#traversa
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primepaginequotidiani · 1 month ago
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PRIMA PAGINA Corriere Dello Sport di Oggi lunedì, 07 aprile 2025
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omarfor-orchestra · 2 years ago
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Io a girarmi tutta Milano questo stava ad Argonne
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genevieveetguy · 2 years ago
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. In the cinema, the actors are the bourgeoisie; the image is the proletariat; the soundtrack is the petty bourgeoisie, forever fluctuating between one and the other. The image, as proletariat, has to seize the power in the film after a long struggle.
I Am Self Sufficient (Io sono un autarchico), Nanni Moretti (1976)
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ponderingrandomthings · 3 months ago
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Wow.
Looks like a very hard working band... This is a 1974 footage.
And, of course, they have their own place in music.
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Is it just me or does the video at 1:50 remind me of the Alan Parsons Project song A Dream Within a Dream (at 2:25)?
youtube
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If I remember correctly, most of the band's lyrics were written by a lyricist Betty Thatcher.
And fascinating/funny trivia about her:
"she won a scholarship to a grammar school, where she refused to take part in any examinations. After two years excelling in English and art, she transferred to a school that accepted difficult students."
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From Wikipedia: "Thatcher wrote most of the band's lyrics for the studio albums:
Prologue (1972)
Ashes Are Burning (1973)
Turn of the Cards (1974)
Scheherazade and Other Stories (1975)
Novella (1977)
A Song for All Seasons (1978)
Azure d'Or (1979)
Camera Camera (1981)" - this was her last album for Renaissance.
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Current Members:
Annie Haslam – vocals, percussion (1971–1987, 1998–2002, 2009–present)
Rave Tesar – keyboards, piano (2001–2002, 2009–present)
Mark Lambert – guitar, backing vocals (2015–present); bass (1985–1987)
Frank Pagano – drums, percussion, backing vocals (2009–2017, 2018–present)
Leo Traversa – bass, backing vocals (2015–2018, 2022–present)
Geoffrey Langley – keyboards, backing vocals (2016–present)
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Read this link for an exhaustive list or Renaissance band members.
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travelella · 9 months ago
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Bagni Regina Giovanna, Traversa Punta Capo, Sorrento, Metropolitan City of Naples, Italy
Mario Esposito
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MADONNA POLITANO
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unteriors · 3 months ago
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Vico C. Colombo Traversa II, Monforte San Giorgio, Sicily.
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kon-igi · 2 months ago
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Ciao Kon. Era un po' che volevo farti una domanda, una domanda "vera" nel senso dettata da curiosità e desiderio di conoscenza, non da spirito polemico.
Lavoro ormai da diversi anni come OSS in case di riposo, con anziani sofferenti delle più svariate patologie e demenze. Anche a me è capitato più volte che, quando un anziano con una demenza in fase avanzata non fosse in grado di stare fermo e si fosse già riempito di lividi o fratturato cadendo, finisse legato su una sedia. Fondamentalmente perché non avendo la badante ma soltanto gli oss della struttura, nessuno poteva stargli incollato H24 per impedire che si fracassasse da qualche parte. L' ultimo caso al quale ho assistito è stato quello di una signora da sempre lasciata libera di vagare per la struttura a suo piacimento (una domenica mattina si calò anche le mutande che le davano fastidio davanti al prete che stava celebrando messa il quale per poco non ci rimane... 🙄) finché non ha iniziato a cadere a ripetizione. Tenuta ferma all' inizio solo il tempo di riprendersi dagli incidenti, oramai è perennemente sulla sedia con la contenzione (quella a mutandina, per capirci) perché comunque nella struttura ci sono svariate scale, e lei non ha più né l' equilibrio per camminare né la capacità di capire che, se potrebbe fare qualche giretto su di un piano, non è più il caso che salga e scenda le scale per seguire quello che la fantasia del momento le detta. Quando c'è la possibilità ovviamente, viene slegata e portata a fare qualche passo sorretta da un operatore. Ovviamente nessuno l'ha mai fatto con cattiveria, solo che non siamo riusciti a farci venire in mente un' altra soluzione per evitare che s'ammazzasse male cadendo da qualche parte. Ora la domanda - la domanda vera! - è: Cos'altro potevamo fare, se non contenerla? Con sempiterna stima e affetto, G.
Ma il mio non è mai stato un j'accuse nei confronti di OSS o altro personale socio-sanitario-assistenziale... si trattava di una denuncia nei confronti dell'abitudine alla contenzione.
Dunque, cos'altro potevate fare se non contenerla?
Prima di tutto il plurale va bene se intendi che TUTTA l'equipe multidisciplinare ha studiato il caso per trovare una soluzione e non che solo voi OSS vi siete trovate a gestire questo problema ignorato da tutti gli altri.
(uso il femminile perché nove OSS su dieci sono Figlie di Eva, quindi femminile sovraesteso di default)
Secondo, la soluzione non va cercata quando la persona comincia a cadere ma ben prima e resa per tempo strutturale.
Ti faccio parecchi esempi, alcuni percorribili altri no, ma che sottendono la conoscenza della catena degli eventi da prevenire.
Parkinsonismo: la sindrome extrapiramidale, oltre che da Parkinson franco, può essere data da disidratazione, stipsi e psicofarmaci, quindi attenzioni a pazienti che manifestano improvvisamente retropulsione, passi striscianti e rallentamento perché potrebbero aver bisogno di bere, essere purgati o aver fatto accumulo.
Scarpe, unghie e calli: le scarpe devono sempre essere ADEGUATE, quindi niente ciabatte in cui il tallone scappa ma scarpe con chiusura in velcro e suole antiscivolo. Unghie e calli devono essere tenuti sotto controllo.
Le scale NON DEVONO ESSERE ACCESSIBILI ma chiuse da cancelletti con codice con elettromagnete che si disattiva al suonare dell'allarme antincendio.
Le porte verso l'esterno devono avere codice alfanumerico cambiato ogni mese e le porte interne che danno in locali a rischio dissimulate con poster adesivi che simulano librerie o muri di mattoni (ti mando foto appena torno a lavoro).
Le persone a rischio cadute devono essere portate a letto se stanche o agitate oppure tenute impegnate con sedia accostata al tavolo e oggetti da manipolare.
Studiare le cadute a terra e individuare l'orario, il luogo o la causa più frequente per poter agire di conseguenza (il sundowning è la causa più frequente).
Luce notturna nel bagno delle camere e in corridoio, traversa per terra in bagno per evitare scivolamenti e sempre letto abbassabile fino a terra (Letto Alzheimer).
