Tumgik
#Italia liberale
crazy-so-na-sega · 2 months
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primis quella che garantisce il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Nessuna nazione intervenne, nonostante le Cancellerie ne fossero informate, questo fa capire che vi fossero accordi e una rete di relazioni segrete. L’unificazione italiana fu la distruzione voluta,
programmata e sistematica, che ridusse il più florido Stato della penisola nella miseria e nel degrado. Le fabbriche furono chiuse, in alcuni casi distrutte, i giovani coscritti o deportati, furono inviati i soldati piemontesi a reprimere il dissenso e compiute stragi indescrivibili. È ora di smontare il “falso storico” che ha generato il luogo comune più deleterio che il Paese abbia conosciuto: il Nord industriale ed evoluto, il Sud agricolo e arretrato. In realtà questo è stato l’obiettivo di casa Savoia e del suo padrone Cavour.
Scorrettamente chiamata dalla storiografia “questione meridionale”, essa emerse dopo l’unità, non prima. Quando l’opera di distruzione del tessuto sociale e produttivo del Sud, diede i suoi amarissimi frutti. Il Regno delle Due Sicilie era lo Stato più industrializzato d'Italia e il terzo in Europa, dopo Inghilterra e Francia, così risultò dalla Esposizione Internazionale di Parigi del 1856. I settori principali erano: cantieristica navale, industria siderurgica, tessile, cartiera, estrattiva e chimica, conciaria, del corallo, vetraria, alimentare.
Nel periodo borbonico (1734-1860) la popolazione si era triplicata, determinando lo Stato preunitario più esteso e popolato. Per la sua politica di sviluppo Ferdinando II formò grandi aziende statali, e incentivò anche il sorgere di aziende con capitale suddiviso in azioni di piccolo taglio, per attrarre nella proprietà anche i ceti medi. Nel 1851 fu istituita la "Commissione di Statistica generale pe' reali domini continentali" con lo scopo di guidare la politica economica del Paese, cui si affiancavano le Giunte Statistiche costituite in ogni provincia e circondario. Molti imprenditori nazionali ed esteri accorsero nel Regno. L’economia ferdinandea privilegiava lo sviluppo occupazionale senza spostare masse dai luoghi di origine. Fu uno sviluppo guidato dallo Stato. La propaganda liberale si scagliò con tutte le sue forze contro tale modello e mise in moto una macchina da guerra che distrusse tutte le industrie del Sud e rubò tutto persino i beni personali dei Borbone: con un decreto del 23 ottobre vennero confiscati alla Casa reale 6 milioni di ducati, anche i depositi che Francesco II
aveva lasciato a Napoli, dopo averli ripresi dal Banco d’Inghilterra, a dimostrazione di quanto fosse legato al suo popolo, lui che napoletano lo era per davvero. Cominciò così, dopo il saccheggio del 31 maggio 1860 del Banco di Sicilia da parte di Garibaldi (80 milioni di euro, 150 miliardi di vecchie lire, quasi la metà delle spese per la guerra franco-piemontese contro l’Austria dell’anno precedente), la corsa alla spogliazione e all’arricchimento. Il Regno delle Due Sicilie, nel settore dell’industria, contava 2 milioni di occupati a fronte dei 400.000 della Lombardia, possedendo 443 milioni di moneta in oro, ovvero l’85% delle riserve auree di tutte le province. Oltre 80 milioni furono prelevati, in una anno, da Torino dalle casse dell’ex Regno delle Due Sicilie. Pochissimi investimenti al Sud ma tante ruberie. La boria e lo sprezzo verso le città del Sud, caratterizzava chiunque arrivasse da Torino. Il luogotenente Farini (in seguito Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia tra il 1862 e il 1863), il dittatore che entrò a Modena il 19 giugno come vincitore di un guerra che non aveva combattuto (gli Estensi fuggirono prima dell’arrivo delle truppe francesi e piemontesi), così si espresse riferendosi a Napoli: “Altro che Italia! Questa è Africa, i beduini a riscontro di questi caffoni, son fior di virtù civile”. Va da sé che il controllo delle ex Due Sicilie fu difficile, regnò la precarietà e l’insicurezza, così cominciò l’atroce guerra civile del brigantaggio. Uno Stato così imposto non poté che generare solo ingiustizie e latrocini. Fu messo in opera un preciso disegno della politica vessatoria di Torino: il Nord
si sviluppò ai danni del Sud. Il primo doveva avere il monopolio dell’industria italiana, al secondo invece fu destinato un ruolo agricolo e di fornitore di mano d’opera per l’industria del Settentrione. “Il dissidio tra la Lombardia e molta altra parte d’Italia ha origini in una serie di fatti: soprattutto il sacrificio continuo che si è fatto degli interessi meridionali”(dalla lettera di Nitti del 5 luglio 1898 a Giuseppe Colombo, direttore del Politecnico di Milano). Carlo Bombrini (banchiere, imprenditore, fondatore della banca di Genova) uomo di fiducia di Cavour e redattore del piano di “riequilibrio” economico post-Unità, disse: “Il Sud Italia non dovrà essere più in grado di intraprendere”. A questo punto riporto uno dei casi più eclatanti di distruzione industriale: l’Officina di Pietrarsa. A Pietrarsa, località posta nella zona orientale della città di Napoli, era attiva la più grande industria metalmeccanica d'Italia, estesa su una superficie di oltre tre ettari. Era l'unica fabbrica italiana in grado di costruire motrici a vapore per uso navale. A Pietrarsa fu istituita anche la
[continua su X]
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Lo ricordiamo a tutti, in modo che tutti possano di nuovo far finta di dimenticarselo.
-Castrese
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b0ringasfuck · 9 months
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Aspettative di sinistra
Convinto da @le0noraddio mi sono guardato un pezzettino di intervista a Schlein via internet.
