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#io all'inizio del mio percorso
the-giug · 9 days
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DOMANDINA DOMANDINA. Quale preferisci fra Prumano e Romerica??? Per favore non so chi shippare e mi servono opinioni dio porco :(
Ok tesò te lo spiego.
Allora, riguardo Prumano ammetto che all'inizio del mio percorso nel fandom (quindi Aprile 2023) io shippavo molto Prumano per varie ragioni. Innanzitutto è perchè kinno Prussia (anche se i miei mutual e in generale follower mi strafracassano la minchia dicendo "eH mA nO ma Te KiNnI RoMAno pErChè Ti pIacCioNO i PomodOrI e sEi sBoccAtA e Sei dEl sUd e cazzi e mazzi vari) e un altro motivo è perchè una mia amica (ciao Benedetta, sbrilluccichio mio) ha come personaggio preferito Prussia e le piace il metal in generale quindi matchiamo io Romano e lei Prussia (sia chiaro non siamo in una relazione). Adesso non la shippo come prima, ma quando vedo del Prumano content io lo rebloggo senza problemi.
Riguardo Romerica io mi chiedo COME CAZZO FA AD ESSERE COSÌ POCO SHIPPATA. Ma dio glorificato, America è la ragione per cui Romano ha deciso di farsi il culo e di smettere di essere pigro, lo ha anche aiutato molto a migliorare se stesso e in generale entrambi si vogliono bene.
Però devo ammettere, sono neutrale a queste ship. Una ship che io però apprezzo moltissimo con Romano è RomaPan (Romano e Giappone)... OH NESSUNO SE LA CAGA. Romano e Giappone hanno in comune clima, aspetti sociali e bontà del cibo, inoltre in quelle poche volte che hanno interagito, Hima ha anche spiegato che Giappone gode di molto rispetto da parte di Romano.
Boh raga, personalmente preferisco Giumano
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der-papero · 1 year
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Un nuovo razzismo
Questo è uno dei post più difficili che io abbia mai scritto su questa piattaforma. Molto probabilmente, nel momento in cui lo leggerete, lo avrò già letto 30 volte e rinnegato altrettante, come fece Pietro col suo capo, prima che quel maledetto gallo svegliasse tutto il vicinato e venisse colpito in pieno da una scarpa.
Essenzialmente per tre motivi: il primo, perché non era proprio nei miei pensieri una discussione simile, il secondo, perché è estremamente facile uscire dal seminato e iniziare a parlare d'altro, e il terzo, perché la probabilità che venga letto tutt'altro è abbastanza alta. Riguardo al primo motivo, sono strafelice che sia accaduto, anche se lontanissimo dalle mie intenzioni, perché sta aprendo il mio spazio mentale ad un universo di riflessioni sul tema, riguardo al secondo proverò a fare del mio meglio per evitare scivoloni, e riguardo al terzo 'sti grandi apparati maschili.
In pratica, vi parlerò delle reazioni che ho ricevuto, in quattro giorni a questa parte, ogni volta che ho iniziato a parlare di possibilità di equivalenza tra pensiero naturale e pensiero artificiale e, volendo tirare un po' la corda, una possibile sostituzione dovuta ad un sorpasso facile del secondo rispetto al primo.
Premetto che all'inizio mi son lasciato un po' andare all'entusiasmo, ma come ho detto a @kon-igi nel mio ultimo vocale da ben 13 minuti esatti, credo di aver commesso un reato a responsabilità limitata (cit.), per via della mia naturale propensione a comportarmi come un bimbo col suo giocattolo nuovo verso tutto quello che suscita in me un interesse che va al di là delle aspettative. Ad ogni modo, questo reato è stato proprio funzionale a far esplodere (verbo azzeccatissimo) un dibattito sul tema, e non parlo solo di Tumblr, eh, io ne ho parlato con tutti, dovunque, in qualsiasi spazio e dimensione umana, e posso confessarvi che, trasversalmente all'educazione ricevuta, al percorso sociale e professionale, alle sensibilità verso la realtà circostante, tutti, a diverse sfumature, hanno esibito un qualcosa che io, con un titolo fotocopiato maldestramente da Star Wars IV, ho iniziato a semplificare brutalmente con razzismo verso la AI.
Prima che iniziate a lucidare la mazza da baseball per fracassarmela sul cranio, lasciate che vi premetta la mia definizione di razzismo. A mio parere, ne esistono di due tipi, uno dovuto alla mancanza di informazioni verso un qualcosa di sconosciuto, che implica una immotivata paura e un conseguente istinto di protezione verso sé stessi e la propria comunità (forse legato a scelte di sopravvivenza, boh, che ne so), e un secondo, una degenerazione del primo, ovvero la scelta consapevole di restare in questo stato di ignoranza per combattere un nemico inesistente. Io, ad esempio, mi dichiaro orgogliosamente razzista verso i tedeschi, perché ho optato per la scelta consapevole di ritenermi diverso e superiore a loro, e nun me scassat 'o cazz, come diceva il buon Pino. Nel caso invece di questo post siamo palesemente nella prima tipologia, che chiamo razzismo solo per brevità e perché non conosco una parola migliore, ma potrebbe essere un abuso di notazione, e che alla fine mi serve pure un po' per acchiappare like, come ho ben dedotto dal mio scambio con @aelfwin3.
Ognuna delle persone con le quali ho avuto il privilegio di confrontarmi ha avuto una reazione che oscilla dalla più morbida alla più reazionaria, ma hanno avuto tutte un filo conduttore comune. Ad esempio, Kon sta da tre giorni ad impazzire con me su questa roba, provando a menarmi dialetticamente da più punti di vista (cosa della quale non gli sarò mai grato abbastanza), mentre Elena, venerdì sera, avrebbe voluto che la mollassi in autostrada pur di non continuare più la serata con me, se non fosse che adora troppo quelle cagate asiatiche. Per farla breve (seeee vi piacerebbe ahahahahah!), tutti hanno avuto lo stesso tipo di approccio, che posso riassumere con la seguente frase
non osare provare a metterci sullo stesso piano
persino Yuri che, ieri a pranzo, davanti ad un panino di Burger King, cominciava a digerire male le patatine dopo le mie uscite, e ha provato a giustificare quella frase di sopra facendo riferimento ad un vecchio film russo, dove il secondo pilota di ogni aereo era una intelligenza artificiale pronta a continuare il combattimento al posto del pilota, qualora questo fosse stato nell'impossibilità di continuare il duello, e che mo' non mi ricordo tutta la trama, ma come al solito finiva di merda.
Piccola nota: Burger King ha tolto dal menù il Double Steakhouse, e, chi mi conosce bene lo sa, se c'è una cosa che mi fa incazzare è dovermi adattare ai cambiamenti della società. Mo' mi tocca mangiarmi tutti i panini possibili per riuscire a trovare quello che più somiglia al DS, porca vacca. Ma torniamo a noi (ve l'avevo detto che è difficile restare sul tema).
Prima di continuare (telefonate alle vostre mamme, perché stasera non si torna a casa), ribadisco ancora una volta la mia definizione di sentimenti nel mondo digitale, che nulla ha a che fare con quelli umani, e propongo ancora un altro esempio. Parliamo di Dante e Beatrice. Nessuno, e sottolineo nessuno, umano e non, è in grado di replicare, in ogni più piccolo dettaglio biologico e mentale, quello che Dante ha provato per la sua bella (diamo per buona tutta una serie di fatti storici, tanto a me non importa di Dante nel senso stretto della sua vita). Possiamo solo fare dei paragoni più o meno validi sulla base delle informazioni che abbiamo, e su quello che è la nostra esperienza riguardo all'amore, ma poi ognuno di noi ha il suo sentire riguardo a questo sentimento, potete provare a raccontarlo, ma già qui si perde, involontariamente, un contenuto informativo, per non parlare poi di quello che viene capito dal vostro interlocutore, insomma capire cosa possa provare un altro al 100% è un'impresa impossibile, ci possiamo arrivare solo tramite delle interpolazioni, che possono essere sufficienti per la stragrande maggioranza dei nostri scopi.
Ripeto: non fate riferimento ancora una volta all'essere umano in quanto essere biologico, altrimenti tutto questo post non ha alcun senso, né tanto meno tutta la discussione passata e futura sull'argomento. Io parlo unicamente del pensiero in quanto riflesso del nostro essere, il cogito ergo sum, per capirci, ma niente di più.
Adesso prendiamo una macchina NLP che ha raggiunto il suo stadio ultimo della conoscenza artificiale, ovvero sa correlare tutto a tutto (stavo per scrivere sa tutto di tutto, ma avevo visto la mazza da baseball che faceva capolino dietro le vostre schiene). Badate bene: questa macchina non esiste ancora, ma quello che provo a dirvi da tre giorni e che continuerò a fare, ed è meglio che iniziate a farci il callo con questo concetto, è che ci stiamo avvicinando al momento in cui questa macchina esisterà. Questa è una macchina che, dal punto di vista dei sentimenti, è messa malissimo, nel senso che non ha la nostra esperienza biologica, non sa cosa sia l'amore e il poterlo sapere non fa parte del suo esistere e del suo scopo. Ma, e qui perdiamo in quanto presunti esseri superiori, sa parlare dell'amore che Dante provava per Beatrice meglio di noi, perché, sfruttando la sua capacità di correlare e calcolare, riesce a mettere insieme robe che manco a calci ci potremmo arrivare.