Fatto tutto questo (o il più possibile) e avvertiti i parenti che il rischio cadute non è azzerabile, accettare che un anziano possa cadere perché non è possibile vigilare sempre su tutti con rapporto uno a uno.
Credimi, le cadute a terra esitano in frattura di femore o crolli vertebrali un numero di volte molto più basso di quello che si pensa (di solito quando cade un anziano immobilizzato la maggior parte del tempo in sedia e che quindi ha sviluppato osteoporosi da immobilità).
Lo so che è un dato empirico ma in una RSA dove ho lavorato in passato e in cui ero diretto responsabile della gestione delle contenzioni e delle cadute, su 94 degenti e 470 cadute totali in un anno (e niente contenzioni) ci sono state solo una frattura di femore, una frattura di omero e due ferite lacero-contuse maxillo-facciali.
Gli altri cadevano e si rialzavano o li rialzavamo perché erano protetti da una massa muscolare decente dovuta al movimento, un buon trofismo osseo e buoni riflessi di protezione.
Quindi dovete smettere di legare gli anziani?
No.
Dovete smetterla di considerarla l'unica soluzione da applicare in automatico appena pensate che la persona possa cadere.
E il 'voi' sottintende direttore della struttura, medico responsabile, fisioterapista, animatore, infermieri e OSS... l'equipe multidisciplinare che compila il PAI dell'ospite all'ingresso e a rivalutazione.
Sempre a disposizione per un confronto e chissà che nelle mie docenze in giro non arrivi anche da voi 😆
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francepittoresque · 5 days ago
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IL Y A 184 ANS | Mort du peintre et lithographe bordelais Philippe-Gustave de Galard ➽ https://bit.ly/Gustave-Galard Avec sa disparition, survenue le 7 mai 1841, s'évanouit une conception de l'art ancrée dans l'observation du réel et le goût du détail juste. Né au cœur de la noblesse gasconne, il traversa la Révolution, l’exil et la misère avant de renaître à Bordeaux en peintre et lithographe visionnaire, immortalisant son époque de son trait vif et mordant au service de caricatures satiriques et de portraits royaux
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sinvulkt · 9 months ago
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Edmond se tournait et se retournait sur la pauvre paille qui lui servait de lit depuis les longues années qu’il habitait le cachot. Il avait perdu le compte des jours quelques temps après sa captivité, mais cela devait faire plusieurs années, n’est-ce-pas ?
Une nouvelle crampe lui crispa le dos, et il changea encore de position dans le vain espoir de dénouer le nœud qui s’y était formé. La douleur ne partait pas, et le sommeil ne vint pas, alors, abandonnant l’idée de dormir, Edmond se leva et se mit à marcher en cercle.
Depuis quelques jours, une sensation de brûlure pulsait entre ses omoplates. Au départ, le dérangement n’était que très faible, la sensation à peine plus perturbante qu’une piqûre de moustique. Mais la situation avait petit à petit empiré, et désormais sa peau le démangeait terriblement. Edmond se serait bien gratté d'avantage, mais il en avait déjà irrité la zone douloureuse jusqu’au sang, et la moindre touche aggravait le sentiment de brûlure qui grouillait sous sa peau.
Il se résolut d’en parler au porte clé qui venait lui apporter sa soupe.
Ce dernier, mis au courant de l’étrange maladie qui frappait le prisonnier et soucieux de ne pas voir sa mort prélevée à sa paye, s'empressa de signaler à Edmond de se déshabiller.
“Je ne vois rien,” dit le geôlier une fois qu’Edmond eut enlevé sa chemise pour révéler son dos nu.
“Regardez encore !” demanda Edmond, désespéré de trouver la source du mal qui le tourmentait tant.
Le geôlier se pencha, lorgnant le dos du prisonnier. Les repas frugales de la prison d’If avaient rendu le prisonnier maigre, les os saillants, mais l’on pouvait encore apercevoir la silhouette des solides muscles qu’on les marins.
“Non, vraiment. Je ne vois rien.”
“Merci.” soupira le prisonnier en s’écartant tristement. 
Le geôlier n’avait aucune raison de se moquer de lui. Après tout, les portes-clés n’avaient que peu d’intérêt à le voir mort, emprisonné comme il était. C’était donc que l’homme disait la vérité, et que le mal qui déchirait le dos d’Edmond demeurait invisible.
Une fois son geôlier parti, promettant qu’il appellerait le docteur si les choses s’aggravaient, Edmond écarta sa soupe. Il n’avait pas faim. La douleur qui vrillait juste sous ses omoplates s'étendait maintenant sur toute la longueur de son torse, comme pour se moquer de sa faiblesse. Pis encore, une nausée montante rendait ses mains tremblantes et sa vue trouble. Même si son estomac avait été d’humeur, Edmond doutait qu’il eut pu porter la nourriture à sa bouche. 
Le reste de la journée s'échappa dans un flou nauséeux. Edmond était trop fatigué pour bouger, mais trop agité pour rester allongé. Il alternait donc entre les deux, plongé dans une vague brume cauchemardesque. Son cœur battait la chamade et son corps était secoué de frisson, sans que cela n’empêche la brûlure annexant son échine de le tourmenter. La fraîcheur de la nuit, loin de le soulager, empira encore son malheur.
Des vagues de crampes successives mettaient son dos à l'agonie, le laissant pantelant sur le sol froid et humide. Le moindre frottement était décuplé. Bientôt, Edmond ne supporta plus le tissu rêche de ses haillons, et avec un de ces regains d’énergies que la fièvre donne parfois, il s’empressa de les jeter au sol.
Edmond ne savais combien de temps il passa dans cet état intemporel que donne la maladie. Quelque chose de froid et gluant s’était mis à lui couler sur le dos, mais il n’avait plus la force de vérifier si ce n’était que de la sueur, ou bien du sang. Une sensation de douleur bien plus pénétrante que les autres le traversa, et Edmond ne put réprimer un hurlement.
Puis un second. 
Puis un troisième. 
C’était comme si une valve fermée s’était soudainement ouverte, libérant l'expression de toute la souffrance qui le secouait et lui coupait le souffle. Edmond se recroquevilla sur le sol, front a terre, tirant désespérément sur ses cheveux pour échapper à la torture qui le dechirait de l’intérieur. Des pas accoururent, mais perdu dans la fièvre et la douleur, Edmond ne les entendit pas.
“Mais bon sang, que se passe t-il ?!”
On le secoua, sans pouvoir provoquer plus que des gémissements. Puis, les doigts charnus qui l'avaient malmené le quittèrent. Il y eut une pause, puis d’autres cris; qui cette fois ne venaient pas de lui; puis une main contre son épaule alors qu’il tentait de se retourner pour frotter la zone brûlante au sol délicieusement froid.
