Tumgik
#varvara petrovna stavrogin
catcoffeeenjoyer · 7 months
Text
Almost forgor to post
Tumblr media
5 notes · View notes
possessedbydevils · 8 months
Text
😮
136 notes · View notes
dostoyevskyuri · 8 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
100 notes · View notes
anotherfandomtrash · 3 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Getting all horrible people in one room
Full image under the cut
Tumblr media
47 notes · View notes
billbrotherman · 1 hour
Text
continuation of the random scenes from demons
Tumblr media Tumblr media
a child blessing his pillow before bed, a man fathering another son
Tumblr media Tumblr media
aging stepan, aging varvara and also the two guys.
i wish i had started posting on tumblr way earlier, didn't know there were this many people interacting with books and history like it's airing seasonal anime. no ai algorithm nonsense that shoves you hateful stuff just to gain interaction. tags are working. no grifters no haters, just neurodivergence. i love it here.
1 note · View note
metidax · 6 months
Text
Varvara Petrovna said that she probably loved Stepan Trofimovich mostly because he's not worthy of being loved. And I think it is the best description for every character's love-hate-obsession for Nikolai Stavrogin. He is so morbidly charming because he should be a perfection (a noble, well-educated, handsome, etc.) but in reality he is a horrible manipulator who will ruin your life for fun. He is adored because he should be easily lovable due to all external characteristics - but he is not worthy of it
P. S. Of course Stavrogin has this allure of abyss but it's a topic for another time
36 notes · View notes
karamazovanon · 8 months
Text
sometimes i think about the comedic gold that would have ensued had stepan trofimovich and varvara petrovna actually gotten into a relationship, because then pyotr and stavrogin would be stepbrothers. and that is the funniest concept in the WORLD
37 notes · View notes
macethelaboratoryrat · 2 months
Text
I'm onto _Demons_ now
Actually the one I'm reading from is _The Possessed_, but we don't need to get into the nitty gritty details.
Love just a boy's club of liberals.
Stepan Trofimovitch is such a pansy. I don't know why anyone thinks he did anything bad, it's hard to imagine he did *anything* at all. I want to elaborate, but I keep going "and the french" *sigh* "and the hysterical sobbing" *sigh*
The fact that Dostoyevsky did the *they were roommates* with a man and a woman still boggles my mind. I picture them as friends with benefits. She's mad at him for not taking care of himself. She "let" this grown man move out of her house. *cackling* It's giving Katerina Ivanovna "I want him to worship me as though I'm a god." (or something to that effect)
Stavrogin being silly... ok... ok. The "I have a secret" *bites your ear*. *cackling* He was just having a silly little time I guess. Maybe he was... POSSESSED??? I don't know why he's gotta be so cold towards Varvara Petrovna. He's all she's got except for that pansy, who's moved out by now.
The mysterious first person narrator is kind of driving me crazy. Dostoyevsky just does this sometimes. Doesn't even introduce himself. It didn't bother me as much in TBK because he served as kind of a documentarian, but the Demons guy is a major character who's supposedly really close with Stepan Trofimovitch. And we just don't know who they are. I don't know if we find out. I'm thinking *platonic male friend*. I guess we'll see.
Shatov is my favorite. Not exactly sure why. Similar vibe to Behemoth in _The Master and Margarita_. Also his father is Pavel Fyodorovich. Which I don't think is fair to me as a reader because it can't be the same Pavel Fyodorovich as TBK. Anyway, Shatov is precious.
Just now got to the part where Pyotr is introduced. Are you telling me he's been piddling around jobless AND has written a manifesto?? I've been seeing him a lot on here and I'm finding out why. Ok.... ok...
7 notes · View notes
frabooks · 10 months
Text
I demoni
Tumblr media
Scritto da Dostoevskij tra il 1871 e 1872, pubblicato l’anno successivo.
È uscito a puntate sul “Messaggero Russo”.
Contesto storico.
C’era un crescendo di atti terroristici, di idee rivoluzionarie e di generale insoddisfazione della popolazione. Credo sia conseguenza di ciò che successe in Europa dal 1789 al 1848-1849.
Il 21 novembre 1869, infatti, lo studente universitario Ivan Ivanovič Ivanov viene ucciso da una cellula rivoluzionaria capeggiata da Sergej Gennadjevič Nečaev (autore insieme a Bakunin dell'opera Catechismo del rivoluzionario). Il processo di Nečaev provoca scalpore in tutta la Russia e si conclude con la condanna del colpevole a 20 anni di carcere.
Struttura
Parte prima, 5 capitoli
Parte seconda, 10 capitoli
Parte terza, 8 capitoli
Circa 750 pagine
Edizione Oscar Classici 2021
Personaggi
Stepan Trofimovič Verchovenskij. Precettore di Liza lavora alle dipendenze di Varvara Petrovna, di cui è grande amico di lunga data. È simbolo della vecchia generazione di intellettuali, poeta fallito, esteta. Protagonista delle prime 100 pagine, poi sparisce un po’, torna alla grande per la parte finale. Padre di Petr Stepanovič.
Nikolaj Vsevolodovič Stavrogin. Il vero protagonista del romanzo. D. lo annuncia dalle prime pagine ma lo fa entrare in scena solo dopo pagina 130-140. È malvagio, carismatico, solitario, tormentato, con un passato oscuro.
Pëtr Stepanovič Verchovenskij. Il secondo protagonista del romanzo. Figlio di Stepan Trofimovic è infido, manipolatore, incoerente, “entusiasta”. Forma una cellula terroristica di nichilisti. Idolatra Stavrogin, odia il padre (e un po’ tutti). Ambisce al potere.
Ivan Pavlovič Šatov (Šatuška). Studente ex nichilista che vuole uscire dall’organizzazione di Petr Stepanovic proprio per aver cambiato idea. È stato in america con Kirillov, con il quale non parla più.
Aleksej Nilič Kirillov. Nichilista estremo; intellettuale, lucidissimo. D. lo ritrae come il “nichilista perfetto” che, in quanto tale, ambisce al suicidio. Personaggio più complesso e sfaccettato di quanto non sembri.
Varvara Petrovna Stavrogina. Madre illusa e ignara di Stavrogin, amica e padrona di Stepan Trofimovic. Ha preso in casa Liza, figlia di una sua grandissima amica. È famosa in città, ricca, aristocratica.
Anton Lavrentievič G… v. Il narratore in prima persona.
Lizaveta (Liza) Nikolaevna Tušina. Ragazza innocente, fresca, bellissima. Vive in casa di Varvara Petrovna. Il suo arco narrativo è scostante ma impreziosisce tantissimo il romanzo.
Julia Michajlovna von Lembke Andrej Antonovič von Lembke Coniugi a capo del governo provinciale (si può dire così?). Entrambi diventano protagonisti nella parte del gran ballo. Prima e dopo, spariscono. Sono utili per lo scopo, diciamo.
Semën Jakovlevič Tichon Sacerdote ortodosso. Viene introdotto solo in un capitolo utile per un'importante confessione di Stavrogin. È un personaggio che D. tratteggia in poco spazio alla perfezione. È umano: difettoso come tutti.
