Tumgik
#ristampe
patemi-pk · 1 year
Text
Tumblr media
A latere. Il vero supervillain di Pk negli anni 10, non è stato Moldrock.
È stato... Leo Ortolani.
Col fatto che la Panini ha 2 serie italiane umoristico-supereroistiche, le modalità di ristampa di una hanno seguito quelle dell'altra.
Ortolani vuole fare il Rat-Man Gigante per coltivare una nostalgia? Ed ecco che i Pker si beccano il Pk Giant 2K edition. Inutile dire che, se da una parte la scelta è stata IMHO poco funzionale, per Pk è stato il chiodo sulla tomba del desiderio di rivedere Pk completo e con una sistemazione editoriale ragionata.
L'anno scorso esce Rat-Man in omnibus e ora si rumoreggia che la prossima ristampa di Pk sarà in omnibus. E già tremo.
3 notes · View notes
redjaybird · 1 year
Text
Tumblr media
[getting a bit tired, still sore (and not quite willing to do hands atm) wip of some quicker Look sketches maybe ill get the rest tomorrow idk we'll see how the day goes]
2 notes · View notes
ilmondodishioren · 11 months
Text
Aria, di Kozue Amano, è tornato!
I fan storici aspettavano l’annuncio di questa ristampa da anni, sì perché la primissima edizione italiana del manga Aria, di Kozue Amano è andata esaurita da anni ed era praticamente impossibile reperirla, ma ora, grazie a Star Comics, anche le nuove generazioni potranno godere di questo manga dalle tavole delicate, magiche che ti trasporteranno nella vita di Akari Mizunashi un’aspirante Undine,…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
precisazioni · 3 months
Text
riprendo un argomento di cui ho fatto cenno in un precedente post: tra le mie passioni c'è quella di digitalizzare vinili rari, di cui si trovano poche copie su internet e di cui non esistono ristampe digitali o copie digitalizzate da privati. lo faccio per diverse ragioni; tra queste, quella di salvaguardare qualcosa che rischia di andare perduto, essendo dischi di magari trenta o più anni fa, mai ristampati, soggetti a deterioramento e senza alcun modo di contattare gli artisti qualora siano ancora vivi. mi piacerebbe rendere questo interesse qualcosa di simile a un lavoro o anche senza scopo di lucro se necessario, aprendo un archivio in un modo simile in cui esistono archivi filmici per il cinema di famiglia, ma con il focus per i vinili rari e il più delle volte dimenticati. un'idea potrebbe essere aprire una aps (associazione di promozione culturale) e far sì che le persone possano contattarmi due servizi: il primo, lavaggio e digitalizzazione del vinile, il secondo, un archivio digitale dove poter consultare musica difficilmente reperibile. per quest'anno sono già saturo di cose che voglio fare: suonare altre volte nei club, realizzare la rivista / zine, organizzare la rassegna di eventi musicali all'associazione culturale e altre cose; potrei rendere questo dell'archivio uno degli obiettivi del prossimo anno
11 notes · View notes
diceriadelluntore · 10 months
Text
Tumblr media
Storia Di Musica #303 - Billy Cobham, Spectrum, 1973
Non si poteva terminare il piccolo racconto del jazz fusione davisiano senza imbattersi in lui. In parte è già successo, perchè è il suo battere unico e riconoscibile che scandisce alcuni dei più grandi dischi del genere. Ci vollero infatti pochi anni a Billy Cobham per imporsi subito come uno dei grandi solisti della batteria, e per diventare negli anni uno dei riconosciuti grandi interpreti dello strumento, non solo in ambito jazz. Nasce a Panama, ma dopo pochi anni si trasferisce con la famiglia a New York. da giovanissimo si innamora della batteria, si diploma all' High School of Music and Art, nel 1962 (quando ha 18 anni) ed inizia a suonare nei locali. Viene arruolato, ma per vari motivi non parte mai per nessun fronte di guerra americano; passa però molto tempo nella banda musicale dell'esercito, con cui gira per mesi tutta l'America e non solo. Nel 1968, una volta finito il servizio, inizia a suonare con grandi del jazz: il primo a scoprirlo fu Horace Silver, con cui va in tour per oltre un anno, poi accompagna altri grandi solisti tra cui il sassofonista Stanley Turrentine, l'organista Shirley Scott e il chitarrista George Benson, da cui inizia a scoprire le meraviglie della contaminazione del rock sul jazz, e viceversa. Con la raccomandazione di Benson, è ingaggiato dai mitici fratelli Randy e Michael Brecker per il progetto Dreams, uno dei primi gruppi jazz rock, insieme con il grande chitarrista John Abercrombie, siamo nel 1969. I Dreams pubblicano due dischi, il primo omonimo, Dreams, molto interessante. E le qualità di ritmica e di tecnica pura di Cobham non sfuggono all'orecchio attento di Davis, alla ricerca di un batterista jazz ma che sappia affrontare le sfide della nuova contaminazione. Lo chiama per le registrazioni di Bitches Brew (compare in Feio, un brano prima scartato, poi aggiunto nelle successive ristampe del capolavoro) ma è centrale in A Tribute To Jack Johnson. È con John McLaughlin fulcro della Mahavishnu Orchestra, in cui suona nella prima formazione, quella che in pochi anni si pone ai vertici del movimento jazz fusion. Quando la band si scioglie, insieme a Jan Hammer, il geniale tastierista della Mahanishnu, prosegue un percorso solista, e nel 1973, durante una leggendaria sessione di registrazione di soli due giorni, realizza il suo album di esordio.