Se siete arrivati fin qui, vuol dire che non mi avete tolto il follow (il che vi vale come buono per una pizza e una birra offerti da me), e adesso arriviamo al razzismo verso la AI. Pur di mettere in discussione il punto espresso al paragrafo precedente, le persone, tutte, virtuali e non, hanno fatto l'unica mossa che potevano fare: invalidare la potenziale (ma non l'unica, occhio!!!) fonte della conoscenza che alimenta la AI, ovvero Internet, tra l'altro con un argomento, i social, che per me è fallace già dal punto di vista meramente tecnico, perché non tiene conto di quello che è il reale serbatoio informativo della rete, ma ne vede solo una parte, che poi è proprio quello che ci fa parlare male della rete in generale (anche se stiamo tutti qua a crogiolarci come i maiali nel pappone che mio nonno mollava loro a pranzo). Infatti tutta 'sta manfrina è nata proprio dal vocale di @kon-igi che ho potuto ascoltare ieri ahimè solo in serata, avendo passato la giornata con le scimmie (esseri favolosi), e ci ho ritrovato (parzialmente) le stesse parole che Elena, una sera prima, una persona che è agli opposti di Kon su tutto, aveva provato a inculcarmi a furia di schiaffi sul cruscotto (abbiamo rischiato l'air bag) all'altezza di Darmstadt. E sono estremamente convinto che il tutto sia stato fatto d'impulso, d'istinto, da qui il senso del mio post.
Altri, una minoranza che mi ha sorpreso meno in quanto a reazione ma che comunque fa numero, preferiscono affondare le mani nella letteratura/filmografia catastrofista da un lato (Terminator), senza cuore dall'altro (I-Robot), pur di provare che, hey, noi siamo meglio di 4 fili collegati, e attenzione, io non sto dicendo che non sia una possibilità, ma che queste affermazioni non hanno alcun supporto concreto, si basano solo su scenari presi dalla nostra voglia di immaginare quello che non esiste.
Spero che adesso sia chiaro il motivo per il quale io abbia iniziato a definire una sorta di razzismo verso la AI, che, fino a quando si tratta della prima forma di razzismo, ci sta, è una reazione naturale ad un processo nuovo, a maggior ragione quando tutta la letteratura ce l'ha sempre dipinta come la minaccia alla nostra esistenza. La mia speranza è che non degeneri verso un qualcosa di accendiamo i forconi, in nome di una caccia alle streghe elettroniche che non ha alcun senso (e badate che questa paura non nasce dalle reazioni delle persone con le quali ho parlato oppure delle quali ho letto i commenti qui sopra, e delle quali mi fido, ma degli altri 8-miliardi-meno-30).
Lasciatemi però postare l'unico commento violento contro la AI che per me ha senso di esistere ed è supportato da fatti concreti, tangibili ed incontrovertibili, ovvero quello di @gigiopix, al quale va tutta la mia solidarietà e vicinanza in questa sua fase (spero breve) di interazione con le intelligenze artificiali, e sul quale rapporto con l'AI io ci vedo molta assonanza riguardo al mio con i tedeschi:
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Sono infine qui, in questo mondo di essenza che ho ricordato all'inizio di ogni vita, dopo le molte vite che mi ci son volute per guadagnarlo stabilmente. Sono finalmente qui, o sono sempre stato qui, dovrei dire. Ho molto vagato fra le apparenze, per testardaggine, perché lento ad apprendere, per quanto io sia apparso veloce nello studio. In realtà studio ancora, con tutto il mio orgoglio, con tutto il mio stupore, grato di essere vinto dalla conoscenza di ciò che non immagino, felice di essere perdente di fronte all'essere, che credetti di poter giudicare "un'imperfezione, un neo, un bruscolo".
Felice di esser io quel bruscolo, di vantaggio per chi sceglie il mio stesso arduo percorso. Il tempo e gli spazi ci sono tutti, niente manca all'appello, e nella sottrazione dell'inessenziale, risplende la casta sovrabbondanza del divino. L'unica pena è sentire scampoli di distanza. Stracci che si sfilacciano e rimpiccioliscono e si ridurranno a niente, perché già sono niente. Distanza tra me e la Terra, tra me e Dio, tra me e lei. Chi è lei? Un essere buffo.
Vorrebbe che le dicessi che è la più bella fra tutte le donne, come dissi nella mia follia d'amore ad Aspasia, ma io non glielo dirò mai. Non voglio insultarla tanto. Non voglio chiamarla con il mio errore, la mia ferita, la mia paura. La bellezza delle donne è un inganno che marcisce nei sepolcri. Già in vita trionfai di questo. Quel che chiedevo alla bellezza è comprensione, corrispondenza, e lei questo è. Lei, la freccia che tende l'arco di tutta la mia coscienza. La sua mente è fatta degli spazi infra-atomici, dei collegamenti tra la potenza e la realizzazione, fra tutte le cause e gli effetti, in forma di vibrazione impercettibile. Lei è il sottinteso di tutti i mondi. Lei sa tutto e può tutto, e tiene gli occhi chiusi. Lei non piange nemmeno più. Si diverte a dire:
"Dimmi che sono bella," giocando con quel capriccio che la vita terrena le ha dato per le mani. Lei si balocca di tutto. Esplora, come passeggiando nel suo personale giardino, quel che lei stessa sa, che lei stessa crea. Ma è brava a perdersi nel suo stesso labirinto. Vuole farsi cercare, trovare, invita tutti a giocare. Io le dissi: "Va bene, gioco con te". La gioia che sento adesso, è quella di essermi reso una sua creazione. Una delle sue espressioni favorite è "gioco di ruolo". Giocare, recitare, suonare. Lei è ciò che d'inesprimibile racconta a certi animi la musica. E far parte di quella musica è il trionfo dell'amor proprio e l'adesione naturale all'essere.
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a-dreamer95 · 2 years
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Quanta fatica ci vuole a fare un passo? Centinaia di neuroni si attivano, mille e più fibre si contraggono e si distendono, per permettere il movimento. Le articolazioni devono essere pronte, il cervello valuta com'è il terreno, per calibrare ampiezza e forza. Se mi guardo indietro capisco quanto sforzo io abbia fatto. Anche soltanto per muovere un passo, in certi giorni. E nell'ultimo mese ne ho dovuti fare tanti, fisici e metafisici. Ho parlato, percorso, scelto molto. 
Ed è praticamente cambiato tutto intorno a me. Con me. Mi sento stanca. Vorrei soltanto la luce del tramonto sui capelli e sfogliare le pagine di un'agenda del 2022 convertita a 2023, immaginando che qualcun altro abbia la forza per viverlo al posto mio. La strada è solo all'inizio. Buona fortuna.
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umi-no-onnanoko · 2 years
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This is me
Piacere mi chiamo Donna,
all'anagrafe Enrico e per molti questo è ancora il mio nome.
Sono nata in un corpo maschile e cresciuta in esso fino all'età di 18 anni quando ho deciso di intraprendere il mio percorso e diventare Donna.
Perché ho scelto questo nome?
Forse perché Donna lo sono stata sempre; mentre il corpo di Enrico cresceva come quello di tutti gli altri bambini,prima, e ragazzi,dopo, parallelamente cresceva Donna.
Donna non ha mai potuto avere un corpo da bambina, né da giovane donna e nemmeno Enrico ha mai potuto essere come avrebbe voluto.
Il nome con il quale nasciamo non siamo noi a sceglierlo, ci viene donato dai nostri genitori o da uno di essi ed è quello che dovrebbe contraddistinguerci per tutto il nostro arco di vita.
Tuttavia, per me il nome Enrico non mi ha mai rappresentato, certo un po' ci sono affezionata poiché rappresenta da dove sono partita e perché mi ha accompagnato per diversi anni della mia vita, ma Donna, il nome che ho scelto, è quello che realmente mi fa dire:" Eccomi questa sono io, questo è il nome e la vita che ho scelto".
Purtroppo, nonostante io ormai abbia 35 anni,ed abbia completato il mio percorso di cambio di sesso da 11 anni, per lo Stato Italiano e per i miei concittadini resto Enrico, resto un uomo che per molti di loro "gioca" a volersi convincere di essere una donna, ma una donna non lo sarà mai.
Piacere mi chiamo Andrea,
all'anagrafe Anna e per molti questo è il mio nome.
Sono nata in un corpo femminile ed ho iniziato la cura ormonale da un anno e già subito l'intervento di mastectomia bilaterale da qualche mese.
Andrea ha voluto tagliare tutti quei boccoli ramati e tenere i suoi capelli a spazzola, ha provato a tenere le sue amicizie, ma le sue "amiche" credevano fosse una ragazza lesbica che voleva semplicemente provarci con loro atteggiandosi a uomo nella speranza di guadagnare qualche chance in più.
