insieme ad altre mercenarie, per salvare Oracle dal senatore Pullman. Dopo che Oracle venne salvata, Katana ricevette una carta, insieme alla promessa di un favore; in seguito, Katana tornò per aiutare Oracle, insieme a dozzine di altri agenti.
Nuovi Outsiders
Successivamente, Katana si unì a una nuova squadra di Outsiders dopo averli aiutati a sconfiggere il potenziato Sabbac; quella squadra era composta quasi del tutto da nuovi membri, ad eccezione di Metamorpho (che si unì alla squadra dopo la morte di Shift). In quell'occasione, Katana indossò un nuovo costume, poiché non ritenne più appropriato continuare a indossare una maschera basata sulla bandiera del Giappone (dato che il paese le aveva revocato la cittadinanza, a causa della sua appartenenza alla controversa squadra). In seguito, Katana convocò Sabbac per distruggere la base del Dottor Sivana con il suo Hellfire.
Katana rimase un membro attivo degli Outsiders anche dopo Un anno dopo: inizialmente, la squadra venne guidata da Nightwing ma, in seguito, il comando venne passato a Batman. Il Cavaliere Oscuro decise di "testare" Katana e il resto della squadra iniziale (per realizzare una squadra migliore): Katana fu la prima recluta ufficiale di Batman.
La notte più profonda
Lo stesso argomento in dettaglio: La notte più profonda.
Mentre stava scortando Killer Croc all'Arkham Asylum, il veicolo degli Outsiders venne demolito da Maseo, Yuki e Reiko (che erano stati resuscitati come Lanterne Nere). Katana, credendo di essersi riunita alla sua famiglia perduta, abbassò la guardia ma venne salvata dai suoi compagni di squadra.
Rendendosi conto della verità, estrasse la spada, preparandosi a combattere il marito non morto; accoltellando Maseo, la "Soultaker" le rivelò tutte le funzioni delle Lanterne Nere. I suoi attacchi si rivelarono completamente inefficaci contro Maseo, che venne invece distrutto da un'effusione luminosa di Halo (che distrusse anche i figli non morti di Katana).
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fashionbooksmilano · 1 year
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Pino Settanni  La memoria  le immagini
Testi di Giampiero Mughini, Simona Argentieri
Pieraldo Editore, Roma 1998, 156 pagine, 30 x 30 cm, Brossura editoriale con sovraccoperta figurata,  ISBN  9788885386419
euro 50,00
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Pino Settanni  La scoperta della fotografia, da adolescente, e subito l’imprinting delle foto del suo Sud, un realismo visionario, carico di umori e poesia. L’abbandono del lavoro e della sua terra, con l’arrivo a Roma. È il 1973, e la capitale è ancora il centro di un’esplosione creativa irripetibile: la ‘scuola romana’ di piazza del Popolo, via del Babuino, le gallerie, Schifano, Mambor, Festa, Angeli, gli incontri con Moravia, Parise, Federico Fellini. E Renato Guttuso, per Settanni un maestro, un amico, il viatico di accesso al centro di una scena e una festa della creatività assoluta. E l’incontro con Monique Gregory, gallerista di successo, compagna di vita e lavoro da lì in avanti insostituibile. Ci sono i viaggi a New York, a Parigi,e dentro il nuovo piccoloe mitico studio di via Ripetta, dove passerà tanta parte della migliore scena artistica, cinematografica, culturale d’Italia.E c’è l’incontro con il Cinema con la galleria di personaggi immortalati da Settanni: Federico Fellini, Sergio Leone, Marcello Mastroianni, Lina Wertmüller, Mario Monicelli, Ennio Morricone, Monica Vitti, Carlo Verdone, Pupi Avati, Giuliana De Sio, Robert Mitchum, Milla Jovovi che tanti altri. Sono decine i protagonisti cui Settanni, complice la sciarpa rossa su fondo nero, una firma di tanti scatti, ruba l’anima per restituirla ai lettori di tutto il mondo.
26/04/23
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robhimmel · 2 months
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Il crepuscolo degli dèi: data e cover reveal!
Cover reveal e data di pubblicazione del primo volume di "Il crepuscolo degli dèi".
