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#metallo pesante
autolesionistra · 11 months
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Metallo Pesante S01E04
La ferramenta dello sbarbo
Qualche mese dopo la chiusura della ferramenta dei gemelli si aprì una nuova saracinesca poco distante pronta a mitigare la disperazione dei ciappinari del quartiere. Già in fase di allestimento l'eccitazione era palpabile, mentre sistemavano gli arredi c'erano spontanee manifestazioni di entusiasmo da qualche passante "ma quindi aprite una nuova ferramenta? bene bene, ce n'era bisogno". Pronto a far due chiacchiere sulla soglia c'era questo ragazzone di età indefinita fra i diciotto e i venticirca anni, carico a pallettoni e con un accento bolognese spesso come muro portante, che raccontava che i suoi gli avevano dato una mano ad aprire, che tanto lui con la scuola non ci era mai andato tanto d'accordo e si era lanciato in un'avventura.
Fin da subito furono evidenti alcune forti differenze con la compianta ferramenta dei gemelli. La prima di approccio: il nuovo sbarbo era ciarliero quanto i gemelli erano laconici, per quanto il tempo di attesa alla fine fosse uguale visto che dai gemelli c'era sempre una fila eterna. La seconda, di assortimento: una certa predilezione per l'accessoristica inutile tipo scopini da cesso, tendine e simili a scapito di minuteria e attrezzi di lavoro si traduceva nell'assenza del tipico aroma di ferramenta (più simile al ferro unto che alla plastica imballata di fresco), appaltato ogni tanto alla saltuaria duplicazione chiavi che regalava l'evocativo retrogusto di limatura fresca.
Nella speranza di mantenere le vestigia di una ferramenta di quartiere, tentai di visitarla spesso. L'esperienza però si rivelò un poco spiazzante: circa il 75% delle visite si chiudeva con un giro a vuoto per assenza di quello che cercavo. Facevo comunque chiacchiere piacevoli con lo sbarbo, ma forse uscire da un esercizio commerciale a mani vuote e con un vago senso di stordimento e di calore umano è più una cosa che si cerca in birreria che non in ferramenta.
I restanti viaggi a buon fine davano comunque segnali preoccupanti. Una volta feci fare quattro chiavi, e tutto contento mentre lo faceva mi raccontava che "per fortuna ne hai solo quattro, l'altro giorno è venuto uno che me ne ha fatte fare cinquanta! Cinquanta, capisci? Poi non voglio lamentarmi del lavoro eh." Però un po' sembrava che sì. Il sospetto che gli affari non andassero a gonfie vele fu poi confermato quando chiuse a circa dieci mesi dall'apertura.
La zona è rimasta senza ferramenta da allora e i locali son poi stati riaperti da altri due sbarbi che impagliano sedie e a cui nessuno avrebbe dato due lire e invece vanno fortissimo, ma questa è un'altra storia.
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vividiste · 4 months
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R I P😪🥀
Franco Di Mare vittima delle guerre e dell'uranio impoverito
Nell'esprimere il cordoglio di Pace Terra Dignità sentiamo il dovere di ricordare che Franco Di Mare è una vittima di guerra. Ci ha lasciato in un libro la sua testimonianza. Da inviato di guerra ha respirato la fibra di amianto sprigionata dalle polveri degli edifici distrutti durante i bombardamenti o il pulviscolo prodotto dai proiettili all’uranio impoverito.
Franco Di Mare è uno dei tanti civili e militari che sono morti e che stanno morendo a causa delle conseguenze dell'uso di proiettili con uranio impoverito nelle guerre degli ultimi decenni. Come noi pacifisti abbiamo sempre denunciato l’uso del metallo pesante da parte di Stati Uniti, Regno Unito e Nato - in trent’anni di guerre illegali - ma definite “umanitarie” - ha causato una strage silenziosa e prolungata in tutti i territori bombardati con queste armi. Dai Balcani, all’Iraq passando per l’Afghanistan le patologie tumorali sono aumentate a dismisura come conseguenza diretta dell’esposizione all’uranio impoverito rilasciato dalle munizioni. In Italia, ad ammalarsi gravemente e a morire per l’esposizione al metallo pesante sono gli stessi soldati dell’esercito usati come carne da cannone nelle missioni di “pace” all’estero e a cui ancora oggi il ministero della Difesa, nonostante oltre trecento cause risarcitorie perse, continua a negare verità e giustizia. Al momento parliamo di più di 8000 militari italiani ammalati e di 563 deceduti a causa dell’uranio impoverito.
La Nato, chiamata in causa dall’Alta Corte di Belgrado per le conseguenze devastanti dei bombardamenti all’uranio impoverito effettuati nel 1999, ha risposto al tribunale esigendo l’immunità. La Nato non solo ha rivendicato l’immunità per un ecocidio e per ciò che si configura come un crimine di guerra ma ha intimato al governo serbo di intervenire presso l’Alta Corte di Belgrado per chiudere ogni procedimento a suo carico. Questa è la democrazia di cui si millanta l’”esportazione”.
Dal 2019 anche la Russia ha deciso di dotarsi di questo tipo di armi giustificandosi col fatto che non sono state vietate da nessuna convenzione internazionale e soprattutto sono impiegate da tempo dalla NATO.
La Gran Bretagna ha rifornito l’Ucraina di proiettili all’uranio impoverito e si stanno avvelenando l’aria, i terreni e i polmoni di tante nuove vittime. Anche Israele ha in dotazione ordigni all’uranio impoverito.