Spectrum è uno dei grandi dischi jazz fusion ed è quello che fa conoscere anche fuori dall'ambito jazz il batterista. In copertina, l'artista Jan Snyder, prendendo in prestito il font del primo disco della Mahavishnu, realizza un quadro che sembra una delle prime immagine digitali che in quegli anni attiravano la curiosità. Il disco fu registrato in una doppia sessione, il 14 e il 16 Maggio del 1973, dove seguendo le regole del Maestro Davis, dà ai musicisti delle linee generali sui brani e poi li lascia liberi di creare e improvvisare, e le registrazioni coordinate da Ken Scott, leggendario ingegnere del suono inglese già con i Beatles e i Pink Floyd, furono quasi sempre una sola o massimo due per brano. Il parterre dei musicisti che coinvolge è sontuoso: il grande Ron Carter al contrabbasso, Jimmy Owens alla tromba, Joe Farrell al sax, Raymundo "Ray" Barretto Pagán, grande percussionista, John Tropea alla chitarra e soprattutto un giovane chitarrista dell'Iowa che una volta vide suonare con il suo gruppo, gli Zephyr, giusto prima che la James Gang lo chiamasse in formazione: Tommy Bolin. Cobham vede in quello stile veloce e sensuale di Bolin molte similitudini con il suo, e nascerà una collaborazione entusiasmante che, visto il successo del disco, sarà un trampolino per il chitarrista americano. Dato il metodo di registrazione, sul vinile i brani sono quasi senza soluzione di continuità, come se fossero mini suite intervallati da piccole pause tra di loro, mentre hanno numerazione diversa sui cd o sulle piattaforme digitali odierne (per la cronaca, sul vinile i brani sono 6, sui cd sono 10). Restano i suoni, meravigliosi: la batteria maestosa in Quadrant 4, Stratus diventerà famosa perchè presente nella stazione radio Fusion FM del videogioco Grand Theft Auto IV e fu campionata nel brano Safe From Harm dai Massive Attack (nel loro Blue Lines, 1991); in Taurian Matador la corda del mi cantino della chitarra di Bolin si spezza quasi all'inizio del suo assolo, ma continua imperterrito; in To The Women In My Life Cobham non suona nemmeno, e per 50 secondi l'atmosfera è tutta del piano di Hammer. Red Baron, da oltre 6 minuti, è il brano più famoso, che codifica il jazz muscoloso, veloce e caratteristico di Cobham, dei suoi innesti dal funk e della musica soul, che influenzeranno una intera generazione di musicisti in quasi ogni ambito della musica.
Anche perchè il disco fu un successo inatteso: al primo posto nella classifica Billboard dei dischi jazz, addirittura al Numero 26 di quella generale, la leggendaria Billboard 200. Bolin, che dopo questa parentesi continuerà a suonare nella James Gang, verrà notato da Jon Lord dei Deep Purple, in cerca di un sostituto dopo l'uscita di Richie Blackmore: Lord rimase impressionato dalla sua chitarra in questo disco, regalatogli dal cantante dei Purple dell'epoca, Dave Coverdale (che in tutte le interviste definirà uno dei suoi preferiti in assoluto). Bolin, reclutato secondo la leggenda da un roadie in una villa di Los Angeles, non conosceva nemmeno Smoke On the Water, ma bastarono pochi minuti di esibizione, invitato dalla band ad un concerto di prova presso il Pirate Studios di Los Angeles, per essere reclutato. Come Taste The Band, nel 1975, è il primo disco di Bolin nella Mark IV dei Deep Purple, ed ebbe notevole successo. Ma rimase l'unico, perchè solo un anno più tardi, per i suoi problemi di eroina, fu prima allontanato dal gruppo e poi, dopo il suo primo e unico concerto, di spalla a Jeff Beck, morto per overdose, nel giugno del 1976. E Jeff Beck, in ricordo suo e del disco di Cobham, userà spesso Stratus nei suoi concerti, una versione mozzafiato è quella live al Crossroads Guitar Festival del 2007 con Tal Wilkenfeld al basso e con Vinnie Colaiuta alla batteria (da cercare su Youtube).
17 notes · View notes
faab81 · 3 months
Text
fra le cose migliori in fatto di ristampe in tempi recenti,ci sono senza dubbio la ripubblicazione dei loro primi album su vinile altrimenti inavvicinabili.In ritardo per me è stata una grande scoperta e assimilato questo capolavoro sotto con il seguente
Tumblr media
4 notes · View notes
jazzluca · 4 months
Text
CONVOY [ OPTIMUS PRIME ] C-01 Transformers MISSING LINK
Tumblr media
Per festeggiare i 40 anni dei Transformers, Hasbro e Takara stanno facendo un po' di tutto, giustamente, fra ristampe, riedizioni ed ammodernamenti dei loro storici personaggi, e propabilmente una delle migliori trovate è quella dell'azienda giapponese con la linea Missing Link, e non potevano partire se non da lui, OPTIMUS PRIME / CONVOY ora qui letteralmente anello mancante fra passato e presente.
Tumblr media
Infatti, dopo svariati modellini che erano omaggi, redesign o copie carbone dei settei dei cartoni, finalmente hanno semplicemente preso gli stampi dei giocattoli originali e migliorati con il maggior numero di articolazioni possibile!
