#Linea Tesa
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carsthatnevermadeitetc · 10 days ago
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Maserati 3500 GT Tight, 1962, by Boneschi. An example of Carrozzeria Boneschi's ‘Linea Tesa’ design philosophy pioneered by Rodolfo Bonetto. This was the first of two versions of the Tight concept, it appeared at the Turin Motor Show. The differences were the front fender trims and the air intake on the hood. The second car was presented at the Geneva Motor Show the following year. The car's reception from both the public and the press was lukewarm, the sharp lines and horizontal emphasis that were cutting edge in 1962 would soon become commonplace
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abr · 1 year ago
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«Abbiamo fatto tutta la campagna dicendo che c'erano due estreme, ne sarebbe rimasta una sola?», è l'affondo di Aurore Bergé su France 2, criticando l'apertura a Lfi, l'ala mélenchoniana della gauche che è pure quella con più candidati in corsa al secondo turno contro Rn.
Invece, dopo la disfatta, Macron dà sostanzialmente via libera anche all'estrema sinistra in vista del secondo turno. «Tutto salvo Rn».
Ridotti come i colleghi Dems. Usa: cambiamo Biden o lasciamo Biden? Come se la gente votasse a prescindere dai contenuti, per il demente o per "l'estrema" che decidono i capibastone. Del resto questa è la visione delle élite. Al limite la gente starà a casa - anche questo si confà alla visione delle élite, anzi le eccita.
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oscuroio · 19 days ago
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L’offerta
Nuda sotto la luce che non perdona, la schiava attende, docile e fiera, un ornamento crudele la segna: gancio d’argento, emblema del legame. Non è dolore, ma appartenenza, una linea tesa tra carne e volontà. Il corpo parla dove la bocca tace, ogni gesto è sì, ogni tremito un giuramento. Lui osserva, giudice e tempio, mentre lei resta, fragile statua, pietra viva che accetta il peso d’un amore che comanda.
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ninna--nanna · 4 months ago
Note
Comunque si non è il freddo che mi spaventa, anche perché vivo a Como e qua c'è freddo umido che entra nelle ossa. Tendenzialmente più si va a nord più rimane secca l'aria e il freddo si percepisce di meno! Sarei più per visitare le periferie più che le città, mi piace se il paesaggio è wild e grigio.. come costi di vita e di alloggi?
Si, per questo ti dicevo che non l'ho percepito molto e considera che io patisco parecchio il freddo.
Alloggi non ti saprei ben dire, perché io sono stata a casa della mia migliore amica, però immagino non siano proprio bassi. Il costo della vita è alto o, come direbbe la mia amica, impegnativo. Mangiare fuori costa parecchio, anche prendersi una birra diventa abbastanza tesa. Son quelle cose che si possono fare una volta perché sei lì, ma per il resto è costosetto (ovvio che è in linea e proporzionato a stipendi e stile di vita che hanno lì, completamente diverso dal nostro)
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nosferatummarzia-v · 7 months ago
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Equipaggiamento
Il costume della Gatta Nera contiene micro-servomeccanismi che aumentano la sua forza al di sopra dei normali limiti umani. Indossa orecchini che interagiscono con i centri di equilibrio del suo cervello per garantirle una maggiore agilità. Le lenti della sua maschera le permettono di vedere al buio in varie gamme dello spettro elettromagnetico, come gli infrarossi e l'ultravioletto. I guanti del suo costume contengono microfilamenti d'acciaio, che formano artigli retrattili sulla punta delle dita quando flette le dita (attivando un'ondata magnetica che condensa i filamenti in artigli polarizzati) che le consentono di strappare la maggior parte delle superfici e scalare facilmente i muri. Usando questo equipaggiamento, la Gatta Nera è stata in grado di sconfiggere nemici con abilità sovrumane.
La Gatta Nera ha un rampino in miniatura nascosto nella "pelliccia" di ogni guanto, progettato da suo padre Walter Hardy, che le consente di oscillare dagli edifici in un modo simile a Spider-Man, anche se non così veloce. Può anche usare il cavo di questo dispositivo come fune tesa, dispositivo per scalare il muro, linea oscillante o come arma in combattimento.
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nardogranata · 9 months ago
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Correnti-goal e Ugento battuto. Il Toro si rialza.
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UGENTO - NARDO' 0-1
Scorer: 40' Correnti
UGENTO: Di Donato, Simos (65′ Mariano), Romano, Iborra, Vicente (90′ Amico), Martinez, Grisley, Ruiz (C), Baietti, Sanchez, Linares (46′ Ancora).
Reserve: Massaro, Pastafiglia,  Lezzi, Bedini, Scarlino, Cazzato. Coach: Mimmo Oliva.