Fëdor Fëdorovič (Fëd'ka). Assassino evaso dalla Siberia.
Virginskij; Šigalëv; Sergej Vassil'evič Liputin; Ljamšin; Tolkačenko. Fanno parte del quintetto, la cellula terroristica nichilista messa in piedi da Petr Stepanovic. All’inizio non sono personaggi chiari e ben definiti. Con somma maestria D. tratteggia i loro caratteri facendo parlare le vicende del romanzo. “Vogliono creare il paradiso in terra in cambio della rinuncia alla libertà; la loro idea è quella di produrre una società di schiavi dominati dalla paura nei confronti di un piccolo gruppo di governanti, che debbon controllar l'intero sistema ed utilizzarlo ai propri fini.”
Prima parte
Fino a pagina 140 Ho iniziato questo romanzo qualche mese fa, desideroso dell’effetto “Karamazov”; poi l’ho abbandonato. L’ho ripreso in mano ieri, 1 dicembre 2023, intorno a pagina 110.
Le prime 100 pagine sono di larghissimissima introduzione a Stavrogin, passando soprattutto dalle vicende di Stepan Trofimovič Verchovenskij.
Lento, lentissimo. Si capisce chiaramente che è una lunga introduzione, ma un po’ i nomi, un po’ il fatto che l’ho iniziato nel momento sbagliato, non sono riuscito a proseguire per arrivare al punto.
Un po’ di confusione sui personaggi, davvero troppi e “sparsi” (senza legami familiari particolari).
Il libro, al momento, mi sembra slegato. Tante faccende relazionali, crisi nervose, impacci. Poi un capitolo filosofico messo lì a caso in mezzo al nulla. Ho l’impressione sia sfilacciato.
Frasi
P 122 “Ma quelli che si uccidono per raziocinio, quelli ci pensano molto” “Ci sono anche quelli che lo fanno per raziocinio?” “Moltissimi. Se non ci fossero pregiudizi, sarebbero di più. Moltissimi. Tutti”
P 123 “La completa libertà ci sarà solo quando sarà lo stesso vivere o non vivere. Ecco il fine di tutto.”
P 124 “Chiunque vuole la libertà fondamentale deve avere il coraggio di uccidersi. Chi ha il coraggio di uccidersi ha svelato il segreto dell’inganno. Non c’è altra libertà. È tutto qui, non c’è altro. Chi ha il coraggio di uccidersi è DIO. Ora ognuno può far sì che Dio non esista e non esista niente. Finora non l’ha mai fatto nessuno.” “Ci sono stati milioni di suicidi.” “Ma mai per fare questo, sempre con la paura e non per questo. Non per uccidere la paura. Chi si ucciderà soltanto per uccidere la paura diventerà subito Dio”.
Da Capitolo quarto parte 3 fino a alla fine della prima parte
P 193 “… oppure perché una nuova idea spendeva ora nel suo sguardo?”
P 198 “Nikolaj Vsevolodovic a Pietroburgo conducive una vita, come dire… sarcastica”
P 199 Però N.V., come a farlo apposta, ha incominciato a eccitare ancora di più quel sogno”
P 200 “Insomma, poniamo che da parte di N.V. tutto questo non sia stato che il capriccio, la fantasia di un uomo precocemente stanco… e infine ammettiamo pure che, come diceva Kirillov, questo sia stato un nuovo esperimento compiuto da un uomo ormai sazio con lo scopo di sapere fino a che punto si possa portare una donna storpia e pazza”
202 Varvara che non capisce la malignità del figlio; come molte madri farebbero
P 214 Petr Stepanovic recita una parte, dice l’autore; ancora non sa quale, ma recita una parte.
P 218 Di rabbia in N.V. ce n’era forse più che in tutti e due messi insieme, ma era una rabbia fredda, calma e, per così dire, razionale, cioè il genere di rabbia più ripugnante e terribile che esista”.
Considerazioni
Il narratore in prima persona è davvero poco sostenibile. È una scelta irrazionale che pesa nella lettura, anche perché D. si trova a dover giustificare parecchie volte perché il narratore sappia alcune cose o stia assistendo ad alcuni eventi.
Questa parte si è fatta più serrata e intensa, soprattutto grazie alla presenza di Stavrogin e di Petr Stepanovic. Si può dire che il romanzo, in realtà, parta adesso. 220 pagine sono state d’introduzione dei personaggi.
Si nota chiaramente la personalità disturbata di N.V. Stavrogin anche se D. non la dichiara a gran voce, esprime solo i fatti, ma i fatti per ora non sono meravigliosi. Ad esempio si prende gioco della pazza.
Ora non vedo l’ora che la scena sia più centrata sul gruppetto di Stavrogin.
Finalmente, sulla fine del capitolo, c’è azione e i personaggi si muovono prendendo vita.
Seconda parte
Primo Capitolo
Finora il capitolo migliore.
Il protagonista è Stavrogin, il narratore si allontana. Prima S. interagisce con Petr Stepanovic; si percepisce che entrambi sono inquietanti, stravaganti, con passati oscuri; si percepisce altrettanto bene che Stavrogin è “il capo”, non so bene di cosa. Ha un’autorità prestabilita e intoccabile.
Poi S. esce e va da Kirillov e poi da Satov.
Con Kirillov, come in precedenza, si torna sul concetto di suicidio e sulla filosofia. Spunti molto interessanti.
Poi c’è un lungo confronto tra S. e Satov; il secondo è febbricitante, nervoso, mezzo impazzito; al contempo ha un rispetto e una dedizione totale verso S. eppure è dilaniato dai dubbi sul passato di S.
Capitolo scorrevolissimo, una cinquantina di pagine con ottimi dialoghi, l’introduzione di temi filosofici centrali e l’introduzione a un grande piano nichilista, che non vedo l’ora di approfondire.
S. abusa i bambini?
P 230 “Qui si tratta semplicemente della pigrizia russa, della nostra umiliante incapacità di produrre un’idea, del nostro ripugnante parassitismo rispetto agli altri popoli. […] Oh, i russi dovrebbero essere sterminati per il bene dell’umanità, come parassiti nocivi!”
P 235 “Non c’è nulla di più astuto che essere se stessi, perché tanto nessuno ci crede”.
P 252 “Ci sono molte idee che esistono da sempre e all’improvviso diventano nuove. È vero. Io adesso vedo molte cose come se fosse la prima volta.”
P 254 “Quando avevo dieci anni, d’inverno chiudevo apposta gli occhi e immaginavo una foglia… verde, trasparente, con le venature, e il sole che splendeva. Riaprivo gli occhi e non ci credevo, perché era troppo bello, e di nuovo li chiudevo. […] La foglia è bella. Tutto è bello. […] Tutto appare bello a chi sa che tutto è bello. Se sapessero che per loro è bene così, allora per loro sarebbe un bene, ma finché non sapranno che per loro è bene così, per loro rimarrà un male. Ecco tutta l’idea, tutta, non c’è altro” “Quando avete saputo di essere così felice?” “Martedì della scorsa settimana, anzi, mercoledì, perché era già mercoledì, di notte.” “E in che maniera?” “Non ricordo, così… camminavo per la stanza… non importa. Poi ho fermato l’orologio, erano le due e trentasette minuti”.