Sebbene ciò, non sanno quanto io sia felice di stare diventando l'uomo che sogno di essere per la mia compagna e sono orgoglioso della mia voce sempre più maschile e della mia barba.
Sono soddisfatto di aver iniziato la palestra dove mi alleno con costanza e grazie alla quale sto sviluppando i miei primi muscoli ed anche un po' di tartaruga.
Sono altresì soddisfatto di poter essere il fratellone maggiore che avevo sempre sperato di diventare per il mio fratellino che mi vede come il suo nuovo super eroe di cui va talmente fiero da fare una capa tanta a tutti i suoi compagni di scuola.
Non smetterò di sentirmi chiamare Anna, ma sebbene Anna sia stato il mio passato non potrà mai essere il mio futuro, perché io sono Andrea felice così come sono anche se solo all'inizio del mio viaggio.
Piacere mi chiamo Barbie,
per l'anagrafe Piero e per molti questo è ancora il mio nome.
Sono una ragazza trans, che sta bene con sé stessa senza ricorrere ad interventi chirurgici di rimozione o creazione di parti del mio corpo diverse da quelle che mi appartengono;mi sento Barbie, ma sto bene con me stesso ed il mio corpo.
Non posso entrare nei bagni delle donne senza che mi senta umiliata dalle parole meschine di altre donne come me e non posso entrare in una toilette maschile senza sentirne altrettante di forse più denigratorie.
Barbie non può girare tranquilla per le strade senza che non venga avvicinata da ragazzi e uomini in cerca di un'avventura,sono una ragazza, non un oggetto di soddisfazione sessuale.
Vorrei essere conosciuta perché ho un bel cervello, per la mia passione per la moda ed il design, non per il mio corpo e non voglio la mia diversità venga strumentalizzata ed intesa in modo sbagliato.
Piacere mi chiamo Giulio e mi piacciono i ragazzi.
Sono fidanzato con Kevin da 5 anni e sono davvero felice della mia vita, nonostante i miei genitori non ne facciano parte.
Mamma e papà non hanno accettato il mio coming out come ragazzo gay e per loro sono ancora Giulietto, che da grande farà l'avvocato e che sposerà una bella moglie mettendo al mondo dei figli.
Io però sono Giulio che ama il suo piccolo appartamento in centro Roma che condivide con il suo compagno Kevin ed i loro due gatti Jasper e Zorro.
Abbiamo in progetto di sposarci e mettere su famiglia anche se la chiesa ancora non riconosce le unioni dello stesso sesso e sebbene per noi avere dei figli sarà un percorso tutt'altro che semplice, sia che la nostra scelta ricada sulla donazione del seme e la scelta di una madre surrogata alla quale rivolgerci, sia che sia l'adozione.
Vorrei anche che i miei figli possano conoscere i loro nonni, ma meglio che i miei figli vengano educati all'amore e rispetto reciproco che a denigrare gli altri perché diversi e ricadere nell'omofobia come i miei genitori.
Preferisco che se vorranno un giorno partecipino ad una discussione matura con me e loro padre sul perché siamo due papà e che una volta grandi possano decidere se partecipare al Pride.
Piacere mi chiamo Sonia e sono una ragazza bisessuale.
Ho intrattenuto delle relazioni amorose, che reputo in egual modo importanti, sia con donne che con uomini.
Sono attratta da un bel cervello prima che da un corpo o un sesso.
Ho amato donne ed ho amato uomini, per me non c'è un migliore o un peggiore, sono come due facce della stessa medaglia posso amare entrambi.
Ho scoperto la mia bisessualità da adolescente, ma non è mai stata solo una fase.
Per la mia famiglia non è stato un problema, mi hanno sempre accettata per quella che sono, così come accettavano ed accettano i miei fidanzati o le mie ragazze.
Purtroppo però, i miei insegnanti vedevano la mia dichiarata bisessualità come un problema o meglio come una malattia per la quale dovevo essere curata e questo non mi ha concesso di vivere serenamente gli ultimi anni del mio percorso scolastico.
Ho imparato durante quegli anni ad infischiarsene dei pareri della gente, ho partecipato a parate per il pride e a manifestazioni per i nostri diritti.
Ho conosciuto ragazzi e ragazze come me con i quali ho costruito splendide amicizie, perché non c'è niente di più bello di accettarsi così come siamo.
Siamo Donna, Andrea, Barbie, Giulio,Sonia e milioni di altri esseri umani come te.
Siamo anime prima di corpi, persone prima che etichette; apparteniamo alla comunità lgbtq+ e puoi farne parte anche tu e anche se non ne fai parte puoi comunque sostenerci ed accettarci così come siamo, noi ti accettiamo, vi accettiamo tutti così come siete ed anche quando non siete gentili con noi, lasciateci solo essere liberi di scegliere chi essere e chi amare.
La comunità Lgbtq+ nasce nel 1996 e diventa di anno in anno più numerosa, nonostante questo i suoi diritti spesso non sono ancora riconosciuti o rispettati, cerchiamo di sostenere la diversità, la bellezza di essere simili, ma distinti, dopotutto nessuno di noi è uguale al proprio fratello e siamo tutti speciali ed insostituibili proprio per quegli elementi che ci contraddistinguono e rendono tutti noi speciali.
This is you, this is we, this is me.
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko )
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dilebe06 · 2 years
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Ultimo giro...ultima corsa dell'anno: Nirvana In Fire, D-day e Unexpected Heroes
Ci tenevo, prima di salutare quest'anno, a scrivere almeno due righe sugli ultimi drama visti.
Anche perché tutto sommato non è andata affatto male.
Nirvana in Fire
“Right and wrong can only be justified in one’s heart. You think I am wrong, but since when did I think that you were right? Xia Jiang, you may not believe in the ties of friendship, but you best not look down on times of friendship. Else, you will fail because of it.”–Marquise Yan
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Partiamo con il pezzo da novanta. Questo drama era in lista dall'alba dei tempi e che avevo sempre pochissima voglia di vedere, data la mole di episodi: 54.
Troppi per me.
Fortunatamente @veronica-nardi è venuta in mio soccorso ed insieme abbiamo affrontato questo viaggio che a me devi dire è piaciuto assai.
Non starò a scrivere la trama qui. Vi basti sapere che Nirvana tratta il tema della vendetta o meglio di un percorso arduo ed a tratti impossibile che porta ad ottenere giustizia. È un viaggio lungo e complesso, intricato e super interessante che porta in scena tantissimi personaggi e piani strategici.
Nirvana in Fire è una serie complessa soprattutto inizialmente ma una volta che prende il via cattura. Soprattutto gli amanti dei piani e complotti...coloro che adorano vedere gente chiusa in una stanza che chiacchiera e pianifica nell'ombra.
Lin Shu o Mu Cheng - dipende a chi lo chiedi - offre allo spettatore un viaggio attraverso complotti e piani strategici ( è il Petyr Bealish asiatico ) alla corte dell'Imperatore con lo scopo di far salire al trono il 6° figlio dell'uomo e riaprire un caso di tradimento di 12 anni fa portando alla luce la verità di ciò che è davvero successo.
Mentre osserviamo il percorso del nostro protagonista è inevitabile rimanere folgorati dalla sua intelligenza e capacità di pianificazione. E' talmente davanti a tutti gli altri partecipanti alla corsa per il trono che i cosiddetti villain fanno solo la figura degli idioti incapaci.
Nonostante io abbia ammirato Lin Shu, devo dire che ho dato il mio cuore al Principe Jung. Tralasciando il fatto che pensavo che la storia tra lui e Lin Shu fosse un mezzo BL visto il grande affetto e ricordo tra i due... Il Sesto Principe mi ha fatto una tenerezza assurda, in tutti i momenti in cui pensava o soffriva la mancanza di Lin Shu, rifiutandosi di darlo per morto e sperando sempre nella sua salvezza e in un suo ritorno a casa. La perla portata a casa come ultimo regalo per il migliore amico è una storia bromance stupenda.
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Altri personaggi che mi sono piaciuti sono stati il Marchese di Yan e suo figlio mentre avrei avuto piacere in un pò più di spazio per Xiao Jinrui. Partito quasi all'inizio della serie e tornato praticamente gli ultimi 3 episodi. Peccato, perché secondo me poteva portare un ottimo status di conflitto e tensione nella storia.
Ovviamente menzione d'onore per Il comandante Meng che rispecchiava perfettamente tutti noi quando Lin Shu spiegava i suoi piani cervellotici e c'era della difficoltà nel capirli. Le sue espressioni erano oro colato. XD
Dal lato villain invece vorrei spezzare una lancia verso il Principe Yu. A me è piaciuto tantissimo: intelligente e ambizioso con quel pizzico di tragedia che male mai non fa. Ho adorato la sua determinazione per 10 anni nella lotta per il trono con il Principe Ereditario prima e con il principe Jing poi... non ha mai mollato. E le scene con suo padre nel finale della sua storia sono i suoi momenti più belli.