Porteremo nel Parlamento europeo la lotta per la messa al bando definitiva di queste armi, per la verità e giustizia per le vittime civili e militari dell’uranio impoverito e per il cessate il fuoco in Ucraina e a Gaza.
Maurizio Acerbo, Pace Terra Dignità
#paceterradignita
#uranioimpoverito #FrancoDiMare
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Fonte fb
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petalididonna · 1 year
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Ci siamo lasciati. O forse non ci siamo mai presi veramente. Abbiamo condiviso il paradiso e l'inferno, l'acqua e il fuoco. In modi e mondi spesso opposti. Letti, figli, feste, serate spensierate e funerali. Abbiamo pensato che potevamo invecchiare insieme. O fare della vecchiaia, un labirinto di verzura. Non ci credevamo alla stessa maniera. Invecchiare ha foglie grandi un po' ingiallite. Meglio rimandare i tempi. C'è chi vive da vecchio e non sarà mai giovane. Avevamo appuntamenti diversi. Sotto pensiline differenti. Occhi pieni di cielo e di scogli. Abbiamo sentito la stessa onda. Nel mare il tuffo era dolce. Ascoltavamo musiche spaziali e metallo pesante. Basta poco per diventare estranei. Basta inciampare un poco. Basta godere di meno. La vita non fa chiarezza. Ci sono cuori che si cercano e non si troveranno mai. Ci sono amori che non muoiono mai. In banca i sentimenti non hanno interessi. Meglio condividere una sigaretta in due. O un asciugamano sulla sabbia rovente. Abbiamo tradito una parte di noi. Abbiamo lasciato al sole i nostri panni. Ci vuole testa. Però il cuore è radici. Potevamo dire la nostra in altro modo. Potevamo saltare in lungo e in alto. Abbiamo saltato il pasto comune. Non si finisce di amare. Non si finisce mai di essere amici. Non si finisce di essere diversi. Eravamo due atomi in una centrale abbandonata. Eravamo Jules e Jim. Abbiamo corso nel vento e abbracciato altri amori. Senza spine la rosa non ha senso. Non avevamo ancora detto "quanto ti amo" a noi stessi. E quando c'è stato il tempo il cuore è andato in vacanza. Non occorreva un perché ma un ti amo.
Luca Sartini ©
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gcorvetti · 1 year
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Nuovo lavoro.
L'ultima volta che ho lavorato in un ristorante come cuoco risale 3-4 anni fa, agosto 2019-giugno 2020 con lock down compreso, quindi era un pò che non mi spaccavo le gambe a stare in piedi, fortuna che è part time. In questo nuovo posto che è pseudo italiano fa cagare un pò tutto, piatti mai ne visti ne sentiti e la pizza, che è la cosa più venduta di 'sto posto, fa cagare, l'ho voluta provare; allora l'impasto non è male, ho visto di peggio, solo che mettono una vagonata di cose sopra e non scendo in particolari se no qualche pizzaiolo può suicidarsi, ma la cosa più pesante è il formaggio, molto grasso e ne mettono a riempire tutto, cioè gli ingredienti sotto non si vedono da quanto formaggio c'è, che rende sta pizza pesante da digerire, per dire che ho preso una margherita piccola che non c'è nel menù perché è troppo semplice e ne ho mangiato la metà, ho detto tutto. L'impasto è modellato con una pressa idraulica, la cottura è fatta in un forno automatico si introduce la pizza con la teglia da una parte e in 7 minuti esce dall'altra facendo scorrere la pizza su delle cinghie di metallo, mai vista na cosa del genere; le tipe che fanno le pizze non sanno neanche cosa sia una pizza, sono tipo macchine e non importa se sei brava a fare la pizza non serve, tanto che c'è una che anni fa lavorava come lavapiatti in un ristorante dove ho fatto 2 anni tra tavoli e bancone. Per i piatti alla carta, il mio settore, si va da paste che neanche il demonio mangerebbe all'hamburger che oramai è una moda qua in città, fino a filetti di carne e salmone, diciamo che più o meno sono mangiabili, sicuramente meglio della pizza, io non sono un perfezionista che ogni piatto dev'essere come ricetta comanda ecc ecc, ma fare una pasta col pollo e i funghi, con la double cream che qua mettono ovunque è un omicidio della nostra cucina, soprattutto perché si spacciano per ristorante italiano, si chiama Taverna quindi si può ben capire. La cosa però più assurda è che piace, anche parecchio, sarà per la posizione, la piazza centrale, ma diciamo che si lavora parecchio, abbiamo in linea d'aria a circa 200 metri un ristorante italiano con pizza fatta come si deve da pizzaioli, c'è anche l'ex amichetto che in quanto a pizza ne sa, su forno a legna, in cucina c'è il proprietario sto negriero stacanovista maschilista e anche fascista, ma i piatti sono come tradizione comanda; questo per dire che la differenza si vede ad occhio ma qua (vi ricordo che vivo a Tartu in Estonia) le persone non mangiano per gusto o per passione ma soltanto per riempire la pancia e più il piatto è pieno più sono contenti, anche se quello che c'è nel piatto è di pessima qualità, non importa, basta che riempie tanto ma tanto ma tanto.