“Ne bougez pas.” 
Edmond s’accorda très bien de cet ordre. Maintenant que la personne le disait, se retourner semblait en effet une bien mauvaise idée. Et puis, le sol était trop froid. Il préférait bien plus la main chaude qui était restée posée près de son cou. Une seconde vint se poser sur son front. Elle s’en éloigna presque aussitôt, et Edmond regretta la fraîcheur qui l’avait bri��vement envahi à son contact.
“Mais c’est qu’il a de la fièvre, ce pauvre garçon.” Le geôlier leva la voix. “Appelez un médecin !”
Le cri, trop fort pour les sens surmené d’Edmond, lui fit l’impression d’un ballon qui éclatait dans son crâne. Ses gémissements reprirent de plus belle.
“Que se passe-t-il?” Une nouvelle voix lui transperça les tympans.
“Le prisonnier est souffrant.”
“Ça, je l’entend bien qu’il est souffrant. Cela fait une demi-heure qu’il nous casse les oreilles. Mais avez-vous une idée du mal?”
“Non. Ce matin, il parlait encore.”
Le flot de parole fut bientôt enseveli sous la vague de fièvre qui l'envahit comme un nouvel accès de crampe, tel une cruelle lance brûlante qui le perça de toute part. Sa gorge était rauque à force de crier, et le son ne sortait que par accoups étranglés. 
“Allons, allons.”
Les porte-clés, bien embêtés, tentèrent tant bien que mal d’aider lorsque ce dernier se releva sur ses coudes pour tousser. Ils ne réussissent qu'à le perturber davantage. 
Edmond voulait fuir toutes ces mains inconnues, bien trop moites, bien trop épaisses pour être celles qu’il cherchait. Il se languissait de la douceur du toucher de Mercedes contre sa peau. De lointains souvenirs remontaient le long de ses pensées confuses, prenant le pas sur les voix bien réelles qui l'entouraient.’
“C’est le milieu de la nuit. Ne peut-il pas tenir jusqu’au matin ?” l’une d’entre elle grommela. “C’est la prison, ici, pas l’hôpital.”
Une douleur, au moins dix fois plus terrible que toutes les autres, foudroya Edmond. Un cri final s’échappa de sa gorge desséchée. Il lui sembla, l’espace d’un instant, que sa peau se déchirait, mettant à nu la structure osseuse de ses omoplates et de sa colonne vertébrale. Que tout le sang de son corps se déversait le long de cette plaie sanglante, le laissant vide, sans vie.
Aussi vite qu’elle était apparue, la tortueuse agonie s’en alla, ne laissant derrière elle que les traces lancinantes d’un écho. Edmond était trop faible pour remarquer le silence qui pesa soudain entre les deux geôliers.
Le premier se tourna vers le second.
“Dites au médecin que c’est pour un ange. Il viendra.”
Le monde semblait bien lourd à présent, sans l’aiguille de la misère pour le garder éveillé. Les paupières d'Edmond se fermèrent au rythme des pas qui s’éloignent. Exténué, à bout de souffle, il ne réfléchit pas deux fois au répit qui s’offrait à lui et se laissa tomber dans le clément oubli de l’inconscience.
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primepaginequotidiani · 3 months ago
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PRIMA PAGINA Corriere Dello Sport di Oggi mercoledì, 26 febbraio 2025
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mrsines · 5 months ago
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Always And Forever
Chapitre 13 -> La bataille final partit 2
♥*♡∞:。.。  。.。:∞♡*♥ ♥*♡∞:。.。  。.。:∞♡*♥
Agatha était toujours agenouillée au sol, ses mains tremblantes caressant l'endroit où Rosalia avait disparu. Ses larmes coulaient sans retenue, son visage marqué par une douleur brute.
« Je vais la ramener... » déclara soudain Wanda, se tenant un peu en retrait, son regard empli de culpabilité.
Agatha leva la tête, ses yeux rougis fixant Wanda. « Comment tu comptes faire ça ? Tu as déjà détruit assez de vies, Wanda. »
Wanda baissa les yeux, mais elle prit une profonde inspiration et avança d'un pas. « Laisse-moi essayer. Je peux canaliser son essence. Je peux... je peux réparer ça. »
Billy, encore secoué, posa une main hésitante sur l'épaule de sa mère. « Tu es sûre que tu peux le faire ? »
Wanda détourna les yeux, incertaine. « Je dois essayer. Je le dois. »
Elle leva ses mains, qui commencèrent à s'illuminer d'une énergie rouge. Des filaments magiques crépitèrent dans l'air, s'enroulant autour de l'endroit où Rosalia avait été engloutie. Wanda ferma les yeux, concentrant toute sa puissance, son souffle devenant laborieux.
« Ramène-la, ramène-la, ramène-la... » répétait-elle comme une prière désespérée.
Mais alors que l'énergie grandissait, elle se heurta à une barrière invisible. Une onde de choc traversa la crypte, projetant Wanda quelques pas en arrière. L'énergie rouge s'éteignit brutalement, laissant derrière elle un vide oppressant.
« Non... » murmura Wanda, à bout de souffle. « Pourquoi ça ne marche pas ? »
Agatha se releva lentement, sa colère prenant le dessus sur sa douleur. « Pourquoi ? Parce que c'est toujours pareil avec toi, Wanda ! Tu bricoles avec des forces que tu ne maîtrises pas, et à la fin, c'est toujours quelqu'un d'autre qui paye le prix ! »
Wanda recula, ses yeux s'emplissant de larmes. « Je ne voulais pas ça... Je voulais juste protéger Billy... Je voulais... »
Agatha avança vers elle, sa voix tremblante de rage. « Et maintenant, Rosalia est morte ! Parce que toi, avec ta magie, tu joues à être Dieu ! »
« Je m'en veux ! Tu crois que je ne m'en veux pas ? » hurla Wanda, des larmes roulant sur ses joues. « J'ai tout essayé pour la sauver ! J'ai essayé de réparer mes erreurs, Agatha ! »
Billy se plaça entre elles, les mains levées pour tenter de les calmer. « Arrêtez ! Ça ne ramènera pas Rosalia ! »
Wanda essuya ses larmes, regardant Agatha avec une expression désespérée. « Je... Je vais trouver un autre moyen. Je te le promets. Je trouverai un moyen. »
Agatha détourna les yeux, incapable de répondre, son cœur brisé par l'absence de Rosalia. Elle s'éloigna lentement, les épaules secouées par des sanglots silencieux.
Billy posa une main réconfortante sur l'épaule de sa mère, mais elle semblait perdue dans ses pensées, hantée par l'échec.
