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#Paolo Morelli
nofatclips · 7 months
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'A canzuncella (Alunni del Sole cover) by Andrea Sannino from the Uanema EP edition
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reginaldqueribundus · 2 years
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MJWHJ: Paolo represents the wide-eyed everyman, a deliberate contrast against the other characters’ jaded apathy towards killing, which is why we never see him commit any onscreen violence
Goncharov fic writers: Paolo can do a little murder, as a treat
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lord-of-the-noodles · 2 years
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my favorite part of goncharov is the side story after the main events
i just love the way that sophia and paolo are first weary about each other and slowly get closer and just the way paolo cals her mama Sophia at the end saying he doesn't need to find his mom cuz he already found her is so sweet
i love found family
and the motive of "maps" fits so well with their journey to America 10/10
i haven't even gotten started over the "breaking cycles of violence" theme
i just really love that book 10/10
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sosmayday · 2 years
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Joe this, Andrey that, WHAT ABOUT MY BABY GIRL PAOLO?!
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marcogiovenale · 6 months
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oggi, 14 marzo, a roma: "sragionamenti sull'anarchia", di paolo morelli @ tomo - libreria caffè
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statoprecario · 2 years
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Da venerdì 21 in libreria - RI·DON·DÀN·ZE Un testo che sarebbe piaciuto a Celati e Manganelli - La nuova raccolta di racconti di Paolo Morelli
Da venerdì 21 in libreria – RI·DON·DÀN·ZE Un testo che sarebbe piaciuto a Celati e Manganelli – La nuova raccolta di racconti di Paolo Morelli
Nel rione romano di Testaccio, luogo gravido di Storia, resiste quell’attitudine a raccontare storie, minute ma sempre travolgenti e per lo più comiche, capace di mettere in moto il cuore pulsante del pensiero umano: la fantasia. Considerata ormai come l’infanzia del pensiero, ne è invece l’originaria pienezza, il ponte, il primo tramite tra il noto e l’ignoto, tra quello che crediamo di sapere e…
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burtlancster · 1 month
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Burt Lancaster, Alain Delon, Claudia Cardinale, Paolo Stoppa, and Rina Morelli photographed by Giovanni Battista Poletta at a press conference for The Leopard, 1963.
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bagnabraghe · 1 year
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Per Testori il luogo privilegiato delle intersezioni intermediali è costituito dal teatro
La figura di Testori può essere pienamente inserita nella categoria del «doppio talento», codificata dagli studi di Visual Culture in riferimento agli artisti-scrittori e agli scrittori-artisti. <5 Senza contare le molteplici declinazioni sperimentate dalla sua scrittura (romanzi, racconti, componimenti poetici, drammi, saggi, articoli), la Doppelbegabung si manifesta con straordinaria evidenza…
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adrianomaini · 1 year
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Per Testori il luogo privilegiato delle intersezioni intermediali è costituito dal teatro
La figura di Testori può essere pienamente inserita nella categoria del «doppio talento», codificata dagli studi di Visual Culture in riferimento agli artisti-scrittori e agli scrittori-artisti. <5 Senza contare le molteplici declinazioni sperimentate dalla sua scrittura (romanzi, racconti, componimenti poetici, drammi, saggi, articoli), la Doppelbegabung si manifesta con straordinaria evidenza…
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angelap3 · 5 months
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“A Roma, dopo la guerra, facevo il contabile in una casa cinematografica: la Rank Film. Non ero riuscito a inserirmi nell’industria edilizia e una cugina m’aveva trovato quel posto alla Rank. Qui lavoravo, o fingevo di lavorare, con cinque donne: in una stanza tappezzata con i ritratti di attori come James Mason, Patricia Neal, Margaret Lockwood, Phyllis Calvert. Forse influenzato da ciò, lasciavo che le cinque donne sgobbassero per me e passavo le giornate leggendo ad alta voce libri di poesie. Leggevo bene. Un giorno, la signora della stanza accanto mi disse:
«Ho un cognato che recita all’università, vuole che gli parli di lei?». «Magari, risposi». Guadagnavo 28mila lire al mese che se ne andavano in medicine per mio padre ammalato. Mai un cinematografo, mai uno svago, tutt’al più un po’ di biliardo. Mi iscrissi all’università, facoltà di Economia e commercio, per frequentare l’Accademia d’arte drammatica. Mi piacque. Recitai due anni mentre gli amici del quartiere mi prendevano in giro: «Ecché, se’ diventato frocio?».