In generale per una linea di giocattoli non è una novità, dato che abbiamo ad esempio i Masters of the Universe Origins già da qualche anno, ma effettivamente per i tf è davvero una sorpresa, una chimera auspicata sin da quando il fandom originale ha iniziato a maturare ed a collezionare seriamente i personaggi delle varie serie.
Tumblr media
Forse ci hanno fatto attendere un po' troppo, ma è vero che solo da un quinquennio le linee commerciali dei tf hanno iniziato a possedere quasi tutte le articolazioni mediamente presenti in una normale Action Figure moderna ( non trasformabile! ), così come è almeno dalla Trilogia di Unicron che i tributi ai classicissimi G1 non mancano, sfociati nella linea Classic e proseguiti appunto nelle odierne Generations.
Tumblr media
Ma da par mio, dopo la sbornia recente dei Generations il più possibile fedeli ai settei dei cartoni, sentivo il bisogno di un altro tipo di ritorno alle origini, al look grezzo ma affascinante dei primi giocattoli, che perlopiù comparivano con tali fattezze nei fumetti UK: posto che pare che vogliano continuare a fare i Generations sempre nella prima maniera, non posso che essere entusiasta quindi del fatto di prendere letteralmente i look dei giocattoli originali e darci quella spinta in più assente in quei bellissimi ma legnosi balocchi della nostra infanzia.
Tumblr media
Che poi di suo Optimus Prime degli '80 non è che era sto gran stoccafisso, che grazie alla trasformazione aveva un discreto range di movimento sulle braccia, piegava le ginocchia e ruotava i pugni staccabili… ma lo stesso, a vedere QUESTA versione di Commander dal vivo anche nelle pose minimal lascia davvero di stucco!
Tumblr media
Ma andiamo con ordine, dato che innanzitutto una discreta parte del leone la fa confezione stessa, anche questa presa paro paro dall'originale box Takara, con le immagini di presentazione aggiornate e pure l'art box frontale con Optimus nell'iconica posa dell'attacco in salto vista nel film del 1986. Idem l'interno, con addirittura il giocattolo contenuto nel POLISTIROLO, come un tempo!!
Tumblr media
Quasi inutile dire che il veicolo stesso, il celeberrimo CAMION CON RIMORCHIO "FREIGHTLINER" è sputato all'originale esteticamente, con tanto di ruote in gomma, e parti di metallo, col rubsign sul tettuccio e simboli Autobot ai lati della cabina già stampati. I fari non sono sono più dei semplici fori ma sono scolpiti come tali, mentre aprendo il parabrezza inizialmente non troviamo subito i due sedili per piloti Dianauti, ma un modulo aggiuntivo per potervi alloggiare la Matrice del Comando, novità per questa versione presa dai cartoni animati, come sappiamo. Tale modulo può comunque essere tolto e rivelare appunto i due sedili originali.
Tumblr media
Anche il RIMORCHIO può sembrare uguale al giocattolo del '83-'84, con i supporti per reggersi che ruotano in avanti, ma aprendolo troviamo la prima novità nel COMBAT DECK, ovvero l'assenza del meccanismo che serviva a lanciare le Autobot lì alloggiate.
Tumblr media
In compenso ora il DRONE DI MANUTENZIONE, anche lui del tutto simili alla sua versione originale nell'aspetto e nella posabilità, può staccarsi dalla base, e muoversi forte delle sei ruotine nel modulo inferiore: questa caratteristica, già vista nel Masterpiece 44 in maniera più elaborata, cita una scena nel cartone animato in "Fire in the Sky" dove dal rimorchio usciva un piccolo rimorchietto con sù il drone armato …
Tumblr media
Un ovvio errore di animazione che però diventa una possibilità di giocabilità in più, ma come dicevo di riflesso cancella quella del lancio a molla di ROLLER: anche il piccolo drone su ruote è praticamente uguale al G1, a parte la possibilità di ruotare di 180° la parte centrale del supporto posteriore con il foro per posizionare le armi, facendo così apparire un lampeggiante, come si vede nei cartoni; manco a dirlo, nelle varie colorazioni viste nelle varie uscite del primissimo Optimus, dal blu al violaceo, qui Roller è argentato come in tv!
Tumblr media
Torniamo finalmente alla MOTRICE, che si TRASFORMA in robot nella solita maniera classica, facendo solo attenzione ora ad allargare le anche, dato che non ci sono più le molle ad allargarle automaticamente, mentre FINALMENTE i pugni sono attaccati ai polsi, nascodendosi semplicemente ripiegati verso l'interno dell'addome.
Tumblr media
Il ROBOT originale di Optimus aveva il suo fascino innato, è innegabile che sennò non avrebbe avuto il successo che merita, ma ora questo Missing Link ne spalanca le potenzialità, innanzitutto con l'ottima pensata di trasformare quelli che erano semplici adesivi decorativi su avambracci, ginocchia e piedi in dettagli scolpiti e colorati, che solo questo è una gioia per gli occhi.
Tumblr media
Ma ovviamente la parte del leone è nella posabilità aumentata, con doppia articolazione su spalle, rotazione della testa, delle cosce, piedi inclinabili, pugni che ruotano, insomma tutto il pacchetto completo di un moderno Generations, con però le sole mancanze della possibilità di alzare la testa ( ovvero, si può fare grazie alla trasformazione, ma sollevando appunto il pannello che la sostiene ) e con accenno di pochi gradi nella rotazione del bacino, limitata per via del pannello dello stomaco.
