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#controllo delle emozioni
silviadeangelis · 2 years
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CONTROLLO DELLE EMOZIONI
Incisioni sulla pelle nella linea che s’incurva lasciando un fremito dolente su ventre ceduto alla fiamma. Mozioni tenute a bada nella matrice che scandisce passi sul tempo affusolato d’un narciso. Abbaglia voci antagoniste nell’inganno senza licenza scivolato su trucchi non riusciti… @Silvia De Angelis
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i-libri-di-ale · 1 year
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Rivoluziona la Tua Leadership: Guida Strategica Basata sugli "Orroroscopi!"
Le persone si affidano agli oroscopi per una serie di ragioni, che spaziano dall’intrinseca ricerca di significato e direzione nelle loro vite, fino alla semplice curiosità e all’entusiasmo per l’astrologia. L’astrologia è una disciplina antica che ha affascinato l’umanità per secoli, incanalando il mistero del cosmo e delle stelle in consigli e previsioni personalizzate. Tuttavia, come un…
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missrainworld · 1 year
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Per una piccola parte di me <3 0.1
La parte più difficile in ogni cosa è iniziare, come adesso. Non è facile trovare le parole giuste per aprire la strada alle milioni di cose che vorrei dirti. Ogni inizio è spaventoso, difficile. E me lo ricordo che qualche mese fa di paura ne avevo tanta, temevo tutte le cose che avremmo dovuto vivere.
Tu sei la prima volta in cui ho perso il controllo, in cui mi sono buttata nel vuoto e mi son detta 'Ora o mai più'. Perché in fondo te lo senti che alcune cose puoi farle solo in un determinato momento e che non c'è altro tempo per viverle.
Sei il mio momento giusto, su questo non ho dubbi, mi sei piombato addosso per caso e senza alcuna pretesa, nessuna forzatura e nessuna speranza, sei rimasto.
A volte mi chiedo perché, dopo aver visto tutto il casino che sono, tu sia rimasto. Non hai neanche dovuto lottare per entrarci nella mia vita, perché ti avevo lasciato ogni porta aperta, era troppo tempo che non davo così tanta fiducia a qualcuno ma stranamente con te mi sentivo al sicuro. E ci sono tutti gli ingredienti le farfalle, le palpitazioni, l'impazienza di essere tua.
Ci sono tutti gli ingredienti perché tu possa distruggermi e forse, per la prima volta, voglio correrne il rischio.
Probabilmente, anzi, sicuramente mi sono innamorata prima io ma come dovevo fare? Quando mi guardavi e mi parlavi di filosofia, di storia, cose che non mi hanno mai preso, ma che dette da te diventavano la cosa più interessante del mondo.
Non mi sono innamorata di te perché necessitavo di avere qualcuno al mio fianco, sono sempre stata bene da sola.
Non mi sono affezionata a te perché avevo bisogno di qualcuno che mi rendesse felice, ne perché stessi cercando qualcuno con cui stare.
In realtà, non cercavo proprio nessuno.
Mi sono innamorata di te perché mi sono sentita apprezzata, perché sei l'unica persona che mi restituisce tutto l'amore che do. Mi sono innamorata di te perché mi fai stare tranquilla, potremmo anche stare seduti senza dire nulla e guardare tik tok ed io non avrei ansia.
Siamo così simili ma in certi sensi così diversi, eppure sei esattamente quella parte che mi manca per essere come vorrei.
E' bastato un istante, uno sguardo e ti ho riconosciuto, come se in fondo ti avessi sempre aspettato. Delle volte sono istanti piccolissimi a cambiarci la vita, momenti così insignificanti da non rendercene nemmeno conto, ogni tanto mi chiedo cosa starei facendo ora se non ti avessi mai scritto, se tu non mi avessi mai baciata, se fossimo rimasti solo amici.
La maggior parte delle persone si limita al “mi piaci”, Kierkegaard invece scrisse: “Ti muovi costantemente sulle onde dell’intuizione; eppure, ogni singola somiglianza con te basta a rendermi felice. Perché? É a causa della ricca unità del tuo essere o della povera molteplicità del mio? Non é l’amare te, amare un mondo?”
D’altronde hai avuto tutto, prima ancora che te ne rendessi conto. Ti ho parlato di qualsiasi cosa, quando per me parlare di sentimenti o emozioni risulta essere complicato, tendo sempre a sopprimere qualsiasi cosa, penso perché da piccola venivo etichettata come “la bimba matura “e qualsiasi persona contava su di me ed io non avevo tempo di pensare a cosa realmente provassi.
Forse ho perso la testa, tu mi hai fatto perdere la testa, perché adesso non sento neanche di essere io, ho meno paura di tutto e provo cose talmente diverse che mi destabilizzano. Ti ho parlato di cose che non voglio ammettere nemmeno a me stessa, che portavo, e porto, come un peso, con vergogna, ma tu sei stato così paziente e mi hai ascoltato quando probabilmente quello che dicevo non aveva senso nemmeno per me.
Ti ho amata fin da subito ed ho avuto paura della velocità con cui un sentimento del genere sia cresciuto, d’altronde sono un overthinker e mi son chiesta, che vuoto lascerà una persona del genere nella mia vita? Come mi faccio domande, mi do anche risposte e Tu lasceresti un vuoto enorme, incolmabile.
Oramai occupi tutto, tutto lo spazio che c'è, sei ovunque e neanche me ne rendo conto.  Se conquisti la mia mente ci sarai sempre dentro.
Hai reso tutto pieno di significato, pieno d'amore e di timori. Per la prima volta ho davvero paura di perdere qualcuno, per la prima volta penso che non esista qualcosa che non farei per te, qualsiasi cosa pur di farti stare bene.
Non lo dico perché ti amo, ma lo dico perché sei una persona speciale. Meriti qualsiasi cosa di bello possa esserci, tutta la felicità che possa provare. Hai così tante cose dentro, che non dici e che non mi mostri. Ed io vorrei sapere tutto, conoscerti meglio di te stesso perché niente che ti riguarda mi è estraneo.
Ho capito che ero fottuta quando non mi sapevo dare una risposta al perché ti amassi, lo faccio e basta.
Ogni volta che dico di amarti significa che ti accetto per la persona che sei, e che non voglio trasformarti in qualcun altro. Significa che ti amerò e starò al tuo fianco anche nei momenti peggiori. Significa amarti anche quando sei giù di morale, non solo quando è divertente starti vicino. "Ti amo" significa che conosco la tua persona e non ti giudico. Significa che ci tengo abbastanza da lottare per quello che abbiamo e che ti amo abbastanza da lasciar perdere, se ciò significa vederti felice. Vuol dire pensarti, sognarti, volerti e aver bisogno costantemente di te, e sperare che tu provi lo stesso per me.
Mi stai donando qualcosa che non potrò che inscrivermi nel cuore, quelle cose che ti porti gelosamente dentro, che sai di poter vivere solo con una determinata persona.
Alla fine, ogni cosa mi riconduce a te. Sei nei libri che sottolineo e nella musica che ascolto, in ogni film che mi segno, in tutte le parole che scrivo, persino in quelle che non scrivo ma che custodisco gelosamente dentro di me, tra l’anima e il cuore, in quello spazio che solo tu riesci a raggiungere e che vorrei non abbandonassi mai. É come se dopo un viaggio molto lungo tu mi avessi finalmente riportato a casa.
Mi hai dato talmente tanto che adesso sono piena di te e non potrei dimenticarti mai, seppur volessi.
Mi hai riempita di un amore che non credevo avrei mai provato, così forte che adesso fatico nello scrivere senza commuovermi, senza sentire quelle stupide farfalle, perché pensarti mi fa questo effetto.
Esattamente come quando ti guardo troppo a lungo, penso a quanto sei stupenda, a quanto sai farmi stare bene e mi escono dagli occhi tutte le parole che mi rimangono bloccate in gola. Non riesco a dirtelo mentre ti ho davanti, ma hai dato alla mia vita un valore aggiunto e che avrei milioni di parole da dedicarti se solo riuscissi a concentrarmi mentre mi guardi con quegli occhioni da cui non riesco a fuggire.
