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#collezione di poesia
garadinervi · 2 years
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Francis Ponge, (1942, 1945), Le mollusque / Il mollusco, Translated and with a foreword by Jacqueline Risset, «Collezione di poesia» 156, Einaudi, Torino, 2014, pp. 38-39
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fashionbooksmilano · 5 months
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Jean Cocteau La rivincita del giocoliere
Peggy Guggenheim Collection
Kenneth E.Silver, saggio di Blake Oetting
Marsilio Arte, Venezia 2024 , 176 pagine, 20,5x26,8cm, ISBN 978124631676
euro 40,00
email if you want to buy [email protected]
«L’opera di Cocteau ci lascia una sensazione perdurante di felicità, non perché escluda la sofferenza, ma perché in essa nulla è rifiutato, rimpianto o crea rancore. La felicità è un segno di saggezza, più affidabile di quanto si creda, e forse lui ne ha più di altri…» Wystan Hugh Auden, poeta
Brillante, sorprendente e poliedrico. È Jean Cocteau (1889-1963), artista francese che ha lasciato un segno come disegnatore, regista, scenografo, muralista, designer di gioielli e di abiti. La poesia, tratto fondante del suo inconfondibile stile, è caratterizzata da atmosfere mitologiche e circensi e da una scrittura spiazzante che accompagnerà sempre la sua infinità di creazioni nei campi più disparati. In occasione della prima retrospettiva in Italia dedicata all’artista, allestita alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, esce per Marsilio Arte il libro Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere di Kenneth E. Silver, con un saggio di Blake Oetting (Orfeo, due e più volte: i riverberi queer di Jean Cocteau). Lo spazio espositivo è anche un omaggio all’amicizia che legò l’artista a Peggy Guggenheim. Fu lui, infatti, a incoraggiare la giovane collezionista ad aprire nel 1938 la galleria londinese Guggenheim Jeune. Guggenheim ricambiò il sostegno ospitando più opere di Cocteau, all’epoca amico e consulente artistico di Marcel Duchamp. Da quel momento l’artista iniziò a frequentare la casa della mecenate newyorchese a Venezia, a Palazzo Vernier dei Leoni, innamorandosi della città. Guggenheim ribadì più volte che la parola era un mezzo di espressione che Cocteau utilizzava con virtuosismo da acrobata. La rivincita del giocoliere è un richiamo alla sua abilità di riuscire ad attraversare gli ambiti più disparati con uno sguardo trasversale, capace di cogliere e mettere in relazione l’estetica e la storia. Nel suo primo libro, La spaccata, lo stesso Cocteau si dice affascinato dagli artisti delle giostre e del circo, tanto che più avanti, a carriera avviata, inserirà due acrobati e un prestigiatore cinese nel libretto del balletto Parade, e il mago Merlino in I cavalieri della tavola rotonda. Fonte inesauribile di creatività e visioni, il genio di Cocteau si manifesta nei romanzi, tra cui Il libro bianco, in film come Il sangue di un poeta, con Lee Miller nei panni di una statura greca che prende vita, e nella Macchina infernale, rivisitazione dell’Edipo Re, solo per citare alcuni dei suoi capolavori. Cocteau stesso si racconta definendosi «una menzogna che dice sempre la verità»: nella sua opera si serve regolarmente del mito per presentare una storia e allo stesso tempo «riempirla di codici, costringendo il pubblico ad andare alla ricerca di ciò che è nascosto, come giocasse a nascondino».
05/05/24
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO PRIMO - di Gianpiero Menniti 
LA CONOSCENZA LIMPIDA
Non c'è immagine dipinta da Piero della Francesca (1416-1492) che non possieda il dono della chiarezza espressiva: nei colori e nei toni, nelle figure, nel disegno, nello spazio. Le rappresentazioni esprimono una ricerca di esattezza che spinge la narrazione verso l'estremo confine del segno, laddove ridondanza e magniloquenza cedono il passo al tratto sommario, alla sintesi concettuale, al compendio scenico. Come se da una foresta oscura emergesse, dopo il diradarsi della fitta vegetazione, una lineare pianura a perdita d'occhio, inondata di luce. Così, ogni testo pittorico di Piero è poesia fatta delle sole parole necessarie e null'altro. E l'immagine diviene sapiente missione estetica che si rivela nell'immediatezza e nella lucidità, dei gesti e dei volti. La forma diventa conoscenza: accessibile, schietta, geometrica. È l'umanesimo di Piero, consapevole del limite oltre il quale la fedeltà al reale sprofonda nella voragine dell'indistinto.  In questa scia, è ragionevole pensare agli artisti come ai veri filosofi del '400, artefici appassionati di un grandioso viaggio che, partito da Giunta Pisano due secoli prima, approderà fino alle avanguardie storiche del '900.
