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#Archivio di Stato di Roma
marcogiovenale · 1 year
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oggi alle 15:00, all'archivio di stato di roma: "occupazione e resistenza: roma 1943-44. storie e documenti"
OGGI, mercoledì 31 maggio 2023 alle ore 15:00 sarà inaugurata nella sala Alessandrina dell’Archivio di Stato di Roma, corso Rinascimento 40, la mostra OCCUPAZIONE E RESISTENZA: ROMA 1943-1944. STORIE E DOCUMENTI, frutto della collaborazione tra l’Archivio di Stato di Roma e il Museo storico della Liberazione. La mostra ripercorre i nove mesi dell’occupazione attraverso documenti poco noti…
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falcemartello · 11 months
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Così scrivevano alcuni giornalisti sul caso Tortora:
«Mi pare che ci siano gli elementi per trovarlo colpevole: non si va ad ammanettare uno nel cuore della notte se non ci sono delle buone ragioni. Il personaggio non mi è mai piaciuto. E non mi piaceva il suo Portobello mi innervosiva il pappagallo che non parlava mai e lui che parlava troppo senza mai dare tempo agli altri di esprimere le loro opinioni. Non mi piaceva neppure il modo con cui trattava gli umili: questo portare alla ribalta per un minuto la gente e servirsene per il suo successo» Camilla Cederna, sulla Domenica del Corriere.
Ne abbiamo altri, come Marino Collacciani, che su Il Tempo scriveva:
«Enzo Tortora rivela una calma addirittura sospetta al momento dell’arresto. Le labbra mosse con flemma, i muscoli del collo e della faccia tirati e la voce compassata sembrano voler ricordare e riprodurre a tutti i costi il personaggio del piccolo schermo, amato dalle massaie.»
«Dosando con grande mestiere indignazione e sbigottimento ha retto bene la parte della vittima innocente.» Wladimiro Greco, il Giorno
E ancora: «Il suo arresto conferma quello che chiare indicazioni davano già per sicuro, e cioè che Tortora è un personaggio dalle mille contraddizioni. Ligure spendaccione, se non proprio generoso, giornalista e quindi osservatore ma al tempo stesso attore e portato all’esibizione, umorale e tuttavia al servizio del più rigoroso raziocinio, colto (come ama anche ostentare in tv) eppure votato alle opere di popolarità, incline a un’affettazione non lontana dall’effeminatezza ma notoriamente amato dalle donne e propenso ad amare le più belle (due mogli e falangi di amiche). Moralista infine – proprio questo il sigillo che l’arresto imprime alla sua sfaccettata personalità – e ora colpito da un’accusa che fa di colpo traballare ogni sua credibilità morale» Luciano Visintin, dal Corriere della Sera, una persona davvero splendida, da come si può vedere...
Curioso Costanzo Costantini: «Desta qualche sospetto quando fa di tutto per nascondere la sua vita privata, quando conduce sotto l’insegna dell’ordine una vita personale tutt’altro che ordinata assumendo nello stesso tempo atteggiamenti da moralista o da Catone il Censore. I moralisti o i moralizzatori sono sempre da salutare con favore, specialmente in tempi come quelli i che viviamo, ma a condizione che non bistrattino con l’azione i loro princìpi, che conducano una vita irreprensibile.»
Già ai tempi si confondeva la vita pubblica con un'ipotizzata vita privata, costruita da questi rapsodi che invece di cucire i canti, cantavano bugie Alessia Donati, su Novella 2000: «Qualcuno a Milano dice che quando era stato licenziato dalla Rai lo si poteva vedere, di notte, in un giro di balordi. Qualcun altro si meravigliava di averlo incontrato spesso, anche in questi ultimi tempi, sugli aerei Roma-Palermo Palermo-Roma. Che interessi poteva avere Tortora in Sicilia? E poi, per chi lo conosce bene, c’è un altro elemento inquietante: Tortora, di solito violento a parole nel difendersi e così conscio del potere dei giornali e della tv, quando è uscito dalla questura di Roma aveva a sua disposizione televisione e giornalisti: poteva dire quello che voleva; invece, a parte generiche dichiarazioni di innocenza, non ha avuto le reazioni che gli erano solite.»
Pur di scrivere, pur di non "prendere un buco", come si dice in gergo... veleno «Anche perché lo spaccio operato da Tortora non consisteva certo in stecchette o bustine, ma in partite di 80 milioni a botta. Un’attività durata anni e stroncata solo ultimamente, secondo indiscrezioni, per uno sgarro commesso dal noto presentatore. E ancora, pranzi e cene con noti e meno noti camorristi, incontri segreti, rapporti, inchieste, raccomandazioni, suggerimenti, appalti» Daniele Mastrogiacomo da Repubblica, presente qui su twitter, che sicuramente penserà diversamente oggi, vero? Saviane intuì il valore del suo cognome, per il livello di errore di cui è intriso: «Era un po’ malinconico, non tanto perché costretto a camminare con le mani ammanettate e la scorta dei carabinieri, ma perché è arrivato sul teleschermo senza il suo concubino pappagallo».
Il 15 gennaio del 1986 ecco l'organo del partito comunista italiano, e anche Fausta Pizzuto sul Resto del Carlino, il 18 giugno del 1983 sbatte in prima pagina
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Il bello di internet è che se un po' cerchi non si perde nulla. Qui , archiviolastampa.it/component/opti… ,possiamo leggere i giudizi dell'epoca. Anche qui, sempre dall'archivio: http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,1029_01_1983_0172_0003_14677209/
Qui i giudici spiegano in 267 pp perché lo condannarono:
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Poi, con il candore ipocrita di chi ha sempre mentito senza mai dubitare, ecco che nel 1995 arriva l'articolo: in cui si scrive:
Quando decise di pentirsi, nell'inverno dell'84, Gianni Melluso era rinchiuso nel penitenziario di Paliano: «Mi portarono a Napoli, nella caserma dei carabinieri «Pastrengo», dove dove fui accolto da numerosi collaboratori di giustizia. Mi dissero: non fare il fesso, quello l'abbiamo già accusato noi, tu dacci una mano e otterrai ciò che vuoi». «Melluso - sostiene Visto «costruì un teorema accusatorio da lui stesso giudicato davvero incredibile». Un castello di menzogne, insomma, che sarebbe stato costruito a beneficio dei giudici napoletani. Almeno così sostiene l'ex pentito, che fino a qualche tempo fa ha continuato a lanciare dichiarazioni velenose contro
Tortora: «Mi si volle credere - avrebbe giurato davanti ai magistrati Scolastico e Bonadies -, avevo capito che agli inquirenti facevano comodo le mie parole: evidentemente temevano che, se le accuse ad un personaggio tanto famoso fossero cadute, sarebbe crollata anche operazione di polizia condotta contro la camorra di Raffaele Cutolo». Chiaro? Sempre che sia vero o no, il punto è quanto l'azione dei giornalisti, incompetenti peracottari che vogliono farsi du spicci porti alla distruzione di persone perbene.
Chiudo (per ora) riportando questa frase:
"E quando ci saremo ripresi il nostro Paese, ricordiamoci che la democrazia non è stata uccisa dai politici, ma dai giornalisti".