Che dire di più che me ne fotto tanto è per un paio di mesi e poi si vedrà, ma una cosa che ho notato è che ogni singola persona che lavora in quel posto, quindi dalle lavapiatti al mio collega cuoco, appena hanno anche 10-15 secondi subito prendono il telefono e vanno o su un social o su una messaggistica, io il mio lo lascio nello zaino tanto non ho social solo messaggistica e non messaggio con nessuno oramai, solo Dr Spock ok. Questa cosa è terribile secondo me, sempre stando che ognuno fa quel che vuole, ma se stai in un momento di stress lavorativo e hai quei 20 secondi di micro pausa, magari un paio di minuti per una sigaretta, non prendere il telefono fai un attimo rilassare il cervello, dagli aria, va bè cazzi loro.
Ora ho 3 gg di riposo e mi dedico alle mie cose :D
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noneun · 1 year
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Mosca afferma: "Colpito un deposito di munizioni all'uranio impoverito: una nube tossica è in arrivo verso l'Europa". Ma la smentita della Polonia è immediata: "Nessuna emergenza".
Interessante come la propaganda russa confezioni le notizie appositamente per un particolare target di persone. Ovvero quello di coloro che non sanno cosa sia d’Uranio impoverito e, solamente leggendo la parola Uranio, si immaginano una nube come quella di Cernobyl. Per quanto non sia salutare respirare Uranio impoverito, ricordo che si tratta di un metallo pesante che più di qualche (al massimo) chilometro attorno all’esplosione non può disperdersi. Ma chiaramente la Russia vuole seminare il panico in Europa per spingere l’opinione pubblica a chiedere l’interruzione dell’invio delle armi, ed in particolare quelle ad alto potere penetrante, come queste all’Uranio impoverito che possono, ad esempio, facilmente bucare le corazze deicarri armati.
Da Wikipedia:
I proiettili ad Uranio Impoverito non hanno alcun effetto radioattivo significativo, poiché il DU emette solo piccole quantità di radiazioni Alfa che non riescono nemmeno a passare l'epidermide. Tali proiettili sono quindi considerati armi convenzionali e non sono proibite da nessun trattato internazionale. Come tutti i metalli pesanti (anche piombo o tungsteno, con i quali vengono prodotti altri tipi di proiettili perforanti) è pericoloso per la salute se il particolato è inalato o ingerito in alte dosi.
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Essere bollito vivo x la scienza. E io la lascio fare
Sei mesi fa ho iniziato a farmi la pipì addosso mentre andavo in giro, di media, una volta a settimana. Da quando ho preso la macchina è subentrata anche la cacca ( una volta a settimana, in macchina o nel giardino di casa) e successivamente ho iniziato a perdere forza nelle mie poderose gambozze ( ma non massa muscolare).
Ora, io ho sempre saputo che la seconda operazione aveva in qualche modo danneggiato nervi e midollo, a causa del fatto che sono uscito da li senza muovere un braccio, ma ehi. La vita è una.
I medici in questi giorni hanno fatto tutti gli esami possibili per spiegare questa cosa ( tranne una ecografia o analisi della muscolatura della vescica che anche se crepo in qualche modo averne una) e un solo test è rimasto. La risonanza magnetica.
Questa è fondamentale per vedere in un colpo solo il midollo e capire dove siano i problemi.
Io ho un metallo che permette la risonanza magnetica, ma siccome ne ho 3 kili ( per la precisione 2.85 kg) che è tipo 10 volte la quantità consigliata dentro un umano da mettere dentro. ( cioè si consiglia di mettere dentro la macchina come massimo un essere umano con 1\10 di quella quantità di titanio).
Eccomi quindi, alle porte del 29 anni pensavo che in fondo, non scopare, e dover scendere a patti con un lavoro pesante fosse il fondo, e invece mi trovo in una discussione tra due primari che mi vogliono infilare dentro in gigantesco magnete che può farmi schizzare le viti dentro una macchina grande grande.
L'ironia di tutto questo è che la gente crede davvero che io sia in pericolo quando pedalo fino a Corridonia, o scalo le montagne e invece è proprio dentro un ospedale che uomini pacifici in camice bianco cercano di curarmi, facendo test che potrebbero cuocermi vivo o spappolarmi il midollo.
C'è come una strenua forza nell'universo che sembra volermi tenere in vita e allo stesso tempo giocare con la mia esistenza in maniera assurda. Oggi mi soo sorbito 45 min di argomentazione sull'essere dover messo a tutti i costi dentro quella macchina, anche fosse congelato per dare del tempo per studiarmi.
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medicomunicare · 5 hours
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Esposizione al cadmio e problemi di memoria: evidenze scientifiche e meccanismi neurotossici
Cadmio e inquinamento Il cadmio è un metallo pesante ampiamente diffuso nell’ambiente a causa di attività antropiche come la combustione di combustibili fossili, la produzione industriale e l’uso di pesticidi e fertilizzanti. Esso è presente in tracce anche nei cibi, nell’acqua e nell’aria, e l’esposizione cronica può avvenire attraverso l’ingestione o l’inalazione. Il cadmio è noto per i suoi…
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thelastdinner · 6 hours
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Questo Cielo, che prima ci osservava leggero e propizio, è diventato un foglio di metallo, una pesante coperta che ha avvolto i nostri sogni, e ne ha fatto chiodi impietosi, dove abbiamo appeso ogni speranza di volare ancora.