Ci siamo! Ecco la cover realizzata dal maestro Antonello Venditti Art che, ovviamente, ringrazio!Per altre info, vi rimando alla pagina del romanzo: Fimbulvetr – Il crepuscolo degli dèi 1 Che ne dite? Bravo il nostro Antonello?Nella cover abbiamo il drui-lupo Nero e la valchiria Sigrun.Sì, ma quando esce?Segnatevi la data: Mercoledì 04 Settembre 2024 Vi lascio qui sotto la cover integrale del…
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enkeynetwork · 2 months
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lalacrimafacile · 3 months
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Ripley - Un nuovo talento per Mr. Ripley (2024)
La Nuova Serie di Netflix che Rivoluziona uno dei più famosi Thriller Psicologici degli anni Novanta.
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Nel 2024, Netflix ha rilasciato Ripley, una serie televisiva che promette di ridefinire il genere del thriller psicologico. Basata sui celebri romanzi di Patricia Highsmith, questa serie porta sugli schermi una narrazione intricata e coinvolgente.
Scopriamo insieme cosa rende questa serie così speciale.
La Trama di Ripley: Un Intrigo Avvincente
Un Protagonista Complesso e Affascinante
"Ripley" è composto da una stagione di 8 episodi. Segue le vicende di Tom Ripley, un giovane dalla mente acuta ma moralmente ambiguo, che si infiltra nelle vite delle persone ricche e potenti.
La sua storia inizia in una New York stranamente silenziosa e semivuota. Si susseguono delle riprese formate da dei singoli fotogrammi che sembrano delle cartoline in bianco e nero.
La serie esplora la sua trasformazione da un semplice truffatore a un maestro della manipolazione e del crimine. Per ogni episodio la tensione viene fatta crescere lentamente, quasi di nascosto.
Ambientazione e Atmosfera: Un Viaggio negli Anni '60
Ambientata negli anni '60, la serie cattura perfettamente l'atmosfera del periodo. I costumi, le scenografie e la colonna sonora trasportano lo spettatore in un'epoca passata. Le voci di Mina, di Tony Renis, di Fred Buscaglione, di Nilla Pizzi trasportano il pubblico all'interno di quel periodo.
L'attenzione ai dettagli rende l'ambientazione non solo credibile ma anche affascinante, aggiungendo ulteriore profondità alla narrazione. I paesaggi sono uno dei protagonisti del racconto e si litigano quasi le luci della ribalta con l'attore Andrew Scott.
Nel cast avrebbero dovuto dare credito anche ai palazzi e all'architettura di New York. Così come alle stradine sterrate di Atrani con le scalinate fatte di pietra. Per non parlare della scenografia che sono i monumenti e le tenute aristocratiche in cui risiedono i protagonisti a Roma e a Venezia.
Cast e Interpretazioni: Un Ensemble di Talento
Un Protagonista Eccezionale
Nel film originale, sicuramente, la recitazione di Matt Damon ha dato alla narrazione e all'estetica della pellicola un colore particolare. Anche la chimica creatasi con il co-protagonista Jude Law è un elemento messo al centro del film del 1999.
L'attore scelto per il remake quindi era una scelta profondamente importante ed essenziale. A mio parere sotto questo punto di vista la miniserie ha fatto davvero centro.
Andrew Scott, noto per il suo ruolo del "hot priest" in Fleabag, interpreta Tom Ripley con carisma, inquietudine e complessità. La sua capacità di rendere umana una figura moralmente ambigua è uno dei punti di forza della serie. Nonostante sia palesemente colpevole nel momento in cui commette un errore o dimentica un dettaglio che potrebbe incriminarlo, gli spettatori sono spinti a sperare che se ne accorga prima di essere beccato.
Anche Matt Damon era un volto che ispirava empatia, ma al contrario di Scott, la sua recitazione, mi ha trasmesso molto di più il disagio. Provavo il suo imbarazzo, quello di un uomo che desiderava ardentemente entrare in un rapporto profondo con il mondo di Dickie.
