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#linea tesa
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Alfa Romeo 2600 Cabriolet 'Studionove', 1963, by Boneschi. Designer Rodolfo Bonetto worked with Carrozzeria Boneschi and a series of 'linea tesa' (knife edged) concepts. This one-off convertible based on Alfa’s 6 cylinder flagship saloon was the ninth vehicle in the series
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abr · 3 months
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«Abbiamo fatto tutta la campagna dicendo che c'erano due estreme, ne sarebbe rimasta una sola?», è l'affondo di Aurore Bergé su France 2, criticando l'apertura a Lfi, l'ala mélenchoniana della gauche che è pure quella con più candidati in corsa al secondo turno contro Rn.
Invece, dopo la disfatta, Macron dà sostanzialmente via libera anche all'estrema sinistra in vista del secondo turno. «Tutto salvo Rn».
Ridotti come i colleghi Dems. Usa: cambiamo Biden o lasciamo Biden? Come se la gente votasse a prescindere dai contenuti, per il demente o per "l'estrema" che decidono i capibastone. Del resto questa è la visione delle élite. Al limite la gente starà a casa - anche questo si confà alla visione delle élite, anzi le eccita.
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matapetre · 2 years
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NUOVO CAMPIONATO DEL MONDO
...siamo al 90⁰ minuto del secondo tempo, le squadre stanno per tornare in campo...
Ad entrare a gamba tesa nella discussioneè stata la Cina, che dopo aver chiesto alla Nato di mettere da parte la sua "mentalità da Guerra Fredda", ha attaccato gli Stati Uniti: "Dovrebbero smettere di inviare armi e raccogliere i frutti della guerra", ha ammonito la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning.
AGENZIA ANSA
Johnson: 'Putin minacciò di bombardare il Regno Unito' - Mondo
Ex premier alla Bbc: 'Mi disse che 'sarebbe bastato un minuto'" (ANSA)
Mentre per Mosca il continuo invio di armamenti a Kiev "è una situazione senza uscita che porta ad una significativa escalation", ha avvertito il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. L'Occidente tuttavia respinge le accuse e mantiene la sua linea: Francia e Australia hanno raggiunto un accordo per fornire proiettili da 155 mm all'Ucraina, mentre il ministro della Difesa britannico Ben Wallace ha riferito che i carri armati Challenger arriveranno a Kiev "prima dell'estate, o maggio, probabilmente verso Pasqua". Se il sostegno militare è chiaro, per Kiev deve esserlo altrettanto quello politico, che passa anche dallo sport. Così il consigliere presidenziale ucraino Mikhaylo Podolyak ha polemizzato con il Comitato olimpico internazionale accusandolo di "promuovere la guerra" non escludendo i russi dalle Olimpiadi di Parigi 2024. "Dichiarazioni diffamatorie", ha risposto il Cio. Mentre si discute, sul terreno si contano i morti all'indomani degli attacchi russi in nove regioni ucraine, per i quali cinque persone sono state uccise e altre 13 sono rimaste ferite. Il Donetsk resta il punto caldo del fronte, e dopo Soledar lo scontro di rivendicazioni tra Kiev e Mosca si è spostato a Vugledar, nuovo epicentro dei combattimenti a 150 km da Bakhmut. I filorussi parlano di avanzamenti vicino alla città, ma Kiev smentisce: "Non abbiamo perso le nostre posizioni".
L'arbitro se n'è andato via....
Che Dio ce la mandi buona!!
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diceriadelluntore · 2 years
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Storia Di Musica #251 - Wayne Shorter, Speak No Evil, 1966
Il novembre davisiano è stato tutto dedicato alle magie del secondo quintetto, la formazione che dal 1963 al 1968 incantò gli amanti del jazz di tutto il mondo, grazie ad un percorso creativo e compositivo davvero senza pari, per uno dei gruppi più indimenticabili di tutti i tempi. Per l’ultimo appuntamento di questo piccolo excursus, l’attenzione cade sull’innesto più tardi del quintetto, quello che diede davvero la spinta ultima e decisiva al cammino della band. Wayne Shorter ha 31 anni quando Miles Davis lo chiama per questo nuovo progetto, nel 1964. All’epoca, Shorter rispetto a Herbie Hancock, Tony Williams e Ron Carter, era un musicista già affermato: aveva suonato con i grandi e dal 1959 era il sassofonista principale dei Jazz Messengers di Art Blakey. Quando Davis lo convince ad unirsi al suo nuovo progetto, la Blue Note lo ingaggia, in tempismo perfetto, per delle sessioni di registrazione, sia nel 1964 che nel 1965, le quali diventeranno dei dischi capolavoro negli anni successivi, saggiamente distillati dai discografici della grande casa editrice del jazz. Shorter abbina alla sua tecnica sassofonista una magia autorale davvero notevole, e nei quintetti davisiani, ma anche nelle formazioni successive, è colui che più di tutti ha mano libera dal Maestro, e dalle cui composizioni più attinge. Il disco di oggi è il terzo, cronologicamente, delle registrazioni del 1964 ad essere dato alle stampe, nel 1966, dopo i già ottimi Night Dreamer e JuJu. Rispetto alla formazione dei due precedenti, qui Shorter cambia line-up: si affida ai suoi nuovi compagni davisiani, Herbie Hancock al piano, Ron Carter al contrabasso (Carter alla fine della sua carriera vedrà scritto il suo nome su oltre 2000 incisioni dove ha suonato, record di tutti i tempi), Elvin Jones, il