NARDÒ: De Luca, Vrdoljak, Davì, Correnti, Gatto (79′ Piazza), D’Anna (88′ Addae), Del Vino, Calderoni, Ciracì (69′ Milli), Munoz, De Crescenzo (59′ Montagna).
Reserve: Herceg, Gianfreda, Orlando, Gassama, Mazzotta, Coach: Fabio De Sanzo
Ammoniti: Simos, Baietti, Grisley (U), Vrdoljak, D'Anna, De Crescenzo, Gatto, Piazza (N).
Arbitro: Gabriele Iurino di Venosa.
Assistenti: Fabio Santo di Barletta e Alex Capotorto Taranto.
Vittoria di misura per la compagine neretina ottenuta sul neutro sintetico di Parabita contro i padroni di casa ufficiali dell’Ugento. Partita molto equilibrata e molto tesa fino all’ultimo minuto con ampio sventolio di cartellini gialli (8) a testimonianza di un agonismo sempre ai limite.
Il Nardò strappa tre punti con la voglia di lasciarsi alle spalle la debacle col Matera e lo si intuisce subito. La squadra di De Sanzo alza il pressing sui portatori di palla ugentini e più volte trova il break per rendersi pericoloso. Al 10′ Gatto non trova la coordinazione per indirizzare in rete. Tiro strozzato fuori. Al 15′ D’Anna viene atterrato in area ma per l’arbitro non c’è rigore. Al 20′ su corner di Correnti, si accende una mischia e Calderoni colpisce la traversa. Il Nardò va in forcing, l’Ugento prova ad abbassare i ritmi con un fraseggio ordinato ma prevedibile. Al 30′ si rendono pericolosi i giallorossi con un colpo di testa di Baietti provvidenzialmente deviato sulla linea da Delvino.
L’Ugento si sbilancia e il Nardò colpisce in contropiede. Gatto trova spazio sulla fascia e mette in area un cross rasoterra invitante su cui è puntuale l’inserimento di Correnti lesto a spingere in rete. 1-0.
La reazione ugentina è veemente e i minuti restanti del tempo si giocano esclusivamente nell’area granata dove però Baietti e companeros non trovano spiragli per battere a rete.
Nel secondo tempo Oliva manda in campo Ancora per Linares alla ricerca del primo goal ugentino in D. il Nardò si chiude con ordine e riparte con le proiezioni di De Crescenzo, D’Anna e Correnti. Al 60′ ghiotta occasione per il Toro. Ciracì si libera in area ma è bravo Di Donato a respingergli il tiro da distanza ravvicinata.
Al 70′ Gatto ci prova dal vertice dell’area. Pallone alto. L’Ugento alza il baricentro. Il Nardò si cautela con Milli al posto di Ciracì. La squadra di Oliva non trova sbocchi ma avrebbe diversi calci di punizione a favore dal limite sempre, però, sprecati addosso alla barriera. Il finale è vibrante. Iborra al 91′ scodella in area un insidioso cross da punizione. Addae devia di testa verso la propria porta dove De Luca è reattivo e devia in corner. Al 95′ altro calcio di punizione per l’Ugento ma il tiro di Sanchez si perde sul fondo.
Il Toro incamera tre punti per spazzare via le paure, l’Ugento si deve accontentare di una buona organizzazione di gioco ma difetta seriamente nella realizzazione.
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ahemait · 1 year ago
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Anima mia! Anima mia! Radice della mia sete errante,
goccia di luce che scaccia gli assalti del mondo.
Fiore mio. Fiore della mia anima.
Terreno dei miei baci.
Scampanata di lacrime.
Mulinello di turbamenti.
Acqua viva che gocciola il suo lamento tra le mie dita.
Azzurra e alata come gli uccelli e il fumo.
Ti generò la mia nostalgia, la mia sete, la mia ansia
il mio spavento.
Ed esplodesti tra le mie braccia come nel fiore il frutto.
Striscia d’ombra, linea sottile e pensierosa.
Rampicante crocifissa a un muro.
Canzone, sogno, destino.
Fiore mio, fiore della mia anima.
Battito d’ala del sogno, farfalla, crepuscolo.
Nella notte fonda la mia anima si torce e si strugge.
La puniscono le fruste del sogno e la scavano.
Per questa immensità ormai non c’è più nulla sulla terra.
Ormai non c’è più nulla.
Si rigirano le ombre e tutto frana.
Cadono sulle mie rovine le travi della mia anima.
Non splendono gli astri metallici e bianchi.
Tutto s’infrange e cade.
Tutto si cancella e passa.
È il dolore che ulula come un passo in un bosco.
Solitudine della notte.
Solitudine della mia anima.
Il grido, l’urlo.