Alberto Bagnai, 21 ottobre 2014
@MattSDpell
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fashionbooksmilano · 7 months
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Emilio Federico Schuberth
Moda e media ai tempi della dolce vita
Dorothea Burato
Electa, Milano 2023,128 pagine, 17,2x24cm, ISBN 9788892824317
euro 24,00
email if you want to buy : [email protected]
Il volume è l’esito di una approfondita ricerca sulla figura dello stilista di origini napoletane attivo a Roma a partire dagli anni Quaranta. Emilio Federico Schuberth si impone sul territorio nazionale e internazionale grazie soprattutto al sapiente uso di strategie di promozione del suo marchio attraverso il medium cinematografico e quello televisivo. Nel panorama della moda italiana, che si afferma a partire dal dopoguerra, Schuberth rappresenta una voce fuori dagli schemi: il suo atelier è stato una tappa obbligata per le dive del cinema, le soubrette del varietà e le donne più eleganti del jet set internazionale. Schuberth veste le più grandi dive del cinema, come Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Martine Carol, Valentina Cortese, Alida Valli, Anna Magnani, Bette Davis e Gloria Swanson, sia dentro che fuori dallo schermo, recita in alcuni film e partecipa a trasmissioni televisive di grande popolarità come Carosello, Il Musichiere e La via del successo. Nel volume la storia dello stilista-star viene raccontata attraverso quattro macro-sezioni: la prima è dedicata alla biografia del sarto, fino ad oggi poco indagata; la seconda alla ricognizione del proficuo rapporto che Schuberth ha instaurato con il mondo del cinema in venti anni di attività, dalla partecipazione come attore in alcuni film, alla promozione del proprio marchio grazie alle più famose dive del cinema; la terza si focalizza sul lavoro di Schuberth come stilista al servizio del grande schermo; la quarta sezione è dedicata alle esperienze nell’ambito radiotelevisivo e all’uso strategico che lo stilista fa del neonato medium televisivo promuovendo le sue creazioni anche al pubblico di massa. Chiude il volume l’analisi del filmato promozionale Vedette 444, brillante analogia tra la creazione di moda e l’industria meccanica cui prende parte anche Schuberth. Il materiale dell’archivio CSAC, nello specifico i figurini del Fondo Schuberth e le fotografie del Fondo Publifoto Roma, si è rivelato uno strumento di studio fondamentale per la ricostruzione dell’attività del sarto in oltre due decenni di attività e ha fornito un ricco repertorio di immagini e documenti per il libro. Ne è testimonianza l’album dei figurini di moda, in chiusura del libro, con una selezione di materiale particolarmente rappresentativo della vivacità e varietà che ha caratterizzato l’attività dell’atelier di Schuberth nei decenni centrali del Novecento. Il volume è il quarto di una serie di pubblicazioni e iniziative in collaborazione tra la casa editrice Electa e CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma. Lo studio, e il prezioso lavoro di riordino e catalogazione di cui questa pubblicazione offre testimonianza, ha dato a CSAC l’opportunità di catalogare e digitalizzare tutti i bozzetti e le fotografie del sarto in modo da rendere fruibile il patrimonio del fondo all’esterno.
02/11/23
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agrpress-blog · 2 months
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Pino Settanni: Il sogno infinito a Spazio5. Viaggio nell'opera del celebre fotografo Il 21 marzo, presso Spazio5 (via Cresce... #roma #spazio5 https://agrpress.it/pino-settanni-il-sogno-infinito-a-spazio5-un-viaggio-nellopera-del-celebre-fotografo/?feed_id=3970&_unique_id=65f7f4a2a0ed6
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circusfans-italia · 2 months
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Puegnago: un 90enne “regala” il circo a tutti i cittadini
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Puegnago: un 90enne “regala” il circo a tutti i cittadini Grazie alla concessione di un privato il Circo Grioni sarà in località Cunettone, a Raffa di Puegnago, dal 15 marzo al 1° aprile. Il Circo Grioni sarà in località Cunettone, a Raffa di Puegnago, situata a ridosso della Strada Provinciale del Garda SP572 dal 15 marzo al 1° aprile.
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“Tutto ciò – sottolinea un comunicato stampa firmato dal direttore Roberto Grioni – è possibile soltanto grazie a un uomo di oltre novant’anni, Battista Turina, che da sempre ha regalato il circo a tutto il lago di Garda. Turina ha messo a disposizione il suo terreno, nel quale installerà il Circo Grioni, per moltissimi anni, in quanto la stragrande maggioranza dei comuni della zona risultano inottemperanti alla legge 337/68, la quale prevede che tutti i comuni devono predisporre di uno spazio idoneo per ospitare i circhi equestri. Questi comuni – conclude – dovrebbero aiutarci, mettendoci almeno a disposizione un’area idonea dove installare le nostre strutture”.
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Quella del Circo Grioni è l’unica tappa in zona. “L’invito – precisa il testo – è esteso a tutta la riva del Lago di Garda e, inoltre, anche ai paesi di Soiano, Polpenazze, San Felice, Padenghe per le stesse ragioni burocratiche”. GIOVANI TALENTI I giovani talenti del Circo Grioni hanno catturato l’attenzione grazie alle loro straordinarie performance televisive. Diplomati con il massimo dei voti presso l’Accademia d’Arte Circense di Verona nel 2022, hanno incantato il pubblico con le loro esibizioni in varie edizioni di “Italia’s Got Talent”. La Rai ha dedicato loro ben quattro entusiasmanti puntate della celebre trasmissione “Nei Tuoi Panni”. Inoltre, il talentuoso fratello maggiore Luca ha recentemente partecipato ed è stato premiato al Festival del Circo dei Giovani Talenti, in programma a Roma. Non solo: Luca si è anche esibito a tu per tu per Papa Francesco, in una speciale udienza che si è tenuta il 29 novembre ed ha partecipato all’Italian Circus Talent Festival a Roma. CIRCO E SPETTACOLO Il tendone del Circo Grioni, elegantemente rinnovato al suo interno, offre uno scenario incantevole e un’esperienza indimenticabile per gli spettatori, garantendo spettacoli di livello superiore in qualsiasi condizione meteorologica. Sarà nell’area di Cunettone, a Raffa di Puegnago, situata a ridosso Strada Provinciale del Garda SP572 dal 15 marzo al 1° aprile.
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Orari: lunedì, giovedì e venerdì ore 17,00; sabati e domeniche e lunedì 1° aprile ore 16,30. Martedì e mercoledì chiuso per prove. Per ulteriori informazioni, orari e dettagli sul tour, è possibile visitare il sito ufficiale www.circogrioni.it. Da bsnews.it del 11-03-2024 Per raggiungere il gruppo l'Impresario Circense su Facebook cliccate sull'immagine sottostante
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Puegnago: un 90enne “regala” il circo a tutti i cittadini
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interniemateriali · 3 months
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La poliedricità di Gio Ponti
E adesso diamo uno sguardo a Giò Ponti, un illustre architetto e designer italiano che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia. Nato il 18 novembre 1891 e scomparso il 16 settembre 1979, giace nel Monumentale di Milano, con un illustre nome nel Famedio, a testimonianza del suo contributo alla città.
Se vi trovate nel cimitero, noterete il Monumento funebre commissionatogli dalla famiglia Borlacchi.
Cominciando dai suoi esordi, si è laureato al Politecnico nel 1921, in un'epoca in cui l'istituto aveva un nome diverso. Successivamente, ha insegnato lì dal '36 al '61, durante i quali ha progettato il "Trifoglio" per la Facoltà di Ingegneria.
Dopo la laurea, ha aperto uno studio con gli architetti Emilio Lancia e Mino Fiocchi, e in seguito ha collaborato con gli ingegneri Soncini e Fornaroli. La sua prima creazione di spicco è stata la Casa Randaccio (1924–26), in cui non solo ha curato il design ma ha anche vissuto. Questa residenza è ora un punto di interesse, così come lo specchio Randaccio, sempre opera sua. Seguono la villa Bouilhet di Garches (1927) e Casa Borletti (1927).
All'estero, ha lasciato il segno con opere come l'Istituto italiano di cultura di Stoccolma, il Centro italo-brasiliano a San Paolo e l'Auditorium all'ottavo piano del Time and Life Building di New York. Tra le altre opere internazionali, si annoverano il Pakistan House Hotel a Islamabad, i grandi magazzini Shui-Hing di Hong Kong e il Museo d'arte di Denver.
In Italia, ha lasciato il suo marchio indelebile con gli uffici Philips a Roma e la co-cattedrale Grande Madre di Taranto, quest'ultima è stata la sua ultima grande creazione nel Bel Paese nel 1970.
Ma la vera gemma? Il Grattacielo Pirelli (1956–60), che per anni è stato il palazzo più alto d'Europa. Nonostante abbia subito un incidente con un velivolo in primavera del 2002, non si trattò di un attentato. Questo edificio rappresenta il suo capolavoro italiano, ma ha contribuito anche ad altre opere iconiche a Milano, come la sede Rai, la Torre Branca e Casa Rasini.
Giò Ponti non è stato solo un architetto e designer, ma anche uno scrittore prolifico. Ha contribuito a riviste come Italia d'oggi, Stile e Domus, di cui è stato editore, direttore e fondatore. Tra i suoi libri più celebri ci sono "La casa italiana", "Amate l'architettura" e "Nuvole sono immagini".