Quando mi guardi dimentico tutti i miei difetti ma allo stesso tempo ho paura che guardandomi troppo o standomi troppo vicina tu mi veda come mi vedo io.
Vorrei rivivere ogni ora passata insieme, per rendermi conto di quanti dettagli mi son persa, ma poterli assaporare tutti, coglierli e conservarli. Sei un regalo grandissimo, per il quale sarò per sempre in debito verso il destino. Non so cosa succederà un domani, non importa se un ti amerò esattamente come adesso, probabilmente di più, ma sarai sempre e comunque tu, niente ti renderà diverso di fronte ai miei occhi, adesso non vedo altro che la tua essenza. Non vedo l'ora di poterti baciare, mi manchi da morire e niente mi rende felice come averti accanto e poter sentire il calore di un tuo abbraccio che tanto ho desiderato. Sei ciò di cui ho più bisogno e che non voglio lasciar andare per nulla al mondo.
Ti amo, come non amo altro.
Tua, A.
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ambrenoir · 27 days
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Un tema che mi sta a cuore il narcisismo, e che non auguro a nessuno di incontrare mai nella vita uomo o donna che sia: gli insospettabili camaleonti.
Ecco cosa fanno.
👇👇👇👇👇👇👇
1. Incolpare Gli Altri:
- Il narcisista sposterà la colpa su di te o su altri, sostenendo che le sue azioni offensive sono state una risposta al tuo comportamento.
2. Esagerando La Loro Sofferenza:
Esagereranno la propria sofferenza, facendo sembrare quelli che sono stati offesi o feriti di più.
3. Fingere l'innocenza:
- Il narcisista agirà in modo completamente innocente e confuso, fingendo di non capire il motivo per cui sei sconvolto/a e accusandoti di reagire in modo eccessivo.
4. Manipolazione delle emozioni:
Useranno la manipolazione emotiva, come piangere o mettere il broncio, per evocare la simpatia degli altri, ritraendo se stessi come la parte fraintesa e maltrattata.
5. GASLIGHTING:
- Il narcisista utilizzerà il gaslighting, negando le sue azioni e distorcendo i fatti per farti dubitare della tua percezione e memoria della situazione, facendoti chiedere se sei tu quello sbagliata.
Cose che guadagni lasciando il narcisista o la narcisista .
1. Libertà: Fuga dalla manipolazione e dal controllo.
2. Pace della mente: Niente più ansia e tensione costanti.
3. Rispetto di sé: riconquista la tua dignità e la tua autostima.
4. Stabilità emotiva: liberati dalle montagne russe emotive.
5. Relazioni autentiche: costruisci connessioni genuine basate sul rispetto reciproco.
6. Crescita personale: concentrarsi sulla scoperta di sé e sul miglioramento.
7. Sicurezza: Proteggiti dai danni emotivi e talvolta fisici.
8. Amore per se stessi: riconnettiti e dai la priorità ai tuoi bisogni e desideri.
9. Energia: Recupera l'energia una volta drenata da interazioni tossiche.
10. Felicità: crea una vita piena di gioia e positività.
11. Confini: Stabilire e mantenere confini sani.
12. Chiarezza: libera la tua mente dalla costante confusione e gaslighting.
13. Opportunità: apriti a nuove possibilità e avventure.
14. Reti di supporto: rafforzare le connessioni con amici e familiari di supporto.
15. Autonomia: Prendi decisioni in base ai tuoi bisogni e valori.
dalla pag fb di Ubaldo Mosca
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smokingago · 5 months
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Se è possessivo non ti ama, ti considera un oggetto.
Se ha scatti d’ira non è carattere, è incapacità del controllo delle emozioni.
Se è eccessivamente geloso di te non ti ama alla follia, è simbolo della sua enorme insicurezza.
Se controlla ogni cosa fai non è prendersi cura di te , è manipolazione.
Se ti insulta, sminuisce, ricatta non ha “avuto una brutta giornata”, ti sta facendo violenza psicologica.
E soprattutto….
Se ti ha alzato le mani anche SOLO UNA VOLTA… sappi che NON SARÀ DI CERTO L’ULTIMA.
Un uomo violento o un femminicida non ha un segno distintivo che vale a riconoscerlo,
ma non vanno sottovalutati segnali importanti quali gelosia ossessiva,
bisogno di controllare il partner, mancato rispetto degli spazi e delle esigenze del partner,
incapacità di accettare la fine di una relazione,
violenza verbale, psicologica, economica,
sabotaggio del partner e dei suoi successi,
isolamento del partner da famiglia e amici.
Spesso l’uomo violento e il femminicida fa passare la sua ossessione malata per amore…ma possiamo smascherarli
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isteric4 · 3 months
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detto questo, sono umana, ho anch’io delle emozioni e sinceramente in un momento di fragilità in cui mi espongo al 100% con voi mi fa davvero male passare per qualcuno che non sono. anche perché ci ho messo anni per digerire la merda che ho mangiato, a cucchiai, da parte dei miei genitori, dalle mie passate relazioni, dalle mie vecchie amicizie…in questo blog io mi presento in un modo, in chat e nella mia vita privata in un altro. non sono una santa ma non sono nemmeno un mostro. ho persone accanto che mi vogliono bene fortunatamente e non sono più sola. certamente ho perso molte persone per strada dovuto alla distanza. chi per l’ università, l’erasmus, o lavoro. c’è una piccola parte di me che crede sia colpa mia, ma so infondo che non è così. perché è una cosa sulla quale non ho mai avuto controllo. strumentalizzare la mia sofferenza è davvero una cosa becera e crudele. soprattutto perché non mi conoscete e non avete il diritto di farlo. purtroppo mi vedo ancora una volta costretta ad andarmene perché stare qua mi fa soffrire.
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raffaeleitlodeo · 10 months
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OPPURE, SE SEI UN BAMBINO...
Non voglio assolvere chi non ha avuto una educazione affettiva corretta perché ci sono anche ragazzi che in famiglie disfunzionali sono cresciuti in modo sano, magari grazie alla scuola.
Voglio solo evidenziare come sia necessario contrastare l’educazione stereotipata e come sia necessario l’intervento delle agenzie educative diverse dalla famiglia, la scuola soprattutto. Ma anche i media naturalmente hanno un peso enorme: tv, film, canzoni, pubblicità, social media.
Abbiamo assolutamente bisogno dell’educazione affettiva, dell’educazione al rispetto, del contrasto agli stereotipi. Ho fatto alcuni esempi, in questo ipotetico percorso di crescita, giusto per rendere più realistico questo bisogno.
Ecco cosa può succedere quando nasce un bambino, maschio.
Appena nato sei festeggiato perché sei maschio oppure, ti hanno festeggiato perché sei sano e bello.
Dopo un giorno sei registrato all’anagrafe con il cognome di tuo padre oppure potrebbero averti dato il doppio cognome.
Dopo tre giorni torni a casa con le tutine di supereroe oppure indossi delle bellissime tutine di tanti colori.
A un anno hai paura a dormire da solo ma ti dicono che sei un maschio e devi essere coraggioso oppure ti spiegano che mamma e papà sono nella camera affianco se hai paura.
A due anni hai già piena la cameretta di un certo tipo di giocattoli, da maschio oppure hai tanti giochi diversi incluse le pentoline per cucinare come papà e mamma.
A tre anni, poiché fai i capricci per mangiare, ti dicono che se mangi diventi forte come papà oppure ti dicono che mangiare è importante per diventare grande, in salute.
A quattro anni vai alla scuola dell’infanzia e ti dicono che puoi dare il bacetto a quella bimba che ti piace, anche se lei non vuole oppure ti spiegano che non si dà un bacetto a chi non lo vuole.
A cinque anni impari che puoi difenderti dal compagno prepotente restituendogli lo schiaffo oppure ti spiegano che se subisci prepotenze a scuola puoi chiedere aiuto ai genitori o all’insegnante.
A sei anni ti regalano libri solo con protagonisti maschi, perché sei un maschio oppure ti regalano tanti libri diversi perché non esistono libri per maschi o libri per femmine.
A sette anni ti sei fatto male e vorresti piangere ma ti dicono di fare l’uomo, piangere è da femminucce oppure ti medicano, ti lasciano piangere (perché le lacrime escono) e ti consolano con delle coccole.
