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#6 maggio 1945
italianiinguerra · 5 months
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Pillole di Seconda Guerra Mondiale: 6 maggio
1940 – Norvegia. Truppe francesi e della Legione straniera sbarcano nella zona di Narvik, seguite poco dopo da un contingente polacco. Si forma a Londra un governo norvegese in esilio. 1941 – Grecia. Il generale Bernard Freyberg comandante del corpo di spedizione neozelandese sull’isola di Creta viene informato dai servizi segreti britannici circa le linee particolareggiate…
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angelap3 · 3 months
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Bob Marley (1945-1981) è stato un musicista, cantante e compositore giamaicano, ampiamente riconosciuto come il più celebre interprete della musica reggae. Marley ha avuto un impatto duraturo sulla cultura musicale mondiale e ha contribuito a portare il reggae e la musica giamaicana alla ribalta internazionale.
### Biografia
Robert Nesta Marley è nato il 6 febbraio 1945 a Nine Mile, un villaggio nella parrocchia di Saint Ann, in Giamaica. Ha iniziato la sua carriera musicale nei primi anni '60 con il gruppo The Wailers, insieme a Peter Tosh e Bunny Wailer. Il gruppo ha inizialmente suonato ska e rocksteady prima di abbracciare il reggae.
### Carriera
Il successo internazionale di Marley è arrivato negli anni '70 con album come "Catch a Fire" (1973) e "Burnin'" (1973), che includevano brani famosi come "Stir It Up", "Get Up, Stand Up" e "I Shot the Sheriff", quest'ultimo reso ancora più celebre dalla cover di Eric Clapton.
Tra gli album più celebri di Marley ci sono:
- **"Natty Dread" (1974)**: include canzoni come "No Woman, No Cry" e "Lively Up Yourself".
- **"Rastaman Vibration" (1976)**: l'unico album di Marley ad entrare nella top 10 di Billboard.
- **"Exodus" (1977)**: considerato uno dei migliori album di sempre, con canzoni come "Jamming", "Waiting in Vain" e "Three Little Birds".
- **"Kaya" (1978)**: noto per il suo tono più rilassato e per brani come "Is This Love" e "Satisfy My Soul".
### Temi e Influenze
Marley è noto per le sue canzoni che affrontano temi sociali, politici e spirituali, spesso ispirati dalla sua fede nel Rastafarianesimo. La sua musica spesso promuoveva la pace, l'amore e l'unità, e affrontava temi di ingiustizia e oppressione.
### Eredità
Bob Marley è morto l'11 maggio 1981 a causa di un melanoma. Nonostante la sua vita sia stata breve, il suo impatto sulla musica e sulla cultura è stato immenso. Marley è diventato un simbolo globale della lotta per i diritti civili e della cultura reggae. La sua musica continua ad essere ascoltata e apprezzata in tutto il mondo.
### Citazioni Famosi
- "One good thing about music, when it hits you, you feel no pain."
- "Emancipate yourselves from mental slavery; none but ourselves can free our minds."
Marley è ricordato non solo per la sua musica, ma anche per il suo impegno nel promuovere la giustizia e l'uguaglianza, rendendolo una figura iconica e ispiratrice per generazioni di fan.
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garadinervi · 2 years
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Torino, 11-13 marzo 1945
Gaspare Arduino (29 aprile 1901 – 11/12 marzo 1945) operaio, organizzatore SAP 4° settore Vera Arduino (15 gennaio 1926 – 12/13 marzo 1945) operaia, appartenente ai Gruppi di Difesa della Donna XX Brigata Garibaldi SAP Libera Arduino (13 settembre 1929 – 12/13 marzo 1945) operaia, appartenente ai Gruppi di Difesa della Donna XX Brigata Garibaldi SAP Rosa Ghizzoni Montarolo, "Gina" (12 maggio 1920 – 8 maggio 1946) appartenente ai Gruppi di Difesa della Donna XX Brigata Garibaldi SAP Pierino Montarolo (6 agosto 1914 – 11/13 marzo 1945) appartenente alla XX Brigata Garibaldi SAP Aldo De Carli (29 maggio 1922 – 11/13 marzo 1945) appartenente ai GAP, Brigata "Dante Di Nanni"
«Alla vigilia del funerale delle Arduino alla sera alle cinque siamo state convocate in corso Oporto, dicendo: – Raggruppate più donne possibile, domani mattina alle dieci ci sono i funerali delle sorelle Arduino. [...] E noi ci eravamo trovate ed eravamo in tante, forse la riunione più numerosa che c'è stata. C'erano moltissimi giovani e moltissime donne; c'eravamo trovate lì ed eravamo sparse per il piazzale davanti all'ingresso principale. Abbiamo aspettato molto a lungo. Tutti avevamo qualcosa di rosso, chi un fazzolettino rosso nel taschino e l'ha tirato fuori all'occasione, chi aveva la cravattina, ma tutti avevano qualcosa di rosso e tutti avevamo i fiori, perché ci avevano detto di trovarci coi fiori. La maggior parte ci eravamo procurati uno o due garofani rossi, ognuno di noi ce l'aveva.» (Giuseppina Scotti vedova Valsasna) – in Bianca Guidetti Serra, Compagne. Testimonianze di partecipazione politica femminile, Vol. I, «Gli Struzzi» 150, Einaudi, Torino, 1977
«Il processo è stato fatto... due o tre anni dopo... C’era ancora la pena di morte. Di fatti il tenente che comandava questa gente è stato condannato alla pena di morte, si chiamava Aldo De Chiffre. Gli altri non ricordo... È stato condannato alla pena di morte, questa pena è stata tramutata in ergastolo, l’ergastolo in venticinque anni e dopo venti anni io l’ho visto fuori per un caso molto particolare.
Questo giovane, aveva ventun anni allora, studiava da dottore. All’interno del carcere ha continuato gli studi; uscito fuori si è laureato. Era dottore al Mauriziano quando l’ho conosciuto. Ero andato al Mauriziano a fare una trasfusione di sangue e... in quel momento il dottore si presenta e io ho riconosciuto il nome. E allora ho detto alla suora: – Guardi che io faccio la trasfusione di sangue, però non da questo dottore.
– Perché? – mi fa.
Ho preso il tesserino l’ho messo davanti al dottore e ho detto: — Si ricorda di questo nome?
È diventato rosso ed è andato via. Allora ho detto alla suora perché non mi lasciavo togliere il sangue da quel dottore...»