Ormai non c’è più nulla sulla terra!
La furia che intimorisce i canti e le lacrime.
Solo l’ombra sterile aperta dalle mie urla.
E la parete del cielo tesa contro la mia anima!
Sei. Allora sei e ti cercavo allora.
Sei labbra di bacio, frutta di sogno, tutto.
Ci sei, esisti e ti amo!
Ti chiamo e mi rispondi!
Luminaria di luna sui campi deserti.
Fiore mio, fiore della mia anima,
che altro mai per questa vita!
La tua voce, il tuo viso pallido, la tua tenerezza,
i tuoi occhi.
La sottile carezza che ti fa bruciare tutta.
Le due braccia che emergono come giunchi di stupore.
Tutto il tuo corpo acceso di biancore nel ventre.
Le gambe pigre. Le ginocchia. Le spalle.
La chioma di ali nere che volano attorno.
I ragni scuri del pube in riposo.
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peytonblackstar · 1 year ago
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· · ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀         ⤹         𝐩𝐞𝐲𝐭𝐨𝐧 𝐛𝐞𝐥𝐥𝐢𝐧𝐠𝐞𝐫 ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀⠀ ⠀ ‧‧‧‧  ᴇxᴛʀᴀᴄᴛ › ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀manhattan, ny ‧‧‧ 29.04.2024               ─── ㅤㅤ ㅤㅤ ㅤ   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Sono stato puntuale come un orologio svizzero, non ci credevo nemmeno io visti gli impegni di oggi! È un piacere vederti di persona Peyton. »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « Non dirlo, non dirlo… E' stato un lunedì in super salita e mi chiedo ancora come abbia ancora la testa attaccata al collo. Leonard! Finalmente ti vedo di persona, il piacere è tutto mio! Come stai? Ti prego dimmi che siamo arrivati a tempo! »   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Assolutamente in tempo! Allora cosa ordiniamo? Io pensavo sul serio ad un caffè corretto. »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « Ti seguo! Ormai l'orario d'ufficio è terminato, no? Devo anche ringraziarti per questo incontro. So di essere entrata un po' a gamba tesa, ma a volte mi sembra che sia o tutto o niente. »   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Preferisco le persone decise da quelle indecise. Due caffè corretti con liquore al cioccolato? »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « Sarebbe perfetto! Grazie mille! Adoro il cioccolato! Beh, allora vado subito al punto. Ho sentito parlare di te da mia sorella Indiana, e so che sei all'apice di una delle aziende cosmetiche che fanno da padrone nello scenario mondiale. Dal momento che mi concentro principalmente su ristrutturazioni ma anche arredamento, mi piacerebbe unire le due cose e fare una collaborazione. Volevo sapere se avevi già pensato alla prossima campagna pubblicitaria. »   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Oh questo è molto interessante, in realtà no, non ci ho ancora pensato, la prossima campagna sarà per una linea di cosmetici in collaborazione con una nota ex modella. ─ A settembre poi partirà la campagna di fine anno. Perché? »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « E avevi in mente qualche idea precisa per la location? Perché da qui arriva la mia proposta… Mi piacerebbe poter seguire la parte di arredamento scenico. Sto collaborando con AD Magazine, non so se lo conosci e mi piacerebbe portare qualcosa di diverso rispetto al solito interno di una casa. Il tuo marchio darebbe sicuramente un tocco in più. »   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Per la nostra campagna interna no, a dire il vero, è tutto da stabilire, di solito se ne occupano al reparto marketing prima di venire da me… ─ Ma la cosa si fa interessante e potrei invertire i ruoli! »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « Ho preferito andare alla fonte e venire da te. So che teoricamente tutte le decisioni devono passare da te e dunque eccomi qui. Mi piacerebbe però sottoporti qualche idea, prima di decidere ecco. »   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Sarei ben lieto di vedere e parlare con te di ogni possibile idea. »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « Così mi lusinghi! Ad ogni modo, mi piacerebbe farti vedere qualche idea prima. Immagino che abbiamo tempo, ma nemmeno così tanto. Alla fine del mese si terrà un evento organizzato dalla mia famiglia, al Country Residence negli Hamptons ed in quell'occasione seguirò la parte di arredamento. Potresti venire a vedere e magari posso farti vedere alcune proposte, che cosa ne dici? »   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Ho proprio ricevuto l'invito qualche giorno fa. Sono assolutamente dentro! Ci vedremo all'evento e vedrò cosa hai mente dopo di che vaglieremo delle proposte. Che ne pensi? Considera che la campagna successiva deve uscire ad Ottobre. »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « Oh perfetto! Sarebbe.. Sarebbe davvero perfetto! Sono dell'idea che alcune cose bisogna vederle con gli occhi. Potrei farti vedere mille progetti, ma sulla carta è una cosa, nella realtà è un'altra. Devo correre, ho capito ahaha. Ti ringrazio davvero per quest'incontro, Leonard! E anche per il caffè! »   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Useremo la realtà come banco di prova, la trovo un'idea originale. Iniziamo col piede giusto. E non c'è di che. »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « Affare fatto, allora abbiamo un accordo, mh? »   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Affare fatto! »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « Ti manderò qualche idea via mail durante questo mese e ci vedremo alla fine del mese per l'evento! Non vedo l'ora! Grazie ancora questa opportunità. »