Nel 2018, il Musée des arts décoratifs di Parigi gli ha dedicato una mostra che ripercorreva la sua carriera, mentre nel 2020 al MAXXI di Roma è stata allestita una grande retrospettiva su di lui.
Presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma, è conservato un fondo su Giò Ponti, ricco di schizzi, disegni e modellini, accessibile a chiunque desideri approfondire la sua opera.
Passando al design, dal 1952 al '76 ha collaborato con lo studio Ponti-Fornaroli-Rosselli, dedicandosi all'interior design e alla produzione in serie di oggetti. Ha lavorato con diverse aziende, tra cui Cassina, Richard Ginori, Christofle, Fontana, De Angeli-Frua, Vittorio Ferrari, Krupp Italiana, Boselli, Casa e Giardino, Kardex e Olivari.
Parlando di quest'ultima, ha creato la Maniglia E42 per l'Expo di Roma (1942), la Maniglia Lama per il Grattacielo Pirelli e la Maniglia Cono per la Villa Planchart.
Questo è solo un assaggio della grandezza di Giò Ponti, senza approfondire tutte le sue opere e collaborazioni.
L'importanza della cura dell'arredamento si manifesta anche nel lavaggio e nel restauro dei tappeti, azioni fondamentali per mantenere un ambiente sempre impeccabile e accogliente.
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crossroad1960 · 3 months
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Qualche giorno fa, Elisa Giomi, nostra autorevole e apprezzata collaboratrice, docente di Roma 3, titolare di un curriculum ammirevole e soprattutto componente di Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), ha scritto per Huffpost un contributo in cui si rallegra della sentenza con cui il Tar del Lazio ha riposto alla Corte di giustizia europea il regolamento per un equo compenso dei contenuti diffusi nel web.
Cercherò di spiegare ai lettori di che si sta parlando senza sprofondare nel burocratese. I ciclopi della rete - Facebook, OpenAI, X eccetera - da decenni fondano il loro strapotere anche - in parte né predominante né trascurabile - sulla riproduzione dei nostri articoli. Di Huffpost, di Repubblica, del Corriere, della Stampa, ma anche di giornali locali, di piccole e combattive start-up digitali: alimentano il traffico e raccolgono pubblicità senza che agli editori e ai giornalisti ne derivi un proporzionale introito. Zero euro.
Il digitale ha provocato guasti enormi al giornalismo ma nessuna lagna: è così, la tecnologia ci ha migliorato la vita e posto di fronte a competizioni nuove che vanno affrontate e non rifuggite. La rivoluzione digitale ha stravolto il commercio, e ogni industria, quella dei libri, del vino, quella discografica, dei negozi al dettaglio, ha le sue grane e ognuno si ingegna per adattarsi e sopravvivere e poi rilanciarsi. Ecco, nessuna lagna. E però nessuna ambizione suicida: se OpenAI comprende i nostri articoli nello sterminato archivio su cui fonda lo sterminato (e ancora un po’ stolto) sapere dell’intelligenza artificiale, è sacrosanto riconoscere una percentuale a chi gli articoli li ha scritti e pubblicati.
Elisa Giomi, per tornare a noi, nel suo corsivo propone soluzioni alternative a quelle stabilite dall’Agcom, e sulle quali fu l’unica a votare in dissenso. Comprensibile, da parte sua, un poco di soddisfazione per la scelta del Tar di sottoporre il regolamento alla Corte di giustizia. E fin qui niente di discutibile. Il regolamento tracciava un recinto dentro cui piattaforme ed editori avrebbero poi raggiunto un accordo. A ricorrere è stata la Meta-Facebook di Mark Zuckerberg, e l’incomprensibile è che la decisione del Tar abbia introdotto una sospensiva. Mi spiego: finché la Corte europea non si sarà pronunciata, resterà tutto congelato. Un anno e mezzo? Due anni? Chissà. Ma noi sappiamo che i tempi della giustizia ancora non conoscono gli effetti devastanti di evoluzioni frenetiche.
Si ricorre alla sospensiva, soluzione drastica, quando una deliberazione può provocare danni irreversibili alle aziende, e qui siamo davvero al paradosso. Meta-Facebook nel 2021 (ultimi dati da Wikipedia) aveva un fatturato di 117.9 miliardi di dollari e un utile netto di 39.3 miliardi. Quale danno ricaverebbe dall’applicazione del regolamento in favore degli editori italiani, sulle cui cifre non mi pronuncio, ma starebbero dentro una percentuale dello zero virgola zero zero del fatturato di Meta? Al contrario a subire un danno, magari non irreversibile ma serio, sono gli editori e i giornalisti, che da anni lavorano gratis per imprenditori del web dotati di patrimoni pari al Pil dell’Ungheria, e sono davanti alla prospettiva di farlo per un paio d’anni ancora.
In attesa della Corte europea, sarà il Consiglio di Stato a pronunciarsi sulla decisione del Tar. Ma vorrei fosse chiaro a chi ci legge che non stiamo chiedendo sovvenzioni, bensì il riconoscimento di una quota legittima, indispensabile a migliorare i nostri bilanci e i nostri prodotti. Fare la beneficenza a Zuckerberg, capirete, non accende il mio entusiasmo. (Mattia Feltri)
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lamilanomagazine · 4 months
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Modena, Giorno Della Memoria, gli studenti riflettono sulla Shoa
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Modena, Giorno Della Memoria, gli studenti riflettono sulla Shoa Con musiche e letture per ricordare la Shoah ma anche percorsi didattici su razzismo e discriminazioni per riflettere sulla memoria e sul suo significato, gli studenti e le studentesse modenesi sono tra i protagonisti del programma di iniziative organizzate in città dal Comune di Modena con il Comitato per la storia e le memorie del Novecento e l'Istituto storico di Modena per il Giorno della Memoria 2024 che propone concerti, spettacoli, trekking urbano, conferenze e testimonianze. Alle attività con i ragazzi è dedicata, in particolare, la giornata di venerdì 26 gennaio: al Palanderlini, dalle 8 alle 14, sono in programma un concerto e letture per il Giorno della Memoria curati dagli allievi e dalle allieve delle classi terze della scuola media Guidotti, in collaborazione con il gruppo modenese degli Zambra Mora, aperti a studenti e genitori. Gli studenti e le studentesse di terza della scuola media Marconi propongono invece a tutta la città "Quale memoria? Le parole che cambiano", percorsi realizzati sui temi del razzismo, delle discriminazioni e dell'intolleranza attraverso letture, poesie, video e musiche, volti e voci per condividere riflessioni sulla pace e la solidarietà tra i popoli. Pensata per le scuole medie è anche "E per questo resisto. Voci e musiche per ricordare la Shoah" con la voce recitante di Alessia Canducci e le musiche dei Flexus. L'iniziativa, a cura della Biblioteca Delfini, comincia alle 10.30 e potrà essere seguita anche in diretta streaming sui canali FB e Youtube Biblioteche Modena e Archivio storico. Il programma degli appuntamenti per il Giorno della Memoria è stato presentato questa mattina, martedì 23 gennaio, con una conferenza stampa alla quale sono intervenuti Gianpietro Cavazza, vicesindaco del Comune di Modena; Chiara Lusuardi, Istituto storico di Modena, Andrea Salsi, vicepreside della scuola Guidotti; José Carrasso, responsabile progetti della scuola Marconi; Valter Malosti, direttore di Emilia Romagna Teatro Ert/Teatro Nazionale, che porta in scena il progetto "Fuga. Ventuno poesie di Primo Levi". Come ha sottolineato il vicesindaco Cavazza, "l'olocausto è una forma estrema di deumanizzazione finalizzata all'annientamento dell'altro che si presenta oggi in nuove forme con la barbarie dei diversi conflitti sparsi nel mondo e nelle forme più subdole del linguaggio violento e discriminatorio che riducono la persona a cosa". Primo appuntamento in calendario è giovedì 25 gennaio, alle 17, all'Archivio storico comunale con la conferenza di Grazia Biondi "Il latte e il sangue: rapporti fra modenesi e Comunità ebraica in età moderna". Alle 18, in Sinagoga, Rav Beniamino Goldstein, rabbino capo della Comunità ebraica di Modena, propone letture di salmi e preghiere