- Battesimo di Cristo, 1445
- Madonna di Senigallia, 1470 ca.
- Flagellazione di Cristo, 1444 - 1460
- Madonna del Parto, 1455-1465
- Sulla copertina del libro: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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carmenvicinanza · 9 months
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Cecilia Vicuña
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La donna di oggi è Cecilia Vicuña, artista visiva, poeta e attivista cilena, nota per le sue performance poetiche che rivendicano la sua identità femminile provando a riscrivere la storia della cultura indigena.
È creatrice di una poetica speciale che interseca arte e coscienza ecologica.
Il suo lavoro porta avanti conoscenze millenarie attualizzate con performance, film, installazioni, sculture, libri e gesti della vita quotidiana.
Ha scritto 25 libri di arte e di poesia, tradotti in sette lingue e anticipato i più recenti dibattiti su ecologia e femminismo decoloniale, immaginando nuove mitologie personali e collettive. Molte delle sue installazioni sono realizzate con materiali trovati e detriti abbandonati che intesse in delicate composizioni, nelle quali il microscopico e il monumentale trovano un fragile equilibrio, la sua arte è precaria, intima e, insieme, potente.
I suoi dipinti si ribellano alla forma, mettendo al centro l’immaginazione di una donna indigena.
Oggi le sue opere fanno parte delle collezioni di importanti musei tra cui il Guggheneim, il MoMa, la Tate, il Museo d’Arte Latinoamericana di Buenos Aires e il Museo Nazionale delle Belle Arti di Santiago del Cile.
È nata a Santiago del Cile il 27 luglio 1948 in una famiglia di artisti e intellettuali. Dal 1966, dopo aver iniziato con tele astratte, ha iniziato a lavorare a un  progetto che ancora oggi porta avanti, le precarios, sculture assemblate con materiali da recupero, esposte agli agenti atmosferici e alle maree.
Nel 1967 ha fondato il suo primo gruppo, Tribu No, che realizzava azioni artistiche collettive nella città di Santiago.
Nel 1968 ha pubblicato il suo primo poema sul periodico messicano El Corno Emplumado.
Dagli anni ’70, il suo lavoro si è confrontato visivamente e poeticamente con i rituali dell’America latina, delle popolazioni aborigene australiane, del Sudafrica e dell’Europa paleolitica. Le sue esibizioni, installazioni site-specific, quipu, sculture, dipinti, disegni e testi legano il filo rosso al sangue mestruale e alla continuità della vita.
Dopo aver esposto per la prima volta al Museo Nazionale delle Belle Arti di Santiago ed essersi laureata in Belle Arti, nel 1972 è partita per Londra per specializzarsi alla Slade School of Fine Art.
Si trovava in Gran Bretagna quando, l’11 settembre 1973, c’è stato il violento colpo di stato militare contro Salvador Allende guidato da Pinochet e ha chiesto asilo politico.
L’anno seguente ha fondato il gruppo Artists for Democracy per raccogliere fondi per la Resistenza cilena e organizzato il Festival of Arts for Democracy in Chile che ha visto partecipare 320 artisti e artiste internazionali tra cui Julio Cortázar, Christo e Sol LeWitt. Durante il Festival erano stati denunciati i soprusi commessi dalla dittatura militare di Pinochet e dalle altre dittature dell’America Latina e la violazione dei diritti umani.
Nel 1975 si è trasferita a insegnare storia dell’arte e poesia latinoamericana all’università di Bogotà, ha lavorato in ambito teatrale e condotto laboratori artistici con la comunità guambiana della Valle del Cauca, esperienza che l’ha portata ad approfondire il suo legame con la cultura indigena.
Quando al Concorso nazionale di poesia Eduardo Coté Lamus le è stato negato il premio a causa del tono erotico e irriverente della sua opera, è partita una serie di azioni artistiche di protesta che le hanno dato grande fama. 
A questo periodo risalgono le Palabrarmas, neologismo che unisce le parole (palabra) con le armi (armas), concretizzate attraverso varie tecniche artistiche che spaziano dal disegno alla performance, dalla scrittura ai film, come risposta poetica alla distorsione del linguaggio e alla violenza delle menzogne. 
Nel 1980 ha realizzato il suo primo documentario, ¿Qué es para usted la poesía? (Cos’è per voi la poesia?), oggi nella collezione del MoMA.