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kritere · 2 years ago
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Totti fa i conti col passato, mano tesa a Spalletti e a Ilary manda un messaggio in una parola
DIRETTA TV Lo streaming in diretta di questo programma sarà visibile su KRITERE.COM Kritere.com è il servizio gratuito che permette di guardare anche all’estero tutti i canali TV italiani, film on demande e eventi sportivi. 2 Novembre 2023 L’ultimo ‘dieci’ della Roma e del calcio internazionale confessa tutto a cuore aperto. Traccia una linea spartiacque su un mondo del pallone nel quale non…
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carsthatnevermadeitetc · 2 years ago
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Alfa Romeo 2600 Cabriolet 'Studionove', 1963, by Boneschi. Designer Rodolfo Bonetto worked with Carrozzeria Boneschi and a series of 'linea tesa' (knife edged) concepts. This one-off convertible based on Alfa’s 6 cylinder flagship saloon was the ninth vehicle in the series
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oynesomhavet · 2 years ago
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𝐏𝐄𝐑𝐅𝐄𝐂𝐓 𝐈𝐌𝐏𝐄𝐑𝐅𝐄𝐂𝐓𝐈𝐎𝐍 — 𝐄𝐩𝐢𝐬𝐨𝐝𝐞 𝐩𝐢𝐥𝐨𝐭 - 𝐒𝐨𝐮𝐥.
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❝ 𝖳𝗁𝖾 𝗆𝗈𝗋𝖾 𝗂𝗇𝖿𝖾𝖼𝗍𝖾𝖽, 𝗋𝖾𝗃𝖾𝖼𝗍𝖾𝖽, 𝗒𝗈𝗎 𝖿𝖾𝖾𝗅 𝖺𝗅𝗈𝗇𝖾 𝗂𝗇𝗌𝗂𝖽𝖾 𝗂𝗍. ❞ Immobile. Statica come una fermo immagine di una pellicola antica con striature bianche a significare cicatrici pericolose. Ma è il mare in tempesta che dirompe all’interno. Non è forse l’emblema di una molteplice procedura di situazioni che ti hanno significata? Lo sai come si dice, che col tempo ogni male svanisce. Ma nessuno ti ha mai detto che quel male svanisce perché sbiadisce l’essenza. Sbiadisce il tuo io. Lo riesci a toccare con mano quel filo che da rosso vivido diventa pian piano di una sfumatura rosastra fino a divenire invisibile, una linea tesa di nulla. Da dietro i tuo occhi osservi quella gente, loro ti fissano, protesi verso di te, sanno che potresti crollare da un momento all’altro e quindi stanno lì, pronti, con le mani protese, ma nei loro sguardi non vedono ciò che vedi tu. Ogni riflesso non è ciò che vedono, vedono una fantasmagorica copia dell’involucro che ti contiene, ma tu vedi quella forma amorfa, ripiegata su sé stessa, marcia – una macchia nera nel candore della tua pelle. Cos’è che vedi? Cos’è che ti angoscia? È proprio quell’immagine di te stessa con l’espressione vuota, pelle nera come divorata dalla peste, simulacro della tua più intrinseca ideologia di marcio. Sola come mai prima d’ora sei stata. Quel sorriso evanescente, paradosso della tua realtà, non fa altro che spaventare ancor di più. Spegni man mano ogni forma di umanità, riducendoti in un ammasso di membra sciolte, animate unicamente dalla linea del tempo che prosegue, che ti spinge a respirare per non destare sospetti. E dentro la morte ti ha già pervasa. ❝ 𝖳𝗁𝖾 𝗐𝗈𝗋𝗅𝖽’𝗌 𝖺 𝗅𝗂𝗍𝗍𝗅𝖾 𝗆𝗈𝗋𝖾 𝖿𝗎𝖼𝗄𝖾𝖽 𝗎𝗉 𝖾𝗏𝖾𝗋𝗒𝖽𝖺𝗒. ❞ Cosa ti aspetti? Lo sapevi, sapevi che non avresti mai dovuto affidare niente al caso, il mondo, tutto il suo contorno, non è mai stato destinato a trionfare, solo a perire. Una devoluzione della coscienza umana che ha toccato l’apice e la sua caduta nel momento stesso in cui ha capito che con una lancia poteva ferire. Che cosa ti aspettavi? Comprensione? Ridi. Così convulsamente da creare spasmi dovuti al groppo celato che tieni in gola, a tutta quella rabbia, tutta quella furia che tieni nascosta, comprensione, cosa vuoi che comprendano. La colpa è sempre tua: quando sbatti, perché hai deciso di passare proprio da quel punto; quando ti affoghi, perché hai mangiato qualcosa che non dovevi; quando sanguini, perché tu, tu sola hai deciso che l’immagine di marcio che vedi non è in linea con ciò che consideri vita. E quindi è tua la colpa, ogni cosa si ricongiunge a te. Che tu rimanga a osservare tutto come un indegno spettatore di uno scenario rocambolesco, ha poca importanza, perché sei tu che fissi il tuo corpo venire mutilato, senza degnarti di interrompere quella pellicola. Tu, l’hai fatta partire. Fissi ora il vuoto, torturando i fili delle garze che ricadono dai polsi e le maniche della maglia logora che indossi da giorni, perché da giorni non alzi neppure la testa dal cuscino, incapace di affrontare la realtà.