E io già mi domandavo come fosse riuscita a diventare segretario, perchè è impacciata o non è capace di recitare.
Che può anche essere che sia la ragione per cui è stata scelta, per quell'idea di genuino che può dare. Ma per fortuna non siamo ancora in aria di guerra civile e non si vince convincendone molto bene una minoranza. L'altra ipotesi è che il PD, con un segretario sbandierato come "estremista" da gente come Renzie sia stato appositamente scelto per perdere e convincere il proprio elettorato che sia necessario votare al centro.
E tra tutte le persone di sinistra in Italia, così come quando si sceglie una cattedra in università o un posto come sottosegretario, un direttore della RAI, è impossibile credere che non si potesse scegliere gente migliore, per lo meno per il lavoro che deve fare un segretario di un partito, quindi anche le interviste... o i video con la Nutella.
E non deve essere superman, basta una persona equilibrata con alcune caratteristiche, anche in queste scelte non ci si deve allineare all'iconografia della destra di un uoma sola al comando.
Ma questa è stata la prima impressione.
Quando poi un giornalista del Foglio, dopo la tipica e falsa premessa da "liberale" di schifare il fascismo con anche la scenettina in cui diceva che a quelli di Acca Laurentia andrebbero staccate le braccia, o qualche cosa di simile, ha detto che insomma, in Parlamento, nell'alveo della Costituzione, c'era stato pure l'MSI.
E Schlein ha balbettato. Che dico c'erano 1000 + 1 maniera per mandare affanculo lui, il suo giornale e l'MSI e indipendentemente dalle capacità di retorica... proprio LE BASI... LE BASI, senza nemmeno perderci troppo tempo.
E appunto se ne parlava e ho dovuto chiarire che però sono fedele a quello che dico. Politica attiva la faccio e cercherò di convincere la gente che in mancanza di alternativa per cui votare, convincerò la gente a votare quelli di Schlein, perchè quelli di Schlein almeno non spostano così tanto l'asticella di quello che viene ritenuto accettabile, come per esempio Acca Laurentia o i continui riferimenti alle cose belle di quando c'era LVI da parte di membri del parlamento e dell'esecutivo, senza dimenticare che pure Violante ha fatto la sua parte a sdoganare questa merda.
Però mi toccherà dire che finchè non si fa politica attiva, che non è solo spiegare alla gente le cose, ma anche sapere che ci sono sacrifici da fare, e quindi essere disposti a usare i propri soldi e il proprio tempo per avere realmente la possibilità di scegliere i propri rappresentanti e non gente cooptata, o essere disposti a fare scioperi, insomma a mettere sul piatto della bilancia almeno la minaccia di far pagare all'attuale classe dirigente un prezzo più alto di quello che gli costerebbe la repressione, bisogna avere delle aspettative molto basse.
Delle aspettative così basse da aspettarsi per certo che il ciclo si ripeta, che una sinistra cooptata vada in parlamento per approvare merda come la Fornero e il Jobs Act, con le stesse proposte economiche e sociali della destra ma senza il braccio teso e che la gente poi finisca per abboccare alle promesse della destra con il braccio teso in maniera ancora più convinta.
E lo so che suona funereo dover fare sacrifici in un paese dove sono 30 anni che non crescono le retribuzioni ed è meno attraente delle promesse che vi vengano tolte le accise o di un nuovo Rinascimento italiano, ma è una prospettiva più realistica di diventare un paese intero di veline, calciatori e influencer o di essere ex commercialisti felici diventati rider o cameriere che diventano fondatrici di catene di poke... o comunque tutti quei discorsi falsi sulla meritocrazia fatti da chi si è fatto imbucare in Ferrari e dei sacrifici per avere successo, che invece vi hanno abituato ad accettare come gli stage gratis o lavori pagati 2 Euro/h o la pensione che non arriva mai.
E comunque è un bene che guardi la TV solo su segnalazione, non solo mi evita un trapianto di fegato, ma amplifica la sensazione di straniamento tutte le volte che vedo quelle facce da culo prendere in giro la loro audience in maniera così sfacciata.
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abr · 8 months
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Atterra domenica prossima in Italia (...)Javier Milei(...), a Roma per assistere alla canonizzazione di “Mama Antula” (...), dove incontrerà il suo connazionale Papa Francesco (...), poi diversi protagonisti delle istituzioni, tra cui il Premier Giorgia Meloni.
Alle prese in patria con (...) resistenze figlie del fallimentare status quo argentino, e presentato in Italia come personaggio caricaturale, Milei è invece un caso interessante (...), visto che propone riforme reaganian-tatcheriane a latitudini sconquassate da livelli di assistenzialismo stellari (come le nostre, ndr).
(...) Lodato dal Fondo Monetario Internazionale per l’encomiabile piano di riforme che puntano alla difficile stabilizzazione del paese, tanto da avergli staccato la cedola di un finanziamento di 4,7 miliardi di dollari, Milei propone linguaggio assai diretto verso i cittadini, quasi virulento ma di verità (“No hay plata”, non ci sono soldi) e idee liberiste che in Italia fanno storcere il naso.
E si permette di dire che sì, è licenziabile anche un dipendente pubblico (...), che il perimetro dello Stato spendaccione va ristretto a favore dell’iniziativa privata, e che la spesa pubblica va tagliata con la motosega.
A prescindere da come andrà (lui dice di lavorare per la prospettiva dei prossimi 35 anni), la speranza è che una simile mentalità possa contagiare il centrodestra italiano che invece fatica pure lui a mollare il suo approccio statalista.