Tumblr media
Ma d'altro canto abbiamo la possibilità di piegare il torso in avanti, anche solo se a scatto per una ventina di gradi a occhio, ma è assai gradita anche l'apertura delle mani, nientemeno, così come le ruote anteriori si sollevano per poter alzare per bene le gambe, stando pur sempre attenti all'apparente delicatezza delle articolazioni del bacino.
Tumblr media
A parte quest'ultimo, infatti, il robot è bello solido, forte anche delle parti in metallo, e trasuda talmente tanto carisma che basta anche solo un accenno delle posabilità insite, per far lacrimare dalla gioia i fan della prima ora!
Tumblr media
Passando agli accessori, abbiamo la summenzionata Matrice in più, e lo storico FUCILE IONICO, ora più grosso e rifinito ma sopratutto con l'impugnatura effettiva posteriore e non quella realistica ma inutilizzabile.
Tumblr media
Immancabile anche l'ascia d'energia in plastica trasparente che ingloba uno dei pugni a scelta nella sua base, ma non è compatibile con quelli originali ovviamente. La testa però è compatibile con il casco del testone di Ultra Magnus G1, però, uhmmmm …. :3
Tumblr media
Insomma, come già detto, un'ottima maniera per celebrare il 40ennale dei Transformers, anche il prezzo è un po' elevato, ma tutto sommato a pensarci è lo stesso prezzo per chi cerca un Optimus reissue come nuovo o peggio un vintage con scatola, solo che qui abbiamo le aggiunte summenzionate delle articolazioni ed altro.
Tumblr media
Volendo c'è il C-02 "Anime Edition", ovvero solo la motrice con fucile, Matrice ed ascia con colori più cartoon accurate, tipo gli occhi azzurri invece che gialli, blu meno scuro sulle gambe e dettagli degli "adesivi" non dipinti, ma per un 2/3 del prezzo del C-01 tanto vale prenderselo direttamente completo!
Tumblr media
2 notes · View notes
Text
Tumblr media
Edizione TEA:
prima edizione 1988.
Ristampe successive anni Novanta, copertina grigia della casa editrice TEA che incorniciava la fortunata torre d'avorio.
Adesso, per collezione, mi sono procurata questa del 2009, copertina verde, sempre con la medesima illustrazione amata da tanti lettori.
Fa parte del mio immaginario libresco. Michael Ende è l'affrescatore di una fiaba moderna tra citazioni classiche e atmosfere inventate, dov'è tuttavia persistente la presenza di archetipi, sogni ricorrenti, paradigmi mitologici.
TEA edition: first edition 1988. Later reprints from the 1990s, gray cover by TEA publishing house that framed the successful ivory tower. Now, for collection, I've got this one from 2009, green cover, always with the same illustration loved by many readers. It's part of my bookish imagination. Michael Ende is the frescoer of a modern fairy tale between classic quotations and invented atmospheres, where the presence of archetypes, recurring dreams, mythological paradigms is persistent. Unquestionably brilliant for having been able to attract several generations. Writer of a true legend.
Indiscutibilmente geniale per aver saputo attrarre diverse generazioni.
Scrittore di un vero e proprio mito.
----------------------
2 notes · View notes
instabileatrofia · 2 years
Text
Una volta comprai una serie di cornici sovrapposte a formare un insieme.
Dopo più tentativi, a causa dei cambiamenti di formato, rifiniture, ristampe multiple, ero riuscito a completare il lavoro, con la selezione delle foto più belle.
Bello!
Più di due ore per realizzarlo, parecchio entusiasmo. E poi l'attesa di mostrarlo.
Tempo altre due ore e il tutto era stato fatto in pezzi e giaceva nel bidone dell'indifferenziato.
Indagini su quel che resta.
L.
8 notes · View notes
Text
Romanzi, racconti e storie da vedere sullo schermo
Tumblr media
Riprende la rubrica di consigli di lettura (e non solo): una piccola selezione da opere recenti o appena ristampate, insieme a uno sguardo sul passato.
Tumblr media
Tra i numerosi gialli pubblicati (è proprio un periodo fortunato per questo colore), vogliamo ricordarne alcuni.
Tumblr media
Dopo Flora, Alessandro Robecchi è da poco uscito con l’ultima avventura della banda Sistemi Integrati, capitanata dal seducente Carlo Monterossi (magnificamente interpretato da Fabrizio Bentivoglio nella serie televisiva): Una piccola questione di cuore. L’amore a tutti i livelli, romantico o autodistruttivo, è il vero protagonista di questa detective story: Si insinua tra i poliziotti incaricati delle indagini, coinvolge grandi boss della mala, normalmente privi di sentimenti umani, giovani intellettuali della Milano bene, irresistibili femmes fatales. Robecchi è sempre maestro nel gestire la tensione e nel mantenere viva l’attenzione del lettore fino all’ultima riga. 