Dans la crypte silencieuse, la douleur de la perte résonnait plus fort que les mots. Et même si tous partageaient la même peine, leur unité semblait désormais fracturée par des émotions contradictoires : la colère, la culpabilité, et l'impuissance.
Alors que la tension s'épaississait dans la crypte, Malia s'adossa à un mur, ses mains tremblantes cachant son visage. Elle respirait difficilement, comme si l'air devenait insupportable à chaque seconde qui passait.
« Tout est de ma faute... » murmura-t-elle d'une voix brisée, attirant l'attention de Lilia, qui se tenait près d'elle.
Lilia posa une main réconfortante sur son épaule. « Malia, non... Ce n'est pas— »
« Si, Lilia ! » explosa Malia, se dégageant brusquement. « J'aurais dû lui donner mon sang. Je pouvais la sauver, je le savais au fond de moi. Elle serait devenue comme moi, mais elle serait vivante ! »
Sa voix tremblait de regret, des larmes roulant sur ses joues. « Mais j'ai hésité... J'ai eu peur. Et maintenant... maintenant elle est partie... »
Billy, toujours figé par l'émotion, leva un regard fatigué vers Malia. « Tu crois que c'était une solution ? Faire d'elle un vampire ? Ce n'est pas ce qu'elle aurait voulu. »
« Mais au moins, elle serait encore là ! » hurla Malia, frappant le mur avec sa main. « Je l'ai laissée mourir alors que j'avais le pouvoir de changer les choses. Je l'ai regardée se sacrifier, et je n'ai rien fait. Rien ! »
Lilia, bouleversée, s'approcha et tenta de prendre ses mains. « Malia, écoute-moi. Ce n'est pas ta faute. Elle a pris une décision, et personne n'aurait pu la faire changer d'avis. Pas toi, pas moi, personne. »
Malia secoua la tête, le regard perdu. « Tu ne comprends pas... Elle comptait pour moi. Plus que je ne l'ai jamais avoué. Et je n'ai rien fait. »
Agatha, qui était restée silencieuse jusque-là, releva lentement les yeux, ses propres larmes brillant dans la faible lumière de la crypte. « Rosalia n'aurait jamais accepté que tu fasses ça, Malia. Elle savait ce qu'elle voulait, même si ça nous brise. »
La vampire serra les poings, ses crocs se dévoilant instinctivement sous l'intensité de sa douleur. « Elle méritait de vivre, Agatha. Pas moi. »
Wanda, au bord des larmes, s'approcha maladroitement, sa culpabilité pesant comme une enclume. « Nous avons tous échoué... Mais blâmer chacun ne nous ramènera pas Rosalia. »
Malia tourna un regard glacé vers Wanda, ses yeux flamboyant d'un rouge menaçant. « Ne me parle pas de culpabilité, Wanda. C'est toi qui as attiré cette créature ici avec tes sorts tordus. »
Lilia intervint immédiatement, se plaçant entre elles. « Stop, Malia. Ça suffit. »
Mais l'émotion débordante de Malia était incontrôlable. Elle s'effondra dans les bras de Lilia, sanglotant violemment. Lilia la serra fermement contre elle, ses doigts caressant doucement ses cheveux pour apaiser sa douleur.
La crypte était plongée dans un silence pesant, chacun consumé par sa propre culpabilité et son chagrin.
Billy murmura finalement, brisant la tension : « Elle ne voudrait pas qu'on se déchire comme ça. Elle voudrait qu'on continue... qu'on trouve un moyen de réparer tout ça. Pour elle. »
Agatha hocha lentement la tête, mais son regard vide témoignait de la douleur qu'elle portait. « On va la retrouver, » dit-elle finalement, sa voix un murmure, mais emplie d'une détermination féroce. « Peu importe ce que ça coûte. »
Wanda ferma les yeux, inspirant profondément. « Si elle est toujours quelque part, je trouverai une solution. Je le jure. »
Malia, toujours blottie contre Lilia, serra les dents, un éclat sombre brillant dans ses yeux. « Elle doit revenir. Elle reviendra. »
Et dans la lourdeur de la nuit qui s'approchait, une promesse silencieuse s'éleva parmi eux : ils ne s'arrêteraient pas tant que Rosalia ne serait pas sauvée.
༺♡༻
Dans l'obscurité glaciale de la grotte, Rosalia était allongée, immobile, sur le sol humide et froid. Autour d'elle, l'eau semblait vivante, bougeant doucement comme en réponse à une énergie ancienne. Une lumière bleutée illumina soudain l'espace, et une silhouette majestueuse émergea des ombres : le demi-dieu de l'océan. Son corps scintillait de reflets aquatiques, et son regard brillait d'une sagesse insondable.
Il s'approcha lentement, sa voix résonnant comme un murmure d'écume sur la plage.
« Rosalia... » dit-il avec douceur. « Ton sacrifice, né de l'amour et du courage, a éveillé les forces les plus anciennes des océans. Mais ta destinée ne s'arrête pas ici. »
Il leva une main, et l'eau autour de Rosalia se mit à tourbillonner, l'entourant d'une aura éclatante. Lentement, son corps s'éleva dans les airs, bercé par les flots comme une feuille portée par la marée. Ses yeux s'ouvrirent, remplis d'un éclat azur surnaturel.
« Où... où suis-je ? » murmura-t-elle, désorientée mais étrangement apaisée.
Le demi-dieu répondit avec un sourire doux. « Là où les âmes les plus courageuses viennent pour renaître. »
Il entama alors un chant ancien, une mélodie envoûtante qui fit vibrer l'air et les eaux. Autour d'eux, des images prirent forme dans les flots : le sacrifice de Rosalia pour Billy, son amour pour Agatha, et ses souvenirs de Nicki. Chaque moment brillait d'une intensité poignante, comme des fragments d'étoiles emprisonnés dans l'eau.
« Ton amour inébranlable a touché même les dieux, » déclara-t-il. « Mais le monde a encore besoin de toi. Tu ne peux revenir telle que tu étais. Alors, je t'offre un don. Une nouvelle vie, une nouvelle force. »
L'eau se mit à graviter autour d'elle, formant des motifs marins lumineux sur sa peau, semblables à des tatouages divins. Ses cheveux prirent une teinte irisée, rappelant les vagues sous le clair de lune, et ses yeux brillèrent d'une intensité océanique.
« Je te nomme demi-déesse des marées, Rosalia. Une gardienne des océans et des cœurs. Avec ce pouvoir, tu as la force de protéger et de guider. »
Rosalia, émue mais troublée, posa une main sur sa poitrine. « Pourquoi moi ? » demanda-t-elle, sa voix empreinte de doute.