E perché no, cominci a pensare di tagliare la spesa pubblica eccessiva che ci fa costare troppo lo Stato e pagare troppe tasse, vendere immobili pubblici per ridurre il debito pubblico, riformare la pubblica istruzione (...), la pubblica amministrazione (...), la giustizia politicizzata che sbaglia tre volte al giorno, ogni giorno, iniziare a ridurre il peso di partecipate e municipalizzate, rivedere le concessioni dinastiche su demanio e trasporto, inaugurare una serissima lotta alla burocrazia. (...)
E chissà che lo ascolti senza pregiudizio anche l’opposizione, impegnata a fare proposte di legge costituzionali lunari come quella di rinominare la “Camera dei Deputati’ in “Camera delle Deputate e dei Deputati”. Quando si dice, le priorità. Afuera…!
Tocca cercarle col lanternino qui da noi e pescarle su Il Riformista, 'ste analisi oggettive, via https://www.ilriformista.it/javier-milei-arriva-in-italia-speranza-contagi-qualcuno-afuera-liberale-407258/
Del resto che te lo dico affà? Verrà, passerà ma laggente docilmente si concentrerà dove li portano col guinzaglio, cioè su veriprobblemi hahahah, quelli che gli evidenzia l'informazzione libbera - non tv e giornali ma I SOCIAL, territorio de-neuronalizzato tutto sentimient' dove guida la quantità mirata, un tempo bot ora AI based senza la I.
Così sedicenti destri senza memoria (quella ce l'hanno nei giga degli smartphone) si caricano tra loro e diventano docili strumenti per deviare le indignazioni dal VERO NEMICO STATAL CLIENTELARE, esattamente come a sinistra li fan diventare Askatasuna Extinction Rebellion - notare: tutti putainisti, antisemiti, antikapitalisti non allineati ma lo Stato non si tocca né si nomina.
«Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza neuroni in gran tempesta, donna e di provincie e di bordello!» (manometto pure Purgatorio, canto VI, vv. 76-78).
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salvo-love · 1 year
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Propaganda Live Andrea Pennacchi Diego Bianchi Marco Makkox Dambrosio #SentinelliAlessandro TG LA7 Marco Damilano #igorskofic #MassimoGiannini La Stampa #emilianofittipaldi Domani official La Ragione il domani Davide Giacalone #MAURIZIOMOLINARI Repubblica.it L' Espresso LEFT #uffpost l'Unità Tg3 Mondo TG3 #Tg3LineaNotte ⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔⬇️⬇️⬇️⬇️⁉️⁉️⁉️🤔🤔🤔❗⁉️⁉️
Giuseppe Conte MoVimento 5 Stelle Elly Schlein Partito Democratico Campania #partitodemocratico Senatori PD Stefano Patuanelli Chiara Appendino #lauraboldrini #provenzano Debora Serracchiani Antonio Misiani Simona Flavia Malpezzi Ettore Licheri Roberto Gualtieri Michele Gubitosa Paola Taverna Alessandra Todde Riccardo Ricciardi Enzo Amendola Brando Benifei Marco Furfaro Nicola Fratoianni Angelo Bonelli ⬇️⬇️⬇️⬇️
Insistono e persistono con il "+ campo largo +" e prendono per l'ennesima volta ( elezioni regionali in Molise ) una batosta molto, molto pesante !!!
Se @ellyesse , @senatoripd , @partitodemocratico continuano con gli slogans di #uteroinaffitto #matrimoniolgbt #matrimoniogay #cannabisfree #drogalibera #gaypride #gender #adozionigay #adozionilgbt #famigliearcobaleno #ddlZan #proteggere e #difendere #ladridicase #centrisociali #occupazioniabusive #spacciatori #stupratori #immigrati #irregolari #clandestini #delinquenti #rapinatori #lillegalità e il #degradourbano #degrado causato da scelte scellerate e #falsobuonisti di #invogliare, #promuovere ed #invitare tutti i #Migranti del #mondointero a venire in Italia dove NON c'è più il #pozzodisanpatrizio ormai #tuttoesaurito per cui in Italia NON ci sono o scarseggiano i denari per andare in pensione, per pagare la #naspi, la #disoccupazione, aumentare gli stipendi e pensioni erosi dall'inflazione; i denari per far sì che milioni di italiani poveri ed indigenti e che ormai non arrivano neanche alla seconda settimana del mese e sono costretti a rivolgersi alla #caritas ; denari che NON ci sono ovviamente nemmeno per una #accoglienzaincontrollata #accoglienzafuoricontrollo di centinaia, centinaia e centinaia di migliaia di #Migranti che per il 92% ( dati del #viminale ) NON scappano da NESSUNA #guerra e #persecuzione e che grazie a politiche scellerate e ideologiche di #falsobuonisti , #falsomoralista, #finti e #falsifilantronpi e #buonistifasulli con i #rolex , con #ville e #auto #costosissime e con i #denari che gli escono dalle tasche ossia ed in breve i famosi #radicalchic e #radicalschic della #sinistra #liberale, #sorosiana, #turbomondialista, #liberista #ipercapitalistica, con #finta e #falsa #attenzione per i #veripoveri e i numerosissimi #veri #indigenti #italianiindifficoltà . Per concludere questa #sinistra dei #dirittiincivili dei #diritti di pochi deve occuparsi più, più, molto di più degli #enormi e #gravosi problemi della stragrande maggioranza degli italiani in fortissima difficoltà e smetterla con gli slogans ricordati sopra !!! Firmato Alfeo de Luca de *"* Il Giornale delle Verità autentiche e nascoste.it *"*. #RiccardoMagi #PiúEuropa #Fratoianni #AngeloBonelli e #Furfaro #Bonafé
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sabinesybill · 1 year
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Helaena è andata a studiare a Bologna ed è tornata comunista convinta
Non so se sei lə stessə anon di prima ma ho urlato quando l'ho letto perché assolutamente!!!