Azeruel
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thallie · 2 days
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CAPITOLO SECONDO ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ LA FUGA.
l'aria fredda della notte era carica dell’odore d'olio bruciato e di fumo. le luci delle navi volanti tagliavano il cielo come meteore, tracciando scie luminose sopra le strade animate dai mercanti notturni e dai lavoratori di fabbrica stanchi. i meccanismi delle grandi gru sferragliavano incessantemente, sollevando container pieni di merce e materiali destinati a zaun. thalissa osservava il porto affollato dall’ombra di un vicolo. il cuore, uno dei pochi organi umani che le rimanevano, martellava poderosamente nel petto. ogni rumore, ogni passo alle sue spalle, sembrava essere il segnale d'un qualche pericolo imminente.
si strinse nel mantello scuro che aveva rubato dal guardaroba di una cameriera del castello. il tessuto era ruvido, ben lontano dagli abiti di seta e lana che era abituata a indossare, ma le forniva una copertura sufficiente per passare inosservata. scostò una treccina dal viso, cercando di calmarsi, ma il braccio meccanico le fece sentire il solito fastidio: il metallo freddo contro la pelle calda era un promemoria costante della sua condizione.
"devo farcela," si ripeté sottovoce. "non posso restare qui."
i ricordi della notte precedente, quando aveva lasciato il diario di jayce aperto sul suo letto, erano ancora freschi. aveva traversato i corridoi silenziosi del castello, sapendo che ogni passo la stava portando lontano da tutto ciò che aveva conosciuto finora. le guardie non avevano notato la sua assenza, abituate alla presenza silenziosa di thalissa nelle ore notturne. solo quand'era uscita dalla porta secondaria della torre, aveva sentito il vero peso della sua decisione.
una voce familiare la scosse dai suoi pensieri. "thalissa?"
si voltò di scatto e, dinanzi a lei, v'era milo, uno dei giovani apprendisti del laboratorio di jayce. i suoi occhi grandi e curiosi erano fissi su di lei, colmi di confusione.
"milo .. cosa ci fai qui?" sussurrò, cercando di non far trasparire il panico nella sua voce.
lui si strinse nelle spalle, ma il suo sguardo non la lasciò un secondo. "potrei chiederti la stessa cosa. sei uscita dal castello nel cuore della notte, e non è esattamente sicuro là fuori."
thalissa incrociò le braccia sul petto. "non sono affari tuoi. ho qualcosa da fare."
milo la guardò per un lungo momento, prima di sospirare. "stai scappando, vero? ho sentito jayce parlare di te con tua madre. dicevano che eri sempre più agitata. se hai bisogno di aiuto .. posso venire con te."
"no." rispose bruscamente, troppo in fretta. il pensiero di coinvolgere qualcun altro, di metterlo in pericolo, le colmò l'anima d'angoscia. "devo fare questo da sola."
milo fece un passo avanti, abbassando di qualche ottava il tono della voce. "cosa stai cercando, thalissa? è per il braccio?"
ella abbassò il guardo sull'arto meccanico che pulsava d'una flebile luce verde; pareva vivo. "non è solo il braccio, milo. è tutto. piltover, mia madre, jayce .. questa città mi sta soffocando. devo trovare qualcuno che possa aiutarmi davvero."
"e chi?” chiese il ragazzo dallo sguardo cagnesco. "chi potrebbe fare quello che jayce non è riuscito a fare?"
"il professor heimerdinger," rispose la giovane medarda. "so che sembra una follia, ma è l’unico che potrebbe capire cosa sta succedendo."
milo la fissò, rimanendo a bocca aperta. "heimerdinger? ma nessuno sa dove sia! è sparito da secoli, thalissa. è solo una leggenda.”
"non per me," replicò con fermezza. "so dove si trova. è alla nevermore, nel vermont. ho visto i suoi appunti, le sue ricerche, e so che c’è una nave diretta verso il continente questa notte. io .. devo andare."
il silenzio tra i due si fece pesante. milo abbassò lo sguardo, consapevole che non avrebbe potuto farle cambiare idea. “sei sicura di volerlo fare? non sarà facile. lì fuori non sarai una medarda ma solamente .. una ragazza con un braccio meccanico.”
thalissa annuì, sentendo la verità di quelle crude sue parole come un colpo allo stomaco. “non m'importa. è meglio essere nessuno che restare qui a marcire.”
con un ultimo sguardo all'amico, thalissa si allontanò, dirigendosi verso il porto.
non si voltò mai.
attraversò dunque il dedalo di strade secondarie, evitando i vicoli illuminati e le pattuglie delle guardie del consiglio. il porto di piltover era un luogo caotico e pericoloso, soprattutto di notte. i mercanti contrabbandavano merci, e le bande di zaun si nascondevano nell'ombra, pronte a sfruttare qualsiasi debolezza altrui.
finalmente, la nave cargo apparve dinanzi a lei quanto una massa scura e imponente ancorata al molo. thalissa scivolò tra le casse di metallo e legno, cercando un modo per salire a bordo senza esser notata. il ronzio delle macchine che scaricavano le merci copriva il suono dei suoi passi e, presto, si trovò davanti a una rampa laterale, poco sorvegliata. si guardò intorno, poi s'infilò nell’apertura della stiva.
l'odore di metallo arrugginito e carburante riempì le sue narici mentre si accovacciava tra i container. aveva immaginato quella fuga per settimane, ma ora che era lì, nascosta nella stiva di una nave diretta verso l’ignoto, la realtà della sua scelta la colpì con forza al centro del petto.
si rannicchiò in un angolo, appoggiando la schiena contro una parete della nave. il braccio di chemtech formicolava leggermente; tremore che pareva provenire dalle profondità della sua carne.
chiuse gli occhi, cercando d'ignorare il dolore.
quanto avrebbe voluto poter sfilare via quell’orrendo pezzo di metallo dal suo corpo e liberarsi finalmente del peso che la teneva incatenata a piltover .. s'addormentò cullata dalle ombre della stiva e dal rumore del mare che batteva contro lo scafo, il tutto accompagnato dal fastidio incessante del braccio chemtech. era sola, lontana da casa, ma per la prima volta si sentiva davvero libera.