Le demi-dieu se pencha légèrement. « Parce que, même dans la douleur, tu as choisi l'amour. Mais cette fois, tu n'es pas seule. Et parce que l'amour que tu portes transcende les mondes, je t'offre une récompense. »
Il recula légèrement, les flots s'intensifiant autour de lui. La lumière dans la grotte se fit plus éclatante.
« Tu peux ramener une personne avec toi. Une âme que tu aimes profondément. »
Rosalia, stupéfaite, sentit son cœur se serrer. Une larme roula sur sa joue. Elle savait immédiatement qui choisir.
« Nicki... » murmura-t-elle, sa voix tremblante mais résolue.
Le demi-dieu hocha la tête avec gravité. « Une vie pour une vie. Une décision guidée par l'amour. »
Une vague massive monta soudain, éclatant en une lumière aveuglante. Dans cette lumière, une silhouette familière apparut. Un garçon, avec les traits doux et les yeux vifs de Nicki, se tenait devant elle, confus mais vivant.
« Maman ? » dit-il doucement, tendant une main vers Rosalia.
Rosalia, submergée d'émotion, se précipita pour l'enlacer, des larmes inondant son visage. « Nicki... mon bébé... »
Le demi-dieu les observa, un sourire bienveillant sur les lèvres.
« N'oublie jamais : avec ce pouvoir vient une grande responsabilité. Ton voyage ne fait que commencer. »
Il leva une main, et l'eau forma une spirale qui les enveloppa. Quand la lumière disparut, Rosalia et Nicki se tenaient dans un silence apaisant, encore dans la grotte, mais conscients qu'ils allaient bientôt revenir auprès des leurs.
Rosalia murmura, la voix emplie de gratitude : « Merci... »
Le demi-dieu inclina légèrement la tête avant de disparaître dans une dernière onde de lumière, laissant Rosalia et Nicki prêts à affronter un nouveau chapitre de leur vie.
Dans la grotte, Nicki ne lâchait pas Rosalia, ses bras enroulés autour de sa taille comme s'il avait peur qu'elle disparaisse de nouveau. Il releva la tête pour la regarder, son visage partagé entre émerveillement et confusion.
« Maman, est-ce que toi aussi, tu es... morte ? » demanda-t-il doucement, l'ombre d'une peur enfantine dans sa voix.
Rosalia prit une grande inspiration et posa une main sur sa joue. « C'est... compliqué, mon ange. Disons que je suis différente, maintenant. Je ne suis pas vraiment morte, mais je ne suis plus tout à fait humaine non plus. »
Nicki plissa les yeux, essayant de comprendre. « Alors... tu es quoi ? »
Un léger sourire traversa les lèvres de Rosalia. Elle se redressa légèrement, sa posture irradiant une grâce nouvelle, presque divine. « Je suis une demi-déesse, Nicki. Une gardienne des marées et des océans. »
Nicki cligna des yeux, abasourdi, avant qu'un sourire immense illumine son visage. « Une demi-déesse ?! C'est trop cool, maman ! » Il sauta presque de joie, ses mains serrées sur les siennes. « Ça veut dire que tu as des pouvoirs, non ? Genre, tu peux contrôler l'eau ou appeler des dauphins ?! »
Rosalia rit doucement, touchée par son enthousiasme. Elle serra son fils dans ses bras, laissant son cœur se remplir d'une chaleur qu'elle croyait avoir perdue à jamais. « Oui, quelque chose comme ça... mais ce n'est pas ce qui compte le plus. Ce qui compte, c'est que je t'ai retrouvé. »
Nicki la regarda, rayonnant de bonheur, puis demanda, avec une étincelle d'espoir dans les yeux : « On peut rentrer maintenant ? Je veux voir tout le monde, surtout Agatha ! »
Rosalia sentit son cœur se serrer légèrement. Elle caressa les cheveux de Nicki, un soupir échappant de ses lèvres. « Oui, on rentrera, mon chéri. Mais... je ne sais pas encore comment faire. »
Nicki fronça les sourcils, réfléchissant. « Mais tu es une demi-déesse, non ? Il doit bien y avoir un moyen. Peut-être que... »
Il fut interrompu par une vibration étrange dans l'air, comme un écho lointain d'une voix ancienne. Rosalia tourna la tête, son instinct divin éveillé. Les murs de la grotte semblèrent pulser avec une énergie familière.
« Peut-être que je n'ai pas à le faire seule, » murmura-t-elle, plus pour elle-même.
Nicki tira doucement sur sa main. « Tu crois que c'est le demi-dieu qui revient pour nous aider ? »
Rosalia secoua la tête. « Je ne pense pas. C'est autre chose... une connexion, une force qui m'appelle. »
Elle ferma les yeux, concentrant son énergie nouvellement acquise. Ses doigts effleurèrent l'eau qui ondulait autour d'eux, et un cercle lumineux se forma au sol, semblant réagir à sa volonté.
Nicki l'observa avec émerveillement. « Tu peux le faire, maman. Je crois en toi. »
Encouragée par ses mots, Rosalia se concentra davantage. Une vision fugace d'Agatha, de Malia, de Lilia, et même d'Emma traversa son esprit. Ils l'attendaient, pleins d'espoir et de désespoir mêlés. Une larme roula sur sa joue, mais elle garda sa détermination.
« Accroche-toi bien, Nicki, » dit-elle en serrant son fils contre elle.
L'énergie du cercle s'intensifia, une lumière éblouissante remplissant la grotte. Le chant de l'eau résonna autour d'eux, et en un instant, ils furent enveloppés dans une vague chaude et lumineuse, disparaissant de la grotte magique pour entamer leur retour vers le monde des vivants.
Dans un éclat de lumière aveuglante, Rosalia et Nicki disparurent de la grotte magique. Lorsqu'ils réapparurent, ils se retrouvèrent dans un lieu qu'ils connaissaient bien : le bord de la mer, près de la maison de Malia. Le vent marin caressait doucement leurs visages, et l'écho lointain des vagues semblait saluer leur retour.
Nicki, toujours accroché à Rosalia, regarda autour de lui avec des yeux écarquillés. « On est... de retour ? Vraiment ? »
Rosalia hocha la tête, les émotions se bousculant dans sa poitrine. « Oui, mon ange. On est rentrés. »
Mais avant qu'ils puissent profiter de ce moment, une voix tremblante et incrédule retentit derrière eux.
« Rosalia ? »
Elle se retourna et vit Agatha. Debout à quelques mètres de là, Agatha semblait figée, ses yeux passant de Rosalia à Nicki, sa main tremblant légèrement.