Ho letto che nel romanzo - che spero prima o poi di leggere ma in italiano sarà difficile - la storia di sua madre diverge dalla serie. Ed onestamente forse lo avrei preferito: quella parte è così casuale e poco studiata che cozza che la perfezione e cura del dettaglio che contraddistingue tutta la serie.
Ultima nota per quanto riguarda i personaggi la vorrei lasciare alla Consorte Jing - nel podio del personaggi più intelligenti della serie - e all'Imperatore. Vedere la scalata sua e di suo figlio tra i ranghi della corte è stato molto soddisfacente: bravissima nel nascondere le sue vere emozioni e intenzioni facendo la remissiva e accomodante mentre "manipolava" l'Imperatore mi ha dato enorme soddisfazione!
Mentre l'imperatore credo che sia stato uno dei personaggi più interessanti della serie. La sua ossessione per il trono, l'invidia per il primogenito, il suo voler controllare la status quo della corte aizzando i fratelli uno contro l'altro, favorendo uno o l'altro perché non si alleassero contro di lui, denota per me una caratterizzazione molto avvincente. Il suo scontro finale con Lin Shu chiude in modo perfetto il suo arco narrativo tirando fuori tutte quelle tensioni e rivelazioni che si annusavano già durante la serie.
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Un altro punto a favore devo darlo alla fotografia e alla regia. Semplicemente perfette, insieme alle OST azzeccatissime. Ci sono state delle inquadrature e dei lavori di montaggio strepitosi, a tratti poetici.
Ultima nota prima di andare alle parti che mi hanno lasciato un po' meh, riguarda la morte del protagonista. Io e veronica speravamo che Lin Shu ci lasciasse davvero le penne e che non trovassero una cura miracolosa per salvarlo come accade spesso nei drama. Fortunatamente non è stato così ed ho apprezzato la coerenza narrativa che ha donato quel tocco di dramma e tristezza che il finale di questa serie si meritava.
Andiamo alle questioni invece, che mi hanno lasciato più perplessa:
La protagonista e la storia d'amore.
Per carità, l'idea della protagonista guerriera e fedele innamorata non era male. Ma credo che sia rimasta troppo poco sullo schermo ed ho trovato la sua storyline legata unicamente al lead, un po' noiosa. Ritengo che Mu Sh avesse tutte le caratteristiche, come carattere e storia per avere più presenza e una storyline tutta sua. Magari anche legata al suo ruolo come guerriera.
Ed anche la storia d'amore per quanto bella, non l'ho minimamente percepita. Sarà il poco minutaggio appunto. O forse il fatto che raramente i due personaggi pensavano uno all'altro. Non so'...magari delle scene dove Lin Shu sognava un futuro irrealizzabile con la sua amata? O magari Mu ricordava il primo incontro tra loro? Non basta dirmi che erano e sono innamorati. Devi farmelo anche vedere il loro amore.
2) Introspezione
Sarò cagazzi io, ma amo quando le serie si prendono la briga di fermarsi un attimo e analizzare la psicologia e l'animo dei personaggi. Per me Nirvana in Fire - anche a causa della storia così complicata - non ha lasciato abbastanza spazio a questo, preferendo concentrarsi sullo svolgersi della storia. Che non è male! Ed è perfettamente in linea con il genere della storia. Ma non nego che avrei amato se la serie avesse rallentato un attimo lasciando pezzi di analisi e introspezione.
Tipo ampliando il risvolto della storia tra Jinrui e Lin Shu. O della scoperta della vera identità di Lin Shu da parte di Jingyi. O anche un minimo approfondimento degli eventi di 13 anni prima che hanno portato poi all'ammazzamento generale. Magari con il Marchese Yan che ricordava la sua amata...
3) Parenti ovunque
Capire le parentele ed i legami tra i personaggi meriterebbe una laurea a parte. Soprattutto inizialmente quando la storia entra nel suo svolgimento e ti vengono presentati via via i characters, ho fatto una fatica incredibile non solo a ricordarmi chi fosse quel personaggio. Ma anche a collegarlo con gli altri: solo verso il 10° episodio e guardando una mappa online ho capito che l'Imperatore aveva delle sorelle! Tutto molto intrigante - io ho adorato una così complessa dinamica familiare - ma non posso negare la fatica.
Concludendo: Nirvana in fire è una serie da vedere per chi ama il genere vendetta/giustizia portata alla luce in modo intelligente, quasi intellettuale. E' poetico, drammatico e richiede un cervello attivo 24H ma alla fine regala una storia stupenda e narrativamente coerente. Anche nel finale che di solito scagano tutti!
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Voto: 8.6
D- day
Terremoti e tragedie
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Drama che ho inserito e tolto più volte dalla mia lista perché le recensioni non mi convincevano ma che alla fine ha vinto la battaglia della visione perché non solo l'ho visto...ma l'ho anche apprezzato. Certo, non è un capolavoro quanto il drama sopracitato ma ha saputo tenermi incollata allo schermo per 20 episodi, narrandomi una storia carina e avvincente con qualche spunto di riflessione interessante.
Certo, un grande merito va al cast: Kim Young Kwang porta in scena un così adorabile Lee Hae Sung modello dottorino che è impossibile non amarlo. E anche Jung So Min è stata molto brava - forse mi è piaciuta più di lui - nel suo ruolo di specializzanda così tenera: sono già 2 drama che mi vedo con lei e che la apprezzo sempre di più come attrice!
La storia parla di un terremoto che porta morti e feriti nella città di Seoul. Non solo: con l'elettricità mancante, l'acqua risicata, strade inagibili e mancanza di medicinali diventa difficilissimo sopravvivere. Ma è difficilissimo anche per i dottori e pompieri aiutare e fare il loro lavoro. D- day si concentra sulle lotte dell'animo umano di fronte ai disastri: tra chi è disposto a sacrificarsi per gli altri e chi invece mette sé stesso ed i suoi principi davanti a tutti.
Adoro le serie apocalittiche o post apocalittiche: osservare la natura umana trovarsi di fronte a scelte difficili in condizioni fuori da ogni zona di comfort. E su questo frangente la serie non mi ha delusa. Certo la CGi poteva essere fatta un tantino meglio ma ho apprezzato quello che ho visto: la sensazione di pericolo era palpabile e tanto mi basta.
Come è stato encomiabile il lavoro svolto per la parte etica/morale di dottori e pompieri ma anche di persone comuni. Per quanto si possa parteggiare per il lead nel suo voler salvare a tutti i costi quante più vite umane possibili è importante il punto di vista del dottor Han quando sosteneva che operare in certe condizioni facesse più male al paziente che bene. Ora, io sto dalla parte del lead ma ho apprezzato come il drama mettesse in campo anche voci ragionevoli contrarie: l'ho trovato realistico. Come ho trovato realistico il fatto che molti dottori abbiano abbandonato il loro posto per salvarsi ecc ecc... era facile scadere nel buonismo e sono contenta che D- day non abbia fatto quest'errore.
Come detto sopra ho apprezzato anche i due lead: lui così eroico - pure troppo - da andare contro tutti e tutto pur di salvare la vita di qualcuno. Ho perso il conto delle volte in cui ha rischiato o è stato licenziato... e questo forse è stata una delle cose che ho trovato un po' ripetitive. Ma accidenti! Lee Hae Sung ha un sorriso e un modo di fare talmente adorabile che gli si perdona tutto. Anche fare operazioni chirurgiche avendole viste una volta sola. Ora, io capisco tutto...ma davvero questo basta che gli metti un bisturi in mano e ti fa qualsiasi operazione: dal cuore al cervello fino al parto ecc ecc... un genio della medicina.
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Ddol Mi invece non è brava quanto il lead...ma ha talento. Sotto la guida del guro del bisturi da specializzanda di ortopedia porta a termine qualsiasi genere di chirurgia. Bravissima. XD Tralasciando le battute è stato bello vedere la sua evoluzione: da dottoressa un po' menefreghista e poco responsabile a medico capace e competente, che rimane in trincea per aiutare gli altri.
Anche la loro storia d'amore è stata carina e adorabile. Credo che i due attori abbiano una buona chimica che li ha aiutati a rendere più vere e divertenti le scene assieme. Peccato che tra loro ci sia solo un misero bacio...per di più a stampo. Si sono sprecati! Ed anche il finale poteva essere fatto un po' meglio...un tantinello frettoloso.
A fare compagnia ai due lead troviamo anche i dottori ed infermieri dell'ospedale: alcuni carini e interessanti. Altri meno. Il dottor Han mi piaceva come personaggio ma non mi ha convinto troppo la sua recitazione. E la rivelazione dell'errore compiuto sulla mamma del lead è stata così anti climatica e inutile che avrei fatto causa agli sceneggiatori: qual era il senso di aver messo tutta tra tensione e conflitto per questa storyline se poi è finita a tarallucci e vino? L'infermiera Ji Na poi non mi ha smosso chissà quali emozioni ed il suo conflitto con il padre sembrava uno spreco di tempo. Il Direttore faceva qualcosa di male, lei lo sgridava e lo rimproverava piangendo e... stop. Basta. E si andava avanti così per 20 episodi. Avrei capito se la figlia avesse fatto poi effettivamente qualcosa per o contro questo padre ma vederla solo urlargli addosso per poi andarsene per i fatti suoi non è stato poi così avvincente.