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m2024a · 30 days
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Davide Marcozzi, 😞morto a 4 anni con il torace sfondato: è rimasto schiacciato da un contenitore. Il papà era a pochi metri da lui Una tragedia immensa ha scosso il piccolo comune di Acquasanta Terme in provincia di Ascoli Piceno, nel giorno già triste per il ricordo del terremoto di otto anni fa, che seminò morte e distruzione. Davide Marcozzi, un bimbo di soli quattro anni, ha perso la vita in un incidente domestico, schiacciato sul torace da un contenitore cadutogli addosso accidentalmente mentre si trovava con il padre nel garage della loro casa a Ficciano, una frazione della cittadina termale posizionata tra i Monti della Laga e i Sibillini. È bastato un attimo perché, intorno alle 10 si consumasse l'incidente che ha spezzato la giovane vita di Davide che coi giovani genitori viveva ad Acquasanta Terme da un paio d'anni. Il dramma davanti al padre Il padre è un operaio, impiegato in una ditta della zona, mentre la madre lavora in un ristorante. Il dramma si è consumato mentre padre e figlio erano nel garage, utilizzato come rimessa per attrezzi. Il piccolo, secondo la ricostruzione dei carabinieri di Acquasanta Terme, coordinati dal sostituto procuratore di Ascoli Piceno Gabriele Quaranta, aveva cercato di prendere un contenitore di metallo posizionato su uno scaffale che, improvvisamente, gli è caduto addosso: un fusto metallico reso ulteriormente pesante dal contenuto di oggetti in ferro. Nonostante il papà fosse a pochi metri di distanza, non è riuscito a intervenire perché l'incidente si è verificato troppo rapidamente. Il genitore si è reso conto subito della gravità della situazione e ha chiamato i soccorsi con il numero per le emergenze. Sul posto si sono precipitati i sanitari del 118 della Potes di Acquasanta e un'ambulanza medicalizzata partita dall'ospedale di Ascoli «Mazzoni. Allertato anche l'elisoccorso per un eventuale trasferimento all'ospedale regionale di Torrette ad Ancona. I soccorritori hanno tentato in ogni modo di rianimare Davide per quasi due ore con le procedure previste in casi di schiacciamento del torace. Purtroppo il piccolo non ce l'ha fatta e i sanitari hanno dovuto dichiararne il decesso. Il pm Quaranta si è recato sul posto per accertare la dinamica dei fatti Con lui, i carabinieri di Acquasanta che hanno ascoltato i presenti. La dinamica però era chiara, un tragico incidente domestico, e non sono state disposte altre indagini scientifiche oltre alla ricognizione cadaverica che verrà eseguita presso l'obitorio dell'ospedale Mazzoni dove la salma è stata trasferita. Il sindaco di Acquasanta Terme, Sante Stangoni, ha annunciato che verrà proclamato il lutto cittadino in occasione del funerale del piccolo Davide Marcozzi. «Il 24 agosto è una giornata di grande dolore nel ricordo del terremoto di 8 anni fa; mai - ha commentato - avrei immaginato di doverlo ricordare anche per questa terribile tragedia che colpisce tutta la nostra comunità".
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martynaandrea · 2 months
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2. La Sirena
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Sulla spiaggia, Tra le dune, Tra gli scogli La sabbia sulla faccia Una foca che non si muove Inaccettabile realtà.
La Sirena Mi chiamano la Sirena Con le gambe Senza vita La saliva Alla bocca In tutto questo vuoto Resta solo la vergogna.
Oltre al ricordo di quella notte.
Il metallo pesante contro la schiena Taglia le vesti Rompe le ossa Arriva dentro lacerando le interiora Il dolore, il sangue La faccia sulle foglie secche Il mantello pesante, il rumore. Ve ne andate, mi lasciate qui Non ve ne andate, non ve ne andate La delusione La disperazione Tra le fitte, la nausea, il sangue Il magone.
Solo il sole Solo il vento Su un lato del viso Quello non accasciato a terra Solo il mare.
L'uomo della casa Mi porta ogni giorno alla spiaggia Me ne accorgo solo Perché cambia il panorama Non conta più nulla Se non cercare di negare L'incancellabile verità.
Quello che mi fa Non ha più importanza Mi trascina Si spoglia La mia faccia verso il mare. Si riveste Si allontana Lavora alla barca Si lava in mare Mi trascina a casa. Non sento niente Se non il ricordo di quella notte.
Nella vasca da bagno Mi guarda la bambina La Sirena Dalla pelle bianca e scivolosa L'unica sirena Col rischio di affogare.