A New York ha collaborato con il periodico Heresies: A Feminist Publication on Art and Politics, leggendario gruppo di artiste e intellettuali femministe.
Nel 1981 ha esposto per la prima volta al MoMA, nella collettiva Latin American Video. 
Tra i viaggi in giro per l’America Latina e gli Stati Uniti, producendo reading, performance poetiche e esposizioni, non ha mai smesso di scrivere libri.
Nel 1995 ha tenuto il primo seminario con la comunità rurale di Caleu, in Cile, per promuovere la riscoperta delle conoscenze ancestrali dando origine a un metodo di educazione decolonizzatrice che ha chiamato Oysi, titolo che ha dato alla sua organizzazione senza scopo di lucro.
Nel 1997 è stata pubblicata la biografia The Precarious. The Art and Poetry of Cecilia Vicuña. L’anno successivo ha realizzato la prima mostra multimediale Cloud-net, dedicata al riscaldamento globale e all’estinzione delle specie e delle civiltà, temi che denuncia e porta avanti, instancabile, in ogni suo lavoro.
Numerose sono state le esposizioni e retrospettive tenute in giro per il mondo e le conseguenti acquisizioni da parte dei più importanti enti museali internazionali.
Nel 2015 è stata nominata Messenger Lecturer per il Dipartimento di Antropologia della Cornell University per contribuire all’«evoluzione della civiltà con lo scopo specifico di elevare lo standard morale della nostra vita politica, commerciale e sociale».
Nel 2017 ha partecipato a documenta 14, una delle più importanti esposizioni d’arte contemporanea nel mondo.
Nel 2018 ha ricevuto il premio Achievement Award assegnato da Cisneros Fontanals Art Foundation ed è stata nominata Sherry Memorial Poet in Residence 2018 per il Programma di poesia e poetica dell’Università di Chicago.
Nel 2019 ha ricevuto il Premio Velázquez di arti plastiche assegnato dal Ministero della cultura e dello sport della Spagna.
Al Centro Cultural España di Santiago del Cile, ha presentato Minga del Cielo Oscuro, convocando personalità del mondo dell’arte, astronomia, archeologia, musica ed etnomusicologia per riflettere sull’oscurità del cielo notturno e sulle molteplici conseguenze ecologiche, neurologiche e sociali della sua scomparsa.
Il 23 aprile 2022 è stata la prima artista cilena a ricevere il Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia. Per l’occasione ha realizzato l’installazione site specific NAUfraga, dedicata alla fragilità (fraga) della laguna.
Il 3 maggio 2023 ha ricevuto la Laurea honoris causa dall’Università del Cile.
Per i suoi meriti, la poetica, l’instancabile ricerca e il fervente attivismo, si può considerare tra le più interessanti protagoniste dell’arte contemporanea.
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silviascorcella · 10 months
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Rahul Mishra, Butterfly People: gli artigiani sono farfalle che ricamano il giardino della vita
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“Vivere non è abbastanza" disse la farfalla, “uno deve avere il sole, la libertà e un piccolo fiore”: l’essenza del racconto prezioso che si dipana nella collezione Couture a/i 2020-21 Rahul Mishra la incastona qui, in queste parole che hanno la semplicità della realtà e la suggestione della fantasia. Sono, infatti, parole prese in prestito da una fiaba di Hans Christian Andersen, opera, come lo sono tutte le fiabe, di sincerità e poesia: ovvero un’alchimia narrativa creata con minuzia e dedizione generosa, per intessere nelle trame surreali composte di parole e immaginari gli insegnamenti universali che compongono la grande trama della vita vera.
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L’antica fiaba in questione s’intitola “il farfallone”: narra le vicende di una farfalla che spreca la giovinezza sua e della primavera rigogliosa scartando la bellezza peculiare di ogni fiore in virtù della ricerca di una egoistica perfezione, finché giunto l’inverno che spegne la natura e con essa anche la gioventù, il farfallone si ritrova invecchiato e imprigionato nel compromesso di sopravvivere chiuso dentro una casa, appuntato con uno spillo dentro una teca, privato della bellezza essenziale della vita di cui ha scoperto e rimpianto ormai troppo tardi il sentimento.
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Ecco, come fosse un gesto di ribaltamento al contempo romantico ed eroico, Rahul Mishra ha creato la collezione Couture a/i 2020  su quello che il farfallone della fiaba aveva dato per scontato: il valore vitale della bellezza della natura che va difesa e celebrata. Ma anche, e soprattutto il valore etico della condivisione umana che tale bellezza la crea ogni giorno nell’armonia del lavoro da cui sbocciano i capolavori couture, così come le farfalle nutrono ogni giorno la linfa vitale della natura.