Il Ripley di Andrew Scott è molto più inquietante e molto più solo: le sue espressioni e il suo modo di muoversi trasmette una sicurezza e un talento nel muoversi nell'ombra che il Ripley di Matt Damon sottolineava molto di meno.
Personaggi Secondari: Un Supporto di Qualità
Accanto a Scott, troviamo un cast di supporto eccezionale che include Johnny Flynn, Dakota Fanning e Eliot Sumner. Ognuno di loro contribuisce in modo significativo alla trama, offrendo interpretazioni che arricchiscono la storia e rendono i personaggi secondari indimenticabili.
Rispetto a Jude Law, il volto di Flynn da al personaggio di Dickie una sfumatura più dolce, quasi simpatica. Mentre l'attore del film, con la sua bellezza sfrontata e i modi da spaccone, trasmetteva una superiorità e un'egocentrismo caratterizzante; il Richard Greenleaf di Netflix è più pacato, quasi gentile con Ripley.
Tuttavia, anche noi come il protagonista, possiamo sentire il fastidio nel vedere quel ragazzo, con alcun talento per la pittura, passare la sua vita in un paesino italiano, facendo la "bella vita" con i soldi del padre.
Ripley 2024 vs Il Talento di Mr. Ripley 1999: Un Confronto Avvincente
Approccio Narrativo e Tematico
Il film del 1999, "Il Talento di Mr. Ripley", diretto da Anthony Minghella, con Matt Damon nel ruolo principale, ha offerto una versione cinematografica condensata e intensamente drammatica del romanzo di Highsmith.
La serie Netflix ha il vantaggio del formato episodico. Questo permette una maggiore esplorazione dei dettagli psicologici e delle sfumature dei personaggi, offrendo una narrazione più lenta e approfondita.
I primi episodi sono formati da infiniti singoli fotogrammi che congelano i mondi in cui Ripley si muove: luoghi caratterizzati dalla solitudine e dall'immobilità, il tutto sottolineato e amplificato dall'uso del bianco e nero di una bellezza mozzafiato.
Interpretazione dei Personaggi
Matt Damon ha dato vita a un Tom Ripley giovane e apparentemente innocente, ma con una crescente oscurità interiore. Andrew Scott, d'altro canto, presenta un Ripley più sfaccettato sin dall'inizio, con un'interpretazione che esplora immediatamente le sue complessità morali. Entrambe le interpretazioni sono eccellenti, ma la serie offre una visione più dettagliata e sfumata del personaggio.
Quello di Scott è un Ripley più maturo e molto più freddo: negli occhi di Matt Damon si vede perfettamente l'ammirazione e l'ossessione per Dickie.
Negli occhi di Scott passano poche emozioni, ma si legge in maniera molto più precisa la razionalità e la freddezza che guida le sue scelte.
Stile Visivo e Atmosfera
Il film di Minghella è rinomato per il suo stile visivo elegante e l'ambientazione lussuosa. La serie Netflix non è da meno, ma aggiunge un tocco di autenticità storica e una profondità atmosferica che rendono l'ambientazione degli anni '60 ancora più vivida e immersiva. L'uso del bianco e nero è una scelta di stile molto particolare ma che dona alla storia e agli ambienti che accolgono le vicende una vibrazione classica ed elegante.
Ecco, direi che la parola "elegante" può perfettamente riassumere la sensazione che questa miniserie mi ha lasciato sulla pelle.
Dalle musiche italiane di quegli anni, passando dagli abiti scelti per i protagonisti, così come per le ambientazioni e i panorami drammaticamente belli di New York e delle città italiane che ospitano le azioni criminali del protagonista.
Perché Guardare Ripley su Netflix?
Una Nuova Prospettiva su un Classico
Ripley non è solo una reinterpretazione del classico di Highsmith, ma un'opportunità per esplorare nuovi angoli della sua complessa psicologia. La serie riesce a mantenere l'essenza dei romanzi originali, aggiungendo però una freschezza e una profondità che attrarranno sia i fan di lunga data che i nuovi spettatori.
Un Thrilling Emotivo e Intellettuale
Se ami le storie che ti fanno riflettere, Ripley è la serie che fa per te. Con una trama intricata e una performance eccezionale da parte del cast, questa serie promette di tenerti incollato allo schermo episodio dopo episodio.