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kon-igi · 3 years ago
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'E SE UN TUO AMICO SI BUTTA IN MARE TI BUTTI PURE TU?' ECCO... PER TUTTE LE MAMME ERO IO QUELL’AMICO.
Solo che poi nessuno m'ha seguito veramente e sono tutti affogati benissimo per conto loro... ma questo è un altro discorso, dettato da un amarcord pasquale con mia mamma che con a-haesca soddisfazione mi ha fatto la lista di quale fine avessero fatto tutti quelli che allora erano reputati dottori e avvocati in erba che frequentavano brutte compagnie (la mia).
Ma naturalmente quanto appena detto non c’entra nulla con quanto sto per dire.
Come avete avuto occasione di leggere, non è che io abbia prodotto tutti quei gran magistrali pensieri sul conflitto in Ucraina (quando vi ho accennato, il fatto che non mi schierassi con la bava alla bocca m’ha fruttato due o tre reblog da stele di Hammurabi dell’analfabetismo funzionale e altrettanti ask anonimi degni di quella mortale pausa tra uno squasso dissenterico e l’altro) e quindi oggi mi preme parlarvi di quella chiarezza di pensiero, di intenti e di azione di cui io, evidentemente, manco.
Per quanto io vi abbia già ammorbato coi concetti di consuetudine, norma e legge, voglio ricordarvi che le leggi a fondamento di uno stato sono sempre giuste.
Il fatto che possano sembrare ingiuste a taluni non cambia il fatto che siano sempre giuste, almeno finché una rumorosa e decisiva maggioranza non fa in modo che da giuste passino a essere considerate ingiuste.
E allora vengono sostituite da leggi più giuste. Per molti. Ma non per tutti... e così via.
Vi chiedo: consideriamo giusto quanto scritto nella Costituzione, all’articolo 11?
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Oppure ci sono casi particolari in cui, seppur indirettamente tipo tramite fornitura di armi, l’Italia possa entrare a gamba più o meno tesa in un conflitto tra due stati sovrani?
Aiutare una popolazione di civili inermi massacrata da un esercito invasore può sembrare uno di questi scenari, no?
Forse non interverremmo se dovessimo assistere alla scena di un gruppo di bulli che molestano una ragazzina?
Rimanendo in metafora, però, a me sembra che qua si stia intervenendo non tanto per difendere la ragazzina molestata ma perché ci stanno sul culo un certo tipo di bulli - magari perché loro sono pisani e noi livornesi o viceversa - e, soprattutto, che ce ne sarebbe fregato un bel cazzo se tali bulli fossero stati livornesi o pisani come noi.
Anzi, voglio stiracchiare ancora di più la metafora: in realtà a noi dei pisani e dei livornesi non ce n’è mai fregato un cazzo (siamo di Lucca o, peggio, di Viareggio e odiamo e veniamo odiati da tutti) però arriva il fiorentino a dirci ‘O guarda te come sono maiali i pisani! Icché t’aggeggiano vella bamboretta?! O brindellone... vanni a tirà un sommomolo ni’viso!’ e tu vai a far rissa perché il fiorentino t’ha proprio convinto che i pisani stanno sul culo anche a te.
Quand’è stata, esattamente, l’ultima volta che l’articolo 11 è stato stiracchiato per riuscire a fare una guerra (per procura) di ‘libertà’ in aiuto di popolazioni invase e martoriate?