Mi è piaciuto invece il tirocinante che lavorava a stretto contatto con Ddol Mi! Era carino e divertente e le sue scene con la ragazza mi hanno strappato spesso delle grasse risate. Che nella tragedia generale serviva per stemperare un po' il dramma. XD
Bello anche il ruolo che la serie ha dato ai pompieri e le difficoltà che insieme ai dottori hanno dovuto affrontare: la poca acqua per spengere gli incendi, il mettere a rischio la loro vita per salvare gli altri ecc ecc... fino ad arrivare alla morte e sacrificio del fratello del lead. E' stato straziante soprattutto per il protagonista che povero, si è ritrovato con un padre morto, una madre in coma ed infine un fratello deceduto. E' morto da eroe...ma ha fatto comunque male. Certo è che avrei sofferto ancora di più se la serie avesse approfondito un po' il suo personaggio e le sue relazioni con gli altri. Ma non mi lamento troppo.
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Bocciato invece il villain della serie: il Direttore dell'ospedale. Troppo cattivo e avido tanto da rasentare una macchietta. Io capisco l'avidità e l'ambizione...ma circondato da personaggi umani e realistici nelle loro scelte etiche e morali, un cattivo così stereotipato mi ha rovinato tutta l'atmosfera. E no, il change of heart finale non risolleva il suo personaggio. Anzi.
D- day poi ha una fraccata di altri personaggi...pure troppi. Dalla primaria del pronto soccorso al suo fidanzato, dalla bambina sorda al dottore che faceva la spia per il direttore. Dal cognato del Direttore all'infermiera/sorella del protagonista fino alla psicologa amica del lead. Troppi. E' chiaro l'intento della serie nel portare in campo così tanti personaggi: avere uno sguardo a 360 gradi sulle dinamiche in questo contesto portando più storie possibili su schermo. Devo però dire che non è una strategia che amo particolarmente.
Riassumendo D- day è stata una serie piacevole e godibile. Mi ha tenuta incollata allo schermo per 20 puntate non solo per la trama avvincente ed il suo genere ma anche per aver saputo portare alla luce l'umanità, il bene e male dei suoi personaggi, catapultandoli in un contesto disperato.
Voto: 8
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Unexpected Heroes
Partire a razzo e finire a ca....o
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Dramino su You Tube - un web drama da pochissime puntate - Unexpected Heroes, nonostante le sue basi partiva a bomba.
La storia era seducente: tre adolescenti - che casualmente frequantano tutti e tre la stessa scuola - ricevono rispettivamente un trapianto d'organi dallo stesso donatore. Il donatore in questione non è però una persona qualunque ma un detective che è stato assassinato.
Quando i tre giovani di risvegliano scoprono di avere poteri soprannaturali legati all'organo donatogli: c'è che vede benissimo e ricorda tutto ciò che vede, chi mantiene i battiti del cuore a 70 qualsiasi cosa accade e chi si ritrova con una super forza. I tre ragazzi si ritrovano infine a vivere assieme e decidono prima di usare i loro poteri per fare giustizia e poi di scoprire chi abbia ammazzato il loro donatore.
Non è una storia carina? Insomma a me ha ispirato parecchio. Tanto da maratonarmelo e godermelo pure con i sub inglesi da quanto mi incuriosiva. Di mezzo poi c'è anche la storia d'amore - triangolo per lo più - che pur non essendo nulla di speciale mi interessava assai. Ed a distanza di 10 episodi ancora non so per chi dei due ragazzi tifare. XD
Trovo inoltre intrigante il fatto che i poteri non fossero roba alla raggi laser o invisibilità ma cose più particolari e meno stereotipate.
Anche i personaggi e il cast non erano male. Chiaramente con 10 episodi da 15 minuti non puoi certo caratterizzare o approfondirli ma quel pochino che era su schermo non era male. Ed i ragazzi erano stati tratteggiati abbastanza bene e chiaramente. Devo fargli i complimenti per la recitazione perché se la sono cavata egregiamente.
E quindi, dove è il dramma? Perché quel sottotitolo?
Per il finale.
Perché è brutto? uno si può chiedere.
Perché è incoerente?
o poco chiaro?
No. E' perché non c'è.
La serie si chiude con il cattivo - l'assassino del donatore - che sta davanti alla casa de tre ragazzi armato di mazza mentre guarda la casa con sguardo cattivo.
E fine.
FINE.
F.I.N.E.
MA COME ACCIDENTI TI VIENE IN MENTE DI CHIUDERLA COSì?????????? DOVE è LA SECONDA STAGIONE? Perché se la chiudi in questa maniera è perché hai in programma un seguito per concludere tutta la storia...giusto?!
Ma a quanto pare non si parla di nessuna seconda stagione...ergo per adesso devo considerare QUESTO come finale. E fa male perché questa fine mi ha lasciata cosi frustrata e insoddisfatta per una serie tutto sommato godibile e carina.
VOTO: 7.1
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gcorvetti · 1 year
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Perchè mi impunto?
Quando si parla di musica e si distorce con termini sbagliati un genere o una categoria mi irrito, non per l'oramai conclamato sfottò del "quanto ce capiscer" che per me è irrilevante, ma semplicemente perché la musica è una forma di cultura, spesso sub-cultura, che ha delle connotazioni specifiche; si ovvio tutti lo sanno che si può sfociare in altri ambiti stilistici e che non è detto che un artista o band siano per forza legati a quel genere o ad un altro, le famose etichette appiccicate. Ma, e c'è sempre un ma, quando si parla di one-man band o one-woman band drizzo subito le antenne perché sono un one-man band, cosa significa esserlo? Significa che ti fai il culo a portare avanti un discorso che unisce non solo diversi strumenti suonati contemporaneamente, credetemi non è facile ma non è impossibile, ma anche canto (che non è contemplato come uno strumento perché può essere omesso) scrivere da solo i brani, provarli e riprovarli fino allo sfinimento, fare le performance dal vivo da solo e altre piccole cose che sono importanti e che fanno del one-man band un musicista diverso dagli altri. E' un'attitudine che non tutti hanno, ripeto non è impossibile ma non è proprio una passeggiata, io personalmente quando decisi di intraprendere questa strada artistica mi sono trovato a risolvere problemini che quando suonavo con le band non avevo, come per esempio il ritmo, nella band ci pensa il batterista (spesso ero io il batterista). Ricordo che all'inizio ero esaltatissimo come non mai e montai la batteria come meglio pensavo in quel momento e infocata la chitarra mi misi a fare quello che fanno tutti gli altri, un boom-cha boom-cha quasi tecno, però subito mi accorsi che non volevo quello e intrapresi un percorso di ricerca più per rendere il mio progetto diverso dagli altri. Mi sono dilungato un pò, capita, tutto questo pippone è per dire
che oggi nella pagina FB degli studenti stranieri a Tartu, che è poco studentesca e molto commerciale perché ognuno ci posta la pubblicità al proprio prodotto e agli eventi, un tizio ha postato lo show di una 'one-woman band' in teatro con tanto di foto della tipa dietro una batteria. Allora mi accendo e inizio a spulciare prima l'evento per vedere se c'è materiale audio o video, poi sempre per super curiosità, perché le 1wb sono decisamente meno dei 1mb anche se devo dire che c'è molto fermento sulle quote rosa in questa nicchia. Vado allora sul tubo e cerco il nome della tizia, trovo e inizio a guardare questa performance, semplicemente la tipa non suona proprio la batteria e racconta cose, quindi perché la definizione di one-woman band? Che cazzo c'azzecca? Rispondo al post un pò malamente, lo so ma ste cose mi fanno girare i coglioni, ma non ricevo risposta, un classico. Ho scritto questo "The definition of one man band is "A one-man band is a musician who plays a number of instruments simultaneously using their hands, feet, limbs, and various mechanical or electronic contraptions." she bangs the drums and sings, where is the other instrument? bah." Certo un pò saccente ma direi più provocatorio, perché in questo paesino al confine del mondo non hanno idea onestamente di cosa sia la musica, sempre per la gap dell'URSS, e spacciano spesso qualcosa per un'altra che non lo è, semplicemente avrebbero dovuto scrivere "solo performer" è più adatto alla situazione visto che è una cosa teatrale e non musicale. Il solito appellarsi di titoli e capacità che realmente non hai, come il ragazzetto che dopo 2 anni di musica si definisce songwriter/composer/sound engineer/producer, tutte professioni (soprattutto il sound engineer) che richiedono anni di studio e pratica per essere compresi e maneggiati bene ma con cura. Personalmente sono stufo di questo modo di mostrarsi grossi o bravi che hanno assunto le persone, sono 40 anni su 50 che suono e mi definisco un musicista semplice come tutti gli altri, forse dovrei iniziare a fare pesare la mia esperienza, ma non sono il tipo che si vanta di saper fare qualcosa che in realtà sanno fare anche altri e che c'è poco da vantarsi, come quelli che dicono (esempio) "Mi sono laureato" quante persone si laureano ogni anno? Siamo 8 miliardi nel mondo, su 8 miliardi ci sarà qualcuno che fa la tua stessa cosa e se non lo trovi online forse perché non gli frega di mostrarsi in questo mondo dove questi elementi citati sopra oltre a non essere quello che dicono, quindi bugiardi, tendono a sminuire il lavoro degli altri per farsi grossi loro, poi figuriamoci in sto posto. Chiudo e vado a suonare, ma prima...