La fiaba contemporanea narrata da Rahul Mishra s’intitola per l’appunto “Butterfly People”: ed è un gesto di celebrazione e ringraziamento alle “sue” farfalle, ovvero i Karigar, gli artigiani ricamatori e sarti indiani che con le loro mani abili e le conoscenze sapienti danno forma e vita alla meraviglia delle creazioni. Ed è anche un gesto di profonda consapevolezza che dalla dimensione personale abbraccia con gentilezza anche quella universale: la forza dell’ispirazione e del messaggio della collezione si rinsaldano con la violenza della pandemia che si è abbattuta in India infliggendo al suo popolo una crisi devastante, in cui migliaia di lavoratori migranti si sono ritrovati chiusi in casa, privati del lavoro, a lottare per sopravvivere. Rahul Mishra, infatti, che sin dall’inizio ha fondato l’essenza del  brand sull’etica della “migrazione inversa”, cioè valorizzando il lavoro artigiano dislocato nei villaggi indiani d’appartenenza anziché convogliare gli artigiani in massa nella capitale dove sono gli headquarter, non solo è riuscito a realizzare la collezione Couture a/i 2020 ma l’ha trasformata in un diario interiore, e al contempo in una grande metafora di umanità che in ogni ricamo narra e celebra l’importanza della partecipazione collettiva alla co-creazione della vita.
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Un’allegoria dell’animo che si dipana sui tessuti diafani: nel cuore dell’immaginario c’è il giardino, quello che in natura riprende a fiorire rigoglioso grazie al lock-down che blocca l’intervento infestante dell’uomo, e quello metaforico della couture, in cui Rahul Mishra è il couturier-giardiniere che solo grazie alla sinergia con i suoi artigiani-farfalla può ricreare a distanza l’ecosistema dell’atelier e realizzare la meraviglia rigogliosa delle creazioni, facendo fronte al lock-down con un’azione collettiva in cui in brevissimo tempo son stati recuperati ricami e stoffe dall’archivio di collezioni precedenti, e in sei settimane son stati plasmati gli abiti, una paillette alla volta, una perlina alla volta.
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Una storia ricamata che narra il ritorno alla vita: le gru e gli uccelli migratori che sono tornati a volare nei cieli di Delhi che nel frattempo si sono tinti di sfumature di un blu mai stato così intenso, la leggerezza poetica delle libellule che sono tornate a brillare sui fiumi, la magnificenza dei fiori di loto che celebrano la rinascita di una vita purificata, i fondali marini con le barriere coralline guarite dall’inquinamento e dallo sfruttamento.
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Una storia che con i ricami sartoriali narra l’importanza vitale del lavoro che nobilita l’animo degli artigiani eccellenti che la allestiscono: artigiani che di solito esprimono la propria preziosa impressione sulle opere attraverso le espressioni delle labbra, ma che ora per via delle mascherine hanno trasferito la loro validazione nell’espressione degli occhi, sfumature di linguaggio che Rahul Mishra per primo ha imparato a decodificare, un cambiamento piccolo eppur epocale che ha riportato nelle mascherine in collezione, che sembrano sculture, ma che nella bellezza racchiudono il valore del monito sociale, e nessun intento commerciale.
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La collezione Couture a/i 20-21 è stata presentata alla Paris Couture Week nella sua edizione digitale: tutte le suggestioni, e la bellezza della realizzazione delle creazioni ad opera delle Butterfly People sono narrate in un bellissimo fashion film realizzato in collaborazione con il fotografo e film-maker Hormis Anthony Tharkan.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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milleeunoframmenti · 10 months
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Mille e uno frammenti
Benvenuti in questo spazio di espressione. Questo post vuole essere una breve descrizione introduttiva e, in quanto tale, si evolverà con me. Indi per cui, se mai rileggendo queste righe le troverete cambiate, non dubitate di voi stessi, perché saranno effettivamente diverse. Cresceranno insieme a me.
Scrivere è da sempre la mia naturale forma di comunicazione, con me stessa e con gli altri. A volte le parole mi giungono in rima, sin da piccola sperimento la poesia. Nell'infanzia scrivevo per tutti, poi impaginavo quei piccoli versi, li ornavo di una cornice colorata e la consegnavo alla persona di interesse. A pensarci oggi, provo molto tenerezza per questa dolce parte di me, verso cui a volte sono stata negligente.