In conclusione, Ripley di Netflix è una serie imperdibile per gli amanti del thriller psicologico e per chiunque apprezzi una narrazione ben costruita e interpretazioni di alto livello. Non perdere l'occasione di immergerti in questo affascinante viaggio nella mente di uno dei personaggi più complessi della letteratura.
Buona visione! La vostra Easy Tears!
Per altri contenuti sul mondo delle serie e degli show che più mi hanno emozionato negli ultimi anni cliccate qui!
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peytonblackstar · 4 months
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· · ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀         ⤹         𝐩𝐞𝐲𝐭𝐨𝐧 𝐛𝐞𝐥𝐥𝐢𝐧𝐠𝐞𝐫 ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀⠀ ⠀ ‧‧‧‧  ᴇxᴛʀᴀᴄᴛ ʀᴏʟᴇ › ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀manhattan, ny ‧‧‧ 08.05.2024               ─── ㅤㅤ ㅤㅤ ㅤ     La musica pulsava forte, un ritmo incalzante che sembrava scuotere le fondamenta della villa. L'uomo si fece largo tra la folla variopinta, il suo sguardo scrutava ogni angolo alla ricerca di Peyton. Aveva già perso il conto di quante volte aveva incrociato sguardi estranei, di quanti sorrisi forzati aveva dovuto regalare. Era come se navigasse in un mare di maschere, tutte uguali eppure così diverse, ognuna a celare un volto e un mistero. Finalmente, la vide. Peyton era lì, in fondo alla sala, circondata da un gruppo di ammiratori che la osservavano con occhi rapiti. Indossava un abito nero in pizzo che le scivolava addosso come una seconda pelle, mettendo in risalto le curve sinuose. Sentì un brivido percorrergli la schiena. Era come se in quel momento tutto il resto del mondo svanisse, lasciando solo lei nella sua mente. Come poteva non rimanere ammaliato da quella bellezza eterea che la contraddistingueva dalla massa? Il modo in cui si muoveva, come una farfalla tra i fiori, il suo sorriso solare che illuminava la stanza e quegli occhi magnetici che sembravano ipnotizzarlo. I suoi capelli, incorniciavano un viso perfetto, quasi scolpito da un maestro. L'uomo sapeva di averla desiderata fin dal primo momento in cui l'aveva vista, e ora, finalmente, era lì, a pochi passi da lui. Con un passo deciso, si avvicinò a lei, nascondendo il suo volto dietro una maschera corvina. ㅤㅤㅤㅤㅤㅤ   ʜɪᴍ  « 𝐸 𝑖𝑚𝑝𝑎𝑟𝑎𝑖 𝑎𝑙𝑙𝑜𝑟𝑎 𝑎 𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑐𝑖𝑒𝑙𝑜, 𝑒 𝑎𝑑 𝑎𝑠𝑐𝑜𝑙𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑙𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑙𝑙𝑒, 𝑒 𝑎 𝑠𝑜𝑔𝑛𝑎𝑟𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑑𝑜𝑛𝑛𝑎. » galantemente, tese la mano destra verso di lei, invitandola ad un ballo. In realtà, non era che una scusa per avvicinarsi a lei, per sentire quel profumo inebriante che lo trasportava in un'ebbrezza e per percepire il suo calore corporeo, come una coperta calda che lo avvolgeva e lo proteggeva dal freddo della sera.   ʜɪᴍ  « Peyton, permettimi di accompagnarti in un valzer lento sotto le stelle. Un ballo che, ne sono certo, resterà impresso nei nostri cuori per sempre. Non vedo l'ora di stringerti tra le mie braccia. Lasciati trasportare dalla musica e dalla magia di questo momento, sono qui con te e per te. » ㅤㅤㅤㅤㅤㅤ La donna accarezzò con lo sguardo gli occhi, vi si immerse come ci si immerge nell'oceano di cui avevano tanto parlato, e quando udì la voce non ebbe dubbi. Con un sorriso complice, uno di quelli veri che raggiunse gli occhi, allungò la mano per intrecciare le dita in modo delicato, come se il suo tocco fosse il respiro di cui necessitava. ㅤㅤㅤㅤㅤㅤ   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ  « 𝐸𝑑 𝑖𝑚𝑝𝑎𝑟𝑎𝑖 𝑎𝑑 𝑎𝑡𝑡𝑒𝑛𝑑𝑒𝑟𝑒, 𝑎 𝑏𝑟𝑎𝑚𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑢𝑚𝑜 𝑒 𝑝𝑜𝑖 𝑖𝑙 𝑠𝑢𝑜 𝑡𝑜𝑐𝑐𝑜… » Avvertì immediatamente il suo calore, il suo bisogno di sicurezza e protezione e quella sensazione di bruciore che sentiva correre lungo il proprio corpo. Passo dopo passo s'avvicinò, quello stesso spazio personale che bramava l'accolse prima di essere accolti dalle stelle, dalla distesa scura che era il cielo.   