fenomenale batterista già nella band di John Coltrane e Freddie Hubbard, tromba di Art Blakey nei Jazz Messengers. L’obiettivo di Shorter è quello di spingere molto di più su sue melodie e idee, dopo che una certa critica lo aveva definito un sosia del grande Trane, soprattutto per via che lui per un certo periodo suonò in quartetto con McCoy Tyner, Elvin Jones e Reggie Workman, tutti allievi coltreriani. Speak No Evil è un passo delicato, ma al contempo pieno di tensioni musicali per l’atmosfera generale che hanno le composizioni, verso un jazz nuovo ma che non perde di vista i punti fermi del passato: non so se fosse stato l’avvicinamento a Davis, ma questo disco, capolavoro assoluto, parte da dove finiva quella meraviglia leggendaria che fu Kind Of Blue (1959). In scaletta, 6 magici pezzi tutti a firma Shorter, 5 dei quali quasi a seguire un filo logico, di magie melodiche, di ritmi mai eccessivi, di un linguaggio che sa di fresco pur non tangendo quello della new thing, che proprio in quegli anni stava parallelamente crescendo rispetto al bop “classico”. Alcuni brani sono diventati standard, tra cui Witch Hunt, dai meravigliosi incastri melodici, Fee-Fi-Fo-Fum (che è un modo di dire tipo il nostro “ucci ucci, sento odor di cristianucci”, è un ancoraggio blues di hard bop, ma anche la mano tesa al modalismo aperto da Davis a fine decennio precedente. Speak No Evil, uno dei brani più belli di Shorter e del decennio, è una tavolozza cromatica di minori e su tutto si erge il pianoforte di Hancock che spinge attraverso una serie contrappunti, divenuti iconici. Il disco è meravigliosamente omogeneo anche in Dance Cadaverous e nella bellissima Infant Eyes, dal sognante intro pianistico di Hancock e l’introduzione, dolcissima, del sax di Shorter. Il set si conclude con un’altra perla, Wild Flower, una ballata cadenzata con accenti spigolosi di Hancock che prende il testo e lo inverte, trovando un contrappunto cromatico che prosegue in prima linea invece di suonare in opposizione. Shorter con questo disco diviene figura di paragone come sassofonista, per il suo lirismo oltre che come compositore, Speak No Evil, è il disco della consacrazione e oggi è nelle classifiche dei dischi jazz più belli di sempre, anche nella suggestiva Core Collection della Penguin Jazz Guide. La magia di queste registrazioni verrà riproposta in altri lavori negli anni successivi, tra cui ricordo The All Seeing Eye e Adam’s Apple, altri due dischi memorabili. In copertina, virata in blue per rendere bene l’atmosfera di romantica malinconia che sottotraccia permea tutto il disco, c’è Shorter con la sua prima moglie, Teruko Nakagami, e il segno di un bacio sul titolo. Album leggendario, che chiude il ricordo di un leggendario gruppo.
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nardogranata · 2 days
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Correnti-goal e Ugento battuto. Il Toro si rialza.
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UGENTO - NARDO' 0-1
Scorer: 40' Correnti
UGENTO: Di Donato, Simos (65′ Mariano), Romano, Iborra, Vicente (90′ Amico), Martinez, Grisley, Ruiz (C), Baietti, Sanchez, Linares (46′ Ancora).
Reserve: Massaro, Pastafiglia,  Lezzi, Bedini, Scarlino, Cazzato. Coach: Mimmo Oliva.
NARDÒ: De Luca, Vrdoljak, Davì, Correnti, Gatto (79′ Piazza), D’Anna (88′ Addae), Del Vino, Calderoni, Ciracì (69′ Milli), Munoz, De Crescenzo (59′ Montagna).
Reserve: Herceg, Gianfreda, Orlando, Gassama, Mazzotta, Coach: Fabio De Sanzo
Ammoniti: Simos, Baietti, Grisley (U), Vrdoljak, D'Anna, De Crescenzo, Gatto, Piazza (N).
Arbitro: Gabriele Iurino di Venosa.
Assistenti: Fabio Santo di Barletta e Alex Capotorto Taranto.
Vittoria di misura per la compagine neretina ottenuta sul neutro sintetico di Parabita contro i padroni di casa ufficiali dell’Ugento. Partita molto equilibrata e molto tesa fino all’ultimo minuto con ampio sventolio di cartellini gialli (8) a testimonianza di un agonismo sempre ai limite.
Il Nardò strappa tre punti con la voglia di lasciarsi alle spalle la debacle col Matera e lo si intuisce subito. La squadra di De Sanzo alza il pressing sui portatori di palla ugentini e più volte trova il break per rendersi pericoloso. Al 10′ Gatto non trova la coordinazione per indirizzare in rete. Tiro strozzato fuori. Al 15′ D’Anna viene atterrato in area ma per l’arbitro non c’è rigore. Al 20′ su corner di Correnti, si accende una mischia e Calderoni colpisce la traversa. Il Nardò va in forcing, l’Ugento prova ad abbassare i ritmi con un fraseggio ordinato ma prevedibile. Al 30′ si rendono pericolosi i giallorossi con un colpo di testa di Baietti provvidenzialmente deviato sulla linea da Delvino.
L’Ugento si sbilancia e il Nardò colpisce in contropiede. Gatto trova spazio sulla fascia e mette in area un cross rasoterra invitante su cui è puntuale l’inserimento di Correnti lesto a spingere in rete. 1-0.
La reazione ugentina è veemente e i minuti restanti del tempo si giocano esclusivamente nell’area granata dove però Baietti e companeros non trovano spiragli per battere a rete.
Nel secondo tempo Oliva manda in campo Ancora per Linares alla ricerca del primo goal ugentino in D. il Nardò si chiude con ordine e riparte con le proiezioni di De Crescenzo, D’Anna e Correnti. Al 60′ ghiotta occasione per il Toro. Ciracì si libera in area ma è bravo Di Donato a respingergli il tiro da distanza ravvicinata.