Tumblr media
Accattivante fin dal titolo, Sono felice, dove ho sbagliato?, l’ultima attesissima fatica di Diego De Silva ci propone di nuovo l’ironico avvocato ‘d’insuccesso’ Vincenzo Malinconico, ormai alla sesta causa persa, almeno letterariamente parlando. La novità assoluta è che da questi thriller forensi la Rai ha tratto una fiction in cui il protagonista è interpretato da Massimiliano Gallo, che abbiamo avuto il piacere di ammirare come marito di Imma Tataranni nella serie omonima creata da Mariolina Venezia. In questo caso Malinconico difende gli indifendibili diritti di un gruppo, coalizzato in una class action, di Impantanati che pretendono di intentare causa in nome del loro amore perduto. Se questo fosse possibile, non basterebbero tutti i tribunali del mondo per ospitare i processi di chi si sente defraudato in campo sentimentale, eppure il Nostro, tenendo fede al suo profilo di soggetto atipico e difficile da inquadrare, si sobbarca l’immane impresa. “Fra risate, battibecchi, colpi di scena e ordinarie drammaturgie familiari, Malinconico riuscirà ad articolare una stralunata difesa”. 
Tumblr media
Anche per la tassista-detective Debora Camilli, che alla sua quarta avventura si è ormai guadagnata l’affetto di molti lettori, è in preparazione una fiction televisiva. Uscita dalla penna esperta di Nora Venturini, regista teatrale, sceneggiatrice e scrittrice (nonché moglie del fascinoso Giulio Scarpati), la giovane, intraprendente protagonista, che non ha potuto realizzare il sogno di entrare in polizia, ma conserva lo spirito del piedipiatti, pare destinata a trovarsi coinvolta in misteriosi omicidi: un po’ come la profezia che si auto-adempie… Dopo L’ora di punta, Lupo mangia cane e Buio in sala, è appena uscito Paesaggio con ombre, dove lo sfondo è quello incantatore del Lungotevere Flaminio, dalle cui acque è stato ripescato un cadavere privo di documenti. Anche in questa puntata la strana coppia composta da Camilla e dall’anti-divo commissario capo Edoardo Raggio porterà felicemente a termine il caso. 
Tumblr media
Passando alla narrativa, La grande Zelda (2022) di Pier Luigi Razzano non è una biografia, ma un romanzo, in cui la protagonista racconta in prima persona la sua storia: un ritratto che ci svela la sua complessa personalità, la creatività messa in ombra dal successo del celebre marito, le passioni trascurate (il ballo, la scrittura, la pittura). Delle opere (lettere, racconti composti a quattro mani insieme al marito e il romanzo Lasciami l’ultimo valzer) potete trovare ampia scelta nel nostro catalogo. Ricordiamo anche che la “piccola compagnia della magnolia” presenterà, per il 28-29-30 ottobre, uno spettacolo sulla straordinaria figura di Zelda Fitzgerald (Teatro Linguaggicreativi). 
Tumblr media
Per par condicio, avendo parlato di Zelda, non possiamo trascurare il suo augusto consorte citando i Racconti dell’età del jazz, ambientati nei Roaring Twenties, i Ruggenti Anni Venti che, secondo Fernanda Pivano, furono “il decennio di tutte le proteste e di tutte le rivolte, delle utopie più ottimistiche e delle delusioni più spietate”. Di queste undici short stories, che potrebbero essere usate come modello per gli studenti dei corsi di scrittura, ricordiamo Il curioso caso di Benjamin Button, da cui è stato tratto un film; Il diamante grosso come il Ritz, racconto grottesco e simbolico di denuncia sociale; il suggestivo e notturno Tarquinio di Cheapside, da cui stralciamo questo paragrafo:
Non era roba per la ronda: quella notte Satana era in libertà, e a Satana somigliava l’uomo che si intravedeva per primo davanti, calcagno sul cancello, ginocchio sopra la recinzione. Era anche evidente che il nemico si aggirava vicino a casa, o almeno in quella zona di Londra consacrata ai suoi desideri più volgari, perché la via si restringeva come una strada in un quadro e le case si serravano sempre di più le une sulle altre, chiudendosi in un’imboscata naturale adatta al delitto e alla sua teatrale sorella, la morte violenta.
Tumblr media
Piccoli capolavori sono gli inediti pubblicati nel 2017 in Per te morirei: diciotto racconti, presentati ognuno da un breve cappello che ne ripercorre le vicissitudini editoriali. Contengono tutta l’America di Fitzgerald: la guerra civile, l’amata New York, il mondo del cinema e quello dell’editoria (su questo argomento il racconto d’apertura Il «pagherò» è davvero esilarante), l’ambiente dei ricchi qual era – e non è più stato – negli anni Venti e quello dei poveri della Grande Depressione. Il tutto in uno stile unico, incisivo, scattante, con calibratissime, sorprendenti, ironiche metafore. Pura maestria letteraria. 
Tumblr media
Vogliamo ricordare brevemente Gianni Celati, che ci ha lasciato all’inizio di quest’anno: grande scrittore, critico, traduttore (da segnalare la sua versione dell’Ulisse di Joyce, del 2013), professore di Letteratura anglo-americana (tra i suoi allievi Pier Vittorio Tondelli), nonché appassionato viaggiatore (durante il suo lungo soggiorno in Tunisia imparò la lingua araba). Il testo che consigliamo è quello dei Meridiani di Mondadori, Romanzi, cronache e racconti, che offre un ampio spettro dei suoi lavori e una vasta possibilità di scelta. I lettori lombardi (Celati era nato a Sondrio) riconosceranno nel suo stile lento e pacato, nelle descrizioni di paesaggi, nei diari di viaggio il familiare aspetto della pianura padana, come nella raccolta Narratori delle pianure, che spesso riporta storie tramandate oralmente, ammantate di uno stralunato stile fiabesco: si va dalla vicenda del radioamatore di Gallarate che si reca in una sperduta isola della Scozia (L’isola in mezzo all’Atlantico), alla ragazza giapponese del racconto omonimo che non può vivere senza consultare ogni settimana il suo signist o consigliere zodiacale, al barbiere con problemi esistenziali (Vivenza d’un barbiere dopo la morte). Scrittore che sa accontentare tutti i gusti, un vero “classico contemporaneo” secondo la definizione di Marco Belpoliti.