in ricordo dei deportati con la testimonianza di Marta Affricano, che era bambina quando fu presa durante il rastrellamento del Ghetto di Roma e deportata ad Auschwitz. Alle 20.30, al Teatro San Carlo, il concerto del Quantum clarinet trio, per clarinetto, violoncello e pianoforte, a cura di Gioventù musicale d'Italia. Il Giorno della Memoria, sabato 27 febbraio, si apre alle 9, nella sede di UniMoRe, con la deposizione della corona alla lapide in memoria dei docenti e degli studenti perseguitati a causa delle leggi razziali. Alle 11, per la prima volta, alla Polisportiva Villadoro (via del Lancillotto 10) sarà deposta una corona al murales che ricorda il Porrajimos, lo sterminio di mezzo milione di Rom e Sinti avvenuto ad Auschwitz. L'iniziativa è realizzata in collaborazione con il liceo Sigonio. Alle 16, alla Biblioteca Delfini, "Io, l'abominevole: leggere Deutsch Requiem", appuntamento con i gruppi di lettura, mentre alle 17 all'Auditorium della Corale Rossini, la Compagnia dei vinti presenta "La Torre d'avorio" di Ronald Harwood. Alle 20.30, al Teatro comunale Pavarotti-Freni, il Quartetto Prometeo esegue il Concerto della memoria e del dialogo, a cura dell'associazione Amici della musica Mario Pedrazzi. Domenica 28 gennaio, alle 15, da piazza Mazzini, il trekking "Camminare la storia. Stranieri nella propria terra" attraversa i luoghi della persecuzione ebraica nel periodo 1938-1948. L'itinerario, a cura dell'Istituto storico, è adatto a tutte e tutti. Lunedì 29 gennaio, alle 11, nel Teatro della Fondazione Collegio San Carlo, si svolge la lezione dello storico Guri Schwarz "Il 27 gennaio e le aporie della memoria", per le quarte e le quinte delle scuole superiori di Modena e provincia. Al Teatro Storchi, alle 19, va in scena "Fuga. Ventuno poesie di Primo Levi", letture di Valter Malosti. Lo spettacolo, prodotto da Emilia Romagna Teatro Ert/Teatro Nazionale, in collaborazione con Fondazione Villa Emma e con il sostegno di Fondazione di Modena, è a ingresso gratuito. La rappresentazione è preceduta, alle 17.30 da "Non chiamateci maestri", dialogo con il pubblico a cura di Fausto Ciuffi. Il programma si completa con "Oltre la rete, oltre il muro. Per non dimenticare", education volley project a cura di Moxa che si svolge dal 28 febbraio al 4 marzo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Object name: Roman Court Rapes and Procurements: The Curia and the State versus Agostino Tassi Painter Date: 1612 Location: Archivio di Stato di Roma
Interpretive label:
In this piece, we can see Artemisia’s own words describing what happened to her. Even when subject to an archaic form of “lie-detector,” torture with thumbscrews, she did not relent and remained adamant in her account. Agostino Tassi, previously one of her father's associates who had at first promised to marry her, would be found guilty of dishonoring the Gentileschi family for reneging on his promise. Accounts differ on what his punishment was; some sources say that he was sentenced to two years in jail, for which he only served eight months. Others say he was officially banished from Rome, a punishment which was almost never enforced, and Tassi's case was no different.
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Sette documenti Difesa su Ustica non ancora declassificati
Tutti i documenti del ministero della Difesa sulla strage di Ustica sono stati declassificati e versati all’Archivio di Stato, ad eccezione di 18: 11 sono stati consegnati alla procura di Roma il 28 settembre 2020, “onde riceverne il nulla osta di competenza, a premessa del versamento” presso lo stesso Archivio. Per i rimanenti 7 documenti si è in attesa del nulla osta da parte degli enti…
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historyarchitecture · 10 months
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Sant’Ivo della Sapienza
El edificio completamente terminado, de planta rectangular con cuatro cuerpos, dos más grandes orientados norte-sur y otros dos menores con orientación este-oeste, todos organizados en torno a un gran patio, fue sede de la universidad hasta 1935, cuando se convirtió en Archivio di Stato di Roma para custodiar los documentos oficiales de todo el periodo de existencia de los Estados Pontificios, desde el siglo IX hasta 1870, año en el que se creó la República Italiana y la iglesia fue desacralizada y pasó a ser utilizada como museo de la Facultad de Artes, sala de conferencias o simple almacén de libros de la biblioteca, permaneciendo sin culto hasta 1926, un periodo en el que la pintura del altar de Pietro da Cortona se trasladó a San Bernardo alle Terme.
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En cuanto al cuerpo oeste, con la fachada principal del complejo, abierta al actual Corso Rinascimento, antes via della Sapienza, es también obra de della Porta, con muros de ladrillo enfoscados y la piedra caliza para entablamentos, vanos y el reforzamiento de las esquinas.
El patio tiene dos galerías con bóvedas de arista y abiertas mediante grandes arcos de medio punto separados por pilastras dóricas y jónicas, todo ello en travertino, sobre las que se desarrolla un ático retranqueado con ventanas rectangulares con decoración moldurada rematada por las estrellas de la familia Chigi
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También llama la atención el pavimento del patio, formado por grandes líneas geométricas que marcan la profundidad conectadas con dos grandes pozos para el drenaje de las aguas de lluvia con la forma de la estrella de los Chigi
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giancarlonicoli · 11 months
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26 giu 2023 13:38
DOPO 43 ANNI LA VERITÀ SU USTICA PUÒ ARRIVARE SOLO DALLA FRANCIA – LA SERA DEL 27 GIUGNO 1980, QUANDO IL DC9 ITAVIA FU ABBATTUTO, AEREI MILITARI DECOLLATI DALLA BASE FRANCESE DI SOLENZARA VOLARONO SUL TIRRENO: FURONO RILEVATI DAI RADAR E NON C’ERA ALCUNA ESERCITAZIONE - UNO SCENARIO CHE COSSIGA CONFERMÒ DAVANTI AI GIUDICI: UN MISSILE SPARATO DAI FRANCESI AVREBBE COLPITO L’AEREO ITALIANO PER SBAGLIO - IL VERO BERSAGLIO ERA UN MIG SU CUI VOLAVA GHEDDAFI - L’INCHIESTA BIS, VERSO L’ARCHIVIAZIONE, PUNTA SUI SILENZI DI PARIGI... -
Estratto dell’articolo di Lirio Abbate per “la Repubblica”
Nel cielo italiano la sera del 27 giugno 1980 era in corso uno scenario di guerra. Aerei militari si incrociavano sul mar Tirreno decollando dalla base francese di Solenzara, una struttura dell’Armée de l’air situata in Corsica nel comune di Ventiseri vicina alla costa tirrenica dell’isola, e pure da una portaerei.
Ufficialmente non c’era alcuna esercitazione, ma il traffico è stato impresso dai radar e trascritto nei plot che fortunatamente gli inquirenti in questi anni sono riusciti a recuperare e analizzare. Ci sono le tracce dei caccia, ci sono le rotte, ma non si riesce ad avere ufficialmente la paternità di questo traffico sul cielo di Ustica che ha portato ad abbattere il Dc9 di linea Itavia che da Bologna stava raggiungendo Palermo, provocando 81 vittime.
A riscontrare questo scenario sono arrivate alcuni anni fa le dichiarazioni dell’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, il quale – anche se con notevole ritardo rispetto ai fatti - ha detto davanti ai giudici del tribunale civile di Palermo che a tirare giù il volo con i passeggeri erano stati i francesi. Svelò cosa seppe nell’imminenza della strage in qualità di presidente del Consiglio.
Nel 2010 aggiunse che il missile colpì l’aereo italiano per sbaglio e il vero bersaglio era un Mig su cui volava Gheddafi.
[…]
Le perizie hanno stabilito che l’aereo dell’Itavia è stato abbattuto dall’onda d’urto di un missile che è esploso a poca distanza dalla fusoliera. I periti hanno escluso la bomba a bordo. «Il giudice Priore scrive nella sua sentenza di cinquemila pagine che il Dc9 è stato abbattuto nel corso di una guerra aerea scoppiata attorno al Dc9. Lo scrive in base ad una serie di elementi» dice l’avvocato Gamberini.