– 'Vera e Libera Arduino, trucidate dai fascisti nella notte tra il 12 e il 13 marzo 1945. Ne parla il fratello Antonio', in Bianca Guidetti Serra, Compagne. Testimonianze di partecipazione politica femminile, Vol. I, «Gli Struzzi» 150, Einaudi, Torino, 1977
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finnianson · 2 months
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La lezione di Hiroshima e Nagasaki
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Il 6 agosto del 1945 alle 8:15 della mattina, un bombardiere statunitense lanciò la prima bomba nucleare della storia sulla città giapponese di Hiroshima, uccidendo in un sol colpo oltre 100.000 persone e provocando sofferenze indicibili ai sopravvissuti. Il 9 agosto, un secondo attacco analogo contro Nagasaki.
Incredibilmente oggi, nel 2024, una guerra nucleare è ritornata possibile.
Per la prima volta, dopo decenni, è ripartita la corsa agli armamenti rendendo probabile l’aumento dell’arsenale nucleare nei prossimi anni.
Negli ultimi anni tutti i trattati che limitavano l'uso delle bombe nucleari in guerra sono stati stracciati:
Trattato ABM anti missili balistici firmato da USA ed URSS nel 1972. Prevedeva una parità strategica basata sulla dottrina della mutua distruzione assicurata. Nel 2002 ritiro degli USA.
Trattato sui cieli aperti (Open Skies). A maggio 2020 il presidente Trump ne ha ufficializzato l’uscita.
Trattato INF [Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty, NdR] sui missili nucleari a raggio intermedio del 1987. Gli Stati Uniti con Donald Trump annunciano il ritiro unilaterale nel 2019. Fino ad allora vietava alle due superpotenze il dispiegamento a terra di armi nucleari a medio raggio, ossia con una gittata tra i 500 e 5500 chilometri e il loro uso.
Al contempo le grandi potenze miniaturizzano le testate, chiamandole "tattiche", in modo da renderne l'utilizzo sempre meno "inaccettabile".
Anche il sistema mediatico parla di "guerra atomica" con sempre maggiore disinvoltura. Escono film di Hollywood ambigui sull'uso del nucleare in guerra. Sui giornali fioriscono termini ed espressioni militari anche su argomenti che nulla hanno a che vedere con il settore bellico. Spuntano applicazioni sui telefoni che diramano messaggi utili in caso di gravi emergenze o catastrofi imminenti. La televisione trasmette solo violenza, sia nell'intrattenimento che nel clima dei dibattiti. Le oligarchie che ci governano stanno militarizzando le democrazie in un clima di sempre maggiore intolleranza nei confronti di chi dissente dal pensiero dominante.
Le oligarchie propongono un modello che è bellico in ogni suo aspetto: sia sul piano sociale, che economico e culturale.
Beninteso è un modello capitalista morente che si allontana sempre di più dalla vita umana e che sta attraversando una crisi terminale. Ma intanto ci mette tutti a rischio.
Intanto gli Stati Uniti sono già entrati in Svezia. Un accordo concede loro accesso illimitato a 17 basi militari svedesi. Qui gli Stati Uniti potranno schierare anche armi nucleari.
Un accordo analogo è stato stipulato dagli USA con la Finlandia, entrata nella NATO sotto comando USA lo scorso aprile. La Finlandia concede agli Stati Uniti l’accesso illimitato a 15 basi militari, compreso il pre-posizionamento di armamenti e l’ingresso di aerei, navi e veicoli militari statunitensi. Cinque delle 15 basi si trovano in Lapponia al confine con la Russia.
Quest'anno è molto importante partecipare alle commemorazioni, che avvengono in ogni angolo del mondo, delle esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki.
Si tratta di una ricorrenza tanto più importante nel nostro presente, perché la lezione di Hiroshima e Nagasaki è una lezione che l'umanità sta dimenticando.
Dobbiamo essere saldi anche nel nostro quotidiano nello scegliere una direzione vitale, diversa da quella bellica proposta ogni giorno dalle oligarchie che ci governano.
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carmenvicinanza · 4 months
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Rosa Menni
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Rosa Menni, artista, imprenditrice, giornalista, perseguitata durante il fascismo, è ancora una figura poco nota della storia italiana.
Ha avuto un’atelier di tutte donne frequentato dalle avanguardie culturali, fondato un’azienda che produceva sete e tessuti commissionate da case di moda e di arredamento, ha collaborato e contribuito a fondare riviste d’arte e costume. Ha tradotto libri, collaborato a programmi televisivi, prestato opera di assistenza durante la guerra e, dopo il conflitto, si è impegnata attivamente per il voto alle donne, per la costituzione della Repubblica e per l’Assemblea Costituente.
Nata a Milano il 13 maggio 1889 da una famiglia benestante, il padre era un alto funzionario bancario e la madre una ballerina della Scala, morta prematuramente a causa di parto. Aveva ricevuto una buona istruzione e si era diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera dove aveva avuto modo di conoscere diversi artisti e artiste, tra cui Anna Beatrice D’Anna, pseudonimo di Anna Beatrice Hirsch e Gemma Pero con cui aveva condiviso un atelier considerato una novità tra le artiste milanesi dell’epoca.
Con le due colleghe ha partecipato a numerose esibizioni come la Mostra dell’Incisione Italiana e quelle allestite dalla Famiglia artistica, dal Lyceum Femminile, dalla Reale Accademia di Belle Arti, Esposizione Nazionale di Belle Arti, la Federazione Artistica Italiana e dall’Associazione femminile Per l’arte.
Ha collaborato alla Sezione Propaganda Artistica del Comitato d’Azione tra Mutilati, Invalidi e Feriti di Guerra e, durante la prima guerra Mondiale, ha prestato servizio come infermiera volontaria al Pio Albergo Trivulzio, che ospitava un ospedale militare.
Nel 1917 ha aderito e scritto diversi articoli per l’esposizione dei giocattoli presso il Lyceum Femminile, che aveva l’obiettivo di rinnovare l’artigianato tradizionale e collegare l’arte decorativa alla produzione industriale. L’iniziativa era stata promossa dalla testata Pagine d’Arte, curata dal critico d’arte Raffaello Giolli che, nel 1920 divenne suo marito.