A otto anni pensi che, se non puoi piangere, puoi dare un calcio alla sedia se sei arrabbiato oppure ti spiegano che puoi elaborare la rabbia parlandone.
A nove anni ti fanno capire che sei grande per avere le coccole oppure mamma e papà continuano a farti le coccole, finché le desderi.
A dieci anni tuo padre ti fa notare come sono belle le tette della ragazza dell’ombrellone affianco oppure tuo padre continua ad insegnarti il rispetto verso le donne.
A undici anni ti dicono che è sciocco che un maschio scriva e legga poesie, oppure ti dicono che scrivere poesie è un bellissimo modo per narrare ed elaborare le emozioni.
A dodici anni sei il più bravo in italiano ma ti dicono che poiché sei maschio dovresti essere il più bravo in matematica oppure ti spiegano che non esistono materie maschili o femminili in cui essere più bravi.
A tredici anni vorresti praticare danza ma non te lo permettono, perché sei un maschio oppure non ti costringono a fare calcio e sono felici che tu voglia fare danza.
A quattordici anni i tuoi compagni prendono in giro un compagno perché è gay e devi farlo anche tu per essere parte del gruppo oppure comprendi che puoi non seguire il branco e puoi ragionare con la tua testa.
A quindici anni hai la tua prima ragazza ma lei ti lascia e per la rabbia dici in giro che è una ragazza facile oppure ti confidi con un amico per sfogarti e pensi che ti innamorerai presto di un’altra ragazza.
A sedici anni hai un’altra ragazza ma sei geloso e le controlli il telefonino oppure sai che non il controllo non è sano in una relazione sana.
A diciassette anni insisti con la tua ragazza per avere rapporti sessuali oppure aspetti che anche lei sia pronta per fare l’amore.
A diciotto anni sui social ridi delle battute sessiste dei tuoi amici oppure, da adulto quale sei diventato, li inviti ad evitarle.
Potrei continuare, fare tanti altri esempi per l’infanzia, l’adolescenza, l’età adulta. Basta fare un giro attento soprattutto su Instagram per leggere in questi giorni, ma non solo, commenti rivoltanti sul consenso, sulla libertà delle donne, sulla negazione stessa della violenza.
Abbiamo bisogno di uomini che prendano tutti i giorni le distanze da tutto ciò e non solo quando succede qualcosa che provoca dolore. Facile addolorarsi per Giulia, più difficile non ridere della battuta sessista sull’aspetto di una donna o chiedere di evitarla. E potrei fare mille esempi del sessismo maschile diffuso, quotidiano, becero che alimenta la cultura della violenza e dello stupro.
Noi donne continueremo a fare quello che già facciamo ma sarà abbastanza inutile finché davvero non si daranno da fare gli uomini, in modo deciso, forte, autorevole. Abbiamo bisogno che gli uomini facciano oggi quello che le donne hanno fatto negli anni Settanta del secolo scorso, una vera rivoluzione. Non sarà un percorso breve, ci vorranno anni anche perché in questo spaventoso backlash culturale che stiamo vivendo sul piano politico e sociale bisognerà andare molto controcorrente, ma è il momento di cominciare.
Mentre finisco di scrivere questo testo sul mio cellulare arriva la notifica dell’arresto di Turetta. Ogni volta che scriverete un commento duro su di lui ricordate di non ricominciare poi domani a praticare quel sessismo, anche benevolo che è pure peggio, chi ci porta a dover vivere queste tragedie.
Donatella Caione su: https://lapizzicallante.blog/2023/11/19/oppure-se-sei-un-bambino/#
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sa-filonzana · 6 months
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Trigun - Final Fantasy VII - Crossover
AU - Dimension Travel - Crack-ish
PART 1
In un futuro lontano lontano, solo un po’ più a destra dell’impossibile, Vash da Trigun Maximun e affini finisce nell'universo di Final Fantasy 7 come un Eldritchiana Plant Creatura, tutto piume bianche e d'oro, ali frattali e intersecate tra di loro, e capace di cambiare grandezza massa a volontà. Un vero cryptido in tutto e per tutto più che mai. 
Il suo nuovo aspetto, che ricorda tantissimo la forma che Vash prende quando perde il controllo, ha anche il suo immancabile orecchino e i suoi iconici occhiali ancora testardamente attaccati al naso, così come il suo braccio prostetico che però ora fa davvero parte del suo corpo e a cui un giorno verranno aggiunti degli incavi per incastrare la Materia.
Il suo nuovo aspetto, da vera entità ultraterrena, adesso, come in Trigun Stampede, può illuminarsi d’immenso, ovvero il suo corpo e i suoi occhi sono attraversati da striature di energia che illuminano di un fluorescente verde acqua quando Vash usa le sue abilità da Plant o prova forti emozioni che gli fanno anche sbocciare fiori e gerani rossi lungo il suo corpo.
Vash sta già vivendo da qualche tempo sul pianeta Gaia da qualche tempo quando incontra Sephiroth quando il giovane generale è in missione.
Per essere precisi Vash si stava ingozzando di Mako cristallizzato quando i due hanno il loro fatidico incontro. In effetti, a un certo punto, la Plant Creatura guarderà il Generale dritto negli occhi e molto deliberatamente mangerà una delle personali Materie del SOLDIER in faccia. Magari una anche che ha Masterizzato anche. E Vash farà tutto ciò con grande sfrontatezza.
Vash ha fame, e da quando è arrivato qui non ci ha messo molto a notare che mangiare il cristallizzato viscoso liquido lo sta rimettendo in forze.
Dopo la rocambolesca avventura che sarà il motivo del loro primo incontro, Sephiroth, per qualche motivo che non sarà mai capace di veramente spiegarsi, decide di rovesciare tutti i soprusi e abusi che aveva subito durante tutta la sua corta vita.
Vash finisce per consolarlo. Per poi traumatizzarlo mangiando della Materia.
Sephiroth decide di portarlo con sé a Midgar, ed è una lotta e mezza tenerlo lontano dalle sporche grinfie del Dipartimento di Scienze. Ma dopo Vash rende perfettamente chiaro che si rifiuta di diventare l’ennesima cavia da laboratorio per dei scienziati pazzi, il che risulta in un gioco di gatto e topo andato male visto che distrugge metà dei laboratori del piano mentre gli inutili assistenti tentano invano di catturarlo gli scienziati sono costretti ad alzare la bandiera bianca in arresa.
Uno dei fattori determinanti in ciò potrebbe essere che nella confusione creatasi un certo Professor Hojo potrebbe essere finito in ospedale con tutte le ossa rotte durante il tentativo fallito di catturare Vash. Più di una persona sarà felice alla notizia. E più di qualcuno brinderà a tarda sera in onore di Vash.
Nel tempo Vash si familiarizza con la Torre e i suoi abitanti, che lo trattano come una beneamata mascotte, perché Vash sa sempre come charme le persone con la sua gentilezza, non importa la forma che ha. E probabilmente il fatto che le sue gesta hanno mandato in ospedale il Professore Hojo in ospedale per diverso tempo aiuta.
Tuttavia, una delle cose di Midgar che metteva a disagio Vash era che qui nella città la Voce del Pianeta, il canto trascendentale che sentiva fin da quando era arrivato in questo nuovo Mondo è molto flebile in questa città.
Durante questo tempo incontra anche Genesis e Angel. Per dispetto, e dopo tutto ciò che ha dovuto passare nella vita a causa di suo fratello e tutti gli altri e non più disposto a farsi mettere i piedi in testa e ciò che aveva perso dovuto a ciò, mangia una delle materie di Genesis per il divertimento degli altri due First.