[…]
Con le dichiarazioni di Cossiga è stata avviata l’inchiesta bis dalla procura di Roma, ancora aperta ma verso una richiesta di archiviazione. I magistrati hanno ottenuto dall’Aise, l’intelligence italiana che ha preso il posto del Sismi, il servizio segreto militare, copia di 32 documenti su cui era stato posto all’origine il segreto di Stato, da poco tempo rimosso. Si tratta di atti prodotti tra il 1979 e il 1982, che fanno parte di un più ampio archivio di documenti che riguardano i rapporti fra il Sismi e l’Olp, l’organizzazione per la liberazione della Palestina.
[…] nel settembre del 2020 la procura della Repubblica di Roma ha chiesto e ottenuto l’esibizione dei documenti. Negli atti, analizzati dai magistrati, che sono in gran parte le relazioni scritte dal colonnello Stefano Giovannone, nome in codice “Maestro”, capo del Sismi a Beirut dal 1972 al 1981, non si fa cenno alla strage di Ustica.
I documenti, che venivano inviati periodicamente al capo del Governo o ad alcuni ministri, ci dicono, invece, che i palestinesi con l’abbattimento del Dc9 non hanno nulla a che fare. In un cablo del 18 aprile 1980, inviato con priorità “urgente” a Roma e che aveva come oggetto “minacce Fplp”, a proposito di attentati palestinesi nei confronti dell’Italia, si legge: «Nessuna azione sarà comunque effettuata da Fplp confronti ambasciata Beirut, capo missione e personale tutto, nonché collettività ed interessi italiani in Libano, per rispetto e riconoscimento di quanto da noi fatto in Beirut nel reciproco interesse».
Il 24 aprile 1980 in una nuova nota al direttore del Sismi: «L’interlocutore con il quale ho parlato ha aggiunto che la dirigenza del Fplp ha ultimamente deciso che “nessuna azione sarà comunque effettuata dal “Fronte”» sottolineando «né prima né dopo il 15 maggio».
[…]
Dipanati i tentativi di depistaggio, i fatti documentati e riscontrati puntano sui caccia francesi, sulla responsabilità d’Oltralpe. I pm hanno interrogato alcuni avieri francesi, e hanno avuto conferma che in quella base in Corsica la notte del 27 giugno c’era un forte traffico aereo.
«L’inchiesta bis ha il compito di tirare le fila di una serie di elementi che dovrebbero dare un riscontro ulteriore della presenza della portaerei francese. Questo è quello che mi aspetto tirando le fila dell’ultima indagine, mi aspetto che si possa finalmente arrivare a dire chi c’era nel Tirreno e in volo», dice l’avvocato Gamberini […] Forse da Parigi è tempo che dicano qualcosa. […]
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ecoamerica · 1 month
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fashionbooksmilano · 4 months
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Emilio Federico Schuberth
Moda e media ai tempi della dolce vita
Dorothea Burato
Electa, Milano 2023, 128 pagine, 17x24cm, ISBN 97888284317
euro 24,00
Il volume è l’esito di una approfondita ricerca sulla figura dello stilista di origini napoletane attivo a Roma a partire dagli anni Quaranta. Emilio Federico Schuberth si impone sul territorio nazionale e internazionale grazie soprattutto al sapiente uso di strategie di promozione del suo marchio attraverso il medium cinematografico e quello televisivo. Nel panorama della moda italiana, che si afferma a partire dal dopoguerra, Schuberth rappresenta una voce fuori dagli schemi: il suo atelier è stato una tappa obbligata per le dive del cinema, le soubrette del varietà e le donne più eleganti del jet set internazionale. Schuberth veste le più grandi dive del cinema, come Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Martine Carol, Valentina Cortese, Alida Valli, Anna Magnani, Bette Davis e Gloria Swanson, sia dentro che fuori dallo schermo, recita in alcuni film e partecipa a trasmissioni televisive di grande popolarità come Carosello, Il Musichiere e La via del successo. Nel volume la storia dello stilista-star viene raccontata attraverso quattro macro-sezioni: la prima è dedicata alla biografia del sarto, fino ad oggi poco indagata; la seconda alla ricognizione del proficuo rapporto che Schuberth ha instaurato con il mondo del cinema in venti anni di attività, dalla partecipazione come attore in alcuni film, alla promozione del proprio marchio grazie alle più famose dive del cinema; la terza si focalizza sul lavoro di Schuberth come stilista al servizio del grande schermo; la quarta sezione è dedicata alle esperienze nell’ambito radiotelevisivo e all’uso strategico che lo stilista fa del neonato medium televisivo promuovendo le sue creazioni anche al pubblico di massa. Chiude il volume l’analisi del filmato promozionale Vedette 444, brillante analogia tra la creazione di moda e l’industria meccanica cui prende parte anche Schuberth. La ricerca, che incrocia materiale d’archivio con documenti audiovisivi e testimonianze di diversa origine, porta alla luce una figura imprescindibile per la conoscenza dello sviluppo del settore della moda che dal dopoguerra in avanti ha fatto la fortuna del Paese. Il materiale dell’archivio CSAC, nello specifico i figurini del Fondo Schuberth e le fotografie del Fondo Publifoto Roma, si è rivelato uno strumento di studio fondamentale per la ricostruzione dell’attività del sarto in oltre due decenni di attività e ha fornito un ricco repertorio di immagini e documenti per il libro. Ne è testimonianza l’album dei figurini di moda, in chiusura del libro, con una selezione di materiale particolarmente rappresentativo della vivacità e varietà che ha caratterizzato l’attività dell’atelier di Schuberth nei decenni centrali del Novecento. Lo studio, e dunque questa pubblicazione su Emilio Federico Schuberth, rappresentano quello che è il senso profondo di CSAC, ovvero la relazione imprescindibile fra le diverse forme d’arte, in cui si inserisce a pieno titolo anche la moda oltre che il cinema, e la comunicazione. Una visione inclusiva che abbraccia diversi saperi per fotografare il presente e il nostro passato recente. Il volume è il quarto di una serie di pubblicazioni e iniziative in collaborazione tra la casa editrice Electa e CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma. Lo studio, e il prezioso lavoro di riordino e catalogazione di cui questa pubblicazione offre testimonianza, ha dato a CSAC l’opportunità di catalogare e digitalizzare tutti i bozzetti e le fotografie del sarto in modo da rendere fruibile il patrimonio del fondo all’esterno.
25/01/24
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agrpress-blog · 6 months
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Il 13 novembre 2023 segna il 49º anniversario della scomparsa di Vittorio De Sica, il geniale attore e regista che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia del cinema italiano. A 73 anni, nell'ospedale di Neuilly-sur-Seine vicino a Parigi, De Sica ha concluso la sua straordinaria carriera. Il regista aveva appena portato alla luce la sua ultima opera, "Il Viaggio," interpretato da Sophia Loren e Richard Burton, tratto da una novella di Luigi Pirandello. Nel medesimo anno, il collega Ettore Scola gli ha dedicato il film "C’eravamo Tanto Amati," un omaggio toccante a un grande del cinema. Dopo 35 anni dalla sua morte, Annarosa Morri e Mario Canale gli hanno reso omaggio con il documentario "Vittorio D.," presentato alla 66ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Mentre per il 40° anniversario, nel 2014 l'Archivio Riccardi gli ha dedicato una mostra fotografica con decine di immagini inedite e un volume ad opera del giornalista Vittorio Esposito corredato dalle fotografie dal grande Carlo Riccardi, edito da Armando Editore. LA PAGINA DEDICATA A VITTORIO DE SICA SUL SITO ARCHIVIO RICCARDI La sua tomba si trova nel cimitero monumentale del Verano a Roma, un luogo di riposo eterno per uno dei cineasti più influenti del panorama cinematografico mondiale. Vittorio De Sica è stato uno dei padri del neorealismo, un maestro della commedia all’italiana e un attore di teatro apprezzato. I suoi film, tra cui "Sciuscià," "Ladri di Biciclette," "Ieri, Oggi, Domani" e "Il Giardino dei Finzi Contini," hanno guadagnato prestigiosi premi, tra cui l'Oscar al miglior film in lingua straniera. La sua destinazione prediletta era Ischia, dove ritrovava ispirazione al "Regina Isabella" di Lacco Ameno. Qui, tra il verde e il mare, intratteneva conversazioni e partite a carte con Angelo Rizzoli, il tipografo milanese diventato magnate della stampa e del cinema. Il suo contributo ha trasformato l'isola di pescatori in una meta ambita per turisti di alto rango. De Sica aveva iniziato la sua carriera ai microfoni dell’EIAR, poi nel teatro di Italia Almirante, e infine dietro le macchine da presa del cinema muto, diretto da Mario Almirante. Quando il sonoro ha fatto la sua comparsa, è diventato l'attore preferito di Mario Comencini, protagonista di numerosi film, tra cui "Gli Uomini, che Mascalzoni..." con la celebre canzone "Parlami d’Amore Mariù." La sua fama si è consolidata quando ha fatto il passo dietro la macchina da presa, diventando uno dei due registi italiani ad aver vinto ben quattro premi Oscar per il miglior film straniero, insieme a Federico Fellini. Il 13 novembre 1974, nella clinica francese, si è spento poco dopo aver visto l’anteprima nazionale di "C’eravamo Tanto Amati" di Ettore Scola, dove appare per pochi minuti come attore. La memoria di Vittorio De Sica è sopravvissuta nel tempo, attraverso le sue opere iconiche e il documentario che ne ha raccontato la vita e l'eredità. Ancora oggi, le note di "Signorinella" e "Parlami d'Amore Mariù" continuano a riecheggiare, portando con sé il ricordo di quell'uomo affascinante dai tratti signorili che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia del cinema italiano.