Helaena studia all'alma mater a Bologna, è tornata comunista, apertamente queer, con un modo di vestire che lascia Alicent interdetta (tutte le sue amiche le chiedono se la figlia è lesbica), porta Birkenstock e tote bags. Visto la grande assenza di panchine a Bolo (io basita dalla poca percentuale di panchine, sono io, siete voi, è il comune, le rubano, che succede) è abituata a sedersi sulla prima superficie che trova, anche per terra. Alicent non ne è felice, soprattutto post covid: è pronta a spruzzare Helaena con l'amuchina ogni volta che la vede poggiarsi o sedersi. Durante le poche riunioni di famiglia si crea il putiferio perché manco a dirlo zio Daemon è un fascio dichiarato (quando c'era lvi vibes) e Viserys anche molto di destra ma finge di essere aperto, liberale, una mente eletta. È un fascio che ti dice "non mi lasci la mia libertà di espressione? E sarei io il problema?" Helaena potrebbe aver messo sottosopra i busti del Duce che Daemon e Viserys hanno esposti (Daemon in camera da letto, he's weird like that, Viserys nel suo studio dove ricrea Piazza Plebiscito con i Lego.)
Ovviamente ha iniziato ad usare la bici per spostarsi ed è diventata una pazza criminale che ti taglia la strada (una volta a Napoli le ricordano che potrebbe essere falciata lei da un mezzo, centro-sud e sud Italia essere tipo "maledettiii" urlato contro i ciclisti). È capitato che Aegon mandasse a fanculo un ciclista e poi ha realizzato che era la sorella, ha accostato (non benissimo), le ha fatto una sfuriata in mezzo al traffico e l'ha fatta salire in macchina.
A proposito di Aegon, ovviamente è andato a trovare la sorella a Bologna e ne è rimasto entusiasta. La sua più grande vittoria è stata attraversare Piazza Maggiore in diagonale e accusare la superstizione del fatto di essere fuoricorso. Aemond ha evitato ovviamente (lui il classico che "non ci credo però fammi stare parato"). Aegon tornerà per salire la Torre degli Asinelli e accusare ancora una volta Bolo perché non riesce a laurearsi. Ha non ironicamente chiesto a Viserys di comprargli la laurea come ha fatto con Rhaenyra ma Alicent gli ha detto che "suo figlio non farà come il Trota". Helaena nel frattempo si è laureata e vive con un' "amica" a Bolo, dove continua gli studi.
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Vagabondo, Vigliacco, Comunista!
Alla prima de la dolce vita a Milano, il film da scandalo! "vagabondo, vigliacco, comunista! " il "latin lover" appena nato, era già aggettivato da qualche rappresentante dell' Italia esaltata nel pensiero. Politici e religiosi discutono nelle loro sedi, sul sabotaggio de "la dolce vita" . Era un Italia ben diversa, da quella di oggi, il boom economico e gli esiti di un costume sociale, che dei suoi dogmi sembrava proprio non volesse disfarsene, fanno da sfondo. E anche Marcello, durante quell' orgia liberale climatica de "la dolce vita", si riscopre diverso affrontando e comprendendo i suoi limiti, come uomo. Lui, si trovava nel punto più alto e nel punto più fragile, dualismo che gli è servito per crescere, avere occhi e cuore più maturi, più presenti a loro stessi. Durante questa piccola metamorfosi profondamente umana, e sensibilmente reale, la pellicola ha successo, Marcello lavorerà con i migliori di sempre. Instancabilmente.
Lo immagino dire: "a Federí, anvedi che casino abbiamo combinato! " E all'esaltato accusatore, rivestendo i panni di Marcello Rubini, un proverbiale "m'ammazzerai"!
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sapergo · 2 years
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curiositasmundi · 3 days
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Il disegno di legge governativo n. 1660 sulla sicurezza, appena approvato dalla Camera dei Deputati, è in evidente contrasto con i caratteri fondativi del nostro sistema democratico e viola in modo sguaiato i principi dell’ordinamento costituzionale. È fatta carta straccia del diritto penale liberale. Si minaccia di sanzione carceraria chiunque protesti, in qualunque modo: per strada, pacificamente, in carcere. Lo scorso maggio, agli inizi della discussione parlamentare, con un documento congiunto scritto da Antigone e Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione), avevamo lanciato l’allarme su come lo Stato di diritto fosse pericolosamente sotto attacco. Ma, soprattutto, lo aveva lanciato l’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), che aveva usato parole nettissime al proposito. Non un’associazione, non una Ong, ma addirittura un’organizzazione intergovernativa.
[...]
Si prevede poi il nuovo reato di rivolta penitenziaria, che neanche il legislatore fascista del 1930 aveva pensato di inserire nel codice penale. Tale delitto punisce con pene altissime anche chi mette in atto esclusivamente una resistenza passiva. Si punisce chi protesta in forma pacifica, chi chiede ascolto attraverso i pochi strumenti che in carcere si hanno a disposizione, magari chi fa lo sciopero della fame. E in ogni carcere succede una decina di volte al giorno.
E poi, ancora, chi protesta fuori dal carcere, ugualmente senza violenza e con l’uso del proprio corpo, rischia il processo e la galera. Si alzano le pene per la violenza o la minaccia a un pubblico ufficiale nel solo caso che si tratti di un poliziotto, come se le altre figure professionali pubbliche valessero di meno. Si allarga la definizione di terrorismo sino a ricomprendere fatti non rilevanti dal punto di vista criminale, si aumenta la possibilità di revoca della cittadinanza, si allarga l’uso del daspo urbano, si punisce il vagabondaggio. Sembra un ritorno al periodo premoderno, al classismo, al diritto penale dei potenti e dei ricchi.