Come ho precedentemente detto, di sicuro non in uno dei tanti recenti e remoti conflitti medio-orientali. 
Quindi, se proprio mi devono tirare per la giacchetta e trascinarmi al tribunale dell’internet dove dichiarare la mia dicotomica simpatia per una determinata posizione, io dalla Pokeball tiro fuori il Presidente dell’ANPI, prima che fosse stato costretto a rimangiarsi le parole ad aggiustare il tiro.
Mi sono rotto i coglioni di parallelismi storici a base di Partigiani, che se dovessero essere resuscitati con un Kuchiyose Edo Tensei manderebbero a strafare in culo tutti quelli che li usano come esempio di comodo per giustificare la linea di condotta armata pressoché unitaria.
‘Il nazifascismo non è stato sconfitto con le buone parole ma con le armi!
Sì... e io per quanto faccia roteare il cazzo non assomiglierò mai a un elicottero Apache (semmai a uno di quei ventilatori da attaccare alla presa usb).
E rimanendo in tema, quello è proprio ciò che noi contiamo... un cazzo.
Non solo come singoli utenti digitali che dicono la loro su qualsiasi argomento ma proprio come singoli rappresentanti dello Stato Italia, per cui ok la scelta istituzionale del carro (armato) su cui salire - oggettivamente ce n’è uno solo - ma io voglio che mi sia risparmiata la retorica retrò con cui viene dipinto questo presunto gesto generoso di supporto.
Ci sono civili che soffrono e che hanno bisogno d’aiuto ma si infilino in bocca il tubo della pompa di merda pressurizzata tutti quelli che solo osano patinare d’argento le loro vere motivazioni interventiste.
Le braci sotto la Guerra Fredda erano solo nascoste dalla cenere e a forza di sbuffare qualcuno le ha ravvivate.
Se proprio mette di malumore che io la veda in questo modo
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allora evitate di chiamarmi perché io mi unisca alla folla esultante di patriottico fulgore intellettuale.
I miei pensieri sono pochi, confusi, con minime certezze e molta tristezza...
Ma riesco ancora a chiamare certe cose con loro nome.
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matapetre · 2 years ago
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NUOVO CAMPIONATO DEL MONDO
...siamo al 90⁰ minuto del secondo tempo, le squadre stanno per tornare in campo...
Ad entrare a gamba tesa nella discussioneè stata la Cina, che dopo aver chiesto alla Nato di mettere da parte la sua "mentalità da Guerra Fredda", ha attaccato gli Stati Uniti: "Dovrebbero smettere di inviare armi e raccogliere i frutti della guerra", ha ammonito la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning.
AGENZIA ANSA
Johnson: 'Putin minacciò di bombardare il Regno Unito' - Mondo
Ex premier alla Bbc: 'Mi disse che 'sarebbe bastato un minuto'" (ANSA)
Mentre per Mosca il continuo invio di armamenti a Kiev "è una situazione senza uscita che porta ad una significativa escalation", ha avvertito il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. L'Occidente tuttavia respinge le accuse e mantiene la sua linea: Francia e Australia hanno raggiunto un accordo per fornire proiettili da 155 mm all'Ucraina, mentre il ministro della Difesa britannico Ben Wallace ha riferito che i carri armati Challenger arriveranno a Kiev "prima dell'estate, o maggio, probabilmente verso Pasqua". Se il sostegno militare è chiaro, per Kiev deve esserlo altrettanto quello politico, che passa anche dallo sport. Così il consigliere presidenziale ucraino Mikhaylo Podolyak ha polemizzato con il Comitato olimpico internazionale accusandolo di "promuovere la guerra" non escludendo i russi dalle Olimpiadi di Parigi 2024. "Dichiarazioni diffamatorie", ha risposto il Cio. Mentre si discute, sul terreno si contano i morti all'indomani degli attacchi russi in nove regioni ucraine, per i quali cinque persone sono state uccise e altre 13 sono rimaste ferite. Il Donetsk resta il punto caldo del fronte, e dopo Soledar lo scontro di rivendicazioni tra Kiev e Mosca si è spostato a Vugledar, nuovo epicentro dei combattimenti a 150 km da Bakhmut. I filorussi parlano di avanzamenti vicino alla città, ma Kiev smentisce: "Non abbiamo perso le nostre posizioni".
L'arbitro se n'è andato via....
Che Dio ce la mandi buona!!