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circusfans-italia · 4 months
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CIRCUS ATMOSPHERE A ROMA SPETTACOLO E FOTO
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CIRCUS ATMOSPHERE A ROMA SPETTACOLO E FOTO Dopo aver trascorso diversi anni in Grecia, Atmosphere, il circo di proprietà della famiglia di Franco Vassallo, quest’anno per le festività natalizie 2023/24 da i suoi spettacoli invece a Roma, precisamente in via Tor di Quinto.
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LE STRUTTURE In occasione del Natale a Roma, i Vassallo hanno piantato materiale in gran parte nuovo. A Roma è stato infatti battezzato il nuovo chapiteau, sempre con cupola rotonda, ma di dimensione leggermente inferiore rispetto a quello precedente (il nuovo tendone misura 36 metri di diametro). Oltre al tendone è stato inaugurata anche la nuova hall. Entrambe le strutture sono di colore bianco con, in bella mostra, il logo del circo stampigliato sui teli bianchi. Per quanto riguarda gli interni, sia la nuova hall sia l'interno del circo sono belli ed accogliente (le decorazioni natalizie contribuiscono ad arricchire l'ambiente).
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Per rileggere l'articolo che il nostro sito Circusfans Italia ha pubblicato sul primo montaggio delle strutture  CLICCA QUI All'ingresso sotto alla grande tenda, lo sguardo dello spettatore viene subito conquistato dalla nuova controporta bianca sulla quale, per ogni numero che si avvicenda sulla grande pista, vengono proiettate immagini diverse ed in movimento che creano belle suggestioni.  LO SPETTACOLO Oltre ai numeri della famiglia Vassallo (grandi illusioni, Hula Hoop e giochi con le luci laser) nel corso dello spettacolo si può ammirare un numero di cinghie eseguito da un artista ungherese, uno di verticali di un giovane artista messicano, un numero al palo fisso, un giovane gioielliere italiano e un numero di contorsioni. Lo spettacolo si chiude con la ruota di Claudio Vulcanelli mentre la prima parte con una fantasia aerea che prevede anche la presenza in pista di un gigantesco King Kong. A Roma è presente anche il filo basso di Claudio Bellucci, di ottimo livello, che include anche un salto mortale avanti e indietro.  La pubblicità del complesso è basata in gran parte sugli ologrammi, presentati per la prima volta a Roma, che aprono sia la prima parte (con fantasia marina) che la seconda parte (con animali esotici e feroci) La parte comica con il compito di far sorridere il pubblico è affidata ad un artista di strada originario di Roma “convertito al circo” da oltre due anni. LE FOTO DELLO SPETTACOLO DI ROMA 2023/24 LE INFORMAZIONI Circus Atmosphere darà i suoi spettacoli a Roma, Tor di Quinto presso ex Mondo Fitness, dal 23/12/23 al 18/02/2024.
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Per informazioni, orario degli spettacoli, oppure per prenotare il vostro biglietto, non esitate a visitare il sito internet ufficiale del circo raggiungibile CLICCANDO QUI Scarica il biglietto sconto speciale amici di Circusfans Italia: ritaglia l’immagine qui sotto e consegnala alle casse del circo prescelto
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[in progress] Renato Nicolini, Estate romana
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Per capire la portata dell’Estate Romana bisogna contestualizzare e capire che città fosse la Roma di Nicolini. Era, in primis, una città in cui il centro era vissuto in maniera tangenziale dai cittadini, relegato più a luogo di lavoro che a una parte della città da vivere a pieno, soprattutto per gli abitanti delle borgate. In secondo luogo era una città poco sicura, nel pieno degli anni di piombo, proprio in quell’anno veniva arrestato per la seconda volta il brigatista Renato Curcio e, solo due anni dopo, sarebbe stato sequestrato Aldo Moro. Anche a causa di questo la vita culturale della città era molto scarsa e soprattutto divisa per fasce, ad una situazione culturale molto elitaria il ceto meno abbiente rispondeva con la stagione delle cantine e dei cineclub, un circuito sotterraneo di diffusione della cultura.
Non è il luogo che fa l’evento ma sono le persone che lo frequentano a dargli uno scopo, l’utopia della modificazione della città si realizza attraverso il non costruito, il non pianificato, e apre la stagione dell’effimero, che durerà per tutta la permanenza di Nicolini all’assessorato. Nonostante lo stesso Nicolini non apprezzasse questa terminologia, ma preferisse parlare di Meraviglioso urbano, il dibattito intorno all’Estate Romana si mosse intorno a due poli che discutevano dell’utilità o meno di una politica effimera.
Perchè costruire con i mattoni indirizza un’esperienza, e l’innovazione portata da Nicolini è stata la comprensione di questo processo e la volontà di lasciare che questa esperienza fosse governata da una struttura immateriale, sostanzialmente dal convergere insieme di una comunità in un determinato luogo, aprendo a delle possibiltà anche differenti da quelle che offre la pianificazione urbana tradizionale. Nella Roma di Nicolini l’effimero era un ventaglio di opportunità, la parte di un’utopia che temporaneamente può essere messa in atto.
Oggi che Nicolini è stato mitizzato e in tanti, un po’ ovunque, si proclamano indebitamente custodi della sua eredità, è necessario ricordare che l’Estate Romana non fu solo uno schermo cinematografico tra i monumenti bensì un vero e proprio manifesto urbanistico, culturale e, perché no, architettonico. Nulla a che vedere insomma con un banale concerto ai Fori Imperiali o le orribili bancarelle sulle rive del Tevere né tantomeno le recenti porcherie rock sul Palatino. Cercando di non cadere nelle insidie agiografiche indotte dalla desolante contemporaneità dobbiamo dunque sottolineare che la grandezza di quella stagione fu ben altra dalla movida di oggi e le differenze sono chiare se analizziamo le edizioni successive.
Archivio Luce
1976: A Roma fu eletto sindaco lo storico dell'Arte Giulio Carlo Argan, che tre anni più tardi lascerà il posto a Luigi Petroselli. Ma chi cambiò veramente il volto della città fu un giovane architetto che venne nominato assessore alla cultura, Renato Nicolini, del quale ricorrono in questi giorni i dieci anni della scomparsa.
Fino a quel momento per chi, per diverse ragioni, era costretto a restare in città, luglio e agosto erano mesi in cui non c'era nulla da fare: cinema e teatri chiudevano, concerti non ce n'erano tanti e comunque non alla portata di tutti. Nasce da questi presupposti l'Estate romana che dal 1977 caratterizzerà i mesi estivi dei romani: musica, cinema, avanguardie. E poi periferie dove finalmente si inizia a fruire la cultura.