Infine, la norma della pura cattiveria. Non ci sono altre espressioni per riferirsi al divieto per chi ancora non ha un permesso di soggiorno di acquistare una scheda sim. Minori non accompagnati che arrivano in Italia dopo viaggi drammatici e non potranno avvisare i parenti del loro arrivo, donne e uomini che scappano da guerre e persecuzioni e non potranno avere contatti con i loro affetti, persone che passano dall’Italia con l’intenzione di ricongiungersi a parenti nel nord Europa e non potranno usare Google Maps. Basterebbe un minimo di empatia per capire che in cielo o in terra qualcuno risponderà di questa immane cattiveria.
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mutantes-sinmas · 2 months
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Las cartas sobre la mesa. Noches esotéricas. Renacimiento
Frecuentemente se ha asociado el término Renacimiento al florecimiento de las artes y las ciencias en la Italia del siglo XV. Pero lo que pocas veces se ha contado es la influencia del pensamiento mágico en esa época y en los personajes que destacaron en ese pensamiento hermético formado por disciplinas como la alquimia, la cábala, la astrología o la adivinación procedentes de Egipto, del mundo clásico y de Arabia, además de los secretos que pervivieron en los monasterios y abadías medievales. Precisamente en ese lugar y momento es donde surge una singular baraja conocida como el Tarot de Mantegna, ahora en mis manos, una edición antigua, especial, difícil de encontrar. Este mazo está compuesto de 50 cartas, que constituyen una síntesis del conocimiento llegado hasta el Renacimiento desde la Edad Media velado a través de un "juego" de carácter iniciático. Para los que realmente saben ver, el tarot es más que un simple juego de cartas o una expresión artística, es una herramienta de conocimiento. Y el de Mantegna es todo un tratado esotérico repleto de claves configuradas en torno al número siete, representa un microcosmos en miniatura expresado por cinco grupos: las condiciones humanas, Apolo y las Musas, las Artes Liberales, las Virtudes cristianas y los cuerpos celestes.
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Siglos después, la Ilustración consideraba que la razón era la luz que iluminaría el conocimiento humano para sacar a la humanidad de la ignorancia y de esta manera construir un mundo mejor, por eso se le llamaba siglo de las luces.
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Cierro los ojos, se abre mi mente; En trance.
En algún momento en el trescientos y pico a.C., Platón escribió el diálogo socrático La República. En el libro VII, aparece el famoso mito de la caverna, una alegoría sobre la naturaleza de la realidad y del conocimiento.
Por la boca de su maestro, Sócrates, Platón describe una caverna subterránea donde varios prisioneros están encadenados desde su infancia, de manera que sólo pueden mirar hacia la pared del fondo. Detrás de ellos hay una hoguera y unas figuras que proyectan sombras en la pared debido a la luz del fuego.
Estas sombras son lo único que los prisioneros han visto en su vida y creen que es la única realidad que existe.
Un día uno de los prisioneros logra liberarse y salir de la caverna. Al principio la luz del fuego le ciega, pero gradualmente se acostumbra hasta que sale al exterior de la cueva. Allí descubre el mundo exterior, la luz del sol, los colores y las formas, que son mucho más reales y auténticas que las sombras que veía en la caverna.
El prisionero ahora liberado, regresa a la caverna para contar al resto lo que ha visto y lo que realmente es real. Sin embargo, los demás se burlan de él y se niegan a creerle, ya que sólo conocen la realidad de las sombras en la pared.
Esta alegoría de Platón transmite una idea filosófica similar a la de maya, la ilusión hinduista. Además, el mito de la caverna parece indicar dos vías posibles para intentar superar la ilusión de maya: una es dudar de la realidad de las sombras, que sería el primer paso para salir de la caverna; la otra es creer a quien ya ha salido de ella.
Creer es el mensaje de la sacerdotisa, dudar es la naturaleza del arcano XII. Para el científico creer no es un acto de fe. Creer es estudiar, es subir sobre los hombros de gigantes como escribió Newton en una epístola.
Cuándo podemos estar seguros de que si no entendemos algo es porque necesitamos estudiar más o porque hay una brecha crítica de conocimiento que merece ser investigada?
Un arcano invita a estudiar, el otro a detenerse, reflexionar y, sobre todo, dudar.
Dudar permite ver las cosas desde una perspectiva diferente que puede provocar que aparezcan nuevas ideas. Pero, un exceso de duda puede derivar en el bloqueo que dificulta la capacidad de actuar o de terminar un proyecto.
Quién no ha tenido alguna vez un trabajo pendiente, real o virtual, durante meses, o incluso años?
Y cuando nos encontramos en el nivel de quien no sabe qué no sabe, siempre está al acecho el peligro de creer en lo que no es y dudar de lo que sí es.
Quien crea estar libre de sesgos, no sabe que no sabe.