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ  « Come potrei rifiutare il mio cavaliere? Come potrei dire di no a colui che ha catturato il mio sguardo, la mia mente, la mia anima. Stringimi e balla con me… » Potevano sentire il calore l'uno dell'altro, la loro pelle che fremeva al contatto. L'uomo la strinse a sé con un gesto protettivo, come se volesse custodire quel momento prezioso per sempre. Un sorriso complice si dipinse sulle labbra di Peyton, e l'uomo ricambiò con un sorriso altrettanto pieno di desiderio. Era il preludio a qualcosa di magico, qualcosa che entrambi aspettavano da tempo.   ʜɪᴍ  « Non c'è niente al mondo che io desidererei di più che stringerti e ballare con te. » la strinse ancora più forte a sé, cercando di trasmetterle il suo calore e desiderio. La sua voce era un sussurro all'orecchio della donna, carico di passione e di promesse.
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sognosacro · 5 months
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Ho mal di testa perché sta notte ho sognato di entrare in una grotta aliena, dove ho incontrato "il mio alieno" che voleva portarmi con l'astronave, ma avevo paura. Però era pieno di antenne e altissime frequenze, non so come diamine sono uscita. Però poi ero in una scuola d'arte e ho iniziato a non vedere più niente se non il pavimento, sono stata accompagnata da un maestro su una panchinetta e l'unica cosa ve vedevo era un ratto nero gigante che cercava di uscire da un tubo di carta fatto a mano. Io volevo liberarlo ma avevo paura di essere morsa.
lì mi faceva malissimo la testa nel sogno, avevo le allucinazioni nel sogno. Nessuno vedeva quel topo. Era un messaggio per me. Poi mi è comparaa una coperta al collo e il maestro è diventato una voce telepatica, fatta di coperte perchè io non ci vedevo proprio nulla. L'unica cosa nitida e distinta era quel topo.
(che sembrava un pò koaku, quindi mi sa che era una guida spirituale intrappolata)
Nel sogno ho cominciato a guarirmi la testa dal dolore e ho iniziato a vedere una cosa scura sul mio terzo occhio.
Poi il maestro ha cominciato a parlare delle sue preoccupazioni.
Io mi sono fermata e guardavo nuovamente il topo. Che una parte di lui era libera, poi sembrava avesse due teste piuttoato che una testa e una coda, ma non riuscivo a vedere.
Poi appunto mi sono svegliata con l 'istinto di liberare quel topo nel pratino usando la coperta, così che non mi mordesse.
(p.s quando ero con l'alieno avevo in braccio Koaku)
Solo che da sveglia avevo malissimo alla testa, al terzo occhio e forse è la cosa delle antenne di alte frequenze che ha modificato le mie vibrazioni, sulla questione business.
Ora ho fatto la stessa cosa che facevo nel sogno con la mano e le parole aliene e sto bene.
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p.s mio fratello aveva un ratto così con gli occhi azzurri, quindi in se mi piacciono i topi. (quelli belli) poi trovano tutti i tesori. Forse il fatto che era intrappolato e non sapevo cosa fare era proprio un segno frattale. Speravo lo liberasse il maestro e mi aiutasse, però invece non lo vedeva ed era semplicemente di fianco a me. Quindi era tutto nelle mie mani.
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