Poi Luchino Visconti mi vide, per caso, e mi mandò a chiamare: gli serviva un giovane e pensava di scritturarmi. Dissi: «Quanto?». Rispose: «2.500 al giorno». «75mila al mese, Gesù!». Lasciai subito la Rank e per mesi non confessai nulla a mia madre: ogni mattina continuavo a uscire alle otto e a dire che andavo in ufficio. Mi ci volle coraggio per confessare la verità. Lei la prese bene ma sussurrò: «Figlio mio, durerà?». Lo ripete ancora: «Figlio mio, stacci attento. Con tutti i camerieri che hai, con quel che costa la vita. Un buon impiego sarebbe stato meglio». È convinta che, se fossi entrato alle Ferrovie dello Stato, ora sarei capostazione e avrei i biglietti gratis per la famiglia.
Io ho avuto tanta fortuna, solo fortuna. La fortuna che a Visconti servisse un giovanotto rozzo come me. La fortuna che la sua compagnia fosse la più importante e allineasse attori come Ruggero Ruggeri, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Vittorio Gassman. La fortuna che Gassman se ne andasse e io prendessi il suo posto. La fortuna che mi offrissero il cinema, infine, grazie a questo nasino che detesto. Ma il successo di un attore non è quasi mai legato a ragioni nobili e serie. A me si addice la battuta che c’è in un film di Federico Fellini: «Ho troppe qualità per essere un dilettante e non ne ho abbastanza per essere un professionista»."
Marcello Mastroianni
Marcello in 8½ di Fellini
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princesssarisa · 2 years
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Yesterday I shared links to complete filmed performances available free on YouTube of the top 10 most frequently performed operas. While I'm at it, here are links to performances of the next top 10 most popular operas, all with English subtitles.
Cosí Fan Tutte
Théâtre du Châtelet, 1992 (Amanda Roocroft, Rosa Mannion, Rainer Trost, Rodney Gilfry, Eiran James, Claudio Nicolai; staged and conducted by John Eliot Gardiner)
L'Elisir d'Amore
Vienna State Opera, 2005 (Rolando Villazón, Anna Netrebko, Leo Nucci, Ildebrando d'Arcangelo; staged by Otto Schenk; conducted by Alfred Eschwé)
Aida
San Francisco Opera, 2010 (Micaela Carosi, Marcello Giordani, Dolora Zajick, Marco Vratogna, Hao Jiang Tian; staged by Jo Davies; conducted by Nicola Lusotti)
Hänsel & Gretel
Studio film, 1981 (Brigitte Fassbaender, Edita Gruberova, Sena Jurinac, Hermann Prey; directed by August Everding; conducted by Georg Solti)
Turandot
Opera Hong Kong, 2018 (Oksana Dyka, Alfred Kim, Valeria Sepe; staged by Warren Mok; conducted by Paolo Olmi)
Die Fledermaus
Bavarian State Opera, 1987 (Eberhard Wächter, Pamela Coburn, Wolfgang Brendel, Janet Perry, Brigitte Fassbaender; staged by Otto Schenk; conducted by Carlos Kleiber)
Nabucco
St. Margarethen Opera Festival, 2007 (Igor Morosow, Gabriella Morigi, Elizabeth Kulman, Bruno Riberio, Simon Yang; staged by Robert Herzl; conducted by Ernst Märzendorfer)
Eugene Onegin
Kirov Opera, 1984 (Sergei Leiferkus, Tatiana Novikova, Yuri Marusin, Larissa Diadkova; staged and conducted by Yuri Temirkanov)
Lucia di Lammermoor
Studio film, 1971 (Anna Moffo, Lajos Kozma, Giulio Fioravanti, Paolo Washington; directed by Mario Lanfranchi; conducted by Carlo Felice Cillario)
Paglacci
Lirica Italiana at the Tokyo Bunka Kaikan, 1961; Mario del Monaco, Gabriella Tucci, Aldo Protti, Attilio D'Orazzi; conducted by Giuseppe Morelli)
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bysmerian · 2 years
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What she says:  I'm fine.