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gregor-samsung · 2 years
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“ Il 28 ottobre 1922 era arrivato alla stazione di Firenze il celebre scrittore inglese Israel Zangwill, che, essendosi rifiutato di consegnare il passaporto alle camicie nere, che avevan occupato la stazione, veniva fermato ed accompagnato alla sede del Fascio. Ivi il console Tamburini, che non conosceva l'inglese, e, d'altronde, non era in grado di conversare con un grande scrittore, non trovò di meglio che consegnarlo a Curzio Suckert, il quale riferisce il colloquio nella penultima parte del suo libro Technique du coup d'Etat. La tesi di Zangwill era quella di tutti gli italiani non fascisti: la marcia su Roma era conseguenza di un compromesso tra il re e Mussolini; l'insurrezione non era che una messa in iscena per nascondere il gioco della monarchia. Naturalmente la tesi di Suckert era diametralmente opposta, poiché tutto il libro è diretto a teorizzare la nuova tecnica del colpo di Stato, di cui quello fascista sarebbe stato una delle piú brillanti applicazioni. Ora a distanza di tanto tempo e specialmente dopo il nuovo colpo di Stato del 25 Luglio 1943, appare chiaro quanto fondamento avesse l'opinione di Israel Zangwill, nella quale le dissertazioni letterarie di Suckert, invece di dissuaderlo, avranno finito per confermarlo. Una rivoluzione che non abbatte e non distrugge il vecchio regime e si limita soltanto alla violazione di « vieti formalismi », non è certamente una rivoluzione, anche se formalmente si mostra ossequiente ai canoni della nuova « tecnique du coup d'Etat ». Per lo meno è un avvenimento « sui generis » che la scienza politica non ha ancora classificato, e per il quale bisognerà certamente trovare una nuova definizione. Per lo meno è una rivoluzione mancata, poiché il compromesso, intervenuto tempestivamente, ha impedito ad una delle parti di prevalere e tutto si è limitato a minacce di adoperare la violenza da una parte e dall'altra, eliminate per effetto della reciproca vigliaccheria. Ora, tutto ciò è tipicamente italiano, e Mussolini, nell'inscenare l'avvenimento, ha certamente seguito il genio della stirpe. Tutto il suo battagliare e il suo manovrare non era diretto a schiantare e distruggere la vecchia classe dirigente, ad innovare il costume politico, a sostituire alle vecchie nuove idee, ma era diretto a farsi chiamare dal re per formare un ministero di coalizione. Egli, dunque, si offriva come domatore di bestie feroci, e, come tale fu assunto al potere, poiché si ritenne un poco da tutti che potesse essere — proprio lui — l'affossatore del fascismo, il castigatore degli istinti bestiali ed anarchici dei fascisti. Che poi il suo pessimo temperamento di uomo e le sue profonde tare politiche abbiano in seguito messo in luce l'illusorietà del calcolo, non modifica il fatto che coloro i quali favorirono la marcia su Roma, ed in seguito si offrirono di fiancheggiarla, andavano in cerca di un nuovo Giolitti, di un Giolitti piú moderno, cioè di un dittatore legale, che avesse conservato il regime, togliendo alle masse ogni velleità di innovazione. “
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Brano tratto dal libro di Guido Dorso Mussolini alla conquista del potere (Einaudi, 1949).
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crazy-so-na-sega · 20 days
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Il liberalismo, unica ideologia dogmatica rimasta, rivela la sua essenza proprio nella gestione del fenomeno migratorio. Ma andiamo per gradi e dall’inizio: il liberalismo nasce come ideologia borghese e mercantile per tutelare gli interessi della nascente borghesia compradora che liberatasi di Trono e Altare, trova la sua legittimazione culturale e politica nell’utilitarismo di Locke, Hume e altri , basandosi soprattutto sulle teorie di Hobbes dove l’assetto sociale e statuale è determinato dal ” contratto sociale ” tra i componenti e in quelle di Montesquieu sulla divisione dei poteri , dove prevale però chi detiene i mezzi economici.
Il liberalismo infatti concepisce solo diritti del tutto ” astratti” e non collegati in alcun modo alla concretezza materiale tranne quello alla proprietà privata ( anche questo soggetto alle differenze di censo) e alla libera impresa. Ad esempio il CD diritto al lavoro e’ il classico esempio di diritto che in realtà è esercitabile a condizione che la dinamica domanda/ offerta corrisponda alle necessità del ” mercato del lavoro ” ergo alle necessità del Capitale, altrimenti è un diritto inesigibile da parte del titolare del diritto stesso. Potremmo citare altri esempi di diritti totalmente svincolati dalla realtà e dalla dinamica materiale ( libertà di espressione, alla salute, alla sicurezza…) ed è proprio per questo che ad esempio in Italia dal 1948 si parla di Costituzione formale, in pratica mai attuata , e Costituzione reale, cioè quella parte che per prassi necessita per il funzionamento dell’economia di mercato.
Posto questo dato , nel caso del fenomeno migrazione, controllata o meno, assistiamo ad un classico dello Stato liberale. Cercare di agevolare l’ingresso di un esercito industriale di riserva , in modo più o meno surrettizio, cercando al contempo di introdurre l’idea culturale che la persona, come le merci, è spazialmente e temporalmente ” fungibile” .Ergo un congolese ad Oslo o un norvegese in Congo possono ” integrarsi” a vicenda perché sono persone che , in teoria , non soffrono alcuna influenza identitaria o ambientale.
Ora il marxismo , che lo ricordiamo nasce come liberalismo ” rovesciato”, nella sua corrente rappresentata da Adorno , Horkheimer ma anche dalla corrente francese che fa capo a Guattari , pone invece l’uomo come prodotto delle condizioni sociali, ambientali e della società in cui vive. Si arriva a dire , ed è per certi versi assolutamente inconfutabile, che l’uomo è determinato dalla famiglia, dal clima e dal paesaggio in cui vive , tralasciando usi, costumi, credenze religiose etc. Questi fattori determinano non solo chi li vive ma anche le generazioni successive che dovessero emigrare altrove, come dimostrano anche gli italiani che da generazioni vivono in altri paesi che mantengono uno stretto legame, magari spesso folkloristico, con le proprie origini.