Se me lo lasciassero fare Non opporrei alcuna resistenza Non ho più volontà.
Sicario senza padrone Il vostro disinteresse La vostra crudeltà Non trova risposta nel mio cuore Che batte a malapena. Ogni tanto vi sento arrivare Sulla scogliera Guardate cosa resta Del vostro errore.
Un incidente di ieri Non cercavate neanche me Avevo dodici anni Ora una bambina senza età.
Se voi foste qui Se non aveste provato ad uccidermi Perché ci sono ancora? Giorni infiniti Un peso morto, senza capo né coda.
Racconteranno di me Nelle storie degli anziani Della più triste storia Mai sentita in queste strade. Della bimba "destrozada" Della bimba mai cresciuta Che guardava fissa il mare Con la coda da Sirena.
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storjmije · 2 months
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Per essere amato da qualcuno DEVI essere te stesso.
Altrimenti siete solo due persone che si mentono a vicenda.
Il punto è che non dovresti essere te stesso per essere amato da qualcuno. Dovresti essere te stesso perché è bello, è riposante. Si sta tranquilli.
La spesa, il parrucchiere, una semplice passeggiata, tutte cose fatte con il massimo grado d'agitazione, per tenere in piedi una maschera che più ti odi più è pesante.
Io, quando la indosso, cambio tono di voce, portameto, espressione, e sento solo i clacson dei mezzi con cui viaggiano I miei pensieri, bloccati nel traffico. Ci vuole una certa abilità, per fare tutte queste cose insieme e trattenere una conversazione con qualcuno. O stare semplicemente fermo in mezzo ad una strada.
E poi torni a casa e sei distrutto, vuoto, alienato. Guardi i tuoi piedi trascinarsi per le scale come se stessi guidando un enorme robottone, come se i tuoi arti non ti appartenessero, e tu fossi solo un piccolo, piccolissimo pilota al sicuro dietro occhi di vetro. Un pilota stanco morto.
Ho vissuto a lungo così. In un' astronave, perso nello spazio. Sembrava non finire più. Sai com'è, lo spazio.
Quando trovavo qualcuno disposto a starmi accanto, ad abbracciarmi, a toccarmi, smettevo di sentirmi all'interno di un freddo scatolone di metallo. Diventavo carne.
Ed ero sempre carne quando venivo toccato con meno cura. Ero pur sempre vivo, ero pur sempre umano, esistevo.
Guardi una persona che ti sta addosso, una persona che ti sta dentro, ed è la prova: sono qui.
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jacopocioni · 2 months
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Da dove nascono i nomi delle strade?
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Molte strade fiorentine ricordano con il loro nome l’attività che in passato vi veniva svolta, alcuni esempi: Via degli Arazzieri: erano i tessitori di arazzi, usati per rivestire muri e pareti. Gli arazzi erano grandi e sontuose tappezzerie la cui trama formava un disegno figurato. Cosimo I nel Cinquecento fece venire i tessitori dalla città di Arras nelle Fiandre, e sistemò i loro stabilimenti in questa strada, nei locali dell’ex ospizio della compagnia di Gesù Pellegrino, che fino ad allora ospitava i pellegrini diretti a San Iacopo di Compostela. Via dei Cimatori: vi si trovavano i laboratori e le apparecchiature molto sofisticate che eseguivano la cimatura. I cimatori rifinivano le stoffe rasandole e pulendole della peluria superficiale come nessun altro paese sapeva fare e diedero a Firenze una superiorità assoluta sui mercati della lana fino a tutto il XV secolo. Via dei Vagellai: il “vagello” era la grande caldaia nella quale i vagellai tingevano le stoffe: erano insomma tintori e qui si trovavano le loro numerose officine. Via dei Saponai: qui si trovavano i fabbricanti di tutti i tipi di sapone necessari al degrassamento della lana.
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Via dei Cardatori: erano gli operai che cardavano la lana, anticamente con il fusto e i rami della pianta derivata dal carciofo selvatico, chiamata “cardo dei lanaioli”, i cui rami coperti di piccolissimi uncini pettinavano la lana per ammorbidirla. In seguito un tipo di pettine sostituì la pianta, fin quando Leonardo da Vinci disegnò le prime cardatrici meccaniche all’inizio del Cinquecento. La cardatura era un lavoro pesante, insalubre e poco redditizio. Via dei Naccaioli: fu il nome di una piccola parte soltanto di questa via dove vi furono alcune botteghe di fabbricanti di nacchere, un antico strumento musicale assai in uso in altri tempi; si trattava di una specie di tamburi, da suonare con le bacchette. Il nome più importante e più antico della strada era quello di Via dei Rigattieri perché qui appunto furono in gran numero le botteghe di quest'arte. L' ultimo tratto poi verso il Mercato, si chiamò Via degli Stracciaioli, sempre per causa delle botteghe appartenenti a questo mestiere che consisteva nel toglier dal bozzolo la seta straccia.
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Via dei Fibbiai: prende il nome dai fabbricanti di fibbie che avevano le botteghe sulla parallela via dei Servi e le retrobotteghe o laboratori su questa stradina, che ne prese il nome. Le fibbie erano di primaria importanza sia per le bardature dei cavalli che per affibbiare alla cintura gli oggetti che oggi portiamo nelle tasche dei vestiti, poiché nel Medioevo ne erano privi. Via dei Tessitori, etc. Talvolta il nome della via ricorda il luogo dove gli artigiani lavoravano o gli attrezzi che usavano: Via del Tiratoio: nei tiratoi i lanaioli distendevano le stoffe bagnate mentre asciugavano, per tirarle alle larghezze desiderate. I tiratoi erano vasti fabbricati, con la tettoia sopraelevata per la ventilazione; si trovavano numerosi a nord dell’Arno, trasferiti poi in Oltrarno da Cosimo III.