What she means: I just realized that Andrey calls Ice Pick Joe "Joseph" and not Giuseppe or any other kind of name that would actually be Italian.  I mean, sure to a degree we've got to assume some translation convention, but he's drops like three names in short succession right before:  Enzo. Lorenzo. Paolo. Then, Joseph.  Especially in context, he's making it clear that Joe's on thin ice, and reminding him that even though Morelli might be ethnically Italian and speak the language, he was raised in an Anglophone country.  They never say it outright, but it's practically smacking you in the face Joe was born in America and an outsider here, which kind of makes sense if you imagine that every time he refers to "the shit going on in the Old Country" he's actually talking about the USA, and that puts a whole different light on his interactions with Goncharov as two refugees from different sides of the Cold War, how their paths keep crossing and OH HELL now I need to rewatch a fourth time
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byneddiedingo · 22 days
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Claudia Cardinale and Marcello Mastroianni in Bell' Antonio (Mauro Bolognini, 1960)
Cast: Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Pierre Brasseur, Rina Morelli, Tomas Milian, Fulvia Mammi, Patrizia Bini, Ugo Torrente. Screenplay: Pier Paolo Pasolini, Gino Visentini, based on a novel by Vialiano Brancati. Cinematography: Armando Nannuzzi. Production design: Carlo Egidi. Film editing: Nino Baragli. Music: Piero Piccioni. 
There's no surer target for satire than hypocrisy, particularly when it's rooted in antiquated social mores and religious bigotry. And for Italian filmmakers, there was no more frequent locus for satirizing hypocrisy than Sicily, which was regarded by Northern Italians much the way the American South is seen by the "coastal elites": set in its ways and in the grip of religious intolerance. Usually, Italian films set in Sicily and lampooning hypocrisy are raucous and farcical: Think of Pietro Germi's films Seduced and Abandoned (1964), about the hubbub that ensues when an unmarried woman is discovered to be pregnant, and Divorce, Italian Style (1961), in which Marcello Mastroianni's character comes up against the fact that divorce is illegal, so he plots to catch the wife he doesn't love in an affair and get rid of her by means of an "honor killing." Both films were preceded by Mauro Bolognini's Bell' Antonio, which is just as deeply satiric, but takes a more sober tone in dealing with its subject: a concept of masculinity reinforced by society and supported by the church. There's no better way to appreciate Mastroianni's skill as an actor than to watch Bolognini's film back to back with Divorce, Italian Style. Cocksure and preening in Germi's film, he's lovestruck and tormented in Bolognini's, in which he plays the handsome Antonio of the title, a man with a reputation as a lover of many women, who has slept around but turns impotent when he's with a woman he truly loves. Wedded to the woman of his dreams, Barbara (Claudia Cardinale), he's unable to consummate the marriage and for a while takes advantage of his wife's sexual ignorance. But she discovers that she's been missing something, and uses the situation to have the marriage annulled so she can marry a much richer man than Antonio. When word of his impotence gets out, not only Antonio but also his bragging, macho father, Alfio (Pierre Brasseur), are ruined in the eyes of the society in which they live. Bell' Antonio is often funny, but not in the broadly comic way of Germi's. Bolognini, and Pier Paolo Pasolini's screenplay, view Antonio's plight with sympathy, casting the blame on the reinforcement of machismo by society and church. 
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telefonamitra20anni · 7 months
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Te lo racconto (al telefono) io.
A Roma, dopo la guerra, facevo il contabile in una casa cinematografica: la Rank Film. Non ero riuscito a inserirmi nell’industria edilizia e una cugina m’aveva trovato quel posto alla Rank. Qui lavoravo, o fingevo di lavorare, con cinque donne: in una stanza tappezzata con i ritratti di attori come James Mason, Patricia Neal, Margaret Lockwood, Phyllis Calvert. Forse influenzato da ciò, lasciavo che le cinque donne sgobbassero per me e passavo le giornate leggendo ad alta voce libri di poesie. Leggevo bene. Un giorno, la signora della stanza accanto mi disse:
«Ho un cognato che recita all’università, vuole che gli parli di lei?». «Magari, risposi». Guadagnavo 28mila lire al mese che se ne andavano in medicine per mio padre ammalato. Mai un cinematografo, mai uno svago, tutt’al più un po’ di biliardo. Mi iscrissi all’università, facoltà di Economia e commercio, per frequentare l’Accademia d’arte drammatica. Mi piacque. Recitai due anni mentre gli amici del quartiere mi prendevano in giro: «Ecché, se’ diventato frocio?». Poi Luchino Visconti mi vide, per caso, e mi mandò a chiamare: gli serviva un giovane e pensava di scritturarmi. Dissi: «Quanto?». Rispose: «2.500 al giorno». «75mila al mese, Gesù!». Lasciai subito la Rank e per mesi non confessai nulla a mia madre: ogni mattina continuavo a uscire alle otto e a dire che andavo in ufficio. Mi ci volle coraggio per confessare la verità. Lei la prese bene ma sussurrò: «Figlio mio, durerà?». Lo ripete ancora: «Figlio mio, stacci attento. Con tutti i camerieri che hai, con quel che costa la vita. Un buon impiego sarebbe stato meglio». È convinta che, se fossi entrato alle Ferrovie dello Stato, ora sarei capostazione e avrei i biglietti gratis per la famiglia.