Nel suo progressivo abbandono della pittura per dedicarsi all’arte applicata ai tessuti, nel 1919, l’aveva portata ad avviare la sua personale produzione artigianale, Le stoffe della Rosa che produceva e rivestiva complementi d’arredo, oggetti personali, da toilette, cornici e molte altre creazioni per il design di case, negozi, teatri. In quegli anni le venivano commissionati lavori dalle migliori case sartoriali del tempo, da grandi professionisti che si occupavano dell’allestimento d’interni portando i suoi manufatti in esposizioni nazionali e internazionali, che le valsero diversi premi e medaglie.
Si è mossa tra arte e artigianato come attività trasformativa in cui mettere a disposizione le proprie visioni del mondo, per costruire una società fondata sulla libertà, unica scelta possibile per la convivenza e la felicità umana.
In conseguenza della crisi economica del 1929, aveva chiuso il laboratorio e cominciato a scrivere d’arte per diverse testate come Domus, Casabella e Problemi d’arte attuale (poi Poligono, Rivista mensile d’arte) periodico pubblicato dal marito che aveva fondato la casa editrice AEA, Anonima Editrice d’Arte.
Nel 1933 ha avuto l’idea di dare vita a un settimanale femminile innovativo, Eva, in cui ha scritto, fino al 1948, di arte decorativa, architettura, arredamento, curando parte della corrispondenza con le lettrici e riproponendo alcuni suoi manufatti.
La posizione antifascista della sua famiglia aveva portato devastanti conseguenze. Il marito venne prima allontanato dalla scuola per non aver giurato fedeltà al regime e poi inviato al confino con il loro primogenito Paolo. I coniugi vennero arresti il 14 settembre 1944 e rinchiusi nel Carcere di San Vittore. Raffaello che, anche dopo atroci torture, si era rifiutato di tradire i suoi compagni, venne mandato al campo di concentramento di Mauthausen, dove è morto il 6 gennaio 1945.
Il figlio Ferdinando, arruolato nella Brigata Garibaldi, venne catturato e fucilato a Villeneuve il 14 ottobre 1944 e Paolo, una volta liberato dal domicilio coatto, venne mandato a combattere in Grecia, dopo l’8 settembre fu rinchiuso in diversi campi di detenzione, è tornato libero in seguito al 25 aprile.
Dopo la Liberazione, Rosa Menni ha militato nelle file del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, è stata anche una delle pochissime donne candidate e ha sostenuto la propaganda politica per il referendum istituzionale del 2 giugno e per l’Assemblea Costituente.
È stata direttrice dell’edizione lombarda di Noi donne, organo quindicinale dell’UDI, nel 1945.
Per alcuni anni ha vissuto in Brasile. Tornata in Italia si è dedicata alla scrittura, ha tradotto la biografia di Isadora Duncan, pubblicato il saggio La disfatta dell’Ottocento partendo dal recupero e riordino degli scritti del marito non andati persi con le perquisizioni, ha organizzato la puntata del programma RAI Enigmi e Tragedie della Storia dedicata alla figura di Pia de’ Tolome e, nel 1964, ha istituito il Premio Raffaello e Ferdinando Giolli, per promuovere e sostenere giovani talenti letterari.
È morta a Melzo, Milano, il 13 novembre 1975.
Nel 2020 è uscito il primo libro sulla sua storia Rosa Menni Giolli (1889-1975) Le arti e l’impegno, scritto da Patrizia Caccia e Mirella Mingardo.
Rosa Menni ha condotto una vita all’insegna della bellezza, dell’arte, della cultura, dell’impegno politico e sociale. Non deve essere dimenticata.
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Eccoci pronti a svelare le voci della challenge 2024 della nostra Biblioteca San Valentino
Le regole le abbiamo pubblicate qualche giorno fa, se qualcuno volesse recuperarle le trova fissate nella parte alta della nostra bacheca Facebook, oppure può contattarci e richiederle espressamente.
Detto questo... Ecco le voci...
1) Mese di Gennaio: Un libro che abbia in copertina uno strumento musicale
2) Un libro proposto nella nostra bibliografia sulla primavera https://www.bibliotecasanvalentino.it/primavera/
3) Un libro ambientato o in Biblioteca o in Libreria
4) Un libro pubblicato nell'anno in cui è nata tua madre
5) Mese di Febbraio: Un libro che abbia in copertina una maschera
6) Un libro con più di 550 pagine
7) Un libro che abbia a che fare con il mondo degli scacchi
8 ) Un libro fantasy
9) Mese di Marzo: Un libro che abbia in copertina una chiave
10) Un libro vincitore del premio Pulitzer per la narrativa
11) Un libro edito dalla casa editrice Sellerio
12) Un libro ambientato a Roma
13) Un libro che abbia tra i suoi protagonisti un medico
14) Mese di Aprile: Un libro che abbia in copertina un paio di scarpe
15) Un libro pubblicato per la prima volta tra il 1945 e il 1990
16) Un libro di un/una autore/autrice portoghese
17) Mese di Maggio: Un libro che abbia in copertina un utensile da cucina
18) Un libro ambientato in un paese che hai visitato e che ti ha affascinato (o che ti sia comunque rimasto nel cuore)
19) Mese di Giugno: Un libro che abbia in copertina un simbolo religioso
20) Un libro la cui ultima pagina numerata sia 9
21) Un libro proposto dal nostro GdL "Chiave di Lettura" https://www.bibliotecasanvalentino.it/chiave-di-lettura/
22) Un libro comprato nel 2023 ma che non hai ancora avuto modo di leggere
23) Mese di Luglio: Un libro che abbia in copertina una farfalla
24) Un libro scritto da Agatha Christie
25) Un libro che non avresti voluto finire di leggere
26) Un libro che è diventato o diventerà un film
27) Mese di Agosto: Un libro che abbia in copertina uno o più segni zodiacali
28) Un libro proposto nella nostra bibliografia sulla festa della donna https://www.bibliotecasanvalentino.it/8-marzo/
29) Un libro che abbia più di un/una protagonista
30) Un libro ambientato nella brughiera
31) Mese di Settembre: Un libro che abbia in copertina un dolce
32) Un libro del genere chick-lit
33) Un libro che nel titolo abbia un numero in cifre arabe
34) Un libro il cui protagonista ha una disabilità
35) Mese di Ottobre: Un libro che abbia in copertina un ombrello
36) Un libro che ti ha fatto piangere
37) Un libro il cui titolo abbia almeno tre parole (compresi gli articoli)
38) Un libro non-fiction (saggio, teatro, manuale, poesia)
39) Un libro che contenga al suo interno una mappa
40) Un romanzo di formazione
41) Mese di Novembre: Un libro che abbia in copertina una fotografia
42) Un libro appena acquistato
43) Un libro appartenente alla lista "100 classici di nuova generazione"