Negli anni dell'adolescenza purtroppo persi la mia capacità di mostrarmi vulnerabile agli altri, a volte persi persino le parole. Proprio in quel periodo iniziai a nominare le poche rime che riuscivo a comporre come frammenti, pezzi che si strappavano da me e cadevano lungo la via. Forse affinché un domani potessi guardare indietro e ritrovare la strada, come Gretel.
Negli ultimi tempi ho iniziato a collezionare tutti i miei scritti ed ho cercato di riconnettermi con la piccola Gaia cominciando a scrivere un diario o Journal. Trovo l'inglese molto più efficace per quanto riguarda gli studi di genetica e psicologia, per volta anche per esprimere meglio termini legati alla crescita personale, alla meditazione e alla spiritualità.
Come la collezione di caramelle mille gusti più uno, assemblo i miei preziosi milleeunoframmenti. Sì, sono anche io una inguaribile potterhead.
Da sempre dicono che le mie riflessioni possano smuovere forti sgomenti interiori. Io credo che se anche una sola delle mie parole può aiutare qualcuno a processare e unire i propri di frammenti, allora il mio dharma è compiuto. Credo profondamente che ognuno di noi possa dare forma al mondo e che quindi bisogna assumersi responsabilità dei propri pensieri e delle proprie azioni. Sfortunatamente non sono dotata dell'autostima necessaria per espormi pubblicamente sui temi che mi stanno a cuore. Però, in questa pagina, io proverò a dare il mio contributo. Condividerò non solo le mie riflessioni, ma anche i libri e gli eventi quotidiani e/o di cronaca che mi portano ad un profondo dialogo interiore.
Se anche solo uno di voi lettori troverà conforto nelle miei parole o uno stimolo per soffermarsi a migliorare sé stessi, semplicemente ne sarò felice.
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saifbaghdadroleplay · 2 years
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L'illustre figlio del reggente di Akbar Bairam Khan, Abdur Rahim aveva solo cinque anni quando suo padre fu assassinato. All'età di 14 anni, Abdur Rahim aveva mostrato il suo talento per la scrittura, quando ha composto una poesia in un misto di sanscrito e lingue persiane.
Le sue opere letterarie hanno avuto influenze da Amir Khusrau, un famoso poeta sufi del XIII secolo, così come l'aspetto vaisnavita del movimento Bhakti.
Ha composto in persiano, turco, sanscrito e brajbhasha. Ha anche mantenuto una biblioteca personale, che aveva una collezione di quasi 24.000 volumi manoscritti in diverse lingue. Nella biblioteca erano impiegati calligrafi e copisti, pittori, rilegatori, doratori e miniatori.
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elmas-66 · 4 months
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Fabio Petrilli ed Elisa Mascia presentano la Collezione Poetica " Respiro...con il cuore" , prefazione di Roberto Collari, impaginazione e pubblicazione a cura di Pietro La Barbera
Foto copertina del libro ” Respiro…con il cuore” Dall’ideazione di un sogno del poeta Fabio Petrilli di pubblicare in una Silloge le sue poesie estendendo l’invito alla poetessa Elisa Mascia per poter donare ai lettori, oltre all’ originalità dei versi poetici, anche trasmettere il messaggio che la poesia è ” magìa” che abbatte barriere e costruisce ponti d’unione in questo caso generazionale.…
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gianlucacrugnola · 5 months
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Licorice Trip - Mexicaña
Con “Mexicaña”, i Licorice Trip esplorano la dicotomia della condizione umana attraverso una collezione di brani che si muovono agilmente tra la filosofia e la poesia, il personale e il collettivo. Attraverso un’abile miscela di suoni e testi, l’album affronta temi di dualismo complementare, invitando all’ascolto attivo e al dialogo interiore.   Il disco si apre con “Mardy Fish”, una traccia…
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levysoft · 7 months
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NASA’s Design for Message Heading to Jupiter’s Moon Europa
Tre, due, uno. Accensione del motore. C'è un'eredità delle sonde spaziali della NASA che trasportano messaggi ispiratori dalla Terra, risalente alla Placca Pioneer e al Disco d'Oro Voyager. Ora, Europa Clipper, una nuova missione da un mondo oceanico all'altro, continuerà questa tradizione. Poiché l'acqua collega il nostro pianeta e la luna di Giove Europa, tutta la vita come la conosciamo, e tutte le culture umane, una parte della sonda è stata incisa con disegni ispirati all'acqua e alle connessioni umane. Questa placca metallica fa parte di una struttura che proteggerà l'elettronica della sonda dalla minaccia delle radiazioni di Giove. Su un lato della placca c'è un disegno che chiamiamo "Parole d'Acqua". Queste linee ondulate rappresentano registrazioni della parola "acqua" in una collezione diversificata di lingue umane. L'altro lato della placca è un montaggio di elementi che completano