P 266 “L’ateo non può essere russo, l’ateo cessa immediatamente di essere russo”.
266 “Ma non siete stato voi a dirmi che, se vi avessero dimostrato matematicamente che la verità non è in Cristo, avreste preferito rimanere con Cristo piuttosto che con la verità?”
P 268 “La forza del desiderio insaziabile di raggiungere una fine, e al tempo stesso, negante la fine”.
“Un popolo è tanto più forte quanto più è esclusivo il suo Dio. Non c’è mai stato un popolo senza religione, cioè senza il concetto del bene e del male”
P 270 “Per fare il sugo di lepre, serve la lepre, per credere in Dio, serve Dio”.
P 272 “… mai i bambini non li ho mai oltraggiati” disse Stavrogin, ma solo dopo un lungo, troppo lungo silenzio.” “È vero che avete affermato di non saper distinguere se è più bella una qualsiasi schifezza lasciva e bestiale rispetto a un atto eroico, qualunque atto eroico, anche se si tratta del sacrificio della propria vita per l’umanità? È vero che avete trovato che ai due estremi la bellezza è identica e il piacere lo stesso?”
Secondo capitolo
P 278 “Oppure ha detto “è uno scemo”, per lui quella persona non va chiamata in altro modo che “scemo”. Invece io magari soltanto il martedì e il mercoledì sono uno scemo, mentre il giovedì sono anche più intelligente di lui”
P 289 “Chiudete alla svelta le chiese, liquidate Dio, rompete i voti matrimoniali, abolite il diritto di successione, impugnate i coltelli”
P 293 “Forse questo sguardo era troppo severo, forse rivelava il disgusto, addirittura il piacere maligno di spaventarla, o magari era soltanto un’impressione…”
P 295 “Stanno insieme e non sanno ridere di cuore. Tanta ricchezza e così poca allegria, tutto questo mi dà la nausea. Del resto, ora non mi fa pena nessuno, nessuno tranne me stessa”.
P 302 “Il vagabondo rimase là a strisciare nel fango, in ginocchio, cercando i soldi trasportati dal vento, che affondavano nelle pozzanghere, e ancora per un’intera ora si poterono sentire nell’oscurità le sue rotte esclamazioni: “Eh, eh!”.”
Sesto Capitolo P 414 “Persuadete quattro membri del gruppo a fare la pelle al quinto, con la scusa che sta per denunciare tutti, e subito grazie a quel sangue versato li avrete legati tutto come un solo nodo. Diventeranno i vostri schiavi, non avranno il coraggio di ribellarsi e di chiedervi conto di nulla”
Settimo capitolo
P 420 “Questi cinque agitatori avevano formato il loro primo gruppo con l’ardente fede di essere solo un’unità tra le centinaia e le migliaia di quintetti simili tra loro sparsi per la Russia”
P 432 “Mi sono perso nei miei stessi dati e la mia conclusione è in aperta contraddizione con la mia idea di partenza. Partendo dalla libertà illimitata, la mia conclusione è il dispotismo illimitato.”
Capitolo ottavo
P446 “Ma io? Che vi servo io? […] Lo so, voi pensate che io abbia voglia di far ammazzare anche mia moglie. Legandomi a un delitto pensate certo di acquistare un potere su di me, non è così? A che vi serve questo potere? A che diavolo vi servo io?”
P 448 “Per lui ogni membro della società controlla l’altro ed è obbligato a fare la spia. Ognuno appartiene a tutti e tutti a ognuno. Sono tutti schiavi e uguali nella schiavitù. […] Per prima cosa bisogna abbassare il livello culturale, scientifico e delle qualità personali”
P449 “Sentite Stavrogin: livellare le montagne è una buona idea, non è ridicola. […] La cultura non serve, basta con la scienza! Anche senza la scienza c’è materiale per mille anni, ma prima bisogna costruire l’ubbidienza. Al mondo manca solo una cosa: l'ubbidienza. La brama di sapere è già una brama aristocratica. [….] E’ necessario solo il necessario, ecco d’ora in avanti lo slogan per il mondo intero. Ma servono anche le convulsioni… di questo ci occuperemo noi, i capi. Gli schiavi devono avere dei capi. Una totale ubbidienza, una totale spersonalizzazione, ma una volta ogni trent’anni Sigalev scatena anche una convulsione e di colpo tutti iniziano a divorarsi a vicenda, fino a un certo limite, unicamente per non farli annoiare. La noia è un sentimento aristocratico. Nello Sigalevismo non ci saranno desideri. Il desiderio e la sofferenza sono per noi, per gli schiavi c’è lo sigalevismo.”
P 452 “Ma una o due generazioni di depravazioni adesso sono necessarie. Una depravazione mai vista, ignobile, che trasformi l’essere umano in una porcheria schifo da, vile, brutale ed egoista… ecco cosa ci vuole!”
P 453 Parlando di Ivan, il principe ereditario, cioè Stavrogin secondo Petr Trofimovic “Lui c’è, ma nessuno l’ha mai visto, lui si nasconde. E, sapete?, magari possiamo anche mostrarvi a uno su centomila, per esempio. E poi si sentirà per tutta la terra: “L’abbiamo visto, l’abbiamo visto”.
Nono capitolo
P 462 “Ed è possibile credere nel demonio senza credere affatto in Dio?” disse Stavrogin si mise a ridere. “Oh, è possibilissimo, capita molto spesso.” Tichon sollevò gli occhi e sorrise […] “Al contrario, un ateismo assoluto è più rispettabile dell’indifferenza mondana”
P 467 “Ogni situazione infame, oltremodo umiliante, abietta e, soprattutto, ridicola in cui mi è capitato di trovarmi in vita mia ha sempre risvegliato in me, insieme a una collera illimitata, un piacere immenso”
P 471 “La ragione principale del mio odio era il ricordo di quel suo sorriso. Aveva concepito dentro di me un disprezzo e una ripugnanza illimitata, perché lei alla fine era corsa nell’angolo e si era coperta il volto. Fui preso da un’inspiegabile furia, poi sentii dei brividi.”
P 474 “Matresa si era impiccata”
P 483 Riguardo la pubblicazione della lettera di Stavrogin “Il raccapriccio sarà unanime e, certo, più falso che sincero. Gli uomini hanno paura solo di ciò che minaccia direttamente i loro interessi personali. Non mi riferisco alle anime pure: loro inorridiranno e accuseranno se stesse, ma passeranno inosservate. Invece il riso sarà generale.” “E aggiungete l’osservazione del pensatore: che nelle disgrazie degli altri c’è sempre un che di piacevole per noi”.