44) Un libro dalla copertina marrone o beige
45) Un libro ambientato al mare
46) Un libro scritto da un autore/un'autrice che abbia il doppio cognome
47) Mese di Dicembre: Un libro che abbia in copertina un simbolo del Natale
48) Un libro di un autore che già conosci
49) Un libro scelto solo per la sua copertina
50) Un libro a tua scelta
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personal-reporter · 1 year
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Le grandi auto: Maggiolino
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L’auto, piccola ma dal design delizioso, simbolo della Volkswagen… Tutta la storia del Maggiolino iniziò nel 1934 quando Adolf Hitler annunciò al Salone di Berlino che l'auto non sarebbe stata più un privilegio esclusivo del ricchi tedeschi e affidò a Ferdinand Porsche il compito di costruire la Volkswagen, con una serie di regole sulle caratteristiche che essa doveva  avere. Nel 1936 erano pronti i primi tre prototipi, due berline e un cabriolet, così, poco dopo, Hitler decise di trovare il luogo adatto per edificare la fabbrica del futuro Maggiolino, individuato in una vasta zona della Bassa Sassonia, nei pressi del castello di Wolfsburg del conte Von Schulenberg, che si vide espropriate le sue terre. Fu così che nel 1938 avvenne la cerimonia della posa della prima pietra di quella che sarebbe diventata la più grande fabbrica d'automobili al mondo e il nome scelto per il Maggiolino era KDF Wagen cioè "Auto della forza attraverso la gioia". Nel 1939 la KDF-Wagen debuttò  ufficialmente al Salone di Berlino, ed era così rivoluzionaria da far impallidire le concorrenti. Con l’inizio della seconda guerra mondiale  la produzione civile del Maggiolino venne  convertita in militare e la piccola auto si la cavò in qualunque condizione climatica, dalla torrida Africa alla gelida Russia,  e in tutti i tipi di terreno . Nel maggio 1945 la guerra finì e della fabbrica di Wolfsburg, danneggiata dai bombardamenti, era in piedi solo un terzo e si pensò di demolirla, ma, grazie al maggiore Ivan Hirst, gli inglesi cambiarono idea e, qualche anno più tardi, la riconsegnarono ai tedeschi, dando l'incarico di dirigerla a Heinz Nordhoff. Nel frattempo gli operai, con i materiali salvati ai bombardamenti, avevano ricominciato a costruire il Maggiolino, ma la produzione era a livelli bassissimi e fu proprio Nordhoff a compiere il miracolo, così dalle poche centinaia d'auto prodotte nel 1946 si passò a 19.000 nel 1948 e a 46.000 nel 1949. Inoltre furono introdotti miglioramenti tecnici, senza tuttavia mai toccare l'aspetto e l'impostazione originaria del progetto di Porsche, che si trovava prigioniero in Francia, poi nel 1947 fu  liberato, ma gli fu consentito di tornare in Germania solo nel 1949. Il 30 gennaio 1951 Ferdinand Porsche morì, senza sapere che successo avrebbe avuto in futuro il suo Maggiolino. In questi anni ci furono le esportazioni negli altri paesi: Olanda, Danimarca, Lussemburgo, Svezia, Belgio, Svizzera e Stati Uniti. Nel 1967 il look del Maggiolino fu  notevolmente modificato,  i fanali diventano rotondi e verticali, i paraurti squadrati e maggiorati, le luci posteriori ingrandite e l'impianto elettrico potenziato da 6 a 12 Volt. Fu nel 1970 che nacque il Maggiolone e  le differenze sostanziali riguardavano  l'estetica e la meccanica,  ulteriormente modificate nel 1973 con il Maggiolone mod.1303. Quando le vendite iniziarono a calare, nel 1974 a Wolfsburg si decise di trasferire la produzione del Maggiolino ad Emden per far posto alla Golf. Nel 1978 la produzione europea del Maggiolino cessò definitivamente, ma  continuò ad essere costruito in Messico, da dove fu importato in Europa e nel 1987, per festeggiare i 50 anni dalla nascita,  venne lanciato il Maggiolino del Giubileo, color grigio canna di fucile metallizzato e munito di cristalli atermici azzurrati, cerchioni sportivi in acciaio stampato, volante della Golf Gti ed interni grigi a strisce di varie tonalità. Read the full article
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Ucraina e stabilità dell'Indo-Pacifico al centro dell'agenda del G7 di Hiroshima
“Non c’è posto migliore di Hiroshima per parlare di pace”. Lo afferma una fonte informata giapponese a pochi giorni dall’inizio del G7 (19-21 maggio) che non a caso il premier Fumio Kishida ha voluto co-organizzare nella sua città natale, luogo simbolo degli orrori della guerra: devastata dalla bomba atomica americana sganciata dall’Enola Gay il 6 agosto 1945. E infatti una sessione sarà dedicata…
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lamilanomagazine · 1 year
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Modena: per la festa della liberazione diversi eventi organizzati nella città
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Modena: per la festa della liberazione diversi eventi organizzati nella città. Le biblioteche decentrate propongono un ciclo di tre incontri in tre giorni, da mercoledì 19 a venerdì 21 aprile: alla biblioteca Rotonda, mercoledì 19 alle 17, la presentazione del libro “Il coraggio dei vinti”, di Francesco Bianchi, che racconta la storia vera di una famiglia toscana di mezzadri che, durante la guerra, fatica a portare avanti le coltivazioni mentre due dei tre figli sono al fronte. Giovedì 20, alle 17, alla biblioteca Giardino, appuntamento per bambini dai 6 ai 10 anni con il gioco della liberazione di Modena, un gioco da tavolo che permette di “vivere” resistenza, lotta e atti di coraggio della popolazione modenese nei venti mesi dal settembre 1943 all’aprile 1945. Venerdì 21, alle 17, alla biblioteca Crocetta, la presentazione del libro “Non tutti i tedeschi erano nemici”, di Iara Meloni e Mirco Carrattieri, che racconta dei molti soldati delle forze armate del Reich che, dopo l’8 settembre, si unirono ai partigiani italiani rischiando la pena di morte in caso di cattura. Sabato 22 aprile, insieme alle cerimonie istituzionali, sono in programma anche la biciclettata che parte alle 11.30 dal Salumificio Granterre, dove si conclude la mostra “Sui pedali”, e, nel pomeriggio alle 15.30, al parco della Resistenza, la passeggiata storica e ambientale “Paesaggi partigiani” alla scoperta della Resistenza e del suo territorio con una guida storica e una naturalistica. Iniziative anche al parco XXII Aprile dove sono previsti un talk su comunità Lgbtqia+ e mondo della