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diceriadelluntore · 3 years ago
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Storia Di Musica #251 - Wayne Shorter, Speak No Evil, 1966
Il novembre davisiano è stato tutto dedicato alle magie del secondo quintetto, la formazione che dal 1963 al 1968 incantò gli amanti del jazz di tutto il mondo, grazie ad un percorso creativo e compositivo davvero senza pari, per uno dei gruppi più indimenticabili di tutti i tempi. Per l’ultimo appuntamento di questo piccolo excursus, l’attenzione cade sull’innesto più tardi del quintetto, quello che diede davvero la spinta ultima e decisiva al cammino della band. Wayne Shorter ha 31 anni quando Miles Davis lo chiama per questo nuovo progetto, nel 1964. All’epoca, Shorter rispetto a Herbie Hancock, Tony Williams e Ron Carter, era un musicista già affermato: aveva suonato con i grandi e dal 1959 era il sassofonista principale dei Jazz Messengers di Art Blakey. Quando Davis lo convince ad unirsi al suo nuovo progetto, la Blue Note lo ingaggia, in tempismo perfetto, per delle sessioni di registrazione, sia nel 1964 che nel 1965, le quali diventeranno dei dischi capolavoro negli anni successivi, saggiamente distillati dai discografici della grande casa editrice del jazz. Shorter abbina alla sua tecnica sassofonista una magia autorale davvero notevole, e nei quintetti davisiani, ma anche nelle formazioni successive, è colui che più di tutti ha mano libera dal Maestro, e dalle cui composizioni più attinge. Il disco di oggi è il terzo, cronologicamente, delle registrazioni del 1964 ad essere dato alle stampe, nel 1966, dopo i già ottimi Night Dreamer e JuJu. Rispetto alla formazione dei due precedenti, qui Shorter cambia line-up: si affida ai suoi nuovi compagni davisiani, Herbie Hancock al piano, Ron Carter al contrabasso (Carter alla fine della sua carriera vedrà scritto il suo nome su oltre 2000 incisioni dove ha suonato, record di tutti i tempi), Elvin Jones, il fenomenale batterista già nella band di John Coltrane e Freddie Hubbard, tromba di Art Blakey nei Jazz Messengers. L’obiettivo di Shorter è quello di spingere molto di più su sue melodie e idee, dopo che una certa critica lo aveva definito un sosia del grande Trane, soprattutto per via che lui per un certo periodo suonò in quartetto con McCoy Tyner, Elvin Jones e Reggie Workman, tutti allievi coltreriani. Speak No Evil è un passo delicato, ma al contempo pieno di tensioni musicali per l’atmosfera generale che hanno le composizioni, verso un jazz nuovo ma che non perde di vista i punti fermi del passato: non so se fosse stato l’avvicinamento a Davis, ma questo disco, capolavoro assoluto, parte da dove finiva quella meraviglia leggendaria che fu Kind Of Blue (1959). In scaletta, 6 magici pezzi tutti a firma Shorter, 5 dei quali quasi a seguire un filo logico, di magie melodiche, di ritmi mai eccessivi, di un linguaggio che sa di fresco pur non tangendo quello della new thing, che proprio in quegli anni stava parallelamente crescendo rispetto al bop “classico”. Alcuni brani sono diventati standard, tra cui Witch Hunt, dai meravigliosi incastri melodici, Fee-Fi-Fo-Fum (che è un modo di dire tipo il nostro “ucci ucci, sento odor di cristianucci”, è un ancoraggio blues di hard bop, ma anche la mano tesa al modalismo aperto da Davis a fine decennio precedente. Speak No Evil, uno dei brani più belli di Shorter e del decennio, è una tavolozza cromatica di minori e su tutto si erge il pianoforte di Hancock che spinge attraverso una serie contrappunti, divenuti iconici. Il disco è meravigliosamente omogeneo anche in Dance Cadaverous e nella bellissima Infant Eyes, dal sognante intro pianistico di Hancock e l’introduzione, dolcissima, del sax di Shorter. Il set si conclude con un’altra perla, Wild Flower, una ballata cadenzata con accenti spigolosi di Hancock che prende il testo e lo inverte, trovando un contrappunto cromatico che prosegue in prima linea invece di suonare in opposizione. Shorter con questo disco diviene figura di paragone come sassofonista, per il suo lirismo oltre che come compositore, Speak No Evil, è il disco della consacrazione e oggi è nelle classifiche dei dischi jazz più belli di sempre, anche nella suggestiva Core Collection della Penguin Jazz Guide. La magia di queste registrazioni verrà riproposta in altri lavori negli anni successivi, tra cui ricordo The All Seeing Eye e Adam’s Apple, altri due dischi memorabili. In copertina, virata in blue per rendere bene l’atmosfera di romantica malinconia che sottotraccia permea tutto il disco, c’è Shorter con la sua prima moglie, Teruko Nakagami, e il segno di un bacio sul titolo. Album leggendario, che chiude il ricordo di un leggendario gruppo.