Decimo capitolo
P 510 “Non so perché, avevo la sensazione che anche la sua slitta stesse precipitando giù dallo scivolo”
P 517 “Tra di loro quella sregolatezza veniva fatta passare per allegria e quel cinismo da quattro soldi per intelligenza”
Terza parte
Primo capitolo p527 “…Una specie di rancore insaziabile. Pareva che tutti fossero terribilmente seccati di tutto. Regnava una specie di diffuso e confuso cinismo, un cinismo a oltranza, come forzato”.
P 545 Critica agli intellettuali “Ed ecco, là intorno doveva per forza crescere il citiso (il citiso o un’altra erba con un nome che bisogna cercare su un libro di botanica). Ecc”
P 547 Critica che continua “Lodatemi, lo sapete, mi piace da matti essere lodato.”
P 554 “.. l’umanità continuerebbe a vivere senza gli inglesi, anche senza la Germania… […] ma senza la bellezza no, non può. […] La scienza non durerebbe un minuto senza la bellezza.
P 555 Rimando al suggerimento di Ivan a Smerdjiakov “Vive di rapine e ultimamente ha compiuto un altro omicidio. Io vi voglio chiedere: se voi quindici anni fa non l’aveste mandato sotto le armi per pagare un debito di gioco o, più semplicemente, non l’aveste perso a carte, ditemi, lui ci sarebbe finito ai lavori forzati? Si sarebbe messo ad ammazzare la gente, come fa ora, nella sua lotta per l’esistenza?”
Secondo capitolo P 588 Il capitano Lebjadkin e la sorella Mar’ja Timofeevna assassinati (durante l’incendio).
Terzo capitolo P 612 “È l’amica di Stavrogin!” urlò qualcuno a questo punto. E da un’altra parte: “Non gli basta ammazzare la gente, vengono pure a guardare”: E a un tratto alle spalle di Liza vidi un pugno alzarsi sopra la sua testa e poi abbassarsi. Lei cadde. […] A quanto pare Liza si era rialzata, ma un altro colpo l’aveva fatta cadere di nuovo. All’improvviso la folla si allargò e si formò un piccolo cerchio intorno a Liza, stesa in terra. […] Ricordo soltanto che a un tratto lei venne portata via.
Quarto capitolo
P 621 “Non è il vostro programma questo? Di che potete accusarci?” “Di arbitrio!” Gridò furioso Petr Stepanovic
P 627 Parla Liputin “Anzi, credo che in Russia di queste centinaia di quintetti ci sia solo il nostro e non ci sia proprio nessuna rete”
P 633 Fed’ka svela Petr Stepanovic
Quinto capitolo P 652 “Perché leggere un libro e rilegarlo sono due distinte fasi del progresso, ognuna di enorme portata. […] La rilegatura invece significa già avere rispetto per il libro, significa che non si ama soltanto leggerlo, ma che si riconosce anche la sua importanza.”
P 664 “Ci sono dei secondi, non più di cinque o sei per volta, in cui si sente all'improvviso la presenza dell’armonia eterna, la si raggiunge appieno. […] Come se all’improvviso si sentisse tutta la natura e all'improvviso si dicesse: “sì, è vero”. […] Io questi cinque secondi io vivo una vita e per essi darei tutta la mia vita, perché ne vale la pena.”
Sesto capitolo P 681 “Resteremo solo noi che ci siamo predestinati in anticipo a prendere il potere: assoceremo gli intelligenti a noi, cavalcheremo gli imbecilli. […] Bisogna rieducare gli uomini per renderli degni della libertà”
P 683 Liputin scopre che sono l’unico quintetto
P 690 Parla Kirillov “Dio è necessario, perciò deve esistere” […] “Ma io so che Egli non esiste e non può esistere” […] “Davvero non capisci che è impossibile per un uomo con questi due pensieri restare in vita?”
P 692 “L’uomo non ha fatto altro che inventarsi Dio per vivere senza ucciderli. Tutta la storia universale finora si è ridotta a questo.”
P 698 Scena horror di Kirillov e Petr Stepanovic.
Settimo capitolo P 729 I demòni “E lì sul monte pascolava una grossa mandria di porci, e Gli chiesero di lasciarli entrare in quelle bestie. Egli glielo concesse. I demòni, usciti dall’uomo, entrarono nei porci, e la mandria si scaraventò giù dal precipizio nel lago e affogò. Visto ciò che era accaduto, i procari fuggirono e andarono a raccontarlo in città e per le campagne. E gli abitanti uscirono a vedere quel che era stato; e giunti da Gesù, trovarono l’uomo da cui erano usciti i demòni seduto ai Suoi piedi, vestito e di nuovo in sé, ed essi inorridirono. Ma chi aveva visto raccontò loro come era stato guarito l’indemoniato.”
Ottavo capitolo P 742 anche la moglie di satov e la figlioletta muoiono
P 750 “Tutto, sempre debole e fiacco”
P 752 Stavrogin si uccide “Aveva agito con premeditazione e che fino all’ultimo era stato cosciente. Dopo l’autopsia, i nostri medici hanno escluso del tutto e in modo reciso la pazzia”
Giudizio
Libro difficile per l’inizio lentissimo e la moltitudine dei personaggi. Diventa scorrevole da pagina 130-140, da lì il ritmo si mantiene abbastanza serrato. Il primo terzo ha un tono leggero, frivolo, morbido (nonostante la suggestione inquietante dell’ombra di Stavrogin), dal secondo terzo invece si fa duro, violento, cruento.
È un romanzo fortemente politico, di dura satira al nichilismo rivoluzionario. Ha un impianto, come sempre, filosofico interessante e sviluppato molto bene in diversi punti del romanzo; non credo che D. debba essere letto per il pensiero filosofico.
È pazzissimo, teatrale, carnevalesco, farsesco. Ci sono pianti, urla, strilli, nevrosi, febbri, malori, risate improvvise, fughe. La magia di D., cioè quella di creare personaggi veri, tridimensionali, reali, si riconferma anche in questo romanzo. Stavrogin, Petr Stepanovic, Kirillov, Satov e altri, sono tutti personaggi Dostoevskiani, o meglio Karamazoviani. “Proprio perché la nostra è una natura vasta, karamazoviana (a questo voglio arrivare), e può contenere ogni sorta di opposti e può contemplare in un sol colpo i due abissi, l’abisso che è sopra di noi, l’abisso degli ideali supremi, e l’abisso che è sotto di noi, l’abisso del peggiore e del più fetido degrado”
Temi
Quasi 150 pagine introduttive. Le prime 130/140 pagine sono introduttive. C’è soprattutto Stepan Trofimovic (padre di Petr Stepanovic), Varvara Petrovna (madre di Stavrogin) e un po’ di Liza. Ci sono molti riferimenti e allusioni al misterioso Stavrogin, su questo D. è bravissimo; non vediamo l’ora che appaia. Ma non succede niente. Le cose iniziano a muoversi a circa pagina 140. È un ritmo che ricorda I fratelli Karamazov (con la presentazione del padre, dei tre fratelli e l’incontro dallo Staretz) e che è veramente difficile da sostenere. Poi il libro parte e non ci si può staccare.