notte e, dalle 19, i racconti della Biblioteca vivente dei giovani del Centro Happen sulla narrazione come strumento per abbattere stereotipi e pregiudizi. La giornata si chiude alla Polisportiva Villa d’oro con il concertino Serata resistente, a partire dalle 21. Domenica 23 aprile si apre con l’intitolazione a Bruno Tirabassi della sala di Via Terranova 71. A seguire, alla polisportiva Sacca sono in programma il pranzo della Liberazione (alle 12.30) e “Train de vie”, spettacolo con il gruppo Indie Folk e letture da Italo Calvino. Alle 15.30, con partenza dall’Accademia militare, si svolge “Guerra e giustizia”, camminata storica attraverso la storia di Modena, la Resistenza e i processi ai collaborazionisti. Trekking storico anche lunedì 24 aprile, con partenza da piazza Dante. Gli appuntamenti più numerosi si concentrano, come di consueto, nella giornata di lunedì 25 aprile, che si apre con la 17ª Camminata della libertà e il passaggio ai cippi commemorativi. Dalle 10, la Messa in Duomo, l’omaggio al Sacrario della Ghirlandina e la consueta manifestazione conclusiva in piazza Grande a cui segue il pranzo. Nel pomeriggio, percorso tematico sui luoghi della Resistenza che, dopo aver attraversato piazza Grande si concluderà al parco XXII Aprile dove, dalle 17, avrà luogo la grande festa “Resisdance. Liberi di ballare!”. Iniziative sono in programma anche nel Quartiere 3, dove nel pomeriggio, dalle 15 al Monumento del Tricolore, si esibisce la banda cittadina “Ferri” e si ricorda la resistenza delle donne. Mercoledì 26, alle 18, alla Casa delle donne, canzoni e letture con “Lelia, una donna del Novecento”, a cura di Centro documentazione donna, Udi di Modena e Anpi. Domenica 30 aprile, lo spettacolo itinerante a cura di Mo’ Better Football “90 minuti di libertà”, il campionato di calcio del 1944, tra bombardamenti e ricerca di normalità, con partenza alle 10 da Ago-Fabbriche culturali, a cui segue un incontro con Lorenzo Longhi, giornalista e membro della Società italiana di storia dello sport, e Nicola Sbetti, dell’Università di Bologna. L’ultimo appuntamento in programma è sabato 6 maggio, nella sala Ulivi di viale Ciro Menotti, con “Le nostre prigioni. Storie di dissidenti nelle carceri fasciste”, raccontato dall’autore Giovanni Taurasi con la partecipazione del sociologo Massimiliano Panarari.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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principessa-6 · 2 years
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6 febbraio 1945
Nasceva Bob Marley, profeta del reggae scomparso l'11 maggio del 1981 a soli 36 anni.
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corallorosso · 3 years
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Quando e perché Mussolini abolì la Festa del 1° maggio La Festa del Lavoro, intesa come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche né sociali, per affermare i propri diritti e migliorare la propria condizione, ha origine lontane. Dopo migliaia di anni di osceno sfruttamento, con turni di lavoro che arrivavano alle sedici ore al giorno (uomini, donne, persino bambini), a metà dell’Ottocento cominciò a svilupparsi una coscienza civile ed umana, onda lunga della rivoluzione illuminista del secolo precedente. Nella lontana Australia, luogo d’emigrazione e di lavoro, nel 1855 si coniò una parola d’ordine su cui si fonderanno le politiche dei movimenti sindacali organizzati di fine secolo e del Novecento: “Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire”. Era un concetto rivoluzionario, che andava al di là della dimensione lavorativa, e che mirava ad allargare la sfera dei diritti di ogni cittadino. Nell’ottobre del 1884 le organizzazioni sindacali indicarono nel 1° Maggio 1886 la data limite, a partire dalla quale gli operai americani si sarebbero rifiutati di lavorare più di otto ore al giorno. Fu indetto uno sciopero generale a cui parteciparono quattrocentomila lavoratori; a Chicago ne sfilarono ottantamila, e la manifestazione venne repressa nel sangue. Ad essa seguirono giorni di violenti scontri in tutte le grandi metropoli americane, culminati il 4 maggio col massacro di Haymarket, dove 11 persone persero la vita. Ma la lotta contro il capitalismo selvaggio e senza regole continuava. Adesso toccava all’Europa. Il 20 luglio 1889 a Parigi si tenne il congresso della Seconda Internazionale, che decise di organizzare una grande manifestazione in una data stabilita. La scelta cadde sul 1° maggio, per commemorare la carneficina di Haymarket: il ricordo dei “martiri di Chicago” divenne simbolo di lotta dei lavoratori di tutto il mondo. (...) Il 1° maggio 1898 coincise con la fase più acuta dei “moti per il pane”, con il tragico epilogo di Milano, nei giorni dal 6 al 9 maggio, quando l’esercito di Bava Beccaris cannoneggiò la popolazione inerme, lasciando sul selciato 81 morti e 450 feriti. (...) Finalmente, il 1° maggio 1919 i metallurgici e altre categorie di lavoratori poterono festeggiare il conseguimento dell’obiettivo originario della ricorrenza: le otto ore di lavoro. Ma un formidabile nemico del popolo e dei lavoratori tesseva la sua tela omicida. Nell’ottobre del 1922 Benito Mussolini diventò Presidente del Consiglio, e uno dei primi atti del suo governo cancellò con un colpo di spugna il 1° maggio e il suo significato, maturato in anni di sanguinosissime conquiste dei lavoratori: il 19 aprile del 1923, con un decreto-legge da lui proposto ed approvato dal Consiglio dei ministri, la festività venne abolita ed accorpata alla festa ufficiale del fascismo, che coincideva con il “Natale di Roma”, il 21 aprile, dallo stesso tiranno proclamata. Soltanto l’anno prima, il presidente del Consiglio Facta aveva riconosciuto il 1° maggio come giornata festiva. La scellerata decisione di Mussolini era la logica conseguenza della lotta fascista contro le corporazioni dei lavoratori e dei loro sacrosanti diritti, che già prima della presa del potere si era concretizzata durante il cosiddetto biennio rosso, quando le squadracce in camicia nera si macchiarono di violenze inaudite contro le organizzazioni operaie socialiste e comuniste, con vergognose caccie all’uomo, omicidi e distruzioni, violenze tollerate e persino sostenute dagli organi dello stato liberale: una macchia indelebile nella storia di questo Paese. All’atto formale il tiranno fece seguire atti sostanziali, con