Tumblr media
Facendo un passo indietro nel tempo, un best seller ingiustamente dimenticato è Il verdetto, di Barry Reed (1980), da cui Sidney Lumet ha tratto nel 1982 un favoloso film con Paul Newman, Charlotte Rampling e James Mason. Si tratta di un legal drama (l’autore era egli stesso avvocato), che ricorda altre storie del genere (come quelle raccontate nei film La giuria, Erin Brockovich, Rain man), che descrivono la resistenza folle e disperata di piccoli onesti individui in lotta contro enti potenti (grandi compagnie di assicurazione, grandi studi legali, grandi aziende), armati soltanto della più ostinata cocciutaggine e della forza derivata da un profondo senso di giustizia. Una raccomandazione: fate attenzione, se lo leggete sui mezzi, perché ne sarete così coinvolti da rischiare di mancare la vostra fermata! 
Tumblr media
Agli amanti del pantagruelico investigatore Nero Wolfe proponiamo, nel caso in cui a qualche fortunato fosse sfuggito, Champagne per uno, un giallo spumeggiante per alleggerire lo spirito dei nostri affezionati lettori in questi tempi agitati. Se una donna dalla psiche palesemente fragile, che viaggia con una fiala di cianuro nella borsetta e proclama a gran voce di essere stanca di vivere, muore all’improvviso dopo aver bevuto una coppa di champagne, nessuno si sogna neppure lontanamente di sospettare un omicidio. Nessuno tranne il sagace Archie Goodwin e il suo ‘planisferico’ datore di lavoro. Una lettura d’evasione, ma di eccellente fattura.
Tumblr media
Ancora per gli amanti del giallo classico, è appena stata pubblicata una corposa edizione dei racconti e dei radiodrammi di Ellery Queen a cura di Carlo Lucarelli. Il volume non ha pretesa di esaustività, obiettivo quasi impossibile data la vastità della produzione del dinamico duo di cugini, ma nutre l’ambizione di aver raggiunto il massimo livello di ampiezza possibile (c’è anche un racconto che non era mai stato pubblicato in Italia). Gli unici gialli che si rivolgono direttamente al lettore, per sfidarlo a svelare il mistero, dopo che gli sono stati forniti tutti gli elementi chiave per poterlo dipanare: così faceva anche il mitico Jim Hutton (padre del talentuoso Timothy, che ha interpretato anche Archie Goodwin, forse in competizione con il padre) nella favolosa serie degli anni Settanta.
13 notes · View notes
vanbasten · 1 year
Text
amicə se participate all’asta attenzione quando c’è scritto editore sconosciuto e ve le passano a 4 milioni di euro perché spesso sono ristampe in edizioni recenti e valgono molto di meno + potrebbero anche essere mezze fasulle
2 notes · View notes
patemi-pk · 1 year
Text
Riprendendo in mano del materiale su W.i.t.c.h., mi sono reso conto che, forse, Minni & company potrebbe essere una fonte interessante per ristampe. Magari un'integrale degli "Anni Muggenti di Clarabella" o "Minni e le magnifiche cinque" o "Mai dire quack!" potrebbero occupare qualche volume delle serie imperdibili. Con l'allargamento della collana ai Racconti del Boscaiolo e alle Storie Quasi Vere, sembrerebbe interessarsi a storie meno gloriose, anche se valide.
(Sempre per la ristampa sulle Storie Imperdibili, ci sarebbe sempre il sogno proibito delle Cronache della Frontiera, ma qui sono OT).
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
15 notes · View notes
Text
Tumblr media
DISCO-BO 10
DECIMA EDIZIONE 21- 22 SETTEMBRE 2024
Sabato 21 e domenica 22 settembre torna la Mostra del Disco di Bologna, l’irrinunciabile appuntamento per gli appassionati del vinile, in Piazza Lucio Dalla
DiscoBO ritorna a Bologna per i palati fini della musica e non solo. L’appuntamento a ingresso gratuito è fissato per sabato 21 e domenica 22 settembre presso la Piazza Lucio Dalla, nel cuore pulsante della Bologna attiva e creativa.
Il vinile rappresenta, mai come prima d’ora, un supporto unico e irrinunciabile per gli amanti della musica, mescolando passato e presente offre una soluzione senza eguali per l’ascoltatore. Un’esperienza a 360 gradi per immergersi nelle onde sonore dei nostri artisti preferiti.
Speciali ristampe in tiratura limitata, bootleg esclusivi e colorazioni uniche vengono rilasciate sul mercato ogni anno dagli artisti per i propri fan.