Quindi l’origine come il DNA di ogni persona è ineliminabile, a onta dei” costruttori di diritti a tavolino” che continuano a parlare di inesistenti ” diritti universali” che si concretizzano solo nel ” diritto del capitale ” di spostare manodopera da un capo all’ altro del pianeta. I tentativi quindi di eliminare i dati identitari e qualitativi sia degli europei che degli immigrati, in nome di un astrattismo materiale che vorrebbe solo ” replicanti” consumatori globali o ” cittadini del mondo” non è logico, non è razionale e soprattutto genera violenza e problemi psichici che ben vediamo nella cronaca nera quotidiana anche e soprattutto con gli immigrati di terza generazione. I tentativi surrettizi tipo lo ” ius scholae” sono semplicemente risibili , ancora una volta non basta studiare Dante per sentirsi europei, anche perché primo non si capisce perché un africano dovrebbe sentirsi ” europeo” e viceversa, ma soprattutto perché la cd integrazione non può avvenire su queste basi di astrattezza puramente mercantile che non permette un effettivo dialogo tra culture e identità, ma al contrario lo mortifica e lo soffoca in nome del puro profitto di pochi.
-Kulturaeuropa
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plusdigital · 4 months
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Desembarco populista
En el octogésimo aniversario del desembarco de Normandía, las fuerzas conservadoras marchan gloriosas por Europa con Francia como punta de lanza e Italia en una posición de vanguardia. Los populares aguantan el tirón de los populistas y resguardan el Parlamento del torbellino soberanista en coalición con socialdemócratas y liberales si la alianza no falla. Ursula von der Leyen, Marine le Pen y Giorgia Meloni personalizan la habilidad cruzada del tres en raya. 
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abr · 1 year
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Per indicare il perverso meccanismo del sistema burocratico-politico, Emilio Perina, profondo conoscitore dei labirinti del potere, aveva coniato nel 1981 un’espressione icastica: la máquina de impedir, quella macchina che si attiva per impedire che si attivi chi vuole fare impresa.
Un colossale marchingegno che controlla e soffoca non solo l’imprenditoria ma anche qualsiasi altro esercizio socioeconomico: questo è diventato via via lo stato argentino. Le somiglianze con realtà nazionali come l’Italia o alcuni altri paesi europei sono molte e notevoli (...).
Ed è in questa realtà iperinflazionata, economicamente depressa, culturalmente narcotizzata e socialmente esplosiva – vittima del peronismo, del sindacalismo, del progressismo, del marxismo e del politicamente corretto –, che il candidato liberale, libertario e liberista Javier Milei sta conducendo, insieme alla conservatrice Vicky Villarruel, una campagna elettorale che potrebbe essere decisiva per la rinascita o per l’affossamento definitivo della loro nazione. (...)
In Italia, una gran parte della stampa e degli osservatori lo ha classificato come populista, come neofascista o come un peronista di nuova generazione. (Il Fatto l'ha definito "succube di un cane", ndr). Definizioni errate, false, strumentali (e terroristiche perché terrorizzati, ndr). (...) Destra liberale, altro che populismo o fascismo. Propulsione imprenditoriale, altro che peronismo. Libero mercato in libero stato, e nel contempo massima libertà d’iniziativa e minimo intervento statale.
da https://opinione.it/editoriali/2023/09/28/renato-cristin_crisi-rinascita-argentina-milei-liberalismo-elezioni/
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lamilanomagazine · 4 months
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Milano, dedicata una targa ai fondatori della legge sul divorzio: Loris Fortuna e Antonio Baslini
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Milano, dedicata una targa ai fondatori della legge sul divorzio: Loris Fortuna e Antonio Baslini "Parlamentari della Repubblica, promotori di diritti civili e padri della legge sul divorzio, pionieri di iniziative legislative a favore delle umane libertà". È l'iscrizione incisa sulla targa in memoria di Loris Fortuna e Antonio Baslini, voluta dall'Amministrazione comunale e scoperta oggi in corso di Porta Vigentina 15, in occasione del cinquantesimo anniversario del referendum abrogativo della legge sul divorzio. Loris Fortuna, partigiano ed esponente del Partito Socialista Italiano, fu il fondatore e il presidente della Lega Italiana per l'Istituzione del Divorzio insieme con Antonio Baslini, consigliere comunale di Milano per il Partito Liberale. Entrambi deputati, furono i primi firmatari della proposta di legge unificata per la disciplina del divorzio, che prese il loro nome. La targa è stata collocata presso il palazzo storico di Porta Vigentina che, per dieci anni fra il 1960 e il 1970, ospitò la sede della sezione milanese della Lega per l'Istituzione del Divorzio in Italia. Approvata dalla Giunta di Palazzo Marino lo scorso dicembre su proposta del Municipio 1, la posa della targa commemorativa fa parte delle iniziative di "Milano è Memoria". Lo scoprimento, stamani alla presenza delle autorità cittadine, è stato promosso in ricordo dell'esito del voto referendario del 12 e 13 maggio 1974, che respinse la richiesta di abrogazione e confermò la legge sul divorzio approvata dal Parlamento quattro anni prima.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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giancarlonicoli · 5 months
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2 mag 2024 16:53
“SONO ANTIFASCISTA” – IL DANNUNZIANO GIORDANO BRUNO GUERRI AFFERMA QUELLO CHE LA MELONI NON RIESCE A DIRE E ANNUNCIA IL VOTO ALLE EUROPEE PER FORZA ITALIA: “QUESTA DESTRA È TROPPO CONSERVATRICE SUI DIRITTI. LA MELONI NON PUÒ RINNEGARE LA SUA STORIA. HA ANCORA LA FIAMMA NEL SIMBOLO. LA TOGLIERA’, DIAMOLE TEMPO. NON È COSÌ DIFFICILE RINNOVARE LE ORIGINI" - "SCURATI? DIMENTICA CHE HA ATTACCATO PER PRIMO LUI. NON SARÀ RICORDATO PER IL SUO LAVORO STORICO” -
Concetto Vecchio per la Repubblica - Estratti
Giordano Bruno Guerri, cosa ne pensa della censura ai danni di Scurati?