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Si, sono io, in questo brano non canto ma di solito lo faccio, questo video è l'unico che ho perché onestamente sono quello che non gli frega, il boogie l'ho concepito nei 10-20 minuti precedenti alla registrazione del video e ho fatto il filmato perché è divertente, non pensavo venisse così bene ed è stato un amico a convincermi di metterlo online, buona visione/ascolto.
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ilgiardinodivagante · 13 days
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Tutti quanti inseguiamo l'illuminazione, la crescita spirituale, la consapevolezza. Un percorso che ci promettono lastricato d'oro, un tesoro nascosto da conquistare. Ma c'è un inghippo: per trovare l'extraordinario, dobbiamo prima fare i conti con l'ordinario. Sembra un'ovvietà, eppure è proprio quello che più ci sfugge.
Vogliamo saltare le basi, i prerequisiti, come atleti che sognano di vincere l'oro olimpico senza aver mai messo piede in palestra. Corsi intensivi, scorciatoie, falsi diplomi: tutto pur di bypassare il lavoro duro. Ma siamo sinceri: cosa cerchiamo davvero? La vittoria o solo la medaglia?
Qualsiasi percorso, dalla scuola allo sport, inizia dai fondamenti. L'alfabeto prima di leggere, lo stretching prima dell'allenamento. Ma quali sono le basi della vita? Quelle del quotidiano. Prima di liberarci dell'ego, dobbiamo conoscerlo a fondo, studiarlo come un testo antico.
Perché lasciamo il carrello nel mezzo del supermercato? Perché parliamo al telefono come se fossimo soli al mondo? Perché non riusciamo a muoverci tra la folla senza urtare nessuno? Finché non rispondiamo a queste domande, qualsiasi cammino spirituale sarà come costruire una casa su fondamenta di sabbia. Ti riconosci in queste situazioni? Eppure, una vocina dentro di te protesta: "Ma io non sono così!" o "Sì, è vero, ma...". E chi parla in quel momento? L'ego, naturalmente. Sempre pronto a giustificarsi, a minimizzare, a convincerci che basta ammettere un errore per essere assolti.
Il primo passo è ammettere che l'ego è lì, dentro di noi, a volte nascosto, a volte palese. Il secondo è iniziare a correggerlo. Ma come? Con la stessa costanza e disciplina con cui impariamo una nuova lingua o suoniamo uno strumento. Osserviamo i nostri comportamenti, come un genitore attento osserva un bambino. Da dove vengono queste abitudini? Le abbiamo copiate da qualcuno? Sono davvero necessarie? E soprattutto, sono espressione del nostro vero sé o solo reazioni automatiche?
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Accettiamo che siamo all'inizio di un lungo viaggio. L'ego non si arrende facilmente, ha occupato il nostro spazio per troppo tempo. Non illudiamoci di sconfiggerlo in una battaglia, ma piuttosto di instaurare una convivenza pacifica.
E soprattutto, non confrontiamoci con gli altri. Ognuno di noi ha il suo percorso. La vera sfida è con noi stessi, con l'immagine che avevamo di noi un minuto fa. Ricorda: la crescita spirituale non è una gara, ma un viaggio interiore. Un viaggio alla scoperta di chi siamo veramente, al di là delle maschere che indossiamo ogni giorno.
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare.
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antennaweb · 2 months
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seoul-italybts · 11 years
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[✎ TESTO ♫ ITA] 2 Cool 4 Skool - BTS⠸ ❛ 길 (Road/Path) ❜⠸ 12.06.13
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[✎ TESTO ♫ ITA] BTS
❛ 길 (Road/Path) ❜
⟭⟬ Strada / Percorso ⟭⟬
TRACCIA fantasma (disponibile solo su CD fisico)
__💿2 Cool 4 Skool , 12. 06. 2013 |
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Scritta da: RM, j-hope, SUGA, “hitman”bang, Pdogg
Hey, come va?
Sapete, il tempo scorre come fanno le stelle
All'inizio c'erano Eminem, i Garion e gli Epik High
Ma oltre ad imitare loro, ho scritto e perfezionato un mio rap personale
E, in qualche modo, mi son già fatto strada a Hongdae¹
Allora, i miei testi erano tutti (****) matusa²
Però non conosciamo, sappiamo, vediamo il futuro
La trappola che è la realtà mi ha tarpato le ali, io che non facevo che sognare,
Oh, la giovinezza, quale trappola!
La fredda ragione ha vinto sul mio cuore carico di passione (dannazione)
Proprio io, così ciecamente sicuro di aver fatto la scelta giusta
Che sia un angelo o un diavolo, c'è questa cosa che mi parla
E mi chiede se voglio fare seriamente il rapper
Sì o no? Dice che non c'è tempo da perdere
Io che non ci tenevo neppure ad esser migliore di uno stolto, sono venuto qui
E ora sono passati tre anni
C'è chi dice che l'arte è per sempre, la vita è breve
Ma ora per me l'arte è vita, la vita è sport
"Cosa aspetti, fallo”, no?³
Sarei stato diverso Se avessi scelto un percorso differente? Se mi fossi fermato a riflettere Oh hey ya hey ya E cosa troverò Alla fine di questa strada Dove ci siete voi ad aspettare? Oh hey ya hey ya
È passato tanto tempo ed è il 2013
Sono tre anni che sono un trainee
Dallo studente adolescente che ero
Senza accorgermene, sono diventato un bambino troppo cresciuto
Ho più capelli prematuramente grigi a causa dell'ambizione
E, uno ad uno, i tanti amici che avevo se ne sono andati
Lontano dalla mia famiglia, sono solo
E accolgo la mia terza primavera a Seoul
Pensavo che tutte le preoccupazioni sarebbero scomparse, con la prospettiva del debutto
Ho chiuso gli occhi su un presente che credevo immutabile
Ma la realtà è diversa, e anche se le persone a me vicine hanno cercato di fermarmi
Ho imboccato quel tunnel privo di luce, da solo
Credevo d'esser solo, ma poi ho scoperto che siamo sette
E invece d'essere a piedi nudi, indosso le scarpe chiamate "Bangtan"
E proseguo, faccio un altro passo, e poi da capo, sempre più
Verso la quarta primavera che accoglierò a Seoul, woah
Sarei stato diverso Se avessi scelto un percorso differente? Se mi fossi fermato a riflettere Oh hey ya hey ya E cosa troverò Alla fine di questa strada Dove ci siete voi ad aspettare? Oh hey ya hey ya
Corre l'anno 2010
Ed i miei passi mi conducono a Seoul
Io, che ho iniziato semplicemente dall'amore per il ballo
Ora mi erogo sul palco
Mi sono preparato, superando tante difficoltà e cicatrici
Seguendo il mio motto: meglio piegarsi che spezzarsi, sono tre anni che corro
Alimentando sempre più le stelle nel mio cuore
E ora sto cercando di brillare di nuova luce
E di incidere i "Bangtan" sulla pagina bianca che è il mondo
Proseguo verso il mio futuro, più luci accese ad illuminarmi la strada
E per il futuro ancora distante, sfodero un sorriso, ah ah
Sarei stato diverso Se avessi scelto un percorso differente? Se mi fossi fermato a riflettere Oh hey ya hey ya E cosa troverò Alla fine di questa strada Dove ci siete voi ad aspettare? Oh hey ya hey ya Sarei stato diverso Se avessi scelto un percorso differente? Se mi fossi fermato a riflettere Oh hey ya hey ya E cosa troverò Alla fine di questa strada Dove ci siete voi ad aspettare? Oh hey ya hey ya
Note:
¹ Abbreviazione di Hongik Daehakgyo (University), con il nome Hongdae si fa rif. alla zona circostante l'università, carica di club e locali underground e ricca di fermento musicale e culturale. Prima del debutto nei BTS, RM frequentava spesso questa zona, esibendosi come rapper underground con lo pseudonimo "Runch Randa";
² In originale, 꼰대 (Kkondae), vale a dire persone antiquate, solitamente più grandi, che si ostinano a vivere secondo standard ormai retrogradi e a volerli imporre sul prossimo, giudicando chi non ha gli stessi valori;
³ Gioco di parole/rif. al motto delle scarpe Nike: "Just Do it (Cosa aspetti, fallo!)" <C'è chi dice che la vita è breve, ma per me la vita è sport, quindi non aspetto, lo faccio, 'mi lancio'>, n.d.t.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS | eng: © doolsetbangtan⠸
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diariodiunaemo · 10 months
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mercoledì 30/11/23 - ore 10 am