operazioni a tenaglia: la milizia fascista venne sguinzagliata per intimidire e aggredire operai e contadini, soffocare ogni manifestazione di protesta nelle fabbriche e nei campi, mentre le autorità di pubblica sicurezza si occuparono di stroncare ogni movimento teso a difendere i diritti dei lavoratori e a prevenire azioni collettive e individuali operanti in tal senso: retate, arresti preventivi, sequestri di materiale e chiusura di fogli e giornali divennero la tetra normalità. Festeggiare il 1° maggio divenne un reato duramente punito. Ma il pugno di ferro del regime non conosceva limiti: nel biennio 1925-26 furono proclamate le cosiddette “leggi fascistissime”, che dichiararono fuorilegge le associazioni sindacali non irreggimentate, vietarono il diritto di sciopero e la serrata. L’anno seguente entrò in opera il famigerato Tribunale Speciale dello Stato, che comminò migliaia di pesantissime condanne: nel solo 1928, per aver celebrato il 1° maggio, sette operai di Trieste, cinque di Verona, tre di Torino e uno di Milano vennero condannati ad oltre 102 anni di carcere. Di fronte a tale spietata durezza, persino il ricordo del 1° maggio del 1921, definito dall’Avanti! “il più tragico, il più tempestoso, il più significativo tra quanti ne ha solennizzati la classe lavoratrice d’Italia”, impallidiva. La volontà del regime di estirpare alla radice il significato più autentico del 1° maggio fu così tenace da sfociare nella psicosi e nella pura idiozia: negli anni Trenta in Romagna gli squadristi irrompevano nelle case in cerca di tortelli, serviti nei giorni di festa. Bisognerà aspettare il crollo del regime e il 1945 perché gli effetti del decreto del 1923 cadessero, e quella ricorrenza tornasse a rappresentare la data simbolo della Festa del Lavoro, liberamente celebrata da milioni di lavoratori. In occasione di questa gloriosa ricorrenza, non sarà quindi inutile ricordare che quella di un Mussolini schierato a fianco del popolo e dei lavoratori è una delle maggiori balle che ancora circolano su quel triste figuro. Giuseppe Costigliola
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italianiinguerra · 5 months
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Stragi partigiane: 5 maggio 1945 l'eccidio di costa d'Oneglia
L’eccidio di costa d’Oneglia è una delle tante stragi partigiane passate nell’oblio più assoluto, solo Giorgio Pisanò e Giampaolo Pansa ne hanno fatto cenno nelle loro opere storiche. Siamo nella sera del 4 maggio 1945 quando, una banda armata si presenta qualificandosi come “polizia partigiana” al carcere di Imperia. Dopo aver dichiarato di essere stati incaricata di prelevare alcuni…
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ilpianistasultetto · 4 years
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Era di febbraio in quelle case sulle colline ascolane. Dentro la legna a crepitare nel camino e fuori la neve ad ammucchiarsi su tetti e viottoli. Gente contadina che impegnava le sue giornate a zappare e a imprecare contro le avversita' della natura. Gente che quando riusciva a mettere a tavola due zampe di gallina faceva festa. Un campo di patate, uno di grano, due filari di vite, qualche gallina, qualche pecora e un paio di maialini da crescere per poi rivendere e comprare quelle poche cose di cui coprirsi. Da qualche mese, ogni sabato passavano da quelle parti due militari fascisti ascolani. Risalivano quelle colline e portavano via quello che riuscivano a razziare di prepotenza in quelle piccole frazioncine di poche decine di famiglie. A volte due galline, a volte delle uova e dei formaggi, ceste di patate, uva, farina, mais, qualche fico secco o bottiglia di vino tirata dalle botti.. La famiglia di mia nonna, tra figli, zii, genitori, erano una dozzina di persone; gente tisica dalla fame, malaticcia per gli stenti di quella vita contadina. Cosi non si poteva andare avanti. Ma che fare? Ecco poi un venerdì di quel gelido febbraio '45 farsi avanti Camillo e Pietro, gli zii della nonna. - Cosi non si può andare avanti. Ci pensiamo noi!
Alle prime luci dell'alba si appostarono dietro un costone di roccia. Da quel punto si vedeva bene l'ultima collina da dove sarebbero arrivati i due fasci. Come arrivarono a pochi metri, uno, due, tre, quattro, colpi di fucile. Il viottolo di brecciolino bianco si bagno' di rosso. Due morti a terra. Ora il problema era farli sparire sperando che nessuno del borgo parlasse, altrimenti la rappresaglia fascista sarebbe stata terribile, crudele e sanguinaria. Il silenzio tenne. Dopo due mesi arrivo' la fine di quella guerra, la caduta definitiva di quel regime; il 25-aprile 1945. Fu nei primi giorni di maggio, come raccontava mia nonna Emilia, che si presentarono in quella piccola frazione due donne. Erano le mogli. Erano andate a reclamare almeno i corpi dei loro mariti per dargli sepoltura. Qualcuno, commosso da pieta', rivelo' il posto dove erano stati sotterrati. Quando furono riportati alla luce furono urla strazianti da parte di quelle due donne ormai vedove. Mia nonna, a quel tempo giovane donna ma già madre di 6 figli si avvicino' alle due, le guardo' fisse negli occhi e disse: " dovevate piangere quando i vostri mariti tornavano a casa con ceste di roba rubata alla povera gente. Allora dovevate piangere per convincerli, per implorare a non farlo piu. Adesso e' tardi. Loro sono morti, noi siamo morti di fame e voi adesso siete morte dentro."
Frazione Lisciano- Roccafluvione (AP) - in memoria del 25 aprile 1945.
@ilpianistasultetto
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kon-igi · 5 years
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IN CULO ALL’INCUBO DELL’INCUBAZIONE
Nella foga di trasformarmi nello splendido ed eroico condottiero di popoli stremati che vi guida fuori dall’orrore biologico di questi tempi contaminati verso una terra sterile e priva di qualsiasi parassita infettato da un micete infettato da un batterio infettato da un virus infettato da un prione che al mercato nero del dark web mio padre comprò, dicevo, nella foga di divulgare duro sono stato impreciso nel trasmettervi il concetto di 
PERIODO DI INCUBAZIONE DEL CORONAVIRUS
Dunque, per farvi capire cosa sia il periodo di incubazione (dal latino in+cubo, essere disteso dentro) di un determinato patogeno - parassita, fungo, batterio o virus - vi faccio un esempio della conosciuta quotidiana vita di ogni essere vivente.