Rosalia sentit son cœur se serrer, mais Nicki, lui, ne perdit pas une seconde. Il se détacha de sa mère et courut vers Agatha.
« Agatha ! » cria-t-il avec enthousiasme, se jetant dans ses bras.
Agatha l'attrapa instinctivement, le serrant contre elle comme si elle craignait qu'il ne disparaisse à nouveau. Elle ferma les yeux, laissant échapper un sanglot qu'elle retenait depuis trop longtemps.
« Nicki... » murmura-t-elle, sa voix brisée par l'émotion.
Rosalia, quant à elle, restait en retrait, les bras croisés, observant la scène. Une vague de soulagement la traversa, mais elle savait que ce n'était que le début.
Nicki se tourna alors vers Rosalia, son visage illuminé par un sourire. « Maman, viens ! »
Rosalia hésita un instant avant d'avancer doucement. Agatha leva les yeux vers elle, ses larmes toujours visibles, mais son regard portait une confusion palpable.
« Comment... ? » murmura Agatha.
« C'est compliqué, » répondit Rosalia doucement. Elle posa une main sur l'épaule de Nicki, puis plongea son regard dans celui d'Agatha. « Mais il est là. On est là. »
Agatha lâcha un rire nerveux, ses doigts caressant machinalement les cheveux de Nicki. « C'est... irréel. »
Nicki, avec son enthousiasme habituel, brisa la tension. « Agatha, maman est une demi-déesse maintenant ! Elle est trop forte ! »
Agatha fronça légèrement les sourcils et regarda Rosalia avec un mélange de surprise et d'inquiétude.
« Une demi-déesse ? » demanda-t-elle, son ton incrédule.
Rosalia haussa les épaules. « C'est une longue histoire, mais oui. Et... ça vient avec des responsabilités. »
Avant qu'Agatha ne puisse répondre, une autre voix se fit entendre depuis la maison.
« C'était quoi cette lumière ? » cria Malia, suivie de Lilia, Emma, et même Wanda.
En un instant, tout le monde fut autour d'eux, les regards oscillant entre Rosalia, Nicki, et l'expression abasourdie d'Agatha.
Malia s'approcha, sa voix tremblante. « Rosalia... c'est toi ? »
Rosalia hocha doucement la tête. « Oui, c'est moi. »
Wanda, quant à elle, resta en retrait, son visage pâle et ses mains tremblantes. Elle n'osait pas s'avancer, son regard rivé sur Rosalia avec une culpabilité dévorante.
Rosalia le remarqua et, après un court silence, s'avança vers elle. « Wanda... »
Wanda secoua la tête, les larmes coulant sur ses joues. « Je suis désolée... Tellement désolée... »
Rosalia posa une main sur son épaule, son regard empreint de compassion. « Ce n'est pas de ta faute. Ce qui est arrivé... c'était bien plus grand que nous. »
Malgré tout, Wanda éclata en sanglots, et Malia la prit dans ses bras pour la réconforter.
Agatha, qui avait observé toute la scène en silence, se racla finalement la gorge. « Alors, qu'est-ce qu'on fait maintenant ? »
Rosalia se tourna vers elle, un léger sourire sur les lèvres. « Maintenant, on s'assure que cette île ne cache plus de surprises. Et on se bat. Ensemble. »
Tous hochèrent la tête, et pour la première fois depuis longtemps, une lueur d'espoir semblait illuminer le groupe.
Billy bondit de joie, incapable de contenir son excitation. Il attrapa Nicki et le souleva dans les airs. « Petit gars, t'es vraiment revenu, c'est dingue ! » Il le reposa avant de regarder Rosalia. « T'as réussi un vrai miracle, Rosalia. Merci... vraiment. »
Rosalia lui adressa un sourire tendre, mais avant qu'elle ne puisse répondre, Emma, qui avait les bras croisés et un sourire moqueur, lança une réflexion acerbe.
« Bon, on dirait que mes chances avec Rosalia viennent de se réduire à néant... à moins que quelqu'un change d'avis ? » Elle jeta un regard provocateur à Rosalia, son sourire s'élargissant en voyant l'expression indignée d'Agatha.
Nicki, qui observait la scène, fronça les sourcils. Il lâcha la main de Rosalia, s'avança et posa ses petites mains sur ses hanches, fixant Emma avec une intensité impressionnante pour son âge.
« Je sais pas qui tu es, toi, mais je vais te dire un truc. Mes deux mamans restent ensemble, compris ? Sinon... attention à toi ! »
Un silence stupéfait s'installa pendant une seconde, avant que tout le monde, hormis Emma, n'éclate de rire. Malia dut même se tenir à Lilia pour ne pas perdre l'équilibre.
« T'es un vrai héros, toi, » lança Billy en tapotant affectueusement la tête de Nicki.
Agatha, elle, se pencha pour attraper Nicki et le souleva, un sourire attendri éclairant son visage. « Écoute, petit, tu viens officiellement de devenir mon garde du corps. »
Nicki acquiesça avec sérieux, même si un sourire fier illuminait ses traits. « C'est mon job. »
Rosalia, les bras croisés, secoua la tête, amusée. « Nicki, tu ne devrais pas menacer les gens... même si c'est mérité. »
Emma, qui avait retrouvé un semblant de contenance, haussa un sourcil en fixant Rosalia. « Oh, je vois. Vous êtes une famille soudée. Très bien. Mais vous savez où me trouver si jamais... vous changez d'avis. »
Agatha lança un regard noir à Emma, mais cette fois, elle ne répondit rien. Elle serra Nicki contre elle et posa son front contre celui du garçon. « Merci pour ton soutien, mon champion. »
Nicki sourit fièrement avant de descendre des bras d'Agatha et de revenir auprès de sa mère. Il attrapa la main de Rosalia et leva les yeux vers elle. « Allez, maman. Faut qu'on protège Agatha et qu'on reste une vraie équipe. »
Rosalia échangea un regard complice avec Agatha avant de murmurer à Nicki : « T'as tout compris, mon ange. Toujours une équipe. »
Emma, de son côté, haussa les épaules, l'air faussement indifférent, mais on pouvait voir un soupçon d'agacement dans ses yeux.
Malia, qui n'avait rien raté de l'échange, glissa à Lilia avec un sourire en coin : « On dirait qu'Emma vient de rencontrer son plus grand rival. »
Lilia acquiesça en riant doucement. « Et c'est clairement pas gagné pour elle. »
༺♡༻
L'ambiance dans la maison était plus légère qu'elle ne l'avait été depuis des jours, chacun savourant un rare moment de paix. Mais au fond de leur esprit, ils savaient tous que la bataille n'était pas terminée. Rosalia, désormais demi-déesse, savait qu'elle devait rester forte pour sa famille... et pour tout ce qui allait encore venir.