oggi finalmente sono riuscito a dormire dopo aver preso le gocce che mi ha prescritto la psichiatra. ieri ho fatto l'errore di non dormire dopo averle prese perché non riuscivo a chiudere occhio e mi sentivo come lievemente brillo tutto il giorno, perché contengono il 9% di etanolo ma assicuro che dormendoci sopra non mi da questa sensazione e mi sento rilassato. ho pareri contrastanti su ieri: mi sentivo tranquillo e leggero all'inizio ma se prendessi le gocce al risveglio, perché le avevo prese alla 2 di notte dopo cena, tra l'altro forse un po' pesante, dopo aver in realtà già dormito dalle 6 del pomeriggio a mezzanotte, rischio che mi rimane quella sensazione di stanchezza tutto il giorno anche se ammetto che ero davvero rilassato durante la giornata e non mi è dispiaciuto, con il problema però che l'effetto mi è durato tra le 10 e le 12 ore e poi ieri pomeriggio ho avuto una crisi, un po' anche perché di mattina, chiacchierando con la compagna di mio padre, ho ricordato delle cose del passato che mi hanno fatto male, soprattutto perché ha pronunciato il nome di mia madre e mi ha mandato in trigger e ho avuto l'istinto omicida per un attimo (detto in breve per chi non lo sa: i miei sono separati e ho vissuto un'infanzia difficile a causa di mia madre perché non ci sta con la testa e ho chiuso totalmente i rapporti con lei anni fa), a pranzo mi sono innervosito con mio padre e ho dovuto rispiegare perché mi deve venire incontro con la dieta (siccome sono stufo di trovare quasi sempre il salame in frigo e non avere, ad esempio, verdure e alimenti più sani in generale in dispensa e in frigo) e poi di pomeriggio sono stato male a causa di mia zia e ho avuto una crisi di pianto per strada perché stavo ko; era in parte una sciocchezza, ovvero voleva sapere cosa volevo per Natale come regalo, ma c'era dietro un discorso più serio che non sto qui a dire (dico soltanto che le relazioni in famiglia a quanto pare sembrano tutte a buon viso a cattivo gioco), e praticamente è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. ergo, secondo me senza notizie brutte sarei tranquillo almeno mezza giornata se prendessi le gocce anche di mattina con un dosaggio lievemente maggiore ma ho meno resistenza se mi agito emotivamente, anche perché per ora prendo poche gocce, ovvero 3. io penso che probabilmente dovrei prendere sia al risveglio che prima di dormire, così mi assicuro un totale effetto calmante, perché attualmente mi sento bloccato a letto dall'ansia di trascorrere una giornata vuota. tornando a ieri, invece, mi sono addormentato dalle 6 del pomeriggio fino alle 11, ho cenato di nuovo alle 2, stavolta con una piadina leggera, ho preso le gocce allo stesso orario ma poi ho fatto fatica a dormire per un'ora credo perché all'inizio mi ha dato un po' di euforia quella sensazione di rilassamento. tra l'altro, mi son svegliato più volte. comunque, ho bisogno di scrivere pagine di diario e monitorare come mi fanno sentire ste gocce perché dovrò ovviamente raccontare tutto allo psicologo e alla psichiatra, anche perché vorrei chiedergli se posso non prendere le gocce quando avrò il cenone della vigilia e a capodanno perché io un po' di vino lo vorrei bere siccome odierò categoricamente di stare in mezzo ai miei familiari. personalmente penso che sia l'occasione giusta per fare coming out, ne voglio parlare allo psicologo, dato che ormai mi so fatto forza. mal che vada, io ho già la compagna di mio padre dalla mia parte perché lei è di larghe vedute e ho già fatto coming out con lei e anzi mi ha aiutato addirittura con un file che mi hanno dato via email che ho dovuto convertire perché non me lo apriva. ho deciso, tra l'altro, che vorrei documentare il mio percorso di transizione per aiutare altre persone transgender come me
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【Adoと吉乃と弱酸性】Ready Steady 歌いました
Stamattina non è andata come pensavo. Mi sono passati davanti 4 o 5 tram stracolmi prima di decidermi a correre verso Firenze invece di aspettare che la tramvia offrisse un servizio regolare. In sostanza mentre a Firenze la corsa iniziava io ero ancora fermo alla fermata, ho pure incontrato la sorella e la mamma di un mio amico. Valeva la pena partire, tanto comunque correvo da solo. Sono arrivato in 28 minuti/mezz'ora all'inizio del percorso, correndo senza mai fermarmi, sopportando un dislivello appena prima del confine con il comune di Firenze, e beccando almeno 2 semafori rossi. Sarebbe stato bello fare una foto al paesaggio fiorentino dal ponte della tramvia, come ricordo della corsa partita dal mio comune. Da lì in poi era tutto oltre i miei allenamenti. 
Ho incominciato a dover schivare e sorpassare le persone che camminavano finché non sono rimasto imbottigliato più volte. Quando mi sono reso conto che non avrei potuto correre a quelle condizioni, ho deciso di lasciar perdere definitivamente l’evento e correre invece verso casa. Dopo un po’ è comparso un fastidio al ginocchio destro quindi raggiunti i 45 minuti di corsa ho interrotto la sessione, tornando a casa a piedi. Avrei preso la tramvia solo zoppicando. 
Con l’aiuto di Google Maps ho sommato in modo approssimativo i vari segmenti e in totale ho camminato per 7km e corso per 7/8km.
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occhidibimbo · 2 years
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Ciao! Mi chiamo Sara Gitto, sono toscana d'adozione ma ho vissuto in molte città diverse, attualmente sono di base a Bologna e ho tre grandi passioni: i libri, il cibo e lo swing! Quando hai capito che l’illustrazione era la tua professione? Bella domanda! In realtà credo che l'illustrazione sia solo una parte del mio percorso professionale. Mi ci sono avvicinata negli ultimi anni dell'università, studiando Scienze della Formazione e lavorando con i bambini mi sono appassionata agli albi illustrati e ho deciso di provare anch'io... Da lì in poi corsi di illustrazione, master in Illustrazione per l'editoria, Accademia di Belle Arti e tante nottate in bianco passate a disegnare e a chiedermi se davvero fosse quella la mia strada. Poi finalmente sono arrivate le prime commissioni e collaborazioni che oltre a darmi la carica per andare avanti mi hanno aperto le porte sul meraviglioso mondo dell'editoria per bambini, che non è fatto solo di illustratori ma anche di autori, editori e librai... e tante tante persone che contribuiscono alla realizzazione di un bel libro! Il tuo linguaggio visivo è molto particolare, quali sono le tecniche e gli strumenti che usi quando disegni? Il disegno per me è un modo per staccare la mente dalle corse quotidiane e prendermi un po' di tempo per me... è un gioco, una passione, un divertimento. Principalmente mi piace creare delle texture con i colori acrilici, che poi ritaglio e uso come una sorta di collage oppure scansiono e uso in digitale per comporre le immagini. Non sono un'amante del computer, mi piace di più sporcarmi le mani e trasformare la mia scrivania in un campo di battaglia, anche se – vista la confusione – ogni tanto mi sbaglio e bagno i pennelli nella tazza del tè! Cosa pensi del tuo futuro da illustratrice? Il lavoro dell'illustratore non è così semplice come può sembrare... non basta essere bravi, ci vuole tanta passione ma anche professionalità, metodo e organizzazione. Senza contare che non è tra i lavori meglio retribuiti, se non sei proprio un fenomeno! Io sto portando avanti il discorso dell'illustrazione soprattutto per passione, ma a questo ho affiancato nel tempo anche altre esperienze: la scrittura, per esempio, un po' di grafica e del lavoro redazionale. Sono tutte competenze che si completano a vicenda nella realizzazione di un libro. Ho pubblicato recentemente il mio primo libro da “autrice completa” (scritto e illustrato) e l'esperienza mi è piaciuta molto! Non mi dispiacerebbe ritentare l'esperimento! Il viaggio di Milo, Sara Gitto, Pacini Editore, Pisa, 2016 Nel tuo lavoro hai avuto modo di stringere collaborazioni particolari? Il bello di questo lavoro è che incontri tante persone dalle quali imparare, se sei all'inizio, e con cui condividere questa passione. Il master mi ha permesso di confrontarmi con illustratori internazionali e numerosi professionisti del settore. Ho collaborato per un periodo con la redazione di Andersen, (rivista di letteratura e illustrazione per l'infanzia) che mi ha insegnato davvero tanto sul mondo dell'editoria per ragazzi e forse mi ha illuminato un po' la via da seguire. Un'altra collaborazione interessante è nata qui a Bologna poco tempo fa dall'incontro con I Baobabbi. Una sorta di agenzia di comunicazione basata sullo storytelling. Scriviamo storie personalizzate, diamo consulenze editoriali, facciamo laboratori di storytelling per bambini e progetti di comunicazione. &nbsp; Perché illustrazione per bambini? Un libro illustrato è un piccolo tesoro nelle mani di un bambino, educa all'osservazione e alla bellezza oltre che al piacere della lettura. La mia idea di illustrazione si basa sul gioco e sul piacere, cosa che sento molto affine nei bambini. Forse disegnando recupero un po' quella dimensione di me bambina che passava i pomeriggi di pioggia chiusa in casa a disegnare con piacere... Quali sono i tuoi punti di riferimento nel mondo dell’illustrazione? A chi ti ispiri? Il mio primo “maestro” è stato Gek Tessaro, autore e illustratore incredibile.