Gianfoibo esce di casa in una fredda mattina d’inverno e nella fretta di salire sulla sua macchina e non fare tardi a lavoro pesta un enorme stronzo di cane mezzo congelato dalle rigide temperature notturne, appartenente a un alano a cui il padrone ha dato il nome di Enola Gay, in onore del cacciabombardiere B-29 Superfortress che il 6 Agosto del 1945 sganciò la bomba atomica su Hiroshima. Gianfoibo non si è accorto che il carraramato della suola dei suoi scarponi ha sguisciato un mazzo di guizzanti tagliolini marroni sul risvolto dei suoi pantaloni bianchi e quindi sale in macchina, infreddolito nel corpo e nell’anima. La prima cosa che fa dopo aver avviato il motore è sparare dell’aria calda sul parabrezza per disappannarlo e subito dopo immettersi nel traffico cittadino. Qualche neurone in fondo all’area piriforme della corteccia olfattiva vorrebbe avvertire ippocampo e amigdala che forse qualcosa non sta andando per il verso giusto ma Gianfoibo sta pensando alle tette di Scoliandra, la tizia che lavora in amministrazione, e quindi con un sorrisetto tra l’ebete e il salivoso devia il flusso dell’aria calda dal parabrezza ai piedi mezzi congelati. Gianfoibo si trova così a 10 secondi circa dallo scordarsi delle tette di Scoliandra e dal passare tre ore a bestemmiare in un autolavaggio per cercare di togliere la merda di cane spalmata su pedali e tappetini.
Avrete capito che la merda di cane è il patogeno infettivo e il periodo di incubazione è il tempo che intercorre tra il momento in cui esso vi si infila dentro ai calzini penetra nel vostro organismo e quello in cui si manifesta con un tanfo annichilente sintomi patologici.
ORA STATE MOLTO BENE ATTENTI 
perché a fronte di un vostro giusto desiderio smodato di informazioni precise, sicure e scientifiche che ognuno di voi esige dagli addetti ai lavori, questi ultimi per essere puntigliosi ed esaustivi devono aspettare di avere
TEMPO CONGRUO DI OSSERVAZIONE
NUMERI GRANDI DA ANALIZZARE
Le giuste critiche che sono state mosse a Burioni sono che lui, tecnicamente, ha fornito dati e previsioni esatti ma estrapolati da un contesto temporale troppo breve e limitato.
Se 10 ballerini novantenni di liscio vanno a mangiare il pesce in una trattoria romagnola, si beccano l’epatite A e muoiono in 9, tecnicamente è corretto dire che c’è stata una mortalità del 90% ma non è corretto dire che l’Epatite A ha una mortalità del 90% perché per potere estrapolare il dato avremmo dovuto far mangiare il pesce guasto a migliaia di uomini e donne, con età e patologie differenti e poi fare un confronto con il numero di morti di persone simili ma che non avevano mangiato il pesce guasto.
Questo è il motivo per cui non ha senso chiedere il tasso di mortalità, anzi, di letalità del Covid-19 a soli due mesi dall’inizio dell’epidemia, come non ha senso fare il paragone col tasso di letalità dell’influenza comune stagionale, poiché i dati precisi su quest’ultima li avremo, forse, a Maggio/Giugno.
Ritornando al PERIODO DI INCUBAZIONE DEL CORONAVIRUS - importantissimo per capire quando una persona comincia a diventare contagiosa - anche qua dovete tenere conto che dobbiamo fare una media tra 
Le narrazioni sui presunti primi contatti cioè quando una persona crede di aver preso il virus da qualcun’altro. Mica facile.
Le rilevazioni della concentrazione di virus nel rino-oro-faringe tramite tampone sulla persona infettata (10% di falso positivo, 20-30% falso negativo)
Differenziazione tra sindrome prodromica (sintomi e segni leggeri) e sintomatologia schietta (febbre e tosse)
Siccome i pazienti sono stati solo 80.000, di cui pochissimi esaminati accuratamente e secondo tutti i crismi, in linea di massima la persona può essere infetta dopo
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dal primo contatto, con un periodo medio di incubazione di 5,2 giorni (intervallo di confidenza al 95% da 4,1 a 7,0) con il 95° percentile della distribuzione a 12,5 giorni.
Anche se poi, leggendo i dati, vi renderete conto che sono numeri di massima che devono essere confermati con più precisione a livello statistico, discernendo i pazienti per inoculo di agente infettivo, via di inoculazione, tasso di replicazione dell'agente, suscettibilità dell'ospite, età, patologie pregresse o attive e risposta immunitaria. E per questo ci vuole tempo... mesi... ANNI, se si vuole essere seri.
Il PERIODO FINESTRA non è ancora chiaro, quindi non si sa dopo quanti giorni dal contagio il tampone faringeo può rilevare le concentrazioni di virus ma è ovvio che l’augurio migliore che ci possiamo fare è che quella forbice 2-14 possa diventare più precisa e fornire quindi una strategia di contenimento epidemico più efficace... visto che tanto gli italiani nessuno riesce a tenerli in casa per più di due giorni senza che debbano per forza uscire di nascosto a giocare la schedina.
Ora tornate pure a cancellare i messaggi che vi hanno inoltrato su whatsapp in cui vi spiegano come fare prove di respirazione per testare l’elasticità dei vostri polmoni e sapere se siete viruscoronati, il metodo per costruire mascherine di emergenza con carta igienica usata e come non prendere il virus dall’alluminio cancerogeno del deodorante ascellare che vi lascia in eredità il principe Nigeriano amico di donna russa calda vogliosa vicino a voi.
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paoloxl · 4 years
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6 gennaio 1945: l'eccidio di Santa Donna
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Michele” Castagnoli Giovanni
“Ratà” Catinella Vittorio
“Gaspà” Ferrari Gaspare
“Guido” Ferrari Guido
“Manza” Quotisti Gino
“Bubba” Tedaldi Armando
“Gherry” Terroni Domenico
Sono i nomi dei sette giovanissimi partigiani, alcuni di loro non ancora quindicenni, che caddero trappola di un’imboscata delle truppe tedesche nell’inverno del 1945, nel gelido mattino del 6 gennaio.