Al 70′ Gatto ci prova dal vertice dell’area. Pallone alto. L’Ugento alza il baricentro. Il Nardò si cautela con Milli al posto di Ciracì. La squadra di Oliva non trova sbocchi ma avrebbe diversi calci di punizione a favore dal limite sempre, però, sprecati addosso alla barriera. Il finale è vibrante. Iborra al 91′ scodella in area un insidioso cross da punizione. Addae devia di testa verso la propria porta dove De Luca è reattivo e devia in corner. Al 95′ altro calcio di punizione per l’Ugento ma il tiro di Sanchez si perde sul fondo.
Il Toro incamera tre punti per spazzare via le paure, l’Ugento si deve accontentare di una buona organizzazione di gioco ma difetta seriamente nella realizzazione.
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ahemait · 4 months
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Anima mia! Anima mia! Radice della mia sete errante,
goccia di luce che scaccia gli assalti del mondo.
Fiore mio. Fiore della mia anima.
Terreno dei miei baci.
Scampanata di lacrime.
Mulinello di turbamenti.
Acqua viva che gocciola il suo lamento tra le mie dita.
Azzurra e alata come gli uccelli e il fumo.
Ti generò la mia nostalgia, la mia sete, la mia ansia
il mio spavento.
Ed esplodesti tra le mie braccia come nel fiore il frutto.
Striscia d’ombra, linea sottile e pensierosa.
Rampicante crocifissa a un muro.
Canzone, sogno, destino.
Fiore mio, fiore della mia anima.
Battito d’ala del sogno, farfalla, crepuscolo.
Nella notte fonda la mia anima si torce e si strugge.
La puniscono le fruste del sogno e la scavano.
Per questa immensità ormai non c’è più nulla sulla terra.
Ormai non c’è più nulla.
Si rigirano le ombre e tutto frana.
Cadono sulle mie rovine le travi della mia anima.
Non splendono gli astri metallici e bianchi.
Tutto s’infrange e cade.
Tutto si cancella e passa.
È il dolore che ulula come un passo in un bosco.
Solitudine della notte.
Solitudine della mia anima.
Il grido, l’urlo.
Ormai non c’è più nulla sulla terra!
La furia che intimorisce i canti e le lacrime.
Solo l’ombra sterile aperta dalle mie urla.
E la parete del cielo tesa contro la mia anima!
Sei. Allora sei e ti cercavo allora.
Sei labbra di bacio, frutta di sogno, tutto.
Ci sei, esisti e ti amo!
Ti chiamo e mi rispondi!
Luminaria di luna sui campi deserti.
Fiore mio, fiore della mia anima,
che altro mai per questa vita!
La tua voce, il tuo viso pallido, la tua tenerezza,
i tuoi occhi.
La sottile carezza che ti fa bruciare tutta.
Le due braccia che emergono come giunchi di stupore.
Tutto il tuo corpo acceso di biancore nel ventre.
Le gambe pigre. Le ginocchia. Le spalle.
La chioma di ali nere che volano attorno.
I ragni scuri del pube in riposo.
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peytonblackstar · 5 months
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· · ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀         ⤹         𝐩𝐞𝐲𝐭𝐨𝐧 𝐛𝐞𝐥𝐥𝐢𝐧𝐠𝐞𝐫 ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀⠀ ⠀ ‧‧‧‧  ᴇxᴛʀᴀᴄᴛ › ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀manhattan, ny ‧‧‧ 29.04.2024               ─── ㅤㅤ ㅤㅤ ㅤ   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Sono stato puntuale come un orologio svizzero, non ci credevo nemmeno io visti gli impegni di oggi! È un piacere vederti di persona Peyton. »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « Non dirlo, non dirlo… E' stato un lunedì in super salita e mi chiedo ancora come abbia ancora la testa attaccata al collo. Leonard! Finalmente ti vedo di persona, il piacere è tutto mio! Come stai? Ti prego dimmi che siamo arrivati a tempo! »   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Assolutamente in tempo! Allora cosa ordiniamo? Io pensavo sul serio ad un caffè corretto. »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « Ti seguo! Ormai l'orario d'ufficio è terminato, no? Devo anche ringraziarti per questo incontro. So di essere entrata un po' a gamba tesa, ma a volte mi sembra che sia o tutto o niente. »   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Preferisco le persone decise da quelle indecise. Due caffè corretti con liquore al cioccolato? »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « Sarebbe perfetto! Grazie mille! Adoro il cioccolato! Beh, allora vado subito al punto. Ho sentito parlare di te da mia sorella Indiana, e so che sei all'apice di una delle aziende cosmetiche che fanno da padrone nello scenario mondiale. Dal momento che mi concentro principalmente su ristrutturazioni ma anche arredamento, mi piacerebbe unire le due cose e fare una collaborazione. Volevo sapere se avevi già pensato alla prossima campagna pubblicitaria. »   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Oh questo è molto interessante, in realtà no, non ci ho ancora pensato, la prossima campagna sarà per una linea di cosmetici in collaborazione con una nota ex modella. ─ A settembre poi partirà la campagna di fine anno. Perché? »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « E avevi in mente qualche idea precisa per la location? Perché da qui arriva la mia proposta… Mi piacerebbe poter seguire la parte di arredamento scenico. Sto collaborando con AD Magazine, non so se lo conosci e mi piacerebbe portare qualcosa di diverso rispetto al solito interno di una casa. Il tuo marchio darebbe sicuramente un tocco in più. »   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Per