DiscoBO è l’occasione perfetta per trovare novità e rarità, non solo in vinile: CD, musicassette, merchandising, DVD rientrano ampiamente tra le offerte degli oltre 50 espositori italiani e stranieri presenti in Piazza Lucio Dalla nel terzo weekend di settembre.
La Mostra Mercato del Disco di Bologna è l’opportunità per trovare il disco che manca alla propria collezione, esplorando tra le migliaia di copertine di LP, 45 giri e CD, oltre che un’occasione per scoprire nuovi artisti, album, scene musicali e scambiarsi opinioni con gli esperti del settore. Si spazia dall’hip hop al reggae, dal blues al punk, dal jazz al country, passando per il metal fino ad arrivare al progressive rock, la musica elettronica la dance e alla musica italiana.
Nell’anno dell’annuncio del ritorno degli Oasis (e del trentesimo anniversario di Definitely Maybe, album fondamentale, ristampato per l’occasione in doppio vinile in edizione Deluxe con registrazioni inedite, outtakes e un nuovo artwork) sono, e saranno ancora tante, le uscite eccezionali sul supporto fisico:
come le ristampe degli AC/DC in colorazione oro per celebrare i 50 anni di carriera, la pubblicazione del primo album registrato dal vivo dei King Crimson con la formazione degli anni ’80, la prima stampa in vinile dell’album Greatest Hits Rotten Apples degli Smashing Pumpkins, e molto altro.
La musica unisce e mescola le persone e le generazioni. DiscoBO è l’appuntamento essenziale per palati
fini, appassionati, curiosi, nostalgici e nuovi creativi alla ricerca dell’ispirazione.
DiscoBO è aperto a tutti, dalle ore 10.00 alle 19.00, con ingresso gratuito, in Piazza Lucio Dalla.
MOSTRA MERCATO DEL DISCO E CD USATO DA COLLEZIONE
BOLOGNA - Piazza Lucio Dalla
21 e 22 settembre
ORARIO CONTINUATO DALLE 10:00 ALLE 19:00
Ingresso Libero
Info:  392 2724361
www.mostradeldisco.com
0 notes
nando161mando · 15 days
Text
Tumblr media
Femminismo e anarchia di Emma Goldman
La selezione degli scritti che presentiamo comprende alcuni dei saggi pubblicati oltre trent’anni fa in Anarchia e femminismo e altri saggi dalle edizioni La Salamandra, con una nuova cura e un’ampia revisione della traduzione.
La prima traduzione italiana riprendeva a sua volta, in parte, l’antologia di scritti Anarchism and other essays, accompagnata da una nota biografica di Hippolyte Havel e pubblicata dalle edizioni Mother Earth nel 1910, che ha conosciuto negli anni numerose edizioni e ristampe.
Nella presente selezione sono stati omessi alcuni saggi che erano presenti nell’edizione italiana del 1976, mentre sono stati inseriti due articoli fino ad ora inediti in lingua italiana: La gelosia e Vittime della moralità.
Chiude la rac­colta un indice ragionato dei nomi.
Feminism and Anarchy by Emma Goldman
The selection of writings we present includes some of the essays published over thirty years ago in Anarchy and Feminism and other essays from La Salamandra editions, with a new edit and an extensive revision of the translation.
The first Italian translation was in turn partly based on the anthology of writings Anarchism and other essays , accompanied by a biographical note by Hippolyte Havel and published by Mother Earth in 1910, which has seen numerous editions and reprints over the years.
In this selection, some essays that were present in the 1976 Italian edition have been omitted, while two articles that were previously unpublished in Italian have been inserted: La gelosia and Vittime della moralità .
The collection ends with a reasoned index of names.
https://lemaquis.noblogs.org/post/2020/06/27/goldman-emma-femminismo-e-anarchia/
#femminismo #anarchia
1 note · View note
eventinews24 · 1 month
Text
AC/DC: gli ultimi 6 leggendari dischi in vinile
acdc Album cover Dopo il successo delle prime 15 ristampe che hanno conquistato in Italia la classifica degli album fisici più venduti, dal 27 settembre saranno disponibili gli ultimi 6 leggendari dischi degli AC/DC in vinile color oro in edizione limitata (Columbia Records/Legacy Recordings), in occasione dei 50 anni di carriera dell’iconica band rock’n’roll: Flick Of The Switch, Fly On The…
0 notes
diceriadelluntore · 2 years
Photo
Tumblr media
 Storia Di Musica #258 - Faust, Faust, 1971
Probabilmente, è questo disco che descrive appieno l’idea di “strano” che mi è venuta in mente per le scelte di Gennaio. Siamo a fine anni ‘60: come ho raccontato qualche mese fa in un mese dedicato al kosmik rock, la Germania, soprattutto occidentale ma non solo, sfornò una serie di band creative che spostano il concetto di rock band ai limiti estremi di un certo percorso ideologico, a lambire l’avanguardia, la musica concreta e le sperimentazioni elettroniche. Eppure la band di oggi nasce con uno scopo ben più utilitaristico: Uwe Nettelbeck, critico musicale e cinematografico, produttore e agitatore culturale ha in mente di creare una band che possa inserirsi nel filone di successo e di “fama” delle prime grandi band del movimento, tra tutte Can e Kraftwerk. Mette insieme dei musicisti, per lo più autodidatti, per un ensemble la cui prima formazione era composta da: Hans Joachim Irmler all’organo e la parte elettronica, Zappi Diermaier alla batteria, Arnulf