il nostro messaggio in bottiglia. In cima c'è l'Equazione di Drake, un tributo all'idea visionaria che la probabilità di trovare vita nel cosmo è qualcosa che possiamo stimare. Successivamente, queste due linee rappresentano frequenze radio emesse nello spazio da molecole legate all'acqua, considerate un luogo ideale per cercare comunicazioni interstellari, come suggerito da alcuni ricercatori. Rappresentano la nostra capacità di usare il linguaggio della scienza per cercare segni di vita. Poi c'è un ritratto di uno dei fondatori della scienza planetaria, il Dott. Ron Greeley, i cui primi sforzi per sviluppare una missione Europa hanno gettato le basi per Europa Clipper. Al cuore di questo messaggio in bottiglia c'è una poesia scritta a mano dalla Poetessa Laureata degli Stati Uniti, Ada Limón. La poesia collega i due mondi d'acqua. La Terra, desiderosa di tendere la mano e capire cosa rende un mondo abitabile e Europa, in attesa con segreti ancora da esplorare. Infine, la bottiglia, orbitata dalle quattro maggiori lune di Giove, a cui sarà attaccato un microchip inciso con più di 2,6 milioni di nomi di coloro che hanno firmato nello spirito della poesia, mentre il nostro messaggio viene inviato nel suo viaggio verso Europa. Per quanto tecnicamente avanzata sia la sonda, ogni sua parte è stata realizzata da persone. E tutti i segni sulla placca sono o scritti a mano, disegnati a mano, o rappresentano voci e nomi umani. Perché l'esplorazione, "Decollo", è qualcosa che facciamo insieme, qualcosa che ci collega tutti mentre ci dirigiamo nel mare cosmico.
(via NASA’s Design for Message Heading to Jupiter’s Moon Europa - YouTube)
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garadinervi · 2 years
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Francis Ponge, (1942, 1945), Notes pour un coquillage / Appunti per una conchiglia, Translated and with a foreword by Jacqueline Risset, «Collezione di poesia» 156, Einaudi, Torino, 2014, pp. 80-85
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agrpress-blog · 8 months
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Il 25 gennaio 2024, alle 16:30 presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, si svolgerà un evento letterario di rilievo nell'ambito del Ciclo Spazi900. La dottoressa Elena Porciani, dell'Università della Campania 'Luigi Vanvitelli', introdurrà il volume "Il Tesoro Nascosto: Intorno ai Testi Inediti e Ritrovati della Giovane Elsa Morante" contenente sei storie e una poesia dell'autrice, pubblicato da Quodlibet nel 2023. Il saluto sarà affidato a Stefano Campagnolo, il Direttore autorevole della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Contribuiranno all'evento autorevoli accademici, tra cui Franco D'Intino della Sapienza Università di Roma e Siriana Sgavicchia dell'Università per Stranieri di Perugia. Il volume offre un'anteprima del 'tesoro nascosto,' emergente dall'Archivio Morante della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma a seguito delle ultime donazioni degli eredi. Si aggiunge al repertorio la recuperata collezione di sei storie per l'infanzia e una filastrocca, originariamente pubblicate tra il 1932 e il 1935 e qui riportate alla luce. La diversità di generi, stili e personaggi non impedisce il riconoscimento delle costanti dell'immaginario morantiano: la convivenza di romance e novel, il fantastico psicologico, l'umorismo feroce, e temi quali l'adulterio, il culto dell'infanzia, il teatro, gli amori fatali e infelici, il materno, le famiglie spezzate, e le passioni morbose. Queste acquisizioni e riscoperte ampliano il corpus della giovane Elsa Morante a oltre centosettanta testi, comprendendo racconti, favole, poesie, articoli e il romanzo a puntate "Qualcuno bussa alla porta": una produzione vasta e sorprendente, fondamentale per comprendere a fondo la parabola letteraria dell'autrice. La 'preistoria,' per usare le parole di Morante per i suoi lavori più precoci, è ormai storia.
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SENSI DELL’ARTE - di Gianpiero Menniti 
TRACCE DI MONDO
Egon Schiele (1890 - 1918) è uno dei molti artisti banalmente interpretati da una critica “patografica” che riduce la libertà d’espressione a riflesso della psiche. Così, quest’originale e geniale pittore è stato inteso alla luce delle sue presunte turbe di uomo irrisolto, ossessionato dalle pulsioni, immerso in una soggettività patologica. Ha ragione Massimo Recalcati: letta in quest’ottica, l’arte diventa misera cosa. Ma qui, la sua critica a un forzato psicologismo e la sua visione dell’inconscio dell’opera, proposta d’origine lacaniana, non è sufficiente: conduce fino a una soglia e non l’attraversa. Non può varcarla. Scrive Lacan: 
«Il reale è ciò che resiste al potere dell’interpretazione. Il reale non coincide con la realtà poiché la realtà tende a essere il velo che ricopre l’asperità scabrosa – «inemendabile» – del reale.» 