la nostra campagna interna no, a dire il vero, è tutto da stabilire, di solito se ne occupano al reparto marketing prima di venire da me… ─ Ma la cosa si fa interessante e potrei invertire i ruoli! »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « Ho preferito andare alla fonte e venire da te. So che teoricamente tutte le decisioni devono passare da te e dunque eccomi qui. Mi piacerebbe però sottoporti qualche idea, prima di decidere ecco. »   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Sarei ben lieto di vedere e parlare con te di ogni possibile idea. »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « Così mi lusinghi! Ad ogni modo, mi piacerebbe farti vedere qualche idea prima. Immagino che abbiamo tempo, ma nemmeno così tanto. Alla fine del mese si terrà un evento organizzato dalla mia famiglia, al Country Residence negli Hamptons ed in quell'occasione seguirò la parte di arredamento. Potresti venire a vedere e magari posso farti vedere alcune proposte, che cosa ne dici? »   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Ho proprio ricevuto l'invito qualche giorno fa. Sono assolutamente dentro! Ci vedremo all'evento e vedrò cosa hai mente dopo di che vaglieremo delle proposte. Che ne pensi? Considera che la campagna successiva deve uscire ad Ottobre. »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « Oh perfetto! Sarebbe.. Sarebbe davvero perfetto! Sono dell'idea che alcune cose bisogna vederle con gli occhi. Potrei farti vedere mille progetti, ma sulla carta è una cosa, nella realtà è un'altra. Devo correre, ho capito ahaha. Ti ringrazio davvero per quest'incontro, Leonard! E anche per il caffè! »   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Useremo la realtà come banco di prova, la trovo un'idea originale. Iniziamo col piede giusto. E non c'è di che. »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « Affare fatto, allora abbiamo un accordo, mh? »   ʟᴇᴏɴᴀʀᴅ « Affare fatto! »   ᴘᴇʏᴛᴏɴ ᴠɪʀɢɪɴɪᴀ « Ti manderò qualche idea via mail durante questo mese e ci vedremo alla fine del mese per l'evento! Non vedo l'ora! Grazie ancora questa opportunità. »
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lamilanomagazine · 5 months
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Collesalvetti: denunciato un 17enne ritenuto responsabile di rapina ai danni di un altro minore
Collesalvetti: denunciato un 17enne ritenuto responsabile di rapina ai danni di un altro minore. I carabinieri della Stazione di Collesalvetti, a conclusione di attività d’indagine, hanno denunciato alla Procura della Repubblica per i Minorenni di Firenze un 17enne di Fauglia, ritenuto responsabile di aver rapinato un altro minore, più giovane, mentre si trovava a bordo di un autobus di linea. Secondo la ricostruzione dei carabinieri che hanno raccolto la denuncia dei genitori della giovane vittima, quest’ultima sarebbe salita a Fauglia su un mezzo pubblico diretto a Collesalvetti e dopo essersi seduto, sarebbe stato affiancato da un ragazzo più grande che gli ha chiesto inizialmente di dargli 1 euro. Successivamente gli avrebbe chiesto ulteriore denaro ovvero tutti quelli che aveva nel portafogli. La vittima, dopo un’iniziale resistenza, è stata costretta a cedere alle pressioni e consegnare le poche decine di euro che aveva con sé, in quanto l’atteggiamento del ragazzo più grande ha assunto modalità violenta ed intimidatoria. Infatti, nel reiterare la sua richiesta, si è appoggiato su di lui e l’ha spinto verso il finestrino del bus minacciandolo di dargli un pugno e farlo picchiare anche da altri. La vittima è poi scesa ad una fermata del centro di Collesalvetti, mentre l’altro ha proseguito la corsa rimanendo a bordo. I Carabinieri di Collesalvetti, dopo essere stati allertati, hanno celermente acquisito i primi fondamentali elementi circa la fisionomia ed il modus operandi del presunto responsabile ed in breve hanno raccolto sufficienti indizi di colpevolezza a carico del 17enne, peraltro già conosciuto, giungendo ad identificarlo e a segnalarlo alla competente Autorità Giudiziaria per il reato di rapina. Detta attività rientra nel più ampio spettro della strategia di contrasto dell’Arma di Livorno tesa a contrastare anche vicende riconducibili alla criminalità minorile nel prioritario interesse ed a tutela della collettività.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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kritere · 11 months
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Totti fa i conti col passato, mano tesa a Spalletti e a Ilary manda un messaggio in una parola
DIRETTA TV Lo streaming in diretta di questo programma sarà visibile su KRITERE.COM Kritere.com è il servizio gratuito che permette di guardare anche all’estero tutti i canali TV italiani, film on demande e eventi sportivi. 2 Novembre 2023 L’ultimo ‘dieci’ della Roma e del calcio internazionale confessa tutto a cuore aperto. Traccia una linea spartiacque su un mondo del pallone nel quale non…
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I have posted about most of these cars in the past but this is an interesting piece about "Linea Tesa" and Boneschi's collaboration with Rodolfo Bonetto
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oynesomhavet · 1 year
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𝐏𝐄𝐑𝐅𝐄𝐂𝐓 𝐈𝐌𝐏𝐄𝐑𝐅𝐄𝐂𝐓𝐈𝐎𝐍 — 𝐄𝐩𝐢𝐬𝐨𝐝𝐞 𝐩𝐢𝐥𝐨𝐭 - 𝐒𝐨𝐮𝐥.