Vash, nei seguenti anni, farà ciò ogni volta che Genesis lo irrita abbastanza
Vash prende l'abitudine di seguire Sephiroth dappertutto dovuto a questo trauma,  anche quando è costretto ad andare a fare una visita di controllo al dipartimento di scienze
Vash in maniera ingegnosa comunica il suo nome a Sephiroth, delicato come una piuma glielo sussurra nella mente
Passa del tempo, la guerra con Wutai è nelle sue fasi finali quando Genesis viene ferito durante un allenamento.Vash si preoccupa quando la ferita si rifiuta di guarire, così segue di nascosto il Soldier First quando va a trovare il Professor Hollander e così scopre che il corpo di Genesis sta decadendo a causa degli esperimenti 
Vash va in shock e in uno stato di negazione. Il Plant creatura si è affezionata ai Soldiers, anche se Sephiroth è il suo preferito, e non è pronto a perderli dopo così poco tempo. Sono così giovani… 
Vash si rifiuta di perdere qualcun altro di importante per lui e usando i suoi poteri da Plant, dopo aver messo all’angolo Genesis nel suo appartamento e con gli altri due presenti anche, Vash va tutto incomprensibile e biblico e immenso e facendo venire un colpo a tutti e tre i SOLDIERS First. Uno dopo l’altro li guarisce iniettando la sua saliva nel loro sistema cardiovascolare. Usando essa come medium Vash pulisce, sistema e mette in ordine le stranezze che percepiva in loro fin da quando li ha incontrati la prima volta.
Li guarisce con un morso pieno di saliva, una saliva miracolosa quanto mortifera, dalle proprietà simili al siero miracoloso usato dagli assassini del Eye of Michel e il liquido dei bulbi dove vivono le sue sorelle Plant.
Il suo intervento fa sì che i First diventino dei veri ibridi a tutti gli effetti e non facilmente suscettibili all’influenza di Jenova e facile discesa nella follia. Le loro cellule evolvono.
Continua ->
-> Trigun x FF7 - Part 2
-> Trigun x FF7 - Part 3
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susieporta · 1 year
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Mi sono sbagliata su molte cose e il momento in cui è successo è stato la mia salvezza.
I miei errori mi hanno salvata.
Ogni volta che ho commesso uno sbaglio di valutazione o un errore di fiducia, ho dato spazio al Distruttore di agire.
Freud lo chiamava Istinto di Morte.
Io lo chiamo il Distruttore.
Il Distruttore è uno degli archetipi più potenti, perché permette di cambiare: è la parte interna con cui mettiamo fine alle cose che non vanno più bene per noi.
Se non sai attivare il Distruttore in modo funzionale, succede che rimani a consumarti in una situazione che ti logora.
Il Distruttore esiste e se ne frega del pensiero positivo, de “la vita è bella”, dell’ “amore per sempre” e dell’ottimismo ad ogni costo.
Il Distruttore produce le guerre e tutti quegli eventi scellerati più o meno tragici causati dall’uomo di ogni tempo o storia.
Ma più in fondo, il Distruttore sta dentro ciascuno di noi, che ci piaccia o no.
Io ho un Distruttore dentro e ce l’hai anche tu.
Bisogna onorarlo e saperci fare con Lui.
Perché il Distruttore agisce e il suo lavoro è distruggere.
Se lavora bene, fa marcire il seme per permettere al germoglio di nascere, rompe i legami con i nostri genitori e con le persone che per un tempo ci fanno da guida, ma poi “anche basta”, quando è tempo di prendere il volo.
Il Distruttore è il garante della nostra possibilità di separarci, di diventare cioè emotivamente indipendenti.
Le separazioni del Distruttore, quando lo facciamo lavorare bene, non causano danni eccessivi: di solito si tratta di un dolore momentaneo finalizzato ad una trasformazione.
Se non lo usiamo bene, invece, il Distruttore può essere davvero dannoso, come d’altronde ogni cosa: pure l’amore diventa dannoso quando non è governato da un atteggiamento sano.
L’amore è insano quando diventa manipolazione, possesso, controllo.
Il Distruttore è insano quando agisce non per trasformare, ma per eliminare.
E non importa che lo faccia dentro di te o fuori.
Il risultato è un deserto in cui scarseggiano acqua e cibo e di deserto… si muore.
Lo puoi agire abusando di tv, sostanze, social, sport, cibo, pensieri negativi, emozioni come odio, invidia, rancore.
Lo puoi agire abusando delle relazioni, permettendo a qualcun altro di distruggerti o trasformandoti nel manipolatore di turno.
Insomma, non importa come lo fai.
Se non impari a governare questa parte così potente di te, finisce che a finire sei tu.
Se impari ad usarla, se impari a mettere distanza da te, a distinguere, a separare, allora inizierai a fiorire.
Io prendo sempre esempio da Cenerentola e Psiche, due che di separazioni e Distruttori se ne intendono: entrambe nelle loro storie superano la prova di dover separare mucchi enormi di lenticchie e semi per tipologia, una prova impossibile a prima vista, proprio come quando ci troviamo ingarbugliati in mezzo a mille pensieri e il cuore batte e ti chiedi se ce la farai da sola e compili liste infinite di buoni motivi per andartene, ma anche per restare.
Cenerentola e Psiche riescono a separare le lenticchie l’una e i semi l’altra e devono farlo prima, come la prima di altre prove, per poter arrivare a costruire il loro amore sano.
Se non impari a distinguere il vero dal falso, quello che è tuo da ciò che non lo è, le tue scelte da quelle altrui, i tuoi valori da quelli degli altri, non puoi maturare e costruire relazioni sane.
Ti auguro di separare i tuoi semi ogni giorno.
Di fare del Distruttore il tuo alleato.
Di sederti la paura accanto e andare verso gli altri senza tralasciare mai nessuna parte di te.
Meriti di restare intero, intera."
Manuela Toto
Trovi il mio libro SOTTO LE SCALE: PAROLE PER LiINDIPENDENZA EMOTIVA
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silviadeangelis · 2 years
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CONTROLLO DELLE EMOZIONI
Incisioni sulla pelle nella linea che s’incurva lasciando un fremito dolente su ventre ceduto alla fiamma. Mozioni tenute a bada nella matrice che scandisce passi sul tempo affusolato d’un narciso. Abbaglia voci antagoniste nell’inganno senza licenza scivolato su trucchi non riusciti… @Silvia De Angelis
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fiat500nelmondo · 21 days
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Tornano i raduni: la tua Fiat 500 è pronta a ripartire?
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Le giornate si accorciano, ma la voglia di riscoprire la strada a bordo delle nostre Fiat 500 non diminuisce. I raduni autunnali sono pronti a regalarci ancora tante avventure e sorprese: sei pronto a partire?
Con l’arrivo di settembre, si conclude il periodo di riposo per le nostre adorate Fiat 500. Dopo un’estate passata al sicuro nei garage, lontane dal caldo torrido e dalle lunghe ore sotto il sole, è finalmente giunto il momento di farle tornare a ruggire sulle strade di tutta Italia. I raduni sono alle porte, pronti a farci vivere momenti indimenticabili all'insegna della passione, dell'amicizia e, naturalmente, della nostra amata Fiat 500. Ogni raduno è un’occasione unica per riaccendere la passione che ci lega a queste piccole, ma incredibilmente affascinanti, auto. Che tu sia un veterano dei raduni o un appassionato che si avvicina per la prima volta a questi eventi, troverai sempre lo stesso spirito di condivisione e l’entusiasmo contagioso che rende questi incontri speciali. Un autunno all’insegna dei raduni Quest’anno, con l’arrivo dell’autunno, i meeting della Fiat 500 si preannunciano più entusiasmanti che mai. Le giornate sono ancora lunghe, il clima è ideale per mettere alla prova la tua Fiat 500 su percorsi mozzafiato, e la voglia di stare insieme, dopo un’estate di pausa, è davvero tanta. Ogni raduno è un tuffo nel passato, un’occasione per rivivere quei momenti di felicità che solo chi ama davvero la Fiat 500 può comprendere. Come partecipare ai raduni Se ti stai chiedendo come fare per non perdere nemmeno un raduno, la risposta è semplice: visita il nostro sito fiat500nelmondo.it. Alla pagina Calendario Raduni, troverai tutte le date e i luoghi dei prossimi eventi dedicati alla Fiat 500. Un calendario sempre aggiornato per tenerti informato su ogni occasione di incontro, dalle grandi manifestazioni nazionali ai piccoli raduni locali, dove la Fiat 500 è sempre la regina indiscussa. Preparare la tua Fiat 500 Dopo mesi di inattività, la tua Fiat 500 merita un po’ di attenzione prima di tornare in strada. Un controllo generale al motore, una bella lucidata alla carrozzeria e, perché no, qualche piccolo ritocco che la renda ancora più bella e brillante. I raduni sono anche l’occasione perfetta per mostrare con orgoglio il frutto delle tue cure e delle tue attenzioni. E se hai bisogno di qualche consiglio su come preparare al meglio la tua auto per i raduni, non esitare a consultare le nostre guide e i nostri articoli dedicati alla manutenzione della Fiat 500. Troverai tutte le informazioni necessarie per garantire alla tua piccola grande auto le migliori prestazioni possibili. Emozioni in strada Partecipare a un raduno non è solo un modo per condividere la passione per la Fiat 500, ma anche per vivere emozioni uniche. Ogni raduno è una festa, un’occasione per stringere nuove amicizie, scambiarsi consigli e, soprattutto, fare un salto nel passato, rivivendo i tempi in cui la Fiat 500 era la regina delle strade italiane. Le risate, i racconti, le esperienze condivise: tutto contribuisce a creare un’atmosfera di gioia e nostalgia che rende ogni raduno un’esperienza indimenticabile.