La sensibilità, estrema, di un artista, corrisponde alla sua capacità di scorgere oltre la realtà delle cose: la sua personalità altro non è che l’espressione di un’epoca intrecciata con una storia personale, crogiolo vivente di molteplici fonti, variamente assorbite, costitutive di una dimensione culturale e sentimentale, infine stagliate su una tela. Anche se l’interpretazione artistica fosse cosciente, questo non implica l’emergere di stati profondi nei quali fonti misteriose abbiano messo radici. Scrivo nel mio “Sarà dipingere!”:  
«L’urto lacaniano è un risveglio che tende ad annullare lo scenario artificioso dell’io: questo risveglio non è più una forma che riflette il soggetto ma un apparire concreto e insormontabile che in un tratto di colore o in un oggetto o in un luogo, rifondano la percezione, la svuotano per fare spazio all’imprevedibile.»
Proseguendo, nello stesso testo aggiungo:  
«La parola manca. Ma non all’arte. Che possiede il fragore di un fulmine muto. Non risponde alla domanda. Ma rende “visibile” il “pensabile”. Un pensabile vagheggiato nel processo creativo e che, poi, all’improvviso, appare. Ed ecco la ragione di un inconscio dell’opera che trascende l’autore. Di qui, il motivo per il quale un’opera d’arte, un dipinto, una poesia, è un enigma che non si lascia mai spiegare fino in fondo, ma può solo essere compreso, solo interpretato. Entro un limite invalicabile. Come il punto ombelicale di un sogno che lo stesso Freud volle risarcire di una muta barriera che nessun acume può violare.»
Se tutto questo è vero, allora neanche Schiele, pur conducendo l’osservatore sul culmine della soglia, può accompagnarlo oltre.  Ma lo lascia attonito al cospetto di una visione sostenibile per tracce: “Il cieco”, tela del 1913 (collezione privata) recupera una rappresentazione simbolica di straordinaria inventiva: la figura di un essere umano senza la vista intorno al quale sorge l’immaginario infinito della sua mente, la proiezione di forme create dal tatto, dall’odorato, dal gusto, dall’udito.  Immagini interpretate, vissute come analogia di memorie conservate, intrise di una sensualità più acuta, di una percezione più complessa. Tracce di mondo. Di un mondo nascosto.  Impetuose e tragiche per l’anelito a una visione impossibile. “Il cieco” reclina il capo.  Come ciascuno di noi di fronte alla soglia che ci separa dal mistero.
- In copertina: Maria Casalanguida, “Nulla dies sine linea”, 2010, collezione privata
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libraryoferana · 8 months
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Una collezione di poesia oscura sulla guerra, l'avvento del cancro e i capricci della vita. #Poesia, #PoesiaOscura, #DarkPoetry #IARTG #ASMSG https://books2read.com/Beyond-ShatteredM-Italian
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romanticflowers · 9 months
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Negazione di Dio negazione del diavolo incapace di essere colpevole sei bella, sei innegabile. Sei bella come il mare e la Terra prima della proliferazione umana. E tuttavia sei donna. Bella come il vento che non si vede, bella come la sera come il mattino. Sei bella e non sei la sola. Sei bella tra le belle ma nella collezione delle belle non sei la stella. Sei una delle belle, la mia, e tuttavia non mi appartieni. Ma sei la sola isola deserta dove potrei vivere con te.
Jacques Prevert poesia
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silviascorcella · 10 months
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Giuliana Mancinelli Bonafaccia: Dihedra e Fine, la bellezza è purezza
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Ogni nuova collezione nata dalla bravura preziosa di Giuliana Mancinelli Bonafaccia è una nuova occasione di esplorazione di quella peculiare suggestione in cui la poesia della ricerca si allaccia alla concretezza. Le sue sono opere di fashion jewelry pregiate nella sostanza orafa artigiana, e felicemente riconoscibili nell’apparenza d’ispirazione al contempo potentemente essenziale, eppur profondamente sofisticata: creazioni che mostrano la bellezza con un gesto ribelle di semplificazione meticolosa, che plasmano la forma con un gesto di design che è un progetto sempre rinnovato di sinfonia tra funzione decorativa ed estetica stilosa.