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| Nota player: questi piccoli spezzoni fanno parte di una serie generale di pensieri introspettivi che Erianthe ha avuto nel corso della sua vita; non hanno date ben precise, sono pensieri che a volte riguardano concezioni passate, a volte pensieri presenti. Sono pensieri che la formano in ciò che è quando è nascosta dagli occhi di spettatori; non ci saranno prime parti o seconde parti è solo un unica raccolta ispirata ad una canzone che sarà come un leitmotiv. 𝐏𝐄𝐑𝐅𝐄𝐂𝐓 𝐈𝐌𝐏𝐄𝐑𝐅𝐄𝐂𝐓𝐈𝐎𝐍 – ❝ 𝖠 𝗉𝖺𝗂𝗇𝗍, 𝖺 𝖽𝗂𝗌𝗍𝗈𝗋𝗍𝖾𝖽 𝗋𝖾𝖺𝗅𝗂𝗍𝗒 𝗈𝖿 𝗐𝗁𝖺𝗍, 𝗆𝖾, 𝗍𝗁𝖾 𝗉𝖺𝗂𝗇𝗍𝖾𝗋 𝗐𝖺𝗇𝗍𝗌 𝗒𝗈𝗎 𝗍𝗈 𝗌𝖾𝖾; 𝖺 𝖿𝖺𝖽𝖾𝖽 𝗌𝗆𝗂𝗅𝖾 𝗂𝗇 𝖺 𝖼𝗋𝗎𝖾𝗅 𝗆𝖾𝖺𝗇𝗂𝗇𝗀 𝗈𝖿 𝗍𝗁𝖾 𝗅𝗂𝖿𝖾. ❞ ❝ 𝖳𝗁𝖾 𝗆𝗈𝗋𝖾 𝗂𝗇𝖿𝖾𝖼𝗍𝖾𝖽, 𝗋𝖾𝗃𝖾𝖼𝗍𝖾𝖽, 𝗒𝗈𝗎 𝖿𝖾𝖾𝗅 𝖺𝗅𝗈𝗇𝖾 𝗂𝗇𝗌𝗂𝖽𝖾 𝗂𝗍. ❞ Immobile. Statica come una fermo immagine di una pellicola antica con striature bianche a significare cicatrici pericolose. Ma è il mare in tempesta che dirompe all’interno. Non è forse l’emblema di una molteplice procedura di situazioni che ti hanno significata? Lo sai come si dice, che col tempo ogni male svanisce. Ma nessuno ti ha mai detto che quel male svanisce perché sbiadisce l’essenza. Sbiadisce il tuo io. Lo riesci a toccare con mano quel filo che da rosso vivido diventa pian piano di una sfumatura rosastra fino a divenire invisibile, una linea tesa di nulla. Da dietro i tuo occhi osservi quella gente, loro ti fissano, protesi verso di te, sanno che potresti crollare da un momento all’altro e quindi stanno lì, pronti, con le mani protese, ma nei loro sguardi non vedono ciò che vedi tu. Ogni riflesso non è ciò che vedono, vedono una fantasmagorica copia dell’involucro che ti contiene, ma tu vedi quella forma amorfa, ripiegata su sé stessa, marcia – una macchia nera nel candore della tua pelle. Cos’è che vedi? Cos’è che ti angoscia? È proprio quell’immagine di te stessa con l’espressione vuota, pelle nera come divorata dalla peste, simulacro della tua più intrinseca ideologia di marcio. Sola come mai prima d’ora sei stata. Quel sorriso evanescente, paradosso della tua realtà, non fa altro che spaventare ancor di più. Spegni man mano ogni forma di umanità, riducendoti in un ammasso di membra sciolte, animate unicamente dalla linea del tempo che prosegue, che ti spinge a respirare per non destare sospetti. E dentro la morte ti ha già pervasa. ❝ 𝖳𝗁𝖾 𝗐𝗈𝗋𝗅𝖽’𝗌 𝖺 𝗅𝗂𝗍𝗍𝗅𝖾 𝗆𝗈𝗋𝖾 𝖿𝗎𝖼𝗄𝖾𝖽 𝗎𝗉 𝖾𝗏𝖾𝗋𝗒𝖽𝖺𝗒. ❞ Cosa ti aspetti? Lo sapevi, sapevi che non avresti mai dovuto affidare niente al caso, il mondo, tutto il suo contorno, non è mai stato destinato a trionfare, solo a perire. Una devoluzione della coscienza umana che ha toccato l’apice e la sua caduta nel momento stesso in cui ha capito che con una lancia poteva ferire. Che cosa ti aspettavi? Comprensione? Ridi. Così convulsamente da creare spasmi dovuti al groppo celato che tieni in gola, a tutta quella rabbia, tutta quella furia che tieni nascosta, comprensione, cosa vuoi che comprendano. La colpa è sempre tua: quando sbatti, perché hai deciso di passare proprio da quel punto; quando ti affoghi, perché hai mangiato qualcosa che non dovevi; quando sanguini, perché tu, tu sola hai deciso che l’immagine di marcio che vedi non è in linea con ciò che consideri vita. E quindi è tua la colpa, ogni cosa si ricongiunge a te. Che tu rimanga a osservare tutto come un indegno spettatore di uno scenario rocambolesco, ha poca importanza, perché sei tu che fissi il tuo corpo venire mutilato, senza degnarti di interrompere quella pellicola. Tu, l’hai fatta partire. Fissi ora il vuoto, torturando i fili delle garze che ricadono dai polsi e le maniche della maglia logora che indossi da giorni, perché da giorni non alzi neppure la testa dal cuscino, incapace di affrontare la realtà.
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tempi-dispari · 1 year
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Chrysarmonia, nuova musica... d'istinto
Bravi davvero i Chrysarmonia. Una delle prime caratteristiche che saltano all’orecchio è la freschezza dei loro brani. Seppur genericamente in quadrabili in ambito rock, i nostri riescono a trasmettere una frizzantezza non comune. Chiariamo subito. Quando dico frizzantezza non dico popo musica salterina. Intendo proprio canzoni freche, nuove. Il che non è da tutti. Tutto è al posto giusto. Melodie, accompagnamenti, struttura, voce. Trattandosi di un’autoproduzione non è certo un risultato scontato. All’interno di questo Fly me to the sun si trovano molte influenze diverse.
Dall’hard rock all’aor, dal metal, al rock contemporaneo passando attraverso il soul. Davvero notevole la sezione ritmica. Basso a batteria non fanno mai mancare il proprio apporto nella creazione di un buon wall of sound molto melodico. Essendo una formazione con tre musicisti, voce esclusa, è un ottimo punto di arrivo. In modo particolare è il basso che spesso domina la scena. Passa da una tecnica all’altra con fluidità, senza scossoni o tentennamenti. Pur essendo una band relativamente giovane i nostri posseggono un songwriting maturo, completo.