Stavrogin è male assoluto? Non ne sono sicuro. Di sicuro è un rappresentante del male disinteressato. S. ha fatto a Pietroburgo “una vita sarcastica” e si è sposato con la poveretta mezza matta, come dice Kirillov: “questo sia stato un nuovo esperimento compiuto da un uomo ormai sazio con lo scopo di sapere fino a che punto si possa portare una donna storpia e pazza”; inoltre a Pietroburgo ha compiuto il male peggiore, per D., cioè la violenza sui bambini. Ma c’è un ma. In primo luogo D. è bravissimo a spiegare questi crimini non in modo netto ma sempre a tinte un pochino fosche, imprecise. Un esempio: durante il racconto del peggiore crimine di S., D. ci butta dentro un enorme fatto laterale, cioè che la ragazzina si suicida. In secondo luogo, appunto, non sono sicuro che per D. esista un male assoluto. Nei demòni abbiamo diverse configurazioni di male tra S., Petr Stepanovic e Fed’ka (oltre al gruppetto dei cinque, ovviamente). Tanti approcci diversi al male proprio perché l’uomo è ampio e sfaccettato. Il “problema” di S. è che per lui non cambia nulla tra il bene e il male.; inoltre è tormentato da delle visioni, è tormentato dalla sua razionalità, dal fatto che riesce a “sentire” poco (“Tutto, sempre debole e fiacco”). Non è apatico: ha attacchi d’ira; semplicemente non ha discernimento, ma questo non lo porta a diventare un serial killer, è una faccenda più sottile. “Di rabbia in N.V. ce n’era forse più che in tutti e due messi insieme, ma era una rabbia fredda, calma e, per così dire, razionale, cioè il genere di rabbia più ripugnante e terribile che esista”
Nichilisti dell’800, i futuri dittatori comunisti. Una mia teoria. Nelle spiegazioni di come i nichilisti si immaginano la rivoluzione e il futuro della società, ritroviamo le deviazioni dittatoriali dei regimi comunisti. ““Mi sono perso nei miei stessi dati e la mia conclusione è in aperta contraddizione con la mia idea di partenza. Partendo dalla libertà illimitata, la mia conclusione è il dispotismo illimitato.” “Per lui ogni membro della società controlla l’altro ed è obbligato a fare la spia. Ognuno appartiene a tutti e tutti a ognuno. Sono tutti schiavi e uguali nella schiavitù. […] Per prima cosa bisogna abbassare il livello culturale, scientifico e delle qualità personali” “Sentite Stavrogin: livellare le montagne è una buona idea, non è ridicola. […] La cultura non serve, basta con la scienza! Anche senza la scienza c’è materiale per mille anni, ma prima bisogna costruire l’ubbidienza. Al mondo manca solo una cosa: l'ubbidienza. La brama di sapere è già una brama aristocratica. [….] E’ necessario solo il necessario, ecco d’ora in avanti lo slogan per il mondo intero. Ma servono anche le convulsioni… di questo ci occuperemo noi, i capi. Gli schiavi devono avere dei capi. Una totale ubbidienza, una totale spersonalizzazione, ma una volta ogni trent’anni Sigalev scatena anche una convulsione e di colpo tutti iniziano a divorarsi a vicenda, fino a un certo limite, unicamente per non farli annoiare. La noia è un sentimento aristocratico. Nello Sigalevismo non ci saranno desideri. Il desiderio e la sofferenza sono per noi, per gli schiavi c’è lo sigalevismo.”
Saremo tutti uguali ma io sarò un po’ più uguale degli altri “Gli schiavi devono avere dei capi.” “Resteremo solo noi che ci siamo predestinati in anticipo a prendere il potere: assoceremo gli intelligenti a noi, cavalcheremo gli imbecilli. […] Bisogna rieducare gli uomini per renderli degni della libertà” L’obiettivo dell’infido e manipolatore Petr Stepanovic è semplicemente il potere.
Punto di vista problematico, finché non diventa meno rilevante D. ha deciso di usare una prima persona. Chi racconta è Anton Lavrentievič G… v, amico di Stepan Trofimovic. Fin dall’inizio ogni spiegazione e ogni fatto è tirato per i capelli “per coincidenza c’ero” o cose simili. Per fortuna dalla seconda parte diventa più un narratore onnisciente e in effetti è il punto in cui il romanzo parte davvero.
Stepan Trofimovic, personaggio che non ho compreso Stepan è il padre di Petr Stepanovic e ha come personaggio due ruoli: il padre che fallisce e l’intellettuale sorpassato dai tempi. E ci sta. Però è spesso dentro alla scena senza reale motivo; fino all’ultimo D. dedica decine di pagine per la sua storia. Ma la sua è una storia molto meno significativa di quella degli altri; è un personaggio lagnoso, lamentoso, fastidioso, che riempie i periodi di intere frasi in francese.
Tichon è l’unica figura religiosa ma è resa come difettosa, imperfetta, non è un santone. Anche ne I fratelli Karamazov c’è una figura religiosa con una forte influenza sul protagonista (uno dei protagonisti, Alekseij), cioè lo Starezs Zosima. Ne I demòni c’è Tichon; D. lo “usa” per far confessare S. La cosa bella, al solito, è che Tichon è pieno di difetti, umano.
Continui riferimenti a D. a gente che parla male o scrive male (come le lettere di Stavrogin o i discorsi in pubblico). In ogni romanzo di D. noto che giudica male chi parla impappinandosi o confondendosi e chi scrive male, chi in generale si esprime male. È una turba di D., però mi fa effetto e mi fa capire ancora di più come mai D. scriva così bene.
La morte di Liza P 612 “È l’amica di Stavrogin!” urlò qualcuno a questo punto. E da un’altra parte: “Non gli basta ammazzare la gente, vengono pure a guardare”: E a un tratto alle spalle di Liza vidi un pugno alzarsi sopra la sua testa e poi abbassarsi. Lei cadde. […] A quanto pare Liza si era rialzata, ma un altro colpo l’aveva fatta cadere di nuovo. All’improvviso la folla si allargò e si formò un piccolo cerchio intorno a Liza, stesa in terra. […] Ricordo soltanto che a un tratto lei venne portata via.” Questa parte mi ha francamente sconvolto: Liza fino allora era stata innocente, pulita, fresca, un personaggio a cui non poteva andare nulla di particolarmente storto. E invece.
Ci sono solo due veri demoni, gli altri si sono aggregati senza neanche sapere bene perché. I due veri demòni sono Stavrogin e Stepanovic. La banda di accoliti nichilisti è composta da gente infervorata, sicura, decisa, che però si scioglie al sole alla prima vera azione prorompente, cioè l’uccisione di Satov. Diventano pieni di dubbi e insicuri. Perfino Fed’ka, assassino, ha una sorta di giustificazione. “Vive di rapine e ultimamente ha compiuto un altro omicidio. Io vi voglio chiedere: se voi quindici anni fa non l’aveste mandato sotto le armi per pagare un debito di gioco o, più semplicemente, non l’aveste perso a carte, ditemi, lui ci sarebbe finito ai lavori forzati? Si sarebbe messo ad ammazzare la gente, come fa ora, nella sua lotta per l’esistenza?” Forse solo Kirillov ci ha ragionato bene, e infatti è forse l’emblema del nichilismo più puro.