Io ho avuto tanta fortuna, solo fortuna. La fortuna che a Visconti servisse un giovanotto rozzo come me. La fortuna che la sua compagnia fosse la più importante e allineasse attori come Ruggero Ruggeri, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Vittorio Gassman. La fortuna che Gassman se ne andasse e io prendessi il suo posto. La fortuna che mi offrissero il cinema, infine, grazie a questo nasino che detesto. Ma il successo di un attore non è quasi mai legato a ragioni nobili e serie. A me si addice la battuta che c’è in un film di Federico Fellini: «Ho troppe qualità per essere un dilettante e non ne ho abbastanza per essere un professionista».
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dinonfissatoaffetto · 5 months
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"A Roma, dopo la guerra, facevo il contabile in una casa cinematografica: la Rank Film. Non ero riuscito a inserirmi nell’industria edilizia e una cugina m’aveva trovato quel posto alla Rank. Qui lavoravo, o fingevo di lavorare, con cinque donne: in una stanza tappezzata con i ritratti di attori come James Mason, Patricia Neal, Margaret Lockwood, Phyllis Calvert. Forse influenzato da ciò, lasciavo che le cinque donne sgobbassero per me e passavo le giornate leggendo ad alta voce libri di poesie. Leggevo bene. Un giorno, la signora della stanza accanto mi disse:
«Ho un cognato che recita all’università, vuole che gli parli di lei?». «Magari, risposi». Guadagnavo 28mila lire al mese che se ne andavano in medicine per mio padre ammalato. Mai un cinematografo, mai uno svago, tutt’al più un po’ di biliardo. Mi iscrissi all’università, facoltà di Economia e commercio, per frequentare l’Accademia d’arte drammatica. Mi piacque. Recitai due anni mentre gli amici del quartiere mi prendevano in giro: «Ecché, se’ diventato frocio?».
Poi Luchino Visconti mi vide, per caso, e mi mandò a chiamare: gli serviva un giovane e pensava di scritturarmi. Dissi: «Quanto?». Rispose: «2.500 al giorno». «75mila al mese, Gesù!». Lasciai subito la Rank e per mesi non confessai nulla a mia madre: ogni mattina continuavo a uscire alle otto e a dire che andavo in ufficio. Mi ci volle coraggio per confessare la verità. Lei la prese bene ma sussurrò: «Figlio mio, durerà?». Lo ripete ancora: «Figlio mio, stacci attento. Con tutti i camerieri che hai, con quel che costa la vita. Un buon impiego sarebbe stato meglio». È convinta che, se fossi entrato alle Ferrovie dello Stato, ora sarei capostazione e avrei i biglietti gratis per la famiglia.
Io ho avuto tanta fortuna, solo fortuna. La fortuna che a Visconti servisse un giovanotto rozzo come me. La fortuna che la sua compagnia fosse la più importante e allineasse attori come Ruggero Ruggeri, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Vittorio Gassman. La fortuna che Gassman se ne andasse e io prendessi il suo posto. La fortuna che mi offrissero il cinema, infine, grazie a questo nasino che detesto. Ma il successo di un attore non è quasi mai legato a ragioni nobili e serie. A me si addice la battuta che c’è in un film di Federico Fellini: «Ho troppe qualità per essere un dilettante e non ne ho abbastanza per essere un professionista»."
- Marcello Mastroianni
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marcogiovenale · 7 months
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14 marzo, roma, "sragionamenti sull'anarchia", di paolo morelli @ tomo - libreria caffè
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