Passando all’analisi del disco. Questo apre con Dangerous, un rock trascinante con cori e ritornello killer. Dopo due ascolti lo si canticchia senza problemi. Ciò non vuol dire che si tratta di un brano banale. L’andamento è serrato, monolitico. Ottimo l’utilizzo dei cori. La voce è il vero mattatore. Coinvolge e trascina l’ascoltatore fino all’ultima nota. Il solo è di gusto, circostanziato. Sul finale i cori richiamano band hard rock anni ’80. Si prosegue con Criminal. Si cambia stile. Dopo un ingresso in stile Crambarries, entra una ritmica spezzata. Su questo poggiano la voce e la chitarra con una melodia di accompagnamento.
Il brano riapre sul ritornello eseguito con power chord lunghi, aperti. Si torna allo spezzato. Qualche stop and go dona ulteriore dinamica. Nuovo refrain in perfetta contrapposizione con la ritmica precedente. Lo special centrale è perfetto quanto inatteso. Batteria in levare, basso che abbandona l’accompagnamento canonico per dedicarsi ad una breve linea di walking. Il tutto è preludio al solo. Anche in questo caso azzeccato. La reprise segna un nuovo cambio. Questa volta è il basso a prendere il comando.
Accompagnamento percussivo con batteria solo di cassa. Si torna poi sul ritornello che conduce alla fine con una cavalcata metallica. Falling down disegna una nuova atmosfera. Basso in slap, batteria in controtempo, chitarra in arpeggio leggero, voce eterea. Il brano poi esplode sul refrain che funge da omaggio ad Anouk. La struttura si ripete alternando i due frangenti. La chitarra si distingue grazie alle linee melodiche che si discostano dalla base. Nuovo cambio che anticipa il solo.
Ambientazione quasi prog grazie alla voce che si sdoppia e ai tempi ti batteria. Il solo entra lancinante con note lunghe. Intenso. Esplode nuovamente il refrain con la voce che vola altissima per poi abbandonarsi a momenti quasi a cappella. Il finale vede solo lei e il basso. My favorite things è una cover della canzone composta da Richard Rodgers e Oscar Hammerstein II per il musical The Sound of Music (Tutti insieme appassionatamente). Una scelta singolare. Il risultato è un brano intenso, sentito, appassionato, elettrico.
Sul finale è ancora una volta la voce a dominare con un frangente solista con accompagnamento minimale di basso. I toni si rialzano con la successiva Burns. Dopo un introduzione a ‘gamba tesa’ è la sezione ritmica a guidare la canzone. La chitarra macina riff su riff che incrocia con la ritmica. Sulla strofa c’è un calo din intensità degli strumenti per lasciare il giusto spazio al cantato. Questo è un continuo variare, sali scendi. Menzione va, ancora una volta, all’ottimo utilizzo dei cori.
Non manca neppure in questa composizione un cambio radicale. Che avviene verso i ¾. Dal ritornello si passa in un ambiente più morbido. La chitarra si sdoppia tra ritmica piena e arpeggio distorto. Si cambia di nuovo per il solo. La ritmica si fa quasi prog. Il rientro è una nuova sorpresa. Ritmica spezzata, voce incalzante. Una gara di timbriche diverse segna il finale. Si arriva così alla prima composizione acustica del disco, Epica. Chitarra strumming segna l’andamento del brano.
Sonorità che resterà anche dopo l’ingresso della sei corde elettrica. Notevole il break di batteria percussiva che anticipa un cambio di andamento. Entrano infatti diversi punti pieno vuoto. Rientra il refrain a ritmica serrata. Nuovo cambio con una voce più che notevole che funge da anticamera dell’a solo e del nuovo cambio epico che porta al finale. Surrender riporta su coordinate più ‘canoniche’ anche se di canonico poco si trova in questo disco. Melodia a profusione accompagnano questa power song degna dei Giuffria, pur senza tastiera. Ritornello assassino, voce coinvolgente.
Ottimo il break centrale. Chitarra serrata, batteria percussiva, voce sussurrata ma ferma. Il solo seguente è ben messo. Riapertura sul ritornello e finale in decrescendo. Time to kill è la power ballad di turno. Intro acustica, esplosione elettrica, accompagnamento in crunch. Un certo gusto retrò si mischia all’hardrock degli anni ’80. Stop and go segna il confine tra prima e seconda strofa. Il ritornello è caratterizzato dalla doppia vice su registri differenti. Ma non solo. Ad un certo punto le due si scollegano e l’una funge da controcanto all’altra fino all’acuto finale. Questo è l’introduzione del solo. Incisivo.
Ottimo il lavoro della sezione ritmica che dona la giusta dinamicità al brano. Finale al fulmicotone con un acuto potentissimo, pieno e trascinante. Torna il basso in slap con Hey. In generale potremmo parlare del richiamo di atmosfere anni ’90. base funkyeggiante su voce narrante. Lo scoppio del refrain fa entrare suoni pieni e percussivi. Su questi la voce si libra con leggerezza arrivando ad altezze vertiginose. Si riabbassano i toni nell’alternarsi della struttura. Davvero notevole il cambio sul finale.
Diversi sono gli stili che si alternano. Da momenti quasi power a scariche metal che fanno base per il solo. Su questo si poggia la voce che vola sempre più in alto. Forever è il secondo brano lento. Intro acustica, d’atmosfera. Batteria minimale. Il crescendo porta al ritornello caratterizzato da accompagnamento pieno. Le due parti si alternano favorendo una melodia davvero azzeccata. Il prosieguo richiama l’hard rock dei migliori Bon Jovi. Penutlimo brano è la titletrack. L’andamento iniziale è acustico.
Gran lavoro del basso che non si limita ad un accompagnamento standard. Nel complesso il brano è variegato e colmo di richiami e influenze. Si passa da momenti tipici del prog anni 70, anche di derivazione italiana, alternati a frangenti acustici e puramente metal. Come avvenuto per molti alti altri brani è la voce a fare la vera differenza. Dalle profondità del mare alle vette più alte.