Petr Stepanovic doveva essere protagonista ma poi è spuntato Stavrogin. Lo dice D. stesso, e questo mi affascina perché immagino che il romanzo, a un certo punto, prenda vita ed esiga cose diverse da quelle preventivate.
D. è contro le ideologie. Le ideologie sono idiozie per D. perché appiattiscono l’animo umano dietro il velo del gruppo. Per D. perfino la fede nasce dal dubbio, quindi ognuno è un’isola che deve combattere coi propri demòni e decidere la propria strada (o ancora meglio subire la vita a modo suo).
D è teatrale come scenografie, dialoghi, comportamenti. Prima di tutto le scenografie sono spesso quelle: interni di case in legno un po’ malandate, scale; l’inquadratura è spesso stretta e al chiuso. Si sta poco in viaggio, ad esempio. Secondo: i dialoghi. Sono coloriti, esagerati, marcati, appunto teatrali. E poi i singoli comportamenti delle persone, le reazioni sono pazze, furiosi, carnevalesche, esagerate. Pianti, urla, strilli, nevrosi, febbri, malori, risate improvvise, fughe.
La motivazioni che spinge i personaggi sono estremamente comprensibili e umane. D. è uno scrittore eccellente perché crea personaggi (e storie) che parlano a noi, a me. I personaggi sono reali, tridimensionali. Le motivazioni che li muovono sono comprensibilissime, le reazioni pure. Ognuno ha un’infinità di pregi e un’infinità di difetti. Le idee sono sfaccettate, complesse, argomentate.
Per Stavrogin Dio non esiste quindi bene o male si confondono? Non sono d’accordo. Non è guidato dall'idea quanto dall'istinto. Lui sente di godere nel fare del male tanto quanto gode nel fare del bene. Ha spiegato il suo sentire con un ragionamento filosofico, non il contrario. “Ogni situazione infame, oltremodo umiliante, abietta e, soprattutto, ridicola in cui mi è capitato di trovarmi in vita mia ha sempre risvegliato in me, insieme a una collera illimitata, un piacere immenso”
Se pensi che basti la ragione per capire il mondo pagherai care conseguenze; e se non le pensi, le pagherai lo stesso.
Frase di Rick DuFer perfetta per descrivere le opere di Dostoevskij.
Trama tratta da fatti reali D. prende spunto da un fatto veramente accaduto: nel 1869 Sergej Gennadievič Nečaev uccise Ivan Ivanov perché voleva uscire dalla loro setta nichilista. Nel romanzo il primo è Petr Stepanovic, il secondo Satov. D. fa spesso così; anche per Delitto e castigo prese spunto dai giornali perché effettivamente era un grande lettore di giornali.
Visioni. È un altro sé stesso S. ha le visioni, lo confessa a Tichon. Ciò che vede è un altro sé, un sé cattivo. Tema del sosia. Mi azzardo a dire che per D. dentro ognuno c’è più di una persona, proprio perché siamo complessissimi e sfaccettati.
Come giudicare le conseguenze di un suggerimento? È colpa del suggeritore o di chi agisce? Tema de I fratelli Karamazov. Rimando al suggerimento di Ivan a Smerdjiakov “Vive di rapine e ultimamente ha compiuto un altro omicidio. Io vi voglio chiedere: se voi quindici anni fa non l’aveste mandato sotto le armi per pagare un debito di gioco o, più semplicemente, non l’aveste perso a carte, ditemi, lui ci sarebbe finito ai lavori forzati? Si sarebbe messo ad ammazzare la gente, come fa ora, nella sua lotta per l’esistenza?” Un tema etico molto spinoso perché riguarda la responsabilità e il libero arbitrio. Dato che sono qua per ciarlare, dico la mia: tra Fed’ka e Smerdjakov c’è una differenza enorme. Il secondo, lucidamente e con tutte le possibilità davanti a sé, ha scelto coscientemente di uccidere Fedor Karamazov. Sul primo ci sono delle attenuanti date dall’ambiente di vita, dal contesto sociale; questo non lo rende meno colpevole ma, in un processo ideale, andrebbero considerate.
È un romanzo filosofico? Sì ma non serve. D. ha un complesso impianto filosofico (che tradotto vor dì che ficca nei libri tante belle idee) e anche nei Demòni ha tanto da dire. Non “serve” leggere i Demòni per questo. Non serve saperne di filosofia. Non serve leggerlo per approfondire i temi filosofici tipici di D.
E soprattutto non serve averne paura per questo. In primo luogo è un bellissimo romanzo e va preso, secondo me, per questo. Tutti i livelli che non siano “romanzo” rischiano solo di frenare e scoraggiare una bellissima lettura e francamente mi sono rotto di tutti questi paletti.
Poi, a parte, sussurrando per non farmi sentire, dico che D. non credo vada letto per l’impianto filosofico in sé ma per lo scrittore che è, per come riesce a leggerci dentro e a tratteggiare meravigliosamente l’assurdo animo umano.
È un romanzo politico? Sì ma non serve. Uguale come sopra: leggetevi sto maledettissimo romanzo, se vi va, perché è bello, secondo me, e vi fa passare qualche giorno immersi in una bella storia, scritta meravigliosamente e che vi trascinerà lontano. Punto. Ci volete vedere altro? Perfetto! Ma che non sia una scusa idiota per non leggerlo.
2 notes · View notes
rknchan · 2 years
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
also some old demons stuff
ive read them for the 3rd time am i okay? probably not
50 notes · View notes
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
secret little society toon
109 notes · View notes
catcoffeeenjoyer · 7 months
Text
Tumblr media
I nevee forgot, anywhoo chapter four 😎
5 notes · View notes
twostarsinonesphere · 5 years
Text
ideal ending to demons: how about darya pavlovna and varvara petrovna find stavrogin just in time to stop him from killing himself and he's brought to trial for the lebyadkins' murder and also forced to face the consequences for every woman and girl he's abused and manipulated and psychologically destroyed and given the public humiliation that he had avoided for his entire life. how about that huh
18 notes · View notes
cohendyke · 2 years
Note
hi! do you recommend reading demons/have any tips? i recently read crime and punishment and im trying to get into more ruslit
hi! this is going to be so fucking long im sorry in advance lmao
overall i really liked it, crime and punishment is still number one for me but this is a close second (until i finish tbk and notes from underground.) i know some people (cough, redditors) hate it because it's pretty long for like. three things to happen at the very end but!! i would argue that a big part of the point of the book is how the village and the different classes within interact. it's not plot driven, but it's also not meant to be plot driven; its a satire of real people who dostoevsky knew of and hated lmfao. (side note i love how so many of his works are thinly veiled criticisms of shit he hated. he is So Interesting to me) demons is also pretty swag because you could make the argument that multiple characters can be easily read as gay which adds SO MUCH. (the big one is pyotr verkhovensky, but they’re all kinda 💅 ) no spoilers though if you’ve been on my blog since i finished you’ve probably seen them but there is one chapter that is very very emotional and touching and i was crying... iykyk. anyway the rest is under a cut
some things that would be helpful when reading this is for starters, reading it on a regular schedule; there are a lot of details early on that i forgot because i was just picking it up when i felt like it/when i had time. also, the pevear/volokhonsky translation hits (there are a lot of scenes with word choices that made me go umm... gay.... so if that’s your thing...) and the appendices are very in depth and very explanantory (demons is verryyy 1860s russia and there are a ton of references to that and i, as a 21st century north american, did not understand at all.) It took me 3.5 months to finish demons, but i wasn't reading it very consistently. Finally, i think most editions/translations have the chapter 'at tikhons' as an appendix, and apparently it was one that dostoevsky wanted to include, but wasn't allowed to. definitely read it, either right after the chapter that replaced it, or the end of the book. (i read it after i finished the book)
Here are some themes/devices to keep an eye out that i looked for that are pretty significant imo
what is stavrogins deal? is he the mastermind/god people seem to think he is? is he a villain or is he just caught in a shitty situation?