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vefa321 · 4 years ago
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Era uno di quelli sogni che non puoi mettere in valigia
Era un desiderio senza scadenza, senza caduta di stelle...
Un bagaglio a mano che si porta nel cuore, nel palmo uno sguardo fiducioso e fugace.
Una lettera mai spedita,
dal destinatario te stesso.
Una telefonata senza risposta,
lo scatto lasciato cadere come la linea del tempo interrotta per un istante.
Era l'attesa, senza pretesa, la mano tesa, il fiato sospeso, la voglia e la gioia, sorelle di troppe ansie prestate alla paura.
Solo un tempo, da vivere senza pensare al tempo, un giorno in più che non conta il meno, un domani sul calendario, un ieri scritto sul diario...
Solo un sabato di giugno,
di un'estate che non è ancora stato.
Un sole che sale,
il sale sulla pelle,
il vento che parla una lingua lontana,
l'oro del mattino che inganna il podio della notte.
Un fine settimana che porta sulle spalle un inverno lungo quattro stagioni.
@vefa321
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tergestin · 3 years ago
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A giorni, lo spero davvero, finirà una guerra che non sarebbe mai dovuta iniziare. Le "premesse" perché questo disastro potesse accadere c'erano tutte ma sarebbe bastata una semplice dichiarazione di "buoni propositi" da parte della Nato, seguita da un gradevole esilio della cricca corrotta di Kiev nelle loro gradevoli proprietà all'estero, per interrompere quella spirale di odio e violenza che ha indotto la Russia ad intervenire. Un intervento dettato quindi per proteggere quella quotaparte russofona dei cittadini del Donbas costretta a vivere nelle catacombe e sconvolta da anni di guerra strisciante ma, anche, per propria autotutela avendo l'alleanza occidentale posto, ad un tiro di schioppo da Mosca, missili che avrebbero trovato migliore collocazione a casa davanti la casa di un sempre più malandato presidente americano che ormai decide come e quanto lo può fare chi da noi è tutelato da un "amministratore di sostegno". Si era venuta a sommare quindi la necessità di "giustificare" al mondo intero cosa stessero facendo consiglieri militari della Nato in Ucraina con quella, ancor più grave, di mettere al riparo tutta una serie di affari loschi attuata dal regime al potere in quel paese da alcuni anni. Le due faccende più ancora che sommarsi si intrecciavano al punto tale da creare una amalgama così stretta che se fosse caduto un punto del teorema sarebbe esplosa, in tutta la sua crudezza ed attualità, quale sia la "linea guida" della politica internazionale negli ultimi anni. La pazienza francescana dimostrata dalla Russia in tutto questo periodo ed i segnali, dapprima solo subliminali e poi "chiari e forti", inviati dal Cremlino a chi doveva (e poteva) capire si sono scontrati con la refrattarieta' congenita di chi studia poco e si trova, in un attimo, a passare da attore per qualche serial televisivo a capo di una nazione grande come la Francia. Un "cursus honorum" troppo rapido che non trova altra spiegazione che escluda la "fattiva collaborazione" da parte della Cia e di tutti quelli che, nel mondo intero, detengono i canali della "disinformazione". Siamo arrivati al dunque e, nonostante l'intromissione a gamba tesa di personaggi nostrani che avrebbero fatto meglio a continuare a vendere bibite allo stadio, questa tristissima parentesi della storia europea potrà dirsi conclusa nonostante la resistenza del valoroso popolo ucraino al quale viene nascosta la verità ed al quale la Nato aveva promesso l'ingresso nell'Europa degli affari in cambio del tradimento del vicino di casa. Adesso "mister" Zekenski piagnucola inveendo contro tutti (e nessuno!) perché sperava di ottenere quanto gli era stato promesso (armi e soldi) non rendendosi conto però di aver mandato al massacro la migliore gioventù e distrutto un paese ricco di risorse. Verrà sicuramente accolto da qualche paese alleato o dalla stessa America dove potrà considerarsi al riparo più che dai Russi (che lo preferiscono "vivo") dai nazionalisti del suo stesso paese perché i documenti che ne provano il comparaggio con gli americani sono tali e tanti da far arrossire di vergogna anche l'attore più consumato e capace, come il nostro Bracchetti, di cento vestizioni diverse in un'ora di spettacolo. Quelli che dovrebbero fare le valigie sono quei giornalisti usi, per calcolo matematico o per ruffianeria congenita, a travisare l'informazione quasi che le notizie non possano essere verificate, in tempo reale, da chi, nel ventunesimo secolo, non intende sottostare al gioco cinico e perverso di una alleanza "difensiva" che ha prodotto quei drammi e quegli esodi che abbiamo visto e ancor più vedremo nelle prossime settimane. Comunque sia Pace e bene a tutti.
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