Su queste introduce il solo. Lento, sentito, melodico. Il disco chiude con Beautifull maiden, il brano più strettamente metal. Ritmica serrata, batteria percussiva. Poca luce. Almeno fino all’arrivo del refrain. Qui uno spiraglio arriva, tuttavia non riesce a diradare le tenebre. Ottimo il lavoro delle chitarre che si suddividono tra ritmica e di ‘contorno’. A metà break ritmico con voce orientaleggiante. Preludio all’intervento solista che introduce un crescendo basato sul ritornello. La canzone non ha tregua fino all’ultima nota.
Concludendo. Un lavoro davvero notevole quello dei Chrysarmonia. Denso, sentito, trascinante. Soprattutto che non si pone limiti di genere o sonorità. I nostri vogliono esprimersi e lo fanno nella forma e nel modo che meglio li rappresenta. Questa scelta dona quella freschezza di cui in apertura, difficile da ottenere. Complimenti a tutta la band. Musicisti preparati, non ossessionati dalla tecnica ma dal modo migliore per rendere i propri racconti. Se proprio volessimo trovare qualcosa da migliora, io direi l’aspetto slita. In diversi frangenti a solo di diverso tipo avrebbero dato alle canzoni una marcia ulteriore, un impatto più incisivo. Ma è un fatto soggettivo. La scelta fatta nulla toglie al valore complessivo del disco. Davvero bravi.
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dettaglihomedecor · 1 year
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Unopiù alla Milano Design Week con prodotti iconici e la novità Coco
L’allestimento dello showroom Unopiù alla Milano Design Week
Unopiù, storico marchio italiano di arredamento per esterni, in occasione della Milano Design Week 2023 ha portato i visitatori indietro nel tempo, alle origini del brand, all'essenza del design outdoor e del lifestyle italiano. “Throw Back” è  il concept che ruota attorno all’allestimento dello showroom di via Pontaccio a Milano, nel cuore del Brera District. Un allestimento incentrato sull'heritage del marchio con i prodotti iconici di Unopiù che ne hanno fatto la storia. Insieme all’esposizione di alcuni dei suoi prodotti senza tempo, Unopiù ha presentato la novità Coco. Una nuova collezione che nasce dalla reinterpretazione contemporanea dell'iconica sedia con struttura metallica e filo di nylon. Una seduta in voga negli anni '70, che il designer Andrea Andretta ha rivisitato in chiave moderna
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Fotografie allestimento "Throw Back" di Carlo Banfi Gli appassionati di design, che hanno visitato lo showroom Unopiù alla Milano Design Week, hanno avuto l'occasione di ritrovare nei propri ricordi un prodotto cult di un’epoca. Naturalmente, oltre a riscoprire Amanda, Ginger, Swing e Synthesis, quattro proposte simbolo dello stile eterno di Unopiù.
Gli arredi da giardino più iconici di Unopiù
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Fotografie allestimento "Throw Back" di Carlo Banfi Prodotto di grande fascino e dal design inconfondibile, Amanda è uno degli emblemi timeless di Unopiù dal 1988, tra le prime amache autoportanti ad essere introdotte nel mercato outdoor. Ginger (1989) è l’intramontabile poltroncina da regista Unopiù, una sedia Pieghevole, leggera e confortevole che può essere protagonista di qualsiasi tipo di arredo. Swing (2010) è una collezione, composta da listelli in legno di teak termo curvato sapientemente lavorati, che conferisce al prodotto l’inconfondibile linea sinuosa. Synthesis (2006) è un must have per chi ama la purezza delle linee, raccontata attraverso l’elegante connubio di teak e fibra sintetica intrecciata a mano, una collezione i cui tratti identificativi sono la lavorazione artigianale e la cura del dettaglio.
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Fotografie allestimento "Throw Back" di Carlo Banfi
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Fotografie "Throw Back" di Carlo Banfi “Throw Back” è un omaggio alla dedizione di Unopiù per la bellezza e l’italianità, che da decenni fanno parte del DNA del brand. Concentrandosi sull’heritage di Unopiù, sui suoi prodotti iconici senza tempo e sulla nuova collezione Coco, i visitatori potranno non solo dare uno sguardo al passato, ma anche apprezzare l'impegno di lunga data dell’azienda verso l'eccellenza e la sua capacità di unire tradizione e futuro.
La nuova collezione Coco di Unopiù alla Milano Design Week 2023
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Fotografie allestimento "Throw Back" di Carlo Banfi Coco è una collezione che porta colore e freschezza, ma che non dimentica le radici della nostra identità. Il telaio è composto da un tubolare in alluminio, tra i 20 e i 25 mm di spessore in base all’elemento della linea. La corda in polipropilene a sezione rotonda tesa e incrociata attorno al tubolare è il cuore della collezione. L'insieme tra corda e struttura crea un design di facile lettura, fresco ed elegante. Un prodotto capace di adattarsi a qualsiasi ambiente, dal giardino alle aree urbane. Versatilità, leggerezza e tridimensionalità sono i tratti distintivi di questa collezione. Grazie alla scelta di materiali e finiture di ultima generazione, Unopiù ha rivisitato un prodotto cult, cercando di preservarne l’allure senza tempo. Coco si compone di cinque elementi: una sedia, una poltroncina con il suo poggiapiedi, un divanetto a due posti e un tavolino. Con Coco, Unopiù invita a ritrovare il piacere di stare all’aperto e di condividere momenti di socialità e di relax.   Read the full article
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enkeynetwork · 2 years
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telodogratis · 2 years
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Meloni rottama subito il Reddito: cosa ha detto nel primo discorso
Meloni rottama subito il Reddito: cosa ha detto nel primo discorso
Cinquestelle già sul piede di guerra: “Lo difenderemo in prima linea”. Nel primo intervento da Presidente del Consiglio un tema particolarmente sentito entra subito a gamba tesa nel dibattitoEconomia, giorgia meloni Il Reddito di Cittadinanza entra subito con prepotenza nel primo discorso da Premier di Giorgia Meloni provocando subito la reazione del Movimento Cinquestelle (“Lo difenderemo in…
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kon-igi · 2 years
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'E SE UN TUO AMICO SI BUTTA IN MARE TI BUTTI PURE TU?' ECCO... PER TUTTE LE MAMME ERO IO QUELL’AMICO.