Rai post-pandemic video on 1977 Estate Romana
Estate romana Wikipedia
l'intento di indurre i cittadini romani a usufruire degli spazi pubblici della metropoli in risposta all'emarginazione delle periferie prendendo spunto dall'enorme domanda di convivialità e richiesta di cultura, dai “nuovi bisogni” provenienti dal basso
In molti quartieri della città venivano organizzati autonomamente eventi del genere che raccoglievano una grande adesione popolare. L'estate romana ruppe il diaframma dei ghetti urbani aprendo il centro storico della città alle periferie. La politica culturale promossa da Nicolini andava in controtendenza con una storica abitudine italiana di forte accentramento della cultura e di divisione classista dell'accesso al sapere
musica pop e avanguardia, balletto, teatro di strada, maratone cinematografiche di film popolari e d'autore, giocando sulla contaminazione delle pratiche di "cultura alta" e "cultura bassa"
alle rassegne dell'Estate Romana partecipa una varietà di platee di diverse estrazioni sociali, dagli intellettuali agli studenti, dagli abitanti del centro storico alle masse popolari della periferia cittadina
La manifestazione fa il suo esordio con alcuni spettacoli cinematografici presso la Basilica di Massenzio organizzati dal comune in collaborazione con alcuni cineclub della capitale. Lo schermo di Massenzio si accende il 25 agosto 1977 con la proiezione del film Senso di Luchino Visconti, di fronte ad alcune centinaia di spettatori. Nei giorni successivi l'affluenza cresce vertiginosamente: la proiezione su quattro schermi in simultanea e le prime maratone di film portano a Massenzio migliaia di spettatori entusiasti.
La risposta formulata da Nicolini e dai suoi collaboratori all'avvenuta impossibilità di riduzione a schemi organici del sistema sociale intende proporre a un'aggregazione massificata e trasversale grandi eventi culturali privati della tradizionale "aura" che in passato contraddistingueva le espressioni della cultura alta. Il profilo all'apparenza "leggero" delle manifestazioni romane contiene in sé la ricerca di una dimensione politica alternativa in grado di conseguire "non tanto la prefigurazione di un avvenire ipotetico possibile, la formulazione di modelli di società virtuosa, ma la capacità di scegliere quegli elementi che sono in grado di produrre movimento, di formulare nuove ipotesi, di rinnovare la cultura e la politica stessa" (Renato Nicolini, intervento alla tavola rotonda L'effimero e la cultura di massa, 1982).
A questo bisogno di cultura si sovrappone un corrispondente desiderio di socializzazione; da parte di larghe fasce di pubblico, in particolar modo giovanile, emerge la forte esigenza di recuperare il piacere dell'aggregazione di massa. Una voglia di socialità messa in discussione dall'assenza di offerte culturali di massa, di luoghi di ritrovo nei quali la cultura sia anche partecipata, da una visione “lavorista” della vita che non concede spazio a momenti ludici o ritiene dispersiva la fruizione di cultura. Inoltre, dall'Estate Romana viene a galla la richiesta da parte di larghi strati metropolitani di poter fruire di spettacoli culturali non rigidamente sottoposti ai dettami del consumo commerciale.
Massenzio Wikipedia
Massenzio Architectuul
film screenings in the area around Domus Aurea
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Renato Nicolini Wikipedia
Renato Nicolini Architectuul
Renato Nicolini Archinform
Book: Federica Fava: Estate romana. Tempi e pratiche della città effimera
Il meraviglioso urbano. L’Estate romana di Renato Nicolini
Dalla rassegna Cinema epico alla Basilica di Massenzio che, trasformando la sede estiva dei concerti dell’Accademia di Santa Cecilia – con le parole di Nicolini: “Luogo d’élite, riservato ai colti e dunque ai pochi” – in luogo per il cinema popolare, innesca l’incontro tra i pochi e i molti, all’ultima estate (1985) mirata alla riscoperta del paesaggio metafisico dell’Eur, passando per le visioni di Massenzioland, con uno straordinario Circo Massimo trasformato in città del cinema con proiezioni dal tramonto all’alba, e Parco Centrale, edizione “distribuita” su quattro location, ai limiti della scena urbana conosciuta. Il Mattatoio abbandonato a Testaccio, via Sabotino a Prati, il Parco della Caffarella e Villa Torlonia (ancora tutta da riconquistare) diventano i luoghi del teatro, della musica, della danza e del video, con allestimenti affidati a Franco Purini e Laura Thermes. Tra questi il Teatrino scientifico dedicato agli spettacoli teatrali e costruito su uno spazio liberato dalla demolizione di alcune case popolari e protetto dalla mobilitazione dei comitati di quartiere, esemplifica bene come questa città dell’effimero sia pensata come uno strumento di gestione pacifica del conflitto urbano, capace di costruire, attraverso l’arte e la cultura, luoghi di incontro piuttosto che di scontro. Il teatrino è infatti un dispositivo relazionale: uno spazio in cui il pubblico circondando la scena, vi entra dentro, diventa protagonista, si guarda.
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L’idea che un ‘borgataro’ – uno dei tanti cittadini romani residenti nelle borgate, aree urbane periferiche, satellite alla città stessa – potesse scoprire la maestosità del soffitto a lacunari di Massenzio, deve fornirci, con un po’ di immaginazione, l’iter interpretativo della portata epocale di quell’evento.
Book: Marco Testoni: Renato Nicolini -- La gioiosa anomalia
Nicolini e l’Estate romana delle contaminazioni
Invece che far prevalere la logica della paura, e cedere al rischio concreto di una militarizzazione della società, come egli stesso disse, si volle proporre un’estensione del diritto di cittadinanza, dicendo a ogni romano – per usare le sue semplici parole – «la città è tua, la puoi vivere in modo divertente, piacevole, non devi testimoniare nulla, non devi essere impegnato»: ne sei comunque di diritto cittadino.
right to the city
Le polemiche sulla politica culturale di Nicolini non si placarono, e nel 1981 si aprì un dibattitto, soprattutto da parte socialista, che contrapponeva il suo “effimero” – quelle iniziative immateriali che non lasciavano nulla se non un ricordo nella memoria dei partecipanti, secondo i detrattori – e il “permanente”: gli interventi strutturali di cui la città aveva bisogno (e che in verità, proprio quelle giunte avevano avviato con importanti risultati). Dopo la fine del suo assessorato, l’Estate romana venne dunque alquanto ridimensionata e, rispetto alle idealità che avevano animato quelle giunte, assai snaturata.
Quando Roma smette di meravigliare. Sulle (dis)ragioni della giunta cinquestelle di mettere fine all’Estate romana di Ottavia Nicolini
Tre sono stati, a mio giudizio, gli elementi decisivi che, cristallizzandosi tra di loro, hanno dato vita a quell’esperienza generazionale unica e irripetibile dell’Estate romana dal 1976 al 1985:
a) il suo carattere di novità
Con la rassegna cinematografica Cinema epico, svoltasi dal 25 Agosto al 18 Settembre 1977 “un luogo considerato di élite, riservato ai colti e dunque ai pochi” viene aperto, per la prima volta, a un pubblico più ampio che, attratto da un’offerta culturale variegata, entra, spesso per la prima volta, proprio nel suo centro storico, instaurando così un forte legame di appartenenza con la città e la comunità dei suoi abitanti. Il primo segreto dell’Estate romana ha poggiato dunque in prima istanza sulla possibilità di questo incontro inedito tra classi sociali diverse, in cui i gusti culturali invece di creare barriere hanno fatto da apripista, invitando le persone a interagire gli uni con gli altri invece che circoscrivere ognuno nel suo recinto abitativo e culturale. Quel mix sapientemente dosato di “cultura alta” e “cultura bassa” è riuscito a gettare un ponte tra immaginari sconosciuti, portando la periferia in centro e il centro in periferia. Anzi, direi di più, dissolvendo in qualche modo, anche se solo per una sera, la distinzione tra centro e periferia.