Meifert alle percussioni, Jean Hervè-Peròn al basso, chitarra, e voce (sebbene in modi del tutto particolari), Gunther Wüstoff al sassofono e alla cura del sintetizzatore e Rudolf Sossna alla chitarra e alle tastiere. Scelgono un nome, Faust, che ha una simbologia duplice: da un lato il richiamo al mito dell’uomo che per sete di conoscenza vende la sua anima, dall’altro il termine in tedesco vuol dire anche pugno, politico e rivoluzionario. Si spostano a Wümme, che oggi si chiama Rotenburg, una città della Bassa Sassonia, dove organizzano uno studio creativo e di registrazione nella vecchia scuola, con un contratto firmato per la Polydor che produrrà il loro primo disco. Pensano al primo disco, con una idea ben precisa: spazzare via tutto quello che era stato fatto in precedenza, creando dei nuovi parametri di ascolto che non siano quelli della melodia, o dell’orecchiabilità. Faust (o Faust I nelle ristampe moderne) vede la luce nel 1971. Infatti Why Don’t You Eat Carrots?, che comincia con un sibilo elettronico, all’inizio ha echi di (I Can’t Get No) Satisfaction dei Rolling Stones e di All You Need Is Love dei Beatles, per poi trasformarsi in una corsa sgangherata e ipnotica che allunga le note, dove le chitarre sembrano spernacchiare piuttosto che suonare (in omaggio alla lezione di Frank Zappa), che si ferma, interrotta da dialoghi, risate, sussurri che sembrano provenire chissà da dove, e poi riprende, con un andamento che non si capisce mai bene se sia un organizzato caos o un fluire sentimentale di emozioni che i musicisti, improvvisando, mettono in sequenza. E così, in questo flusso di suoni, si perdono i primi 9 minuti di disco. Che continua in maniera ancora più bizzarra: Meadow  Meal parte come se raccontasse di una catena industriale, rumori, scricchiolii, influenzando in questo tutto un filone di musica che nascerà di lì a poco, e poi il sibilo del primo brano, stavolta ancora più prorompente, che sfuma in una chitarra acustica e in una nuova sgangherata e zoppicante musica a sorreggere una melodia che cresce in un vorticante jam blues-rock  per poi riscendere, verso il tema iniziale e in un rumore di pioggia post apocalittica, lievemente inquietante. Come chiudere un disco del genere? Miss Fortune va ancora oltre. Qui si spinge forte sull’elettronica, sebbene il brano inizi con la tipica struttura della musica del periodo, un tappeto di percussioni ossessivo e marziale, chitarre, le meraviglie elettroniche dell’epoca. Poi però, dopo il caos, la sensazione di precipitare in un tunnel, un buco sonoro intervallato solo da rintocchi di triangolo, fin quando, dopo urla ed echi tra l’umano e il post umano, è la batteria che riprende il ritmo, sostenuta dalla chitarra che prima giganteggia, per poi intrufolarsi in una sorta di balbettio di accordi, con un pianoforte a prenderla per mano e riportarla alla “melodia”, prima che un collage di rumore, che diventerà il loro marchio di fabbrica, porti all’ultimo spezzone, dove due voci che parlano tra loro, si chiedono: “Are We Supposed To Be Or Not To Be?”, iniziando un discorso quasi filosofico, alternando una parola ciascuno fin quando insieme non dicono ”nobody knows if it really happened”. Un disco che presuppone un ascolto quasi mentale più che solo uditivo, non poteva che avere una copertina leggendaria: il vinile trasparente era confezionato in una busta di cellophane, dove era ritratta la radiografia di un pugno, a simboleggiare la band, con un altro foglio trasparente per i testi e i crediti. Visto il fiasco commerciale, e le poche copie vendute, è uno dei pezzi forti del collezionismo musicale, anche perchè tutte le successive ristampe persero la meravigliosa idea iniziale. I Faust ci provano l’anno successivo con So Far (1972), che ha copertina tutta nera, dove le magie del primo si diluiscono in brani più accessibili, ma la voglia di bizzarrie non finisce certo qui, e ci pensa The Faust Tapes (1973) a creare definitivamente il mito: un collage di registrazioni, avvenute tra il 1971 e l’anno dopo a nello studio di registrazione di Wümme, messo insieme con la tecnica dell’accoppiamento elettronico, per due lunghi brani da 20 minuti per lato, non c’è più idea di brano strutturato, le improvvisazioni musicali si intrecciano con le riflessioni durante le prove, ci sono risate, chiacchierate, rumori, senza nessuna soluzione di continuità. La Virgin di Richard Brenson, appena nata, fiutando il colpo mediatico mette in vendita il disco a 48 pence, il prezzo di un singolo, vendendo oltre 100 mila copie, sebbene il disco non venga conteggiato negli annali di vendita per via del prezzo “non consono” ad un LP. La prima fase dei Faust termina con Faust IV, del 1973, registrato in Gran Bretagna e di gran lunga il loro disco più “normale”, con anche due piccoli successi radiofonici, Krautrock e It's A Bit Of A Pain. Si scioglieranno e riprenderanno nel 1994, con Reine: nel frattempo hanno segnato una generazione intera che prenderà spunto dalla loro musica diversa per creare altri capolavori (i primi che mi vengono in mente, i Pere Ubu di The Modern Dance) per una delle band più strane, e inimitabili, della storia del rock.
12 notes · View notes