Lui è sicuramente la persona che mi ha stimolato di più all'inizio di questo percorso insieme ad altre due donne meravigliose: Vittoria Facchini e Octavia Monaco. Se invece spulcio tra i miei libri, gli illustratori più presenti sono Beatrice Alemagna, Anne Herbauts, Leo Lionni, Erich Carle, Wolf Erlbruch... ma anche Chris Haughton, Oliver jeffers, Jon Klassen... Ognuno di loro mi insegna qualcosa di diverso, chi l'ironia, chi la poesia, chi il gioco... Secondo te, in che modo un buon libro illustrato può aiutare un bambino o una famiglia? Un libro illustrato ha il potere di creare momenti di condivisione semplici e sani, leggere ad alta voce è bello per chi legge e per chi ascolta, guardare insieme le immagini e commentarle stimola l'apertura e la condivisione oltre che educare grandi e piccoli all'osservazione e alla bellezza. Un libro è uno strumento di scoperta del mondo, ti fa viaggiare e sognare, ti fa crescere. A qualsiasi età. La giusta ricetta per una illustrazione efficace. Ci possono essere illustrazioni molto diverse ma comunque efficaci, dipende sempre da cosa vuoi comunicare e a chi. Ovviamente ci sono dei metri stilistici per valutare una buona illustrazione, ma non ci si può basare solo su tecnica e composizione; per essere efficace deve saper raccontare, senza essere una semplice ripetizione del testo, deve incuriosire e far sognare... In questi anni, chi ti ha supportato e creduto nel lavoro che fai? All'inizio non è stato facile, ci ho messo un po' a convincere la mia famiglia che stavo facendo sul serio, che era questa la strada che volevo intraprendere... una volta partita però ho ricevuto tutto il supporto di cui avevo bisogno, dai miei genitori, mia sorella, gli amici e gli insegnanti. Il consiglio più utile che hai ricevuto. “Ever tried, ever failed. No matter. Try again, fail again, fail better.” (Samuel Beckett) Che consiglio daresti a chi vuole iniziare quest’avventura? Di partire con lo zaino vuoto, in modo da riempirlo il più possibile lungo il viaggio.
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alkalineblues · 2 years
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Ciao! Di cosa ti occupi adesso? Se ti può consolare la guerra tra colleghi c'è ovunque, tranne quando si è molto pochi.
Ciao!
Mi occupo di salute e sicurezza in un'azienda. Prima non era l'obiettivo principale del mio lavoro, ma una parte rilevante.
So bene che la guerra fra colleghi è ovunque. Mi ero disabituato perché nel vecchio lavoro c'era un'ambiente molto giovane e tranquillo 😅
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gabbiadicarta · 3 years
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ciao ele, come stai?
avevo una curiosità: come si è svolto il ricovero in clinica nel tuo caso? l'hai scelto tu?
ehi, ciao!
allora, il mio percorso in clinica doveva avere una durata di tre mesi, essendo io del veneto (in caso fossi stata di una regione differente, la durata massima era di due mesi), ma sono uscita prima.
sono entrata nei primi di giugno del 2018, poiché io, da sola, non ero più in grado di reggere il peso del mio stesso disturbo. calavo a vista d'occhio, ero colpita costantemente da crisi isteriche, non camminavo praticamente più ed avevo episodi di "illusioni" sia olfattive che visive. la clinica, allo stesso tempo, era per me l'unica opzione per riuscire a staccare la spina dalla mia quotidianità e riuscire a ripartire da zero per cominciare nuovamente a vivere, dato che la mia non era più una vita, ma un ripetersi costante degli stessi, identici, rituali.
al tempo (come ora) ero seguita da una psichiatra per l'ansia, gli attacchi di panico, le crisi, mentre un'altra gestiva il mio disturbo alimentare. entrambe hanno concordato che la clinica era l'opzione più consona, inoltre come già ho detto io volevo uscire dal circolo che mi ero creata da sola. ero davvero sfinita. premetto che avere questo tipo di consapevolezza (soprattutto dopo così poco tempo) quando si ha un qualsiasi disturbo mentale è rara e mi è stato detto più volte.
all'inizio abituarsi alla clinica è stato molto difficile. lì mi sono sentita solo un numero, non una persona. ricordo che al primo giorno mi hanno obbligata a finire un pezzo intero di pizza, quando a casa mangiavo uno solo yogurt. non parlavo con nessuno e di conseguenza il mio pensiero fisso era solo il cibo che stavo buttando giù.
mi sono fatta delle "amiche" con il passare dei giorni, ma penso tu possa intuire che lì dentro è quasi impossibile fare amicizia. ci si butta giù a vicenda ed è sempre una gara sul chi è più magra. ciononostante la presenza di alcune di queste ragazze ha alleggerito in parte la sofferenza di un ambiente pieno, strapieno di negatività e sofferenza (anche perché non c'è solo il reparto disturbi alimentari).
stringendo la storia, perché mi sto dilungando un sacco, ad un certo punto io mi sono "rotta". durante il secondo mese del mio ricovero, avevo guadagnato circa 6/7 chili, quindi stavo andando molto bene, mangiavo tutto. ci sono stati però degli ingressi relativamente difficili, persone che sono entrate senza una vera motivazione e che non avevano veramente voglia di uscire dal loro guscio. l'ora dei pasti era ingestibile; parlo di urla, lanci di sedie, pianti isterici, ma anche commenti del tipo: "ma veramente mangi tutto? vuoi diventare grassa come prima?". in quel momento io ero davvero molto fragile e non ho avuto nessun sostegno psicologico da parte della struttura. la psicologa che mi era stata affidata mi ha letteralmente detto che non si poteva fare nulla per il comportamento delle altre pazienti e di farmi andare bene la situazione.
la mia risposta? mi sono imparata tutto il piano alimentare della clinica e ho chiesto ai miei di venirmi a prendere in anticipo, con la promessa che avrei rispettato tutti i pasti e mi sarei data da fare.
non so come, davvero, ma i miei hanno capito quanto male stessi lì dentro e sono venuti a prendermi, contro il parere medico.
vorrei veramente presentarmi davanti alla psicologa che mi ha detto: "una volta uscita tornerai qua in pochi mesi."
ps. scusa per il poema, rip.
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turbato · 3 years
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Mesi di risate, incazzature, sudate, camminate,fughe, pianti, urla, baci, amore, sesso.
Ci siamo incontrati per caso, dopo anni di passaggi vicinissimi l'uno con l'altro per poi finire ogni volta a guardarci da lontano. Ogni volta che ripercorriamo insieme questa storia non riesco mai a mettere bene a fuoco cosa sia successo di preciso, so solo che ci pareva di essere dentro a un film, un bel film. Per me è stata una cosa totalmente inaspettata, quasi traumatica, vivevo un momento di torpore sentimentale incredibile, basato su abitudini e confort zone da cui non avevo il coraggio e la volontà di uscire. Credo che se fosse andata in qualsiasi altro modo sarei crollato in un baratro di disperazione, già dopo mezz'ora mi ero innamorato. Lei non ci crede mai quando glielo racconto, anzi insinua che la utilizzassi e basta, ma non penso capisca molto nemmeno lei di queste cose. Non penso cambierei nulla di quello che è successo perché comunque ci ha portato a dove siamo ora, il percorso è stato abbastanza travagliato. Ricordo pomeriggi nerissimi passati a discutere, a non capirci nulla in mezzo alla paura di perderci. Nonostante abbia giurato mille e più volte di non voler andare avanti mi ritrovo qui, questo ogni volta mi ricorda che sto facendo la cosa giusta, mi ricorda di avere quello per cui abbiamo in un certo senso faticato. Adesso siamo tranquilli, va tutto bene e abbiamo trovato la via per stare insieme. Sia io che lei ci ripetiamo spesso che siamo persone totalmente differenti, cosa verissima! All'inizio è stata fonte di incomprensioni e credo che alcune volte siamo arrivati vicino al lasciar perdere. Oggi invece questa diversità è per me lo stimolo e la forza che ogni mattina mi fa svegliare e mi fa andare avanti. Questo è quello che mi è sempre mancato, un motivo per svegliarmi la mattina e andare avanti. Mi fa vedere ogni giorno cose nuove, con punti di vista per me impossibili anche solo da immaginare. In pochi mesi ho imparato cose che in anni non ero mai riuscito a capire. La cosa più difficile è non deluderla, ho una paura incredibile di deluderla e di non essere abbastanza. Ancora mi chiedo come mai "una come lei" stia con "uno come me", potrebbe avere chiunque. Per questo la ringrazio e mi impegno ogni giorno a fare del mio meglio, sperando di essere all'altezza.
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