b) l’energia immaginativa che ha saputo sprigionare
Attraverso la proiezione notturna sul grande schermo resa possibile da allestimenti effimeri in luoghi inusuali della città si è andati a lavorare proprio sull’immaginario, evocando sogni e desideri nascosti in ognuna e ognuno di noi. Rivivere la grande città di notte, d’estate, in un tempo diverso da quello della routine quotidiana apre di per sé lo spazio urbano alla meraviglia, allo stupore di fronte all’inconsueto, all’altro da noi, a ciò che non si è ancora mai visto. Vedere al Colosseo su tre schermi costruiti appositamente il Napoleon di Abel Gance, un film muto della durata di 4 ore, accompagnato dall’Orchestra dell’Opera di Roma sotto una pioggerellina leggera è sicuramente un’esperienza rarefatta, al limite tra la realtà e l’immaginazione. E proprio questo senso di meraviglia che la comunità urbana può evocare è alla base di quell’esperienza del “meraviglioso urbano” con cui mio padre amava descrivere quell’incontro inaspettato tra la città, i suoi luoghi e i suoi abitanti che è anche un incontro/scontro di sogni, aspettative, progetti, opinioni e punti di vista che rendono viva la comunità urbana.
 visioni urbanistiche capaci di modificare poi di fatto non solo l’immaginario personale di ognuna e ognuno di noi ma anche la composizione urbana della città stessa. Ricordiamo infatti che dopo il successo di Massenzio al Colosseo è stata pedonalizzata l’area accanto al Colosseo, togliendolo alla sua funzione di rotatoria spartitraffico così come in seguito alla creazione di parco Centrale a via Sabotino è stata impedita l’ennesima speculazione edilizia per destinare l’area a parco pubblico.
c) quella che si potrebbe definire come la creazione di una cittadinanza pubblica felice
l’attivazione di una esperienza culturale di felicità pubblica che è stata in grado di creare una comunità di cittadine e cittadini innamorati della propria città, andando oltre il concetto di mera cittadinanza. L’esperienza dell’Estate romana è diventata un’esperienza generazionale proprio perché ha permesso di sperimentare insieme una forma di “felicità pubblica”, di “appartenenza gioiosa” alla città di Roma nel suo complesso
Una sera d’estate, una sera di gioia, una sera in fondo dove tutto è possibile e in cui si guarda avanti, fiduciosi in un futuro prossimo che ancora non è arrivato ma che arriverà.
editions, locations
1977-78 quasi esclusivamente cinema, Basilica del Massenzio
1979 Parco Centrale -- Città della Musica all’ex Mattatoio, Città della Danza alla Caffarella, Cittá della Tv a Villa Torlonia, Teatro Scientifico di via Sabotino Festival Internazionale dei Poeti, Castel Porziano
1980 schermo nell'area archeologica -- Fori Imperiali, Colosseo, via della Consolazione fuori le macchine Ugo Colombari e Giuseppe De Boni da allora in avanti diventeranno gli “architetti dell’Estate Romana”
1981 schermo nel Colosseo Anfiteatro Flavio fuori le macchine
1982-84 Circo Massimo le splendide mostre al Palazzo delle Esposizioni con i suggestivi allestimenti di Maurizio di Puolo prima e Costantino Dardi poi
31 dicembre 1982 capodanno galleria di via del Tritone
1985 Attraverso il più maturo, e per certi versi più suggestivo, allestimento di Colombari e De Boni la prospettiva dechirichiana di via della Civiltà e del Lavoro venne negata dallo schermo che occludeva completamente la strada creando una nuova, straniante, chiave di lettura per quei luoghi.
la mostra Avanguardia-Transavanguardia curata da Achille Bonito Oliva
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more notes:
[1] Luca Bergamo, Perchè siamo oltre l’Estate romana, La Repubblica 23/06/2020 leggibile online al seguente indirizzo: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2020/06/23/il-nostro-obiettivo-oltre-leredita-dellestate-romanaRoma11.html
[2] Rimando per questo gioco di parole a Christian Raimo e all’articolo di Cecilia Gentile, Le polemiche sull’estate romana. Raimo:“scelte elitarie, periferie sole, roma grama! Pubblicato su La Repubblica il 22/06/2020 leggibile online al seguente indirizzo: https://roma.repubblica.it/cronaca/2020/06/22/news/la_polemica_sull_estate_romana_raimo_scelte_elitarie_periferie_sole_roma_grama_-259861196/
[3] Qui rimando al libro di Renato Nicolini, Estate romana. 1976-1985: un effimero lungo nove anni, Città del Sole, Cosenza, 2011.
[4] E qui basta riferirsi al fatto che Jack Lang, Ministro sotto Mitterand colpito dall’Estati romane nicoliniani, assegnò a mio padre il titolo di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres oltre che a dichiarare in più occasioni di essersi ispirato a Nicolini durante la sua mministrazione in particolare per la creazione della Fete de la Musique a Parigi.
[5] Espressione utlizzata da Filippo Celata in un articolo che sarà pubblicato sul numero 5/2020 di Micromega in edicola a partire dal 23 luglio.
[6] http://www.archiviocapitolino.it/eventi.php?page=4&eid=43
[7] Per avere una breve panoramica degli studi più recenti faccio riferimento ai seguenti testi: A.A.V.V. Massenzio ’77-’79. Tendenze urbane. Il programma completo della manifestazione, Castelvecchi, Roma 1997; A.A.V.V. Sentieri Selvaggi Magazine, Il desiderio di essere inutile. Renato Nicolini, l’intellettuale 2.0, Magazine n.3 settembre/ottobre 2012; Federica Fava in Federica Fava, L’Estate romana. Tempi e pratiche della città effimera, Quodlibet, Macerata, 2017; Guido Panvini et Ottavia Nicolini, ˂LL’Estate romana contro il terrorismo˃, Laboratoire Italien, 22, 2019 leggibile online al seguente indirizzo:  https://journals.openedition.org/laboratoireitalien/2721;  Camilla De Boni, Massenzio 1977-1985. Mito e poetica del meraviglioso Urbano, tesi di Dottorato in Paesaggi della città contemporanea, Università degli Studi di Roma Tre, Dipartimento di Architettura, A.A: 2018-19 di prossima pubblicazione presso la casa editrice Libria di Melfi.
[8] Maurizio Caprara, Coronavirus a Roma, da Nicolini un esempio per salvare la cultura publicato su Il Corriere della Sera, 24/04/2020 e leggibile al seguente indirizzo: https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/20_aprile_24/modelloper-salvare-cultura-9852c4fe-857b-11ea-b71d-7609e1287c32.shtml?refresh_ce-cp
[9] Come ricorda Federica Fava in Federica Fava, L’Estate romana. Tempi e pratiche della città effimera, Quodlibet, Macerata, 2017, p.53
[10] “[…] Massenzio, come luogo dei concerti estivi dell’Accademia di Santa Cecilia, era invece un luogo considerato di élite, riservato ai colti e dunque ai pochi. Molti allora vi entrarono per la prima volta”, Renato Nicolini, L’architettura dell’immateriale, in Massenzio ’77-’79. Tendenze urbane. Il programma completo della manifestazione, Castelvecchi, Roma 1977, pp. 26-27
[11] L’espressione meraviglioso urbano è stata coniata proprio da mio padre per descrivere la sua Estate romana. Per saperne di più rimando al suo articolo Il meraviglioso urbano, pubblciato in L’effimero teatrale, alla puntata televisiva condotta da Gianni Minoli di La Storia siamo noi. Massenzio: meraviglioso urbano visibile a questo link: http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/video/massenzio/1158/default.aspx
[12] Jack Lang, Prefazione,  in Renato Nicolini, Estate romana. 1976-1985: un effimero lungo nove anni, Città del Sole, Reggio Calabria, 2011, p.16
[13] Roma.fanpage.it/il-significato-della-canzone-che-lucio-dalla-ha-dedicato-a-roma-la-sera-dei-miracoli/
[14] Per chi volesse approfondire il periodo dell’Estate romana rimando alla prossima iniziativa che si terrà a Casetta Rossa il 10/07/2020 dove nel coros della serata verrà proiettato il documentario „Ciao Renato!“ di Cristina Torelli, Paolo Luciani e Roberto Torelli a cui seguirà una tavola rotonda dedicata a Renato Nicolini e alla sua visione rivoluzionaria di città. Per maggiori informazioni rimando al seguente indirizzo: https://roma.repubblica.it/cronaca/2020/06/27/news/roma_un_mese_tra_incontri_musica_e_cucina_a_casetta_rossa_inizia_l_altra_estate-260381259/ https://www.quodlibet.it/recensione/2817
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ecoamerica · 2 months
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