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i-libri-di-ale · 1 year
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In culo a Leonardo da Vinci!
Cosa ami del posto in cui vivi? Il posto in cui vivo si chiama Italia. È una nazione posta al centro del Mar Mediterrane, in una posizione strategicamente perfetta per essere il centro nevralgico di mamma Europa per gli scambi di beni e servizi via mare, e annovera eccellenze uniche al Mondo, dai prodotti della terra, frutta e ortaggi, ai piatti tradizionali unici e riconosciuti, a volte anche…
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orotrasparente · 3 months
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Quali sono i lati del tuo carattere che fatichi ad accettare? (se ce ne sono)
approfitto che è finito il primo tempo dell’italia e ti rispondo al volo: ovviamente ci sono lati del mio carattere con cui faccio fatica a convivere, ad esempio il fatto che spesso non mi sento all’altezza delle situazioni o non abbastanza in gamba (nonostante lo maschero, credo, abbastanza bene), poi direi sicuramente il fatto che soffrendo d’ansia devo sempre stare attento a non perdere il controllo, per evitare di andare in panico, di conseguenza anche nei rapporti umani sto sempre molto trattenuto per paura di lasciarmi andare e provare “troppe” emozioni, il che spesso è percepito come disinteresse e questo mi dispiace, anche il fatto che subisco tantissimo i sensi di colpa ogni singola volta che faccio inavvertitamente un torto a qualcuno e ci sto male per giorni, anche il fatto che non voglio mai chiedere aiuto per non sembrare inopportuno, il fatto che non parlo MAI quando qualcosa mi ferisce ma mi chiudo in me stesso e basta, nonostante io poi pretenda invece il contrario dagli altri, poi boh direi in generale tutte queste mie difficoltà emozionali
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multiverseofseries · 3 months
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Inside Out 2: nuove (e colorate) emozioni per un sequel coerente e significativo
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Un nuovo un sequel in casa Pixar, per uno dei film più amati dello studio. Inside Out 2 sarà riuscito a ripetere la magia?
Il sequel di Inside Out ha debuttato in USA con un weekend di apertura da record, a conferma che la grande attesa che ha alimentato il suo cammino verso la sala si è saputo tradurre in biglietti venduti, a differenza di altri casi recenti.
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Gioia e Ansia in Inside Out 2
Inside Out 2 non può essere dirompente sul piano dell'idea e nemmeno glielo si può chiedere, perché riprende e sviluppa quanto introdotto nove anni fa. Tuttavia, porta avanti i suoi presupposti narrativi in modo coerente, naturale, credibile, facendoci seguire la protagonista Riley negli anni, ritrovandola ad affrontare le difficoltà successive della sua vita in quel delicato passaggio che segna l'infanzia e la pubertà.
Il cammino di una vita e la storia che va avanti
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Gioia e Tristezza in una scena del film Pixar
L'adolescenza arriva di colpo, senza avvisi, senza preparazione. E con un impatto devastante. Succede così un po' a tutti, capita anche a Riley con una home invasion in piena regola da parte degli inservienti della sua mente, addetti alla demolizione che arrivano a interrompere la placida routine delle emozioni che già conosciamo e preparano il campo e l'ambiente del Quartier Generale per ospitare nuovi e imprevisti inquilini. Una rivoluzione interiore che arriva mentre Riley è impegnata in un campo estivo di hockey e deve affrontare le difficoltà tipiche di quella fase della vita, tra vecchie amicizie con cui mantenere i rapporti e nuove da coltivare per non essere tagliati fuori. Crescere, in sintesi, e trovare il proprio posto del mondo, cercando di mantenere un equilibrio tra la parte di sé che vuole sentirsi ancora bambino e la componente adulta che smania per venire fuori e prendere il sopravvento.
Nuove emozioni, nuovi personaggi per Inside Out 2
Ci sono nuove emozioni in ballo in Inside Out 2, nuove sfumature che accompagnano la fase successiva nella crescita di Riley: fanno il loro ingresso nella mente della ragazza nuovi protagonisti pronti a prendere il controllo della console, da Ansia a Imbarazzo, da Invidia a Ennui, ovvero quella sorta di noia esistenziale che porta allo scazzo tipico dell'adolescenza. Nuovi personaggi che il team Pixar tratteggia con il classico guizzo creativo, introducendo colori diversi alla palette cromatica di Inside Out: dall'arancione che contraddistingue la vitalità e iperattività di Ansia ( nel mettere in guardia Riley verso "i pericoli che non si vedono", al contrario di Paura che si preoccupa di quelli evidenti) al violetto denaturato e spento di Ennui, fino al rosa dell'Imbarazzo e l'azzurrino vivace di Invidia.
Un lavoro prima di tutti di design, che ci ha conquistati soprattutto nel look del ragazzone adorabile che è Imbarazzo, a cui ha fatto seguito l'ottima scelta vocale: se in originale abbiamo Maya Hawke a dar voce alla nuova emozione che ruba la scena, Ansia, in Italia ci si è affidati a una delle attrici più in vista degli ultimi due anni, Pilar Fogliati. Sulla stessa falsariga di ricerca oculata di casting troviamo Federico Cesari nel ruolo di Imbarazzo, Marta Filippi a dar voce a invidia e Deva Cassel a dare quella sfumatura francese che valorizza Ennui. Anche Riley cambia voce e trova quella della quasi coetanea Sara Ciocca.
Conoscersi nel profondo e crescere
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Le emozioni originali di Inside Out
L'idea di base è quella consolidata e travolgente del primo Inside Out, compresa l'enfasi sulla necessità di accettare e accogliere ogni sfumatura di se stessi senza mettere da parte quanto di negativo accade nella complessità del nostro animo. Ognuno di noi è il risultato di tutto quello che ci passa per la testa, che sia dovuto a Gioia o Tristezza per citare due protagoniste sin dal primo film o, arrivando a quanto c'è di nuovo in Inside Out 2, Ansia, Invidia e Imbarazzo: Riley cresce e le emozioni basiche del film che fu di Pete Docter non bastano più a descrivere le complesse sfumature di un essere umano che prosegue nel suo cammino di vita, o di una ragazza che deve affrontare i primi piccoli drammi sociali e problemi relativi alla ricerca della propria identità. In tal senso è significativo l'aver introdotto il concetto dell'idea di sé che viene definito da ricordi ed emozioni provate (o tenute fuori, nascoste nei meandri dell'inconscio), fulcro e motore narrativo di questo secondo capitolo diretto da Kelsey Mann.
Un sequel impossibile, una scommessa vinta
Integrazioni più o meno consistenti e corpose all'idea di base del primo film, che ne completano e arricchiscono l'impianto concettuale per creare un terreno fertile in cui seminare nuovi spunti, nuovi conflitti, nuove trovate: se da una parte manca la novità, ma è naturale in un sequel, dall'altro l'ampliamento dell'idea di partenza è portato avanti in modo da rendere Inside Out 2 un sequel riuscito e una scommessa vinta a dispetto delle difficoltà di metter mano a qualcosa di così unico e amato. Funziona nel fare passi avanti nel discorso introdotto nel primo film, funziona altrettanto nel definire l'evoluzione dei personaggi, emozioni incluse. Funziona, ovviamente e non è una sorpresa, anche sul piano tecnico con la solita maestria della Pixar nell'uso della CGI e dei piccoli tocchi con stili diversi che ci fanno capire quanto sia chiaro allo studio che l'evoluzione del media va anche verso l'uso di tecniche diverse per creare un contesto artistico innovativo e d'impatto.