Solo che poi nessuno m'ha seguito veramente e sono tutti affogati benissimo per conto loro... ma questo è un altro discorso, dettato da un amarcord pasquale con mia mamma che con a-haesca soddisfazione mi ha fatto la lista di quale fine avessero fatto tutti quelli che allora erano reputati dottori e avvocati in erba che frequentavano brutte compagnie (la mia).
Ma naturalmente quanto appena detto non c’entra nulla con quanto sto per dire.
Come avete avuto occasione di leggere, non è che io abbia prodotto tutti quei gran magistrali pensieri sul conflitto in Ucraina (quando vi ho accennato, il fatto che non mi schierassi con la bava alla bocca m’ha fruttato due o tre reblog da stele di Hammurabi dell’analfabetismo funzionale e altrettanti ask anonimi degni di quella mortale pausa tra uno squasso dissenterico e l’altro) e quindi oggi mi preme parlarvi di quella chiarezza di pensiero, di intenti e di azione di cui io, evidentemente, manco.
Per quanto io vi abbia già ammorbato coi concetti di consuetudine, norma e legge, voglio ricordarvi che le leggi a fondamento di uno stato sono sempre giuste.
Il fatto che possano sembrare ingiuste a taluni non cambia il fatto che siano sempre giuste, almeno finché una rumorosa e decisiva maggioranza non fa in modo che da giuste passino a essere considerate ingiuste.
E allora vengono sostituite da leggi più giuste. Per molti. Ma non per tutti... e così via.
Vi chiedo: consideriamo giusto quanto scritto nella Costituzione, all’articolo 11?
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Oppure ci sono casi particolari in cui, seppur indirettamente tipo tramite fornitura di armi, l’Italia possa entrare a gamba più o meno tesa in un conflitto tra due stati sovrani?
Aiutare una popolazione di civili inermi massacrata da un esercito invasore può sembrare uno di questi scenari, no?
Forse non interverremmo se dovessimo assistere alla scena di un gruppo di bulli che molestano una ragazzina?
Rimanendo in metafora, però, a me sembra che qua si stia intervenendo non tanto per difendere la ragazzina molestata ma perché ci stanno sul culo un certo tipo di bulli - magari perché loro sono pisani e noi livornesi o viceversa - e, soprattutto, che ce ne sarebbe fregato un bel cazzo se tali bulli fossero stati livornesi o pisani come noi.
Anzi, voglio stiracchiare ancora di più la metafora: in realtà a noi dei pisani e dei livornesi non ce n’è mai fregato un cazzo (siamo di Lucca o, peggio, di Viareggio e odiamo e veniamo odiati da tutti) però arriva il fiorentino a dirci ‘O guarda te come sono maiali i pisani! Icché t’aggeggiano vella bamboretta?! O brindellone... vanni a tirà un sommomolo ni’viso!’ e tu vai a far rissa perché il fiorentino t’ha proprio convinto che i pisani stanno sul culo anche a te.
Quand’è stata, esattamente, l’ultima volta che l’articolo 11 è stato stiracchiato per riuscire a fare una guerra (per procura) di ‘libertà’ in aiuto di popolazioni invase e martoriate?
Come ho precedentemente detto, di sicuro non in uno dei tanti recenti e remoti conflitti medio-orientali. 
Quindi, se proprio mi devono tirare per la giacchetta e trascinarmi al tribunale dell’internet dove dichiarare la mia dicotomica simpatia per una determinata posizione, io dalla Pokeball tiro fuori il Presidente dell’ANPI, prima che fosse stato costretto a rimangiarsi le parole ad aggiustare il tiro.
Mi sono rotto i coglioni di parallelismi storici a base di Partigiani, che se dovessero essere resuscitati con un Kuchiyose Edo Tensei manderebbero a strafare in culo tutti quelli che li usano come esempio di comodo per giustificare la linea di condotta armata pressoché unitaria.
‘Il nazifascismo non è stato sconfitto con le buone parole ma con le armi!
Sì... e io per quanto faccia roteare il cazzo non assomiglierò mai a un elicottero Apache (semmai a uno di quei ventilatori da attaccare alla presa usb).
E rimanendo in tema, quello è proprio ciò che noi contiamo... un cazzo.
Non solo come singoli utenti digitali che dicono la loro su qualsiasi argomento ma proprio come singoli rappresentanti dello Stato Italia, per cui ok la scelta istituzionale del carro (armato) su cui salire - oggettivamente ce n’è uno solo - ma io voglio che mi sia risparmiata la retorica retrò con cui viene dipinto questo presunto gesto generoso di supporto.
Ci sono civili che soffrono e che hanno bisogno d’aiuto ma si infilino in bocca il tubo della pompa di merda pressurizzata tutti quelli che solo osano patinare d’argento le loro vere motivazioni interventiste.
Le braci sotto la Guerra Fredda erano solo nascoste dalla cenere e a forza di sbuffare qualcuno le ha ravvivate.
Se proprio mette di malumore che io la veda in questo modo
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allora evitate di chiamarmi perché io mi unisca alla folla esultante di patriottico fulgore intellettuale.
I miei pensieri sono pochi, confusi, con minime certezze e molta tristezza...
Ma riesco ancora a chiamare certe cose con loro nome.
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