Siamo in Val di Taro, in provincia di Parma, zona di particolare rilievo strategico militare, a causa delle importanti vie di comunicazione che la attraversano, (vitali per l’esercito tedesco – la ferrovia Parma-La Spezia, la statale 62 della Cisa e quella per Chiavari).
Dopo la proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943, in tutta l’Italia settentrionale iniziano formarsi i primi gruppi di partigiani. Giovani e meno giovani del territorio imbracciano i fucili, salgono sulle montagne e si organizzano per combattere i nazifascisti che ancora occupano il territorio italiano. Succede anche in Val di Taro. Infatti nel giugno del 1944, dopo diversi attacchi ai vari presidi nazi-fascisti, le formazioni partigiane riescono a liberare una vasta zona comprendente tutti i comuni dell’Alta valle, e alcuni comuni liguri.
Lo testimonia la breve ma intensa esperienza della “Repubblica partigiana della Val Taro” dove le formazioni partigiane formatesi, riescono, seppure per un breve periodo, tra il maggio e il luglio del ‘44, ad affrancarsi dall’occupazione di istituzioni e presidi militari tedeschi e della Repubblica sociale.
La risposta dei nazisti però non si fa attendere e prende il nome di operazione Wallenstein, una serie di pesanti rastrellamenti che hanno l’obbiettivo di “ripulire” il territorio dai gruppi della guerriglia partigiana. Le truppe tedesche cancellano la zona libera e infieriscono sulla popolazione con stragi e deportazioni. I pesanti rastrellamenti continuano nella zona durante tutto l’inverno 1944-45, finalizzati ad eliminare la presenza partigiana nella valle.
Ed è proprio in occasione di uno di questi, che avviene l’eccidio sul passo Santa Donna, quando un piccolo gruppo di partigiani cadde in un’imboscata tesa dai fascisti. Il 6 gennaio del ’45, giorno dell’Epifania, tre colonne tedesche, giunte nella notte a Borgotaro, puntano su diversi obiettivi a monte del paese. Sul Santa Donna, nei pressi di Porcigatone, un distaccamento partigiano si muove per portare soccorso ad un reparto situato a Caffaraccia, attaccato dai tedeschi. All’improvviso spuntano nella nebbia sagome minacciose, sono tedeschi in tuta bianca e sci, che aprono il fuoco. I giovani partigiani non possono rispondere a causa del gelo che blocca le loro armi. Sulla neve del Santa Donna rimangono i corpi trucidati di sette giovanissimi eroi, sei di loro della vicina Borgataro. Il colpo per la valle è durissimo.
Ma nonostante il pesante bilancio di questa e altre infami azioni le Brigate partigiane si riorganizzeranno e all’alba dell’8 aprile passeranno, con azione simultanea, all’attacco di tutti i presidi nazifascisti della Valle. Il 9 aprile1945 con la resa del forte contingente tedesco presente a Borgotaro, la Val di Taro e’ libera.
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carmenvicinanza · 1 year
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Traute Lafrenz
https://www.unadonnalgiorno.it/traute-lafrenz/
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Traute Lafrenz è stata l’ultima testimone della straordinaria esperienza della Rosa bianca, il coraggioso gruppo di giovani donne e uomini che si è battuto contro il nazismo durante la Seconda guerra mondiale, apportando un contributo inestimabile alla ricostruzione morale della Germania nel Dopoguerra.I suoi membri, che praticavano la non violenza, manifestarono la loro opposizione diffondendo le loro idee con la parola, con pubblicazioni e con la diffusione di volantini.Traute Lafrenz nacque ad Amburgo il 3 maggio 1919, si era avvicinata agli ideali anti-nazisti quando frequentava il liceo, grazie alle lezioni di Erna Stahl, insegnante illuminata che dopo essere sospesa dalla scuola dai nazisti, nel 1935, continuò a organizzare lezioni informali a casa sua, utilizzando l’arte e la letteratura come strumenti per discutere i pericoli del regime hitleriano.
Quando, nel 1941, si trasferì ad Amburgo per studiare medicina, entrò nel movimento clandestino dopo aver conosciuto Alexander Schmorell e Sophie e Hans Scholl.
Ha trasportato e distribuito i volantini destinati a risvegliare le coscienze, che sfidando il regime, ne denunciavano i crimini, incitando al sabotaggio dello sforzo bellico. Un atto di grande coraggio in un periodo storico in cui nessuna forma di dissenso era accettata che è costato la vita a tre dei suoi compagni.
Il 22 febbraio 1943, infatti, Sophie e Hans Scholl, insieme a Cristoph Probst, vennero decapitati dopo aver diffuso i volantini all’università di Monaco. Lei andò al funerale sfidando il divieto nazista che ne impediva la partecipazione a chi non faceva parte della famiglia.
Pochi giorni dopo venne arrestata e, per quasi due anni, detenuta in quattro carceri diverse prima di essere liberata dalle truppe statunitensi il 15 aprile 1945. Era in attesa di affrontare un nuovo processo che, molto probabilmente, si sarebbe concluso con la sua condannata a morte. Il tribunale del popolo nazista era intenzionato a schiacciare senza pietà le ultime forme di resistenza al regime.
Nel 1947, si è trasferita negli Stati Uniti dove, completati i suoi studi in medicina, sposò Vernon Page, medico con cui ha avuto quattro figli. Ha dedicato il resto della sua vita alla medicina, raccontando soltanto di rado le sue esperienze del tempo di guerra.
Seguace delle teorie del filosofo austriaco Rudolf Steiner, è stata una figura di spicco nel movimento antroposofico americano e tra i primi medici a praticare un approccio medico olistico ispirato da questa visione.
A Chicago ha diretto la Esperanza Therapeutic Day School per bambini svantaggiati fino alla morte del marito, nel 1995, quando si è trasferita a Charleston, in South Carolina, dove è morta il 6 marzo 2023.
Soltanto quando ha compiuto cento anni, nel 2019, le è stata conferita la Croce al Merito della Repubblica Tedesca con la motivazione: di fronte ai crimini dei nazisti, ebbe il coraggio di ascoltare la voce della sua coscienza e di ribellarsi contro la dittatura e il genocidio degli ebrei.
Centinaia di scuole e strade portano il suo nome,  nel 2003 è stata nominata la quarta tedesca più amata della nazione.
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