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Foto di gruppo per le nuove emozioni del film
Come accadeva nel 2015 si ripete l'incantesimo, e ancora una volta arriviamo al termine della visione immaginando le emozioni alla console della nostra mente, pronte a guidare il nostro comportamento e le nostre sensazioni. Questa è la prova principale di quanto l'idea del film, che si ripete in Inside Out 2, sia riuscita e vincente. Nonché capace di raggiungere gli spettatori di ogni età.
Conclusioni
È un’operazione riuscita quella che ha sviluppato la Pixar con Inside Out 2, un sequel impossibile per un titolo amatissimo che è stato portato avanti in modo naturale e compiuto. Manca ovviamente la forza dirompente dell’idea originale, ma il modo in cui è stata sviluppata riesce ad aggiungere nuove sfumature e amplificare il significato e il tema della comprensione e costruzione di se stessi. Con Inside Out 2 la Pixar riesce ancora una volta a divertire ed emozionare il suo pubblico, lasciandogli spunti di riflessione interessanti sull’importanza di capire e accettare se stessi in ogni sfumatura, più o meno positiva che sia.
👍🏻
Le nuove emozioni: colorate, brillanti, profonde.
Il cast vocale italiano, che rende loro giustizia.
Il modo in cui Kelsey Mann ha saputo sviluppare e portare avanti l’idea brillante che aveva reso geniale il primo Inside Out.
Il messaggio, prezioso e vero, di dover accettare se stessi in ogni sfumatura dei nostri pensieri e delle nostre emozioni.
👎🏻
Manca la novità che aveva reso grande il primo film, ma è normale per un sequel.
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smokingago · 1 year
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Ragioniamo con la mente, amiamo e odiamo con il cuore.
Questa è la condizione dell’uomo, attratto dalla mente che esercita il suo controllo sulle passioni, ma anche sedotto dalle passioni che sfuggono al controllo della mente.
Questa condizione è stata descritta da Platone nel mito dell’auriga,che guida verso il cielo un carro alato trainato da due cavalli, uno bianco e uno nero.
L’auriga rappresenta l’anima razionale che con le sue redini tiene a bada il cavallo bianco che rappresenta l’anima irascibile, e il cavallo nero che rappresenta l’anima concupiscente.
Ogni uomo possiede tutte e tre le anime. Se a prevalere è l’anima razionale, questa controlla sia l’irascibilità, che può essere convertita in coraggio, sia la concupiscenza che può essere tenuta a bada con la temperanza. A un certo punto il cavallo nero sbanda e fa precipitare con sé tutto il carro e l’auriga che lo governa.
Ciò accade, secondo Platone, quando ci si lascia guidare dai sensi invece che dalla ragione, e in questo modo il carro perde il suo equilibrio e manca la sua meta, che è quella di raggiungere il cielo dove sono le idee, modello e misura di tutte le cose, senza le quali naufraga la conoscenza e con essa la retta conduzione della vita.
Platone invita a privilegiare la mente razionale capace di governare le passioni del cuore. Ma noi non possiamo dimenticare che anche il cuore ha le sue ragioni.
Anzi, prima che la mente giungesse a guidare l’uomo, per i nostri antenati la vita era governata dal cuore, che con le sue sensazioni arrivava a capire, come peraltro fanno gli animali, in modo rapido e senza riflettere, che cosa è vantaggioso e che cosa è pericoloso per il mantenimento della vita stessa. Il cuore promuove le azioni più rapidamente della ragione e senza troppo indugiare sul da farsi, perché il mondo non è ospitale e i pericoli, che sono a ogni passo, richiedono decisioni immediate.
I nostri antenati, che ancora non disponevano di una mente razionale, con il loro giudizio intuitivo promosso dall’emozione del cuore potevano sbagliarsi, e anche morire se di fronte al pericolo non avessero agito immediatamente.
In questo senso è possibile dire che le emozioni del cuore sono state indispensabili per evitare che il genere umano si estinguesse, e concordare con Daniel Goleman là dove dice che “le emozioni ci hanno guidato con saggezza nel lungo cammino dell’evoluzione”.
Umberto Galimberti
Il libro delle emozioni
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soleberlandieri · 5 months
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Dilaniati
Quando smetterai di raccontarti frottole, Obito? Sei davvero persuaso che la tua attuale meta sia il rapporto che devi a Nagato?
Vorresti torcergli il collo, però già ti stai chiedendo come farai senza di lui, vero?
Stavolta percorri con calma il corridoio che tocca le stanze dei sottoposti. Che succede, speri d’imbatterti in lui? Già ti stai arrovellando il cervello per mascherarlo da incontro casuale, nevvero?
Sei riuscito a convincere Nagato ad attenderti fino a tarda notte, hai mentito fingendo impegni straordinari per giustificare l’ora.
Guarda in faccia la realtà, Obito. Siete caduti l’uno nelle braccia dell’altro per soffocare la vostra agonia, Itachi ha perso la verginità con te solo perché non gli è stata concessa alternativa, non può amare chi avrebbe voluto. Un mero accontentarsi. Uno sfogo, punto e basta.
Lo hai avuto perché si è lasciato prendere, Obito.
Sii sincero con te stesso, per una volta. Sei la seconda e disperata scelta di Itachi. La sua ultima spiaggia, nulla di più.
Non puoi più vivere senza questa mortificazione quotidiana, ti occorre il veleno con cui Itachi ti nutre ogni giorno.
Su, dillo che ti disprezzi per esserti fatto trascinare così in basso da un moccioso. Sei già abbastanza smidollato da non riuscire a negargli niente, almeno cerca di portare rispetto a te stesso.
È solo sesso, dall’inizio. Il bisogno di precisarlo è superfluo, le azioni di entrambi durante gli amplessi sono parecchio eloquenti.
Rapporti furiosi portati a termine come fosse ginnastica, assolutamente privi di baci e carezze, non hanno bisogno di spiegazioni. Azioni che, di solito, sono il lasciapassare delle tante temute emozioni. Le porte attraverso cui due amanti si legano. Se la diga dei sentimenti crollasse, tutto finirebbe inghiottito dallo sfacelo senza più controllo.
Il sesso li aiuta a gestire la loro miseria, a non perdere la ragione; Obito non ha il coraggio di rovinare tutto, ne ha troppo bisogno. Così lascia Itachi libero di erigere quelle inespugnabili mura a suo piacimento.
Nei tempi lontani, quando era ancora un giovane colmo di fiducia e amore, Obito avrebbe trovato abominevole penetrare un ragazzo stando in piedi sul letto e tenendolo da una gamba come un salame. Senza dubbio, non ora. È Itachi che lo vuole, egli rifiuta di legarsi.
Così Obito ha sinceramente goduto degli schiocchi sempre più intensi delle loro pelli, gli è piaciuto osservare Itachi ondeggiare sotto i suoi implacabili colpi di bacino, il copioso sudore che gli è sceso dalla fronte gli ha trasmesso un perverso e nuovo piacere.
La caviglia sinistra di Itachi stretta nella morsa della sua mano, l’altra gamba penzoloni a casaccio sul materasso. Obito lo ha alzato il necessario per portarselo davanti al cazzo, non gli è interessato altro.
Tenendo Itachi rigorosamente di spalle, Obito ha ignorato i lividi che affioravano sotto la sua mano, ha solo fatto attenzione che Itachi non si spezzasse il collo. A dire la verità, quella parte del corpo di Itachi, così elegante e candida, lo fa impazzire da sempre. Metterlo praticamente a testa in giù gli ha consentito di ammirarla senza che i lunghi capelli la celassero.
Ottenuta l’eiaculazione dentro il corpo di Itachi, Obito lo ha lasciato cadere sul letto, non si è chiesto se lui fosse venuto o no. Poi si è sdraiato per riprendersi dalla fatica.