DEFINITELY read into christian imagery and allusions. note allusions to the holy family (i picked up on two, there probably are more) and who is being called a christ figure, and who is calling them that? are they right?
what is the deal between stepan trofimovich and varvara petrovna? what events can they be blamed for? are they just as bad as pyotr/the revolutionary circle?
likewise, take note of things that are called demonic, insane, possessed, etc. note when they happen as well, and the frequency.
try to pinpoint when things start to go wrong for everyone/when fate is sealed.
look at the main guys in the revolutionary circle, and which ideologies they seem to represent, as well as their main conflicts. what are their main personality traits?
the ladies, both Stavorgins Sluts (sorry marya timofeevna:( ) and the rich old ladies. how are they hypocritical/ironic? are they victims or enablers of their men (specifically stavrogin and the verkhovenskys) which of them are ignorant (or are they just stupid? note: definitely not a feminist novel.)
a lot of people (not just tumblrinas) read pyotr verkhovensky as kind of gay when it comes to stavrogin. is he actually, or is he acting to further his schemes as some sort of fucked up flattery? how is this expressed through the eyes of other characters around him?
what is the deal with kirillov and shatov? what do their philosophies say about one another and their relationship (pertaining to like. literary analysis but also are they gay?)
obviously this is a critique of nihilism/atheism/socialism in russia in the 1860s but i found that a lot of the sentiments and the r/epublican party/ m*ga movement. do you agree? what do you recognize from today’s politics? 
if you read this mess of a book (cue white mom sign that says bless this mess, because there is so much drama ) i hope you enjoy it and please like. talk to me about it i need to scream about this criminally underrated book.
11 notes · View notes
metidax · 6 months
Text
Idolization in Demons by Dostoevsky
I've noticed another line with Biblical subtext in Demons. We can see how the phenomenon of idolization aggravates with every further generation:
• Varvara Petrovna idolizes Stepan Trofimovich; in the beginning of the novel she thinks about him as a perfection, "a dream", she believes in his judgements and abilities. Yet, Varvara Petrovna often argue with Stepan Trofimovich; she probably has more power over him, than he over her.
• It is pretty obvious with Pyotr Stepanovich and Nikolai Vsevolodovich: a fervent monologue with all "you are my idol/sun/Columbus, etc." speaks volumes. It is an obsession, almost madness; Pyotr creates the whole plan of the revolution around Nikolai. And yet, Stavrogin's rejection would not have stopped Verkhovensky from realisation of his ideas. For him, revolution is dearer than Nikolai, than anything in the world.
• And last but not least is young Erkel. He doesn't have his own idea: his idea is Pyotr Stepanovich, the embodiment of superior purpose (in Erkel's opinion, of course). There is absolute submission to the idol.
Back to Biblical references, lots of idols, i. e. pagan deities, became demons in Christian religion. So Nikolai, Pyotr and Erkel are definitely "demons" in the novel; but Stepan Trofimovich can be called a political demon too, as, according to Dostoevsky, liberalism of 1840th produced radicalism of 1860th (he is literally Pyotr's father).
I think it is another way for Dostoevsky to demonstrate that false ideas (and false gods) poison society and turn people away from the true God. From day to day it keeps getting worse. The novel is a warning that this tendency should be supressed - otherwise, false gods would lead the country to a catastrophe (maybe even the Apocalypse).
For short: you shall not make for yourself an idol
P. S. Dostoevsky was right, political catastrophe happened after half of a century: he literally predicted the Revolution of 1917
15 notes · View notes
hamliet · 5 years
Note
hi hamliet! i just finished dostoyevsky's demons! i was wondering if you could write a little about kirillov, stepan, and stavrogin: it seems like kirillov's thinking and stepan's final speech are the two messages the novel really wants to impart to the reader, but i felt like they were somewhat at odds with one another? kirillov was all about the will of man, while stepan was about God. which one is "right"? and what's stavrogin's final death and overall arc about? thank you so much!
Hello Anon!! Thank you for the ask about my favorite novel, and such an exciting ask too! *breaks into a happy dance*
Tumblr media
So I would caution against the interpretation that Dostoyevsky wanted to endorse Kirillov’s message, because I think the opposite is the case. Dostoyevsky is fundamentally existentialist; however, he despised nihilism (as each of his major works take it apart that is present in each of his major works), and that is thus reflected in the framing of Kirillov’s ideas, which were born out of bitter despair. Kirillov, you see, did not want to die.
He simply wanted to matter. 
However, he was not convinced he did, despite how kind and genuinely good he was. He begs before his death:
“Let it be comfort. God is necessary and so must exist… But I know He doesn’t and can’t… Surely you must understand that a man with two such ideas can’t go on living?”
For Kirillov, God is the Russian Orthodox version, the one Dostoyevsky very much believed in (in his later years anyways, including when he wrote his major works) as well. Thus, what Kirillov is saying here is that he wants to believe in some kind of sense in this world, a divine maker who is watching over them, who cares about them--but when he looks at the world and how terrible it is, when he sees little children being insulted, when he sees people killing innocents like Shatov, he does not have a way of comprising that with the existence of a loving God. It’s a well known conundrum in theology: the problem of evil. 
Demons is entirely about the evil humans beings are capable of when they become possessed by ideologies--yet, Demons also implies that people need to believe in something. Look at Stavrogin and his despair and aimless actions. Look at Pyotr and how his selfishness literally destroys an entire town, including a good man (Shatov) who had forgiven his wife and loved her despite what she had done to him. As Kirillov says:
“Man has done nothing but invent God so as to go on living, and not kill himself; that’s the whole of universal history up till now. I am the first one in the whole history of mankind who would not invent God. Let them know it once for all…
“I am awfully unhappy, for I’m awfully afraid. Terror is the curse of man.… But I will assert my will, I am bound to believe that I don’t believe. I will begin and will make an end of it and open the door, and will save. That’s the only thing that will save mankind and will re-create the next generation physically; for with his present physical nature man can’t get on without his former God, I believe. For three years I’ve been seeking for the attribute of my godhead and I’ve found it; the attribute of my godhead is self-will! That’s all I can do to prove in the highest point my independence and my new terrible freedom. For it is very terrible. I am killing myself to prove my independence and my new terrible freedom.”