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Via delle Conce, in questa strada lavoravano antichi artigiani del cuoio. Le conce erano i laboratori dove i conciatori trattavano le pelli per renderle non putrescibili e pronte per i diversi usi. La tecnica usata prevedeva l’uso di urina fermentata degli animali, il che fa capire l’odore che poteva sprigionarsi nella zona. Per curiosità, via delle Conce prima si chiamava via dei Pelacani, lascio all'immaginazione!
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Via delle Caldaie: in questa strada c’erano laboratori di tintura dei tessili, che avveniva nelle caldaie, grandi recipienti di metallo nei quali bollivano le sostanze coloranti. Anche il tipo di merce che veniva venduto nei mercati è stato all’origine del nome di alcune strade: Via delle Oche: anticamente a Firenze c’era l’usanza di mangiare l’oca nel giorno di Ognissanti, probabilmente in questo luogo si svolgeva un mercato annuale delle oche, oppure vi era un forno specializzato nella loro cottura. Piazza del Pesce: da tempo immemorabile vi si vendeva il pesce d’Arno. In questo luogo c’era una loggia detta “dei pesciaioli”, che fu fatta demolire da Vasari per realizzare il Corridoio Vasariano. Piazza Piattellina: prende il nome dai piattelli o piatti e altre stoviglie di terracotta venduti all’antico mercato dei cocci che si teneva in questa piazza.
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Gabriella Bazzani Madonna delle Cerimonie Read the full article
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daniela--anna · 3 months
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Marche pour la Ceremonie des Turcs / Jean-Baptise Lully / Klaus Mäkelä /...
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Jean-Baptiste Lully (born Giovanni Battista Lulli; Florence, 28 November 1632 – Paris, 22 March 1687) was an Italian naturalized French composer, dancer and musician.
Lully exerted considerable influence on the development of French music;
many musicians, up until the 18th century, would refer to his work.
On 8 January 1687 while he was following the performance of the Te Deum, which he had written ten years earlier, he seriously injured himself, hitting his foot with the heavy metal stick struck on the floor to mark time (it was an instrument commonly used at the time, given that the figure of the "conductor" did not yet exist).
The wound then, unfortunately, became infected and turned into gangrene;
to try to save him, the doctors proposed amputating his leg, but Lully refused.
This choice proved fatal.
To discover Lully's musical style,
listen to "The March for the Turkish Ceremony"
performed with the ancient method of beating time using the auction.
Particularly in the version directed by
Maestro Klaus Makela
of which you can also find the link in my Threads.
Jean-Baptiste Lully (/ʒɑ̃ baˈtist lyˈli/; nato Giovanni Battista Lulli; Firenze, 28 novembre 1632 – Parigi, 22 marzo 1687) è stato un compositore, ballerino e musicista italiano naturalizzato francese.
Lully esercitò una considerevole influenza sullo sviluppo della musica francese; molti musicisti, sino al XVIII secolo, faranno riferimento alla sua opera.
L'8 gennaio 1687 stava seguendo l'esecuzione del Te Deum, da lui scritto dieci anni prima, in occasione della celebrazione per la recente guarigione del re, quando si ferì gravemente, colpendosi un piede con il pesante bastone di metallo battuto sul pavimento per segnare il tempo (si trattava di uno strumento comunemente utilizzato all'epoca visto che non esisteva ancora la figura del "Direttore d'orchestra").
La ferita si infettò e si trasformò in gangrena; per tentare di salvarlo, i medici proposero l'amputazione della gamba, ma Lully rifiutò. E questa decisione gli fu fatale.
Su questa scelta, che si rivelerà fatale
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brainrot-sickrose · 4 months
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Mirrors of memory (ita)
The_Sick_Rose
Summary:
Victor Creed deve fare i conti con la sua memoria e le sue azioni passate. Gli X-Man devono fare i conti con Victor.
Capitolo 1: Break
Passò l'intera giornata ad aspettare. Era in viaggio da diversi giorni, partendo da Harrisburg, Pennsylvania fino a Westchester, impiegando più tempo del previsto. Si era fermato più volte per cambiare veicolo e evitare di destare sospetti, finendo per guidare una Toyota Corolla del 2007 con molti chilometri all'attivo verso il suo obiettivo finale.
In altre circostanze avrebbe sicuramente preferito prendere una moto, ma il suo fattore rigenerante evidentemente non stava collaborando dopo l'ultimi esperimenti che gli avevano gentilmente offerto. Normalmente non avrebbe mai pensato di chiedere aiuto a quei nerd dal cuore d'oro, ma come si dice, in tempi disperati si ricorre a misure disperate.
Era lì, aspettando. Aveva parcheggiato la macchina un paio d'ore più indietro e aveva camminato lentamente lungo la strada che portava alla villa, rimanendo al di fuori di un perimetro altamente difeso. Era notte avanzata, probabilmente erano le 3 del mattino forse di più, le luci erano quasi tutte spente tranne per una fessura di luce al secondo piano dell'ala ovest. Sapeva che sarebbe stato meglio aspettare che fosse completamente buio, ma dopo aver fatto il giro del perimetro e essendo stanco del fatto che la sua condizione non migliorava, decise che doveva provarci.