Obito a fissare apatico il soffitto, Itachi la parete alla loro destra.
Nessuno spiccica mai una parola, non serve. Il loro sordido segreto non ha bisogno di approfondire chissà quale reciproca conoscenza. Sarebbe inutile vomitarsi addosso il rispettivo dolore all’infinito, discorrere di futili banalità meno che mai. Non sono più dell’umore adatto per entrambe le cose ormai da tempo immemore.
Obito ha paura di spezzare la fugace e ingenua armonia che si crea durante questi incontri, non ha dubbi che rivestirsi e tornare alle consuete attività senza una parola sia la soluzione migliore.
Scacciato il recente ricordo alla stregua di un insetto fastidioso, Obito è costretto ad arrestare i passi solitari nel corridoio del covo, anche il lieve rimbombare mette a dura prova la sua testa che scoppia. Deve vederci chiaro e rinfondersi fiducia prima di passare davanti a quella porta. Se Itachi lo vedesse vacillare sarebbe ancora lui la parte dominante.
Come sempre, del resto.
Obito si infila le dita sotto la maschera, preme il cranio come per impedirgli di pulsare alle venefiche ambiguità. Il dualismo si fa strada prepotente a dispetto del suo resistergli, mette davanti a Obito due immagini contrastanti e sovrapposte. Ancora quel disturbo dietro gli occhi di Rin e sotto le lacrime di Kakashi.
Itachi ha attraversato esperienze simili alle sue se non, addirittura, peggiori. Conosce la solitudine e la perdita delle poche persone davvero care, è stato lui a strapparsi tutto. Con le proprie mani.
Itachi, come lui, è finito per abbandonare qualunque tipo di interesse che esuli dai progetti da shinobi. Hanno riempito entrambi l’indicibile voragine di vuoto con piani da perseguire fino in fondo. Programmati, come macchine.
Per questo a Itachi non frega niente della sua salute, per lui la morte sarà la tranquillità che non ha mai avuto. È arduo, per Obito, trovarsi davanti un ventunenne con una tale ambizione così ardente, che neanche prova a considerare una scappatoia. Appena un ragazzo e le speranze già incenerite.
Se solo Itachi accettasse il suo aiuto, Obito farebbe di tutto per portarlo lontano e fargli cambiare vita.
Sebbene lui e Itachi siano irrimediabilmente diversi, l’ignominia li accomuna. Perché non possono arrivare a una reciproca comprensione? Ad accettarsi senza scannarsi?
Maledetta maschera che non consente di detergere le lacrime. Nessun problema, si seccheranno tra pochi minuti.
Obito scuote la testa, realizza l’autentico rammollito in cui si sta trasformando. Ma per amore può essere anche lecito diventarlo.
Amore?
Forse Obito sta confondendo afflizione, rancore e cinismo con qualcosa che ha sempre desiderato ma gli è stato precluso. Si interroga spesso su cosa prova durante le notti trascorse con Itachi, quando è dentro di lui. Ma non può che trattarsi di illazioni immotivate, ovvio.
Obito riprende il cammino, quello che desidera comunicare a Itachi è un'informazione importante e meramente tecnica. Dovrà parlarne anche a Nagato.
Gli anni trascorsi con Madara hanno formato Obito come buon chirurgo, non solo per quanto riguarda i trapianti di occhi. Non ha mai fatto sfoggio dell’ampia conoscenza sull’anatomia umana perché non se ne è mai presentato il bisogno.
Itachi non riesce più a dissimulare il deterioramento fisico che lo divora, lo sanno tutti, se lo fanno andare bene e il malcontento si è ormai sopito tra gli scarsi affiliati superstiti. Tuttavia, nessuno è mai venuto a sapere del Kotaro e della sua capacità di annullare, anche se solo momentaneamente, i sintomi di Itachi.
“Il tuo pudore è sempre più scarso, Obito.”
Anche così scarne, le parole di Itachi lo inchiodano sempre. Ora Obito è lì, ritto in mezzo al corridoio scavato nella pietra buio e puzzolente di umido, incapace di muoversi e parlare. Tutti i concetti che gli hanno invaso la testa fino a pochi secondi prima, svaniti.
L’obiettivo della spedizione notturna era proprio incappare in Itachi, ma ora, la sua improvvisa e inaspettata presenza, congela Obito in quello spoglio limbo sospeso nel tempo.
Itachi lascia perdere la porta della sua stanza, che stava per varcare, per fissare Obito. Attende una risposta, un gesto, o anche di assicurarsi dell'imbarazzo del suo superiore.
A Itachi piace provocare, riesce a farlo senza muovere un dito o cambiare espressione. Privo di scrupoli. Obito è disgustato dalla sua incapacità di impedirglielo.
Per fortuna la maschera e il collo alto nascondono il deglutire a secco. Obito si avvicina, fare la commedia con Itachi è sempre stato inutile: “Mi serve un campione del Kotaro, potrei provare a migliorarlo. Siamo rimasti in pochi, non possiamo permetterci di perdere prematuramente uno dei nostri migliori membri”. Già, un’idea coerente.
“Ossia io?” altra punzecchiata magistrale, l’assenza di strafottenza impedisce a Obito di reagire. Un suo eventuale protestare lo metterebbe nella posizione di donnicciola isterica, dominato totalmente dalle emozioni. Perciò, come al solito, a Obito non resta che ingollare il rospo “Devi smetterla di scambiarmi per Rin, Kakashi e tutti i tuoi sensi di colpa. Anche il mio sharingan rientra nello scenario, o sbaglio? Non ho la soluzione per alleggerirti i fardelli, il tuo maldestro tentativo di salvarmi non ti condurrà alla redenzione. Sei solo un pupazzo senza spina dorsale, Obito. A muoverti sono ormai solo sagome sottili e morte che non appartengono più al presente. Non hai mai avuto il coraggio di allungare il collo oltre il tuo naso per vedere cosa è cambiato intorno a te.”
Itachi lo scruta con gli occhi rossi e la faccia mezza tappata dal mantello, le ciocche di capelli nere e lucide come le ali dei suoi corvi.
Rosso anche nel foro della maschera di Obito.
La conversazione sta prendendo una brutta piega, il sentore di uscirne perdente serra Obito in una indomabile trappola. Afferra Itachi da un polso prima che possa svignarsela sciorinando un rapido commiato. Usa l’altra mano per spalancare la porta. Trascina Itachi all’interno, richiude e lo sbatacchia contro il muro. Itachi non batte ciglio, non cambia espressione neanche al tonfo sordo del suo cranio sulla parete.
Obito trattiene Itachi con la parte bassa del corpo e un avambraccio sul petto. Si disfa della maschera, fissa il sottoposto vicinissimo senza aspettarsi niente.
E niente ha.
Itachi resta impassibile con le braccia flosce lungo i fianchi, le mani nascoste sotto le maniche, sembra non averle.
Sbalordimento e rabbia agitano Obito, non si capacita ancora di quanto possa spingersi a fondo Itachi nello sviscerargli il pensiero. Eppure, il suo sharingan è spento, Obito non nota altro che la spessa cataratta grigia sempre più estesa che gli vela le pupille. Schiuma di rabbia di fronte all'indolenza con cui Itachi affronta ogni avvenimento, per Obito è uno sforzo immane fare finta di niente, rischia di crollare da un momento all’altro regalando a Itachi la vittoria.
“Non usare trucchetti mentali con me, ragazzino. Come sei giunto a queste illazioni?” Obito ormai è alterato, fuori controllo, ma la stizza che Itachi gli fomenta è davvero troppa per essere ignorata “I miei piani sono più che nobili, dettati dall’amore profondo. Cosa vuoi saperne tu freddo e privo di sentimenti come sei? Comunque, non sono affari che ti riguardano. Il tuo modo subdolo di abusare dello Tsukuyomi per carpire gli altrui pensieri mi disgusta sempre di più, ormai sei talmente vile da non riuscire più a porre una semplice domanda diretta? Ti vergogni, vero? Sei perfettamente consapevole del tuo atteggiamento spregevole. Stai attento, Itachi. Sarò anche compromesso fisicamente e con metà del potenziale oculare, ma non sono nato ieri.”