Kirillov is terrified to be alone and to be worthless. If there is no God, he believes he is both. However, if he can be brought to utterly control his own life, setting a precedent, that will “save” people by showing them freedom. It’s not a sane theory (Kirillov is decidedly unstable), but it reflects his desperate desire to grasp at meaning in his life, to make himself count. It’s why he even agrees to die and write a note that will help his friends when he does (without knowing Pyotr’s evil schemes). 
But the thing is, Kirillov killing himself is an act of nihilism. He does not want to die, as evidenced by how terrified he is during that scene, how he literally bites down on Pyotr’s finger and nearly severs it, because he is so desperately angry that Pyotr is forcing him to do this. And his death accomplishes nothing. There is no freedom and no salvation that comes from him killing himself; not for Pyotr, not for Liza, not for Nikolai, not for anyone. 
His death was empty. But his life, his very human fears and need to live, to be worth something, his stunning kindness in a novel that is fundamentally cruel--that is what matters to the reader. His death can’t be regarded as anything other than a tragedy, which is why I’d say that Dostoyevesky is showing the faults in his ideas (while exploring them with empathy) rather than endorsing them. 
So, onto Stepan. Remember when I said it was Russian Orthodox Christianity? The faith element is present in all of Dostoyevsky’s works, and is integral to them. I do think Dostoyevsky is endorsing Stepan’s final speech:
“My friends,” he said, “God is necessary to me, if only because He is the only being whom one can love eternally.”...“My immortality is necessary if only because God will not be guilty of injustice and extinguish altogether the flame of love for Him once kindled in my heart. And what is more precious than love? Love is higher than existence, love is the crown of existence; and how is it possible that existence should not be under its dominance? If I have once loved Him and rejoiced in my love, is it possible that He should extinguish me and my joy and bring me to nothingness again? If there is a God, then I am immortal..”
“There is a God, Stepan Trofimovitch, I assure you there is,” Varvara Petrovna implored him. “Give it up, drop all your foolishness for once in your life!” 
...
“Oh, I should dearly like to live again!” he exclaimed with an extraordinary rush of energy. “Every minute, every instant of life ought to be a blessing to man … they ought to be, they certainly ought to be! It’s the duty of man to make it so; that’s the law of his nature, which always exists even if hidden.… Oh, I wish I could see Petrusha … and all of them …"...
“The mere fact of the ever present idea that there exists something infinitely more just and more happy than I am fills me through and through with tender ecstasy—and glorifies me—oh, whoever I may be, whatever I have done! What is far more essential for man than personal happiness is to know and to believe at every instant that there is somewhere a perfect and serene happiness for all men and for everything.… The one essential condition of human existence is that man should always be able to bow down before something infinitely great. If men are deprived of the infinitely great they will not go on living and will die of despair. The Infinite and the Eternal are as essential for man as the little planet on which he dwells. My friends, all, all: hail to the Great Idea! The Eternal, Infinite Idea! It is essential to every man, whoever he may be, to bow down before what is the Great Idea. Even the stupidest man needs something great. Petrusha … oh, how I want to see them all again! They don’t know, they don’t know that that same Eternal, Grand Idea lies in them all!”
Stepan’s ideas are repeated in The Brothers Karamazov and in The Dream of a Ridiculous Man (a fantastic short story!). Dostoyevsky was very much not just an existentialist and a Christian, but a humanist: he believed this life on earth was incomparably valuable, but also the next life was, as well (in contrast to assuming this life is worthless in light of the next, as many theologies in Christianity will proclaim). Stepan is expressing now that the purpose of life is to live and to love--which is meaningful for Stepan’s character and the novel as a whole in two ways: firstly, because Stepan’s denial of his love for Varvara led to a lot of pain and suffering for both of them (as Varvara setting him up with Dasha is what provoked Stepan to beg his son to visit him), and secondly, Stepan’s abandonment of Pyotr as a child is a direct catalyst of the person Pyotr has become. His failure to love his son well is what led to all this tragedy. He now sees it, but it is too late for him to remedy in this life. However, not all is lost: he has a second life he anticipates, and he dies with his love, Varvara, with him, assuring him that there is a hereafter. 
On the subject of failure to parent and messed-up children: Stavrogin. He is one of Dostoyevsky’s most complex and disturbing characters. On the one hand, Stavrogin knows right and wrong better than most in the cast; on the other hand, he acts contrary to it because Stavrogin wants to believe that there is no right and wrong, and hence he does more and more ‘wrong’ things in an almost subconscious way to... well, prove his philosophy, like Kirillov, but also to punish himself because much like Kirillov’s beliefs were founded on a contradiction, so are Stavrogin’s. (Shatov says that Stavrogin lives to morally torment himself, and notably he’s the first character who loses his enamorment with Stavorigin, hence I trust his viewpoint.) Also, Stavrogin tells Tikhon that his philosophy is that there is “neither good nor evil,” yet he proves this by acting on things that torment him. 
The whole reason people project onto Stavrogin and are drawn to his charisma is because he is empty inside, making him ripe for projection. He is capable of much good and has done some good, but he also is capable of evil (as all characters and people are). Keep in mind that most of the evil Stavrogin is responsible for is through passive means (he foils Stepan here): what he doesn’t do is perhaps more devastating than what he does do. He allows evil to reign and to draw to its tragic conclusions. He sleeps with Liza knowing it will destroy her, but Liza pursued him heavily. He allows Matryosha to commit suicide after he assaults her. He allows Shatov’s death, his wife’s murder, Kirillov’s suicide. He could take action and prevent any of these things, could have even taken responsibility for his evil treatment of Matryosha, but he does not. Instead, he allows her to punish herself because it allows him to continue in his complacent, passively nihilistic philosophy--in fact, it reinforces his philosophy. Good and evil are thus pointless and only lead to ruin, right? These ideas about morality lead to tragedy! He can thus do whatever he wants! (For example, he cites Matryosha believing she has sinned against God--when he’s the one who hurt her--as her reason for her suicide; ie it’s her belief that is the culprit more so than he himself.) 
Except, Stavrogin’s moral nihilism fails him. Because in the end, Stavrogin cannot out run his conscience, and commits suicide. Good and evil might just be ideas, or they might not be, but he cannot escape how he feels about them. His feelings are real, and through hurting others he hurts himself, and he cannot live on with such feelings. Society may shape our ideas of what’s right and wrong and it may be twisted and hurt us (for example, Dostoyevsky surely felt society treated women unfairly, especially in matters of sexuality, as we see in how society ruins Liza and Matryosha), but we also cannot heal without each other (for example, Shatov forgiving his wife, and Stepan being able to die with Varvara; in contrast, Stavrogin isolates himself and dies). 
So, yeah. I hope that was helpful and not too rambly. Feel free to ask any more questions on the novel/for clarification! 
69 notes · View notes