Prese la rincorsa dal bosco in cui si trovava e saltò oltre la recinzione, sentendo l'allarme scattare con un fischio sottile. Alcune luci si accesero e poteva immaginare i famigerati X-Men che si preparavano nei loro eleganti costumini.
Arrivò come un ariete sulla finestra che portava alla cucina e cadde sul pavimento. Pezzi di vetro si incastrarono nei suoi vestiti e nella pelle. Un gesto che aveva gettato benzina sul fuoco e il dolore che provava da più di due giorni si fece ancora più intenso. Si rialzò il più velocemente possibile e si mise in posizione d'attacco con le spalle al muro.
Questa volta non attese a lungo, riconoscendo l'odore del tappo e sapendo che si stava avvicinando e che era pronto per uno scontro, non che la cosa non fosse reciproca. Tuttavia, stavolta non avrebbe agito attaccandoper primo, doveva solo mantenere la posizione il tempo sufficiente per trovare uno spazio per spiegare la situazione. Sinceramente sperava nell'arrivo di qualche telepate.
Prima di vederlo, Wolverine sentì il ruggito, un rumore di metallo che veniva sfoderato e la porta della cucina che veniva sdradicata dai cardini con un calcio. Senza pensarci due volte, si precipitò alla carica a testa bassa gridando Sabertooth!. Si abbassò il più possibile per eseguire un attacco, le sue unghie erano già nel fianco del nemico e i suoi artigli troppo vicini al viso per i suoi gusti.
Venne spinto in dietro con un calcio nello sterno che gli fece perdere l'equilibrio e finire contro il muro. Vide gli artigli scintllare alla luce della luna che entrava nitida dalla finestra rotta un secondo prima di sentirli entrare e uscire dal fianco. Si accasciò a sedere sul pavimento, il respiro pesante. Wolverine fece un passo in dietro.
"Che c'è Cocco? Già stanco? Non so a cosa stai giocando, ma non ti permetterò di andare oltre."
Una risata rauca uscì dalla sua bocca insieme a un po' di sangue. Stava davvero male per cadere dopo un solo colpo. Tentò di parlare, ma prima che potesse farlo la luce si accese e il piccolo gruppo che era arrivato si stava già preparando per il combattimento intorno a lui. Lentamente cercò di alzare le mani in segno di resa, ma un forte dolore al fianco lo fermò a metà.
Mise una mano sulla ferita e la vide davanti a sé coperta di sangue che continuava a fluire. Tra le dita sporche di sangue intravide la persona che sperava di trovare. La gracile dai capelli rossi. La vista gli si annebbiava e tutto si mescolava in una grande macchia. Con un ultimo pensiero cosciente sperò che lei lo sentisse. "Aiuto".
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Il resto del capitolo continua sul sito.
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notiziariofinanziario · 7 months
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Attenzione al cioccolato fondente che potrebbe contenere una quantità eccessiva di metallo pesante
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Il cioccolato fondente, spesso considerato il più salutare, si è rivelato pericoloso per la salute dei consumatori. I ricercatori hanno selezionato 28 tavolette di cioccolato fondente delle principali marche commerciali, concentrandosi sulla presenza di metalli pesanti nei prodotti. I risultati sono sconcertanti: su 28 tavolette, ben 23 (l’82% del campione) presentano livelli di piombo o cadmio superiori ai limiti massimi consentiti dalle autorità sanitarie della California (0,5 mcg al giorno per piombo e 4,1 mcg al giorno per il cadmio). - Perugina Cioccolato fondente Nero 85% – con una percentuale di piombo del 539% e una di cadmio del 68%. - Perugina Cioccolato fondente Nero 70% – con una percentuale di piombo del 314% e una di cadmio dell’82%. Queste percentuali sono intollerabili, soprattutto per quanto riguarda il piombo. La multinazionale Nestlé, proprietaria del marchio Perugina, ha dichiarato di applicare standard rigorosi per garantire la qualità e il rispetto dei requisiti normativi, inclusi i limiti per cadmio e piombo. L’azienda testa regolarmente materie prime e prodotti finiti per assicurare la conformità e la sicurezza dei consumatori. Solo due tavolette, Divine 70% Darkly Smooth Chocolate e Sam’s Choice (Walmart) Dark Chocolate 85% Cocoa, hanno mostrato livelli tollerabili di piombo e cadmio, come riportato nell’indagine completa che include anche il cioccolato al latte e vari preparati a base di cacao. Ma perché il cioccolato fondente contiene concentrazioni così elevate di metalli pesanti? Il problema risiede nella materia prima del cioccolato, ovvero il cacao. Più alta è la concentrazione di cacao nel prodotto finale, più elevati saranno i livelli di cadmio, piombo e altri metalli. Ciò non implica la rinuncia al piacere del cioccolato; piuttosto, è necessario consumarlo con attenzione, come indicato da Consumer Reports. Per gli adulti che desiderano gustare cioccolato fondente, un consumo occasionale non li esporrà necessariamente a livelli estremamente elevati di metalli pesanti. Tuttavia, è consigliabile essere consapevoli della potenziale esposizione a tali metalli da varie fonti. Read the full article
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