“Non sono così mostruoso, Obito. Non serve” sono talmente vicini che a Itachi basta un basso sussurro “Per capire uno come te è sufficiente riflettere.”
Niente inflessioni nella voce suadente, nessuna espressione, zero movimenti. Un campione nell’arte di far innervosire il prossimo. Obito si lascia scappare lieve ringhio, impossibile impedire all’occhio sano di assottigliarsi.
Determinato a far rimangiare a Itachi tutte le sue stronzate filosofiche del cazzo, Obito si appoggia sul braccio con cui gli schiaccia il petto aumentando al massimo la pressione.
Sotto gli automi in cui si sono trasformati per anestetizzare dolore e amarezza, sono sepolti ancora due uomini, dannazione. Itachi non può aver rimosso tutto in un batter d'occhio, l’affettuosità dimostrata per Sasuke e Shisui non è stata generata da un mucchio di circuiti e bulloni.
Obito gli strappa quel maledetto mantello senza tante cerimonie, una divisa a cui nessuno dei due appartiene davvero. Scivola lungo il corpo di Itachi per adagiarsi sul pavimento. Obito si stupisce di scoprirlo più magro ogni volta, anche a distanza di pochi giorni. Le clavicole, che ha sempre trovato irresistibili, adesso fanno impressione.
La divisa grigioazzurra gli pende addosso come un sacco moscio, Obito gli slaccia la cintura e gli sfila la maglietta per verificare quanto resta del suo corpo. Malgrado Itachi abbia perso massa muscolare, è ancora atletico.
Obito si sbarazza dei guanti, il tatto gli serve, lo vuole anche sulla mano martoriata. Accarezza i capelli di Itachi, le dita scivolano giù, assaporando tutta la lunghezza della coda. Il suo sguardo continua a monopolizzare Obito, ci affoga dentro senza rimedio. Bellissimo e sleale.
Il mantello di Obito affianca quello di Itachi sul pavimento. Piega le ginocchia, scende, con le mani segue le forme dei fianchi stretti di Itachi. Arrivato alla cintura, ci si aggrappa; poi prosegue verso il pavimento per sfilargli i pantaloni. Obito adora vedere il cazzo di Itachi così, mentre emerge dai peli pubici neri come il carbone gonfio e vellutato.
Le mani di Obito si colmano delle natiche di Itachi piccole e sode, le stringe mentre si appropinqua per baciargli la punta del sesso. Obito lo sfiora appena, quando si ritira sente Itachi esalare un sospiro tremante. I baci diventano tanti, piccoli, ritmici, Obito dà e toglie in modo strategico, ogni volta capta un sussulto nel bacino di Itachi.
Fa entrare Itachi nella sua bocca, berrebbe all’infinito le goccioline saporite del suo piacere. Itachi gli preme le dita tra i capelli, gli fa male, pare stritolargli il cranio. Gli spinge il cazzo in gola e poi lo lascia lì, Obito deve tirarsi indietro per non soffocare.
Le gambe slanciate di Itachi tremano, Obito ci si struscia rimettendosi in piedi. Guarda Itachi sudato e ansimante, riceve in cambio nient’altro che imperturbabilità. Nella foga di sfilarsi la maglietta, Obito ci s’intriga. Si cala i pantaloni in preda all’istinto irragionevole, getta le scarpe in direzioni diverse.
Itachi sempre l’immagine dell’autocontrollo.
Tiene Obito in pugno, anche stavolta ribalta il comando a suo favole.
Obito realizza che Itachi non guarda il suo corpo, forse gli fa ribrezzo. Gli tiene gli occhi ben piantati in faccia.
Obito abbranca una delle gambe affusolate di Itachi, lo costringe a posarla sul suo fianco, spinge col bacino, si fa strada tra i glutei del subalterno. Obito preme sull’entrata di Itachi, quando riesce a passare lo sorprende a contrarre la mascella. Ma il respiro di Itachi non cambia, nessun gemito, niente pelle sudata.
Obito trema persino sulle guance. È il momento di obbligare Itachi a gridare, di fargli comprendere che esiste ancora, nonostante tutto.
Di fargliela pagare per saper sempre rigirare tutti come un calzino.
Obito ghermisce entrambe le cosce di Itachi e lo solleva di peso più su della sua testa, restare al suo stesso livello di sguardo lo mette in soggezione. Con un colpo di bacino Obito lo infilza fino in fondo, i glutei di Itachi gli ricadono sul ventre mentre affonda nella sua carne bianca e bollente. Itachi non oppone resistenza alla penetrazione. Obito tuffa la faccia alla base del suo collo, ne aspira avido il profumo. Gli preme la fronte sul petto.
Obito non riesce a strappare gemiti al giovane.
Itachi inarca la schiena per strofinarsi sul corpo del superiore, Obito distingue il nervo teso del suo pene a contrasto con gli addominali. Itachi si autostimola muovendosi piano, usa Obito da manichino.
Le gambe slanciate di Itachi, avvolte alla vita di Obito, all’improvviso strizzano da togliere il fiato. Il giovane aumenta la forza, il superiore sente scricchiolare il proprio costato. L’orgasmo caldo e appiccicoso di Itachi, dal ventre di Obito, cola fino alle gambe.
Obito si è sentito tacciare di egoismo infinite volte. E Itachi cos’è? Ha fatto i cavoli suoi senza avvertirlo.
Raggiunto il piacere senza curarsi di quello di Obito, Itachi lascia andare un sospiro e si accascia sul corpo del superiore. Resta lì, con le braccia posate sulle spalle di Obito, fissa il vuoto oltre la testa del superiore senza più uno scopo.
Costretto a stringere la presa sulle cosce di Itachi per continuare a sostenerne il peso, Obito manda un’mprecazione strozzata senza staccare la fronte dalla spalla del subalterno. Si inarca per trafiggere ancora il giovane, Itachi gli rimbalza indolente tra le braccia. Silenzio, Obito si immobilizza trattenendo il fiato, poi l’orgasmo prorompe dentro Itachi e Obito si libera con un informe verso gutturale.
Obito abbassa Itachi per consentirgli di posare i piedi a terra, poi fa risalire le mani fino a stringergli la vita. Ansima con la fronte ancora appoggiata alla spalla di Itachi.
Sempre indifferente e con le mani lungo i fianchi, il giovane gli concede il favore di attendere che si calmi.
Obito solleva la faccia, guarda Itachi consumato di piacere e fatica; temporeggia asciugandosi il sudore, ma il suo sguardo indugia sulla bocca di Itachi. Non si sono mai baciati, l’occasione propizia non si è mai presentata. Un’intimità non adatta a due anime crude e logorate dall’oscenità come le loro. Ma la curiosità istiga Obito imperiosa, le labbra di Itachi hanno un aspetto vellutato. Obito non si è mai abbeverato del loro sapore, nutrito del respiro di Itachi. È un’impellenza fisica, non sentimentale.
Si accosta di nuovo al corpo di Itachi per pressarlo tra la parete e il suo petto, aspira con le labbra schiuse come se questo servisse ad attirare la bocca di Itachi verso la sua.
Obito si arresta al voltarsi della testa di Itachi, la frustrazione lo congela. Non riesce a smettere di fissare il giovane in una muta e umiliante preghiera.
Itachi esala un breve sospiro infastidito, poi si divincola dalla presa di Obito mettendo fine alla patetica postura. Recupera indolente i suoi vestiti per metterli su una sedia.
In silenzio, Itachi sparisce nel bagno.
Lo scroscio dell’acqua desta Obito dall’immobilità, crolla sulla parere sbattendoci pesantemente la fronte.
Davvero non arrivi a capire perché lo ha fatto, Obito? Continua pure a farti ingannare dall'amena bellezza di Itachi, intanto dimentichi che sotto si cela un mostro doppiogiochista macchiato di orrore e dilaniato dal dolore.
Perché continui a stupirti? Eppure siete simili, sai benissimo che la depressione rende insensibili e fa perdere interesse nei confronti del mondo circostante. Rientrano in questo anche le persone, Obito.
A Itachi non restano altro che i suoi scopi.
E tu, Obito, sei solo un sovrappiù. Fai parte di quelle attrattive a cui Itachi è diventato ermetico da un pezzo.
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