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Quella di Giuliana Mancinelli Bonafaccia è un’intenzione creativa che, nel caso delle collezioni più recenti, si aggancia ancor più forte al desiderio di purezza: che non è il minimalismo spoglio, bensì è la consapevolezza di concedere alla geometria l’autorevolezza affascinante di portare in superficie i suoi significati più autentici, concentrandoli in una manciata di creazioni dal gusto pulito perfettamente contemporaneo, squisitamente personale, immancabilmente originale.
Architettura e natura: ecco il binomio alla base dell’indole creativa di Giuliana Mancinelli Bonafaccia, che guida alla collezione ultima, ribattezzata Dihendra: un nome che a scomporlo nei suoi strati linguistici svela l’appartenenza al lessico della geometria, esattamente come accade per il simbolo che, in qualità di logo del brand, da icona rappresentativa del mondo di Giuliana Mancinelli Bonafaccia diviene anche fil-rouge della collezione. Ovvero: l’icosaedro.
La vedete, dunque, quella che a un primo sguardo sembra una borchia, un bullone plasmato nella materia preziosa, e che si sposta lungo le linee di orecchini, anelli, bracciali e pendenti, per andarsi ad incastonare in punti sempre diversi?
Ecco, la sua origine ha per l’appunto a che fare con l’icosaedro: parola complessa, che rievoca il suono antico della lingua greca che gli ha dato il nome tecnico. Ma anche un significato che dal pratico sfuma nel mistico, ad opera soprattutto di Platone, il quale l’ha inserito tra i cinque poliedri regolari, figure che nella loro simmetria perfetta sono gli elementi fondanti della geometria, ma anche della natura del mondo di cui siamo parte integrante. Per indagare più nel profondo bisogna leggere il dialogo intitolato “Tmeo”, l’opera scritta in cui Platone illustra l’opera di generazione dell’universo da parte del Demiurgo che assume i cinque poliedri in virtù delle loro proprietà associandoli ai cinque elementi della natura: «alla terra diamo la figura cubica, perché delle quattro specie la terra è la più immobile, e dei corpi il più plasmabile […] e poi all’acqua la forma meno mobile delle altre (icosaedro), al fuoco la più mobile (tetraedro), e all’aria l’intermedia (ottaedro): e così il corpo più piccolo al fuoco, il più grande all’acqua, e l’intermedio all’aria […] Restava una quinta combinazione e il Demiurgo se ne giovò per decorare l’universo (dodecaedro)» Perfette sono le figure geometriche dei poliedri regolari, perfetta è la natura: ecco il principio di totale, perfetta armonia che li unisce.
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Nel cuore di Dihendra c’è un elemento essenziale di tutto questo, ovvero l’angolo diedro: concetto tecnico ben comprensibile a chi l’architettura e le sue discipline tecniche le pratica con saggezza, ma per noi tutti ci basti immaginarlo come l’estensione del concetto di angolo nello spazio. Ed in effetti, come fosse un gioco di affinità, i gioielli della collezione sembrano essere l’estensione nello spazio del concetto di bellezza espressa nella purezza geometrica e nella fattura preziosa dei dettagli: linee asciutte che abitano lo spazio intorno al corpo costruendo forme tridimensionali, così nascono gli orecchini chandelier, e quelli curvilinei che si appigliano a uncino, le maxi-creole impreziosite da perle e cristalli, i cuff che si arrampicano grintosi sul bordo dell’orecchio.
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E ancora: i bracciali a forma di scudo, i pendenti e gli anelli che sembrano sospesi sulle dita, tutti realizzati in ottone placcato oro 18kt, rodio e rutenio ultrablack La ricerca di purezza s’impreziosisce nella linea Fine: sembra quasi fluttuare e brillare nell’aria la sfera che pende dalla collana e dagli orecchino sottili, che culmina sull’anello sottile affianco alle fedine preziose. Creazioni plasmate in oro  9kt, 14kt e 18kt e arricchite dai bagliori della lavorazione a diamantatura fatta a mano.
E mentre lo stesso Platone, nel Timeo, a proposito dei suoi poliedri conferma che è inutile impiegare tempo a cercarne altri perché "non accorderemo a nessuno che vi siano corpi visibili più belli di questi”: Giuliana Mancinelli Bonafaccia restituisce un simile valore di unicità alla bellezza, sostituendo l’inutilità del tempo scandito dalla stagionalità alla buona pratica della rivisitazione dei pezzi migliori natai dalla buona creatività.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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