Une fois rentrés à la maison, l'ambiance était tendue, mais apaisée par moments. Les rires de Nicki résonnaient dans les pièces, un rappel constant du miracle qui venait de se produire. Pourtant, dans un coin plus isolé, Agatha et Wanda se tenaient face à face, leurs regards lourds de tout ce qui n'avait pas été dit depuis longtemps.
Agatha croisa les bras, sa posture rigide et défensive. « Alors ? Tu veux qu'on parle ? » demanda-t-elle d'un ton presque cassant.
Wanda hésita un instant avant de hocher la tête. « Oui. Je pense qu'on doit le faire. »
Elles s'assirent à la table du salon, chacune de son côté, une distance presque palpable entre elles. Wanda ouvrit la bouche pour parler, mais Agatha leva une main pour l'interrompre.
« Avant que tu dises quoi que ce soit, je veux que tu saches une chose : je ne te pardonne pas, Wanda. »
Le visage de Wanda se crispa, mais elle resta silencieuse.
« Tu as fait des choix... Des choix qui nous ont tous coûté cher. Rosalia a failli mourir par ta faute. Mon fils... » La voix d'Agatha se brisa légèrement, mais elle reprit rapidement. « Mon fils a souffert, et moi aussi. Et tout ça, c'était à cause de toi. »
Wanda baissa les yeux, son visage marqué par la culpabilité. « Je sais, Agatha. Je sais que j'ai fait des erreurs, et je ne m'attends pas à ce que tu me pardonnes. Mais je suis prête à tout pour essayer de réparer ce que j'ai brisé. »
Agatha laissa échapper un rire amer. « Réparer ? Tu crois que c'est possible, ça ? Ramener Nicki et Rosalia n'efface pas ce qui s'est passé. »
Wanda releva la tête, son regard brillant de larmes qu'elle refusait de laisser couler. « Non, ça n'efface rien. Mais je peux essayer d'être meilleure. Pas pour toi, pas pour moi, mais pour Billy. Pour Nicki. Pour eux. »
Agatha l'observa longuement, scrutant chaque expression sur le visage de Wanda. Finalement, elle soupira, passant une main fatiguée dans ses cheveux.
« Écoute, je ne te pardonne pas, et peut-être que je ne le ferai jamais. Mais... je veux bien passer à autre chose. Pour eux. Pour Rosalia, pour Nicki. On a assez de problèmes comme ça sans ajouter nos querelles. »
Wanda hocha la tête, reconnaissante. « Merci. C'est déjà beaucoup. »
Agatha se leva, signalant que la conversation était terminée. Avant de partir, elle s'arrêta et se retourna une dernière fois.
« Si tu fais encore du mal à quelqu'un que j'aime, Wanda... il n'y aura pas de prochaine fois. »
Wanda acquiesça sans un mot, consciente que cette conversation était un fragile premier pas vers une paix incertaine.
La nuit tombait doucement sur la maison, et tout le monde semblait s'être dispersé après les événements intenses de la journée. Malia était assise sur le canapé du salon, le regard perdu dans les flammes dansantes de la cheminée. Lilia entra discrètement dans la pièce, portant une tasse de thé.
« Tu es encore là ? » demanda Lilia, un sourire léger sur le visage.
Malia tourna la tête et haussa les épaules. « Je réfléchissais. Trop de choses se sont passées... J'ai besoin de calme. »
Lilia s'approcha et tendit la tasse. « Tiens, ça t'aidera à te détendre. »
Malia accepta la tasse avec un sourire timide. « Merci, Bambina. Tu es toujours là quand j'en ai besoin. »
Lilia rougit légèrement, mais s'installa à côté de Malia sur le canapé. Les deux femmes restèrent silencieuses un moment, savourant la chaleur du feu. Puis, Lilia brisa le silence.
« Tu sais, tu n'as pas à tout porter seule. Je vois bien que tout ça te pèse... mais tu peux te reposer sur moi. »
Malia tourna les yeux vers elle, touchée par ses mots. « Tu dis ça si facilement, mais c'est pas si simple... »
« Pourquoi ? » insista Lilia doucement.
Malia hésita, cherchant ses mots. « Parce que... tu comptes pour moi. Et je ne veux pas t'entraîner dans ce chaos. »
Lilia sourit et posa une main sur celle de Malia. « Trop tard, Bambina. Je suis déjà là. »
Malia sentit son cœur s'accélérer. Elle baissa les yeux sur leurs mains entrelacées et murmura : « Tu es vraiment spéciale, tu sais ça ? »
Lilia haussa un sourcil, taquine. « Je sais. Mais continue, ça fait toujours plaisir de l'entendre. »
Malia rit doucement, et pour la première fois depuis longtemps, son sourire semblait sincère.
« Sérieusement, Lilia. Je ne sais pas ce que je ferais sans toi... »
Lilia se pencha légèrement, rapprochant leurs visages. « Tu n'as pas à le savoir. Je suis là. Toujours. »
Leurs regards se croisèrent, et un silence chargé d'émotion s'installa. Lentement, Malia se pencha en avant, ses yeux cherchant une approbation silencieuse. Lilia répondit à son geste, réduisant la distance entre elles jusqu'à ce que leurs lèvres se rencontrent dans un baiser tendre et sincère.
Le monde sembla disparaître autour d'elles, le feu crépitant en arrière-plan. Lorsque leurs lèvres se séparèrent, Malia murmura, un léger sourire sur le visage :
« Je crois que j'avais besoin de ça plus que je ne le pensais. »
Lilia lui caressa doucement la joue. « Moi aussi, Bambina. Moi aussi. »
Elles restèrent enlacées, savourant ce moment de répit et de douceur au milieu du chaos qui les entourait.
La nuit était tombée sur la maison, et tout le monde avait fini par se calmer après une journée mouvementée. Dans la chambre d'Agatha, une scène de tendresse inattendue prenait place. Nicki, épuisé mais rayonnant de bonheur, s'était installé au centre du lit, tenant fermement la main de sa mère, Rosalia, et d'Agatha, qui s'était laissé convaincre de partager ce moment.