«Perché dice censura?»
Come la chiamerebbe?
«Ma non sappiamo se è saltata per tircheria della Rai o perché lui voleva più soldi».
Motivi editoriali, c’è scritto su un documento Rai.
«Io lo avrei fatto gratis».
Nel merito che mi dice?
«Scurati afferma che sulla sua faccia hanno dipinto un bersaglio, ma dimentica che ha attaccato per primo lui».
Ma resta la sproporzione di un cittadino attaccato dal governo.
«Ma non è un privato cittadino, è uno scrittore famoso. Deve sopportare le reazioni di chi accusa».
(...)
«Io sono liberale, libertario, democratico ed ex libertino, e quindi antifascista».
Ma non è un valore?
«Ma il ribadirlo ossessivamente mi ricorda quelli che protestano contro la spedizione dei Mille».
Giorgia Meloni fa bene a non dirsi antifascista?
«Non può rinnegare la sua storia. Viene da lì. Ha ancora la fiamma nel simbolo».
Ecco.
«Capisco che come politica non si possa smentire. Ma sono sicuro che le pesa».
Perché non toglie la fiamma?
«Lo farà. Ma diamole tempo. Non è così difficile rinnovare le origini».
Fini lo fece.
«Ma dopo che era al potere da anni. Meloni lo è da meno di due».
Per chi voterà alle Europee?
«Forza Italia».
(...)
Le piace la destra al potere?
«Mi piace il decisionismo. Meno il conservatorismo sui diritti, a cominciare dall’eutanasia».
E sull’aborto?
«Penso che lì l’ultima parola spetta alle donne. Nessuno può imporre niente».
Concorda su Tele Meloni?
«No».
Vede mai il Tg1?
«Ma è sempre stato così, con il partito che sta a palazzo Chigi. Ho una certa età per ricordare gli spot della Rai a Fanfani».
Non c’è occupazione?
«Si chiama spoil system».
Cosa guarda in tv?
«I tg, Blob, Crozza, Rai Storia, molto La 7».
Insomma, non prevede una democrazia ungherese?
«No. Sarei il primo a denunciarla».
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curiositasmundi · 5 months
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La macchina da guerra della democrazia ipermaggioritaria lavora a pieno regime. Perché questa ossessione a costruire una fortezza? Partiamo dalla leadership che mette in moto la macchina, ovvero il demagogo (maschio o femmina poco importa). La democrazia elettorale è naturalmente esposta alla possibilità che emergano demagoghi e governi ipermaggioritari. La logica della demagogia è abbastanza semplice e prevedibile: il demagogo che vince non può permettersi di perdere.
Una volta eletto, se riesce (direttamente e con una colazione) a guidare una maggioranza di governo, si trova nella necessità di integrare la retorica con un capiente potere decisionale. Non perché il suo governo debba dare vita a chissà quale nuovo Paese o regime, ma perché ha bisogno di rimanere in sella il più a lungo possibile. Un demagogo non può perdere. Se perde, perde per sempre. Non ha una seconda possibilità, anche se la logica elettorale gliela concede. Un demagogo bastonato alle urne è un perdente senza alternativa. Deve quindi rimanere al governo il più a lungo possibile. Per questo fa della sua maggioranza una fortezza. Ecco perché mina il pluralismo e la cosiddetta “società aperta”.
Non sono gli oratori a definire il passaggio alla demagogia e non sono le elezioni a favorire questo processo di ipermaggioritarismo. Altre sono le variabili da considerare come la struttura istituzionale e la legge elettorale. Come ci insegnano gli studiosi di populismo, ai fini della tutela della democrazia liberale, il multipartitismo è più sicuro di un sistema bipartitico, un sistema elettorale proporzionale più sicuro di un sistema maggioritario, una democrazia parlamentare più sicura di una democrazia presidenziale (i Paesi dell’America Latina lo sanno bene).
Queste valvole di sicurezza sono prudenti perché la libera competizione elettorale è un ossigeno che alimenta tutti, buoni e cattivi. Se un demagogo e il suo partito riescono a conquistare il potere, hanno come primo obiettivo quello di blindarlo. Le strategie sono ben note. Occupano lo Stato e usano le istituzioni come se gli appartenessero, in modo da distribuire favori e cariche e rafforzare così il loro elettorato nel tempo. Dopo aver raggiunto il potere attraverso la mobilitazione, una leadership demagogica può consolidarlo e idealmente mantenerlo a lungo attraverso l’uso delle istituzione e il clientelismo di partito.
Un Machiavelli democratico direbbe che, in questo caso, non è il popolo a essere sovrano “sulla legge”, ma è il leader, che conquista il consenso del popolo ai suoi piani. Kurt Weyland, uno dei maggiori studiosi di populismi, ha definito questa strategia “legalismo discriminatorio”: «tutto per i miei amici; per i miei nemici, la legge».
Questo è il film che si gira oggi in Italia. Per l’occupazione del potere e l’uso fazioso delle istituzioni nell’interesse della maggioranza – cioè per durare nel tempo – un mezzo molto praticato è quello di addomesticare coloro che operano nella sfera dell’opinione pubblica: giornalisti, giornali e media. La pena del carcere minacciata ai giornalisti colpevoli di diffamazione ha una funzione di deterrenza. Tutti zitti e buoni.
Le norme sulla (im)par condicio cucinate in questi giorni, in vista della campagna elettorale per il Parlamento europeo, sono un caso esemplare di ipermaggioritarismo. Le opposizioni avranno un’esposizione impari rispetto ai partiti di governo, che occuperanno spazi e tempi sia come partiti concorrenti che come ministri e capi di governo. I forti si avvantaggiano. Questa è la regola dell’impermaggioritarismo.
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