Nicki bailla longuement, ses yeux se fermant par à-coups. « Je suis tellement content qu'on soit tous ensemble... Vous savez, je crois que c'est la meilleure nuit de ma vie. »
Rosalia, couchée sur le côté, le regard attendri, passa doucement sa main dans les cheveux de son fils. « Je suis heureuse aussi, mon cœur. Dormir près de toi me rappelle à quel point je t'aime. »
Nicki tourna la tête vers Agatha, qui le regardait avec un mélange d'amusement et de gêne. « Et toi, maman Agatha ? »
Agatha haussa un sourcil en l'entendant l'appeler ainsi, mais elle ne put retenir un sourire sincère. Elle prit une profonde inspiration avant de poser une main sur la couverture. « C'est... agréable, Nicki. Et je crois que tu m'as fait craquer avec ton sourire. »
Nicki éclata de rire, visiblement ravi. « Alors, c'est décidé ! On va dormir comme ça tout le temps ! »
Agatha roula des yeux, mais son sourire restait bien présent. « Ne pousse pas ta chance, jeune homme. Ce n'est qu'une exception. »
Rosalia lui lança un regard espiègle. « Oh, Agatha, tu dis ça maintenant, mais je parie que tu seras la première à demander une autre nuit comme ça. »
Agatha fronça les sourcils, mais ses joues rosirent légèrement, ce qui fit sourire Rosalia.
Nicki, ignorant leur échange, s'étira avant de se blottir contre Rosalia, posant sa tête sur son épaule. « Je vous aime toutes les deux. Vraiment. Je veux que ça reste comme ça pour toujours. »
Rosalia embrassa doucement le sommet de la tête de son fils, les larmes lui montant presque aux yeux. « Nous t'aimons aussi, Nicki. Plus que tout au monde. »
Agatha, un peu mal à l'aise avec tant de démonstrations d'affection, glissa néanmoins une main rassurante sur l'épaule du garçon. « Tu es un sacré gamin, mais... je suis heureuse que tu sois là. »
Nicki bailla à nouveau, ses yeux se fermant doucement. La pièce s'emplit d'un calme réconfortant, ponctué par les respirations lentes de l'enfant endormi.
Rosalia leva les yeux vers Agatha, qui était restée droite, immobile. Elle murmura doucement pour ne pas réveiller Nicki. « Tu peux te détendre, tu sais. Personne ne te jugera. »
Agatha soupira légèrement avant de se glisser un peu plus sous les couvertures. Ses yeux rencontrèrent ceux de Rosalia, et un moment de compréhension silencieuse passa entre elles.
« Merci, » murmura Agatha.
« Pour quoi ? » demanda Rosalia, surprise.
« Pour me laisser une place ici. Avec toi, avec lui. Je ne savais pas à quel point j'avais besoin de ça. »
Rosalia sourit tendrement. « Tu fais partie de cette famille, Agatha. Et ça ne changera jamais. »
Agatha hocha la tête, émue malgré elle, et se laissa aller à poser son front contre celui de Rosalia, un geste doux et intime.
Alors que la nuit avançait, les trois restèrent enlacés dans cette sérénité nouvelle, une famille reconstruite dans l'amour et la complicité.
~~<><><><>~~ FIN~~<><><><>~~
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lory78blog · 6 months ago
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Ti domanderanno come si traversa la vita. Rispondi: “come un abisso, su una corda tesa, in bellezza. Con cautela. Oscillando. R. Bach
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genevieveetguy · 2 years ago
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Ecce bombo, Nanni Moretti (1978)
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sofya-fanfics · 9 months ago
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Indirect Kiss
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Fandom : Naruto
Relationship : Sasuke x Sakura
Voici ma participation pour le Aug-kissed 2024 pour le prompt : Indirect Kiss.
J’espère que ça vous plaira.
Résumé : Sakura se redressa et prit la gourde. Elle remarqua qu’elle était à moitié remplie. Elle la porta à ses lèvres mais s’arrêta lorsqu’une pensée lui traversa l’esprit. La gourde était à moitié remplie, Sasuke avait déjà bu dedans. Ses lèvres s’étaient posées où les lèvres de Sakura allaient se poser. Elle se mit à rougir. Ce qui voulait dire : ‘Indirect Kiss’, pensa-t-elle.
Disclaimer : Naruto appartient à Masashi Kishimoto.
@aug-kissed
AO3 / FF.NET
Sakura tomba par terre, éreintée. Elle avait mal partout et n’arrivait plus à bouger. Il faisait une chaleur inhabituelle à Konoha et pourtant, Kakashi avait décidé de maintenir leur entraînement. Sakura lui lança un regard noir. Il était assis sous un arbre, à l’abri du soleil, et ricanait en lisant son livre, tandis que Sasuke, Naruto et elle devaient s’entraîner sous un soleil de plomb. Elle espérait qu’il s’étouffe en ricanant. C’était tout ce qu’il méritait pour les forcer à rester dans cet enfer. Et en plus, elle mourrait de soif. Elle se dit qu’elle devrait aller chercher quelque chose à boire, mais elle était bien trop épuisée pour se lever.
Une ombre se plaça devant elle, la protégeant du soleil. Elle tourna la tête vers l’ombre et vit qu’il s’agissait de Sasuke. Il semblait tout aussi épuisé qu’elle. Il tenait sa gourde qu’il lui tendit.
« Tu n’avais pas l’air bien, expliqua-t-il. J’ai pensé qu’un peu d’eau te ferait du bien. »
Sakura se redressa et prit la gourde. Elle remarqua qu’elle était à moitié remplie. Elle la porta à ses lèvres mais s’arrêta lorsqu’une pensée lui traversa l’esprit. La gourde était à moitié remplie, Sasuke avait déjà bu dedans. Ses lèvres s’étaient posées où les lèvres de Sakura allaient se poser. Elle se mit à rougir. Ce qui voulait dire : ‘Indirect Kiss’, pensa-t-elle.
« Tout va bien ? Demanda Sasuke. »
Sakura sursauta, sortant de ses pensées. Elle pouvait lire l’inquiétude dans son regard. Elle devait être tellement rouge, qu’il devait croire qu’elle se sentait mal à cause de la chaleur. Elle le rassura, lui disant que tout allait bien. Elle but une gorgée. L’idée de ce baiser indirect n’était pas sortie de sa tête. Elle lui redonna sa gourde en le remerciant. Sasuke acquiesça et se retourna. Elle le vit prendre une gorgée de sa gourde et elle entendit Naruto qui se mit à crier :
« Ça va Sasuke ? T’es tout rouge ! »
Sasuke se raidit et lança sa gourde au visage de Naruto qui l’esquiva de justesse. Celui-ci ne comprenait pas sa réaction et se mit à hurler contre le Uchiha. Une dispute s’ensuivit et une bagarre éclata. Sakura ne put s’empêcher de sourire. Apparemment, Sasuke avait eu la même pensée qu’elle.
Fin
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kachoobu · 3 months ago
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Se oggi ci fanno tirare a porta vuota prendiamo la traversa 10 volte su 10
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